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Filippo II di Macedonia

þÿFilippo II (in greco antico: ¦¯»¹ÀÀ¿Â A œ±ºµ´Î½?; Pella, 382 a.C. Aigai, 336 a.C.) è stato il diciottesimo re di
Macedonia dal 360 a.C. al 336 a.C., ed era padre di Alessandro Magno e di Filippo III di Macedonia. È
conosciuto anche per aver conquistato militarmente la Grecia nel 338 a.C., con la vittoria nella battaglia di
Cheronea.[1]

Biografia
Gioventù
Filippo nacque a Pella, capitale dello stato macedone, nel 382 a.C., figlio minore di re Aminta III[2] e della
regina Euridice. Durante la sua gioventù i re Alessandro II e Perdicca III fallirono nel loro tentativo di sedare le
rivolte degli stati vassalli della Macedonia e non riuscirono a fermare del tutto le invasioni degli Illiri
provenienti da nord-est.[1] Della sua infanzia nulla è noto, salvo il fatto che il parto fu assai difficile e che, non
potendo svezzarlo la madre Euridice, fu affidato ad una balia.

Ostaggio
Alla morte di Aminta nel 370, gli era succeduto sul trono il fratello Alessandro II[3]. Durante il regno di
Alessandro, Filippo visse per un periodo come ostaggio degli Illiri, a seguito di un trattato che prevedeva uno
scambio di ostaggi temporaneo. Successivamente, fu fatto ostaggio dai Tebani: questo periodo della sua
giovinezza fu il più importante nella sua educazione.

Tuttavia tale vicenda è controversa e diversamente testimoniata da varie fonti:

Diodoro scrive che furono gli stessi Illiri a consegnarlo come ostaggio ai Tebani, presso i quali Filippo passò
ben dieci anni della sua esistenza soggiornando nella casa paterna di Epaminonda[4]. Vicino a questa
affermazione, un altro passo di Diodoro[5] riporta che Filippo fu uno di quegli ostaggi consegnati, nel 368 a.C.,
a Pelopida da Alessandro II e Tolomeo di Aloro (e non dagli Illiri): Plutarco avallò questa seconda ipotesi[6].
Giustino scrive, invece, che Filippo visse al fianco di Pelopida ed Epaminonda solamente tre anni[7]. Come
secondo Diodoro, egli fu prima preso in ostaggio dagli Illiri per suggellare la tregua tra questo popolo e lo
stesso regno di Macedonia, per essere poi ceduto ai Tebani. L'assassinio di Perdicca III gli permise di rientrare
in patria, diventare tutore del figlio di Perdicca III, Aminta IV, che a quel tempo era ancora bambino, per poi
assurgere al potere come re di Macedonia[8].
Secondo Eschine, dopo l'assassinio di Alessandro II, Filippo si trovava in Macedonia assieme al fratello
Perdicca III. La madre Euridice li presentò al generale ateniese Ificrate al fine di ottenere la sua protezione da
Tolomeo di Aloro[9].
L'insigne storico gallese Connop Thirwall ha affermato che Pelopida, a seguito dell'alleanza tra Euridice e
Ificrate, marciò una seconda volta sulla Macedonia, ove riuscì a garantire un accordo di compromesso: Tolomeo
avrebbe mantenuto sul trono Perdicca III o avrebbe perso l'appoggio tebano, mentre Filippo sarebbe andato
come ostaggio a Tebe[10].
Esilio a Tebe (368-365 a.C.)
A Tebe Filippo visse per tre anni,[11] riuscendo ad apprendere quanto più gli interessava: la lingua, i costumi,
la politica e, soprattutto, le tattiche militari. Secondo alcuni autori, tra questi Diodoro, Filippo fuggì in
Macedonia nel 360/359 a.C., quando Perdicca III morì in battaglia contro gli Illiri; Speusippo, al contrario[12],
afferma che Platone, con la mediazione di Eufraneo di Oreo, aveva convinto Perdicca III ad investire il fratello
minore del governo di Elimea, un principato in Macedonia.

Giunto ad Elimea, Filippo dovette reprimere la rivolta di un certo Derda che, schierato contro Perdicca, si era
proclamato re: Filippo addestrò un esercito di mille uomini, sconfisse Derda in battaglia e conquistò la regione.

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