Sei sulla pagina 1di 13

PROTESI

PROTESI FISSA SU DENTE NATURALE


Può essere:
• Restauro protesico del dente singolo
• Restauro protesico su più elementi dentali (ponte)
• riabilitazione intera arcata (circolare)

1
Il dente o l'impianto che funge da attacco per una protesi ssa e de nito pilastro (a bu t men t ). il
2
dente arti ciale sospeso tra i pilastri è l’ el emen t o i n ter medi o (o pontic).

PERCHE’ TRATTARE UN DENTE CON PROTESI FISSA?


Decido di trattare un dente con protesi ssa invece che con un trattamento in studio, perché la protesi
ssa aumenta la longevità di un elemento dentario che ha già subito processi patologici.

Preserva quindi l'integrità, perché se mastico su un dente debole il rischio e la frattura.


Migliora la funzione masticatoria (anatomia corretta). questo perché per quanto bravo un clinico possa
essere non potrà mai con un'otturazione replicare esattamente l'anatomia del dente naturale in
occlusione con l'antagonista.

Migliora il sigillo coronale, specialmente in seguito ad endodonzia. quando effettuo un’otturazione con
composito sia una contrazione da polimerizzazione che riduce la capacità di sigillo coronale.

ESTETICA
A livello estetico, soprattutto nei settori anteriori, è importante che la guida dentale sia in accordo con la
guida condilare (articolare).

Per quanto riguarda gli impianti, questi devono essere una soluzione alternativa visto le problematiche
associate (riassorbimento osseo, perimplantite…).

PIANO DI TRATTAMENTO DI DENTI SINGOLI


La scelta del tipo di restauro dipende dai seguenti fattori in ordine decrescente di importanza
(teoricamente):
• distruzione struttura dentale (tanto più il dente è distrutto, tanto più si propende per una corona)
• estetica

fi
fi


fi

fi
fi

PROTESI

• controllo di placca (restauri con margini sottogengivali o iuxtagengivali sono più dif cilmente
mantenibili igienicamente rispetto restauri con margini sopragengivali)
• ritenzione
• forse occlusali
• antagonisti
• considerazioni economiche

La ritenzione della struttura dentale residua dipende dalla quantità di smalto e dentina ancora presente.
Quindi, quanto il mio dente può essere ritentivo?

In alcuni casi abbiamo bisogno di un perno.

PERNO RADICOLARE
Si utilizza un perno quando la struttura canalare residua è insuf ciente a mantenere in sede il restauro
protesico (ritenzione core ricostruttivo).
Oppure, lo si utilizza quando viene effettuato un trattamento endodontico e questo porta alla perdita di
sostanza dentale a livello canalare nonché, in conseguenza la preparazione coronale, Un'ulteriore
distruzione periferica. Quindi, in questo caso, abbiamo una dentina sana e suf ciente per supportare
una corona.
Il perno fornisce alla corona una ritenzione che ordinariamente sarebbe ricavata dalla struttura dentale
coronale.

Terapia canalare necessita di una chiusura canalare con guttaperca, non con carrier in plastica
(thermaphil) o con carrier rigidi. Canali riempiti con carrier righini aumentano il rischio di perforazione
laterale della radice durante l’alesatura del canale.

Per ottenere una distribuzione dello stress e una massima ritenzione da parte del perno è importante
che:
• l'estensione del perno nella radice deve essere almeno uguale alla lunghezza della corona
• il perno dovrebbe essere 1/3 o 2/3 la lunghezza della radice
• all'apice devono rimanere almeno 4mm di guttaperca per prevenire dislocazione ed in ltrazione

Vi sono diversi tipi di perni.

TIPI DI PERNI
1. Perni in bra
Ad oggi sono i più utilizzati, il perno in bra di vetro è meccanicamente
omogeneo, comportamento anisotropo delle bre (comportamento
opposto) e modulo di elasticità simile a quello della dentina.

Effettuato dall'odontoiatra direttamente in bocca al paziente, inserendo i


perni all'interno dei canali, si cementa e si ricostruisce il core del dente,
solo successivamente mettere la corona.

2. Perno moncone
Viene utilizzato quando il dente è disallineato, e quindi per ottenere il
parallelismo occorre modi care l'asse del moncone rispetto alla radice.
Gli svantaggi sono: 2 appuntamenti, periodo di temporizzazione, modulo
elastico diverso dalla dentina, costi di laboratorio.

viene effettuata dall’odontotecnico in laboratorio.


Quando utilizzo un perno moncone sugli anteriori, per non creare frattura
è fondamentale ottenere l'effetto ferula.

L’effetto ferula consiste nel lasciare un collare di 1.5/2 mm quando si


prepara il dente, che andrà poi inglobato dalla corona. questo fa sì che la trasmissione delle forze al
dente durante la masticazione sarà differente.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
PROTESI

➢ Consiste nell'abbraccio a 360 ° della corona in zona cervicale per almeno 2 mm


apicalmente alla ricostruzione del moncone protesico.

QUAL È LA LONGEVITA’?
Per quanto riguarda i restauri, questi ultimi resistono in cavo orale generalmente più a
lungo delle otturazioni in amalgama, le quali a loro volta sono più longeve delle otturazioni
in composito.

Invece, nelle otturazioni in composito il rischio di fallimento è signi cativamente maggiore per restauri
diretti in soggetti ad alto rischio di carie e in quelli con un numero maggiore di super ci restaurate.

Nelle corone dentali la sopravvivenza di quelle anteriori e posteriori e del 93,5% e 90% con follow up
medio di 11,7 anni.

FATTORI CHE DETERMINANO LA LONGEVITA’ DELLA PROTESI


Deve esserci continuità tra protesi dente, deve esserci una corretta preparazione dentale con spessori
della protesi adeguati; valutare l'integrazione estetica e funzionale con gli altri elementi del cavo orale.

PREPARAZIONE DENTALE
Per la preparazione dentale il campo biologico in cui si andrà ad operare deve essere in condizioni di
perfetta salute tissutale; il posizionamento del margine protesico in rapporto alla cresta gengivale deve
essere costante e prevedibile; non si devono veri care sanguinamenti critici in alcune fasi quali
l'impronta.

La miglior preparazione dentale è quella che asporta la minor quantità di tessuto dentale. I nuovi
materiali da ricostruzione e l'adesione ci permettono di essere conservativi.
È necessario quindi risolvere le patologie endodontiche e parodontali prima della preparazione
protesica; conservare l'integrità dei tessuti contigui quali polpa, tessuti parodontali e denti contigui;
conservare l'integrità dell'endodonto.

Le fasi della preparazione sono due:


• preparazione del corpo
• creazione del margine di nitura protesico

MARGINE PROTESICO
1. EXTRAGENGIVALE
È preferibile un margine extragengivale in quanto:
• Permette un migliore accesso visivo al dentista e igienico al paziente
• facilita rilievo dell'impronta
• garantisce il controllo di qualità della protesi nita
• facilita i controlli a distanza
Per quanto preciso, il margine costituisce una zona di discontinuità dove sarà più facile l'accumulo di
placca.

2. INTRASULCULARE
In caso di preparazione intrasulculare per ridurre il danno ai tessuti molli, la gengiva dovrà essere
delicatamente spostata in senso apicale cosicché la preparazione risulti in ogni caso extrasulculare, a
cielo aperto.

PORZIONE LINGUALE
Negli elementi inferiori, durante la preparazione bisogna tenere conto che il pavimento del cavo orale e
facilmente lacerabile; innalzabile dal paziente in fase di deglutizione in modo imprevedibile e con una
forza tale da spostare uno specchietto tenuto in modo debole.
fi
fi
fi
fi
fi
PROTESI

VALUTAZIONE DELLO SPESSORE

Lo spessore dei materiali da restauro varia in base al tipo di restauro richiesto.


Per esempio, nella metallo-ceramica:
• Anteriore: 2 mm incisali, 1 mm palatale, 1,5 mm vestibolare
• Posteriore. 2mm su cuspidi di stampo; 1,5 mm su cuspidi di taglio

Per valutare lo spessore del materiale ci sono due metodi:


• Tecnica dei solchi guida di profondità (Stein): devo utilizzare delle frese e ne devo conoscere
perfettamente gli spessori e le granulometrie.
• tecnica delle mascherine in silicone

TECNICA DEI SOLCHI GUIDA DI PROFONDITA’


In questo caso, per dare la profondità si utilizza una fresa a pallina, in quanto la sfera è l'unica forma
geometrica il cui diametro non varia a seconda dell'inclinazione del manipolo.
Fasi:
1. Solco guida cervicale
2. solchi guida vestibolare
3. solchi guida incisale
4. approfondimento solchi guida incisali e raccordo
5. Raccordo vestibolare con fresa diamantata o tronco-conica
6. preparazione interprossimale
7. preparazione zona del cingolo e raccordo
8. preparazione della faccia palatale con fresa football

Oppure si effettua la tecnica dei solchi guidata di profondità con fresa ad anello intagliato + helix
cilindrica per raccordo.

Vantaggi: La conservazione di aree di tessuto non ridotto in zone strategicamente determinanti


consentono di poter usare la fresa come mezzo di misura; valutazione immediata intraoperatoria degli
spessori; non necessita di mascherine in silicone e quindi si ha un risparmio di tempo.

Svantaggi: possibile perdita di mm aggiuntivi in seguito a raccordo e ri nitura della preparazione;


maggiore surriscaldamento dentale specie se si usano le frese Helix e ad anello intagliato.

MASCHERINE DI PREPARAZIONE
Passaggi:
1. Preparazione del silicone Putty
2. si può effettuare sia direttamente sul cavo orale che su modelli in gesso



fi
PROTESI

3. si ricopre l'intera super cie vestibolare e palatale del dente da preparare + almeno un dente
adiacente con il silicone
Questo consente di valutare l'entità di riduzione del dente in senso assiale, vestibolare e incisale/
occlusale.

Vantaggi: valutazione diretta con sonda degli spessori preparati; possibilità di confronto con lo spessore
iniziale del dente in ogni momento della preparazione.

Svantaggi: il putty è un materiale elastico e deformabile; sia un dif cile riposizionamento della
mascherina se essa è poco estesa sui denti adiacenti; la realizzazione del putty richiede tempo.

FORMA RITENTIVA E STABILE

I carichi occlusali sono multidirezionali, quindi abbiamo diverse forze dislocanti


l'ancoraggio protesico dal pilastro. A scopo didattico si possono suddividere in:
• forze dislocanti verticali (parallele all'asse di inserzione della protesi)
• forze dislocanti orizzontali (tendono a far dislocare la protesi con un
movimento di ribaltamento)

La ritenzione è la capacità di contrastare le forze dislocanti verticali e dipende da:


• parallelismo
• lunghezza
• area di contatto
• circonferenzialità della preparazione

La stabilità è la capacità di contrastare le forze dislocanti orizzontali o oblique. La


super cie occlusale di un dente non è mai piatta: ne consegue che, tutte le forze, anche verticali,
presentano vettori a componente orizzontale. Dipende da:
• parallelismo
• lunghezza
• circonferenzialità della preparazione

PARALLELISMO
Per parlare di parallelismo:
• Necessario avere almeno due pareti opposte
• con pareti perfettamente parallele, se avrebbe un effetto “stantuffo” che impedirebbe di
realizzare un buon sigillo marginale, soprattutto in fase di cementazione

fi
fi

fi
PROTESI

• una maggiore conicità della preparazione diminuisce l'effetto di ritenzione ma aumenta la


probabilità di una buona chiusura nei margini

Il parallelismo si controlla tramite: un'impronta in alginato/colatura modello con gesso a presa rapida/
veri ca su parallelometro.

Per trovare il parallelismo su incisivi e canini, bisogna cercarlo a livello del terzo cervicale
vestibolare e corrispettiva zona linguale.
in questi casi, la parete vestibolare è preparata con una doppia inclinazione per costruire
una protesi bombata vestibolare mente e per evitare il difetto estetico (l'opaco messo
dall'odontotecnico si vedrebbe).

ALTERNATIVE A DISPARALLELISMO
• Preparazione mesiale abbondante dell'elemento disallineato
• correzione ortodontica

• Protesi ssa parziale che utilizza la metà prossimale della corona del molare come ritenzione
• protesi ssa parziale che sul molare inclinato utilizza una corona telescopica e una cappetta
come ritenzione
• connettore rigido (disgiuntore) sulla parte distale del premolare (che compensa l'inclinazione del
molare)

RITENZIONE FRIZIONALE
“Una buona protesi idealmente può rimanere sul moncone anche in assenza di cemento, soltanto in
virtù dei contatti frizionanti tra le pareti assiali”.

Per determinare lo spessore del cemento, sul moncone del modello in gesso si
utilizza una lacca spaziatrice di 30-40 um. questa lacca non si posiziona a
livello dei margini. oppure la protesi può essere costruita su un modellino
sovradimensionato che prevede lo spazio per il cemento.

La lunghezza delle pareti aumenta la ritenzione e la stabilità; l'area della


super cie aumenta unicamente la ritenzione. La zona di preparazione più vicina
al margine gengivale è quella che contribuisce maggiormente alla ritenzione.

CIRCONFERENZIALITA’ DELLA PREPARAZIONE


Quando la preparazione è estesa a tutta la circonferenza del dente, ogni zona della parete ne avrà
un'altra contrapposta con cui esercitare il parallelismo. Quindi, una corona completa è sempre più
ritentiva e stabile di una parziale.
fi
fi
fi
fi
PROTESI

PRECISIONE MARGINI DI FINITURA

La creazione del margine di nitura protesico può essere:


• Chamfer
• Spalla 50°, 90°…
• Lama di coltello
E possono essere realizzati in diversi materiali (oro; oro-resina; oro-ceramica; resina; metallo; metallo-
ceramica; ceramica integrale; zirconia integrale; zirconia rivestita di ceramica).

CORONE METALLICHE FUSE


• Offrono la massima ritenzione e resistenza possibile ma sono antiestetiche
• preparazione dentale limitata (per lo spessore della lega)
• fabbricazione semplice

per la loro preparazione si possono utilizzare due tecniche:


• tecnica della fusione a cera persa (passo da un manufatto in cera a uno in lega)
• fresatura al Cam a partire da un preformato

il CAD-CAM è costituito da:


• CAD (computer aided design): scanner che rileva digitalmente il modello in gesso + programma
di progettazione digitale
• CAM (computer aided manufacturing): sistema di fresatura che produce per sottrazione la
struttura progettata a computer

Vantaggi: Riduzione dei tempi di realizzazione; riduzione degli errori operativi; proprietà meccaniche più
elevate.

Limiti: la forma di dimensioni delle frese rotanti sono determinanti per la precisione e accuratezza del
restauro; spigoli vivi non verranno riprodotti; le frese possono usurarsi e surriscaldare il restauro in fase
di produzione.

CORONE IN ORO/PLATINO
• Restauro estremamente malleabile e perciò longevo
• indice di usura molto simile allo smalto
• possibilità di brunitura dei margini
• inalterabile e biocompatibile
• facilità di fusione e lavorazione
• antiestetico
• alto costo
Sono migliorabili meccanicamente e chimicamente con l'aggiunta di una Lega aurea. L'aggiunta di altri
metalli nelle leghe auree può causare fenomeni di corrosione con colorazioni antiestetiche.

Le leghe metalliche di base e acciai sono: Nichel-cromo; Cromo-cobalto.

CORONE METALLO-CERAMICHE
• Massima ritenzione
• discreta resa estetica
• necessaria maggiore preparazione del dente rispetto alle full-metal
• necessaria preparazione sotto gengivale in zona estetica
Per creare il legame chimico tra ceramica e metallo è necessario un trattamento termico che porta alla
liberazione degli ossidi i quali appaiono come uno strato scuro. per evitare che questo strato possa
trasparire attraverso la ceramica, è necessario stendere uno strato di opaco.

Il coef ciente di espansione termica del metallo deve essere superiore rispetto a quello della ceramica
che lo riveste.

CORONE IN CERAMICA INTEGRALE


Le ceramiche sono costituite da una fase cristallina reticolare e una fase vetrosa amorfa.
fi
fi
PROTESI

In questo caso abbiamo corone estetiche con poste totalmente da ceramica senza sottostruttura
metallica. le ceramiche utilizzate possono essere: di silicato di litio, zirconio e feldspatiche.

CONNESSIONI IMPLANTO-PROTESICHE
La scorsa volta abbiamo visto come un impianto si connette ad un moncone, adesso analizzeremo le
connessioni implanto-protesiche.

La maggior parte delle connessioni presenti sono le seguenti:


• Esagono interno
• Esagono esterno
• Ottagono interno
• Connessione conica

L’80% delle connessioni che vedremo sono però esagoni interni ed esterni. Principalmente interni.
Alcuni usano quella conica.

CONNESSIONE ESAGONALE ESTERNA


L’abutment (moncone) va al di fuori dell’impianto, è la femmina. L’impianto è il maschio. In questa
connessione c’è una lunghezza delle pareti verticali che si interfacciano, che è minore rispetto ad una
connessione interna. È minore anche la conicità stessa delle pareti che
connettono l’abutment a all'impianto.
Questa tipologia di connessione, la quale adatta esattamente la testa
dell'impianto a quella che è la porzione apicale dell’abutmen, permette
un'impronta degli impianti direttamente sulla testa dell'impianto.
Prevede cioè, il posizionamento di un transfer che andrà sulla testa
dell’impianto.
Consente una realizzazione di protesi avvitate su più impianti, senza
necessariamente utilizzare delle componentistiche che parallelizzino i vari assi
implantari.
Per la lunghezza sia gira intorno a 0,7 mm.

Svantaggi: le connessioni esterne, rispetto a quelle interne, hanno una maggiore dif coltà di
accoppiamento dell’abutment all'impianto stesso (perché le pareti verticali di accoppiamento sono
meno alte e quindi quando si posiziona il moncone/transfer ecc, per capire bene se questo è
posizionato correttamente sull'impianto si dovrebbe fare un rx).
Il fatto che ci siano delle pareti di connessione più basse aumenta la tendenza allo svitamento della vite
di connessione tra l’abutment e l'impianto.

CONNESSIONE ESAGONALE INTERNA


L’abutment entra dentro all'impianto. Le pareti dell’abutment entrano dentro
l'impianto, quindi la situazione è al contrario.
È una connessione avvitata, funziona non solo tramite la vite ma anche grazie
all'accoppiamento di queste pareti che sono più lunghe rispetto alle pareti
dell'esagono esterno. Generalmente la lunghezza della connessione per un
esagono interno si aggira intorno a 1,9 mm.
La connessione esagonale interna è una connessione in cui è facile valutare
l'accoppiamento tra l’abutment e l'impianto, nel senso che: o l’abutment entra
nell'impianto, o l’abutment non entra.
Questo perché l’altezza della connessione e il fatto di dover inserire all'interno
dell'impianto, ti consente o un accoppiamento o un disaccoppiamento, non puoi
accoppiarli male.

















fi



PROTESI

Tuttavia, è dif cile unire più impianti a connessione interna, perché se io ho più impianti con questa
connessione gli abutment dovrebbero riuscire ad entrare in modo corretto all'interno degli impianti
stessi. Quindi, soprattutto quando parliamo di arcate intere da riabilitare, è molto complesso.
È anche dif cile in fase di impronta, perché se devo unire i vari transfer tra loro durante la presa
dell'impronta, quando vado a rimuoverlo dalla bocca del paziente questi non si rimuovono (perché non
riescono a vincere la forza di connessione con le pareti interne).
Consente il platform switching.

Quando devo riabilitare un'intera arcata o una emiarcata,


posso avere delle divergenze tra gli assi implantari che non mi
consentono di realizzare una protesi che unisca gli impianti.
Non mi consente neanche di effettuare un'impronta corretta.
Questo perché durante la fase dell'impronta, posso decidere
di connettere tra loro i transfer con del gesso, per esempio, ed
andare a prendere l'impronta successivamente alla
connessione.
In questo modo, se li sso rigidamente, il tecnico, nel suo
modello in gesso otterrà la posizione precisa dell'impianto
nella bocca del paziente.
Se io però li sso rigidamente e gli impianti sono a
connessione interna, probabilmente non riuscirò più a toglierli
dalla bocca del paziente perché la conicità e la lunghezza
della connessione interna non mi consente di estrarli in blocco
rigido quando ho degli assi implantari molto divergenti.

FASI DELL’IMPRONTA
Nella fase di impronta io vado a:
• posizionare il transfer;
• lo avvito all’impianto (ricordo che lo avvito tramite una vite passante interna);
• quando ho più impianti li connetto rigidamente tra loro per dare al tecnico una maggiore
accuratezza della posizione degli impianti;
• prendo l'impronta con un portaimpronte bucato;
• svito i transfer;
• rimuovo l'impronta.
Se però ho una connessione interna, non esce a causa della divergenza tra gli assi implantari.

Quindi, se ho più impianti e voglio connetterli direttamente alla protesi dovrò usare una connessione
esterna.
Posso usare anche degli impianti a connessione interna utilizzando delle componentistiche sovra
implantari che mi danno una mano nella connessione. ci sono due componentistiche che possono
applicare sopra l'impianto a cui poi mi vado a connettere a mia volta che sono: MUA (multi-unit-
abutment) e OT-bridge.

1. MUA (MULTI-UNIT-ABUTMENT)
Sono i più usati nel mondo. Sono delle componentistiche che metto sull'ampliamento e passo da
una connessione interna a una connessione esterna (la protesi mi andrà a cadere sopra il
MUA).
avrò due viti: una che mi connette il MUA all'impianto e l'altra che mi connette l’abutment alla
componentistica sovra implantare.
In questo modo, io sposto anche le sollecitazioni masticatorie o altro, in una zona lontana dal
colletto implantare, più coronalmente rispetto alla xture.

Possiede una seconda vite di minor diametro serrata con torque di minore intensità rispetto al
piattello della xture. Questo è sia un vantaggio che uno svantaggio. È uno svantaggio perché la vite,
essendo più piccola, mi si svita appena c'è un problema. È un vantaggio perché essendo sopra la
gengiva, lontana dalla connessione implantare non appena ho un problema lo vedo subito e posso
agire sulla vite.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
PROTESI

Inoltre, posso utilizzare dei MUA sia dritti che angolati (17° e 30°, per correggere soprattutto il
disparallelismo). In questo modo, quando vado a vedere quelle che sono le mie emergenze in plantare
in bocca, mi risulteranno tutte dritte anche se sotto gli impianti sono storti.

Quindi, sopra questa componentistica MUA, io connetto il mio abutment.


in base alla casa produttrice, riesce a neutralizzare il disparallelismo no a 60 °. Quindi no a un
disparallelismo di 60 ° io posso correggere l'asse.

PLATFORM SWITCHING
Sulla connessione interna abbiamo la possibilità di fare un platform switching.
quando per esempio io inserisco un impianto che ha un diametro 4,5mm E ho una connessione interna
se utilizzo un moncone che ha almeno 1 mm in meno di diametro rispetto al mio impianto, quello che mi
si forma attorno all'impianto è un’ampiezza biologica più consistente e spessa. Si ha anche un
ribaltamento dell'ampiezza biologica da verticale a orizzontale.
In questa situazione il moncone ha un diametro minore rispetto a quello dell'impianto. Quando non ho il
moncone di diametro ridotto rispetto all'impianto, la gengiva mi va a chiudere direttamente sulla testa
dell'impianto. quando invece ho il moncone con diametro ridotto rispetto a quello improntare, l'osso
arriva al livello del margine implantare e la gengiva (epitelio giunzionale), si formerà a livello del
moncone/del margine implantare orizzontale. Quindi sposto il concetto dell'ampiezza biologica da
verticale a orizzontale.

Questo spostamento dell'ampiezza biologica mi permette anche un miglioramento nello scarico dei
carichi occlusali, sposto l'area della massima concentrazione dello stress lontano dall'interfaccia osso-
impianto.

Inoltre, mi si forma un manicotto broso più spesso attorno all'impianto, avrò una maggiore quantità di
gengiva cheratinizzata che mi consentirà una maggiore resistenza alle possibili infezioni implantari.
Una gengiva cheratinizzata e tonica mi dà anche un risultato estetico soprattutto nelle regioni anteriori.

In conclusione: è un concetto che io posso avere solo con un


moncone ridotto rispetto al diametro implantare, ci deve essere
almeno 1 mm di differenza tra i due diametri (ho la gengiva non
ha spazio per creare questo switching platform).

Alcune case implantari si sono evolute e hanno creato una


enhanced switching platform, andando ad angolare quello che il
collo dell'impianto di 15 °, hanno visto che avrò una ampiezza
biologica ancora più spessa.

https://www.leone.it/pubblicazioni/platform-switching-e-
mantenimento-osseo-peri-implantare-moda-o-reale-vantaggio-clinico/ > questo sito lo spiega, se non
avete capito. Ha sottolineato essere un concetto che dobbiamo sapere.

CONNESSIONE CONICA
Può essere di diverso tipo:
• conica autobloccante
• conometrica pura: l’abutment entra all'interno dell'impianto, grazie al frizionamento delle pareti
si ferma. Devi avere un angolo di cono inferiore a 30 °. il tutto dipende anche da quanto sono
lunghe le pareti di connessione e dall'angolo di cono.
• conica avvitata

Le connessioni coniche vanno benissimo perché non hanno vite e non hanno cemento. il problema è
che quando il paziente masticava, quando perdeva l'effetto frizionate si perdeva anche la connessione
(bisognava cambiare la protesi). Si sono quindi create delle connessioni ibride avvitate coniche, che
nella fattispecie sono due:
• connessione conica con vite di serraggio all'interno del moncone stesso, in questo caso vado
ad avvitare il moncone nell'impianto.
• ho un cono che inserisco all'interno dell'impianto e lo blocco, dopo aggiungo una vite, questa è
una connessione cono - morse, in cui hai una connessione doppia, conica avvitata e in cui c’è
fi
fi
fi
PROTESI

un’inclinazione delle pareti interne dell’impianto che è a 5°. La vite serve solo per
assicurare la connessione tra moncone e impianto e per dirigere i carichi extra
assiali lungo l’asse implantare. In questo tipo di connessione, quando il paziente
mastica, non è la vite sottoposta al carico masticatorio, ma sono le pareti di
connessione che lo sono.
È una sorta di connessione interna avvitata in cui però si sfrutta di più la conicità tra
le pareti e la lunghezza di connessione delle pareti.

Il vantaggio delle connessioni coniche, è che la giunzione impianto-abutment, non presenta micro-gap
(o se c’è è minimo). Questo perché è una connessione molto precisa> si accumulano meno batteri e
quindi meno rischio di perimplantiti, mucositi…
Per quanto riguarda la connessione interna ed esterna, un po’ di micro-gap c'è sempre, perché sono
totalmente dipendenti dall’avvitamento.

lo svantaggio è che, se ho un problema nella connessione conica, lo ho a un livello più basso. Nella
connessione interna esterna il problema invece tendenzialmente lo ho sopra l'impianto, in una
posizione di facile accesso (nella connessione esterna ho una grande accessibilità, in quella interna un
po’ meno, in quella conica ne ho pochissima).
Per esempio: se si frattura la vite che vediamo nella gura sopra, toglierla è impossibile. Talvolta è
necessario togliere tutto l'impianto.

LA PROTESI
Vediamo alcune componentistiche della protesi.

• Transfert da impronta: sono quelli che si mettono sugli impianti per prendere l'impronta.
• Viti di guarigione: Sono delle viti che hanno un'altezza e una forma prestabilita, servono per fare
guarire la gengiva attorno alla vite di guarigione, prima dell'impronta per realizzare la protesi. Si
mette solo nei bone level, nei tissue level non si mette (si mette la vite classica).
• Analoghi da gesso: quando al tecnico arriva l'impronta, avvito l'analogo sul transfer e poi colo il
modello in gesso.












fi









PROTESI

Si dividono in accessori chirurgici (vite di


guarigione, transfert cucchiaio chiuso, vite per
transfert MUA, transfert cucchiaio aperto) e
accessori di laboratorio (vite di connessione,
analogo multi-use, moncone provvisorio, moncone calcinabile, pilastro a sfera MUA, scan body).

PROTESI FISSA SU IMPIANTI


La protesi (corona che va sull’abutment) può essere di tre tipi: avvitata, cementata e conometrica.

1. PROTESI AVVITATA
Nella protesi avvitata, utilizzo un moncone che presenta un foro per la vite passante. Vado a cementare
la corona al moncone ma nella corona rimarrà un buco che servirà per l'inserimento
della vite di connessione tra la protesi e l'impianto
Caratteristiche:
• La corona viene avvitata all'impianto
• la corona protesica avrà un foro di accesso sulla super cie occlusale da cui è
possibile avvitarla
• posizionabile con spazio occlusale superiore a 5 mm

La vite non rimane esposta, in caso di chiusura provvisoria utilizzo il cotone e il cavit. Nella chiusura
de nitiva uso il ow, e posso mettere sotto del cotone per evitare il contatto diretto tra resina e vite.
Anche se il cotone si usa tendenzialmente per la chiusura provvisoria, per quella de nitiva utilizzo te on
e sopra un po’ di ow.

VANTAGGI
• Semplice posizionamento e ssaggio, se c’è quale problema me ne rendo conto subito
• Facilità nella rimozione della corona (utile, per esempio, quando devo restituire la protesi al
tecnico per sistemare qualcosa)
• Facilità di accesso alla vite di serraggio, basta utilizzare una fresa per aprire il foro d'accesso
• Assenza di cemento tra corona e moncone. la corona viene comunque cementata all’abutment,
ma questo viene fatto dal tecnico in laboratorio; quindi, sta molto attento agli eccessi e mi
adatta la corona in modo estremamente preciso al moncone senza determinare un eccesso di
cemento.

SVANTAGGI
• Non riesco a correggere il disallineamento implantare. Se ho un disallineamento implantare, il
foro di accesso potrebbe presentarsi sulla faccia vestibolare, Quindi diventa dif cile da
nascondere.
• Dif cile modellazione della ceramica per presenza del foro d’accesso
• Maggior abrasività nei confronti degli antagonisti, specialmente quando è a livello occlusale
• Migliore spessore ceramico che risulta anche meno uniforme, indebolisce la ceramica stessa
• Maggior rischio di frattura del rivestimento estetico ceramico
• Minor resa estetica e possibile presenza di alone scuro per componenti metalliche
• Maggior rischio di svitamento a 5 anni rispetto alla cementata

2. PROTESI CEMENTATA
La corona viene cementata sul moncone avvitato all'impianto. È l'esatto analogo della protesi sui denti
naturali.
dal tecnico mi arriva la corona e il moncone separati, avvito il moncone sull'impianto e
dopo cemento la corona.
Caratteristiche:
• La corona viene cementata su un moncone avvitato all'impianto
• la corona protesica sarà identica a quella posizionata su un elemento dentale
preparato
• posizionabile solo se lo spazio occlusale è superiore a 7 mm
fi
fi
fl
fl
fi
fi
fi
fi
fl
PROTESI

VANTAGGI
• facile modellazione della ceramica d parte del tecnico
• ottima resa estetica
• minor rischio di chipping (fratture della ceramica)

SVANTAGGI
• se ho un problema alla vita di connessione tra l’abutment e l'impianto, è un problema. La
corona è dif cilmente rimovibile dall’impianto
• Quando cemento direttamente in bocca, il cemento non lo vedo. Vedo gli eccessi, ma non ho
una visione della porzione del solco; quindi, non so cosa rimane a livello del solco.
Questo genera facilmente perimplantite. Per evitare questa problematica posso utilizzare la
diga, Ma la diga può non far adattare bene l’abutment all'impianto perché genera uno spessore.
La protesi cementata, se non per il settore anteriore, non viene molto utilizzata. È sempre preferibile

una protesi avvitata.

3. PROTESI CONOMETRICA
La corona si accoppia al moncone grazie al frizionamento delle pareti coniche. Non c’è né cemento né
vite.
Devo avere molto spazio occlusale, perché questo tipo di protesi sfrutta la
lunghezza delle pareti. se ho poca lunghezza non ho stabilità nè ritenzione.

Caratterisiche:
• La corona si accoppia all’abutment grazie al frizionamento delle
pareti iconiche interne delle componenti
• non è presente cemento e/o viti di serraggio tra protesi e impianto

OVERDENTURE
Altro tipo di protesi su impianti, che necessita di un’igiene orale
speci ca.
Si parla quindi di una protesi su impianti che però risulta
rimovibile. È importante detergere la super cie removibile,
Soprattutto la femmina degli attacchi, perché in caso di depositi
duri nella femmina (matrice) si può alterare l'attacco connesso
all'impianto (patrice).
Non devono quindi esserci residui nelle matrici.


fi

fi






fi










Potrebbero piacerti anche