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1.

La riscoperta e l’interpretazione di Akhenaton in epoca


contemporanea

il regno di Akhenaton fu disconosciuto dai suoi contemporanei e soprattutto dai


suoi successori tanto da essere cancellato dalla storiografia faraonica
tradizionale tanto da trovarsi totalmente assente dall’eredità antica nell’era
moderna. Gli autori classici greci e latini avevano trasmesso ai tempo moderni
una quantità impressionante di informazioni, più o meno corrette, riguardo la
civiltà egizia ma Akhenaton non ha avuto il privilegio di questa preservazione
storiografica e ha dovuto quindi essere in qualche modo “riscoperto”.
La prima attestazione moderna che conosciamo di Akhenaton risale al regno di
Luigi XIV, grazie al Padre Claude Sicard, superiore della missione gesuita al
Cairo. Nel novembre 1914, mentre si trovava nella regione di Mallaui (un po’ più
a nord del sito di Amarna) si imbatte in un monumento che sappiamo essere la
stele-frontiera A di Amarna e ne da una dettagliata descrizione. Anche con
questo primo contatto, la comprensione di Akhenaton all’epoca fu tuttavia
totalmente nulla e bisognerà attendere più di un secolo prima che il mondo
occidentale possa veramente scoprire la particolare espressione artistica del
regno di Akhenaton.
Nel 1824 John Gardner Wilkinson è il primo viaggiatore europero a visitare le
tombe della parte nord del sito di Amarna e vi ritornerà due anni più tardi con
James Burton, copiando alcune immagini che saranno poi diffuse.
Ne 1828 Champollion passerà una mezza giornata sul sito di Amarna di cui
conosce già l’esistenza grazie alle osservazioni fatte dagli esperti delle spedizioni
di Napoleone Bonaparte.
Bisogna attendere la metà del XIX secolo affinché il faraone monoteista sia infine
riscoperto. È Karl Richard Lepsius che ridarà a Akhenaton la sua esistenza
storica. Si reca ad Amarna il 19 settembre 1843 e ci resta tre giorni interi per
documentare i resti del sito e con il suo trattato intitolato “ Sul primo panteon
egiziano e sulla sua origine storica e mitologica” che presenta il 26 giugno 1851
davanti all’accademia Prussiana delle scienze a Berlino, riabiliterà il faraone
Akhenaton nel suo vero ruolo di sovrano che oppone l’adorazione tradizionale
del dio Amon a un culto solare esclusivo.
Alla fine del XIX° secolo inizieranno le prime esplorazioni archeologiche
sistematiche del sito di Amarna, in seguito a numerose scoperte fortuite e
clandestine.
Agli inizo degli anni 80 dell’800 viene scoperta la tomba di Akhenaton ad
Amarna e nel 1887 il padre dell’egittologia e inventore dell’archeologia
scientifica William Mattew Flinders Petrie fa il suo ingresso negli studi
amarniani. In 4 mesi, Petri riesce a mettere in evidenza la struttura del sito e a
gettare le basi di ogni esplorazione archeologica successiva di quel luogo fino ai
nostri giorni. La scoperta più spettacolare di Petrie sul sito è senza dubbio quella
di numerosi e sontuosi dipinti che ornavano i muri e i pavimenti dei palazzi reali
del centro della città, tra i quali la celebre rappresentazione delle due
principesse ai piedi della loro madre, la regina Nefertiti. Alla fine del XIX secolo,
quando Petrie pubblica le deduzioni storiche in seguito agli scavi di Amarna, il
faraone monoteista resta ancora una personalità abbastanza evanescente agli
occhi della storia. Molto presto, i grandi temi che focalizzano le teorie su
Akhenaton vengono fuori: l’aspetto fisico del sovrano, l’origine della sua nuova
dottrina, la sua relazione con Nefertiti, la creazione di una nuova capitale.
Nascono due tendenze nei confronti di questo personaggio: una negativa e, più
tardi una positiva. Allievo di Petrie, Weigall vede in Akhenaton l’incarnazione dei
valori - cristiani- della vita familiare devota, della rettitudine morale e della pietà
religiosa; il sovrano d’Egitto viene esplicitamente presentato con un precursore
di Cristo. Parallelamente alla diffusione di questa ricostruzione - molto di parte -
della personalità del faraone monoteista, le ricerche archeologiche continuano e
si moltiplicano per completare il quadro ancora molto frammentario del suo
regno. La più celebre scoperta è sicuramente quella di Borchardt che nel 1912
scopre il busto di Nefertiti, che sarà rivelata al gran pubblico solo 12 anni dopo.
Questa rivelazione porterà a un’epoca cruciale per la popolarizzazione di
Akhenaton e del suo regno così insolito nella storia dell’Egitto faraonico.
Nel luglio 1925 Heri Cherier scopre a Karnak la struttura architetturale che
accoglieva il Gem-pa-Aton, evidenziando l’esistenza di un complesso atonista a
Karnak.

2. L’infanzia di Amenhotep, il futuro Akhenaton

LA FAMIGLIA

Dell’infanzia del principe Amenhotep IV possediamo solo un documento a lui


contemporaneo (una menzione in un’eticchetta di giara prodotta in onore dello
Heb Sed di suo padre) e una breve allusione più tardiva in un preghiera a Aton e
Akhenaton incisa sulla tomba del dignitario Parennefer a Amarna. Questa
mancanza di documentazione non deve stupire perché durante la 18° dinastia
era raro trovare menzioni di principi ereditari. Sappiamo tuttavia che
Amenhotep non era inizialmente il principe destinato al trono ma solo un
fratello minore. I suoi nonni ci sono noti: da parte del padre, discende dalla
coppia reale formata da Thoutmosis IV e la regina Moutemouia e da parte di
madre da due alti dignitari della regione di Akhmim, Youya e Touyou. Il regno di
Thoutmosis IV (famoso per la celebre “stele del sogno”) aveva segnato la
transizione tra il periodo di grandi conquiste militari e della costituzione
dell’impero e il periodo in cui l’Egitto, forte della sua supremazia politica, si era
posizionato come dominatore incontrastato sulla scena politica del vicino
oriente, sigillato anche da un’alleanza con il regno di Mittani.
Il padre di Amenhotep è “Amenhotep III il magnifico”. Il Suo regno è certamente
uno dei regni della storia faraonica con il maggior numero di documentazione
conservata e corrisponde a una delle sue fasi più fastose e fiorenti. Il suo regno
fu però molto breve perché sappiamo che Amenhotep IV (futuro Akhenaton) salì
al trono alla sola età di 10 anni circa.
La madre è Tiy di cui non conosciamo l’età ma sappiamo che vivrà a lungo e
morirà solo alla fine del regno del figlio. È una regina straordinariamente
presente a fianco del suo sposo, prende parte a tutti gli eventi importanti e
svolge un ruolo diplomatico, godendo di privilegi straordinari per la moglie di
un faraone.
Amenhotep IV ha 3 sorelle e un fratello: la “Figlia maggiore del Re” Satamon (di
cui possediamo numerose testimonianze, Henouttaneb, Isis, Nébetah e il
principe ereditiere Thoutmosis, la cui morte prematura permetterà l’ascesa al
trono del fratello minore.
Le testimonianze suggeriscono che Amenhotep IV non ha ancora raggiunto la
maturità sessuale quando sale al trono e quindi deve avere circa una decina di
anni, riconducendo la sua nascita alla metà o alla fine degli anni 20 del regno del
padre. Quando sale al trono non ha ancora una moglie e si sposerà solo dopo
diversi anni.

IL CONTESTO POLITICO E IDEOLOGICO DEL REGNO DI AMENHOTEP III

Durante il regno di Amenhotep III l’Egitto arrivò a essere ricco e potente come
non lo era mai stato. Ciò è dovuto principalmente a due ragioni:
1. le relazioni internazionali e in particolare la pratica dei matrimoni
diplomatici. Come suo padre Thoutmosis IV che aveva sposato la figlia del
re di Mittani Artatama I°, Amenhotep III consolida l’alleanza sposando due
principesse del regno di mittani ovvero Guiloukhepa nel 10 anno di regno
e Tadoukhepa verso la fine del regno.
2. Il grande potere economico dell’Egitto in quel periodo

A capo di questo Egitto potentissimo, il faraone è più che mai un Dio. Amenhotep
III si presenta come “Figlio diretto di Amon-Re, il re degli Dei”, una vera e
propria divinità in carne ed ossa oggetto anche di un culto ufficiale. Ciò è
testimoniato dalla serie di HEB SED (feste giubilari del rinnovo del potere reale)
che Amenhotep III celebra alla fine del suo regno, cerimonie che prendono
un’importanza senza precedenti e che assumono anche un’importanza
internazionale nel mondo allora conosciuto. Teatro di queste festività sarà
l’immenso complesso giubilare sulla riva ovest di Tebe che il faraone farà
costruire come affermazione della sua autorità regale. La divinizazzione del
faraone sotto Amenhotep III porta al concetto di assimilazione della figura del
sovrano con quella del disco solare splendente (Aton in egiziano) ovvero con la
manifestazione fisica del dio del sole, principale autore e sovrano dell’universo.
Assistiamo quindi all’emergere di un dio onnipotente e superiore agli altri,
Amon-Re che ristruttura tutto il pantheon come un’emanazione ramificata del
suo essere e della sua potenza. Questa tenza a che privilegiare e gerarchizzare
un dio rispetto agli altri raggiungerà l’apice dopo il regno di Akenathon.
Assistiamo allo stesso tempo anche a uno sviluppo delle relazioni tra individuo e
divinità: le pratiche oracolari si moltiplicano così come il culto delle loro
manifestazioni tangibili ovvero gli animali sacri.

L’INFANZIA DEL PRINCIPE EREDE AL TRONO

Anche se le fonti non permettono di ricostruire con precisione le condizioni


dell’infanzia del futuro Akenathon, sappiamo che durante la 18° dinastia i
principi e le principesse erano affidati fin da piccolissimi a membri della corte
vicini al sovrano, che ne assicuravano il benessere e l’istruzione. Quest’ultima
veniva elargita in un piccolo cenacolo chiamato KAP che comprendeva insieme
al principe anche qualche compagno di classe. Non sappiamo come essi
venissero scelti ma si ipotizza che un canone potesse essere avere lo stesso
giorno di nascita del principe. L’istruzione comprendeva la scrittura e il calcolo
così come la pratica militare (ad esempio il tiro con l’arco). Si ritiene che i
principi erano allevati a Menfi, la capitale amministrativa del Paese, o nei suoi
pressi. Già dall’infanzia, i principi e le principesse ricevevano dai loro genitori un
possedimento terriero con tanto di personale e produzione economica e quindi
anche il giovane Akenathon doveva sicuramente avere del personale a lui
riservato.
È stata a lungo ipotizzata dagli egittologi la possibilità di una co-reggenza tra
Amenhotep III e suo figlio Amenhotep IV ma successivamente è stato provato
come non ci sia alcun indizio a favore di tale ipotesi.

3. I primi anni di regno, verso l’Atonismo

Amenhotep IV sale al trono alla fine dell’autunno nel XIV sec. A.C. (intorno
all’anno 1352) sotto la 18° dinastia. Dalle fonti sappiamo che l’incoronazione è
avvenuta tra la fine della stagione dell’inondazione e l’inizio della stagione della
germinazione ovvero circa il 25 novembre. Almeno una parte di tale cerimonia si
svolge nel grande tempio di Amon-Re a Karnak perché è lì che tutti i re
dovevano essere iniziati nel santuario segreto della divinità al fine di poter
esercitare le funzioni di faraone come intermediario tra l’umano e il divino. Il
regno inizia quindi sotto la protezione di Amon-Re e in continuità diretta con la
politica del padre Amenhotep III, del quale il giovane re assicura la sepoltura.
Decide anche inizialmente di completare le ultime opere monumentali volute dal
padre a Soleb e Karnak ma questi progetti dopo alcuni mesi di regno vengono
interrotti e mai più ripresi. Il sovrano decide infatti di concentrare le energie
sulla costruzione di un nuovo edificio, votato al culto di un’altra divinità, sotto la
cui protezione si dichiara in modo del tutto eccezionale “Sommo Sacerdote”.
Questo cambiamento radicale non sembra essere il risultato di un piano
premeditato ma piuttosto il risultato di un avvenimento inaspettato durante il
primo anno di regno. È stato ipotizzato a tal proposito un conflitto tra il faraone
stesso e il clero di Karnak ma non è certo perché in antico Egitto era proprio il
faraone che designava i membri del clero.
Per quanto riguarda la politica estera di questo primo periodo è importante
ricordare il litigio tra Toushratta di Mittani e Amenhotep IV. Tale contenzioso
era già iniziato sotto Amenhotep III quando egli aveva sposato alla fine del suo
regno una nuova principessa di Mittani: Tadoukhépa, figlia del re Toushratta.
Insieme alla giovane principessa il re di Mittani aveva inviato una sontuosa dote,
sperando in un generoso ritorno dalla parte egiziana, in particolare una statua di
oro massiccio. Approfittando del cambio di regnante, tale pretesa sale a due
statue di oro massiccio e lapislazzuli e Toushratta annuncia a Amenhotep IV che
non rilascerà l’emissario egiziano fin quando egli non avrrà ricevuto le due staue
insieme ai suoi due emissari. Amenhotep IV non cede alla minaccia e propone al
re di Mittani di rilasciare i rispettivi ambasciatori. Toushratta lo farà ma
Amenhotep invece li terrà prigionieri.
In politica interna è interessante notare come, alla stregua dei suoi predecessori
della 18° dinastia, il faraone comincia a preparare il suo luogo di sepoltura
relativamente presto. Dato che la decisione di spostare la capitale a Amarna
avverrà solo durante l’anno 5 del suo regno, si ritiene che inizialmente abbia
fatto iniziare lo scavo della sua tomba nella necropoli reale dell’epoca, ovvero
nella valle dei re.
Sappiamo però che entro la fine del suo primo anno di regno Amenhotep decide
di dedicare le sue forze alla costruzione alla realizzazione di un grande BENBEN
dedicato a “Re-Horakhty-che-giubila-all’orizzonte-nel-nome-di-Shou-che-è-
nell’Aton” nell’IPET-SOUT, ovvero all’interno della cinta sacra di Amon-Re a
Karnak. Il concetto di Benben fa parte della teologia solare tradizionale e
designa una pietra innalzata che simboleggia il rilievo primordiale dal quale
sarebbe stato creato il mondo. Si ritiene che tale pietra sia stata in pratica un
obelisco già esistente sotto il regno di suo nonno e che Amenhotep IV abbia
compiuto un’opera di “conversione” di esso completandolo con la costruzione di
una struttura che lo avrebbe circondato e consacrandolo alla nuova funzione.
Nella sua concezione generale, il tempio del Benben appare ancora
relativamente classico o tradizionale, senza dubbio ispirato agli antichi santuari
solari come quelli della 5° dinastia. La particolarità sta nella sua decorazione:
viene rappresentato solamente un unico Dio: “Re-Horakhty-che-giubila-
all’orizzonte-nel-nome-di-Shou-che-è-nell’Aton”; le altre divinità sono talvolta
evocate testualmente ma non sono più raffigurate in interazione con il sovrano.
Inoltre, il faraone appare nelle decorazioni come unico interlocutore della
divinità. Sulle pareti del Hout Benben sono anche inscritti dei testi tra cui degli
inni solari e almeno due grandi decreti reali nei quali ritroviamo dei temi che
saranno ripresi in seguito durante la fase propriamente atonista:
l’allontanamento della sfera in cui si trova il Dio e la sua profonda inaccessibilità,
la correlazione tra la divinità e il sovrano e in particolare con la perfezione e la
bellezza di quest’ultimo, la mancata conoscenza della divinità da parte di tutti gli
esseri umani e divini ad eccezione del sovrano.
Ma chi è questa nuova e unica divinità? Si tratta di una forma del dio del sole
dell’ancestrale religione faraonica, qui definito in uno dei suoi aspetti
esattamente preciso: è “Re” ovvero il sole quale motore e animatore del cosmo,
sotto la forma celeste di “Horakhty” (ciò che è lontano nel cielo all’orizzonte
ovvero nel suo luogo di manifestazione divina sulla terra) che giubila (o che
appare nella gioia) nell’orizzonte nel nome di Shou (il dio della luce, figlio del
Sole) “che è nell’Aton” ovvero che si rivela attraverso la forma tangibile del
globo solare. In pratica tale Dio si caratterizza come la manifestazione fisica del
sole come energia luminosa del cosmo.
Una volta realizzato l’edificio di culto di questa nuova forma della divinità solare,
il sovrano continua con una serie di innovazioni che accentuano la dimensione
regale ed esclusiva del suo nuovo dio tutelare:
 Viene messo sempre più in luce il carattere vivo e tangilbile della sua
divinità come energia luminosa che emana l’astro solare, in
contrappposizione alle altre divinità
 Viene integrato il nome della divnità in un doppio cartiglio del tipo
riservato alla famiglia reale
 Si abbandona l’iconografia tradizionale e simbolica del dio del sole a
favore di una rappresentazione di esso come appare ogni giorno ai nostri
occhi, ovvero come un astro luminoso e raggiante. In particolare si
diffonderà la forma della divinità come disco o globo solare con i raggi che
terminano con delle mani che assistono il re e la propria famiglia.
 Viene inventata una nuova tecnologia di costruzione costituita da blocchi
dalle dimensioni regolari e fisse, i Talatat, che si adattano ad
un’architettura religiosa ormai a cielo aperto, con lo scopo di realizzare ad
est di Karnak un gigantesco complesso in onore del dio del Sole, Aton.

4. L’Orizzonte di Aton nella Heliopolis del Sud (Karnak)

Da quando è stato scoperto, l’atonismo è stato associato al sito di Amarna. In


realtà, il momento in cui il faraone e la sua corte di trasferiscono in questa città
corrisponde già ad uno stato evoluto del pensiero e della dottrina del faraone. È
infatti a Karnak che tutto, o quasi, sarà ideato prima del trasloco a Akhet-Aton.
Questo periodo di 4 o 5 anni viene definito come “proto-amarniano”. Ecco i fatti
più importanti di questo periodo:
 Durante l’anno 4° : sviluppo del vero e proprio Atonismo con il passaggio
da Re-Horakty…. A Aton, l’astro solare raggiante divinizzato; Apparizione
di Nefertiti come sposa del re; invenzione della tecnologia di costruzione
dei talatat.
 Tra l’unione con Nefertiti e i primi 3 mesi dell’anno 5: nascita della
principessa Meritaton
 Anno 5° : il 13° giorno del 4° mese della stagione della germinazione, il
monarca appare sul sito di Amarna, consacra una grande offerta in nome
di Aton e annuncia solennemente davanti a tutta la corte riunita la sua
decisione di fondare in quel luogo non solo il nuovo centro di culto del suo
dio ma anche la sua capitale e residenza reale principale.
 Tra l’anno 5° e l’anno 6°: cambiamento del nome del sovrano da
Amenhotep IV a Akhenaton e di Nefertiti in Neferneferouaton-Nefertiti;
Nascita della seconda principessa reale, Meketaton.
 Nell’anno 8: nascita della terza principessa Ankhes-en-pa-Aton.

Siccome la maggior parte dei monumenti del sito di Karnak sono stati decorati
con il nome di Amenhotep IV e poi corretti con Akhenaton, situiamo la loro
realizzazione entro la fine dei primi 3 mesi dell’anno 6°. Questo primo
“Orizzonte dell’Aton” di proporzioni gigantesche fu quindi realizzato in
pochissimo tempo (circa 2 anni). Ciò fu possibile soprattutto grazie
all’invenzione della tecnologia costruttiva dei Talatat.

I TALATAT
La particolarità di questi blocchi di un genere nuovo nell’architettura egiziana
nell’anno 4° di Amenhotep IV è quella di presentare delle dimensioni standard
(circa 52,5 cm di lunghezza per 26,25 cm di larghezza e 22,5 cm di altezza) Tali
blocchi erano uniti con l’intonaco e sistemati in file alternate (una fila dal lato
lungo e una fila dal lato corto) con le giunzioni verticali scalate ad ogni livello
per assicurare la tenuta del muro. Si nota in questo la trasposizione alla pietra
della tecnica dei mattoni crudi. Ma come mai una tale trasformazione?
Innanzitutto da un punto di vista religioso la rivoluzione di Amenhotep IV porta
alla soppressione dei tetti negli ambienti liturgici in quanto la divinità doveva
essere venerata nella sua manifestazione più tangibile e diretta. In un tale tipo di
architettura a cielo aperto, i muri che delimitano gli spazi non sono più portanti
e la loro struttura architettonica può essere considerabilmente alleggerita.
Inoltre, la dimensione dei talatat assicura loro un peso di 55 kg circa, il che non
rende più necessaria la costruzione di grosse rampe come nella costruzione
megalitica tradizionale ma permette il trasporto da parte di una persona sola.
Una volta estratti dalla roccia i talatat erano contati e trasportati in barca verso il
cantiere di Karnak a 150 km più a nord.
Questi blocchi che assicuravano un trasporto e una sistemazione facilitati
potevano però essere anche facilmente smantellati ed è ciò che accadrà loro un
quarto di secolo più tardi, pochi anni dopo la morte di Akhenaton.

I MONUMENTI DEL “PER-ATON” NELLA HELIOPOLIS DEL SUD

Questa gigantesca struttura a Karnak è formata da una serie di monumenti con


funzioni diverse. Vi si contano dei templi, destinati al culto del sole e della sua
luce, ma anche importanti strutture amministrative e economiche indispensabili
al buon funzionamento di tale culto, un palazzo o delle strutture palatine
destinate a accogliere e mettere in scena la vita del re e della sua famiglia. Tutta
la costruzione è consacrata ad dio della luce solate come sarà in futuro per il sito
di Amarna. Si contano 4 strutture maggiori con funzione liturgica:
 Il tempio del Benben: è il mounmento più antico, quello in cui l’atonismo
sembra essere stato inventato, dedicato come abbiamo visto a Re-
Horakhty
 Il GEM-PA-ATON: è sicuramente il monumento più spesso evocato sui
talatat. Occupa sicuramente una posizione centrale nel complesso atonista
di Karnak e il suo nome suona come un manifesto della nuova ideologia
religiosa del sovrano dato che significa “Aton è stato scoperto!” Si tratta
anche della sola costruzione di cui possiamo precisare la collocazione e in
parte la grandezza. Si trattava di una gigantesca corte quadrata ornata su
ogni faccia interna con una vera e propria galleria di più di 200 statue che
ritraevano il re e la sua sposa, la regina Nefertiti. L’ampiezza del luogo
porta a riconoscervi uno spazio destinato alle cerimonie pubbliche di
fronte ad una vasta assemblea. Attualmente è stata individuata una sola
via di accesso monumentale lungo il muro ovest della corte. Sappiamo
anche che il monumento comportava anche un palazzo con una finestra o
un balcone sopraelevato per le apparizioni pubbliche del sovrano
inondato dalla luce di Aton.
 Il TENY-MENOU era sicuramente un tempio dedicato al culto di Aton. La
struttura apparentemente era costituita da un alto podio destinato al culto
del sole circondato da 12 cappelle a raggiera a cielo aperto. Il numero 12
rinvia alla divisione del giorno e della notte e questo sembra indicare che
il culto di Aton era celebrato a ogni ora della giornata. Questa struttura
sarà ripresa in due templi dedicati ad Aton ad Amarna. Sappiamo anche
che dietro il santuario del tempio si trovava un vasto quartiere
amministrativo con un passaggio che permetteva il trasporto delle offerte
e degli strumenti liturgici e un complesso di edifici dove venivano gestiti i
beni del tempio.
 Il ROUDJ-MENOU. Di questo edificio non sappiamo con certezza né la sua
forma architettonica né la sua destinazione d’uso. La presenza di un pilone
di ingresso porta a riconoscervi un tempio. È sicuramente più recente
rispetto agli altri monumenti.

Abbiamo visto come questo complesso di monumenti era completamente votato


al culto della nuova divinità protettrice del faraone, della famiglia reale e quindi
del reame intero ma era anche un vasto centro di gestione di tale culto, gestione
amministrativa, logistica, economica ma anche e soprattutto ideologica. Dal
punto di vista economico, il culto solare prevedeva un grande consumo di
prodotti alimentari ed è molto probabile che Amenhotep IV impose ad ogni
santuario di Egitto un contributo al suo nuovo dio prediletto. Il faraone impose
anche una vigorosa politica di gestione e tassazione al fine di assicurare la
realizzazione concreta dei suoi progetti.
Dal punto di vista ideologico, l’avvenimento più importante e più esemplificativo
che vi è avvenuto è senza dubbio la grandiosa cerimonia per la quale tale
complesso fu, almeno in parte, costruito: l’ HEB SED.
Questo rituale giubilare era tradizionalmente celebrato in antico Egitto dopo 30
anni di regno, poi a intervalli più brevi. Il solo Heb Sed che Amenhotep IV
realizzerà si terrà però durante i primi anni del suo regno, all’inizio dell’atonimo
e probabilmente durante l’anno 4°. Ma perché un Heb Sed così prematuro?
Sicuramente il faraone era stato influenzato dalle sontuose feste Sed di
Amenhotep III. Tali feste avevano avuto come scopo quello di reinventare i
rituali, fondandoli sulla ricerca di testimonianze del passato e mirandoli ad
affermare la divinizzazione solare del sovrano d’Egitto. Molte analogie si
ritrovano con le rappresentazioni dell’Heb Sed di Amenhotep IV. Una tra queste
è la possibilità per Amenhotep IV di potersi far ritrarre non solo con un semplice
uroeus (il cobra che caratterizza i copricapi dei faraoni) ma di uno più
complesso che associa questo rettile all’immagine di un rapace, proprio come
aveva fatto suo padre. Inoltre, come l’Heb Sed di Amenhotep III lo aveva reso
oggetto di una divinizzazione solare, un processo analogo può essere pensato
anche per Amenhotep IV. Come il padre infine anche Amenhotep IV in occasione
del suo Heb Sed fa completare il proprio nome ufficiale con nuovi epiteti che lo
identificano con il sole.

Dal punto di vista iconografico ci sono due cose importanti da notare: vediamo
innanzitutto che, a differenza dei loro omologhi sotto Amenhotep III, tutti i
membri della corte vicini a Amenhotep IV sono sistematicamente prostrati in
basso; il così detto rito di “baciare il suolo” alla vista del sovrano è quindi esteso
a tutta la popolazione. Inoltre, avviene un trasferimento teologico dal culto
tradizionale della statua della divnità alla persona fisica del re che conduce alla
sua rappresentazione sulle mura dei templi in maniera sistematica.

LA TEOLOGIA DI ATON
Ma chi è questo dio solare che conferisce tutta la potenza teocratica a
Akhenaton?
La genesi di questa divinità è, fin dal primo anno di regno, descritta come la
manifestazione tangibile del dio del sole tradizionale, Re-Horakthy, come
energia luminosa che anima il cosmo. Con il tempo, due aspetti della divinità
vengono messi in evidenza: il fatto che sia vivo e la sua dimensione regale,
esplicitamente sottolineata dall’inserimento del suo titolo in una coppia di
cartigli. Successivamente, durante l’anno 4° del regno, la divinità prediletta dal
faraone conosce una metamorfosi consequenziale e significativa. Fino a quel
momento questa forma particolare di Re-Horakthy era stata raffigurata secondo
l’iconografia tradizionale di questo dio ovvero un essere ibrido e semi-
antropomorfo, con la testa di falco e ornata da un disco solare. A partire da un
momento non meglio precisato dell’anno 4°, Aton abbandona questa
rappresentazione ancestrale e si trova evocato sotto forma di un semplice disco
solare i cui raggi, rivolti verso il suolo, terminano con delle mani che si prendono
cura del re e dei membri della famiglia reale o abbracciano ciò che è offerto al
dio. Anche l’abbreviazione del nome a “Aton” rimanda alla focalizzazione
sull’aspetto tangibile della divinità perché tale termine si riferisce nello specifico
all’astro solare come corpo celeste. Si passa quindi da un’iconografia simbolica
dell’essenza a un’iconografia dell’apparenza e del fenomeno come viene
percepito dai nostri organi sensoriali.
Il dogma atonista è tutto sommato abbastanza semplice e si fonda sull’idea che
Aton è il dio della vita per eccellenza, essere vivente e fonte della vita tramite la
sua luce che riempie tutto il mondo e il cosmo. Questa divinità diventa sotto
Akhenaton il dio della regalità, funzione che precedentemente era ricoperta da
un’altra forma della divinità solare: Amon-Re. Queste due divinità hanno molte
similitudini tra cui la più importante è quella di essere entrambe divinità della
regalità e del sole creatore di tutte le forme di vita. Ma esiste una differenza
sostanziale che le contrappone: se Amon-Re è il dio che parla, la volontà divina
che interviene nella storia, il dio con il quale mettersi in contatto e verso il quale
ognuno poteva rivolgersi direttamente, Aton si presenta come un dio muto, che
non è possibile interrompere nella sua corsa per consultare la sua volontà e le
cui decisioni sono impenetrabili. Nel sistema atonista, tutta questa dimensione
di diaologo con la divinità è monopolizzata dal faraone. Aton appare quindi
come un’alternativa ad Amon-Re che offre al sovrano il vantaggio di essere da lui
totalmente controllata, dato che solo lui ne è ormai il solo e unico interprete.
Ma l’atonismo è una forma di monoteismo?
In realtà inizialmente il sovrano ammette, quanto meno implicitamente,
l’esistenza di altre divinità ma sembra voler sottolineare la differenza tra la
natura viva del suo dio prediletto e le altre divinità tradizionali che sono quindi
morte o inerti. Un atteggiamento sempre più polemico nei confronti del
pantheon tradizionale si manifesterà però sempre più chiaramente nel corso del
tempo.
UNA NUOVA ARTE

L’ideologia atonista è espressa e descritta attraverso un genere di arte nuovo.


Come per altri princìpi fondatori della cultura egiziana, Akhenaton vuole
rimettere in questione la tradizionale teologia dell’immagine. Contrariamente
alle divinità del pantheon tradizionale, il suo dio prediletto non viene più
raffigurato secondo l’iconografia semi-antropomorfa che ne indicava
simbolicamente la sua natura profonda ma secondo l’apparenza tangibile ogni
giorno agli occhi di ogni uomo. Anche il principio della statua di culto viene
espressamente rifiutato dal sovrano e, a partire dall’anno 4°, gli antichi templi
concepiti come cappelle monumentali che proteggevano la statua di culto della
divinità sono sostituiti da un nuovo tipo di architettura a cielo aperto,
permettendo al dio di entrare nel proprio luogo di culto tramite la sua
luminosità solare e la sua materialità fisica. Questa vera e propria rivoluzione
del pensiero figurativo egiziano fu messa in atto da Akhenaton in una serie di
tappe successive che possiamo ricostruire come segue:
 Tutti i progetti del re anteriori all’anno 4 si integrano stilisticamente in
continuità perfetta con l’arte del regno di Amenhotep III
 Nella prima metà dell’anno 4° i primi segni che annunciano un
cambiamento rispetto alle norme ereditate dal padre si notano nella
raffigurazione dell’anatomia umana dove un gioco di curve si manifesta
sempre più nettamente, in particolare in corrispondenza della zona
pelvica.
 Sempre nell’anno 4° il Dio Aton abbandona l’iconografia classica di idolo
semi-antropomorfo per apparire ormai come la manifestazione tangibile
di un sole raggiante
 Verso la fine dell’anno 4°, con l’invenzione dei talatat, appare lo stile
propriamente atonista. L’immagine millenaria delle pareti dei templi che
evocavano lo scambio rituale tra il sovrano e la divinità (sotto forma di
immagine di culto) senza tempo né spazio, lascia il posto a una
rappresentazione dettagliata e quasi aneddotica degli atti della vita rituale
e ritualizzata del monarca. Lo stile diventa fluido, dinamico e per certi
versi estetizzante come manifestato, ad esempio, dall’allungamento
eccessivo delle dita. Il sovrano, proprio come il suo dio, subisce una
spettacolare metamorfosi che lo mostra sotto un aspetto femminizzato o
meglio androgino con il fisico allungato e sinuoso, con anche
particolarmente ampie e una vita molto stretta. Tale stilizzazione ne
sottolinea la sua natura eccezionale, lontana da quella dei comuni mortali.

L’atonismo è caratterizzato da un’iconografia totalmente centrata sulla vita


sacralizzata del re che aveva sia una componente ideologica sia una componente
puramente estetica.
NEFERTITI

La celebre regina appare nella documentazione relativa al regno di Akhenaton


esattamente nello stesso momento in cui appare il vero e proprio atonismo
ovvero nell’anno 4°, anno in cui ipotizziamo sia avvenuto il matrimonio. Come
suo padre, Akhenaton sembra aver annunciato il matrimonio con l’emissione di
scarabei commemorativi. Non sappiamo chi fosse la sua madre biologica ma dai
documenti un personaggio che riveste molta importanza è la sua nutrice Tiy, che
godeva di particolari privilegi e importanza tanto da ipotizzare che forse sia
stata la madre adottiva della futura regina. Il suo nome significa letteralmente
“La bella è arrivata” e fa anche riferimento alla dea della bellezza e dell’eros
Hator. In seguito al cambiamento di nome da Amenhotep IV a Akhenaton, anche
la regina cambierà il proprio nome con uno esplicitamente atonista:
Neferneferoutaton-Nefertiti che significa “perfetta è la bellezza di Aton - la Bella
è arrivata”. Nella visione atonista del sovrano lei personifica l’essenza stessa
della bellezza e dello charme femminile. Anche il modo in cui è ritratta è
idealizzato, basti pensare al famosissimo busto, le cui proporzioni sono costruite
secondo una griglia graduata ben definita. Possiamo immaginare infatti che il
vero viso della regina non avesse niente a che vedere con il busto dalle
proporzioni così perfette. Nella loro vita che è diventata un vero e proprio
rituale, l’amore tra il faraone e Nefertiti è costantemente testimoniato in ogni
loro apparizione ufficiale in quanto espressione e garanzia dell’ordine
universale e della fertilità data dall’unione del sole e della sua sposa. Sappiamo
tuttavia che la regina dovette dividere il proprio sposo con un harem come era
consuetudine all’epoca.

5. L’Orizzonte di Aton a Amarna

Appena qualche mese dopo aver celebrato a Karnak l’Heb Sed che stabiliva
l’avvento dell’atonismo, mentre il monumentale complesso di Karnak era
appena stato inaugurato e non ancora del tutto finito, Amenhotep IV si trova con
il proprio seguito in Medio Egitto, più o meno a metà strada tra Tebe e Menfi, il
13° giorno del 4° mese della stagione di Germinazione dell’anno 5°. Qui annuncia
solennemente la propria intenzione di lanciarsi in un nuovo progetto in onore
del suo Dio tutelare, fondando un nuovo “Orizzonte di Aton”. Il discorso reale ci
dice che tale decisione è presentata come la volontà del dio stesso. Inoltre, pone
l’accento sul fatto che nessuna altra persona ha orientato o condizionato la sua
scelta, il che implica che dovesse comunque esistere un’interazione tra il
sovrano e i suoi consiglieri nel processo decisionale consueto. Il luogo scelto è
un “luogo isolato”, una terra vergine da ogni tipo di occupazione, che non
comporta alcun monumento e non appartiene a nessuno. Il sovrano elenca
anche, punto per punto, il programma di costruzione di Akhet-Aton a Amarna, il
quale era costituito da diverse strutture a carattere sacro per Aton, la
realizzazione di un complesso palatino con un palazzo per il faraone e uno per la
sua sposa e una necropoli per la famiglia reale. Quest’ultimo elemento era
motivo ulteriore di rottura con Tebe, che ospitava il cimitero dei sovrani della
18° dinastia, oggi conosciuto come Valle dei Re. Inizialmente è quindi un luogo
sacro quello che il faraone intende creare e non una città vera e propria.

LA STRUTTURA

Tutta l’estremità nord del sito costituisce un quartiere isolato, interamente


strutturato intorno ad un gigantesco palazzo, conosciuto oggi come “Palazzo
Fluviale Nord”. L’imponente residenza privata del faraone si estendeva su
numerosi ettari lungo il fiume, nella parte più fresca e più comoda della spianata.
Il complesso palatino era poi costeggiato, nel suo lato settentrionale, da un
quartiere amministrativo e logistico, con ampie strutture di stoccaggio e ad est
da una serie di abitazioni private per la servitù. Una vasta spianata larga una
trentina di metri separa il palazzo fluviale nord dal quartiere destinato alla corte
e costituisce l’inizio di quello che oggi chiamiamo il “viale reale”. Partendo da
questo luogo si sviluppa infatti un immenso viale, largo dai 25 ai 30 metri, che
collega la maggior parte dei monumenti di Akhet-Aton e costituisce chiaramente
la spina dorsale di tutto il complesso. A 700 mt a sud dalla residenza del re
troviamo un secondo palazzo, chiamato oggi “Palazzo Nord”. Presumiamo che vi
si svolgessero funzioni di diplomazia ma era probabilmente anche destinato alla
vita di alcuni membri della famiglia reale (probabilmente della regina stessa).
Il settore conosciuto oggi come “Centro” della città (perché ne costituisce il
cuore funzionale e topografico) si trova in una parte leggermente rialzata della
piana di Amarna. Qui troviamo un gigantesco tempio dedicato ad Aton, un
immenso palazzo di funzione nel quale il Faraone accordava le udienze
pubbliche, un vasto quartiere amministrativo, una caserma militare, una zona di
produzione e gestione delle offerte votive.
Il grande tempio di Aton, chiamato GEM-PA-ATON è costituito da due serie di
costruzioni: un edificio che riproduce la planimetria del Teny-Menou di Karnak e
un lungo edificio costituito da una successione di cortili a cielo aperto separati
da colonne.
Possiamo notare come il nuovo “Orizzonte di Aton” si collochi in esatta
continuità con il suo prototipo di Karnak ma in scala molto più grande,
beneficiando di un terreno vergine che permetteva di estendersi quanto si
desiderava.
La messa in scena della vita ritualizzata del re vi appariva inoltre ancora più
chiaramente che a Karnak. Il viale reale serviva da arteria principale all’insieme
del sito per teatralizzare gli spostamenti quotidiani del sovrano. Ogni mattina, il
re usciva con processioni solenni dalla zona di residenza per raggiungere la zona
dei templi e del palazzo di funzione. Passando dal palazzo nord, si univa
innanzitutto alla regina e alla propria prole e insieme raggiungevano il centro
città, attraversando alcuni quartieri residenziali per essere acclamati come
divinità in processione. Come il sole che attraversa il cielo da est a ovest ogni
giorno, il sovrano attraversa l’Orizzonte di Aton ogni giorno in carro da Nord a
Sud e viceversa.
Anche se probabilmente non inizialmente prevista, il sovrano capisce presto la
necessità di stabilire ad Amarna una vera e propria città dove risiedere e vivere
cerimoniosamente secondo la sua nuova teocrazia. La parte principale della città
di Amarna, dove viveva la maggior parte della popolazione è il così detto
quartiere sud.
Come abbiamo visto, il piano originale prevedeva anche la costruzione di una
necropoli e infatti troviamo nella collina ad est della piana di Amarna un
cimitero. Questo è composto da tombe di nobili con una cappella
commemorativa e una stanza ipogea destinata all’inumazione vera e propria. Se
ne contano ad oggi 43 di cui solo 25 con iscrizioni.
A differenza della valle dei Re, il cimitero dei sovrani atonisti era orientato ad
est, in direzione del sole nascente. Anche se il re aveva previsto un'unica tomba
per lui, Nefertiti e i loro figli, troviamo in realtà 4 tombe. La tomba di Akhenaton
si trova un po’ più lontana, in una valle adiacente, anche essa volta ad est.

Sia per il suo nome che per la sua struttura e funzionamento, Aket-Aton vuole si
presenta quindi esplicitamente come sostituta del precedente sito di Karnak con
una chiara volontà di distanziamento nei confronti di Tebe. La sua fondazione
costituisce quindi, la tappa successiva dell’audace riforma teocratica di
Akhenaton nei primi anni del suo regno.

VIVERE NELL’ “ORIZZONTE DI ATON”

Possiamo immaginare che ad Amarna vivesse circa un trentesimo di tutta la


popolazione egiziana dell’epoca, in un territorio molto meno arido di quello che
si presenta oggi ai nostri occhi. Tutto il sito, dai santuari ai palazzi alle abitazioni
private, era costellato di giardini e pozzi. Vivere a Akhet-Aton comportava
aspetti molto diversi secondo la posizione sociale che si occupava.
Al vertice della piramide della società, il re conduceva una vita particolarmente
fastosa nei diversi palazzi del complesso. Queste gigantesche residenze reali
testimoniano una magnificenza straordinaria per l’epoca: gli elementi in pietra
come porte e colonne erano finemente scolpiti con iscrizioni o motivi ispirati alla
natua; i muri, realizzati in mattoni crudi, erano ricoperti di decori policromi;
tutti i palazzi abbondavano di vettovaglie, di oggetti di lusso, di ceramica di
prestigio color blu cobalto. Una vasta servitù era impiegata per mantenere la
residenza in ordine impeccabile mentre nel palazzo vivevano anche le concubine
del sovrano alle quali era riservato un quartiere con accesso privato.
La corte condivideva, almeno in parte, questa vita agiata.
Le ricche dimore di Akhet-Aton erano costruite secondo una tipologia
abbastanza ricorrente: circondate da un muro di cinta, contenevano silos, un
giardino, pozzo, le residenze della servitù, la casa vera e propria di forma
quadrata. Tutto poggiava su una base sopraelevata di mattoni crudi, alla quale si
accedeva tramite una rampa o una piccola scala. Nella casa c’era una grande sala
centrale, le residenze private, una doccia e delle latrine.
Dalle stime si ritiene che un po’ più della metà della popolazione di Amarna
viveva in alloggi dalle dimensioni molto piccole. Un terzo della popolazione
viveva invece in uno status di confort. Meno di un decimo della popolazione ne
costituiva infine la classe dirigente.
Per le classi sociali meno agiate, due cimiteri principali sono stati ad oggi
ritrovati nei pressi della città. Il tasso di mortalità ci dice che probabilmente
erano presenti malattie contagiose o epidemie.
La dottrina ufficiale dell’atonismo, rifiutando l’antico sistema politeista, riduceva
considerabilmente anche le prospettive della vita dopo la morte dei defunti.
Fondamentalmente, le speranze del defunto erano ormai quelle di andare e
venire dentro il tempio per vedere i raggi di Aton mentre sorge all’orizzonte.
Questa impressionante semplificazione delle credenze pratiche funerarie indica
un movimento di scetticismo di fronte alla morte e ai riti antichi che la
controllavano. Ciò nonostante l’atonismo restava soprattutto legato alla vita del
sovrano e della corte e non aveva avuto un impatto di grossa risonanza sulla
maggior parte del popolo egiziano tanto da ipotizzare che nelle campagne e nelle
piccole città esso non avesse lasciato nessuna traccia.

LA FASE AMARNIANA DEL REGNO

Due steli raccontano di una campagna militare in Nubia, probabilmente durante


l’anno 12° anche se niente permette di convalidare con sicurezza questa ipotesi.
Sappiamo però che durante questo anno il sovrano celebra una festa sontuosa
durante la quale riceve in pompa magna i tributi dei paesi stranieri con i quali
l’Egitto intrattiene relazioni.
Una fonte importantissima per capire quali fossero queste relazioni, soprattutto
con il vicino oriente, sono le celebri lettere di Amarna.
Da esse, e da altre fonti, sappiamo che il contesto geopolitico dell’Egitto nei
confronti del vicino oriente era in pieno mutamento all’epoca di Amenhotep IV.
Da sempre i re d’Egitto si erano interessati al vicino oriente con lo scopo
principale di assicurarsi l’approvvigionamento di risorse importanti come lo
stagno o il rame necessari alla produzione del bronzo. Quando la 18° dinastia
comincia a costituire la propria sfera di influenza socio-economica in vicino
oriente, il nemico che minaccia le ambizioni dei faraoni è il potente reame
hurrita di Mittani in alta Mesopotamia. Il sovrano di Mittani è a capo di una
confederazione di città-stato che incita regolarmente a rivoltarsi contro gli
interessi egiziani. Thoutmosis III, un secolo prima del regno di Akhenaton, riesce
a dominarli grazie a ripetute campagne militari e ad un’efficace politica culturale
con i capi locali. Thoutmosis IV, bisnonno di Akhenaton, sposa una principessa
del regno di Mittani. Esaurite le tensioni con l’Egitto, Mittani si lancia allora in
una guerra aperta con Hatti e il conflitto prosegue per decenni fino all’avvento di
Shouppiluliuma I°, contemporaneo di Amenhotep III e Amenhotep IV, che riesce
a rinforzare i possedimenti ittiti in Anataolia e finisce per sconfiggere gli Urriti
sotto il regno di Akhenaton. Quale è l’attitudine del faraone di fronte a questa
situazione? Si pone in una posizione di superiorità neutrale di fronte a tale
conflitto e intrattiene relazioni “d’amicizia” con i diplomatici hittiti, di Mittani e
babilonesi. È ad ogni modo evidente che Akhenaton segue da molto vicino tutte
le attività che potrebbero costituire una minaccia per i propri interessi anche se
si preoccupa di economizzare al meglio gli interventi militari diretti.
Continuando, come suo padre, questa politica di protezione degli interessi
egiziani, Akhenaton tenta una strategia che mira a sfruttare l’ambizione di un
certo Aziru, il nuovo capo di Amurru, un piccolo reame in espansione nel nord
dell’attuale Siria, con lo scopo di creare un tampone che protegga dalle
ambizioni hittite i territori del Levante sotto l’influenza egiziana. Però, con
l’annessione della città di Quadesh nella sfera di influenza hittia, questa strategia
comincia a vacillare. Mentre Nefertiti viene a mancare e Meritaton, la
primogenita, prende il ruolo teocratico della madre, Akhenaton lancia una
spedizione contro il signore di Quadesh alleato degli hittiti. Le truppe egiziane
sono alla fine sconfitte. Il re tenta allora di riprendere in mano la situazione
convocando Aziru in Egitto, ma in vano. Mentre gli Hittiti approfittano della
sconfitta egiziana per progettare un’invasione nella valle dell’Amq, Akhenaton
morirà lasciando l’Egitto in una situazione molto delicata. La guerra tra l’Egitto e
Hatti è ormai aperta e si risolverà solo con la celebre battaglia di Quadesh di
Ramses II che porterà a un trattato di pace.

La politica interna di Akhenaton nella fase amarniana del regno è meno


documentata da un punto di vista storico. Probabilmente in questo periodo il
resto dell’Egitto continua fondamentalmente a vivere e funzionare come prima e
per la maggior parte della popolazione, Aton è solamente un dio supplementare
che si aggiunge a tutti gli altri. Il re e la sua famiglia continuano a spostarsi per il
regno e una delle residenze preferite del faraone oltre ad Amarna è la storica
capitale amministrativa e politica dell’Egitto, Menfi. Due lutti colpiscono dopo
pochi anni la famiglia reale: la morte della principessa Meketaton e della regina
madre Tiy.
Akhenaton e Nefertiti ebbero 6 figlie: dopo la nascita di Meritaton, nell’anno 5°,
Meketaton nell’anno 6°, Ankhes-en-pa-Aton, e nell’anno 8° Neferneferouaton-ta-
sherit, Neferneferoure e Seteperne. Le sei figlie reali sono raffigurati nella
cerimonia del ricevimento dei tributi stranieri nell’anno 12° e quindi erano tutte
nate in quel momento del regno. Dopo l’inizio dell’anno 12° viene alla luce un
fratellino, Tutankhaton mentre 3 delle figlie moriranno nello stesso anno. Questa
serie di decessi che colpisce la famiglia reale e che si prolungherà presto con la
scomparsa di Nefertiti e poi di Akhenaton stesso può essere messa in relazione
probabilmente con l’epidemia di peste che aveva colpito all’epoca tutto il vicino
oriente. Con la scomparsa di Nefertiti, la figlia maggiore Meritaton viene
associata al padre nell’esercizio del potere faraonico fino alla fine del regno
nell’anno 17° quando anche Akhenaton morirà.

6. L’EREDITA’ POST MORTEM DI AKHENATON

Con la sua morte, Akhenaton lascia l’Egitto in una situazione particolarmente


delicata e pericolosa con 3 giovani figli a capo di un impero minacciato dalle
invasioni sulla frontiera nord e senza dubbio in balia di intrighi tra membri della
corte. Alcuni indizi lasciano pensare che alla morte del padre è Meritaton con
sua sorella minore Ankhes-en-pa-Aton a governare, senza lasciare spazio al
fratello più piccolo Tutankhaton. Ipotizziamo che quest’ultimo, come tutti i figli
reali, deve essere stato affidato a un precettore e a una nutrice. Con Meritaton,
che regna sotto il nome di Neferneferouaton, inizia quello che identifichiamo
come il ritorno all’ ortodossia, ovvero il ritorno a un sistema teocratico che non
mette più la legittimità del potere faraonico sotto la tutela esclusiva di Aton, ma
la reinserisce all’interno di una costellazione divina apertamente politeista. Tale
cambiamento in così poco tempo è probabilmente dovuto a pressioni interne
esercitate sulla giovane sovrana.
Il vero ritorno al passato pre-atonista lo avremo tuttavia con Tutankhaton che,
dopo essere stato lasciato da parte per circa tre anni, sale al trono con il nome di
Tutankhamon. È con il decreto chiamato oggi “stele della restaurazione” che il
giovane sovrano esprime la volontà di ritorno all’antico regime. Il regno di
Neferneferouaton viene espressamente negato dal nuovo faraone che si pone
come successore immediato di Akhenaton. Per evidenziare tale successione,
durante i primi anni del regno, Tutankhamon procede alla re-inumazione di
Akhenaton in una piccola tomba della valle dei re a Tebe. Tutankhamon si
volgerà poi verso un altro ascendente legittimatore, suo nonno Amenhotep III,
l’ultimo avo reale non coinvolto con la parentesi atonista.
Con Ramses I° e l’inzio della nuova dinastia, si vuole ancor di più sottolineare il
ritorno all’ordine dopo i guai della parentesi atonista di Akhenaton e dei suoi
immediati successori. Sarà tuttavia Ramses II a condurre la più feroce lotta
contro “l’eresia di Amarna”. Dobbiamo infatti a lui lo smontaggio sistematico dei
talatat per essere riutilizzati in altre costruzioni. D’altro canto sarà proprio lui
che svilupperà un ambizioso processo di divinizzazione della sua persona
sfruttando numerosi concetti teocratici inventati sotto Amenhotep III e
Amenhotep IV di cui conosceva bene l’opera e da cui fu senza dubbio
influenzato. La “dannatio memoriae” di Akhenaton, anche se condotta nella
versione ufficiale della storia, non fu mai dunque del tutto assoluta e un certo
ricordo, anche deformato, sopravvivrà nei secoli.

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