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Macroeconomia

Lezione 5 (18/03/2022)

Abbiamo parlato di equilibrio nei Mercati Finanziari.
L’equilibrio nei mercati finanziari è dato dall’uguaglianza tra domanda e offerta di moneta.
Abbiamo visto come può essere rappresentato questo equilibrio.

La domanda di moneta è negativamente inclinata, la domanda di moneta è funzione negativa del
tasso d’interesse. Se il tasso d’interesse sale, la domanda di moneta si riduce perché aumenta il costo
opportunità di detenere moneta.
È più conveniente allocare la propria ricchezza in titoli, investire in titoli che, se il tasso d’interesse
sale, hanno un rendimento più elevato.
L’offerta di moneta è decisa dalla Banca Centrale che sceglie quanta moneta immettere nel Sistema
Economico. La Banca Centrale modifica l’offerta di moneta attraverso le operazioni di mercato aperto:
tramite l’acquisto di titoli aumenta l’offerta di moneta (acquista titoli che paga utilizzando moneta che
a quel punto entra in circolo nel sistema economico), mentre riduce l’offerta di moneta vendendo titoli.

In questo modo, con questo semplice grafico, è possibile vedere, ad esempio,
cosa succede al tasso d’interesse se l’offerta di moneta aumenta:
la retta verticale si sposta verso destra e quindi il tasso d’interesse scende.
Al contrario, se abbiamo un’operazione restrittiva, possiamo vedere cosa succede al tasso
d’interesse se l’offerta di moneta si riduce:
la retta verticale si sposta verso sinistra e quindi il tasso d’interesse aumenta.

Questo grafico lo possiamo utilizzare anche per vedere cosa succede al tasso d’interesse se cambia
il reddito (uguale alla produzione aggregata):
Quando aumenta il reddito (produzione), il tasso d’interesse cresce perché aumenta la domanda di
moneta. Se aumenta il reddito, la domanda di moneta si sposta verso destra perché per ogni livello del
tasso d’interesse la domanda di moneta è più alta perché aumenta il bisogno di effettuare transazioni.
Quando diminuisce il reddito (produzione), il tasso d’interesse diminuisce perché diminuisce la domanda
di moneta.

Il modello ISLM ci descrive la relazione tra tasso d’interesse (i) e produzione (Y) quando sono in
equilibrio il mercato dei beni (curva IS) e quando sono in equilibrio i mercato finanziari (LM).
Già da qui noi vediamo che la relazione tra tasso d’interesse e produzione che mantiene in
equilibrio i mercati finanziari sarà una relazione positiva, al crescere del reddito cresce il tasso
d’interesse e viceversa.

Abbiamo utilizzato questo grafico che ci permette di capire cosa succede alle variabili quando ne
muovo altre:
cosa succede al tasso d’interesse al variare del reddito e al variare dell’offerta di moneta.

Quando abbiamo parlato di questo modello, inizialmente non abbiamo distinto tra circolante e depositi
(immaginavamo che fosse solo circolante):
in quel caso la Banca Centrale può controllare perfettamente l’offerta di moneta, la Banca Centrale in
ogni periodo decide quanta moneta immettere nel sistema (tramite le operazioni di mercato aperto) e
quella è l’offerta di base monetaria.
In un’economia con solo circolante questa è anche l’offerta totale di moneta.
Se invece esistono anche i depositi l’offerta di moneta emessa dalla banca centrale (base monetaria) è
diversa dall’offerta di moneta complessiva che sarà quindi più alta.
Questo lo abbiamo visto e abbiamo detto che quello che realmente controlla la Banca Centrale non è
l’offerta aggregata di moneta, ma la Base Monetaria (H)
La Banca Centrale quello che controlla è la Base Monetaria H

La Base Monetaria è la moneta che è stampata dalla Banca Centrale ed è uguale a Circolante più
Riserve.
Questa moneta messa in circolo sarà data da circolante (parte di moneta detenuta dagli individui,
soldi fisici detenuti dai soggetti) più riserve (quota di depositi che le banche tengono sotto forma di
contanti nelle proprie casse).
Ogni volta che qualcuno deposita una somma in banca, la banca ne tiene una quota come contante e
una quota la utilizza per investire titoli, concede prestiti e in questo modo crea altra moneta perché
rimette in circolo.
BASE MONETARIA (H) = CIRCOLANTE (Ci) + RISERVE (R)
Il Circolante abbiamo visto che è uguale ad una quota "c" della domanda di moneta.
Una parte della moneta viene detenuta sotto forma di circolante.
c = quota di moneta tenuta sotto forma di circolante.
Le Riserve abbiamo visto che sono una quota theta (coefficiente di riserva) dei depositi, una
percentuale dei depositi che viene tenuta dalle banche sotto forma di riserve.

Dalla formula sopra possiamo quindi vedere che la domanda complessiva di moneta sarà
maggiore di quella emessa dalla banca centrale (più grande della base monetaria).

In equilibrio noi dovremmo avere che la domanda di base monetaria (circolante e riserve) deve essere
uguale all’offerta di base monetaria (Hd=Hs).

La domanda di base monetaria, se teniamo conto del fatto che è data dalla somma di circolante più
riserve, può essere scritta così:
H = (c+theta(1-c)) Md


Questa offerta di moneta da parte della Banca Centrale viene indicata come H perché è detta moneta
ad alto potenziale, perché ha il potenziale di moltiplicarsi.

Vediamo come cambia questo offerta di base monetaria al variare dei parametri:
c = quota di moneta tenuta sotto forma di circolante
c=1 ----> Moltiplicatore = 1 (la base monetaria è uguale all’offerta complessiva di moneta)
c=0 ----> Moltiplicatore = theta


Nella realtà 0< c <1: è più vicina a 0 che vicina a 1 la quota di moneta che tutti teniamo in circolante
(bassa la quantità di circolante rispetto a quella che teniamo in depositi).
La base monetaria è quindi uguale alla domanda complessiva di moneta (caso visto prima del caso in
cui gli individui tengono tutto sotto forma di circolante, le banche non hanno nessun ruolo e il
moltiplicatore è uguale a 1)
0< c <1 ----> gli individui tengono sia circolante che depositi, la domanda di moneta emessa dalla
banca centrale sarà inferiore alla domanda aggregata di moneta l’espressione c+theta(1-c) < 1


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In equilibrio la domanda di moneta deve essere uguale all’offerta:


1/(c+theta(1-c)) > 1 -----> questo significa che è un fattore moltiplicativo.

L’offerta aggregata di moneta è maggiore della base monetaria, maggiore della moneta emessa
dalla banca centrale ed è maggiore per un fattore pari al moltiplicatore.
La Banca Centrale emette una certa quantità di moneta pari a H.
L’offerta aggregata di moneta sarà uguale ad HxMoltiplicatore.
Questo significa che la Banca Centrale non controlla completamente l’offerta di moneta, quello che la
Banca Centrale controlla è la base monetaria (moneta fisica che mette in circolo nel sistema
economico).
L’offerta aggregata di moneta non è perfettamente controllabile dalla Banca Centrale e dipende dai
comportamenti degli individui (c) e delle banche (theta).
L’offerta di base monetaria è solo una parte dell’offerta aggregata di moneta.
Il sistema bancario contribuisce ad aumentare l’offerta di moneta.
A fronte dell’immissione di una base monetaria H (immaginiamo che la Banca Centrale immetta 1
euro, compra titoli per 1 euro e quindi immette 1 euro nel sistema economico, aumenta l’offerta di
base monetaria di 1 euro) di quanto aumenta l’offerta aggregata di moneta?
Aumenta di 1x Moltiplicatore


La variazione dell’offerta aggregata di moneta è uguale alla variazione della base monetaria per il
moltiplicatore.

Così come noi abbiamo visto il moltiplicatore della spesa autonoma (che ci dice per ogni aumento della
spesa pubblica o delle tasse di quanto aumenta la domanda aggregata), questo moltiplicatore ci dice
per ogni data variazione dell’offerta di moneta (base monetaria), di quanto aumenta l’offerta aggregata
di moneta.

Queste sono grandezze che sono importanti per capire l’efficacia delle politiche economiche.
Queste non dipendono direttamente dai decisori di politiche economiche:
il moltiplicatore della politica fiscale, nella versione semplice che avevamo visto settimana scorsa,
dipendeva dal parametro c1 (propensione marginale al consumo).
La propensione marginale al consumo non è direttamente modificabile dalla politica economica. Ci
possono essere degli incentivi che l’aumentano o la diminuiscono, ma non è direttamente modificabile,
dipende dal comportamento degli individui.
Anche qui la Banca Centrale decide H (la base monetaria), ma di quanto aumenta l’offerta di
moneta dipende dal moltiplicatore che a sua volta dipende da alcuni parametri che non sono
direttamente controllabili.

Il moltiplicatore 1/(c+theta(1-c)) dipende da:
c: comportamento individui
theta: comportamento banche
Se "c" aumenta, il moltiplicatore diminuisce: più moneta è tenuta sono forma di circolante e meno
moneta può essere rimessa in circolo (e quindi attivare questo processo di moltiplicazione).
Se theta aumenta (aumentano le riserve delle banche) il moltiplicatore si riduce:
se le banche trattengono una maggior quantità nei depositi come contante, meno moneta sarà rimossa
in circolo.
Il moltiplicato dipende da questi due parametri che non sono completamente controllati della Banca
Centrale.
Se la Banca Centrale vuole aumentare l'offerta aggregata di moneta agisce sulla base monetaria, poi
questo effetto di variazione della base monetaria è amplificato dal ruolo delle banche e l’effetto
complessivo sull’offerta di moneta dipende dal comportamento delle banche e delle famiglie.
Questo significa che l’effetto della manovra della Banca Centrale può esse previsto solo in parte.

Perché l’offerta aggregata di moneta è maggiore dell’offerta di base monetaria (moneta che la
Banca Centrale immette nel sistema economico)?
Il meccanismo è questo: immaginiamo che non ci sia circolante (c=0), tutta la moneta è depositata in
banca e immaginiamo un coefficiente di riserva obbligatorio pari al 10%.
Se la Banca Centrale acquista titoli per 100, la base monetaria aumenta di 100 euro;
di quanto aumenta l’offerta aggregata?
La Banca Centrale aumenta l’offerta di moneta attraverso operazioni di mercato aperto e quindi
acquista titoli da un venditore lui riceve 100;
questo venditore riceve 100 dalla Banca Centrale e li deposita tutti in un conto corrente.
La Banca tiene 10 come riserva e i 90 li utilizza per acquistare altri titoli o concedere prestiti.
Ci sarà un altra persona che riceve 90 e li versa in un conto corrente.
La Banca detiene 9 e acquista titoli per 81; ci sarà un operatore che riceve 81 che a sua volta li deposta
in banca; la banca detiene 8,1 (10% di 81) e acquisterà titoli con il resto.
Se andiamo avanti, l’offerta di moneta aumenta di 100+90+81...+... =1000

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In questo caso, ad un aumento della base monetaria di 100 corrisponde un aumento dell’offerta totale
di moneta di 1000. Il moltiplicatore è quindi pari a 10.
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Se la Banca Centrale riduce l’offerta di moneta il tasso d’interesse sale e viceversa se la Banca
Centrale aumenta l’offerta di moneta il tasso d’interesse scende.
Nel momento in cui la Banca Centrale decide di ridurre l’offerta di base monetaria, la Banca Centrale
vende titoli e ritira quindi dalla circolazione l’ammontare che ha ricevuto per la vendita dei titoli.
Quando la Banca Centrale vende titoli, il prezzo dei titoli si riduce; aumenta l’offerta e quindi si riduce
il prezzo dei titoli; se il prezzo dei titoli si riduce il tasso d’interesse aumenta.



Se il tasso d’interesse aumenta diminuisce la domanda di moneta e quindi diminuisce sia la domanda
di circolante che la domanda di depositi e quindi si riduce anche la domanda di riserve (che è legata
alla domanda di depositi).
Quindi si riduce la domanda di base monetaria.
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La Banca Centrale agisce sull’offerta di moneta modificando la base monetaria;
l’effetto della variazione di H sull’offerta totale di moneta è amplificata dall’azione delle banche e
attraverso il moltiplicatore.
L’effetto complessivo è controllato solo in parte dalla Banca Centrale e il valore del moltiplicatore
dipende dal comportamento delle banche, imprese e famiglie.
L’effetto di una manovra può essere previsto solo approssimativamente dalla Banca Centrale.

In che modo interviene la Banca Centrale e può effettuare le sue politiche monetarie?
I- da un lato modifica la base monetaria (H) e in questo modo va a modificare l’offerta aggregata di
moneta.
II- può anche agire sul coefficiente di riserva obbligatoria: non aumento la base monetaria ma vado a
variare il coefficiente di riserva obbligatoria. Abbiamo detto che le riserve delle banche sono in parte
volontarie, ma in parte c’è una quota di riserve che le banche devono obbligatoriamente tenere. Chi
decide questo coefficiente di riserva obbligatoria è la banca centrale.
Se ad esempio la Banca Centrale volesse aumentare l’offerta della moneta senza creare altra base
monetaria potrebbe ridurre il coefficiente di riserva obbligatoria (se theta si riduce il Moltiplicatore sale).
Il problema di questa strategia: la Banca Centrale vuole aumentare l’offerta di moneta senza
modificare H; riduce il coefficiente di riserva obbligatorio per aumentare il moltiplicatore in questo
modo, per una data offerta di base monetaria, l’offerta aggregata aumenta. Il problema è che anche
questa politica può non essere efficace perché la Banca Centrale può solo fissare il coefficiente di
riserva obbligatoria;
Tuttavia le banche hanno comunque un’altra quota di riserve che è volontaria e quindi quello che può
succedere se la Banca Centrale riduce il coefficiente di riserva obbligatoria è che si alza la quota di
riserve volontarie e le Banche possono decidere di tenere le stesse riserve.
L’idea è di agire sul coefficiente di riserva obbligatorio per ridurre theta ed aumentare il
moltiplicatore. Tuttavia questo effetto dipende dal comportamento delle banche, è possibile che una
riduzione delle riserve obbligatorie porti le banche ad aumentare le riserve libere e quindi di fatto a
lasciare theta invariato.

La Banca Centrale, dobbiamo ricordarlo, non può controllare perfettamente questa offerta di
moneta.
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La trappola della liquidità:
Situazione in cui ci si trova nel momento in cui i tassi d’interesse nominali sono vicini a 0.
Questa è una situazione nella quale si era, in particolare, dopo la crisi del 2009 e la forte recessone: la
strategia della Banca Centrale è sempre stata quella di aumentare l’offerta di moneta.
Acquistando titoli e aumentando l’offerta di moneta l’obiettivo era quello di abbassare il tasso d’interesse
in modo da dare uno stimolo all’economia.
Quando i tassi d’interesse nominali sono vicini allo 0, il tasso d’interesse nominale non può andare
sotto lo 0 (il tasso d’interesse reale può scendere sotto lo 0 perché è dato dal tasso d’interesse
nominale meno il tasso d’inflazione e quindi se il tasso d’inflazione è maggiore del tasso d’interesse
nominale abbiamo un tasso d’interesse reale inferiore a 0).


Immaginiamo di essere nel punto A, l’economia si trova a questo livello del tasso d’interesse positivo.
Se si verifica una recessione e c’è per qualche motivo una riduzione della produzione e dei redditi e
disoccupazione alta, la Banca Centrale può intervenire per dare uno slancio all’economia aumentando
l’offerta di moneta;
questo fa ridurre il tasso d’interesse e questo dovrebbe dare uno stimolo ad aumentare la domanda
aggregata e quindi anche la produzione e i redditi.

Ma se il tasso d'interesse è già vicino allo 0 (ci troviamo nel punto B), ulteriori aumenti dell’offerta di
moneta non hanno nessun effetto sul tasso d’interesse, sono inefficaci.
La domanda di moneta dopo un certo punto rimane come se fosse orizzontale, il tasso d’interesse non
può scendere sotto lo 0, l’offerta di moneta può aumentare ma non c’è nessun effetto sul tasso
d’interesse e quindi non c’è nessun effetto sull’economia reale (spesa, domanda, produzione).
Questa situazione si chiama "Trappola della Liquidità" perché se la domanda diventa piatta
vuol dire che le persone sono disposte a tenere anche più liquidità, sono indifferenti, allo stesso
tasso d’interesse.

In questa situazione la Banca Centrale ha poco margine di manovra.
Questa era la situazione in cui ci si trovava recentemente, ma in parte la situazione è ancora tale.
Se i tassi d’interesse nominali sono vicini allo 0, la politica monetaria non può incidere.
La politica fiscale, sopratutto per Paesi come l’Italia con un alto debito pubblico accumulato, aveva
difficoltà perché per aumentare la spesa pubblica, gli investimenti e ridurre le tasse c’è bisogno di
andare in deficit.
Questo va bene nelle fasi di recessione, ma se queste fasi durano per tanto tempo e si ha un debito
cumulato molto elevato, questo può essere difficile.
Questa situazione di trappola della liquidità si chiama anche Zero Lower Bound per dare l’idea che il
tasso d’interesse nominale ha un Lower Bound (limite inferiore) perché sotto lo 0 non può andare.
Se si è vicini allo Zero Lower Bound si è in una situazione di trappola della liquidità e le politiche
monetarie non sono efficaci.

Il Giappone è una trappola della liquidità da decenni:



Questa invece è la politica monetaria decisa dalla FED:
la FED ha risposto molto velocemente alla crisi. Anche la Banca Centrale con Draghi aveva ridotto i
tassi d’interesse molto, però un pò più tardi.
La FED da subito ha abbassato i tassi:


Successivamente a Luglio 2009 si era vicini a Tasso d’Interesse 0 e quindi a trappola della liquidità.
Tutto questo discorso della Banca Centrale che interviene modificando l’offerta di moneta con tassi
vicini a 0 è difficile da fare.
Quello che si può cercare di fare è ridurre il tasso d’interesse reale alzando il tasso d’inflazione.
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ESERCIZI SULLE SLIDE "LEZIONE 4"

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