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Il brano è un estratto dell’epistola 90 di Seneca a Lucilio.

In questo passo viene esaltata


l’importanza della filosofia in quanto essa ci concede di vivere una vita onesta, contrapposta
a quella “semplice vita” che invece ci danno gli dei. Ciò che rende la filosofia un valore
importantissimo è il fatto che essa non sia innata, dunque l’uomo non nasce come sapiente
ma può diventarlo tramite un percorso personale.Seneca spiega poi quali sono i compiti
della filosofia: essa deve infatti indagare le verità ultime attorno al divino e all’umano per cui
va di pari passo con tutte quelle altre virtù come la religione o la giustizia. In particolare
Seneca nella seconda parte di questo estratto, partendo dal presupposto che la filosofia
insegni ad amare le divinità e l’uomo stesso, tramite un excursus sugli uomini primitivi e su
come vivendo secondo natura fossero mossi dal bene verso il prossimo, esprime quello che
vediamo essere forse un sentimento nostalgico di quei tempi.
Nell’ultima parte Seneca afferma la superiorità della natura in quanto guida e legge sia nel
mondo animale che in quello umano, in cui inevitabilmente vige la regola del più forte (dal
punto di vista fisico per gli animali, e morale per gli esseri umani).
Proprio per quanto riguarda la tematica legata al progresso dell’essere umano, che Seneca
ci descrive quasi con disprezzo, si possono trovare punti in comune con molte altre
personalità della letteratura. il primo con cui possiamo trovare una concordanza riguardo il
pensiero sul progresso è Leopardi, egli vedrà proprio nella civilizzazione e nell’avvento della
proprietà privata la causa dell’inizio della crisi dei valori primordiali dell’essere umano, causa
del cosiddetto pessimismo storico.
Più che nella letteratura soprattutto nella filosofia troviamo spesso il concetto di stato
naturale in cui gli uomini vivono secondo natura: un esempio è il filosofo olandese Baruch de
Spinoza che ispiratosi a Hobbes concorda su uno stato di natura primordiale in cui gli uomini
vivevano però facendo la guerra gli uni contro gli altri, la mancata possibilità di difendersi
porta l’uomo ad aggregarsi, creando così l’istituzione governativa.
Lo stesso Foscolo nel primo ottocento aveva sviluppato un ideologia pessimista e
materialista riguardo la storia proprio come Leopardi e Seneca. A causa della delusione
seguita al trattato di Campoformio il suo pensiero era mutato fortemente arrivando a una
concezione ciclica della storia e nella tendenza alla sopraffazione reciproca.
Dal punto di vista stilistico l’epistola non presenta le classiche caratteristiche dello stile
senecano; mancano infatti le sententiae tipiche e vediamo come i periodi sono molto più
ampi. Inoltre il sostantivo philosophia è associato al sostantivo sapientia in una sorta di
intento sinonimico. Le figure retoriche sono inoltre molto presenti: l’anafora di quod, molti
superlativi oppure il parallelismo tematico con gli uomini primitivi.

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