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La città pian piano iniziò a svilupparsi, a espandersi e crearsi un proprio modello di città sia per

quanto riguarda la struttura che per quanto riguarda gli usi e i costumi
la città romana era costruita sempre in punti strategici seguendo la centuriazione, una suddivisione
del terreno in forme regolari o quadrate o rettangolari dette centurie che avevano una superficie di
circa cinquanta ettari. Le centurie erano disposte a scacchiera e divise da due direttrici principali il
cardo e il decumano che rispettivamente passavano da nord a sud e da est a ovest dividendo la città
in isolati quadrangolari che riprendevano la forma del castrum l’ accampamento romano.
all’incontro del cardo e il decumano solitamente si trovava una piazza centro della vita politica
economica religiosa e culturale della città. all’ estremità dei due assi c’erano dei valichi che
permettevano l’uscita dalle mura per arrivare in campagna.
La città romana inoltre erano molto attente alle costruzione dei servizi pubblici con acquedotti e
fognature.
La città romana iniziava ad avere caratteristiche ben precise che permettono di riconoscerla ma
come la città anche i cittadini avevano degli usi che non sempre troviamo in altri popoli.

Il vestiario

il romano aveva due principali vestiti la toga e la tunica, la prima destinata alla popolazione era un
abito non formale che si indossava per la vita di tutti i giorni e aveva tre principali colorazioni
bianco,rosso e viola rispettivamente per i cittadini, per i nobili e per l'imperatore o i senatori. La
tunica, indossata sulla toga, era solo per i cittadini romani con un alto status sociale che la
indossavano per occasioni speciali come banchetti o cerimonie.

Le credenze
i romani erano molto avanzati in campo architettonico medicinale e militare tuttavia erano molto
superstiziosi.

pensavano che nella parte sinistra del corpo fosse presente il male. Il termine sinister infatti
significava sia mancino che maligno, sinistro, portando a vedere male le persone mancine. Questa
credenza fu ripresa dai greci che credevano fortunati i destrimani e sfortunati i mancini.

credevano in varie proprietà dell’urina, si usava per lo sbiancamento dei denti, per togliere la fibra
animale nelle pellicce e le lavandaie la usavano per sbiancare i panni. Visti i vari usi l’imperatore
vespasiano decise di mettere una tassa sull’urina per risanare le casse dello stato.

Credevano che avere un pene grande fosse simbolo di salute e che con ciondoli a forma di fallo
portassero fortuna e scacciassero il malocchio

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