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RIFL (2020) Vol. 14, n.

1: 197-199
DOI: 10.4396/20201REC1
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lavorano per mezzo della comunicazione»


(p. 36). L’automazione e il progresso
M. Fisher, Il nostro desiderio è tecnologico, che negli anni Settanta
senza nome. Scritti politici. K- avevano portato ad accarezzare un’idea di
punk/1, Minimum fax, Roma liberazione dal lavoro e dalla burocrazia,
2020. hanno condotto invece a una ininterrotta
reperibilità, allo sfruttamento lavorativo
di facoltà e affetti propri della specie
umana e alla conseguente indistinzione
tra vita e lavoro. Le promesse di
liberazione e benessere del neoliberismo,
che in decenni di prosperità potevano
dissimulare le proprie inadempienze, a
Pubblicato per i tipi di Minimum fax esce partire dalla crisi finanziaria del 2008
in traduzione italiana il primo volume sono state definitivamente smascherate:
degli scritti politici di Mark Fisher (1968-
2017), teorico (ma anche critico musicale, Invece di eliminare la burocrazia come
blogger, docente, scrittore freelance…) promesso dagli ideologi neoliberisti, la
britannico tra i più influenti della sua combinazione di nuove tecnologie e
generazione. Gli scritti raccolti, managerismo ha aumentato in modo
provenienti in gran parte dal blog k-punk, massiccio lo stress amministrativo che
permettono al lettore di ritrovare alcuni grava sui lavoratori, ai quali si chiede oggi
nuclei tematici successivamente sviluppati di diventare controllori di se stessi […]. Il
nell’opera principale di Fisher, Realismo lavoro, per quanto precario, richiede oggi
capitalista (2009; tr. it. 2018), e insieme di regolarmente l’esecuzione di meta lavoro:
la tenuta di registri, la messa per iscritto
ripercorrere alcuni snodi importanti della dettagliata di intenzioni e obiettivi, la
storia recente, non soltanto inglese, in un partecipazione alla cosiddetta
arco temporale che va dal 2005 alla fine “formazione continua” (p. 83).
2016, pochi mesi prima che l’autore si
togliesse la vita. A questa continua pressione del
Il pensiero di Fisher procede per cerchi capitalismo sulla psiche dei lavoratori, resi
concentrici, per approfondimenti insicuri dalla costante ricattabilità e dalla
successivi, individuando in maniera crescente sollecitazione, si aggiunge una
originale e illuminante connessioni tra ormai collaudata «privatizzazione dello
fenomeni – solo in apparenza irrelati – stress» (p. 76 e sgg.).
come sistema economico, condizioni
delle classi lavoratrici, regime politico, L’attuale ontologia dominante esclude
salute mentale, tonalità emotive prevalenti ogni possibilità sociale della malattia
nella società e produzioni mentale. La biochimizzazione della
dell’immaginario. malattia mentale è ovviamente legata a
Il punto di partenza di quello che, scrive doppio filo alla sua de-politicizzazione.
Simone Reynolds nella prefazione al Concepire la malattia mentale come un
volume, si stava costituendo come un problema biochimico individuale offre
«gigantesco edificio di pensiero» (p. 12) enormi vantaggi al capitalismo […] (p.
39).
può essere considerato il post-fordismo,
affrontato da Fisher attraverso le lenti
Il «capitalismo comunicativo» (p. 91), che
teoriche offerte da autori come Bifo
Fisher chiama anche «capitalismo
Berardi, Toni Negri, Christian Marazzi,
creativo» (p. 128) o «semio-capitalismo»
Paolo Virno. «Nel sistema post-fordista
(pp. 203-204), costituisce la causa sociale,
[…] la catena di montaggio diventa
ampiamente misconosciuta, del malessere
“flusso di informazioni” e le persone
psichico, sempre più depoliticizzato e

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medicalizzato. Ci si ammala ‘socialmente’,


ma ci si deve curare La noia compulsiva tipica del realismo
‘individualisticamente’ (per tornare a capitalista, che sollecita tanto il lavoratore
produrre). Ma c’è di peggio: (malpagato) quanto il prod-user (crasi tra
l’«imprenditorialità psichica» si salda al utente e produttore di contenuti,
«volontarismo magico» (p. 89), vale a dire lavoratore a costo zero dei social media),
che «ci assicurano che gli ostacoli al si traduce in quella che Simon Reynolds
nostro potenziale produttivo sono ha definito retromania, in una produzione
soltanto dentro di noi. Se non abbiamo di narrazioni su cui aleggia un senso di
successo, è semplicemente perché non costante déjà vu.
abbiamo lavorato abbastanza duramente Contro i misfatti del realismo capitalista
per rimettere insieme noi stessi» (p. 89). Fisher indica alcune pratiche di
Semio-capitalismo e privatizzazione dello sabotaggio («riadattamento collettivo»),
stress si avvitano così in una spirale auto- per altro molto concrete: «parlare con i
accusatoria e depressiva, consustanziale colleghi di come ci sentiamo […], parlare
con la mancanza di alternative di cui si con gli avversari […], creare laboratori di
nutre il realismo capitalista, «l’acquiescenza scambio di conoscenza […], creare nuovi
fatalistica all’idea che non esista spazi sociali […], utilizzare i social media
alternativa possibile al capitalismo» (p. in modo proattivo e non reattivo […]
360). Il realismo capitalista – che non generare nuove figure-bersaglio della
coincide con il Reale, inteso da Fisher nei nuova propaganda […], intraprendere
termini lacaniani, vale a dire come ciò che forme di attivismo finalizzate al disagio
resiste senza lasciarsi catturare da nessuna logistico […] sviluppare lotte chiave» (pp.
forma di empiria e che tuttavia accade – 287-290).
determina dunque una crisi Non è un caso che tutte queste pratiche
dell’immaginario, costretto a ristagnare in siano essenzialmente linguistiche. Se infatti
una continua riproposizione di stilemi del l’obiettivo da colpire è il capitalismo
passato: comunicativo, linguistica è la malattia e
linguistica sarà la cura. Proviamo al
La produzione di nuova cultura richiede centro di quale dinamica complessa –
un utilizzo del tempo nei confronti del economica, politica, psichica – si trovi la
quale il capitalismo comunicativo nostra natura linguistica.
manifesta profonda ostilità. La maggior Nel suo libro su Aristotele e il linguaggio
parte dell’energia sociale è risucchiata nel (2003: 31), Franco Lo Piparo mostra
vortice del lavoro tardocapitalista e nella
come per lo Stagirita vi sia un triangolo
sua grandiosa simulazione di produttività.
L’innovazione si basa su una deriva che tiene legati linguaggio, città e felicità.
assorta (piuttosto che distratta): ma è L’uomo è animale linguistico e animale
sempre più difficile accumulare le risorse politico ed è proprio il linguaggio, che
di attenzione necessarie a tale serve a discernere bene e male, giusto e
immersione. Le urgenze cyberspaziali (la ingiusto, a dischiudere le porte della
lucina rossa che lampeggia sullo felicità. Essa non è altro che il ‘vivere
smartphone, il richiamo da sirena delle bene’, ‘co-vivere’ il cui luogo proprio è la
notifiche) funzionano come inibitori città.
della trance, o come orologi che Prendendo in prestito questo schema
continuano a svegliarci da un sogno triadico (linguaggio-politica-felicità), è
collettivo. In tali condizioni il lavoro
possibile rintracciare nel pensiero di
intellettuale può essere svolto solo a
breve termine. Soltanto i carcerati hanno Fisher una triangolazione tra le pratiche
tempo per leggere, e se desiderate linguistiche del semio-capitalismo, la
intraprendere un progetto di ricerca depoliticizzazione operata dal realismo
ventennale finanziato dallo stato dovrete capitalista e la diffusione di ansia e
ammazzare qualcuno (p. 173). depressione. Le ininterrotte prestazioni

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linguistiche e cognitive richieste al nome della (presunta) mancanza di


lavoratore ‘imprenditore di se stesso’, vale alternative possibili.
a dire sradicato da ogni forma di
appartenenza di classe e ridotto a mera Stefano Oliva
individualità atomizzata, contribuiscono a Pontificio Ateneo S. Anselmo
generare una continua sollecitazione, che stefano.oliva@anselmianum.com
a sua volta risulta angosciosa e si traduce
in auto-accuse per l’inevitabile
inadempienza rispetto ai sempre più
numerosi – potenzialmente illimitati –
compiti da svolgere.
Ma al triangolo nefasto di capitalismo
linguistico, frantumazione del tessuto Bibliografia
politico e infelicità permanente si può
rispondere con una triangolazione Fisher, M. (2020), Il nostro desiderio è senza
alternativa, formata dalle nuove pratiche nome. Scritti politici. K-punk/1, Minimum fax,
linguistiche già menzionate, dalla Roma.
politicizzazione della salute mentale (o
«democraticizzazione della neurologia», p. Lo Piparo, F. (2003), Aristotele e il linguaggio.
380) e dal rifiuto dell’infelicità generata Cosa fa di una lingua una lingua, Laterza,
dal lavoro. Tutto ciò risponde per Fisher Roma-Bari.
al concetto di comunismo acido: «la
convergenza tra coscienza di classe,
socialista-femminista e psichedelica, la
fusione dei nuovi movimenti sociali in un
progetto comunista, un’estetizzazione
inedita della vita quotidiana» (p. 368).
L’eco della controcultura degli anni
Sessanta e Settanta, con il suo carico di
creatività e rifiuto del lavoro, si salda
nellì’ipotesi di Fisher con i molti
movimenti di rivolta che dopo la crisi del
2008 sembrano lanciare segnali di una
irreversibile crisi del tardo-capitalismo e
di una ripresa di percorsi politici
alternativi.
Difficile discutere della validità di una
simile proposta, formulata da Fisher
nell’introduzione al libro che stava
scrivendo proprio al momento della sua
scomparsa. In essa, ancora a uno stadio di
elaborazione provvisorio, pesano forse
più le suggestioni che l’analisi di una
effettiva percorribilità politica. Ma se è
vero, come sostiene Fisher, che «in
questo momento il nostro desiderio è
senza nome: ma è reale», la lettura di
questo primo volume di scritti politici
aiuta almeno a trovare qualche nome per i
lacci che pretendono di tenerci legati in

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