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Video : https://youtu.be/uQ7CgezgqJQ
Secondo Frederick Taylor, al quale si deve la prima applicazione sistematica della nuova modalità,
il Taylorismo, frazionare e analizzare con rigore le singole mansioni permette di ottimizzare la resa,
controllando in modo continuo l'attività degli operai.
A cominciare dagli stabilimenti dello statunitense Henry Ford, la produzione in serie si diffonde. Il
mercato cambia volto, e si avvicina straordinariamente ai meccanismi attuali: si diffondono i
magazzini, il pagamento a rate, la pubblicità, la moda e nel complesso i beni di consumo.
Il settore terziario acquista nel giro di pochi anni un peso notevole: nel primo decennio del
novecento, gli impiegati dei servizi rappresentano ormai un terzo della popolazione
attiva.
Il nuovo settore apre alle donne nuove opportunità di impiego, tanto che alcune
categorie di lavori divengono tipicamente femminili.
A causa della forte coscienza di una differenza di genere tra donne e uomini, si
affermano i primi movimenti femministi: il più celebre e agguerrito è quello delle
suffragette inglesi che lottano affinché venga riconosciuto alle donne il diritto di voto.
Nella narrazione si prende coscienza che un evento non si può più narrare secondo
una progressione lineare, è venuta meno la coerenza tra il prima e il dopo, il mondo
è ormai un insieme disgregato che il narratore non può più fingere di tenere insieme,
così come il personaggio non può applicare le sue straordinarie qualità a nessuno
scopo reale, anche se persegue sempre il principio dell’esattezza.
Con Il Fu Mattia Pascal arriva a far raccontare la propria storia a un uomo che in
realtà non è ormai nessuno, non ha identità se non quella che gli viene appunto
dal raccontare come ha perso ogni identità possibile
Sicuramente il quadro simbolo del cubismo è l'opera di Picasso "L'estate Demoiselles d'
Avignon" raffigurante sei prostitute in un bordello.
Si può tuttavia individuare in Paul Cézanne, un pittore che nelle sue solitarie sperimentazioni
è stato in grado di prefigurare quelli che saranno lo stile, la visione e le tematiche cubiste. A
partire dalla sua mostra pittorica, Cézanne introdusse nuovi schemi e visioni artistiche che
rivoluzionarono per sempre la concezione di arte. Nel cubismo si possono individuare tre
fasi:
Sono noti col nome di Annus Mirabilis Papers, i quattro articoli pubblicati da Albert
Einstein nel 1905 sul giornale scientifico Annalen der Physik.
Tali articoli affrontavano sotto una nuova ottica l'effetto fotoelettrico e il moto browiano,
formulavano la relatività ristretta e stabilivano l'equivalenza massa-energia, rivoluzionando
la fisica classica.
La definizione di Annus Mirabilis venne data al 1905 proprio in seguito alla pubblicazione a breve distanza l’uno dall’altro di questi quattro brevi, ma
rivoluzionari, articoli fondativi della fisica moderna.
La locuzione è oggi usata anche in riferimento ad anni diversi caratterizzati da eventi, o da aspettative, di capitale importanza, in varie epoche storiche:
Medioevo
Il 1484 fu oggetto, di diffuse profezie astrologiche che lo indicavano come un anno di frattura e di mutazioni epocali. Infatti di lì a poco si sarebbe aperta
un'epoca di trasformazioni epocali, con la fioritura del Rinascimento e l'inizio dell'età delle grandi esplorazioni geografiche e dei contatti con il Nuovo Mondo.
Età moderna e contemporanea
il 1543 individuato come anno d’inizio della rivoluzione scientifica,
il 1666 in cui Isaac Newton fece una serie di importanti scoperte
il 1905 per la pubblicazione degli Annus Mirabilis Papers di Albert Einstein sulla fisica
il 1922 per la letteratura inglese nel quale escono due capolavori del modernismo “The Waste Land” di T.S. Eliot e “Ulysses” di James Joyce.
EFFETTO FOTOELETTRICO
L’Effetto Fotoelettrico rappresenta l’emissione di elettroni da una superficie solitamente metallica, quando questa viene colpita da una radiazione
elettromagnetica avente una certa frequenza (luce)
Da un punto di vista matematico questa somma di infiniti termini converge (è sempre minore di uno) ed il suo limite è uno. Il tempo però, come sappiamo
bene, continua a scorrere. Zenone, quindi, avrebbe dimostrato che Achille non riesce a raggiungere la tartaruga prima che sia trascorso un certo tempo
(con le nostre ipotesi, un secondo). Se il tempo continua a scorrere, però, Achille raggiunge e supera la tartaruga. Mentre secondo la concezione della
meccanica quantistica Achille e la tartaruga non sono oggetti che possiamo rappresentare con esattezza, ma semplicemente delle entità su cui possiamo
effettuare delle misurazioni. Ad un certo punto, però, la distanza tra i due diventa così piccola che non ha più senso effettuare una misura: l’indeterminazione
sarebbe eccessivamente elevata.
Einstein, infatti, lo spazio ed il tempo si deformano in prossimità di corpi molto massicci, oppure quando un corpo si muove a una velocità esageratamente
alta tale da essere comparabile a quella della luce. La situazione è questa: l'atleta inizia a correre verso il fienile, che è aperto, a una velocità vicino a quella
della luce. Il risultato previsto, in base a quello che erano le premesse, sarà quello per cui l'asta comincia ad accorciarsi fino al momento in cui sparirà
all'interno del fienile prima di riapparire dal lato opposto.
Ci sono due gemelli di 40 anni. Uno dei due è un astronauta e sta per partire
in un viaggio a bordo di un'astronave. L'astronave deve raggiungere una
stella a 10 anni luce e poi tornare sulla Terra.
Se viaggia a 2/3 della velocità della luce e la stella dista 10 anni luce,
l'astronave impiega 15 anni per raggiungerla e altri 15 per tornare sulla Terra.
Quando l'astronauta torna a casa il suo gemello ha 70 anni, mentre lui ha
otto anni in meno, ha 62 anni.
Durante il suo viaggio sull'astronave il tempo è trascorso più lentamente, perché il razzo si è spostato a velocità elevatissime. Sulla Terra, invece, il tempo
ha continuato a scorrere normalmente. Applicando la formula della dilatazione temporale, ci si accorge che i 30 anni terrestri equivalgono a 22 anni
dell'astronave. Il gemello in viaggio nello spazio non si è accorto della relatività del tempo, per lui il tempo ha continuato a trascorrere normalmente. Tuttavia,
se avesse potuto vedere la vita sulla Terra in tempo reale, avrebbe visto tutti muoversi velocemente.
D'altra parte, se il gemello sulla Terra avesse potuto vedere suo fratello astronauta in tempo reale, l'avrebbe visto muoversi al rallentatore. Per entrambi i
gemelli il tempo ha continuato a scorrere normalmente ma a velocità differenti e nessuno si è accorto di nulla.
“Il paradosso non consiste nel fatto che i due gemelli abbiano un'età diversa, come molti pensano, bensì su quale
dei due gemelli debba essere più vecchio dell'altro.”
Sia la Terra che l'astronave sono due sistemi inerziali differenti perciò non esiste un sistema preferibile tra i due.
Se l'astronauta guardasse la Terra dal suo punto di vista la vedrebbe allontanarsi molto velocemente durante il viaggio di andata e avvicinarsi molto
rapidamente durante quello di ritorno. Dal punto di vista dell'astronave è la Terra a muoversi a 2/3 della velocità della luce. Mentre la vita a bordo sembra
tranquilla e normale. Pertanto, se il sistema di riferimento fosse quello dell'astronave e non quello della Terra, al suo ritorno l'astronauta dovrebbe trovare
il suo gemello molto più giovane di lui. L'astronauta resta 22 anni a bordo dell'astronave mentre sul pianeta dovrebbero essere passati soltanto 16,5 anni.
In conclusione, cambiando il sistema di riferimento inerziale, muta completamente il risultato finale. In questo caso il gemello sulla Terra è più giovane
dell'altro e ha soltanto 56 anni. Si tratta di un paradosso perché non è possibile affermare che uno dei due sistemi inerziali sia corretto e l'altro sbagliato.
Questa osservazione paradossale venne avanzata dal filosofo inglese Herbert Dingle per criticare la teoria della relatività di Einstein. prima di spiegare nel
dettaglio la soluzione del problema, Il paradosso è falso. La prima ipotesi è vera con tutti i sistemi di riferimento (Terra o astronave ).
Quando l'astronave si
rimette in moto per tornare
sulla Terra occorre utilizzare un altro sistema di riferimento, quello dello spazio tempo
dell'astronave nel viaggio di ritorno (diagramma rosso ).
Durante il viaggio di ritorno l'astronave incontra la luce proveniente dalla Terra con maggiore
frequenza. Ai suoi occhi il tempo sulla Terra comincia a scorrere velocemente. Se guardasse la
Terra vedrebbe il calendario segnare una data futura pari a D". Ad esempio, vede i calendari
terrestri al 3018 (D") mentre sull'astronave è sempre il 3011" (B).
L’ ESPERIMENTO DELL’ETERE
Albert Abraham Michelson nacque in Polonia nel 1852, in una famiglia di origini ebraiche. Lasciò poi la sua terra natale vivendo
prima a New York, poi nel Nevada, e infine a San Francisco, insieme alla sua famiglia.
A 17 anni entrò nell'Accademia Navale degli Stati Uniti di Annapolis, nel Maryland e apprese meglio la scienza. Diventò ufficiale nel
1873 e prestò servizio come istruttore scientifico all'Accademia dal 1875 al 1879.
Si interessò fin da quegli anni al problema di determinare la velocità della luce. Nel 1883 diventò professore di fisica alla Case School
of Applied Science di Cleveland.
Nel 1892 Michelson, fu docente a capo del dipartimento di fisica della nuova Università di Chicago, restò in questa carica fino al suo
ritiro, nel 1929. Nel 1907 divenne il primo statunitense a vincere il premio Nobel per la fisica. Dal 1923 al 1927 fu presidente
dell'Accademia Nazionale delle Scienze. Morì il 9 maggio 1931 a Pasadena, in California.
Edward Williams Morley nacque a Newark, negli Stati Uniti, nel 1838, da una famiglia di origini britanniche. Trascorse la sua
infanzia nel Connecticut, affetto da vari problemi di salute.
Nel 1857 entrò al Williams College, facoltà precedentemente frequentata dal padre, nel 1860 si laureò e ricevette il master qualche
anno dopo.
Fin dall'infanzia si appassionò alla chimica. Dal 1869 al 1906, insegnò chimica alla Case Western Reserve University, in Ohio. Il suo
lavoro più importante fu il celebre esperimento di Michelson-Morley, che condusse unitamente ad Albert Abraham Michelson e
Dayton Miller nel 1887. Né lui né Michelson però, constatarono che esso negava definitivamente l'esistenza dell'etere. Altri tuttavia
riconobbero tale risultato, che portò infine Albert Einstein a formulare la teoria della relatività.
Lavorò anche alla determinazione della composizione chimica dell'atmosfera terrestre, allo studio della dilatazione termica e alla
determinazione della velocità della luce in un campo magnetico.
Morley fu il presidente dell'American Association for the Advancement of Science, un’organizzazione che si dedica all'avanzamento della scienza nel
mondo. Dopo essersi ritirato dalla sua carica di insegnante, morì a seguito di un'operazione chirurgica, nel 1923, nel Connecticut.
La fisica nel XIX secolo postulava che le onde (luminose, sonore, etc.) dovessero avere un mezzo
che consentisse la loro propagazione nello spazio. Nel caso della luce si era ipotizzata l'esistenza
di un "Etere luminifero" come mezzo di propagazione, anche al fine di conciliare le ultime
conquiste dell'elettromagnetismo, riassunte nelle equazioni di Maxwell, con la relatività galileiana.
L'esperimento di Michelson-Morley
L'esperimento di Michelson-Morley dimostrò l'indipendenza della velocità della luce rispetto all'ipotetico "vento d'etere" e costituì la prima forte prova
contro la teoria dell'etere luminifero.
LINK: https://www.tes.com/lessons/FriymC0WHH1DAw/relativita-ristretta-e-relativita-generale
Fu eseguito nel 1887 nell'attuale Case Western Reserve University ed è considerato uno dei più famosi ed importanti esperimenti della storia della fisica.
Per studiare il moto delle onde luminose e calcolare la velocità della luce era necessario tenere conto del moto della Terra che condiziona il vento d’etere.
Il primo esperimento che essi condussero prevedeva lo studio dell’interferenza della luce, generata da un fascio di luce monocromatica diretta su uno
specchio semiriflettente, cioè tale da riflettere una parte dei raggi che lo colpiscono, e farsi attraversare da altri.
Ai lati di tale specchio (H) sono disposti altri tre specchi (A, B e C), sui quali vengono riflessi i raggi giungenti dal primo.
In particolare, i raggi di luce che partono dalla sorgente colpiscono H e vengono riflessi e proiettati in A e
in B; da qui tornano indietro allo specchio H e vengono proiettati in C.
Il tratto A-H
Nell’esperimento si utilizza come sistema
di riferimento quello solare, e si suppone
che la velocità della Terra (v) sia diretta nel
senso negativo dell’asse y.
Il tratto H – B
Nel tratto HB, il moto della luce è perpendicolare allo spostamento della Terra, e quindi anche alla
direzione della velocità del vento d’etere; in questo caso, quindi, il vettore velocità della luce deve essere
espresso come composizione di due vettori: la velocità risultante (diretta da H a B all’andata, e da B a
H al ritorno), e la velocità del vento d’etere, opposta in verso a quella terrestre.La velocità risultante può
essere ottenuta come se fosse il cateto di un triangolo rettangolo, in cui l’ipotenusa è data dal vettore
velocità della luce, e l’altro cateto dal vettore velocità del vento d’etere.
Conclusioni
Come possiamo notare, nonostante i tratti AH e BH siano uguali, i tempi di percorrenza della luce sono differenti. Questa
differenza temporale da luogo a dei fenomeni di interferenza, che si generano quando i due fasci di luce vengono in contatto, e dipende da tale differenza
e dai valori delle velocità. I due tempi sarebbero uguali solo nel caso in cui la Terra fosse ferma, e quindi fosse assente anche il vento d’etere.
L’esperimento fu riproposto ipotizzando che l’apparato sperimentale si trovasse immerso nel mercurio, in modo che nel tratto BH la velocità della luce
fosse parallela al vento d’etere, e nel tratto AH vi fosse perpendicolare.
In questo caso, si ricavò che nel tratto HB-BH il tempo di percorrenza era pari a Δt1, e nel tratto HA-AH pari a Δt2.
Poiché è presente una differenza temporale, è naturale aspettarsi che, quando i fasci di luce si combinano, danno luogo ad una figura di interferenza
diversa da quella dell’esperimento precedente (in questo caso, infatti, la differenza temporale è -( Δt1 – Δt2)) ; tuttavia, in questo caso non si registrò
alcuna variazione nella figura di interferenza rispetto all’esperimento precedente.
Si concluse, quindi, che la teoria del vento d’etere non poteva essere valida per spiegare il moto della luce.
LE ONDE GRAVITAZIONALI
Le onde gravitazionali sono al centro del premio Nobel per la Fisica dell’anno2017,
assegnato a Rainer Weiss, Barry C. Barish e Kip S. Thorne che hanno dato un contributo
fondamentale nello sviluppo dei sistemi e delle soluzioni per osservarle, in circa 40 anni di
lavoro. La prima osservazione certa è avvenuta nel settembre del 2015 ed è stata annunciata
nel febbraio dell’anno seguente, segnando uno dei progressi più importanti per la fisica degli
ultimi anni. Le onde gravitazionali erano state ipotizzate per la prima volta da Albert Einstein
un secolo fa, ma fino al 2015 non era stato possibile osservarle direttamente per confermarne
l’esistenza.
Nel 2015 LIGO ha identificato le onde gravitazionali utilizzando due osservatori fatti a “L”, costituiti
da tunnel lunghi 4 chilometri che possono rilevare minuscole variazioni nella misura dello spazio
causate dal passaggio delle loro perturbazioni; VIRGO ha avuto un ruolo più marginale, ma ha
elaborato parte dei dati raccolti dall’esperimento statunitense. Le onde gravitazionali osservate
sono state prodotte da due buchi neri di diametro di 150 chilometri circa e con 29 e 36 volte la
massa del nostro Sole: giravano l’uno intorno all’altro in una spirale che li ha portati a fondersi
creando un unico buco nero 62 volte più massivo del Sole, a 1,3 miliardi di anni luce da noi (la loro
collisione è quindi avvenuta 1,3 miliardi di anni fa). La massa mancante pari a circa tre soli,
insomma, si è trasformata in energia ed è diventata onda gravitazionale. A settembre del 2015, gli
osservatori ne hanno rilevato il passaggio e questo è il “rumore” della collisione (chirp):
https://soundcloud.com/tashrb/ligo-sound-1135136350-dur-5-hp-20-lp-400-su-1p0-fs-400
Cosa sono le onde gravitazionali?
Un’onda gravitazionale è una increspatura nello spazio-tempo, il concetto introdotto nella relatività generale da
Albert Einstein per descrivere la struttura quadridimensionale dell’universo: lunghezza, larghezza, profondità e
tempo. In pratica lo spazio-tempo è sia il palcoscenico sia il coprotagonista di tutte le cose che succedono
nell’Universo. Per spiegare meglio il concetto di onde gravitazionali, i fisici di solito la prendono alla lontana
partendo da un’analogia piuttosto efficace: immaginate che lo spazio sia un grande trampolino elastico, uno di
quelli di gomma su cui si sprofonda mentre ci si cammina o salta sopra. Se si appoggia un oggetto con massa
sulla sua superficie – una palla da bowling, per esempio – questo fa cedere e deformare il tappeto verso il
basso, creando una specie di cono. Nell’universo avviene più o meno la stessa cosa: più un corpo celeste ha
una massa grande, più lo spazio si incurva e si deforma.
In un sistema solare, la stella intorno cui orbitano i pianeti è di solito l’oggetto più massiccio nei paraggi: la stella crea un’enorme deformazione dello spazio
che ha intorno, e di conseguenza condiziona il movimento dei pianeti che le sono vicini. L’analogia del trampolino elastico aiuta anche in questo caso: se
lanciate una biglia (un pianeta) vicino a una palla da bowling (la stella) poggiata su un trampolino di gomma, noterete che la pallina non si muoverà in linea
retta, ma inizierà a girare intorno alla palla da bowling seguendo una traiettoria circolare nel cono della deformazione, come fosse in orbita (in questa
analogia naturalmente la pallina prima o poi raggiunge la palla da bowling a causa della forza di gravità terrestre). Su una scala planetaria molto più grande,
questo ci dice che i corpi celesti orbitano intorno ad altri corpi per via della deformazione, cioè della curvatura, dello spazio.
La biglia si muove lungo la sua orbita circolare e la sua velocità cambia direzione e intensità: accelera e produce un’increspatura variabile nel tappetino a
mano a mano che lo percorre. Qualcosa di analogo avviene quando è un corpo celeste ad accelerare: crea delle deformazioni dello spazio, cioè delle onde
gravitazionali. Tutti i corpi con massa (o energia) contribuiscono a creare le increspature nello spazio-tempo, ma sono infinitesimali perché la gravità non è
una forza molto intensa se paragonata alle altre forze dell’Universo. Il problema è che anche un’onda molto grande causa effetti molto difficili da rilevare.
Solo i corpi celesti molto massicci (ma proprio tantissimo) producono onde gravitazionali tali da potere essere rilevate e studiate dai ricercatori. Ma riuscire
comunque a identificarle, e quindi a confermare nella pratica la teoria, era stato finora impossibile a causa di diverse altre complicazioni.
Un’increspatura comporta una contrazione o una dilatazione dello spazio, ma siccome facciamo parte dello stesso spazio ci è impossibile notarla
direttamente perché noi stessi siamo coinvolti nelle dilatazioni e nei restringimenti. Per aggirare il problema, i fisici fanno ricorso a una costante: la velocità
della luce. Siccome la sua velocità è sempre uguale, possiamo sapere quanto tempo impiega la luce a spostarsi da un punto a un altro. Se il tempo di
viaggio aumenta, vuol dire che l’onda gravitazionale ha portato a una dilatazione dello spazio, mentre se diminuisce vuol dire che lo spazio si è ristretto, e
che quindi la luce ha dovuto percorrere una distanza inferiore per arrivare a destinazione.
LIGO e VIRGO
Difficoltà e interferenze
Il problema con cui i fisici fanno i conti da anni è l’estrema difficoltà
nell’effettuare misurazioni precise per rilevare un’onda gravitazionale. Le
variazioni di distanza sono infinitesimali e, per farsi un’idea, sarebbe
come valutare se una rotaia lunga mille miliardi di miliardi di metri si sia
accorciata o espansa di 5 millimetri. Se un’onda gravitazionale di
notevole portata attraversasse la Terra, per esempio, farebbe
restringere e allargare il diametro del nostro pianeta di appena 10
nanometri (dieci miliardesimi di metro), se non di meno. I ricercatori
devono quindi confrontare le ondulazioni misurate con i loro esperimenti con quelle che secondo la teoria fatta di complesse equazioni si dovrebbero
produrre in presenza di onde gravitazionali. Per farlo è necessario conoscere il rumore di fondo e le interferenze, presenti anche nel più raffinato degli
strumenti, per poterne fare la tara ed escluderli dai calcoli, cosa che finora ha complicato moltissimo le ricerche e indotto i loro responsabili a essere
estremamente cauti nell’annunciare di avere rilevato o meno un’onda gravitazionale. Nel 2014 furono annunciati importanti progressi, ma ulteriori verifiche
smontarono l’ipotesi di avere effettivamente registrato increspature di qualche tipo.
✓ PRINCIPIO DI RELATIVITÀ :
“Le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali".
APRIRE LA MENTE
Per seguire tali argomenti e necessario cominciare a ragionare in una maniera piuttosto insolita.
✓ Devi sempre assumere che tu sei fermo e che la luce si muove a velocità "c" rispetto a te.
✓ Gli osservatori in moto rispetto a te sono ugualmente liberi di assumere che essi sono fermi e di costituire
così la loro personale visione della realtà.
✓ Di conseguenza tutti gli osservatori devono considerare valide tutte le osservazioni
Secondo Albert Einstein: è una caratteristica relativa, dipendente dal sistema di riferimento utilizzato per descrivere
gli eventi.
Il fatto che la luce si propaghi sempre alla velocità c = 300.000 km/s, implica che due eventi simultanei in un
riferimento non sono simultanei in un altro riferimento in moto relativo uno rispetto all’altro.
✓ Tutti gli orologi su astronavi in movimento rispetto a un osservatore sembreranno più lenti dell’orologio
dell’osservatore. Per oggetti in moto il tempo misurato risulta rallentare. Link alle simulazioni
L’OROLOGIO A LUCE:
Per Pitagora:
da cui
con
e quindi:
Relatività dello spazio
Secondo la relatività dello spazio gli oggetti in movimento in direzione del moto, sia in avvicinamento sia in allontanamento, si accorciano.
Consideriamo due osservatori posti in sistemi di riferimento differenti; il primo (A) è fermo sulla Terra, mentre il secondo (B) si sta muovendo a velocità v,
prossima a quella della luce, verso una stella lontana
Dalla formula risulta che: la dimensione dell’oggetto non subisce alcuna contrazione
nella direzione perpendicolare al moto.
https://www.youtube.com/watch?v=W_5567L2SSE&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=tGpnVdR5toE&feature=youtu.be
Einstein intendeva costruire un modello matematico delle leggi che governano l’universo: la relatività ristretta, infatti, funziona bene solo nelle zone di
spaziotempo in cui la gravità è irrilevante, cioè dove c’è poca materia.
La presenza di masse incurvate nello spazio rappresenta un nuovo modo di considerare l’attrazione tra due corpi che era stata spiegata con la forma di
attrazione gravitazionale. Come sappiamo dalla fisica classica, due corpi che possiedono una massa sono attratti tra loro da una forza direttamente
proporzionale alle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza
Equivalenza massa-energia
2
E=mc
https://www.youtube.com/watch?v=Itf8hK4xENw