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Purtroppo, ci sono bambini che vengono maltrattati, poiché non è stato possibile bandire del
tutto gli abusi sui minori.
Occorre infatti dedicare grande attenzione ai comportamenti dei minori per cogliere
eventuali sintomi e indicatori di uno stato di disagio.
Bisogna procedere con cautela, cercando di analizzare i fatti in maniera oggettiva,
senza essere allarmisti ma neanche semplicisti.
*Nei casi di famiglie maltrattanti, spesso le visite dal pediatra sono poco frequenti o
inesistenti, il che rende difficile un intervento appropriato del medico.
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Altre figure professionali possono essere→ gli psichiatri, Che hanno in
→ gli psicoterapeuti cura gli adulti.
Nella realtà dei fatti, il più delle volte accade che il bambino, nel momento in cui
inizia a frequentare luoghi di socializzazione (nidi d'infanzia, scuola dell'infanzia…),
manifesti un comportamento di disagio che attira l'attenzione degli educatori o degli
insegnanti, ai quali può sorgere il dubbio di essere di fronte a un caso di
maltrattamento.
Spesso il rilevamento avviene proprio grazie alla professionalità e alla sensibilità di queste
figure.
Dopo la segnalazione ai servizi sociali di zona, occorre effettuare una diagnosi che
confermi l'abuso e ne determini le specificità.
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a. Radiografie, per rilevare eventuali traumi, contusioni e fratture.
La presa in cura del minore si basa su una terapia che può essere:
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LA TERAPIA BASATA SUL GIOCO
Tramite→ il corpo,
→ il movimento,
→ i temi e contenuti del gioco.
Dal punto di vista psicologico, il gioco si rivela un mezzo fondamentale per conoscere la
personalità del piccolo.
Il gioco in ambito terapeutico risulta decisivo per "entrare" nel mondo del bambino,
comprenderne comportamenti e stati d'animo.
In terapia il gioco viene osservato e ascoltato dal terapeuta, che ha il compito non
soltanto di cogliere gli aspetti singoli dell'attività ludica, ma avvicinarsi
emotivamente al piccolo paziente, decifrando le sue emozioni e fornendo una chiave
di lettura di quanto ha rappresentato giocando.
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LE CARATTERISTICHE DEL GIOCO NEI BAMBINI MALTRATTATI
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I CONTENUTI DEL GIOCO NEI BAMBINI MALTRATTATI
I giochi dei bambini maltrattati spesso hanno tematiche che ricorrono con
particolare frequenza, tra cui:
In particolare, nei casi di abuso sessuale possono emergere anche tematiche legate:
Difficilmente nel gioco compaiono figure dolci e amorevoli, mentre sono presenti di
frequente figure cattive e aggressive, che abbandonano i piccoli.
Nel momento in cui iniziano ad apparire personaggi teneri e premurosi, che
supportano, consolano e accudiscono nella giusta maniera, si può iniziare a sperare
di essere sulla "via della guarigione".
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LA TERAPIA BASATA SUL DISEGNO
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IL DISEGNO NEI BAMBINI MALTRATTATI
Alcuni bambini si rifiutano di disegnare, criticando la consegna che viene suggerita loro e/o
evitando di usare i colori.
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Una delle emozioni che traspare dal disegno dei bambini maltrattati è l'ansia, che si
può leggere→ nella velocità di esecuzione del disegno,
→ nella continua distrazione,
→ nell'agitazione psicomotoria,
→ nell'ascolto eccessivamente attento delle consegne.
Il bambino assume un atteggiamento di iperattenzione perché è preoccupato dalle
reazioni dell'adulto e vuole farsi accettare e voler bene.
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LE MODALITÀ DI INTERVENTO SUI FAMIGLIARI MALTRATTANTI
Ci sono persone più inclini a ricoprire questo ruolo e altre, che necessitano di un sostegno per
imparare la genitorialità.
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LA PREVENZIONE
Nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni 60, a causa dell'aumento delle separazioni
e dei divorzi.
Essa si riconosce come uno spazio di incontro in cui una terza figura imparziale e
neutrale aiuta i membri della famiglia a negoziare e a trovare un accordo sulle
questioni familiari più controverse.
Può risultare un trattamento utile in tutti quei casi in cui esista una conflittualità
elevata ma al tempo stesso gestibile.
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Il mediatore familiare che ha il compito di:
1. creare le condizioni per un dialogo costruttivo e uno spazio di ascolto
adeguato;
2. ridurre il conflitto tra i membri della famiglia, favorendo il raggiungimento di
accordi consensuali;
3. ascoltare e accogliere le esigenze di ciascuno, valorizzando i punti di vista di
entrambi i coniugi;
4. non esprimere giudizi né valutazioni sull'operato delle parti: non è chiamato a
proporre soluzioni, ma ad aiutare la coppia in crisi a negoziare per trovare
soluzioni accettabili da entrambi i componenti.
La mediazione familiare avviene in sedute di circa 1 ora / 1 ora e mezza ciascuna, con
cadenza settimanale o bisettimanale, che variano da un minimo di 6 a un massimo di
15 in relazione alle necessità della famiglia.
E preferibile che alle sedute non partecipino i figli, poiché è compito dei genitori
riorganizzare la vita familiare e prendere decisioni adeguate alla risoluzione dei
conflitti.
Per ottenere la qualifica di "esperto mediatore familiare" occorre conseguire una laurea specialistica
(preferibilmente in giurisprudenza, psicologia, sociologia, servizio sociale, scienze della formazione o
dell'educazione), per poi frequentare un corso di perfezionamento in mediazione familiare
organizzato da agenzie formative accreditate. Questa professione può venire esercitata sia in regime
di libera professione sia all'interno di strutture pubbliche o private.
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LA TERAPIA FAMILIARE BASATA SUL GIOCO
Il terapeuta deve considerare tutto ciò che accade all'interno del setting terapeutico
(contesto specifico e sicuro" in cui si svolge l'azione terapeutica).
Fa attenzione ai seguenti indicatori relativi al gioco:
1. la coreografia che fa da sfondo al gioco: verificare se gioca da solo o cerca la
presenza dei genitori, se li coinvolge o li rifiuta; importante anche la reazione
dei genitori al gioco scelto dal figlio, i commenti che fanno, la partecipazione;
2. l'analisi descrittiva del gioco occorre analizzare il pre-gioco e il gioco
rilevando eventuali ripetitività e contenuti maggiormente presenti, è
importante anche le modalità attraverso cui gioca (parla durante l'attività
ludica o sta in silenzio);
3. l'affettività del bambino e della famiglia: È importante cogliere l'umore dei
membri, la presenza di eventuali meccanismi difensivi e le emozioni, sia
quelle espresse sia quelle trattenute.
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4. la componente cognitiva e l'uso del linguaggio: è necessario comprendere la
complessità del gioco e il tipo di linguaggio che il bambino utilizza, mettendo
questi indicatori in relazione all'età e alle tappe evolutive di riferimento;
5. la componente simbolica: ogni gioco ha una propria valenza simbolica ed è
importante conoscere quale lettura ne dicano i genitori, in modo che il
terapeuta possa poi suggerire una lettura condivisa. In questo modo si evita
che le azioni del bambino vengano interpretate in maniera univoca o che egli
venga frainteso.
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I SERVIZI A DISPOSIZIONE DELLE FAMIGLIE E DEI MINORI
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2. Servizi a sostegno della genitorialità
Per sostenere la famiglia durante l'attesa e dopo la nascita del piccolo sono stati
istituiti i consultori familiari, i quali perseguono diverse finalità, tra cui:
Può accadere che i genitori non siano in grado di prendersi cura del figlio e di
assicurargli condizioni di benessere psicofisico adeguate. E bene sottolineare che
bisogna ricorrere all'inserimento in comunità soltanto nei casi di effettiva necessità,
in cui non vi sono alternative percorribili.
Nel caso in cui figli siano stati temporaneamente accolti in comunità, è importante
intervenire nei confronti→ dei minori (garantendo la tutela e realizzando un progetto
di intervento personalizzato),
→ dei genitori (aiutandoli a recuperare, potenziare e
mantenere le competenze genitoriali).
Ovviamente questo è possibile se i genitori non sono deceduti, se non sono emigrati in altri
Paesi o se il giudice non ha disposto il divieto di avvicinarsi ai figli.
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l'intervento viene fatto solo per il ragazzo risulterà più facile metterlo in atto ma con
un effetto meno duraturo.
Una volta risolti i problemi, non bisogna interrompere i rapporti tra genitori e figli,
ma, fare in modo che questi rapporti vengano risanati e rafforzati attraverso incontri
e scambi relazionali regolari.
Escluderli dalla vita del loro bambino non fa altro che alimentare la loro ostilità, che
diventa controproducente; bisogna cercare la loro collaborazione nel favorire il
raggiungimento degli obiettivi prefissati.
b. Le comunità
Questi bambini devono trattenersi nella comunità per un periodo breve, della
durata di qualche mese, non di anni.
La comunità, per come è organizzata, difficilmente riesce a fornire figure
stabili che possano assolvere il compito così delicato di essere una figura di
riferimento.
Gli operatori possono soddisfare i bisogni primari del bambino, ma non possono
assicurargli uno sviluppo affettivo adeguato, che sarebbe garantito dalla
famiglia. Perciò prima si riesce a trovare una famiglia adottiva al bambino
meglio è, per il suo benessere psicologico.
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○ Comunità per gestanti o per madri con bambino: Si occupano di ragazze
minorenni e non solo; si tratta di una comunità a cui si ricorre solo in
situazioni estreme e di effettiva necessità→ mancanza di familiari di riferimento,
→ disoccupazione,
→ problemi di natura psichiatrica,
→ status di immigrate.
L’obiettivo principale→ responsabilizzare le mamme affinché possano creare
condizioni di vita stabili per se stesse e per i loro figli, ad esempio trovare un
lavoro, una casa ecc.
La comunità di tipo familiare non deve sostituirsi alla famiglia di origine, ma,
deve fungere da anello di congiunzione con il minore, si ristabiliscano legami
soldi.
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○ Strutture post-comunità: compiuta la maggiore età, il soggetto non ha più i
requisiti per occupare un posto all'interno della struttura, si trova costretto a
lasciare, pur non avendo la possibilità di andare altrove.
A 18 anni si frequenta l'ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado
e non è ancora in grado di mantenersi da solo e di abitare per conto proprio.
Sono nate strutture che accolgono giovani dai 18 ai 20 o 21 anni, offrendo vitto
e alloggio per 1 o 2 anni al massimo. Si cerca di sostenere il ragazzo nel
conseguimento del diploma e nella ricerca di un lavoro e di un alloggio che
possano permettergli di diventare autonomo a tutti gli effetti.
I tempi di permanenza sono minimi, per evitare una dipendenza dai servizi
sociali.
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UN AMBIENTE TERAPEUTICO
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Fondamentale è che l'équipe stabilisca le regole in relazione alle specifiche necessità
dei minori.
Per far sì, poi, che esse vengano rispettate bisogna condividerle con i
bambini/ragazzi che vivono nella comunità e stringere una sorta di patto formativo.
Anche gli operatori devono osservare le regole, fornendo un modello di comportamento
che possa facilitare l'interiorizzazione delle norme condivise.
Se vengono violate, l'équipe può dare una punizione= no come unica modalità per
ottenere il rispetto delle regole.
Di fronte alla trasgressione→ ci si deve interrogare sul motivo che ha indotto quel
comportamento e non escludere che si tratti di una modalità usata dal ragazzo per
comunicare un disagio.
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LE PATOLOGIE NELLA CURA
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IL RUOLO DELLA GENITORIALITÁ
La patologia delle cure→ forme di maltrattamenti sui bambini ed è intesa come una
prassi educativa e di genitorialità errata.
Nello specifico, rientrano in questa definizione l’ipercuria, tipica del modello
educativo di iperprotezione, e l’incuria.
Gli studi sulla prevenzione dei comportamenti devianti e negligenti dimostrano che
ci sono alcune condizioni per le quali le condotte di trascuratezza possono
verificarsi con maggiore probabilità.
Nello specifico, è possibile analizzare il nucleo familiare ed individuare alcuni
fattori di rischio che sono alla base della messa in atto di maltrattamenti sui
bambini.
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Tre sono le categorie cliniche, per quanto riguarda la patologia nella
somministrazione delle cure:
1. l’incuria;
2. la discuria;
3. l’ipercuria
1. INCURIA
Incuria= mancanza di cure, di premure e di attenzioni da parte dei genitori verso i figli.
Ecco l’incuria medico-sanitaria può essere correlata ad uno dei fattori di rischio.
CONSEGUENZE DELL’INCURIA
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GLI INDICATORI DELL’INCURIA
1. Notizie sullo stato di salute: -notizie anamnestiche mancanti o parziali,
-assenza del monitoraggio dello stato di accrescimento e di azioni preventive
periodiche quali le vaccinazioni,
-disturbi organici,
- patologie croniche non adeguatamente curati o considerati.
2. Segnali fisici: - vestiti inadeguati all’età, al sesso, alla stagione;
- scarsa igiene e dermatiti recidivanti;
- distorsione delle abitudini alimentari con denutrizione o ipernutrizione;
-problemi di salute non riconosciuti dai genitori;
-rallentamento della crescita con rachitismo (quando il bambino viene
allontanato dalla situazione deprivante si assiste ad un graduale recupero di
statura e peso).
3. Segnali comportamentali: -ritardo del linguaggio,
-ritardo psicomotorio;
- iperattività e disturbo dell’attenzione,
- pseudoinsufficienza mentale;
- frequenti assenze scolastiche fino all’evasione dell’obbligo;
- scarso rendimento scolastico;
- frequenti incidenti domestici, ingestione di sostanze tossiche e difficoltà a
riconoscere il pericolo;
- pigrizia, svogliatezza e stanchezza;
- difficoltà di rapporto con i coetanei,
- tendenza alla adultomorfismo con inversione dei ruoli;
- disturbi alimentari,
- uso precoce di tabacco alcool e droghe,
- possibile sfruttamento lavorativo e sessuale.
LA DISCURIA
La discuria= quando le cure non sono adeguate al momento evolutivo.
Tali Cure si basano su un’immagine distorta che l’adulto si rappresenta del bambino.
Tale situazione è estremamente simile a quella del maltrattamento psicologico.
La discuria produce:
1. Anacronismo delle cure (ad esempio, alimentazione inadeguata per l’età)
2. Ritmi di acquisizione precoci (richieste irrealistiche del controllo sfinterico,
della deambulazione);
3. Aspettative irrazionali (richiesta di prestazioni superiori alla norma: deve
essere il più bravo).
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IPERCURA
L’ipercura= atteggiamento di cura esagerata ed eccessiva del bambino.
Questo comportamento si fonda su una visione non realistica del bambino e dei suoi
bisogni.
Può essere catalogata in 5 tipologie:
1. sindrome di Munchausen per procura,
2. medical shopping per procura,
3. help seeker,
4. abuso chimico,
5. sindrome da indennizzo per procura.
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