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Realismo e Neorealismo

Il Neorealismo è una corrente letteraria che si sviluppa nel dopoguerra (2 G.M.) ma che ha radici
nella cultura degli anni precedenti, ad esempio negli anni ’30 con “Gli indifferenti” di Moravia.
Nell'immediato secondo dopoguerra, infatti, si fa vivissimo negli intellettuali il bisogno di un
impegno concreto nella realtà politica e sociale del paese. L'antifascismo e la successiva adesione
ai moti di rivolta popolare determinano in molti scrittori l'esigenza di considerare la letteratura
come una manifestazione e uno strumento del proprio impegno. Durante questa temperie
politico-culturale tra gli intellettuali si apre difatti un dibattito riguardante la loro funzione. La
parola d'ordine diventa il sartriano (da Sartre, filosofo francese) engagement (impegno).
Questo diffuso bisogno di impegno concreto nel reale dà origine a romanzi ispirati alla Resistenza e
a importanti dibattiti che hanno per tema il ruolo e i doveri degli intellettuali nella società, il loro
passato rapporto col fascismo e quello attuale col Partito Comunista Italiano. I temi affrontati
riguardano la lotta armata, le esperienze di prigionia e deportazione. Inizialmente gli scrittori
neorealisti scelgono dei modelli da seguire. Il Neorealismo avverte la necessità di una nuova
cultura, aperta ai vari problemi letterari, economici e sociali. Nei rapporti con la politica, si
affermava che la cultura deve essere libera, non doveva quindi farsi serva della politica né doveva
abbassarsi a menzogne per onore di partito. In quegli anni si crea un linguaggio che viene dalla
voce di un popolo che agisce da protagonista, che racconta sé stesso e i fatti tragici cui si trova a
partecipare.
Le vicende della guerra e della lotta partigiana spingono a cercare un rapporto più diretto con la
realtà: questo rapporto è espresso nella stampa clandestina, nei diari di guerra, nelle
testimonianze più immediate che si esprimono anche attraverso il cinema (nasce nel 1942 con il
film Ossessione di Luchino Visconti e si sviluppa soprattutto negli anni compresi tra il 1943 e
il 1955).
I registi che operarono in quegli anni sono Roberto Rossellini (1906-1977), Vittorio De Sica (1902-
1974), Luchino Visconti (1906-1976) e Giuseppe De Santis (1917-1997).Provenienti da esperienze
molto diverse tra loro, De sica per esempio era un attore di teatro, Visconti era un regista d'opera,
De Santis proveniva dalla critica e Rossellini era un uomo di cinema fino agli anni Trenta, questi
autori vengono raggruppati nella definizione di "registi del neorealismo".
Essi trovarono infatti un denominatore comune nella volontà di dare una rappresentazione più
attenta della realtà italiana, nel tentativo non solo di raccontare storie, ma anche di guardare con
occhi nuovi all'ambiente che li circondava. In particolare, fu il paesaggio ad assumere un ruolo
inedito: se fino ad allora era rimasto a far da cornice ai personaggi che si trovavano al centro della
narrazione, con il Neorealismo l'ambiente salì in primo piano. Esso diveniva elemento portante di
una rappresentazione della realtà così come appariva allo sguardo dei registi nel tentativo di
offrire un'immagine diversa e più vera di un paese che usciva dalla dittatura e dalla guerra.
Il Neorealismo modificò soprattutto le condizioni di produzione dei film. Prima della guerra le
pellicole venivano girate quasi per intero in studio, con scenografie ricostruite, con l'assistenza di
numerosi tecnici specializzati e con attori professionisti. I registi neorealisti scelsero invece di
scendere in strada e di girare in esterni, con una troupe ridotta all'essenziale e spesso con attori
non professionisti, alla ricerca di una maggiore autenticità e di una resa più vivace del reale.

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