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CONTESTO STORICO

Il periodo che va dagli anni 80 dell'ottocento alla prima guerra


mondiale è caratterizzato, almeno in apparenza, da una grande
stabilità. È il momento in cui la potenza europea raggiunge il suo
culmine e la pace viene mantenuta tra gli Stati Nazionali. Tuttavia
dietro questa apparente stabilità si celano dirompenti
contraddizioni: le società si avviano, inesorabilmente, verso il
declino e la dissoluzione.
Nella seconda metà dell'ottocento il sistema industriale subisce
delle profonde trasformazioni, le quali proseguono e arrivano a
compimento nei primi decenni del novecento: si parla infatti di
"seconda rivoluzione industriale". In primo luogo a cambiare è il
volto delle imprese, costituite da società per azioni che agiscono
a livello internazionale. Esse sono chiamate "multinazionali".
Contemporaneamente, cambia l'organizzazione interna del
lavoro, grazie all'introduzione della catena di montaggio e alla
razionalizzazione delle attività: i tempi morti vengono ridotti al
minimo o eliminati del tutto e il lavoro dell'operaio diventa più
monotono e ripetitivo, come avviene nel film "Tempi moderni" di
Charlie Chaplin.

Video : https://youtu.be/uQ7CgezgqJQ
Secondo Frederick Taylor, al quale si deve la prima applicazione sistematica della nuova modalità,
il Taylorismo, frazionare e analizzare con rigore le singole mansioni permette di ottimizzare la resa,
controllando in modo continuo l'attività degli operai.
A cominciare dagli stabilimenti dello statunitense Henry Ford, la produzione in serie si diffonde. Il
mercato cambia volto, e si avvicina straordinariamente ai meccanismi attuali: si diffondono i
magazzini, il pagamento a rate, la pubblicità, la moda e nel complesso i beni di consumo.
Il settore terziario acquista nel giro di pochi anni un peso notevole: nel primo decennio del
novecento, gli impiegati dei servizi rappresentano ormai un terzo della popolazione
attiva.
Il nuovo settore apre alle donne nuove opportunità di impiego, tanto che alcune
categorie di lavori divengono tipicamente femminili.
A causa della forte coscienza di una differenza di genere tra donne e uomini, si
affermano i primi movimenti femministi: il più celebre e agguerrito è quello delle
suffragette inglesi che lottano affinché venga riconosciuto alle donne il diritto di voto.

La nuova forma attraverso cui si esprime la partecipazione politica è il


partito di massa: un'organizzazione politica rigidamente strutturata, con
organi direttivi e strumenti di propaganda, che si fonda sul numero degli
iscritti e sul consenso di massa.
I primi partiti a organizzarsi sono quelli d'ispirazione marxista. I tentativi di
stabilire una linea d'azione unitaria a livello europeo tra i diversi partiti di
sinistra naufragano sia a causa dei contrasti tra le diverse nazioni, sia a
causa della spaccatura tra riformisti e rivoluzionari. Il nazionalismo, dalla
fine dell'ottocento in poi,
assume connotati aggressivi:
si diffondono le ideologie
razziste e l'antisemitismo.
In concreto, il terreno principale di competizione di conflitto tra i vari Stati è
rappresentato dall'espansione coloniale. Per far fronte al sorgere continuo
di tensioni di contrasti gli Stati europei tendono a stringere alleanze in
funzione difensiva o offensiva: si delineano così due schieramenti.
Le potenze liberali sono composte da Francia, Inghilterra, alleati con la
Russia e in seguito con l'Italia; mentre gli imperi centrali sono costituiti da
Germania e Austria, accomunati invece dalla tendenza autoritaria e
antidemocratica.

Al sistema di alleanze se aggiunge la messa a punto di una moderna ed


efficiente macchina militare. In tutti paesi l'esercito è fondato sulla leva di
massa e sulla coscrizione obbligatoria. La prima guerra mondiale
rappresenta la principale ed inevitabile conseguenza dei fenomeni
caratterizzanti della fine del XIX secolo e l'inizio del XX.

La filosofia positivista e la nascita


delle scienze sociali
Per Positivismo si intende tutto ciò che è concreto, reale, sperimentabile, in contrapposizione
a ciò che è astratto e metafisico, ma anche ciò che è utile al miglioramento materiale
dell'uomo.
• La scienza è l'unico metodo per raggiungere una vera conoscenza, e in particolare le
scienze naturali
• Lo studio della sociologia come indagine scientifica dei rapporti naturali che vincolano gli
uomini
•L'ottimismo legato alla fiducia nella scienza, vista come disciplina che può risolvere qualsiasi
problema dell'uomo.
• L'idea che la filosofia abbia il compito di organizzare e coordinare i risultati delle singole
scienze specialistiche, ovvero la riduzione della filosofia da scienza prima a scienza generica con compiti di controllo
Massimi esponenti:
August Comte (1798-1857) e il suo Corso di filosofia positiva (1830-1842) in cui delinea i caratteri di un vero
e proprio "sistema generale delle concezioni umane" che abbraccia l’insieme dei fenomeni naturali ed umani.
Il sistema di Comte si fonda su di una precisa idea di sviluppo della
storia e della società: la legge dei tre stadi.

Max Weber (1864-1920)


Riprende la discussione del metodo sociologico: accetta l’idea che la
realtà sia un’infinita serie di eventi e che noi diamo senso a questi
eventi valutandoli e assegnando loro valore.
Avalutatività delle scienze sociali: La sociologia non è la scienza dei
valori ma studio dei comportamenti rispetto ai valori. Posto un valore,
la sociologia studia come gli uomini si comportano rispetto a quel
valore.
Rapporto degli uomini con il potere: La potenza è una dominazione
arbitraria sugli altri, il potere è una dominazione in certo senso accolta
o a cui non si può negare obbedienza.

Èmile Durkheim (1858-1917)


Teorie olistiche: occorrono delle regole per lo studio del metodo sociale
e decide di allontanarsi dalle regole biologiche e fisiche • Concetto di
fatto sociale: la società, fin dalla nascita, forma gli individui secondo i valori e i comportamenti che sono propri
dell’epoca in cui l’individuo vive. • Modello funzionalista: l’ordine e l’integrazione sono ottenuti dall’attore sociale
tramite l’assimilazione dei valori e delle norme morali dominanti.
Scenario Letterario
Nel mondo della letteratura, il Novecento è il secolo che
rischia di più, che sperimenta fino al limite, che mette in crisi
più volte la funzione della parola scritta e la sua tradizione per
poi più volte recuperarla.
I Futuristi proclamano nello stesso tempo la fine della
letteratura intesa come mezzo espressivo che segue regole
tradizionali e la nascita di una nuova visione estetica
complessiva dove sono coinvolte tutte le arti.
Il Surrealismo porterà all’eccesso la sperimentazione,
rovesciando il rapporto tra mondo della veglia e mondo onirico
a favore del secondo, e prospettando una scrittura guidata
dall’inconscio.

“Trasformare il mondo, ha detto Marx, cambiare la vita, ha


detto Rimbaud. Queste due parole d’ordine sono per noi
una sola”
- André Breton

Nella narrazione si prende coscienza che un evento non si può più narrare secondo
una progressione lineare, è venuta meno la coerenza tra il prima e il dopo, il mondo
è ormai un insieme disgregato che il narratore non può più fingere di tenere insieme,
così come il personaggio non può applicare le sue straordinarie qualità a nessuno
scopo reale, anche se persegue sempre il principio dell’esattezza.
Con Il Fu Mattia Pascal arriva a far raccontare la propria storia a un uomo che in
realtà non è ormai nessuno, non ha identità se non quella che gli viene appunto
dal raccontare come ha perso ogni identità possibile

Luigi Pirandello (1867 - 1936)


Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz (1861 - 1928) i cui temi più profondi sono quelli dell’identità
individuale e dei fantasmi dell'io: fu interprete del “male di vivere” e della crisi delle certezze dell'uomo
contemporaneo e delle ipocrisie sotterranee della classe media, presentate nel suo libro La Coscienza
Di Zeno.
Nelle opere di Pirandello e di Svevo troviamo rappresentata la solitudine dell’uomo moderno, che ha
perduto la fede nei valori della società romantica e positivistica e non ha più certezze, in un mondo
sconvolto dalle guerre e umiliato dalle dittature.

Arte nel ‘900


Il 1905 è dal punto di vista artistico, un anno pieno di rivoluzioni. Il movimento più famoso è quello della
Seccesione viennese: pittori, scultori e architetti mettono in discussione l'arte accademica, i paradigmi
artistici vigenti all'epoca per riuscire ad esplorare le espressioni più anticonformiste dell'arte.

Il palazzo della Seccesione, progettato da


Olbrich su commissione degli artisti della
Seccesione, è il simbolo del movimento
culturale e artistico viennese. Il palazzo è del
tutto svincolato dai canoni classici e ospitò
mostre di Van Gogh, Gauguin, Munch. Per la prima
volta lo spazio stesso in cui viene allestita una mostra è considerato a sua volta un'opera d'arte.

Al piano interrato del palazzo si può visitare il "Fregio di Beethoven" di


Gustav Klimt. L'opera, lunga 34 metri, è una grandiosa interpretazione
pittorica della Nona Sinfonia di Beethoven.

Un altro grande artista che fa parte della Seccesione viennese è Egon


Schiele. La sua arte è innovativa e trasgressiva, rompendo ogni
canone classico di bellezza artistica del periodo. Numerose sono le
raffigurazioni di donne con un appetito sensuale insaziabile che sfoga
nell'ossessione auto erotica.
Il Cubismo è un'espressione artistica che si distacca totalmente dai dogmi accademici.

Questo movimento è completamente distinto e fondante rispetto a molte altre correnti e


movimenti che si sarebbero successivamente sviluppate. Tuttavia il cubismo non è un
movimento capeggiato da un fondatore e non ha una direzione unitaria.

Sicuramente il quadro simbolo del cubismo è l'opera di Picasso "L'estate Demoiselles d'
Avignon" raffigurante sei prostitute in un bordello.

Si può tuttavia individuare in Paul Cézanne, un pittore che nelle sue solitarie sperimentazioni
è stato in grado di prefigurare quelli che saranno lo stile, la visione e le tematiche cubiste. A
partire dalla sua mostra pittorica, Cézanne introdusse nuovi schemi e visioni artistiche che
rivoluzionarono per sempre la concezione di arte. Nel cubismo si possono individuare tre
fasi:

Cubismo formativo (1907-1909): semplifica le forme e riduce a pari volumi.


Cubismo analitico (1909-1912): raffigura il soggetto guardandolo da diversi punti di vista
come accadeva nella visione prospettica. Le forme vengono scomposte e ricomposte sulla
tela. Questo però rende i soggetti dei punti spesso quasi indecifrabili e difficili da
comprendere.

Cubismo sintetico (1912-1915): semplifica le forme scomposte inserendo piani larghi e


colorati. Spesso è adottata la tecnica del collage polimaterico, cioè fatto con giornali, cartoni,
tele cerate, carte da gioco. Non c'è scopo narrativo: i soggetti, senza importanza, sono
ripetuti numerose volte.

LA RICERCA SCIENTIFICA NEL ‘900


Albert Einstein nacque ad Ulm il 14 marzo del 1879 da una benestante famiglia ebraica, figlio di Hermann Einstein, proprietario
di una piccola azienda che produceva macchinari elettrici, e di Pauline Koch.
Frequentò una scuola elementare cattolica; all'età di cinque anni il padre gli mostrò una bussola tascabile ed Einstein si rese
conto che qualcosa nello spazio "vuoto" agiva sull'ago spostandolo in direzione del nord; avrebbe descritto in seguito
quest'esperienza come una delle più rivelatrici della sua vita.
A causa di diversi dissesti economici la famiglia Einstein dovette trasferirsi di frequente: dapprima a Monaco di Baviera, poi nel
1894 a Pavia, dove Albert scrisse il suo primo articolo scientifico, e due anni dopo a Berna in Svizzera.
Quando la famiglia si trasferì a Milano Einstein, allora diciassettenne, restò in Svizzera per proseguire gli studi, che presto
abbandonò per ricongiungersi con la famiglia.
Durante il primo anno di studi al Politecnico federale di Zurigo, nel 1896, conobbe Mileva Marić, di cui s'innamorò.
Nel 1903 Albert e Mileva si sposarono in municipio. In seguito Mileva diede alla luce
due figli: Hans Albert (1904), che sarebbe diventato ingegnere ed Eduard (1910)
che, nonostante le sue capacità nella musica e negli studi, fu travolto dalla malattia
mentale e trascorse gran parte della sua vita tra la casa materna di Zurigo e
l'ospedale psichiatrico Burghölzli.

Dopo il diploma Einstein trovò lavoro presso l'ufficio


brevetti di Berna. Insieme all'amico e collega di
lavoro Michele Besso fondò un gruppo di
discussione chiamato "Accademia Olimpia", dove si
discuteva di scienza e filosofia.
Il 17 aprile del 1955 fu colpito da una improvvisa
emorragia causata dalla rottura di un’aneurisma
dell'aorta addominale, arteria che era stata già
rinforzata precauzionalmente con un'operazione
chirurgica nel 1948. Fu ricoverato all'ospedale di
Princeton, dove morì nelle prime ore del mattino del giorno dopo (ore 1.15 del 18 aprile 1955) a 76 anni.

1905 ANNUS MIRABILIS


L’anno più glorioso di Einstein fu il 1905 conosciuto come “Annus Mirabilis”.
È una locuzione latina, traducibile in italiano come "anno meraviglioso" o "anno di
meraviglie”.
Secondo l’Oxford English Dictionary, la frase fu impiegata per iscritto per la prima volta nel
titolo dell'omonimo poema del poeta inglese John Dryden, riguardante gli eventi del 1666.
Infatti, nonostante l'Inghilterra fosse stata colpita da una grave calamità come il Grande
incendio di Londra, Dryden scelse di interpretare l'assenza di disastri maggiori come il frutto
di un salvifico intervento divino, in quanto la presenza del "666" - numero di Satana- lasciava
presagire ad eventi ben più nefasti.

Sono noti col nome di Annus Mirabilis Papers, i quattro articoli pubblicati da Albert
Einstein nel 1905 sul giornale scientifico Annalen der Physik.
Tali articoli affrontavano sotto una nuova ottica l'effetto fotoelettrico e il moto browiano,
formulavano la relatività ristretta e stabilivano l'equivalenza massa-energia, rivoluzionando
la fisica classica.

Titoli dei 4 scritti:


"Un punto di vista euristico sulla produzione e la trasformazione della luce" - sull'effetto fotoelettrico
"Il moto di piccole particelle sospese in liquidi in quiete, secondo la teoria cinetico-molecolare del calore” - sul moto browniano
"Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento” - sulla relatività speciale
"L'inerzia di un corpo dipende dal contenuto di energia?” - sull'equivalenza tra massa ed energia.

La definizione di Annus Mirabilis venne data al 1905 proprio in seguito alla pubblicazione a breve distanza l’uno dall’altro di questi quattro brevi, ma
rivoluzionari, articoli fondativi della fisica moderna.
La locuzione è oggi usata anche in riferimento ad anni diversi caratterizzati da eventi, o da aspettative, di capitale importanza, in varie epoche storiche:
Medioevo
Il 1484 fu oggetto, di diffuse profezie astrologiche che lo indicavano come un anno di frattura e di mutazioni epocali. Infatti di lì a poco si sarebbe aperta
un'epoca di trasformazioni epocali, con la fioritura del Rinascimento e l'inizio dell'età delle grandi esplorazioni geografiche e dei contatti con il Nuovo Mondo.
Età moderna e contemporanea
il 1543 individuato come anno d’inizio della rivoluzione scientifica,
il 1666 in cui Isaac Newton fece una serie di importanti scoperte
il 1905 per la pubblicazione degli Annus Mirabilis Papers di Albert Einstein sulla fisica
il 1922 per la letteratura inglese nel quale escono due capolavori del modernismo “The Waste Land” di T.S. Eliot e “Ulysses” di James Joyce.

Presentazione on line: link - https://www.emaze.com/@AOOZIQZRI/natural

EFFETTO FOTOELETTRICO
L’Effetto Fotoelettrico rappresenta l’emissione di elettroni da una superficie solitamente metallica, quando questa viene colpita da una radiazione
elettromagnetica avente una certa frequenza (luce)

Presentazione: Effetto fotoelettrico

Esperimento di Lenard: Fenomenologia sperimentale

La luce: la natura della luce


GLI ESPERIMENTI MENTALI
IL PARADOSSO DEL NONNO
I viaggi nel tempo sono impossibili? Il tempo scorre solo in avanti ma se
potessimo tornare indietro nel tempo e uccidere nostro nonno cosa
succederebbe? I nostri genitori non sarebbero nati e quindi neanche noi, di
conseguenza noi stessi non saremmo potuti tornare indietro nel tempo per
uccidere il nonno.

TRE POSSIBILI SOLUZIONI:

CONGETTURA DI PROTEZIONE CRONOLOGICA DI S. HAWKING


ipotizza che le leggi della fisica impediscano la nascita di curve temporali
chiuse e quindi che è impossibile viaggiare a ritroso nel tempo e ciò implica la non esistenza di tutti i paradossi che implicano ciò.
Mentre è possibile viaggiare nel futuro poiché non esistono paradossi, purché non si faccia ritorno .

GENERAZIONE DI UNIVERSI PARALLELI


Ogni interferenza del passato genera una linea temporale diversa:
ESEMPIO Se torno indietro nel tempo creo una nuova linea temporale dove io e la mia famiglia non esistiamo però se
creo una nuova linea temporale non posso più tornare indietro alle condizioni iniziali e quindi impossibile un
Francesco torna indietro nel futuro in cui esistiamo io e la mia famiglia.
tempo e uccide suo nonno.
PRINCIPIO DI AUTOCONSISTENZA DI NOVIKOV:
Tre ipotesi :
Per cui è impossibile modificare la storia con un viaggio indietro nel tempo poiché la storia non si può
1) la persona che uccide non è modificare.
veramente suo nonno
2) Francesco ha ucciso suo Queste sono tutte teorie poiché i viaggi nel tempo sono ancora impossibili.
nonno ma solo dopo che egli ha
concepito suo figlio (padre di
Francesco)
3) Saranno gli eventi stessi a https://www.youtube.com/watch?v=XApSOThAfU8
impedire l'omicidio e sarà magari
lo stesso viaggio nel passato a
causare la nascita di Francesco .
IL PARADOSSO DI ACHILLE E LA TARTARUGA
Achille detto il più veloce è situato nella posizione A, è presente anche una tartaruga che si trova in un punto B più avanzato rispetto a A. La domanda è:
riuscirà Achille a raggiungere la tartaruga?
Immaginiamo la gara fra i due: Achille scatta veloce e in un certo tempo t raggiunge il punto in cui era
la tartaruga. Ma nel frattempo, la tartaruga stessa ha percorso un certo spazio. In un baleno, Achille
raggiunge il punto in cui era la tartaruga. Però essa non è più lì: sia pur di poco, ha percorso un altro
spazio.
Achille lo supera facilmente, ma ... ecc. ecc. Così Achille - conclude Zenone - si avvicina sempre alla
tartaruga, ma non la raggiunge mai. Questo paradosso fu elaborato da Zenone di Elea (circa 500 a.c
ed è giunto a noi grazie alle descrizione di Aristotele nella fisica) , il quale cercò di definire due piani
della realtà :
1) il piano logico , nel quale Achille non raggiungerà mai la tartaruga per via del suo vantaggio
2) il piano reale , dove Achille oltre ad annullare il distacco sulla tartaruga la supererebbe vincendo la
sfida . La soluzione classica di questo paradosso analizza la somma degli infiniti intervalli temporali
che abbiamo considerato. Immaginiamo che Achille impieghi nove decimi di secondo per percorrere
i primi dieci metri. Nel frattempo la tartaruga si sarebbe spostata di un ulteriore metro; per coprire
anche questa distanza Achille impiegherebbe nove centesimi di secondo; per il successivo decimetro nove millesimi, e così via. La somma degli intervalli
di tempo impiegati (espressa in secondi) sarebbe quindi:

0.9 + 0.09 + 0.009 + 0.0009 + ...

Da un punto di vista matematico questa somma di infiniti termini converge (è sempre minore di uno) ed il suo limite è uno. Il tempo però, come sappiamo
bene, continua a scorrere. Zenone, quindi, avrebbe dimostrato che Achille non riesce a raggiungere la tartaruga prima che sia trascorso un certo tempo
(con le nostre ipotesi, un secondo). Se il tempo continua a scorrere, però, Achille raggiunge e supera la tartaruga. Mentre secondo la concezione della
meccanica quantistica Achille e la tartaruga non sono oggetti che possiamo rappresentare con esattezza, ma semplicemente delle entità su cui possiamo
effettuare delle misurazioni. Ad un certo punto, però, la distanza tra i due diventa così piccola che non ha più senso effettuare una misura: l’indeterminazione
sarebbe eccessivamente elevata.

IL PARADOSSO DELL'ASTA NEL FIENILE


Alla base di questo paradosso vi è l'idea che a velocità prossime a quella della luce, un oggetto diventa più corto rispetto allo stato di quiete. Secondo

Einstein, infatti, lo spazio ed il tempo si deformano in prossimità di corpi molto massicci, oppure quando un corpo si muove a una velocità esageratamente
alta tale da essere comparabile a quella della luce. La situazione è questa: l'atleta inizia a correre verso il fienile, che è aperto, a una velocità vicino a quella
della luce. Il risultato previsto, in base a quello che erano le premesse, sarà quello per cui l'asta comincia ad accorciarsi fino al momento in cui sparirà
all'interno del fienile prima di riapparire dal lato opposto.

IL PARADOSSO DEI GEMELLI


Il paradosso dei gemelli è un esempio utile per spiegare la teoria della
relatività del tempo di Albert Einstein.
Il tempo non scorre allo stesso modo per tutti. Quando ci si muove a velocità
elevate oppure in situazioni di forte gravità, il tempo scorre più lentamente.
Vuol dire che se per me passano dieci secondi, per un'altra persona ne
potrebbero passare soltanto cinque. La relatività del tempo non è però
osservabile sulla Terra in quanto gli effetti sono infinitesimali e poco visibili,
essi si possono vedere soltanto se si viaggia a velocità molto alte. Per questo
motivo si utilizza il classico esempio dei due gemelli. Per facilitarne la
spiegazione di questo fenomeno

Ci sono due gemelli di 40 anni. Uno dei due è un astronauta e sta per partire
in un viaggio a bordo di un'astronave. L'astronave deve raggiungere una
stella a 10 anni luce e poi tornare sulla Terra.

Se viaggia a 2/3 della velocità della luce e la stella dista 10 anni luce,
l'astronave impiega 15 anni per raggiungerla e altri 15 per tornare sulla Terra.
Quando l'astronauta torna a casa il suo gemello ha 70 anni, mentre lui ha
otto anni in meno, ha 62 anni.
Durante il suo viaggio sull'astronave il tempo è trascorso più lentamente, perché il razzo si è spostato a velocità elevatissime. Sulla Terra, invece, il tempo
ha continuato a scorrere normalmente. Applicando la formula della dilatazione temporale, ci si accorge che i 30 anni terrestri equivalgono a 22 anni
dell'astronave. Il gemello in viaggio nello spazio non si è accorto della relatività del tempo, per lui il tempo ha continuato a trascorrere normalmente. Tuttavia,
se avesse potuto vedere la vita sulla Terra in tempo reale, avrebbe visto tutti muoversi velocemente.

D'altra parte, se il gemello sulla Terra avesse potuto vedere suo fratello astronauta in tempo reale, l'avrebbe visto muoversi al rallentatore. Per entrambi i
gemelli il tempo ha continuato a scorrere normalmente ma a velocità differenti e nessuno si è accorto di nulla.

“Il paradosso non consiste nel fatto che i due gemelli abbiano un'età diversa, come molti pensano, bensì su quale
dei due gemelli debba essere più vecchio dell'altro.”
Sia la Terra che l'astronave sono due sistemi inerziali differenti perciò non esiste un sistema preferibile tra i due.
Se l'astronauta guardasse la Terra dal suo punto di vista la vedrebbe allontanarsi molto velocemente durante il viaggio di andata e avvicinarsi molto
rapidamente durante quello di ritorno. Dal punto di vista dell'astronave è la Terra a muoversi a 2/3 della velocità della luce. Mentre la vita a bordo sembra
tranquilla e normale. Pertanto, se il sistema di riferimento fosse quello dell'astronave e non quello della Terra, al suo ritorno l'astronauta dovrebbe trovare
il suo gemello molto più giovane di lui. L'astronauta resta 22 anni a bordo dell'astronave mentre sul pianeta dovrebbero essere passati soltanto 16,5 anni.
In conclusione, cambiando il sistema di riferimento inerziale, muta completamente il risultato finale. In questo caso il gemello sulla Terra è più giovane
dell'altro e ha soltanto 56 anni. Si tratta di un paradosso perché non è possibile affermare che uno dei due sistemi inerziali sia corretto e l'altro sbagliato.
Questa osservazione paradossale venne avanzata dal filosofo inglese Herbert Dingle per criticare la teoria della relatività di Einstein. prima di spiegare nel
dettaglio la soluzione del problema, Il paradosso è falso. La prima ipotesi è vera con tutti i sistemi di riferimento (Terra o astronave ).

Ci sono alcune incoerenze logiche all'interno del paradosso.


La teoria della relatività elimina il concetto di simultaneità degli eventi. Non si può
affermare che due eventi sono simultanei se si verificano in uno spazio-tempo
differente. Per esempio: Se osservo una stella situata a 10 anni luce di distanza
dalla Terra, sto guardando l'immagine passata della stella com'era 10 anni fa. La
stella non si trova nemmeno più là, potrebbe anche non esistere più. Gli eventi
non possono essere mai simultanei a queste distanze.

Inoltre, l'astronave non è propriamente un sistema inerziale bensì un sistema


accelerato, poichè deve accelerare (tratto rosso) e poi decelerare (tratto blu) in
prossimità della stella, poi nuovamente accelerare e decelerare per tornare sulla
Terra. Soltanto nel tragitto intermedio (tratto verde) l'astronave viaggia a velocità
costante ed è un sistema inerziale. Se l'astronave è un sistema accelerato, allora
non può essere applicata la teoria della relatività ristretta perché quest'ultima si
applica soltanto ai sistemi inerziali. All'astronave andrebbe applicata la teoria della
relatività generale che estende la relatività a tutti i sistemi, sia inerziali che
accelerati.

Se si tralasciano le fasi di accelerazione-decelerazione, l'andata e il ritorno


dell'astronave restano comunque due sistemi inerziali diversi e vanno
analizzati in modo a se stante.
Ci sono tre sistemi inerziali da considerare e non più due: Il sistema inerziale
della Terra Il sistema inerziale dell'astronave nel viaggio di andata, Il sistema
inerziale dell'astronave nel viaggio di ritorno.
Per capire le differenze bisogna approfondire la conoscenza dell'effetto
Doppler relativistico. Nel viaggio di andata l'astronave si allontana dalla Terra
a 200 mila km/sec. Quando l'astronauta guarda dietro, in direzione della
Terra, sta osservando il passato del pianeta. Inoltre, ai suoi occhi il tempo
sulla Terra scorre in modo diverso nella fase di andata e di ritorno. Si tratta
dell'effetto Doppler relativistico. Nella fase di andata si allontana dalla Terra
e vede scorrere il tempo più lentamente sul pianeta perché viene raggiunto
dai fotoni che viaggiano a 300 mila km/sec mentre lui viaggia nella stessa
direzione della luce a 200 mila km/sec. Nel viaggio di ritorno, invece, si
avvicina alla Terra a 200 mila km/sec. Va incontro ai fotoni della luce
provenienti dal nostro pianeta, li incontra più di frequente e vede scorrere il tempo sulla Terra più rapidamente.
Dal punto di vista della Terra il viaggio dura 30 anni. Quindi, se l'astronave è partita
nell'anno 3000, l'arrivo sulla stella è previsto nell'anno 3015 terrestre. Poiché il tempo
rallenta alle velocità elevate, quando l'astronave arriva il suo calendario segna il 3011'.

Per capire meglio la questione è utile rappresentare graficamente i due sistemi


spazio-temporali in un diagramma cartesiano, detto diagramma di Minkowski. Il
diagramma nero mostra lo spazio-tempo terrestre mentre quello blu lo spazio tempo
dell'astronave nella fase di andata.
I due eventi B e D non sono simultanei. Se l'astronauta osservasse la Terra vedrebbe
il calendario terrestre a D' ossia a una data passata. Ad esempio, vedrebbe il 3008
terrestre (D') mentre sull'astronave è il 3011' (B).

Quando l'astronave si
rimette in moto per tornare
sulla Terra occorre utilizzare un altro sistema di riferimento, quello dello spazio tempo
dell'astronave nel viaggio di ritorno (diagramma rosso ).
Durante il viaggio di ritorno l'astronave incontra la luce proveniente dalla Terra con maggiore
frequenza. Ai suoi occhi il tempo sulla Terra comincia a scorrere velocemente. Se guardasse la
Terra vedrebbe il calendario segnare una data futura pari a D". Ad esempio, vede i calendari
terrestri al 3018 (D") mentre sull'astronave è sempre il 3011" (B).

Tuttavia, indipendentemente dal sistema di riferimento prescelto, in tutti i casi il viaggio


dell'astronave dura trent'anni terrestri e l'astronauta torna sulla Terra quando il calendario segna
l'anno 3030. Il paradosso dei gemelli è stato così risolto. E' il gemello terrestre ad essere
invecchiato di più ( 30 anni ) mentre il gemello astronauta di meno ( 22 anni ).

L’ ESPERIMENTO DELL’ETERE
Albert Abraham Michelson nacque in Polonia nel 1852, in una famiglia di origini ebraiche. Lasciò poi la sua terra natale vivendo
prima a New York, poi nel Nevada, e infine a San Francisco, insieme alla sua famiglia.
A 17 anni entrò nell'Accademia Navale degli Stati Uniti di Annapolis, nel Maryland e apprese meglio la scienza. Diventò ufficiale nel
1873 e prestò servizio come istruttore scientifico all'Accademia dal 1875 al 1879.
Si interessò fin da quegli anni al problema di determinare la velocità della luce. Nel 1883 diventò professore di fisica alla Case School
of Applied Science di Cleveland.
Nel 1892 Michelson, fu docente a capo del dipartimento di fisica della nuova Università di Chicago, restò in questa carica fino al suo
ritiro, nel 1929. Nel 1907 divenne il primo statunitense a vincere il premio Nobel per la fisica. Dal 1923 al 1927 fu presidente
dell'Accademia Nazionale delle Scienze. Morì il 9 maggio 1931 a Pasadena, in California.
Edward Williams Morley nacque a Newark, negli Stati Uniti, nel 1838, da una famiglia di origini britanniche. Trascorse la sua
infanzia nel Connecticut, affetto da vari problemi di salute.
Nel 1857 entrò al Williams College, facoltà precedentemente frequentata dal padre, nel 1860 si laureò e ricevette il master qualche
anno dopo.
Fin dall'infanzia si appassionò alla chimica. Dal 1869 al 1906, insegnò chimica alla Case Western Reserve University, in Ohio. Il suo
lavoro più importante fu il celebre esperimento di Michelson-Morley, che condusse unitamente ad Albert Abraham Michelson e
Dayton Miller nel 1887. Né lui né Michelson però, constatarono che esso negava definitivamente l'esistenza dell'etere. Altri tuttavia
riconobbero tale risultato, che portò infine Albert Einstein a formulare la teoria della relatività.
Lavorò anche alla determinazione della composizione chimica dell'atmosfera terrestre, allo studio della dilatazione termica e alla
determinazione della velocità della luce in un campo magnetico.
Morley fu il presidente dell'American Association for the Advancement of Science, un’organizzazione che si dedica all'avanzamento della scienza nel
mondo. Dopo essersi ritirato dalla sua carica di insegnante, morì a seguito di un'operazione chirurgica, nel 1923, nel Connecticut.

La fisica nel XIX secolo postulava che le onde (luminose, sonore, etc.) dovessero avere un mezzo
che consentisse la loro propagazione nello spazio. Nel caso della luce si era ipotizzata l'esistenza
di un "Etere luminifero" come mezzo di propagazione, anche al fine di conciliare le ultime
conquiste dell'elettromagnetismo, riassunte nelle equazioni di Maxwell, con la relatività galileiana.

Durante il XVIII secolo si riteneva che lo spazio fosse formato da una


sostanza invisibile a cui i fisici davano il nome di ETERE e che ogni
corpo in movimento nell'universo producesse un vento d'etere che
doveva muoversi alla stessa velocità del corpo in movimento e con
direzione opposta.
Per esempio la Terra, a causa del suo movimento all'interno del sistema
solare, avrebbe dovuto incontrare un "vento" d'etere a 30 km/s.
Qualsiasi cosa immersa nell'etere sarebbe stata influenzata dal vento,
compresa la luce.

L'esperimento di Michelson-Morley
L'esperimento di Michelson-Morley dimostrò l'indipendenza della velocità della luce rispetto all'ipotetico "vento d'etere" e costituì la prima forte prova
contro la teoria dell'etere luminifero.
LINK: https://www.tes.com/lessons/FriymC0WHH1DAw/relativita-ristretta-e-relativita-generale
Fu eseguito nel 1887 nell'attuale Case Western Reserve University ed è considerato uno dei più famosi ed importanti esperimenti della storia della fisica.
Per studiare il moto delle onde luminose e calcolare la velocità della luce era necessario tenere conto del moto della Terra che condiziona il vento d’etere.
Il primo esperimento che essi condussero prevedeva lo studio dell’interferenza della luce, generata da un fascio di luce monocromatica diretta su uno
specchio semiriflettente, cioè tale da riflettere una parte dei raggi che lo colpiscono, e farsi attraversare da altri.

Ai lati di tale specchio (H) sono disposti altri tre specchi (A, B e C), sui quali vengono riflessi i raggi giungenti dal primo.
In particolare, i raggi di luce che partono dalla sorgente colpiscono H e vengono riflessi e proiettati in A e
in B; da qui tornano indietro allo specchio H e vengono proiettati in C.

Analizzando il moto della luce nei tratti AH


e BH (che sono uguali come distanze), e
considerando anche la presenza del vento
d’etere e idem moto della Terra, è stato
possibile risalire alla velocità della luce.

Il tratto A-H
Nell’esperimento si utilizza come sistema
di riferimento quello solare, e si suppone
che la velocità della Terra (v) sia diretta nel
senso negativo dell’asse y.

In questo modo, quando la luce


percorre il tratto HA, la sua velocità, per
le leggi della meccanica, ha modulo pari
a (c – v), perché ha verso opposto a
quello della velocità della Terra; nel
tratto AH, invece, la velocità della luce e quella della Terra hanno stessa direzione e stesso verso, quindi
la velocità della luce ha modulo (c + v).
Se osservassimo la situazione dal sistema di riferimento terrestre, potremmo dire che la Terra è ferma,
mentre è presente un vento d’etere che, nel primo caso ha velocità (di modulo v) opposta a quella della
luce, mentre nel secondo caso ha velocità parallela a quella della luce.
Se indichiamo con l la distanza AH, è possibile determinare il tempo impiegato dalla luce nel percorrere
il tratto AH e tornare indietro:

Il tratto H – B
Nel tratto HB, il moto della luce è perpendicolare allo spostamento della Terra, e quindi anche alla
direzione della velocità del vento d’etere; in questo caso, quindi, il vettore velocità della luce deve essere
espresso come composizione di due vettori: la velocità risultante (diretta da H a B all’andata, e da B a
H al ritorno), e la velocità del vento d’etere, opposta in verso a quella terrestre.La velocità risultante può
essere ottenuta come se fosse il cateto di un triangolo rettangolo, in cui l’ipotenusa è data dal vettore
velocità della luce, e l’altro cateto dal vettore velocità del vento d’etere.

Per cui si ha:


Anche in questo caso, considerando lo spazio percorso da H a B e da B a H, pari a 2l, possiamo ricavare il tempo impiegato:

Conclusioni
Come possiamo notare, nonostante i tratti AH e BH siano uguali, i tempi di percorrenza della luce sono differenti. Questa
differenza temporale da luogo a dei fenomeni di interferenza, che si generano quando i due fasci di luce vengono in contatto, e dipende da tale differenza
e dai valori delle velocità. I due tempi sarebbero uguali solo nel caso in cui la Terra fosse ferma, e quindi fosse assente anche il vento d’etere.

L’esperimento fu riproposto ipotizzando che l’apparato sperimentale si trovasse immerso nel mercurio, in modo che nel tratto BH la velocità della luce
fosse parallela al vento d’etere, e nel tratto AH vi fosse perpendicolare.
In questo caso, si ricavò che nel tratto HB-BH il tempo di percorrenza era pari a Δt1, e nel tratto HA-AH pari a Δt2.

Poiché è presente una differenza temporale, è naturale aspettarsi che, quando i fasci di luce si combinano, danno luogo ad una figura di interferenza
diversa da quella dell’esperimento precedente (in questo caso, infatti, la differenza temporale è -( Δt1 – Δt2)) ; tuttavia, in questo caso non si registrò
alcuna variazione nella figura di interferenza rispetto all’esperimento precedente.

Si concluse, quindi, che la teoria del vento d’etere non poteva essere valida per spiegare il moto della luce.

LE ONDE GRAVITAZIONALI
Le onde gravitazionali sono al centro del premio Nobel per la Fisica dell’anno2017,
assegnato a Rainer Weiss, Barry C. Barish e Kip S. Thorne che hanno dato un contributo
fondamentale nello sviluppo dei sistemi e delle soluzioni per osservarle, in circa 40 anni di
lavoro. La prima osservazione certa è avvenuta nel settembre del 2015 ed è stata annunciata
nel febbraio dell’anno seguente, segnando uno dei progressi più importanti per la fisica degli
ultimi anni. Le onde gravitazionali erano state ipotizzate per la prima volta da Albert Einstein
un secolo fa, ma fino al 2015 non era stato possibile osservarle direttamente per confermarne
l’esistenza.

Nel 2015 LIGO ha identificato le onde gravitazionali utilizzando due osservatori fatti a “L”, costituiti
da tunnel lunghi 4 chilometri che possono rilevare minuscole variazioni nella misura dello spazio
causate dal passaggio delle loro perturbazioni; VIRGO ha avuto un ruolo più marginale, ma ha
elaborato parte dei dati raccolti dall’esperimento statunitense. Le onde gravitazionali osservate
sono state prodotte da due buchi neri di diametro di 150 chilometri circa e con 29 e 36 volte la
massa del nostro Sole: giravano l’uno intorno all’altro in una spirale che li ha portati a fondersi
creando un unico buco nero 62 volte più massivo del Sole, a 1,3 miliardi di anni luce da noi (la loro
collisione è quindi avvenuta 1,3 miliardi di anni fa). La massa mancante pari a circa tre soli,
insomma, si è trasformata in energia ed è diventata onda gravitazionale. A settembre del 2015, gli
osservatori ne hanno rilevato il passaggio e questo è il “rumore” della collisione (chirp):
https://soundcloud.com/tashrb/ligo-sound-1135136350-dur-5-hp-20-lp-400-su-1p0-fs-400
Cosa sono le onde gravitazionali?
Un’onda gravitazionale è una increspatura nello spazio-tempo, il concetto introdotto nella relatività generale da
Albert Einstein per descrivere la struttura quadridimensionale dell’universo: lunghezza, larghezza, profondità e
tempo. In pratica lo spazio-tempo è sia il palcoscenico sia il coprotagonista di tutte le cose che succedono
nell’Universo. Per spiegare meglio il concetto di onde gravitazionali, i fisici di solito la prendono alla lontana
partendo da un’analogia piuttosto efficace: immaginate che lo spazio sia un grande trampolino elastico, uno di
quelli di gomma su cui si sprofonda mentre ci si cammina o salta sopra. Se si appoggia un oggetto con massa
sulla sua superficie – una palla da bowling, per esempio – questo fa cedere e deformare il tappeto verso il
basso, creando una specie di cono. Nell’universo avviene più o meno la stessa cosa: più un corpo celeste ha
una massa grande, più lo spazio si incurva e si deforma.

In un sistema solare, la stella intorno cui orbitano i pianeti è di solito l’oggetto più massiccio nei paraggi: la stella crea un’enorme deformazione dello spazio
che ha intorno, e di conseguenza condiziona il movimento dei pianeti che le sono vicini. L’analogia del trampolino elastico aiuta anche in questo caso: se
lanciate una biglia (un pianeta) vicino a una palla da bowling (la stella) poggiata su un trampolino di gomma, noterete che la pallina non si muoverà in linea
retta, ma inizierà a girare intorno alla palla da bowling seguendo una traiettoria circolare nel cono della deformazione, come fosse in orbita (in questa
analogia naturalmente la pallina prima o poi raggiunge la palla da bowling a causa della forza di gravità terrestre). Su una scala planetaria molto più grande,
questo ci dice che i corpi celesti orbitano intorno ad altri corpi per via della deformazione, cioè della curvatura, dello spazio.

La biglia si muove lungo la sua orbita circolare e la sua velocità cambia direzione e intensità: accelera e produce un’increspatura variabile nel tappetino a
mano a mano che lo percorre. Qualcosa di analogo avviene quando è un corpo celeste ad accelerare: crea delle deformazioni dello spazio, cioè delle onde
gravitazionali. Tutti i corpi con massa (o energia) contribuiscono a creare le increspature nello spazio-tempo, ma sono infinitesimali perché la gravità non è
una forza molto intensa se paragonata alle altre forze dell’Universo. Il problema è che anche un’onda molto grande causa effetti molto difficili da rilevare.
Solo i corpi celesti molto massicci (ma proprio tantissimo) producono onde gravitazionali tali da potere essere rilevate e studiate dai ricercatori. Ma riuscire
comunque a identificarle, e quindi a confermare nella pratica la teoria, era stato finora impossibile a causa di diverse altre complicazioni.

Un’increspatura comporta una contrazione o una dilatazione dello spazio, ma siccome facciamo parte dello stesso spazio ci è impossibile notarla
direttamente perché noi stessi siamo coinvolti nelle dilatazioni e nei restringimenti. Per aggirare il problema, i fisici fanno ricorso a una costante: la velocità
della luce. Siccome la sua velocità è sempre uguale, possiamo sapere quanto tempo impiega la luce a spostarsi da un punto a un altro. Se il tempo di
viaggio aumenta, vuol dire che l’onda gravitazionale ha portato a una dilatazione dello spazio, mentre se diminuisce vuol dire che lo spazio si è ristretto, e
che quindi la luce ha dovuto percorrere una distanza inferiore per arrivare a destinazione.
LIGO e VIRGO

Il Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) sfrutta


questo principio per rilevare le onde gravitazionali, con due osservatori
negli Stati Uniti (uno in Louisiana e uno nello stato di Washington)
costituiti da un grande tunnel vuoto a forma di “L” lungo 4 chilometri per
lato. A ogni estremità ci sono degli specchi sospesi: valutando il tempo
impiegato dalla luce laser per percorrere il tunnel si può identificare un
loro minimo movimento, causato proprio dalle onde gravitazionali.
VIRGO, un altro rilevatore che si trova a Cascina (Pisa), è praticamente
uguale a LIGO, ma con dimensioni più ridotte e serve sempre per
identificare le onde gravitazionali. Quindi: durante gli esperimenti, è stata
riscontrata una variazione del tempo impiegato dalla luce per coprire la
distanza all’interno del tunnel: distanza che i ricercatori si spiegano con
la deformazione dello spazio-tempo causata dalle onde gravitazionali
generate dai due buchi neri.

Difficoltà e interferenze
Il problema con cui i fisici fanno i conti da anni è l’estrema difficoltà
nell’effettuare misurazioni precise per rilevare un’onda gravitazionale. Le
variazioni di distanza sono infinitesimali e, per farsi un’idea, sarebbe
come valutare se una rotaia lunga mille miliardi di miliardi di metri si sia
accorciata o espansa di 5 millimetri. Se un’onda gravitazionale di
notevole portata attraversasse la Terra, per esempio, farebbe
restringere e allargare il diametro del nostro pianeta di appena 10
nanometri (dieci miliardesimi di metro), se non di meno. I ricercatori
devono quindi confrontare le ondulazioni misurate con i loro esperimenti con quelle che secondo la teoria fatta di complesse equazioni si dovrebbero
produrre in presenza di onde gravitazionali. Per farlo è necessario conoscere il rumore di fondo e le interferenze, presenti anche nel più raffinato degli
strumenti, per poterne fare la tara ed escluderli dai calcoli, cosa che finora ha complicato moltissimo le ricerche e indotto i loro responsabili a essere
estremamente cauti nell’annunciare di avere rilevato o meno un’onda gravitazionale. Nel 2014 furono annunciati importanti progressi, ma ulteriori verifiche
smontarono l’ipotesi di avere effettivamente registrato increspature di qualche tipo.

A cosa è servita la scoperta


L’identificazione nella pratica delle onde gravitazionali non è stata solo un’importante conferma delle teorie di Einstein: è la via per poterle attuare e sfruttare
ai fini di ricerca in una situazione nuova e finalmente completa. Gli astrofisici avranno a disposizione nuovi sistemi per studiare l’Universo, analizzando le
onde gravitazionali oltre a quelle elettromagnetiche già studiate da tempo. Ed è forse questo uno degli aspetti più interessanti per la pratica: ogni volta che
abbiamo trovato nuovi strumenti e modi per osservare l’Universo, abbiamo scoperto cose che nemmeno immaginavamo. In un certo senso, è come passare
dalla semplice osservazione degli animali allo zoo a quella nel loro habitat in libertà. Le evidenze portate da LIGO e VIRGO confermano inoltre che la fisica
di Newton, quella che si studia a scuola, è solo un’approssimazione di quella di Einstein, e che è valida solo per corpi con velocità piccole e campi
gravitazionali da loro creati deboli.
RELATIVITA’ RISTRETTA
Nel 1905 Einstein pubblicò due principi in un articolo dal titolo "Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento".

✓ PRINCIPIO DI RELATIVITÀ :
“Le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali".

✓ PRINCIPIO DI COSTANZA DELLA VELOCITÀ DELLA LUCE


"La velocità della luce "c" è la stessa in tutti i sistemi inerziale, indipendentemente dal moto della
sorgente che la emette"

APRIRE LA MENTE
Per seguire tali argomenti e necessario cominciare a ragionare in una maniera piuttosto insolita.

✓ Devi sempre assumere che tu sei fermo e che la luce si muove a velocità "c" rispetto a te.
✓ Gli osservatori in moto rispetto a te sono ugualmente liberi di assumere che essi sono fermi e di costituire
così la loro personale visione della realtà.
✓ Di conseguenza tutti gli osservatori devono considerare valide tutte le osservazioni

La simultaneità non è assoluta


Secondo la Fisica Classica la simultaneità è una proprietà assoluta degli eventi, indipendente dal sistema di
riferimento utilizzato, La simultaneità è l'attributo di due o più eventi che si verificano nel medesimo istante.

Secondo Albert Einstein: è una caratteristica relativa, dipendente dal sistema di riferimento utilizzato per descrivere
gli eventi.

Il fatto che la luce si propaghi sempre alla velocità c = 300.000 km/s, implica che due eventi simultanei in un
riferimento non sono simultanei in un altro riferimento in moto relativo uno rispetto all’altro.

Le due conseguenze della Relatività Ristretta:


Relatività del tempo
✓ Gli eventi che accadono nello stesso tempo in due luoghi diversi per un osservatore non sono
necessariamente simultanei per un altro osservatore in moto rispetto al primo. Il tempo di una persona
vale esclusivamente per tale persona e i concetti di “prima” e “dopo” applicati ad eventi distanti sono
concetti relativi.

✓ Tutti gli orologi su astronavi in movimento rispetto a un osservatore sembreranno più lenti dell’orologio
dell’osservatore. Per oggetti in moto il tempo misurato risulta rallentare. Link alle simulazioni
L’OROLOGIO A LUCE:

Per Pitagora:

da cui

con

e quindi:
Relatività dello spazio

Secondo la relatività dello spazio gli oggetti in movimento in direzione del moto, sia in avvicinamento sia in allontanamento, si accorciano.
Consideriamo due osservatori posti in sistemi di riferimento differenti; il primo (A) è fermo sulla Terra, mentre il secondo (B) si sta muovendo a velocità v,
prossima a quella della luce, verso una stella lontana

Per l’osservatore in moto (B) il tempo


misurato è un tempo proprio, in quanto
esso si trova in un sistema di
riferimento solidale con la durata del
fenomeno; di conseguenza esso
misura un tempo Δt0. Per l’osservatore
A, invece, il tempo misurato, ∆t, è un
tempo improprio. Egli misurerà una
lunghezza propria della distanza che B
percorre, in quanto A è fermo rispetto
alla navicella in moto; mentre la
lunghezza misurata da B sarà una
lunghezza contratta.

Lo spazio non è assoluto ma dipende dal sistema in cui si effettua la misura.

Dalla formula risulta che: la dimensione dell’oggetto non subisce alcuna contrazione
nella direzione perpendicolare al moto.

L’effetto di contrazione delle lunghezze è assolutamente trascurabile nella nostra


quotidianità.

https://www.youtube.com/watch?v=W_5567L2SSE&feature=youtu.be

https://www.youtube.com/watch?v=tGpnVdR5toE&feature=youtu.be
Einstein intendeva costruire un modello matematico delle leggi che governano l’universo: la relatività ristretta, infatti, funziona bene solo nelle zone di
spaziotempo in cui la gravità è irrilevante, cioè dove c’è poca materia.

La presenza di masse incurva lo spazio-tempo

La presenza di masse incurvate nello spazio rappresenta un nuovo modo di considerare l’attrazione tra due corpi che era stata spiegata con la forma di
attrazione gravitazionale. Come sappiamo dalla fisica classica, due corpi che possiedono una massa sono attratti tra loro da una forza direttamente
proporzionale alle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza

Secondo la relatività generale, invece, tale forza non


esiste.

Einstein affermò che la presenza di una massa,


incurva lo spazio in cui essa si trova, e tale
deformazione è responsabile dell’avvicinamento
delle due masse.

I corpi soggetti alla forza di gravità si muovono nello


spazio curvo come particelle libere

Quando due masse si attraggono per effetto della


curvatura dello spazio, esse si muovono l’una verso
l’altra come se seguissero tali segmenti di retta, cioè
percorrendo le geodetiche.

Equivalenza massa-energia

Albert Einstein, infatti, affermò che


la massa e l’energia sono quantità fisiche collegate tra loro, e in particolare il rapporto che c’è
tra esse dipende dal quadrato della velocità della luce nel vuoto. Questa relazione si traduce
nella formula:

2
E=mc
https://www.youtube.com/watch?v=Itf8hK4xENw

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