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ATTACCAMENTO Legame biologico, profondo e duraturo, che il bambino

instaura con una figura di riferimento, generalmente il genitore. È un sistema


biologico, sviluppatosi nel corso dell’evoluzione, finalizzato alla ricerca di
protezione, che consente al piccolo di crescere, diventare adulto e riprodursi così da
mantenere e trasmettere il proprio patrimonio genetico. La qualità del legame di
attaccamento che il bambino instaura dipende da 3 fattori: l’assenza o presenza delle
risposte del genitore alle sue richieste, la sensibilità e l’appropriatezza delle risposte
fornite ai suoi bisogni. Il legame di attaccamento inizia a svilupparsi durante la
gestazione, si consolida con la nascita e continua a crescere durante i primi 6 mesi di
vita del neonato. Fino ai 3 anni, però, la qualità del legame con il caregiver rimane
importante per poter diventare un adulto funzionale.

STILE DI ATTACCAMENTO Comportamento che il bambino mette in atto nei


confronti della propria figura di attaccamento quando ha bisogno di lei.

Lo stile di attaccamento di ciascun bambino riflette la storia dell’interazione con la


propria figura di riferimento ed è strettamente connesso alla capacità che quest’ultima
ha avuto di accogliere e soddisfare i bisogni del bambino.

I 4 pattern dell’attaccamento infantile


Attraverso la Strange Situation è stato possibile identificare quattro pattern
di attaccamento infantile. In questa procedura il bambino con la madre viene introdotto in
una stanza piena di giocattoli. In diversi momenti il bambino viene lasciato solo oppure in
compagnia di un estraneo per poi farlo ricongiungere con la madre per studiarne il
comportamento.

L’attaccamento può essere SICURO oppure INSICURO, nel caso di attaccamento di tipo
INSICURO questo può essere EVITANTE o AMBIVALENTE. Esiste anche un tipo
di attaccamento che prende il nome di DISORGANIZZATO che è stato identificato
solamente più tardi.

Questi stili di attaccamento possono essere quindi divisi o sulla base della sicurezza/
insicurezza oppure sulla base dell’organizzazione/disorganizzazione. Anche stili
di attaccamento insicuri come l’evitante sono caratterizzati da una organizzazione delle
risposte, a differenza dello stile disorganizzato che presenta un insieme incoerente di
risposte. Dalla ricerca emerge che tra i fattori più importanti nello sviluppo di uno stile di
attaccamento sicuro, di certo c’è la “sintonizzazione” tra madre e bambino, ovvero quella
capacità che permette alla madre di “entrare” nella mente del figlio, comprendere i suoi
bisogni e di rispondere in maniera adeguata.
Vediamo adesso nel dettaglio ogni stile di attaccamento, facendo un parallelismo tra
bambino e genitore.
1) SICURO (B): il bambino protesta vivacemente al
momento della separazione dalla figura di
attaccamento, continua a cercarla durante la sua
assenza, e si calma prontamente alla riunione con
lei.
Tale bambino appare determinato e sicuro nella sua ricerca del genitore, e anche sicuro
del conforto che questi gli offrirà al momento del ricongiungimento.

Avrà un genitore che all’Adult Attachment Interview (AAI) è risultato appartenere alla
categoria FREE (F), libero, per la caratteristica libertà di riflessione, argomentazione e
ricordo della propria infanzia; il suo discorso è risultato coerente durante la descrizione
delle esperienze di attaccamento, è attento alle domande dell’esaminatore, dà segni di
considerare il proprio stato mentale tenendo conto dello stato mentale dell’esaminatore.
Considera il bisogno umano di cura e di protezione come adeguato e normale. Non
necessariamente racconterà episodi felici, è possibile che racconti episodi traumatici. Non
necessariamente tali adulti, da piccoli avevano un pattern di attaccamento (B), ma ciò che
emerge al momento dell’AAI è che lo stato mentale relativo all’attaccamento è sicuro.

Dallo stato mentale dell’adulto si può prevedere il pattern di attaccamento del bambino e
viceversa, ciò dimostra la trasmissione intergenerazionale ma può capitare che tale
trasmissione si interrompa ed evolva in modo positivo per avvenuta presa di
consapevolezza.

2) INSICURO/EVITANTE (A): il bambino che


appartiene a questa categoria reagisce con
apparente indifferenza alla separazione dalla figura
di attaccamento.
L’indifferenza è apparente perché è possibile dimostrare, attraverso la registrazione della
frequenza cardiaca che è presente una notevole attivazione emozionale, non desumibile
dal comportamento perché ipercontrollata o repressa dal bambino.

Nel momento della riunione, questi bambini non solo mantengono la loro apparente
indifferenza, ma tendono attivamente a evitare il contatto fisico, e talora solo il contatto di
sguardi, con il genitore.

Questo pattern di attaccamento è contrassegnato con la lettera A perché è stato il primo


ad essere identificato, è chiamato evitante, per la sua marcata caratteristica
comportamentale, che è appunto l’evitamento della figura di attaccamento, da parte del
bambino al momento della riunione.

E’ stato dimostrato che l’attaccamento di tipo (A) è legato ad un comportamento


respingente da parte della figura di attaccamento durante il periodo che va da circa otto
mesi ai dodici mesi. I bambini evitanti rivolgono cioè la loro attenzione all’ambiente, in
quanto probabilmente non hanno sentito disponibilità psicologica sufficiente da parte della
figura di attaccamento.
Il protocollo delle figure di attaccamento all’AAI è molto piccolo ed anche se contiene
aggettivi positivi, tali aggettivi non sono collegati a racconti di episodi piacevoli ma al
contrario gli episodi raccontati sono spiacevoli. Quindi gli aggettivi positivi e la poca
memoria portano a pensare ad una idealizzazione dei propri genitori anche se tendono poi
a negare l’influenza esercitata dalle prime esperienze sul loro successivo sviluppo o sulla
loro attuale personalità. La categoria a cui appartengono è definita DISMISSING (D),
distanziati.

3) INSICURO/AMBIVALENTE (C): i bambini che hanno questo


tipo di pattern di attaccamento mostrano un notevole disagio al
momento della separazione dalla igura di attaccamento,
piangendo rabbiosamente o lasciandosi andare ad attacchi di
collera.
Al momento della riunione non riescono a farsi consolare e mostrano un comportamento resistente,
oppure possono manifestare comportamenti passivi.

E’ chiamato ambivalente (il bambino sembra ambivalente nei confronti della figura di attaccamento,
desiderandone la presenza ma anche rifiutando il conforto che dovrebbe derivare dal suo abbraccio)
o resistente (per la caratteristica resistenza a ricevere conforto mostrata nel momento del
ricongiungimento).

Il genitore del bambino ambivalente appare notevolmente problematizzato dalle proposte di


riflessione sui bisogni di cura e di attenzione che sono continuamente implicate dalle domande
dell’intervistatore durante la AAI.

Le figure di attaccamento all’AAI raccontano in maniera non organizzata e coerente, ma arrabbiata


o passiva, e in qualche modo non risolta, numerosi ricordi riguardanti le loro esperienze
di attaccamento; il quadro che forniscono non è chiaro e si rileva che esse sono ancora coinvolte
nelle relazioni con le proprie figure di attaccamento in qualche modo ancora attive nei loro pensieri.

Tali atteggiamenti appartengono alla categoria (E) dall’inglese ENTANGLED,(invischiato), ovvero


PREOCCUPIED (problematizzato), ad indicare che la figura di attaccamento del bambino C è
ancora occupata a dirimere, senza successo, dubbi e intensi conflitti emozionali inerenti il valore
dell’attaccamento. Sono rimasti prigionieri della relazione di attaccamento, lottano ancora per
conquistare l’autonomia, o sono vinti in una resa passiva.

L’impressione globale è quella di trovarsi di fronte ad individui con una sottile confusione tra sé e il
genitore e quando si avvicinano al proprio bambino lo fanno con un coinvolgimento non sereno.

4)DISORGANIZZATO (D): questo quarto pattern è


caratterizzato da una notevole disorganizzazione
del comportamento di attaccamento, sia al
momento della separazione che dopo la riunione.
f
I bambini che mostrano questo pattern reagiscono alla separazione e al ricongiungimento
con comportamenti contraddittori simultanei o in rapida successione.

Le loro risposte al momento della riunione possono andare dalla ricerca intensa di
vicinanza a comportamenti marcati di evitamento; oppure, al ritorno della figura
di attaccamento, mostrano spavento, stereotipie o comportamenti bizzarri; oppure
possono deviare il loro cammino verso il genitore rientrato nella stanza per andare a porsi,
all’improvviso, con la faccia rivolta alla parete.

La tipologia (D) è più comune tra i bambini abusati o figli di genitori con disturbi di natura
depressiva.
Questi bambini falliscono nell’organizzazione del comportamento di attaccamento.

Il genitore del bambino disorientato-disorganizzato appare impegnato nell’elaborazione


problematica di eventi luttuosi o traumatici che hanno costellato la propria esperienza con
l’attaccamento. Poiché le caratteristiche salienti nelle interviste dei genitori dei bambini D
riguardano la mancata elaborazione di traumi e/o lutti, il loro atteggiamento è denominato
UNRESOLVED.

Il bambino con attaccamento disorganizzato-disorientato si è trovato, nel corso del suo


primo anno di vita, ad interagire con un genitore turbato dal continuo e frammentario
emergere alla coscienza di dolorose, e spesso terrorizzanti, memorie relative a lutti e
traumi, la frammentarietà e compulsività nella rievocazione di un lutto o di un trauma è
uno dei principali contrassegni della sua mancata elaborazione.

Ciò conduce il genitore ad assumere atteggiamenti ed espressioni di dolore, paura, o


talora improvvisa e immotivata collera, mentre risponde alle esigenze di attaccamento del
bambino. Tali emozioni espresse dal genitore non possono che spaventare il bambino,
tanto più che un piccolo di pochi mesi non può comprendere il loro motivo e la loro origine
(motivo e origine, fra l’altro, di cui il genitore unresolved è spesso a sua volta
inconsapevole o solo semi-consapevole).

Si crea così una particolare condizione di circolarità paradossale nell’attivazione del


sistema di attaccamento del bambino: la paura lo spinge a cercare la vicinanza del
genitore, regola innata del sistema di attaccamento, mentre è il genitore stesso che lo
spaventa. C’è qui la base per una iperattivazione del sistema di attaccamento. E’ stato
ipotizzato che proprio tale attivazione senza via di uscita possa eccedere le capacità di
attenzione e coscienza del bambino, portandolo a quel peculiare disorientamento,
attenzione dispersa, perdita di finalità dell’azione, espressioni che suggeriscono uno stato
alterato di coscienza.

Mary Main, ha dimostrato come la disorganizzazione può esprimersi con modalità


molteplici, ma accomunate dalla presenza simultanea, o in rapida successione, di azioni
fra loro incompatibili o dotate di finalità inconciliabili, come il manifestare una condotta
priva di orientamento o finalità.
Questi bambini ci appaiono disorientati, potremmo impropriamente dire distratti, quasi
isolati in se stessi e distaccati dal mondo che li circonda.

Sono anche considerati casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si


muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in un’altra direzione, in modo
da evitarne lo sguardo, o quelli in cui la richiesta di vicinanza è immediatamente seguita
da chiare manifestazioni di paura, di immobilità improvvisa o di fuga.

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