Sei sulla pagina 1di 129

COPIA

OFFERTA DA

100 + QUESITI REALI


IN MATERIA DI IMPIANTI
ELETTRICI IN AMBITO
RESIDENZIALE
100+ quesiti reali
in materia
di impianti elettrici
in ambito residenziale

NT24
© Copyright 2023 - NT24 S.r.l.
Centro Direzionale Milanofiori
Strada 4, Palazzo A, Scala 2 - 20057 Assago (MI)
ISBN: 978-88-31998-01-7

Edizione Speciale per URMET S.p.A. - Giugno 2023


5

100+ quesiti reali in materia


di impianti elettrici
in ambito residenziale

Premessa 11

Capitolo 1 - IMPIANTI A LIVELLI


1.1 Impianti di livello zero…................................................................ 13
1.2 Impianti a livelli nei box ............................................................... 14
1.3 Completamento impianto… a livelli ............................................. 14
1.4 Il capitolo 37 della 64-8 si applica solo in caso di... ..................... 15
1.5 Capitolato “sotto” il livello 1 ....................................................... 15
1.6 Esistono alternative agli impianti a livelli? .................................. 16
1.7 Unità abitativa su più livelli: quanti quadri? ............................... 17
1.8 Rifacimento montante condominiale ............................................. 17
1.9 Impianti a livelli: il “patto in deroga”........................................... 18

Capitolo 2 - UNITA’ ABITATIVA


2.1 Coesistenza cavi di potenza e cavi di segnale ............................... 21
2.2 Grado di protezione del tirante in bagno ...................................... 21
2.3 Pulsante d’allarme in bagno a 2,23 metri da terra ...................... 22
2.4 Zone 1 2 e 3 dei locali da bagno: chiarimenti .............................. 23
2.5 “Entra-esci” e dichiarazione di conformità ................................. 23
2.6 Sostituzione prese da 10A a bipasso… si può!? ............................ 23
2.7 Predisposizione dell’unità abitativa e dell’edificio ...................... 24
6

2.8 Piano di cottura a induzione: esistono prescrizioni particolari? 24


2.9 Cavi sotto intonaco per il punto luce “complicato” ..................... 25
2.10 Componenti incassati in zona 1 di locali contenenti bagni o docce 26
2.11 Distanze di rispetto da box doccia in vetro ................................. 27
2.12 Idraulico VS Elettricista ............................................................. 28

Capitolo 3 - CONDOMINIO
3.1 Sostituzione del montante in condominio .................................... 29
3.2 Impianto di terra in condominio .................................................. 29
3.3 Modifiche “fai-da-te” alle parti comuni ....................................... 30
3.4 Fornitura da 6 kW e obbligo di progetto ...................................... 31
3.5 Montante “non CPR” ................................................................... 33
3.6 Quadro comune per diversi utenti condominiali: va modificato? 33
3.7 Quadro unico per le diverse partenze verso le unità abitative ..... 33
3.8 Condominio e documentazione relativa alle parti comuni ........... 34
3.9 Condomini senza impianto di terra .............................................. 35
3.10 Illuminazione di emergenza in condominio ................................ 36
3.11 Problemi elettrici in condominio ................................................. 36
3.12 Adeguamenti in condominio ....................................................... 37
3.13 Lavori eseguiti senza fattura, né dichiarazione di conformità ... 39
3.14 Una “dichiarazione di NON conformità” .................................. 40
3.15 Disconnettersi dalla rete: è possibile? ........................................ 40

Capitolo 4 - DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’


4.1 La dichiarazione di conformità per l’unità abitativa .................... 43
4.2 Obbligatorio allegare un rapporto di verifica alla dichiarazione? 44
4.3 Conformità: mancati pagamenti e diritto di ritenzione ................ 44
4.4 Dichiarazione di conformità appartamento + autorimessa ......... 45
4.5 Dichiarazione di conformità impianto anni ’70… modificato ...... 46
4.6 Dichiarazione di conformità smarrita: cosa fare? ....................... 46
4.7 Dichiarare la “compatibilità con l’impianto preesistente” ......... 47
4.8  Dichiarazione di conformità per i Vigili del Fuoco ..................... 48
4.9  Impianto alimentato tramite presa a spina: serve “la conformità”? 49
4.10  Dichiarazione di conformità e deposito presso lo sportello unico 50
4.11  Dichiarazione di conformità in caso di ampliamento ................ 51
7

4.12  Dichiarazione di conformità per lavori non conclusi ................ 52


4.13  Niente conformità, niente agibilità. Cosa fare? ......................... 53
4.15 Quante dichiarazioni di conformità? .......................................... 53

Capitolo 5 - PROGETTO
5.1 “Progettino” e “Progettone” ....................................................... 57
5.2 “Un “postgetto” alla fine di un lavoro “ingarbugliato” ............. 58
5.3 Due forniture 3+6 kW: Obbligo di progetto? ............................... 60
5.4 Impianti elettrici condominiali e obbligo di progetto ................... 61
5.5 Piccolo appartamento: serve il progetto? .................................... 62

Capitolo 6 - COMPONENTI E IMPIANTI


6.1 Le vecchie scatole “tonde”: sono ancora “a norma”? ................ 63
6.2 Si può utilizzare “il rosso” per “la deviata”? ............................ 63
6.3 Quadro vecchio, interruttori nuovi ............................................... 64
6.4 Più conduttori in un singolo morsetto: si può? ............................ 65
6.5 Potere di interruzione dispositivi domestici .................................. 65
6.6 Diametro dei tubi ........................................................................... 66
6.7 Differenziali di tipo B quando la 64-8 non li richiede ................... 68
6.8 Interruttori differenziali e scatti intempestivi ................................ 69
6.9 Altezza da terra delle prese e Norma CEI 64-8 ............................. 69
6.10 Dubbi su prese e interruttori “retrò” .......................................... 70
6.11 “Entra esci”… nelle plafoniere ................................................... 71
6.12 Un interruttore bipolare per ogni elettrodomestico? .................. 71
6.13 Spazio libero “nei tubi”: anche per i cavi di segnale? ............... 72
6.14 Protezione per separazione elettrica… di un appartamento!...... 73
6.15 Quale protezione a valle del contatore? ..................................... 74
6.16 Protezione del montante .............................................................. 75
6.17 Quale comando per le serrande automatizzate? ......................... 76
6.18 Dispositivi di comando unipolare e conduttore di neutro ........... 76
6.19 Protezione contro i contatti indiretti entro… tre metri ................ 78
6.20 Tubi del gas e collegamento EQP ............................................... 78
6.21 Spostamento quadro all’esterno del muro di cinta: quali regole? 78
6.22 Differenziale da 300 mA nelle abitazioni .................................... 81
6.23 Il colore dei conduttori in Italia .................................................. 82
8

Capitolo 7 - FULMINI
7.1 Fulmini in condominio ................................................................. 81
7.2 Progetto SPD ................................................................................. 81
7.3 LPS e valore della resistenza di terra .......................................... 82
7.4 Valutazione del rischio: chi la può firmare? ................................. 83

Capitolo 8 - MANUTENZIONE ELETTRICA


8.1 Manutenzione ordinaria di un impianto domestico ..................... 85
8.2 Un impianto… quasi centenario! ................................................ 86
8.3 Manutenzione straordinaria o ordinaria? .................................... 87
8.4 Riutilizzare vecchi cavi in occasione di un intervento di manutenzione 87
8.5 Manutenzione ordinaria e bonus fiscali ...................................... 88
8.6 Un impianto… non a norma! ........................................................ 89
8.7 Sostituzione differenziale: manutenzione ordinaria? ................... 89

Capitolo 9 - RINNOVABILI E AUTO ELETTRICA


9.1 Alimentazione auto elettrica aziendale in box privato ................ 91
9.2 Auto elettrica e contatore dedicato .............................................. 91
9.3 Ricarica veicoli elettrici: è obbligatorio un contatore dedicato? 92
9.4 Installazione wall-box per la ricarica di veicoli elettrici ............. 93
9.5 Impianto fotovoltaico “fai da te” ................................................. 93
9.6 Fotovoltaico in giardino ............................................................... 94

Capitolo 10 - VARIE
10.1 In un B&B ogni stanza deve avere un “centralino”? ................ 97
10.2 Abitazione con b&b: è obbligatorio il progetto? ....................... 97
10.3 Professionisti spariti e cliente “con il cerino in mano”! ............ 98
10.4 Fotovoltaico ad isola e POD presente ....................................... 99
10.5 CEI 0-21, CEI 0-16 Sistemi di accumulo e UPS ........................ 99
10.6 Impianti elettrici nelle case in legno .......................................... 101
10.7 Un impianto completamente… abusivo ...................................... 102
10.8 Gruppo elettrogeno in ambito residenziale: quali regole? ........ 103
10.9 Disconnettersi dalla rete: è possibile? ....................................... 104
10.10  Illuminazione esterna… sull’albero! ........................................ 104
10.11 Nuovi contatori: tempi e modi ................................................... 105
9

10.12 Problemi dell’Utente o del Distributore? .................................. 106


10.13 Clienti finali nascosti: box condominiali .................................. 107
10.14 Cliente finale nascosto? ............................................................ 108
10.15 Come evitare il riarmo manuale del contatore? ........................ 109
10.16 Libretto di uso e manutenzione: il committente lo vuole! .......... 109
10.17 Libretto di uso e manutenzione: è obbligatorio? ....................... 110

APPENDICE I
Soluzioni URMET per il residenziale e il terziario ............................. 111
10
11

premessa

Lo scopo del portale NT24.it “novità tecniche per il settore elettrico” è


risolvere problemi tecnico-normativi reali fornendo una risposta chiara e
immediata ai quesiti degli utenti.
La particolarità è che questa pubblicazione è stata scritta “per metà” dai
lettori del sito, che hanno contribuito inviandoci i loro dubbi in materia
di impianti elettrici: il valore aggiunto è proprio questo: i quesiti arrivano
direttamente “dal campo”. Questo libro raccoglie infatti una selezione di
oltre 100 quesiti reali giunti in redazione (su oltre 7.000 quesiti totali sotto-
posti dai nostri lettori dal 2017) e le relative risposte.
Il servizio gratuito di risposta ai quesiti tecnici rappresenta una delle attivi-
tà più importanti del portale. Per inviare un quesito basta compilare il form
all’indirizzo: http://www.nt24.it/portal/quesiti-tecnici-chiedi-a-nt24-it/.
I quesiti presenti nel libro sono stati attentamente vagliati e analizzati. Ven-
gono ritenuti aggiornati al momento della pubblicazione del libro (marzo
2023, ottava edizione della Norma CEI 64-8). Tutti i contenuti vengono
elaborati con la massima cura dalla redazione e dagli autori.
Rispetto ai quesiti pubblicati sul sito, alcuni sono stati estesi, rielaborati ed
eventualmente aggiornati, per questa pubblicazione. I contenuti, ovviamen-
te, non hanno il carattere di ufficialità che è proprio solo dei testi normativi
e legislativi, e rappresentano l’opinione di NT24 e dei suoi collaboratori.

Buona lettura e... buon lavoro!


12
13

capitolo 37
“impianti a livelli”

1.1 Impianti di livello zero…


Nella realizzazione di un nuovo impianto elettrico per una villetta
è obbligatorio che, in riferimento alla norma CEI 64-8/3, sia alme-
no di livello 1?
Questo mio dubbio nasce dal fatto che, in una villetta di cui io sono diretto-
re dei lavori, è stato realizzato un impianto elettrico il cui quadro elettrico
è stato ripartito in solo due linee: linea prese e linea luce.

Quanto previsto dal capitolo 37 della Norma CEI 64-8 per il rag-
giungimento del livello 1 ormai rappresenta davvero la dotazione
minima per poter considerare un impianto elettrico adatto alle esi-
genze domestiche odierne.
Vale la pena provare a convincere il committente ad installare quanto pre-
visto dalla Norma per evitare di doverci rimettere mano in seguito (proba-
bilmente succederà...).
I criteri da Lei prospettati sono “obblighi normativi” dei quali il commit-
tente deve essere certamente informato.
Esiste l’opportunità di redigere una scrittura privata tra impresa installatri-
ce (ed eventualmente progettista) ed il committente, che avrà valore con-
trattuale (da allegare alla dichiarazione di conformità citandola negli alle-
gati facoltativi), nella quale verrà dichiarato che, su esplicita richiesta del
Committente, non verranno applicate le prescrizioni riferite alle prestazioni
minime dell’impianto elettrico (Livello 1) contenute nel Capitolo 37 della
Norma CEI 64-8/3, pur restando applicabili i requisiti di sicurezza prescrit-
ti dalla legislazione e dalla normativa tecnica vigente ed applicabile.
14

1.2 Impianti a livelli nei box


L’ultima edizione della Norma CEI 64-8 cosa impone come livello
1 per quanto riguarda i box?

La tabella A del capitolo 37 della Norma CEI 64-8 prevede un


punto luce e un punto presa indipendentemente dal livello.
La prescrizione non si applica se il box è alimentato dai servizi
condominiali.

1.3 Completamento impianto… a livelli


Mi trovo a dover terminare gli impianti elettrici in una abitazione
realizzata nel 2005 e mai terminati dove sono state posate tuba-
zioni sottotraccia, scatole, e infilaggio completati, ma logicamen-
te privi di dichiarazione di conformità.
Adesso bisognerebbe terminare l’impianto eseguondo il montaggio di in-
terruttori, prese e centralino elettrico, ecc…
Ho verificato che in alcuni ambianti dell’abitazione è impossibile ade-
guarli alla Variante V3 della Norma CEI 64/8 sia come numero di prese
ed eventuali emergenze (salvo opere di tracce murarie e sottopavimen-
to antieconomiche) pertanto mi chiedevo se è lecito indicare una “po-
stilla”, ed eventualmente di che tipo, nella dichiarazione di conformi-
tà di cui al decreto 37/08 che andrò ad eseguire al termine dei lavori.
“Esclusione V3 64/8 per distribuzione canalizzazioni anno 2005”.
L’immobile attualmente è completato in ogni sua parte: infissi, pavimenti,
intonaci, eccetto caldaia, impianto termo-sanitario e impianto elettrico,
pertanto non sarà fatta nessuna ristrutturazione edilizia.

Gli “impianti a livelli” vengono attualmente trattati nel capitolo 37


della parte terza della Norma CEI 64-8.
La Variante V3 che lei ricorda e cita era relativa all’edizione 2007
della Norma CEI 64-8, ritirata nel 2012.
Se in possesso dei requisiti tecnico professionali, può considerare l’oppor-
tunità di redigere dichiarazione di rispondenza dell’esistente e la dichia-
razione conformità dell’eseguito a fine lavori specificando che si tratta di
“completamento di impianto esistente”.
15

Non le serve specificare altro. Il capitolo 37 della Norma CEI 64-8 si appli-
ca solo in caso di nuovi impianti o di ristrutturazioni con interventi edili, e
non è il suo caso.

1.4 Il capitolo 37 della 64-8 si applica solo in caso di…


Sto ristrutturando casa e mi trovo nella seguente condizione: c’era
un impianto vecchio sfilabile con differenziale, terra un po’ si e un
po’ no, ovviamente cambio tutto lasciando le vecchie guaine dove
vado a mettere il nuovo cablaggio a norma per numero dei conduttori,
sezioni, cambio tutte le prese, pulsanti, in bagno metto prese e pulsanti
secondo la norma etc…
il problema si pone sul quadro elettrico: non riesco (e non avrebbe pure
senso) essendo una casa grande mettere 5 interruttori distinti perchè non
riesco a suddividere l’impianto di casa in 5 sezioni (forse arrivo a 4)…
che si fa?

Il quesito riguarda il rispetto delle prescrizioni normative riguar-


danti i cosiddetti “impianti a livelli”, ovvero al capitolo 37 del-
la Norma CEI 64-8.
Il problema non si pone: il capitolo 37 si applica solo per gli impianti nuovi
e per i “rifacimenti completi di impianti esistenti in occasione di ristruttu-
razioni edili dell’unità immobiliare” (art. 37.1 “campo di applicazione”).
Non sembra questo il suo caso.
Si senta libero di suddividere l’impianto come ritiene più opportuno.

1.5 Capitolato “sotto” il livello 1


Vorrei chiarimenti in merito ad un capitolato sottodimensionato
alla Norma CEI 64-8 in quanto non arriva nemmeno al livello 1.
Appartamento nuovo di 90 metri quadri in fase di costruzio-
ne con riscaldamento elettrico e piano induzione panelli fotovoltaici.
E’ a norma perchè scritto nel capitolato oppure è vessatoria e deve rientra-
re almeno al punto 1?

Se il capitolato non rispetta le prescrizioni minime previste dal Ca-


pitolo 37 dell Norma non può essere (per l’appunto) “a norma”.
16

Questo non vuol dire che non si possa realizzare. L’importante è il rispetto
della regola dell’arte (di modi per svicolare dagli impianti a livelli se ne
sono trovati diversi, in questi anni). Tuttavia ci preme ricordare che il livel-
lo 1 del capitolo 37 della Norma CEI 64-8 non prevede nulla di eccessivo,
e che rappresenta una dotazione minima per consentire la fruibilità dell’im-
pianto tenendo conto delle esigenze abitative attuali.

1.6 Esistono alternative agli impianti a livelli?


Ho iniziato un cantiere da un committente privato.
Ristrutturazione completa dell’immobile quindi rifacimento com-
pleto del nuovo impianto elettrico.
Nonostante il committente finale e il direttore dei lavori siano stati infor-
mati delle normative vigenti, in particolare della Norma CEI 64-8, capitolo
37, in alcune stanze dell’abitazione non verranno rispettate le dotazioni
minime riportate nella tabella dedicata, riguardanti le quantità previste di
punti presa di forza motrice e prese TV o segnale.
Come mi devo comportare?
Esiste eventualmente un documento valido che il committente può firmare
tutelando la mia figura professionale?

Va premesso che, con il passare del tempo, quanto previsto dal


capitolo 37 per il raggiungimento del livello 1 rappresenta vera-
mente la dotazione minima per poter considerare un impianto elet-
trico adatto alle esigenze domestiche odierne.
Vale la pena provare a convincere il committente ad installare quanto
previsto dalla Norma per evitare di doverci rimettere mano in seguito.
Detto questo, esiste l’opportunità di redigere una scrittura privata tra Lei
ed il Committente, che avrà valore contrattuale (e che Lei allegherà alla
Dichiarazione di conformità citandola negli allegati facoltativi), nella quale
verrà dichiarato che per gli impianti installati in alcuni locali, su esplicita
richiesta del Committente, non verranno applicate le prescrizioni riferite
alle prestazioni minime dell’impianto elettrico (Livello 1) contenute nel
Capitolo 37 della Norma CEI 64-8/3, pur restando applicabili agli impianti
considerati i requisiti di sicurezza prescritti dalla legislazione e dalla nor-
mativa tecnica vigente ed applicabile.
17

1.7 Unità abitativa su più livelli: quanti quadri?


Quale norma indica per una privata abitazione con più livelli abi-
tativi, quanti quadri elettrici con relativi interruttori differenziali
o magnetotermici?

Il riferimento generale per gli impianti in bassa tensione è la Nor-


ma CEI 64-8 “Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale
non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente
continua“.
Il capitolo 37 in particolare descrive quali sono le dotazioni minime neces-
sarie a seconda della superficie e del livello di impianto.
L’opportunità di installare più quadri elettrici in un’abitazione su più livelli
non deriva da indicazioni normative ma da esigenze installative.
In fase di progetto può quindi scegliere il numero di quadri che ritiene più
opportuno.

1.8 Rifacimento montante condominiale


Rifacimento completo impianto elettrico (con opere murarie) in un
appartamento esistente (nuovo proprietario) che diventa il com-
mittente.
Al termine si rilascia una normale dichiarazione di conformità. Il montante
esistente è realizzato con un cavo unipolare (N07VK) di 4 mm2 entro tubo
pvc, insieme a un altro montante di un diverso appartamento. Impossibile
(per tanti motivi) realizzare un nuovo montante (da 6 mm2) dedicato all’ap-
partamento in oggetto. Siamo in un condominio a quattro piani, dodici
appartamenti. Chiedo:
1) possono coesistere ed essere dichiarati idonei più montanti per appartamen-
ti diversi, realizzati in cavo unipolare N07VK posati nello stesso tubo in PVC?
2) subito dopo il contatore Enel vorrei installare o un inerruttore magne-
totermico da 20 A, 6kA con protezione differenziale 0,3 A, tipo AS. E’ cor-
retto? Sarebbe sufficiente installare solo l’interruttore magnetotermico da
20 A 6kA ?
3) per questo intervento sul montante esistente e che non posso realizzare
con una canalizzazione dedicata, rilascio dichiarazione di rispondenza più
dichiarazione di conformità?
18

1) Considerata assicurata la protezione contro il cortocircuito di


tutte e due le partenze, la coesistenza di due linee all’interno dello
stesso tubo, non rappresenta particolari rischi, tuttavia la Norma
CEI 64-8 si esprime così:

Si raccomanda che ogni montante sia costituito da un cavo multipolare con


guaina oppure da più cavi unipolari (questi ultimi posati entro un tubo pro-
tettivo per montante); questa raccomandazione è considerata soddisfatta
anche se i cavi unipolari senza guaina vengono posati entro uno stesso
canale, nel tratto di percorso orizzontale all’interno del locale contatore
o in un tratto orizzontale di lunghezza non superiore a 3 m, a partire dal
quadro contenente i contatori;

…prima “deroga”.

In occasione di rifacimenti completi di impianti in occasione di ristruttu-


razioni edili dell’unità immobiliare, si applica il capitolo 37 della Norma
CEI 64-8 (quello degli impianti a livelli), che prescrive tra le altre cose una
sezione del montante non inferiore a 6 mm2.
Se i cavi sono “in salute” (lo può verificare con un esame a vista e una
misura dell’isolamento) e la caduta di tensione è accettabile può valutare
l’opportunità di conservare il montante esistente.

…seconda “deroga”.

E’ proprio impossibile metterci mano? Se non ora (in occasione del pas-
saggio di proprietà e di un intervento di ristrutturazione completo) quan-
do?

2) Si deve installare un interruttore differenziale (eventualmente 0,3 A Se-


lettivo) e garantire la protezione contro il sovraccarico e il corto circuito
del montante.
Il solo interruttore magnetotermico non è sufficiente in quanto non sono
rispettate le condizioni per considerare le singole condutture in doppio iso-
lamento equivalente.
19

3) Stando così le cose dovrebbe rilasciare dichiarazione di conformità del


nuovo impianto (unità immobiliare e protezione del montante) e dichiara-
zione di rispondenza dell’esistente.

1.9 Impianti a livelli: il “patto in deroga”...


Se un cliente, in una ristrutturazione completa di un appartamen-
to, mi chiede di mettere meno prese rispetto al Livello 1, non vuole
la lampada di emergenza e vuole solo 2 circuiti posso eseguirlo
e rilasciare una dichiarazione di conformità? Se si in che modo? Si può
applicare il famoso “Patto in Deroga”?

Il cosiddetto “patto in deroga”, portato agli onori della cronaca im-


piantistica da un’autorevole rivista di settore, nel contesto delle
dotazioni di un impianto elettrico di cui al capitolo 37 della Norma
CEI 64-8, non è formalmente vietato.
Può concordare con scrittura privata, sottoscritto da entrambi, che l’im-
pianto è realizzato secondo le specifiche tecniche del committente e se-
condo il progetto redatto dal responsabile tecnico dell’impresa installatrice
(vedasi art. 5 del decreto 37/08) e in deroga alle prescrizioni prestazionali
indicate nel Capito 37 della Norma CEI 64-8/3.
Copia della scrittura deve essere allegata alla Dichiarazione di conformità.
Suggerisca però di raggiungere almeno i criteri del livello 1, che ormai
rappresenta a nostro parere la dotazione minima per poter considerare un
impianto elettrico adatto alle esigenze domestiche odierne!
20
21

unità abitativa

2.1 Coesistenza cavi di potenza e cavi di segnale


In un’abitazione, i cavi degli impianti citofono, TV, allarme, tele-
fono, trasmissione dati, possono coesistere in un’unica cassetta
derivazione, tubazione e scatola 503? Se non possono coesistere,
quali sono gli impianti che possono coesistere nella stessa tubazione?

Possono coesistere nella stessa tubazione i conduttori appartenenti


ad impianti diversi se sono presenti le seguenti condizioni:
a) tutti i conduttori hanno un livello di isolamento equivalente alla
tensione nominale dell’impianto con tensione più elevata;
b) non sono presenti all’interno della cassetta giunzioni o altri apparecchi
di derivazione, nel caso sono necessari diaframmi fissi che suddividano i
diversi impianti;
Per la cassetta terminale con presa d’utenza consigliamo una cassetta 503
per cadauna presa d’impianto oppure una cassetta con separatore fisso tra
due prese appartenenti ad impianti diversi (salvo il caso della telefonia di-
stribuita con la rete dati).
In ogni caso deve decidere di comune accordo con il committente dell’im-
pianto se applicare i livelli di prestazione indicati nel Cap.37 della Norma
CEI 64-8/3.

2.2 Grado di protezione del tirante in bagno


Il tirante alimentato con circuito SELV situato nella zona 1 di una
doccia deve avere grado di protezione IPX4? Se sì, se ne trovano
in commercio? Possono coesistere nella stessa tubazione?
22

L’installazione del tirante per la doccia o il bagno non è richiesto


in generale dalle Norme tecniche, ma solo per i bagni “visitabili”,
ai sensi del decreto 14 giugno 1989 n. 236, l’art. 4.1.6 prevede
un campanello di emergenza posto in prossimità della tazza e della vasca,
mentre se ne indica l’installazione nella Specifica Tecnica CEI 64-21 “Am-
bienti residenziali: impianti adeguati all’utilizzo da parte di persone con
disabilità o specifica necessità” la cui applicazione è frutto di accordo tra il
Committente e l’installatore; ovvero qualora richiesti da particolari specifi-
che tecniche nel merito delle dotazioni per le stanze di albergo (ad esempio
per l’otteniento delle “stelle”..
Ai sensi dell’art. 701.53 della Sezione 701 “Locali contenenti bagni o doc-
ce” della Norma CEI 64-8/7 nella zona 1 non devono essere installati di-
spositivi di protezione, di sezionamento e di comando, con l’eccezione di
interruttori di circuiti SELV alimentati a tensione non superiore a 12 V in
c.a. o a 30 V in c.c. e con la sorgente di sicurezza installata al di fuori delle
zone 0, 1 e 2.
Il grado di protezione dei componenti elettrici nella zona 1 deve essere
IPX4. Non ci risultano in commercio pulsanti a tirante con grado IPX4. Può
rivolgersi per le verifiche del caso alle principali aziende produttrici di
componentistica elettrica.

2.3 Pulsante d’allarme in bagno a 2,23 metri da terra


Dovrei installare un tirante allarme che si trova in zona 1 (ho una
doccia a pavimento) e ad un’altezza pari a 2,23 m. Che caratteri-
stiche deve avere per poterlo installare in tale zona?

Il pulsante installato in zona 1 deve essere alimentato da una sor-


gente SELV a tensione entro 12 V se in corrente alternata o 30 V
se in corrente continua.
Due centimetri più in alto il pulsante può essere alimentato a 230 V (il ti-
rante isolante può entrare in zona 1).
Ricordiamo che la Norma CEI 64-8 non prescrive l’installazione del pul-
sante di allarme a tirante nei locali da bagno, il dispositivo è richiesto nei
locali accessibili al pubblico (abbattimento delle barriere architettoniche) e
negli alberghi (per l’ottenimento delle stelle, anche solo una).
23

2.4 Zone 1 2 e 3 dei locali da bagno: chiarimenti


Domando chiarimenti in merito alle zone 0 1 2 3 locali da bagno
che hanno il doccino a mano con attacco estensibile e che, a mio
parere, non essendo un fisso riferimento come punto di partenza
per determinare le zone, potrebbero modificare le zone così come determi-
nate dalle norme.

In assenza del piatto doccia la zona 0 e la zona 1 si estendono per


1,2 m dal soffione doccia.
Ai fini della determinazione delle zone si devono considerare le
vasche da bagno, i piatti doccia e le relative rubinetterie in posizione fissa
in quanto l’obiettivo della Sezione 701 è quello di garantire la protezione
della persona all’interno, appunto, di vasche e docce, improbabile che un
doccino funzioni all’esterno delle stesse salvo deliberato tentativo di alla-
gamento del locale bagno!

2.5 “Entra-esci” e dichiarazione di conformità


Esiste modo di certificare tre scatole di prese inserite in entra esci
(magari morsettate all’interno delle scatole)?

Può rilasciare la dichiarazione di conformità ai sensi del decreto 22


gennaio 2008, n. 37 qualificando l’intervento come “ampliamento”
purché l’installazione, se in ambito di civile abitazione, sia conforme
alle specifiche di cui all’art. 37.3.3 Cap. 37 della Norma CEI 64-8/3.

2.6 Sostituzione prese da 10A a bipasso… si può!?


Nella camera da letto di un impianto da me realizzato ho predispo-
sto oltre ai comandi, due prese (una per lato) da 10 A, immaginan-
do al più la ricarica di un cellulare.
La sezione che ho usato e l’1,5. A fine lavori il cliente mi chiede di sosti-
tuire le prese con quelle bivalenti 10/16 A. Posso lasciare il cavo presente
oppure devo sfilare tutto e passare il 2,5?

Nessun problema nella sostituzione delle prese. Logicamente la


protezione dal sovraccarico deve essere al massimo con In = 10 A.
24

Necessario informare il committente ed inserire l’informazione (negli al-


legati alla Dichiarazione di conformità) che le prese 10/16 A di specifici
circuiti sono protette dal sovraccarico con protezione avente In = 10 A. 
Ricordiamo che in caso di nuovo impianto o di ristrutturazione in presenza
di lavori edili deve essere applicato il Capitolo 37 della Norma CEI 64-8/3
sui livelli di impianto (1-2-3) salvo diversi accordi tra progettista/installa-
tore e committente.

2.7 Predisposizione dell’unità abitativa e dell’edificio


Devo realizzare il progetto dell’impianto elettrico di un condomi-
nio di nuova realizzazione per il quale è stata presentata la doman-
da di autorizzazione edilizia successivamente al 1° Luglio 2015.
Dovrei applicare quindi quanto prescritto dal Decreto Legge 12 settembre
2014. Sto riscontrando però molte difficoltà a ricevere un supporto tecnico
dalle varie aziende che si occupano di questi impianti e spesso ricevo ri-
sposte contrastanti dai vari interlocutori.
Ho provato a confrontarmi anche con alcuni colleghi ed impiantisti ma mi
dicono che non gli è ancora capitato di installarli o progettarli.
Vorrei sapere pertanto se è sufficiente per soddisfare il Decreto, prevedere
gli spazi installativi come indicato sulla guida CEI 306-22 installando co-
munque un QSDA per ogni appartamento e installando ancora un impianto
TV/SAT “tradizionale” cablato in rame.

Ai fini dell’applicazione delle disposizioni legislative in materia


di garanzia dei “diritti inderogabili di libertà delle persone nell’u-
so dei mezzi di comunicazione elettronica” (D.Lgs.259/03, Art.3,
comma 1) risulta necessario prevedere, e realizzare, negli edifici una:
“infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita
da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velo-
cità in fibra ottica, nonché i punti di accesso all’edificio”.
Il decreto tuttavia parla di “predisposizioni” e non fa espliciti riferimenti
all’installazione dei componenti.
La descrizione ed i requisiti di tali spazi sono indicati nella Guida 306-2
“Guida al cablaggio per le comunicazioni elettroniche negli edifici Resi-
denziali” Fascicolo 13374, in vigore dal luglio 2020.
25

2.8 Piano di cottura a induzione: esistono prescrizioni particolari?


Ci sono prescrizioni di protezione particolari da seguire nel pro-
getto di un impianto elettrico domestico dove è previsto il piano di
cottura ad induzione?

I piani di cottura ad induzione sono sempre più richiesti, anche in


Italia. Presentano valori di potenza significativi, comparati con i
valori di potenza della fornitura classica utilizzata negli ambienti
domestici (dai 3 kW a 7 e oltre...), ma con un tasso di efficienza maggiore
rispetto ad altre sorgenti. 
Pertanto si dovranno dimensionare i conduttori e le protezione da sovrac-
carico in modo adeguato alle potenze installate, oltre a valutare l’oppor-
tunità di installare interruttori differenziali di tipo A al fine della prote-
zione contro correnti di guasto verso terra pulsanti unidirezionali tipiche
delle apparecchiature del genere.
Si ricorda la necessità di consultare il fascicolo di prodotto con le eventuali
prescrizioni nel merito da parte del costruttore dell’apparecchiatura.

2.9 Cavi sotto intonaco per il punto luce “complicato”


In un edificio per civili abitazioni, per realizzare un centro luce
abbiamo il soffitto completamente in cemento armato e delle travi
a spessore. 
Si può mettere il cavetto al posto del tubo, visto che sarebbe necessario
scavalcare tutti i ferri del cemento per realizzare una traccia? Quale nor-
mativa regola questa situazione?

La Norma CEI 64-8/5 all’art. 521 permette, anche se non racco-


mandata, la posa di cavi sotto intonaco.
Si vedano a tal proposito le Tabelle 52B e 52C della stessa Norma.
Tale pratica risulta assai diffusa in altri paesi, anche a livello europeo.
Nella suddetta posa viene prescritto l’utilizzo di cavi con guaina e isola-
mento 0,6/1 kV.
Necessario concordare detto tipo di posa con il Committente (o l’utilizza-
tore dell’impianto) in quanto l’art. 37.2 della Norma CEI 64-8/3 prescrive
la sfilabilità dei conduttori per gli impianti in ambito residenziale (non è
26

così in tutti i paesi europei e secondo il decreto 37/08 gli impianti realizzati
in conformita’ alla vigente normativa e alle norme dell’UNI, del CEI o di
altri Enti di normalizzazione appartenenti agli Stati membri dell’Unione
europea o che sono parti contraenti dell’accordo sullo spazio economico
europeo, si considerano eseguiti secondo la regola dell’arte).

2.10 Componenti incassati in zona 1 di locali contenenti bagni o docce


Avrei bisogno di sapere se è ammessa l’installazione di un aspira-
tore incassato con grado di protezione IP X2 in muro perimetrale
confinante con bagno (zona 1).
Dato che non ci sono altre soluzioni possibili, si sarebbe pensa-
to di installare un aspiratore completamente incassato alimentato a
230 V che effettui l’aspirazione direttamente dalla zona 1 (doccia).
Ovviamente nessun cavo a vista e solo la griglia a filo muro visibile: tutto
il resto dell’apparecchiatura rimane incassata nel muro perimetrale.
Vorrei sapere se una soluzione del genere è ammessa dalla normativa e se
eventualmente l’apparecchiatura andrebbe protetta da un differenziale con
IDN = 10 mA.

Il riferimento normativo in questo caso è la Norma CEI 64-8 sezio-


ne 701 “locali contenenti bagni o docce“.
Occorre ricordare che per i componenti elettrici installati in parti
di pareti o soffitti che limitano le zone, ma che fanno parte della superficie
di quel muro o soffitto, si applicano le prescrizioni delle rispettive zone:
Per i componenti elettrici situati in parti di pareti o soffitti che limitano le
zone specificate da 701.2.2 a 701.2.5 (zone 0,1,2,3 n.d.r.), ma che fanno
parte della superficie di quel muro o soffitto, si applicano le prescrizioni
delle rispettive zone.
Il componente descritto non è idoneo per l’installazione in zona 1 quindi
(dovrebbe avere grado di protezione minimo IPX4 e alimentazione SELV
con tensione massima di 12V).
Se il costruttore del dispositivo lo consente, una soluzione potrebbe essere
quella di installare il componente alla fine del tubo (incassato almeno di 5
cm in analogia a quanto previsto dall’articolo 701.520.1 per le condutture),
verso quindi l’esterno, fuori dalla zona 1, come indicato in figura:
27

2.11 Distanze di rispetto da box doccia in vetro


Vorrei capire se una lastra fissa in vetro a protezione di una doccia
a pavimento può essere considerata come una parete fissa o meno
per poter individuare le zone elettriche. 
Allego una parte del disegno della zona doccia dove si vede che la lastra in
vetro fissa è lunga 1 m e alta 2,35 m.
Dato che lo spessore è circa 8-10 mm ricado nel caso “E” oppure nel caso
“F”?

La lastra in oggetto ha tutti i requisiti per essere considerata “pare-


te fissa”. Siamo nel caso “F”.
28

2.12 Idraulico VS Elettricista


In una casa che è stata ristrutturata ho realizzato un nuovo im-
pianto elettrico e l’idraulico ha installato macchine per aria fresca
e pavimento radiante. L’idraulico, dopo aver installato tutto, ha
detto alla cliente di aver terminato e che il riscaldamento avrebbe funzio-
nato una volta collegato dall’elettricista.
Tengo a precisare che in preventivo avevo la linea di alimentazione per
il clima. Ho realizzato linee per alimentare fan coil e ho collegato anche
le alimentazioni. Ora l’idraulico mi chiede di effettuare anche il collega-
mento chiller, testine pavimento radiante e termostati ambiente dei vari
ambienti (n° 7), pompa e valvola estate inverno, comando estate inverno e
controllo chiller. Tutto questo è di mia competenza?

L’installatore degli impianti di riscaldamento e condizionamento


ha l’obbligo di consegnare al committente gli impianti completi e
regolarmente funzionanti, i cablaggi elettrici tra le varie macchi-
ne e componenti dell’impianto di riscaldamento e condizionamento sono
a carico e di esclusiva competenza dell’installatore termoidraulico, salva
diversa specificazione nell’offerta di quest’ ultimo.
Quanto richiesto esula dalle attività tipiche a carico dell’installatore elet-
trico per la realizzazione di un impianto elettrico di una civile abitazione.
Tali attività non sono state richieste dal committente finale, in fase d’ordi-
ne, all’installatore elettrico e non sono state da questo preventivate. Fanno
parte di un accordo a sè stante tra lo stesso e l’installatore termoidraulico.
Può accettare di svolgere tali attività o rifiutarsi, nel caso di accettazione
l’onere delle opere è a carico dell’installatore termoidraulico che girerà
l’importo al committente finale.
Per dette opere dovrà essere rilasciata una specifica dichiarazione di con-
formità ai sensi decreto 37/08.
29

condominio

3.1 Sostituzione del montante in condominio


La sostituzione dei vecchi montanti degli appartamenti di un con-
dominio è responsabilità dei singoli condomini o dell’amministra-
tore del condominio?

Il montante è parte dell’impianto dei singoli condòmini, anche se


ubicato negli spazi comuni. Ai singoli condòmini quindi responsa-
bilità e competenza.

3.2 Impianto di terra in condominio


Un mio cliente ha acquistato il piano terreno di un condominio per
realizzare un negozio di ferramenta.
Sono stato incaricato della realizzazione dell’impianto elettrico,
dato che i locali sono liberi dal 1996, rimuoverò le parti esistente e realiz-
zerò da zero. Sto progettando l’impianto di terra dato che il condominio
ne è sprovvisto.
Non posso installare il dispersore all’interno della proprietà del cliente
perchè al piano interrato ci sono le cantine e alcuni locali condominiali,
per cui pensavo di infiggere una palina all’interno del cortile condomi-
niale, in corrispondenza dell’accesso posteriore della proprietà del mio
cliente.
Come posso fare ad eseguire l’intervento chiedendo il consenso dei con-
domini all’utilizzo delle parti comuni in tempi brevi considerando che
l’assemblea condominiale si svolge una volta l’anno ed è appena stata
fatta?
30

Non ha bisogno del consenso dell’assemblea del condominio. Lo


stabilisce L’articolo 1102 del Codice Civile:

Art. 1102. Uso della cosa comune


Ciascun partecipante puo’ servirsi della cosa comune, purche’ non ne al-
teri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne pa-
rimenti uso secondo il loro diritto. A tal fine puo’ apportare a proprie
spese le modificazioni necessarie per il miglior godimento della cosa.
Il partecipante non puo’ estendere il suo diritto sulla cosa comune in danno
degli altri partecipanti, se non compie atti idonei a mutare il titolo del suo
possesso.

Diverse sentenze di Cassazione nel corso degli anni hanno chiarito che
l’articolo è valido nel caso dell’impianto di terra in condominio. Sarà cer-
tamente cosa gradita avvertire l’amministratore e consentire agli altri con-
domini di utilizzare l’impianto di terra da lei realizzato.

3.3 Modifiche “fai-da-te” alle parti comuni


Nel condominio dove abito, il piano interrato dal quale si ha ac-
cesso alle sei cantine private si trova esattamente sotto l’androne
di ingresso del piano terra. 
Una rampa di scale, condominiale e priva di illuminazione, collega il pia-
no terra con il piano interrato. Dal piano interrato (condominiale e privo
di illuminazione), ciascuno dei sei proprietari può accedere alla propria
cantina dotata di porta con serratura.
Il proprietario dell’appartamento a fianco al mio, al fine di garantirsi un
punto luce “privato” lungo la rampa di scale che porta alle cantine, ha
installato “per conto suo” un impianto elettrico, le cui seguenti compo-
nenti sono state fissate alla soletta in travi di legno che sorregge l`androne
d’ingresso del piano terra, (parte comune condominiale):
1) una plafoniera in plastica con lampada;
2) condutture portacavi flessibile Gewiss in PVC, fissate con fermacavi
plastici adesivi;
3) un interruttore da esterni unipolare ad una via, con alloggiamento che
copre le viti di fissaggio alla soletta.
31

La sorgente di alimentazione 220 V è prelevata, (attraverso altra conduttu-


ra portacavi flessibile Gewiss in PVC), direttamente da una presa privata
all`interno della cantina del mio vicino. Alle mie rimostranze, il mio vicino
non ha battuto ciglio, indicandomi che secondo lui questo rappresenta un
diritto di godimento di un’area comune. Purtroppo il condominio dove vivo
è composto da sei appartamenti e non abbiamo un amministratore al quale
rivolgermi. Chiedo una vostra cortese indicazione di conferma o chiari-
mento in merito ai seguenti aspetti:
1) trattasi a tutti gli effetti di installazione di “nuovo impianto elettrico”
in area condominiale, quindi la norma di riferimento è il decreto 37/2008,
cioè al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla
normativa vigente, comprese quelle di funzionalità dell’impianto, l’impre-
sa installatrice (che in questo caso non esiste, avendo il mio vicino instal-
lato tale impianto autonomamente) sia tenuta a rilasciare al committente
la Dichiarazione di Conformità;
2) La dichiarazione, resa sulla base dei modelli nella versione aggiornata
dal decreto del 19/05/2010, deve essere depositata in duplice copia, entro
30 giorni dalla conclusione dei lavori, presso lo Sportello Unico per l’e-
dilizia del Comune ove ha sede l’impianto, che inoltrerà una copia della
dichiarazione di conformità alla Camera di Commercio nella cui circoscri-
zione ha sede l’impresa esecutrice dell’impianto, che provvede ai conse-
guenti riscontri con le risultanze del registro delle Imprese.
3) L’impresa installatrice (che in questo caso non esiste, avendo il mio vici-
no installato tale impianto autonomamente) deve utilizzare il modello pre-
visto dal decreto 37/2008, modificato dal decreto ministeriale 19/05/2010,
da consegnare allo Sportello Unico del Comune in cui sono stati deposita-
ti, oltre alla dichiarazione di conformità in duplice copia, anche il progetto
o il certificato di collaudo degli impianti installati.
Chiedo infine se è corretto dire che questo è un caso nel quale potrei rivol-
germi direttamente ai Vigili del Fuoco affinchè svolgano un sopralluogo
per verifica del rischio incendio. 

L’impianto da Lei descritto è derivato da una presa a spina e per-


tanto il regime di cui al decreto 37/08 non è applicabile.
Quanto da Lei esposte pertanto non è pertinente al caso considerato.
32

I limiti di manovra per contestare l’eventuale non conformità dell’im-


pianto descritto sono oggettivamente molto ristretti e risulta corretta l’i-
potesi di utilizzo delle parti comuni da parte di un singolo condomino ai
sensi delle vigenti discipline di legge in quanto l’installazione descritta
non limita o impedisce l’utilizzo delle parti comuni da parte degli altri
Condomini.
Per l’intervento da parte del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco se
non vi è immediato pericolo per le persone e le cose e immediato pericolo
d’incendio reputiamo complessa la presentazione di una istanza allo stesso
anche per la non classificazione dell’edificio come attività soggetta al con-
trollo dei vigili del fuoco ai sensi del DPR 151/2011, a meno che l’edificio
non sia costruito interamente in legno e quindi si applichino le prescrizioni
di cui alla Sezione 751 della Norma CEI 64-8/7.
Consigliamo nel merito la richiesta preventiva di un parere legale e se ri-
sultano evidenti carenze, nei gradi di protezione IP o mancata protezione
contro i contatti indiretti e corto circuito (non sovraccarico per un apparec-
chio di illuminazione) dell’impianto derivato da presa a spina, un eventuale
esposto alla AST locale competente per territorio.

3.4 Fornitura da 6 kW e obbligo di progetto


Un impianto condominiale con fornitura 6 kW a 400 V è soggetto
a progetto di un professionista in caso di interventi?
Io asserisco di sì in quanto la norma parla di impianti sopra i 6 kW
(non specificando se quelli con fornitura pari a 6 kW sono inclusi) e con-
siderando la tolleranza data dall’ente fornitore, questi vengono superati.

Dalle interpretazioni correnti e consolidate l’impianto con poten-


za impegnata non superiore a 6 kW non deve essere progettato
da professionista abilitato, così come l’impianto alimentato da una
fornitura di potenza nominale uguale a 6 kW. Se nell’edificio condominiale
sono presente ambienti a maggior rischio in caso d’incendio o l’edificio è
da considerarsi attività soggetta al controllo dei Vigili del Fuoco (In alcuni
casi potrebbe essere richiesto ai fini antincendio secondo il decreto 3 ago-
sto 2015 “Attività 77: edifici civili con altezza antincendio superiore a 24
m”) si rientra nell’obbligo di progetto a firma di professionista abilitato.
33

3.5 Montante “non CPR”


Nella ristrutturazione di un appartamento posto al piano sesto di
un condominio ho la possibilità di mantenere in servizio il mon-
tante (6 mmq in perfetto stato di conservazione, corda N07VK
piuttosto recente). Devo per forza sostituirla per rispettare il Regolamento
Prodotti da Costruzione (CPR) dei cavi?

Il regolamento prodotti da costruzione non impone la sostituzione


dei cavi esistenti non CPR. Può mantenere in servizio i cavi, spe-
cificando e motivando la scelta nella documentazione allegata alla
dichiarazione di conformità.

3.6 Quadro comune per diversi utenti condominiali: va modificato?


Mi hanno chiesto il riferimento di legge in base al quale si dovreb-
bero separare fra loro le linee di ogni utenza privata in partenza
da un locale contatori elettrici con singoli quadri e non accordati
in un unico quadro elettrico.

Non esistono leggi cogenti in materia. Nemmeno norme che pre-


scrivano un intervento del genere. La pratica descritta è sicura-
mente sconsigliabile, ma non vietata. Può leggere anche il quesito
“Quadro unico per le diverse partenze verso le unità abitative”,  di seguito:

3.7 Quadro unico per le diverse partenze verso le unità abitative


Sempre più spesso mi capita di rilevare nei condomini quadri elet-
trici da 54 o 72 moduli con installati gli interruttori generali degli
alloggi e delle cantine tutti insieme. Io normalmente li suddivido in
singoli quadretti da 4 o 8 moduli (1 per ogni alloggio e cantina collegando
l’interruttore differenziale di quest’ultima a valle del generale dell’allog-
gio che così fa la funzione anche di generale quadro). Il quadro con tutte le
utenze insieme risponde alle normative vigenti?

Ai quadri elettrici deve essere applicata la norma CEI EN 61439-1


e/o CEI EN 61439-3. La soluzione di accorpare più alimentazioni
dentro allo stesso quadro non è vietata ma risulta poco conveniente.
34

Inoltre risulta complicato comprendere quale sia il Committente del quadro


al quale consegnare la relativa dichiarazione di conformità in quanto l’in-
terruttore del montante alla singola unità immobiliare fa parte dello stesso
montante che è di proprietà del singolo condomino.
In ogni caso i montanti alle unità immobiliari devono essere realizzati con
riferimento alle prescrizioni di cui alla agli art. 473.2.2. e art. 520.1 com-
menti della Norma CEI 64-8.
Nel caso di specie può essere d’aiuto (anche se è ben poca cosa) il com-
mento all’art. 314 della norma CEI 64-8/3 nel merito della suddivisione
degli impianti ove: “si raccomanda che i quadri non contengano che i com-
ponenti elettrici di un solo impianto”:

314 Suddivisione dell’impianto


314.1 Se un edificio viene alimentato da più sorgenti, per es. da una ca-
bina di trasformazione, dalla rete di distribuzione pubblica dell’ener-
gia in bassa tensione o da una sorgente autonoma, gli impianti relativi
devono essere nettamente differenziati ed in particolare si raccomanda
che i quadri non contengano che i componenti elettrici di un solo im-
pianto.

3.8 Condominio e documentazione relativa alle parti comuni


Ho di recente progettato l’impianto elettrico di un negozio sito al
piano terra di un condominio, ho chiesto all’ammistratore copia
della dichiarazione di conformità dell impianto di terra in quanto
ci siamo connessi all’impianto esistente.
Mi è stato risposto che non c’è nessuna ragione e nessun obbligo che im-
pone al Condominio di rilasciare la dichiarazione dei propri impianti agli
utlizzatori.
Premesso che le parti comuni del condominio sono soggette all’obbligo di
progetto perchè alimentate da un contatore trifase da 10 kW, dalle poche
informazioni che trapelano sembra che non ci sia ad oggi nè il progetto,
nè la dichiarazione di conformità, in questo caso cosa devo consigliare al
mio Committente?
Per le verifiche dell’impianto di terra, a cui è soggetto il Committente,
cosa trasmetto all’ASL e all’INAIL?
35

Se il documento è disponibile il condomino ha il diritto di prender-


ne visione ed acquisirne copia.
Il nuovo articolo 1130 n°6 del Codice Civile (modificato dalla
Legge 220/2012 pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 293 del 17 dicembre
2012) impone all’amministratore del condominio di:

“curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale contenente le ge-


neralità dei singoli proprietari e dei titolari di diritti reali e di diritti per-
sonali di godimento, comprensive del codice fiscale e della residenza o
domicilio, i dati catastali di ciascuna unità immobiliare, nonché ogni dato
relativo alle condizioni di sicurezza delle parti comuni dell’edificio”...

…Ogni variazione dei dati deve essere comunicata all’amministratore in


forma scritta entro sessanta giorni. L’amministratore, in caso di inerzia,
mancanza o incompletezza delle comunicazioni, richiede con lettera rac-
comandata le informazioni necessarie alla tenuta del registro di anagrafe.
Decorsi trenta giorni, in caso di omessa o incompleta risposta, l’ammini-
stratore acquisisce le informazioni necessarie, addebitandone il costo ai
responsabili...

…Contestualmente all’accettazione della nomina e ad ogni rinnovo dell’in-


carico, l’amministratore comunica i propri dati anagrafici e professionali,
il codice fiscale, o, se si tratta di società, anche la sede legale e la denomi-
nazione, il locale ove si trovano i registri di cui ai numeri 6) e 7) dell’arti-
colo 1130, nonché i giorni e le ore in cui ogni interessato, previa richiesta
all’amministratore, può prenderne gratuitamente visione e ottenere, previo
rimborso della spesa, copia da lui firmata. (nuovo art. 1129 codice civile)”.

In ogni caso la dichiarazione di conformità da trasmettere ai fini di cui al


DPR 462/01 è quella relativa all’unità immobiliare dove si svolge l’attività.

3.9 Condomini senza impianto di terra


Vorrei sapere se a vostro parere può essere corretto considerare le
parti comuni di un condominio come estensione delle unità abita-
tive.
36

Secondo questa interpretazione gli impianti ante ’90 potrebbero essere ri-
tenuti idonei se protetti da interruttore differenziale da 30 mA anche in
assenza di messa a terra.

A nostro parere non ha fondamento tecnico considerare le parti comu-


ni di un condominio come estensione delle unità abitative. A maggior
ragione se questo può indurre chi di dovere ad adeguare l’impianto.

3.10 Illuminazione di emergenza in condominio


In uno stabile con varie palazzine a uso abitativo di altezza an-
tincendio superiore a 32 metri, nell’ambito di adeguamento alle
normative antincendio, verrà realizzata idonea illuminazione di
emergenza/sicurezza su tutte le scale, unitamente a compartimentazioni,
spegnimento manuale dell’incendio e quant’altro necessario.
Queste palazzine hanno anche cantine e box che, per dimensione, non sa-
rebbero, in generale, soggette a illuminazione di emergenza.
La domanda è: essendo la palazzina soggetta a illuminazione di emergenza
(in relazione all’altezza) anche nelle cantine e nei box, pur essendo zone
compartimentate, va eseguita tale illuminazione?

Al contesto evidenziato si applica la regola tecnica di cui al decreto


16 maggio 1987 n. 246 e il recente decreto 25 gennaio 2019. Se il
tecnico della prevenzione incendi nell’ambito della valutazione del
rischio incendio ha reputato di prescrivere l’illuminazione di emergenza per
le parti comuni dell’edificio (eventualmente in presenza di lavoratore dipen-
dente da considerarsi come “luoghi di lavoro”) la stessa deve essere prevista
in tutti i luoghi (di lavoro e non di lavoro) ove sussistano dei rischi in caso
di assenza dell’illuminazione principale. Se per “box” si intendono delle au-
torimesse interrate di cui all’attività n° 75 del D.P.R. 1 agosto 2011, n. 151
l’illuminazione di emergenza è da installarsi secondo i criteri indicati nella
regola tecnica di cui al decreto 1 febbraio 1986 e successivi aggiornamenti.

3.11 Problemi elettrici in condominio


Mio fratello abita in un grosso condominio.
Quando tocca i rubinetti del bagno prende la scossa.
37

La scossa si avverte distintamente ed è rilevante. Non credo si possa trat-


tare di elettricità statica.
Il suo impianto è dotato di interruttore differenziale da 30 mA (provato,
funziona) e l’impianto di terra misurato alle prese misura tra 0,59 e 0,93
ohm a seconda di dove l’ho misurato.
Anche il condomino che sta sopra di lui avverte la scossa sui rubinetti e
sulla lavatrice ma non ho potuto fare misure a casa sua. Cosa può fare? 

Da quanto scrive il fenomeno sembra riconducibile ad un guasto ver-


so terra in un’altra unità immobiliare. Va avvertito tempestivamente
l’amministratore del condominio, il quale dovrà chiedere a tutti i con-
dòmini di far verificare al più presto l’efficienza (o la presenza ed efficienza
– sigh!) delle protezioni differenziali da tecnico competente.

3.12 Adeguamenti in condominio


Per quanto riguarda i fabbricati costruiti prima della legge 46/90
e laddove vi sono comunque studi professionali (come nel caso in
questione, dove vi è uno studio medico cardiologico), l’impianto
messa a terra dell’intero fabbricato risulta obbligatorio per legge o se e’
facoltativo, trattandosi di fabbricato costruito prima della legge 46/90
e se, pure essendovi uno studio medico cardiologico, pertanto, basta il
semplice differenziale magnetotermico a garantire la sicurezza elettrica
del fabbricato in generale e dei condomini, pure se possono esservi
eventuali scosse elettriche con gli elettrodomestici, toccando la loro parte
metallica quando sono in funzione, per la mancanza di tale messa a terra
condominiale.

La possibilità di considerare adeguato un impianto dotato di diffe-


renziale da 30 mA (e altro) ma senza impianto di terra deriva dall’art.
5 comma 8 (ultimo capoverso) del DPR n.447/91 (Regolamento di
attuazione della Legge 46/90):

8. Per l’adeguamento degli impianti già realizzati alla data di entrata in


vigore della legge è consentita una suddivisione dei lavori in fasi operative
purchè l’adeguamento complessivo avvenga comunque nel triennio previ-
38

sto dalla legge, vengano rispettati i principi di progettazione obbligatoria


con riferimento alla globalità dei lavori e venga rilasciata per ciascuna
fase la dichiarazione di conformità che ne attesti l’autonoma funzionalità
e la sicurezza.
Si considerano comunque adeguati gli impianti elettrici preesistenti
che presentino i seguenti requisiti: sezionamento e protezione contro le
sovracorrenti, posti all’origine dell’impianto, protezione contro i con-
tatti diretti, protezione contro i contatti indiretti o protezione con inter-
ruttore differenziale avente corrente differenziale nominale non superiore
a 30 mA.

L’art. 7 comma 2 della Legge 46/90 imponeva che gli impianti elettrici fos-
sero dotati di impianti di messa a terra e di interruttori differenziali ad alta
sensibilità o di altri sistemi di protezione equivalenti.

2. In particolare gli impianti elettrici devono essere dotati di impianti di mes-


sa a terra e di interruttori differenziali ad alta sensibilita’ o di altri sistemi di
protezione equivalenti.

Il decreto 37/08 al comma 3 dell’art. 6 recita:

“Gli impianti elettrici nelle unita’ immobiliari ad uso abitativo realizzati pri-
ma del 13 marzo 1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento e
protezione contro le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di prote-
zione contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o pro-
tezione con interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale
non superiore a 30 mA.”

La condizione di cui all’art. 6 è applicabile solo agli impianti delle unità abi-
tative esistenti e realizzati prima del 13 marzo 1990.
Nel caso di specie non è proponibile un adeguamento, tra l’altro di impianti
che dovrebbero già essere stati adeguati ai sensi della Legge 46/90, senza
l’installazione del dispositivo differenziale e del coordinato impianto di ter-
ra, considerato che lo studio medico cardiologico è classificato come locale
medico di gruppo 1.
39

3.13 Lavori eseguiti senza fattura, né dichiarazione di conformità


Di recente in un condominio di 43 unità abitative è stato
realizzato ad integrazione all’impianto esistente, un impianto di
illuminazione atto ad illuminare le rampe di salita e discesa delle
auto dei condomini, ai 43 box auto nell’interrato.
Lo stesso è stato realizzato a 70 cm di altezza da terra, i conduttori elettrici
sono contenuti in tubo PVC a vista.
La tensione di alimentazione è di 230V AC.
Da un inquilino “esperto” è stato sollevato il dubbio che l’impianto
realizzato non rispetta la norma CE 64-8/7 pertanto è stata richiesta
all’amministratore copia della dichiarazione di conformità e fattura
dell’impresa che ha realizzato l’impianto, quest’ultimo dopo innumerevoli
solleciti si rifiuta di consegnarle.
1) Come possono fare i condomini a far rispettare la norma e ad avere
copia di quanto richiesto?
2) Chi è l’autorità competente a cui possono eventualmente rivolgersi?

L’amministratore ha l’obbligo di porre in visione al singolo condo-


mino, o rilasciare copia, della documentazione tecnica afferente gli
impianti tecnologici delle parti comuni condominiali. La relativa ri-
chiesta deve essere formalizzata a mezzo raccomandata AR o PEC.
In assenza di risposte da parte dell’Amministratore è possibile adire alla
procedure giudiziarie mediante legale precedute dal ricorso all’istituto della
mediazione civile, obbligatoria per le controversie in materia condominiale.
L’impianto descritto ricade nelle tipologie per le quali è d’obbligo, ai sensi
del decreto 37/08, la redazione del progetto da parte di professionista iscritto
ad albo professionale (ingegneri o periti industriali).
Per eventuali controlli da parte di organismi terzi sono da considerare:
. il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco competente per territorio;
. l’ufficio rischi elettrici dell’Azienda sanitaria locale;
. la Camera di commercio per l’abilitazione dell’impresa e le eventuali san-
zioni collegate al regime.
Nulla osta ai Condomini di richiedere una verifica o una perizia nel merito
della conformità degli impianti ad un libero professionista abilitato (ingegne-
re o perito industriale).
40

3.14 Una “dichiarazione di NON conformità”


Rifacimento impianto elettrico. Condominio senza messa terra si
può rilasciare regolare dichiarazione di conformità?
Oppure una relazione lavori eseguiti patto in deroga.

No. L’impianto di terra deve essere necessariamente realizzato.


Se il condominio non è dotato di impianto di terra può realizzarlo il
singolo inquilino.

3.15 Disconnettersi dalla rete: è possibile?


Vorrei conoscere per quale motivo è richiesto anche per impianti
vecchi il salvavita nelle unità abitative di un condominio e quali
sono i rischi per gli altri condòmini se uno degli impianti non è
“a norma”, ovvero non dispone di salvavita.

Innanzitutto l’obbligo legislativo deriva dalla Legge 46/90 ed è


richiamato pari pari dal decreto 37/08:

“Art. 6. Realizzazione ed installazione degli impianti Comma 3. Gli im-


pianti elettrici nelle unita’ immobiliari ad uso abitativo realizzati prima del
13 marzo 1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento e prote-
zione contro le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di protezione
contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o protezione
con interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale non
superiore a 30 mA.”.

Il rischio nel caso del quesito è il seguente (facendo riferimento alla figura
1): in caso di guasto verso terra nell’impianto dell’unita abitativa A privo
di dispositivo differenziale, l’interruttore magnetotermico non interviene
se la corrente di guasto [230/(RC + RN)], non è abbastanza elevata per l’in-
tervento del magnetico.
In questo caso il circuito non viene interrotto e sull’impianto di terra
condominiale si stabilisce la tensione UE = 230 RC / (RC + RN). Di conse-
guenza anche tutte le masse collegate all’impianto di terra assumono la
tensione UE.
41

Tale tensione è certamente superiore ai limiti imposti dalla Norma CEI


64-8 e ricavati dalle curve di sicurezza (50 V). Ipotizzando a titolo di esem-
pio la resistenza del dispersore condominiale RC= 50 Ω e la messa a terra
del neutro del Distributore RN = 1 Ω, UE è pari a 225 V.
Le protezioni differenziali degli altri condòmini, ad esempio quella dell’ap-
partamento B, non possono intervenire, nemmeno in caso di contatto con
la massa accidentalmente in tensione.
La persona in questo caso è sottoposta alla tensione UE verso terra, metten-
do in serio pericolo la sua incolumità.
42
43

dichiarazione
di conformità

4.1 La dichiarazione di conformità per l’unità abitativa


Quali riferimenti normativi per la realizzazione di un impianto
elettrico in una unità abitativa?
Cosa deve controllare un cliente finale nella dichiarazione di con-
formità dove c’è scritto “di aver rispettato e norme applicabili!?

Il riferimento è la Norma CEI 64-8 ed in particolare il Capitolo


37 “Ambienti residenziali - Prestazioni dell’impianto” e la Sezione
701 “Locali contenenti bagni o docce”, nonché la Norma CEI EN
61439-3 (CEI 17-116) Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra
per bassa tensione (quadri BT) Parte 3: Quadri di distribuzione destinati ad
essere utilizzati da persone comuni (DBO) e la Norma CEI 23-51 riferita ai
quadri elettrici ad uso domestico. A proposito del Capitolo 37 l’impresa in-
stallatrice avrebbe dovuto in fase di offerta prima della realizzazione dell’im-
pianto (nel caso di nuovo impianto o di rifacimento completi di impianti
esistenti in caso di ristrutturazioni edili dell’unità immobiliare) comunica-
re al committente/cliente finale quale livello di prestazione (1-2-3) avrebbe
dovuto avere l’impianto elettrico con riferimento alle dotazioni minime per
ciascun livello così come indicate nella Tabella A del Capitolo 37.
Inoltre alla Dichiarazione di conformità, tra gli altri, devono essere allegati:
– il progetto,
– lo schema dell’impianto realizzato,
– la relazione dei materiali utilizzati,
– le verifiche previste dalla Norma CEI 64-8/6,
– le istruzioni per l’uso e la manutenzione dell’impianto.
44

4.2 Obbligatorio allegare un rapporto di verifica alla dichiarazione?


In un impianto residenziale nuovo e terminato è obbligatorio ese-
guire il test dei differenziali con lo strumento a fine lavori e redi-
gere l’esito nella dichiarazione di conformità?

L’installatore che rilascia la dichiarazione di conformità afferma di


aver “controllato l’impianto ai fini della sicurezza e della funziona-
lità con esito positivo, avendo eseguito le verifiche richieste dalle
norme e dalle disposizioni di legge” (decreto 37/08).
Le verifiche iniziali da effettuare sull’impianto appena realizzato sono de-
scritte dalla Norma CEI 64-8 (capitolo 61). Per quanto riguarda i dispositivi
di protezione a corrente differenziale si legge:

61.3.6 L’efficienza della interruzione automatica della alimentazione me-


diante dispositivi di protezione a corrente differenziale deve essere verificata
generando una corrente differenziale di valore non superiore a mediante l’u-
so di adatte apparecchiature di prova senza misurare il tempo di intervento
(vedere 61.3.1).

L’installatore non è tuttavia obbligato a consegnare un rapporto di verifica, in


quanto considerato allegato facoltativo. Gli allegati obbligatori, previsti dal
decreto 37/08 sono solo i seguenti:

. progetto;
. relazione con tipologie dei materiali utilizzati;
. schema di impianto realizzato;
. riferimento a dichiarazioni di conformità precedenti o parziali già esistenti;
. copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali.

4.3 Dichiarazione di conformità: mancati pagamenti e diritto di ritenzione


In data 4 luglio ho sottoscritto un contratto con una ditta edile per
opere di ristrutturazione, con scadenza e collaudo al 25 agosto.
All’interno c’era anche il rifacimento dell’impianto elettrico.
Tale opera poi è stata subappaltata. 
Alla metà di ottobre non solo non erano stati completati i lavori edili ma
45

nemmeno è terminata la parte elettrica (manca il montaggio di un paio di


canaline, nulla di grave). 
Ho provveduto inoltre a fare la risoluzione del contratto con un avvocato.
Il problema ora è che non posso aprire la mia attività per via della man-
canza della “certificazione”.
La ditta si rifiuta di darmela perché io non gli pago la fattura a saldo, dato
che non ha terminato nessuno dei lavori. 
Dato che da quello che ho letto, la dichiarazione di conformità non può
essere rilasciata da nessun altro, cosa devo fare?

Ai sensi delle vigenti disposizioni civilistiche alle attività di in-


stallazione non si applica il diritto di ritenzione di cui all’ articolo
2756 del Codice Civile.
La ditta installatrice deve rilasciare la dichiarazione di conformità. Nel caso
di specie il committente dell’impresa installatrice non è la sua azienda ma
la ditta edile, è a quest’ultima che la ditta costruttrice degli impianti elettrici
deve rilasciare la dichiarazione di conformità.
Consigliamo di approfondire la problematica con l’avvocato.

4.4 Dichiarazione di conformità appartamento + autorimessa…


Ho ultimato gli impianti elettrici in condominio di sei alloggi con
relativa autorimessa per un posto auto nell’anno 2012.
Le dichiarazioni di conformità impianti prevedevano che ogni au-
torimessa fosse pertinenza di un singolo appartamento.
Ad oggi dal proprietario ne sono stati venduti tre così come descritto
(abitazione+autorimessa), per gli altri tre ancora invenduti, il proprie-
tario vuole prendere in considerazione la possibilità di affittare anche
solo l’autorimessa e mi chiede la dichiarazione di conformità delle tre
autorimesse.
Io credo che le autorimesse debbano essere considerate annesse all’appar-
tamento come previsto in origine e quindi di non dover produrre nessuna
dichiarazione per le autorimesse, anche perchè in questo caso le dichia-
razioni di appartamento prodotte nel 2012 non rispecchierebbero più la
realtà dei fatti.
Il mio ragionamento è giusto?
46

Se l’impianto non ha subito modifiche, la dichiarazione di confor-


mità (completa di allegati, schemi, relazione con materiali utilizzati
ecc.) che lei ha rilasciato per appartamento + autorimessa è un docu-
mento comunque valido anche per la sola autorimessa.
Il proprietario può quindi rilasciare copia della dichiarazione che ha già in
possesso all’eventuale locatario della sola autorimessa.

4.5 Dichiarazione di conformità impianto anni ’70… modificato…


Appartamento di 70 m2 costruito negli anni 1970. Modifica im-
pianto per aggiungere alcuni punti luce. Esistono impianto di terra
e interruttore differenziale coordinato. 
In caso di vendita devo allegare la dichiarazione di conformità?

Per la parte di impianto realizzata negli anni ‘70 la dichiarazione di


conformità non è dovuta (all’epoca non esisteva).
Se le modifiche descritte hanno avuto luogo dopo l’entrata in vigore
della Legge 46/90 (o devono ancora essere eseguite) la dichiarazione di con-
formità deve essere redatta. Gli obblighi introdotti dall’’art. 13 del decreto
37/08, che disciplinava le garanzie contrattuali, gli obblighi di consegna e
di allegazione delle dichiarazioni di conformità o di rispondenza in caso di
vendita o locazione, sono decaduti, con decorrenza dal 25 giugno 2008, per
effetto dell’art. 35, comma 2, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (in
Suppl. ord. n. 152 alla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 25 giugno 2008).

4.6 Dichiarazione di conformità smarrita: cosa fare?


Il cliente avendo smarrito la dichiarazione di conformità di un im-
pianto elettrico realizzato nel 2008, per una civile abitazione mi
chiede di fornirgli una copia della mia, ma anche io ne sono sprov-
visto: forse è stata smarrita o forse non è stata mai fatta. 
Come mi devo comportare? Posso farne una nuova con data attuale ma spe-
cificando la reale data di realizzazione dell’impianto? Altrimenti cosa fare?

La dichiarazione di conformità (o la ricevuta della sua consegna al


Committente) dovrebbe essere conservata dall’installatore, a sua tu-
tela, sine die o almeno per dieci anni.
47

Potrebbe tentare con un accesso allo Sportello unico del Comune nel quale è
stato realizzato l’impianto.
Se l’impianto è stato realizzato prima del 27 marzo 2008 può essere rilascia-
ta, con le procedure del caso, una dichiarazione di rispondenza ai sensi art. 7
comma 6 del decreto 37/08.
Altra soluzione potrebbe essere quella di rilasciare la dichiarazione con la
data di esecuzione dell’impianto ma come copia conforme all’originale ri-
portando la data di rilascio della stessa.

4.7 Dichiarare la “compatibilità con l’impianto preesistente”


Devo eseguire l’installazione di un centralino con differenziale e
magnetotermico in un appartamento con un vecchio impianto, al
momento di dichiarare la compatibilità con l’impianto preesisten-
te mi trovo in dubbio perchè la sezione dei conduttori a valle è scarsa max
1,5 mmq per la forza.
Come mi consigliate di comportarmi, se preciso ad esempio sulla dichia-
razione:

“l’intervento è compatibile con l’impianto preesistente, se il committente/


proprietario provvederà ai seguenti lavori: sostituzione dei cavi rigidi con
cavi di sezione idonea 1,5 mmq per la linea luce e 2,5 mmq per la linea
forza.
Durante la sostituzione dei cavi va tenuto presente il numero massimi di
cavi in base alla sezione interna del tubo.
Sostituzione interruttori e prese con prese e interruttori aventi supporti e
placche in resina e prese con alveoli protetti.
Si consiglia inoltre la verifica dell’esistenza dell’impianto di terra altre
problematiche saranno riportate se si evidenzieranno durante i lavori”.

La strada da lei prospettata non è percorribile: in questo modo sta


ammettendo l’incompatibilità del suo intervento, e non dichiarando
la compatibilità con quanto installato (es. il mancato coordinamento
tra interruttore e linea, l’installazione di un dispositivo differenziale senza
impianto di terra ecc.).
48

Per eseguire l’intervento, che sembrerebbe inquadrarsi in una “manutenzione


straordinaria” (per quanto si possa intuire dal messaggio), se non è possibi-
le mettere mano all’impianto esistente, deve almeno realizzare l’impianto
di terra e coordinare le caratteristiche dell’interruttore magnetotermico con
quelle delle linee esistenti.

4.8  Dichiarazione di conformità per i Vigili del Fuoco


Vivo in un appartamento nel quale l’impianto elettrico è stato rea-
lizzato prima del 1990 e mai più toccato.
Il Comando dei Vigili del Fuoco mi chiede la certificazione di con-
formità dell’impianto elettrico, non ho trovato installatori abilitati che me
la facciano in quanto dicono che non è prevista, ho chiesto la dichiarazio-
ne di conformità, ma anche lì, niente da fare.
Un tecnico mi ha proposto: dichiariamo che l’impianto è stato realizzato
dopo il 1990, ma prima del 2008, così posso redigere la dichiarazione di
conformità, il problema è che non c’è l’impianto di terra, l’appartamento
inoltre è in un palazzo al 16° piano, dovrei anche portarmi giù la terra?
Posso attaccarmi ad un ferro? Penso proprio di no.
Se la normativa non lo prevede possono i VVF richiedermelo? E’ vero che
si può, in questi casi autocertificare che è provvisto delle protezioni previ-
ste dalla Legge 46/90? Posso consegnare tale autocertificazione ai VVF?
Io non avrei intenzione di rifare l’intero impianto elettrico di casa, spesa
stimata intorno ai 5.000 euro.

Si tratta di comprendere perché i vigili del fuoco chiedano la dichia-


razione di conformità di un impianto elettrico di una unità immobi-
liare privata che non costituisce attività soggetta al controllo dei vi-
gili del fuoco pur essendo inserita in un edificio con altezza antincendio
superiore a 24 m (attività 77 DPR 151/11).
La dichiarazione di conformità di cui all’art. 7 del decreto 37/08 può essere
rilasciata solo per impianti di nuova realizzazione o per attività di adegua-
mento di impianti. Nel caso previsto non è possibile rilasciare la dichiarazio-
ne di rispondenza di cui all’art. 7 comma 6 del decreto 37/08.
Le consigliano di cambiare tecnico e non seguire gli impropri pareri dello
stesso.
49

Per l’impianto di terra non presente nell’edificio consigliamo di rappresentare


la situazione all’amministrazione di condominio a mezzo posta raccomanda-
ta o PEC dando alla stessa un termine per adeguare gli impianti dell’edificio.
In assenza d risposte ed azioni concrete può procedere con la realizzazione di
un proprio impianto di terra da installarsi nelle parti comuni del condominio.
Nulla osta all’utilizzo dei ferri di armatura quali conduttore di protezione e
dispersore di terra previa esecuzione delle misure elettriche previste dalla
Norma CEI 64-8/6 e delle valutazioni tecniche con riferimento alle prescri-
zioni contenute nella Norma CEI 64-8/5 Capitolo 542.
Non è possibile, all’oggi, adeguare impianti di unità immobiliari ad uso abi-
tazione secondo l’art. 7 comma 2 della Legge 46/90 e tantomeno autocertifi-
care un adeguamento alla Legge 46/09 sostituita nel 2008 dal decreto 37/08.
Consigliamo vista l’età dell’impianto di procedere al rinnovo integrale o par-
ziale dello stesso affidando le opere ad una impresa in possesso dei requisiti
tecnico professionali previsti dal decreto 37/08.

4.9  Impianto alimentato tramite presa a spina: serve “la conformità”?


Impianto antintrusione con sensori wireless e centrale, marcata
CE, alimentata a 220 V da presa a muro con spina.
Essendo l’alimentazione a spina non dovrebbe rientrare nell’ob-
bligo della dichiarazione. Si chiede se dal punto di vista funzionale e quin-
di dichiarando l’installazione a norme CEI debba comunque sussistere
l’obbligo della dichiarazione di conformità.

Il decreto 37/08 all’articolo 10, comma 2 indica che sono esclusi


dagli obblighi della redazione del progetto le installazioni per appa-
recchi per usi domestici, fermo restando l’obbligo del rilascio della
dichiarazione di conformità.
L’impianto elettrico, quindi, è vero che termina alla presa a spina, come in-
dicato nell’articolo 2 comma 1, lettera e del medesimo decreto, tuttavia tale
definizione serve a chiarire che un generico elettrodomestico non fa parte
dell’impianto. 
La cosa non può essere estesa agli altri impianti. 
Se così fosse, per assurdo, se invece del quadro dell’appartamento installassi
un quadro prese, tutta la parte di impianto collegata a tali prese non avrebbe
50

bisogno di dichiarazione (sigh!).


Per tale motivo occorre rilasciare la dichiarazione di conformità per l’impian-
to antintrusione, nonostante la centrale sia collegata tramite presa a spina,
infatti la centrale d’allarme non è un elettrodomestico, bensì un componente
essenziale di un impianto.
Trattandosi di impianto di antintrusione, ricordo inoltre che la norma CEI
79-3 “Sistemi di allarme - Prescrizioni particolari per gli impianti di allar-
me intrusione” all’articolo 9.8 specifica chiaramente che deve essere fornita
al cliente la dichiarazione di conformità. In mancanza di tale dichiarazione,
quindi, l’impianto antintrusione non sarebbe neppure “a norma“.

4.10  Dichiarazione di conformità e deposito presso lo sportello unico


Desidererei sapere se il progetto per l’ampliamento di un im-
pianto elettrico in edificio esistente e già dotato di abitabilità/
agibilità (art. 11 comma 1) e non connesso ad interventi edilizi
(art. 11 comma 2) deve essere presentato in comune e nel caso chi lo deve
presentare, il progettista o l’installatore?
La CILA è equivalente a permesso per costruire o alla DIA per cui si rien-
tra nel comma 2 dell’art. 11?

Questo è quanto previsto dal comma 1 dell’Art. 11 del decreto 22


gennaio 2008, n.37:

Per il rifacimento o l’installazione di nuovi impianti di cui all’articolo 1,


comma 2, lettere a), b), c), d), e), g) ed h), relativi ad edifici per i quali è già
stato rilasciato il certificato di agibilità, fermi restando gli obblighi di acqui-
sizione di atti di assenso comunque denominati, l’impresa installatrice de-
posita, entro 30 giorni dalla conclusione dei lavori, presso lo sportello unico
per l’edilizia, di cui all’articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica
6 giugno 2001, n. 380 del comune ove ha sede l’impianto, la dichiarazione
di conformità ed il progetto redatto ai sensi dell’articolo 5, o il certificato di
collaudo degli impianti installati, ove previsto dalle norme vigenti.

La dichiarazione di conformità con gli allegati obbligatori (tra cui il progetto


ai sensi dell’art. 5 e dell’art. 7 comma 2) doveva essere consegnata dall’im-
51

presa installatrice allo Sportello unico per l’edilizia. Questo prima dell’ema-
nazione del Decreto Semplificazione del 2012 (Decreto Legge 9 Febbraio
2012) che non prevede più, nel caso in esame, il deposito della documenta-
zione presso lo sportello unico:

Art. 9 Dichiarazione unica di conformità degli impianti termici



2. La dichiarazione unica di conformità e la documentazione allegata sono
conservate presso la sede dell’interessato ed esibite, a richiesta dell’ammini-
strazione, per i relativi controlli.
Resta fermo l’obbligo di comunicazione ai fini del rilascio del certificato Di-
chiarazione unica di conformità degli impianti termici di agibilità da parte
del comune o in caso di allacciamento di una nuova fornitura di gas, energia
elettrica o acqua.

Alcuni comuni tuttavia continuano a richiedere tale documentazione, consi-


gliamo quindi un passaggio preventivo allo sportello unico locale per chia-
rimenti.
La CILA (Comunicazione Inizio Lavoro Asseverata) non costituisce un per-
messo di costruire o una denuncia di inizio attività, per le quali si utilizza la
procedura della SCIA. A seconda dei casi deve essere presentata la documen-
tazione di progetto degli impianti elettrici ai sensi del comma 2 dell’art. 11.

4.11  Dichiarazione di conformità in caso di ampliamento


Dovrei ampliare un impianto elettrico esistente. Si tratta di unire
2 locali sotto lo stesso contatore (prima erano 2 locali separati
con 1 contatore ognuno).
Pensavo di inserire un magnetotermico da 20A nel quadro del locale con
il contatore e passare nel controsoffitto un cavo FG16OR16 3G6 fino al
quadro del secondo locale senza contatore.
Da lì farei un differenziale puro per la linea luce (3 linee luci con 3 ma-
gnetotermici) e un differenziale puro per la linea prese (2 linee con due
magnetotermici) sfruttando la canalizzazione esistente nel controsoffitto
(in tubo rigido) e fare le derivazioni dalle scatole di derivazione esistenti
52

alle prese e alle lampade con FG16OR16 liberi nel controsoffitto/pareti


in cartongesso. Le domande sono 2:
1) Va bene posare cavi FG16OR16 liberi nel controsoffitto/pareti in car-
tongesso?
2) Riguardo la dichiarazione di conformità, come mi devo comportare?

1) Nulla osta l’installazione dei cavi FG16 (compatibilmente con


la classificazione antincendio dei locali) in un controsoffitto o nel-
le pareti in cartongesso.
2. La dichiarazione di conformità va compilata ricordando quanto segue:
a) Va intesa come “ampliamento” come giustamente ha premesso nel quesito;
b) E’ necessario il progetto (come sempre), e chi firma dipende dai limiti
dimensionali (kW m2 ecc.);
c) l’intervento deve essere compatibile con quanto “sopravvive” dell’impian-
to preesistente:

Decreto 37/08 art. 7 comma 3


...
3. In caso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione di
conformita’, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono alla sola
parte degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento, ma tengono conto del-
la sicurezza e funzionalita’ dell’intero impianto. Nella dichiarazione di cui
al comma 1 e nel progetto di cui all’articolo 5, e’ espressamente indicata la
compatibilita’ tecnica con le condizioni preesistenti dell’impianto.

4.12  Dichiarazione di conformità per lavori non conclusi


A seguito di rescissione del contratto, per ristrutturazione di un
appartamento di 56 m2, con l’appaltatore per inadempienza con-
trattuale, gli impianti (gas + elettrico) non sono stati terminati.
Per l’impianto idraulico in realtà tutte le tubazioni sono state interra-
te e murate e in teoria si dovrebbe installare i sanitari, cucina a gas,
scaldabagno e (una volta riposizionati) i termosifoni (con riscaldamen-
to centralizzato). Per l’elettrico alcuni cavi sono esposti (luci principali
ancora da posizionare, condizionatori, centrale, ecc.) ed altre cassettine
con coperchi di plastica.
53

A breve un’altra impresa vorrebbe iniziare ma mi chiede la certificazione


di detti impianti.
Posso obbligare i precedenti artigiani a rilasciare una qualche “dichia-
razione” di quanto finora eseguito? E se non posso e loro si rifiutano
devo tirare su il massetto e sfilare i fili per rifare tutto?

Al caso di specie è applicabile l’art. 7 comma 3 del decreto 22


gennaio 2008, n.37:

“In caso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione


di conformità’, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono alla
sola parte degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento, ma tengono
conto della sicurezza e funzionalità dell’intero impianto.
Nella dichiarazione di cui al comma 1 e nel progetto di cui all’articolo 5,
è espressamente indicata la compatibilità tecnica con le condizioni preesi-
stenti dell’impianto.”

Valutato, da quanto descritto, che le opere realizzate possono considerar-


si una parte di impianto vera e propria è possibile richiedere alla prima
impresa esecutrice la Dichiarazione di conformità per la parte di impianti
realizzata.

4.13  Niente conformità, niente agibilità. Cosa fare?


Il costruttore non mi ha rilasciato il certificato di agibilità
dell’appartamento acquistato nel 2014 nuovo, poiché mancando
la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico (non rila-
sciato dall’installatore per motivi economici tra di loro) non può ottener-
lo. Non voglio agire per vie legali, qual è soluzione mi consigliate al fine
di ottenere questo certificato?

Le consigliamo di formalizzare la richiesta della Dichiarazione di


conformità a mezzo raccomandata a/r o PEC al fornitore dell’im-
pianto (l’impresa) e per conoscenza al sub-fornitore (impresa di
installazione). In assenza di risposte entro 30 giorni dal ricevimento della
richiesta da parte dei suddetti, l’ultima via percorribile è quella legale.
54

4.14  Niente dichiarazione di conformità e anomalie sull’impianto


Rifiuto dell’elettricista di rilasciare la dichiarazione di confor-
mità per un intervento di manutenzione straordinaria in un im-
pianto elettrico ante 1990.
Il tecnico ha fatto le necessarie verifiche strumentali, che hanno rivela-
to tante anomalie nell’impianto: l’assenza e/o il mancato collegamento
della linea di terra in alcune prese; la presenza contemporanea in altre
scatole di tanti fili giallo-verdi, dei quali nessuno era effettivamente con-
duttore di terra, come avrebbe dovuto essere, mentre i cavi erano stati
usati impropriamente talora come fase, altre come neutro e in altre anco-
ra per entrambe le cose.
Inoltre molti conduttori sono risultati di sezione inadeguata; alcune pre-
se erano guaste o inutilizzabili, perché di genere sorpassato e non più
adatte per le spine degli attuali elettrodomestici e apparecchiature; infi-
ne l’impianto è dotato di un interruttore differenziale e di un interruttore
magnetotermico, perché le linee luce e prese non sono separate e risulta-
no inserite in un unico cavidotto.
L’operatore è stato impegnato per almeno quattro giorni; ha dovuto sfi-
lare molti fili nelle varie parti dell’impianto e ne ha infilato tanti altri di
tipo, sezione e colore diversi dai precedenti, operando all’interno degli
attuali cavidotti, per evitare interventi edilizi; ha eliminato le nastratu-
re incontrate, congiungendo i fili in modo corretto; ha sostituito i frutti
difettosi e quelli sorpassati, per rendere l’impianto sicuro e adeguato
all’uso corrente.
Nonostante il suo corposo intervento il professionista si rifiuta di rila-
sciare la dichiarazione di conformità. Cosa mi potete dire al riguardo?
Ho diritto di avere la certificazione suddetta?

Gli interventi descritti configurano la realizzazione, seppur non to-


tale, di un nuovo impianto elettrico.
Reputando che gli interventi realizzati si riferiscano ad un impian-
to in una unità immobiliare ad uso abitativo non risultano applicabili le
prescrizioni di cui al Capitolo 37 della Norma CEI 64-8/3.
Risulta necessario a questo proposito l’accordo esplicito tra il Committente
e l’installatore.
55

Ai fini dell’applicazione degli obblighi di progetto devono essere rispettate


le prescrizioni di cui all’art. 5 del decreto 37/08.
A fronte di quanto descritto e all’applicazione e al rispetto della legislazio-
ne e della normativa tecnica applicabile al contesto considerato, il rilascio
della Dichiarazione di conformità da parte dell’installatore è dovuta ed ob-
bligatoria viste anche le condizioni aggiuntive determinate dal comma 3
dell’art. 7 del decreto 37/08.
La classificazione dell’intervento da indicare nel modulo della Dichiara-
zione di conformità dovrà essere “altro” con la descrizione dell’intervento
eseguito ovvero “adeguamento dell’impianto elettrico alla normativa tec-
nica CEI e CEI EN applicabile”.
Nel prosieguo del modulo dovranno essere indicati, oltre al resto, gli estre-
mi del progetto e del progettista (anche nel caso di progetto realizzato dal
responsabile tecnico dell’impresa installatrice come da comma 2 art. 7 de-
creto 37/08), oltre alla specificazione delle norme CEI, CEI EN, UNI uti-
lizzate come riferimento.

4.15 Quante dichiarazioni di conformità?


Se in un appartamento realizzo impianto elettrico (FM + Luce) e
impianti speciali (trasmissione dati, antintrusione ecc.) posso fare
un’unica dichiarazione di conformità, inserendo le relative norme
di riferimento? Oppure sono tenuto a fare più ichiarazioni separate, una
per ogni tipologia di impianto?

Non vi è uno specifico obbligo. Si consigliano dichiarazioni sepa-


rate per tipologia di impianto anche per semplificare la redazione
del modulo e dei relativi allegati.
Da considerare la possibilità che gli altri impianti abbiano una vita più
breve dell’impianto elettrico e siano più facilmente soggetti a modifiche o
a integrazioni.
56
57

progetto

5.1 “Progettino” e “Progettone”…


Secondo la legislazione vigente è obbligatorio il progetto (inteso
come disegno dell’impianto elettrico) anche se l’impianto non
supera i 6 kW di potenza?
O come elaborato tecnico si intende la descrizione funzionale ed effettiva
dell’opera da eseguire?

Il “progetto” dell’impianto elettrico secondo il Decreto 22 Genna-


io 2008, n.37 è sempre obbligatorio. Cambia “chi firma”!
Il progetto per impianti sotto i limiti dimensionali fissati dal 37/08
(art 5) può essere firmato dal responsabile tecnico di impresa installatrice e
può essere più “semplice”. Così infatti si esprime all’articolo 7:

2. Nei casi in cui il progetto e’ redatto dal responsabile tecnico dell’im-


presa installatrice l’elaborato tecnico e’ costituito almeno dallo schema
dell’impianto da realizzare, inteso come descrizione funzionale ed effettiva
dell’opera da eseguire eventualmente integrato con la necessaria docu-
mentazione tecnica attestante le varianti introdotte in corso d’opera.

Traducendo: per il “progettino” (es. sotto i 6 kW) non sono richieste pla-
nimetrie e relazioni tecniche. Se l’impianto è molto semplice gli schemi
unifilari possono al limite essere sostituiti dalla descrizione dell’impianto.
Viceversa il “progettone” firmato da professionista deve rispondere ai cri-
teri fissati dalla Guida CEI 0-2 “Guida per la definizione della documenta-
zione di progetto degli impianti elettrici“.
58

5.2 “Un “progetto” alla fine di un lavoro “ingarbugliato”


Un installatore circa 3 anni fa viene chiamato ad eseguire ed
esegue un impianti di un edificio privato che ha due forniture
elettriche da 3 kW, la parte vecchia è stata eseguita con canalet-
te a vista la parte nuova con classico impianto sotto traccia.
Il titolare, che abitava in un paese europeo dove l’energia elettrica co-
stava meno e c’erano regole diverse per le forniture, in un primo tempo
voleva mantenere due forniture da 6 kW ed utilizzare radiatori elettrici
per riscaldamento, durante l’esecuzione dei lavori dopo essersi reso con-
to di come funzionava e dei costi della fornitura di energia ha deciso di
unificare il punto di consegna, ed ora ha una unica fornitura di energia
da 6 kW per una superficie di 423 mq e con un impianto di rilevazione
fumi con circa 14 punti.
Ora il lavoro è finito e l’installatore non sa come compilare il certificato
di conformità, dovrebbe barrare la casella progetto e mi chiede di fare
un progetto, durante l’esecuzione dei lavori non ha pensato al progetto.
In questo caso particolare, non previsto dalla norma, e tralasciando ogni
tipo di ragionamento, visto che anche il committente ha chiesto all’in-
stallatore di risolvere la questione in modo corretto, se io faccio un rilie-
vo dello stato di fatto e lo chiamo “RILIEVO IMPIANTO ESEGUITO” e
nella relazione motivo il fatto che all’inizio non è stato fatto il progetto,
e spiego che alla fine dei lavori il committente ha deciso di unificare i
punti di consegna, può avere un valore per la compilazione della dichia-
razione dell’installatore, oppure, sia io che l’installatore siamo al riparo
di eventuali futuri ricorsi, non da parte del committente attuale ma da
altri oppure nel caso di un evento che faccia emergere la questione, ad
esempio assicurazione che non paga in caso di incendio …
Altra soluzione, l’installatore fa due dichiarazioni distinte, io faccio il
rilievo dello stato di fatto, ed il committente fa una dichiarazione in cui
si evince il fatto che ha unificato i contatori, sollevando in qualche modo
l’installatore da ogni obbligo di progetto, resta il fatto che l’impianto di
rilevazione fumi eseguito dopo l’unificazione deve essere progettato a
prescindere.
Le cose sembrano semplici da risolvere ma farlo in modo inattaccabile
normativamente è un lavoro non sempre facile.
59

La tipologia di impianto elettrico descritta nel quesito è riconduci-


bile alle tre fattispecie indicate nell’art. 5 comma 2 del decreto
37/08 per le quali il progetto per l’installazione, trasformazione e
ampliamento, è redatto da un professionista iscritto agli albi professionali
secondo le specifiche competenze tecniche richieste, e precisamente:

lettera a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le


utenze condominiali e per utenze domestiche di singole unità abitative
aventi potenza impegnata superiore a 6 kW o per utenze domestiche di
singole unità abitative di superficie superiore a 400 mq;
lettera c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli
immobili adibiti ad attività produttive, al commercio, al terziario e ad altri
usi, quando le utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclu-
sa la parte in bassa tensione, o quando le utenze sono alimentate in bassa
tensione aventi potenza impegnata superiore a 6 kW o qualora la superfi-
cie superi i 200 mq;
lettera d) impianti elettrici relativi ad unità immobiliari provviste, anche
solo parzialmente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in
caso di locali adibiti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplo-
sione o a maggior rischio di incendio, nonché per gli impianti di protezione
da scariche atmosferiche in edifici di volume superiore a 200 mc;

Gli interventi descritti necessitavano obbligatoriamente della redazione


preventiva del progetto da parte di libero professionista nelle forme do-
cumentali indicate dalla Norma CEI 0-2 e secondo le specifiche tecniche
della Norma CEI 64-8 e nello specifico nella Norma CEI 64-8/7 Sezione
751. Quindi documentazione tecnica regolarmente vidimata da un iscritto
all’albo professionale (periti industriali o ingegneri).
Non vi è altra possibilità di definire la documentazione tecnica alla base
dell’emissione di una regolare dichiarazione di conformità se non la defi-
nizione di “progetto” altre forme o denominazioni documentali non sono e
non possono essere previste.
Nel caso di specie si tratterà, purtroppo, di un “postgetto”….e qui viene il
bello del problema e si creano le complicanze nei rapporti tra committente,
installatore e progettista.
60

Se il progetto realizzato ex-post collima per classificazioni, dimensiona-


menti, specifiche tecniche, ecc. ecc. con quanto realizzato, tutto ok la pro-
cedura può concludersi con l’emissione di un progetto esecutivo e come
costruito con successiva emissione della dichiarazione di conformità.
Se quanto indicato dal progettista non collima per classificazione, dimen-
sionamento, specifiche tecniche, ecc. ecc. con quanto erroneamente realiz-
zato dall’installatore, sarà quest’ultimo che dovrà rimettere mano all’im-
pianto elettrico per i necessari (ed obbligatori) adeguamenti alle specifiche
di progetto.
Logicamente vi saranno dei costi che a nostro parere non possono essere
caricati al Committente ma sono di competenza dell’installatore.
Ma vi è di più: la presenza di un impianto di rivelazione fumi ed incendio
con n° 14 rivelatori fa scattare la prescrizione, per la progettazione da parte
di professionista abilitato, contenuta nel decreto 37/08 all’art. 5 comma 2,
che alla lettera h) recita: “impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera g),
se sono inseriti in un’attività soggetta al rilascio del certificato prevenzione
incendi e, comunque, quando gli idranti sono in numero pari o superiore
a 4 o gli apparecchi di rilevamento sono in numero pari o superiore a 10.
La progettazione dell’impianto di rivelazione fumi, e la successiva (non in
questo caso) realizzazione dovrà essere condotta secondo le prescrizioni
della Norma UNI 9795. Anche per questo impianto si applicano i criteri
riportati nel paragrafo precedente della nostra risposta.
Dovranno quindi essere emesse due dichiarazioni di conformità:
-una per gli impianti elettrici,
-una per l’impianto di rivelazione fumi,
corredate entrambe dai relativi progetti a firma professionista abilitato e
dalla documentazione obbligatoria e facoltativa indicata nell’ Allegato I al
decreto  37/08.
Infine ricordiamo che ai sensi della Delibera ARERA del 30.04.2017 N°
27276/2017/R/eel per ogni unità immobiliare classificata al catasto è pos-
sibile l’installazione di una sola fornitura di energia elettrica.

5.3 Due forniture 3+6 kW: obbligo di progetto?


In un impianto residenziale sono stati previsti due
contatori, uno da 3 kW per le utenze in generale, uno da
61

6 kW per la pompa di calore (al momento della richiesta degli allac-


ciamenti era prevista una tariffa agevolata per quest’ultimo).
Oggi, a distanza di alcuni anni mi è stato chiesto dal committente di rea-
lizzare gli impianti. Il quesito è il seguente: se l’impianto viene dimensio-
nato per complessivi 9 kW devo far redigere il progetto da professionista
iscritto a ordine o albo?

Ad ogni fornitura corrisponde un impianto indipendente, per cui la


potenza impegnata non si somma.
Sono due impianti soggetti (come tutti gli impianti secondo il de-
creto 37/08) ad obbligo di progetto.
Il “progettino”, nei casi sotto i limiti dimensionali di cui all’articolo 5
comma 2 del decreto 37/08, può essere firmato dal responsabile tecnico
dell’impresa installatrice.

5.4 Impianti elettrici condominiali e obbligo di progetto…


Per una caldaia condominiale dove la potenza non supera i 6 kW
per quanto riguarda il sistema elettrico, e la superficie dei locali
è ridotta sussiste obbligo di progetto da parte di professionista
abilitato?

L’impianto descritto, se funzionalmente collegato ad un impianto


elettrico condominiale soggetto ad obblighi di progetto rientra tra
quelli soggetti così come prescritto nel decreto 37/08 “Art. 5. Pro-
gettazione degli impianti”, del quale riportiamo le parti applicabili al caso
in oggetto:

1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di


cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), è redatto un pro-
getto. Fatta salva l’osservanza delle normative più rigorose in materia di
progettazione, nei casi indicati al comma 2, il progetto è redatto da un
professionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica compe-
tenza tecnica richiesta mentre, negli altri casi, il progetto, come specificato
all’articolo 7, comma 2, e’ redatto, in alternativa, dal responsabile tecnico
dell’impresa installatrice.
62

Negli altri casi, il progetto è previsto dal decreto 37/08 declinato secondo
quanto indicato a comma 2 dell’art. 5:

2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, è


redatto da un professionista iscritto agli albi professionali secon-
do le specifiche competenze tecniche richieste, nei seguenti casi:
a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le uten-
ze condominiali e per utenze domestiche di singole unità abitati-
ve aventi potenza impegnata superiore a 6 kW o per utenze dome-
stiche di singole unità abitative di superficie superiore a 400 mq;
d) impianti elettrici relativi ad unità immobiliari provviste, anche solo par-
zialmente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di
locali adibiti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione
o a maggior rischio di incendio, nonché per gli impianti di protezione da
scariche atmosferiche in edifici di volume superiore a 200 mc;

5.5 Piccolo appartamento: serve il progetto?


Il progetto serve anche per appartamenti con superficie inferiore a
200 m2 o con potenza inferiore a 6 kW?

Sì. Ai sensi dell’art. 5 comma 1 e all’art. 7 comma 2 del decreto


37/08. Il "progettino" può essere redatto dal responsabile tecnico
dell’impresa installatrice.
63

componenti
e impianti

6.1 Le vecchie scatole “tonde”: sono ancora “a norma”?


Un impianto elettrico sotto traccia con corrugati e vecchie sca-
tole tonde, sfilando i cavi e sostituendoli, passando anche la ter-
ra attualmente assente, sostituendo interruttori e prese con telaio
adattatore per scatole tonde, installando magnetotermico differenziale,e
impianto di terra ecc. si può considerare impianto a norma? C’è qualche
limite per le vecchie scatolette rotonde?

Perfettamente a norma. Naturalmente non si applica il capitolo 37


della Norma CEI 64-8/3 “Ambienti residenziali Prestazioni
dell’impianto”. Nessun limite se non quello dimensionale in rap-
porto al volume dei conduttori e dei morsetti di giunzione.

6.2 Si può utilizzare “il rosso” per “la deviata”!?


Quale norma vige in materia di identificazione della colorazione
dei conduttori? I colori rosso, viola, ecc. possono essere utilizza-
ti come conduttori di ritorno in un sistema categoria 1? Esem-
pio: in una deviata posso utilizzare i comuni di colore rosso?

Se ne occupa (oltre a dettagliate tabelle CEI – UNEL) la Norma


CEI 64-8 agli articoli 514.3.2 e 3:

514.3.2 Conduttore di neutro o di punto mediano


I conduttori di neutro o di punto mediano devono essere identificati dal
colore blu per tutta la loro lunghezza.
64

In assenza del conduttore neutro (o del conduttore mediano) nell’impianto


un cavo di colore blu può essere usato come conduttore di fase (Norma CEI
EN 60445, articolo 6.2.2).

514.3.3 Conduttore di protezione


I conduttori di protezione devono essere identificati dalla combinazione
bicolore giallo/verde e questa combinazione non deve essere usata per altri
scopi, per tutta la loro lunghezza.

Il colore dei conduttori di fase è consigliato nero, marrone e grigio, ma


non si esclude l’opportunità di utilizzare altri colori. Può quindi utilizzare
cordine di colore rosso per evidenziare una “deviata“.

6.3 Quadro vecchio, interruttori nuovi


Nella mia casa di campagna ho un vecchio quadretto di seziona-
mento e protezione dei circuiti dell’alloggio realizzato con due
vecchi interruttori montati dentro una scatola ad incasso con un
coperchio da cui escono solamente i pulsanti neri e rossi per il comando
on-off.
Negli ultimi tempi ho molte difficoltà a ripristinarli, in caso di scat-
to, vorrei sostituirli con due interruttori magnetotermici a modulo DIN
possibilmente senza fare opere murarie e senza montare un quadretto
esterno.
La domanda è: esiste in commercio un sistema per adattare il modulo
DIN su questa scatola?

Esistono in commercio adattatori e distanziali che consentono di


alloggiare gli attuali dispositivi all’interno dei quadri, può consul-
tare i cataloghi dei costruttori, spesso disponibili in rete.
Ricordiamo che l’attività impiantistica è regolamentata nel nostro paese
dal decreto 22 gennaio 2008, n. 37, che riserva l’attività impiantistica ad
imprese abilitate.
Deve essere incaricata un’impresa installatrice ad eseguire un lavoro su un
impianto elettrico a meno che non rientri in attività di manutenzione ordi-
naria, così definita dal decreto stesso:
65

d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado


normale d’uso, nonche’ a far fronte ad eventi accidentali che comportano
la necessita’ di primi interventi, che comunque non modificano la struttura
dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le
prescrizioni previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e
manutenzione del costruttore;

6.4 Più conduttori in un singolo morsetto: si può?


E’ sovente trovare dispositivi generali ai cui morsetti di uscita si
diramano piu’ conduttori per servire altri dispositivi a valle. A
tal proposito un dispositivo di sezionamento o un magnetotermi-
co può essere adottato come morsettiera ripartitrice?

Una risposta normativa netta nelle norme di prodotto non c’è.


La norma di prodotto CEI EN 60898-1 nella definizione di morset-
to a vite specifica “Morsetto per la connessione e la successiva
sconnessione di un conduttore o l’interconnessione, smontabile, di due o
più conduttori (…)”, quindi a priori non è vietato collegare più fili al mede-
simo morsetto (purchè, ovviamente, non sia superata la sezione massima
accattata dal morsetto). La norma non va oltre.
Non esistono prescrizioni o prove con due o più conduttori nello stesso
morsetto (le diverse prove di fanno con le sezioni previste, da un minimo
a un massimo, in base alla corrente nominale dell’interruttore, ma sempre
con un filo unico).
In ogni caso si deve fare riferimento alle istruzioni del fabbricante del di-
spositivo.

6.5 Potere di interruzione dispositivi domestici


Ho un’abitazione (potenza impegnata 3 kW) e un quadro sotto
contatore (posto a 50 cm) e da questo il quadro abitazione (posto
a 5 metri).
Il dubbio riguarda il potere di interruzione.
Nel sotto contatore devo mettere un magnetotermico differenziale da 6 kA
e nel quadro abitazione (posto a circa 5 metri e alimentato con un cavo
da 6 monofase) posso andare con i 4,5 kA o sempre con i 6 kA?
66

Come si fa a dimensionare correttamente?

Nel quadro abitazione può utilizzare dei dispositivi di protezione


con potere di interruzione pari a 4,5 kA, essendo la corrente di
corto circuito calcolata al quadro di abitazione pari a circa 3,5 kA
avendo una Icc massima nominale alla fornitura monofase pari a 6 kA
(Norma CEI 0-21 art. 5.1.3).
Per il calcolo della corrente di corto circuito monofase (valore che si può
misurare con semplicità) può utilizzare la seguente formula tratta dalla let-
teratura tecnica:

ICC F-N = (UN * C) / (k * ZCC)

Dove:
UN = tensione concatenata
C = fattore di tensione
K = √3
ZCC = √ (Σ RFASE + Σ RNEUTRO)2 + (Σ XFASE + Σ XNEUTRO)2

6.6 Diametro dei tubi


Sfilabilità dei cavi: il diametro interno dei tubi protettivi di forma
circolare deve essere almeno 1,3 volte il diametro del cerchio
circoscritto al fascio di cavi che devono contenere (1,5 volte se-
condo la guida 64-100/2, figura 5), con un minimo di 10 mm.
Se ho capito bene 1,3 volte è il valore minimo? Il valore riportato dalla
guida è consigliato?

Il tema del diametro interno delle tubazioni in rapporto al diametro


del fascio di cavi in esse contenute è normato dai seguenti articoli
della Norma CEI 64-8/5:

522.8.1.1 Le dimensioni interne dei tubi protettivi e dei relativi accessori


devono essere tali da permettere di tirare i cavi dopo la messa in opera di
questi tubi protettivi e relativi accessori.
67

522.8.1.2 I raggi di curvatura delle condutture devono essere tali che i


conduttori ed i cavi non ne risultino danneggiati.

Il commento all’articolo 522.8.1.1. raccomanda di prevedere la sfilabilità


e rinvia per gli impianti nelle unità immobiliari al Capito 37 della Norma
CEI 64-8/3:

522.8.1.1 Si raccomanda di prevedere la sfilabilità dei cavi. Per gli im-


pianti nelle unità immobiliari ad uso abitativo, si veda anche il Capitolo
37, articolo 37.2 della Parte 3.

La sfilabilità dei conduttori è obbligo normativo per gli impianti nelle unità
immobiliari come da art. 37.2 della Norma CEI 64.8/3 che recita a pagg.
26 e 27 della Norma:

I cavi devono essere sfilabili qualunque sia il livello dell’impianto, ad ec-


cezione di elementi prefabbricati o precablati. A tal fine il diametro interno
dei tubi protettivi di forma circolare deve essere almeno pari a 1,5 volte il
diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi che essi sono destinati a
contenere, con un minimo di 16 mm.

Qualora sia prevista la sfilabilità dei conduttori, per disposto normativo o


per prescrizione progettuale/contrattuale, dovranno essere eseguite le pro-
ve di cui alla Norma CEI 64-8/6 Verifiche così come indicato nel commen-
to all’art. 61.3:

61.3 Prove
61.3.1 Nel caso in cui sia prevista la sfilabilità dei cavi, la relativa verifica
consiste nell’estrarre uno o più cavi dal tratto di tubo protettivo compreso
tra due cassette o scatole successive, e nell’osservare che questa operazio-
ne non abbia danneggiato il cavo stesso.
Si raccomanda che la verifica venga effettuata su tratti di tubo protettivo
per una lunghezza complessiva compresa tra l’1% ed il 3% della totale
lunghezza del tubo protettivo dell’impianto.
Contemporaneamente a questa prova viene fatta la verifica del rapporto
68

tra il diametro interno del tubo protettivo e il diametro del cerchio circo-
scritto al fascio di cavi contenuto nel tubo protettivo stesso.

Quanto riportato nella Guida 64-100/2 è un consiglio, seppur autorevole.


Il criterio comune utilizzato nelle attività di installazione è quello di di-
mensionare il diametro interno delle tubazioni con un 30% in più rispetto
al diametro del fascio di cavi contenuto, ma entrambi non sono prescrizioni
normative.

6.7 Differenziali di tipo B quando la 64-8 non li richiede


Molte guide e documentazioni dei fabbricanti di interruttori dif-
ferenziali di tipo B, specificano che essi non possano essere in-
stallati a valle di altri differenziali non di tipo B.
Questo perché una eventuale dispersione in corrente continua sino a 60
mA non verrebbe interrotta dall’interruttore differenziale di tipo B, ma
accecherebbe per saturazione del toroide il differenziale a monte.
Tuttavia di questo importante requisito non vi è traccia nella CEI 64-8.
Si trova, però, in altre norme quali la CEI EN 50178 oppure la CEI EN
62477-1 relative alla sicurezza per l’elettronica di potenza.
Tenuto conto che l’installatore di solito utilizza la CEI 64-8 che viene
utilizzata per dichiarare la conformità alla regola dell’arte, questo requi-
sito è veramente necessario?

Le norme CEI EN 62477-1 e CEI EN 50178 sono norme di prodot-


to, ma non possiamo non tenerne conto. 
Nel caso di specie vi è da valutare in quale posizione viene instal-
lato l’interruttore differenziale di tipo B e quale tipo di altro differenziale
(AC, A, F, selettivo, ritardato nel tempo o in corrente) è presente a monte e
che tarature presenta.
Per discriminare la reale necessità dell’installazione indicata dalle norme di
prodotto ma non dalla Norma CEI 64-8 la soluzione è valutare le condizio-
ni di installazione e procedere ad una attenta valutazione del rischio e dei
costi/benefici connessi.
In molti casi l’installazione di un tipo B a monte di un altro tipo B non è
necessaria.
69

L’accurata manutenzione dell’impianto elettrico con verifica periodica del-


la funzionalità del dispositivo a monte (non di tipo B) può evitare installa-
zioni o sostituzioni aventi difficile motivazione.

6.8 Interruttori differenziali e scatti intempestivi


Spesso mi accorgo che durante un temporale interviene la prote-
zione differenziale dell’impianto elettrico di casa. 
Il fatto può essere un problema qualora sia assente per più gior-
ni, ad esempio per il frigorifero, per il congelatore. La soglia nominale
d’intervento del dispositivo è 30 mA.
Il problema è dell’impianto di messa a terra del condominio in cui abito
o del mio impianto?

Le sovratensioni di origine atmosferica e le relative correnti verso


terra possono provocare l’intervento dell’interruttore differenziale,
indipendentemente dalle condizioni dell’impianto di terra e
dell’impianto elettrico.
Il problema segnalato può essere risolto installando un dispositivo diffe-
renziale antiperturbazione oppure, sistema più affidabile, alimentando il
solo congelatore e/o il solo frigorifero mediante separazione elettrica (ve-
dasi art. 413.5 Norma CEI 64-8/4).

6.9 Altezza da terra delle prese e Norma CEI 64-8


In quale capitolo della norma tecnica CEI 64-8 posso trovare
queste indicazioni sull’altezza minima per l’installazione delle
prese a spina?

Trova indicazione nella Parte 5 - Articolo 537.5 “Dispositivi di co-


mando funzionale” per la precisione art. 537.5.2 parte commento:

Si raccomanda inoltre che l’asse di tale direzione di inserzione risulti di-


stanziato dal piano di calpestio di almeno:
175 mm se a parete (con montaggio incassato o sporgente);
70 mm se da canalizzazioni (o zoccoli);
40 mm se da torrette o calotte (sporgenti dal pavimento).
70

6.10 Dubbi su prese e interruttori “retrò”


Sto realizzando l’impianto elettrico di una civile abitazione e su
richiesta del cliente stiamo montando prese ed interruttori di
una azienda tedesca in questo caso Berker serie 1930 i cui pro-
dotti sono marchiati sia CE che marchio di qualità tedesco DVE, vole-
vo sapere se le norme attuali italiane mi possano in qualche modo vieta-
re l’utilizzo di questi prodotti in base anche al decreto 37/08 ed allegati
vari.
Si sta comunque rispettando il livello 1 per i relativi impianti che stabili-
sce le quantità di circuiti e prese per ogni singolo ambiente.
Il dubbio è dovuto dal fatto che anche se questi prodotti hanno i marchi
di conformità e qualità richiesti dalle vigenti norme le prese di questa
serie sono esclusivamente di tipo tedesco 16A con messa a terra laterale
quindi oltre alle spine da 16A tedesche si possono usare solo quelle da
10A senza terra, così facendo incorro in qualche controindicazione?
Le norme e il livello 1 per gli impianti elettrici consigliano l’utilizzo di
prese tedesche per certi elettrodomestici nel mio caso sarebbero esclusi-
vamente di quel tipo ad eccezione che non posso usare spine ne da 10 e
16A con massa a terra centrale.

Secondo il comma 1 dell’art. 6 del decreto 22 gennaio 2008, n. 37


“Realizzazione ed installazione degli impianti”:

“Le imprese realizzano gli impianti secondo la regola dell’arte, in confor-


mita’ alla normativa vigente e sono responsabili della corretta esecuzione
degli stessi. Gli impianti realizzati in conformita’ alla vigente normativa e
alle norme dell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione apparte-
nenti agli Stati membri dell’Unione europea o che sono parti contraenti
dell’accordo sullo spazio economico europeo, si considerano eseguiti se-
condo la regola dell’arte.”

Pertanto, tra l’altro su specifica richiesta del Cliente, può installare le citate
prese a spina. Il problema si pone qualora il modello indicato non dovesse
presentare gli alveoli protetti con i conseguenti problemi della determina-
zione delle responsabilità in caso di incidente.
71

Se le prese a spina indicate dal cliente sono ad esclusivo utilizzo di specifici


apparecchi fissi (elettrodomestici, etc.) non vi sono problemi, mentre per
le prese spina ad uso generale consigliamo di utilizzare le prese P30 o P40
recentemente normalizzate secondo CEI 23-50.

6.11 “Entra esci”… nelle plafoniere


È corretto collegare diverse plafoniere in fila facendo passare i
cavi da una plafoniera all’altra (entra ed esci), o bisogna fare
una tubazione a fianco le plafoniere con una cassetta di deriva-
zione per ogni plafoniera? Esiste una norma in merito?

Le norme di prodotto degli apparecchi di illuminazione sono inse-


rite nella serie di Norme CEI EN 60598.
La possibilità di collegare i conduttori passanti nella morsettiera
del singolo apparecchio di illuminazione è permessa solo con riferimento
alle istruzioni di cablaggio e collegamento date dal costruttore degli appa-
recchi.
È necessario quindi riferirsi alle istruzioni di montaggio degli apparecchi.
Nella Norma CEI EN 60591-1 può trovare all’art. 5 le relative prescrizioni
normative.
Diverso è il caso del canale luminoso (sempre normato dalla CEI EN
60958-1) dove sono preinstallati i conduttori con prese a spina di collega-
mento per i singoli apparecchi.

6.12 Un interruttore bipolare per ogni elettrodomestico?


Gli elettrodomestici della cucina con prese non accessibili tipo
piano induzione, frigo, forno, microonde da incasso e lavastovi-
glie (in verità c’è la presa accessibile nel sotto lavello x questa)
devono essere tutte sezionate con interruttore bipolare (assumiamo un
impianto monofase) indipendente? Ossia uno per ogni singolo elettrodo-
mestico? Quindi una linea dedicata dal quadro (di cucina, o centrale
dell’appartamento) dedicata?
Oppure posso raggruppare utilizzatori come frigo e forni? Sotto un unico
comando bipolare? E lasciare la lavastoviglie collegata ad un’unica linea
generica “cucina” alla quale collegare tutte le prese sul banco anche?
72

La nota 3 alla Tabella A (colonna Punti presa, riga Locale cucina)


della Norma CEI 64-8/3 Capitolo 37 recita tra l’altro: “…i punti
presa previsti come inaccessibili e i punti di alimentazione diretti
devono essere controllati da un interruttore di comando onnipolare”.
Quindi se nella realizzazione dell’impianto elettrico vengono applicate le
prescrizioni relative alle prestazioni (livello 1,2,3) dell’impianto indicate
nel Capitolo 37 devono essere predisposti in posizione consona (anche nel
quadro elettrico generale dell’unità immobiliare) gli appositi interruttori,
adeguatamente identificati, per il sezionamento delle prese.
Consigliamo, in ogni caso, di prevedere per i punti di alimentazione non
accessibili degli appositi sezionamenti, anche ubicati nel quadro generale
dell’unità immobiliare.
Inoltre buona regola vuole che la linea di alimentazione del frigorifero sia
dedicata per poter sezionare il resto dell’impianto e permettere il funziona-
mento del frigorifero nei periodi di non uso dell’unità immobiliare.

6.13 Spazio libero “nei tubi”: anche per i cavi di segnale?


Spazio libero nei tubi: mi servirebbe sapere se il parametro di
stipamento dei cavi nei tubi, pari ad un diametro degli stessi
maggiore a 1,5 volte quello circoscritto ai cavi, sia applicabile
solo alle linee elettriche o anche a quelle di segnale.
Se possibile avere anche qualche riferimento normativo.

Nella Norma CEI 64-8 non si fa alcun accenno a quale tipo di cavo


riferire le seguenti prescrizioni:

522.8.1.1 Le dimensioni interne dei tubi protettivi e dei relativi accessori


devono essere tali da permettere di tirare i cavi dopo la messa in opera di
questi tubi protettivi e relativi accessori.

522.8.1.2 I raggi di curvatura delle condutture devono essere tali che i


conduttori ed i cavi non ne risultino danneggiati.

Il valore 1,5 volte tuttavia è riportato nel capitolo 37 della parte terza della
Norma CEI 64-8:
73

art. 37.2 I cavi devono essere sfilabili qualunque sia il livello dell’impian-
to, ad eccezione di elementi prefabbricati o precablati. A tal fine il diame-
tro interno dei tubi protettivi di forma circolare deve essere almeno pari a
1,5 volte il diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi che essi sono
destinati a contenere, con un minimo di 16 mm.

Al capitolo 61 inoltre si legge quanto segue:

61.3 Prove
61.3.1 Nel caso in cui sia prevista la sfilabilità dei cavi, la relativa ve-
rifica consiste nell’estrarre uno o più cavi dal tratto di tubo protet-
tivo compreso tra due cassette o scatole successive, e nell’osser-
vare che questa operazione non abbia danneggiato il cavo stesso.
Si raccomanda che la verifica venga effettuata su tratti di tubo protettivo
per una lunghezza complessiva compresa tra l’1% ed il 3% della totale
lunghezza del tubo protettivo dell’impianto. Contemporaneamente a que-
sta prova viene fatta la verifica del rapporto tra il diametro interno del
tubo protettivo e il diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi conte-
nuto nel tubo protettivo stesso.

Si desume che, nei casi ricompresi del campo di applicazione dall’articolo


della Norma, la prescrizione debba essere considerata valida per tutti i tipi
di cavo.

6.14 Protezione per separazione elettrica… di un appartamento!


Ho una casa costruita nel 1952 è problematica la messa a terra
vorrei sapere quali caratteristiche deve avere il trasformatore di
isolamento impianto 3 kW.

La protezione per separazione elettrica è una misura di protezione


contro i contatti indiretti (introdotta con la prima edizione della
Norma CEI 64-8) che prevede, per l’alimentazione di un singolo
apparecchio utilizzatore, l’installazione di un trasformatore (non necessa-
riamente di isolamento).
In caso di guasto verso la massa dell’apparecchio utilizzatore, la persona
74

è attraversata da una corrente capacitiva che si richiude al secondario del


trasformatore. Se la capacità verso terra è ridotta, la corrente che circola
attraverso la persona non è pericolosa. Questo avviene solo se l’estensione
del circuito è limitata. Proprio per questo motivo l’utilizzo di questo siste-
ma “alternativo” all’interruzione automatica, è consentito in genere solo
per un singolo utilizzatore. Se gli utilizzatori sono diversi la protezione per
separazione elettrica richiede accorgimenti aggiuntivi ed è applicabile solo
se “l’impianto è controllato da o sotto la supervisione di persone addestrate
(Norma CEI 64-8 art. 413.6 nota 2)”. Non è quindi una misura applicabile
ad un intero appartamento (un modo per realizzare un impianto di terra in
un edificio, pur degli anni ’50, lo si trova!).

6.15 Quale protezione a valle del contatore?


Cosa bisogna installare a fianco il contatore Enel? Un magneti-
co oppure un differenziale? Un magnetotermico-differenziale?

Nei sistemi TT è necessaria la protezione mediante interruttori dif-


ferenziali. Il dispositivo generale può essere “solo” magnetotermi-
co se a valle non ci sono masse, o prese a spina.
Vediamo alcuni esempi: Nel caso 1 è possibile omettere il differenziale a
75

valle del contatore. L’involucro che lo contiene è in materiale non condut-


tore (simbolo doppio isolamento), non ci sono masse.
Nel caso 2 l’involucro che contiene il DG è metallico: è possibile adottare
questa soluzione a patto che il cavo di collegamento sia ad isolamento rin-
forzato (con guaina) e che la sua lunghezza sia quella strettamente necessa-
ria alla connessione ai morsetti dell’interruttore.
Nel caso 3 è possibile utilizzare un magnetotermico come DG. L’involucro
che contiene le protezioni è in materiale non conduttore (doppio isolamen-
to), anche in questo caso non ci sono masse: quelle a valle sono protette dai
differenziali installati a protezione delle partenze.
Il caso 4 non va bene! Se il quadro è metallico la probabilità che si verifi-
chi un guasto al cablaggio interno non è più trascurabile. Va sostituito con
equivalente in materiale non conduttore, oppure, se il cavo di collegamento
è dotato di guaina, va installata una protezione differenziale generale.

6.16 Protezione del montante


In un mio recente sopralluogo in una villetta ristrutturata com-
pletamente nel 2007 ho verificato che dal contatore in nicchia in
recinzione è derivato un cavo FG7(O)R 3G6 mm², posato ad in-
terro dentro una tubazione isolante, che si attesta in un centralino di PVC
a monte di un differenziale puro 2×25 A + 0,03 A (quale interruttore ge-
nerale di quadro) e il conduttore concentrico G/V è collegato al condut-
tore 1×16 mm² della protezione di terra generale.
Io ho contestato principalmente 2 cose:
a) il collegamento del conduttore concentrico a terra fa decadere la clas-
se II del cavo quindi va scollegato e isolato;
b) il differenziale puro non ha funzione di sezionamento quindi va sostituito;
Mentre sul punto b) sono sicuro ho qualche incertezza sul punto a).

Il cavo con sigla FG7(O)R è un cavo con conduttori a corda flessi-


bile rotonda isolati in gomma HEPR e con guaina esterna in PVC
avente grado di isolamento 0,6 - 1 kV.
Solitamente la formazione, nelle sezioni commerciali, è unipolare, bipola-
re, tripolare, quadripolare, pentapolare. Pertanto è “quantomeno particola-
re” che il cavo descritto abbia un conduttore G/V concentrico.
76

Essendo il cavo installato in un sistema elettrico con tensione nominale


230/400 V, avendo un grado di isolamento 0,6-1 kV, avendo una guaina di
protezione lo si può qualificare come cavo a “a doppio isolamento” o di
Classe II.
Il collegamento del conduttore di protezione al potenziale di terra non infi-
cia il grado di isolamento del cavo.
L’interruttore differenziale puro non garantisce il sezionamento, ma deve
essere protetto dalle sovracorrenti, si veda al proposito l’art. 536.2.2 della
Norma CEI 64-8/5, a mezzo di interruttore automatico conforme alla Nor-
ma EN 60898-1.

6.17 Quale comando per le serrande automatizzate?


Esiste una norma relativa alla motorizzazione delle serrande di
una abitazione, che vieta i comandi mediante pulsanti con inter-
blocco, per essere più precisi con pulsante 0 1 2? In tale caso si
può redigere la dichiarazione di conformità?

Se le serrande sono conformi per forza d’impatto alle prescrizioni


di cui alle Norme UNI EN 12405 e UNI EN 13659 può installare
qualsiasi tipo di comando. Se non sono conformi il comando deve
essere del tipo con a uomo presente con pulsante instabile posto nei pressi
della singola serranda.

6.18 Dispositivi di comando unipolare e conduttore di neutro


Secondo alcuni il neutro sul pulsante che comanda un relè non
sarebbe ammesso.
Per me è un’interpretazione forzata della 64-8. Inoltre: quali co-
lori devono avere i conduttori utilizzati per il cablaggio dei circuiti?

Riportiamo di seguito l’articolo 465.1.2 della Norma CEI 64-8


(quello “incriminato”):

I dispositivi di comando funzionale non devono necessariamente interrom-


pere tutti i conduttori attivi di un circuito. Un dispositivo di comando uni-
polare non deve essere inserito sul conduttore di neutro.
77

L’articolo si riferisce al comando funzionale, in genere un interruttore uni-


polare. Quando questa funzione viene svolta da un relè deve ovviamente
essere interrotta la fase.
Il pulsante di chiusura del circuito di eccitazione della bobina del relè a
impulsi può essere inserito indifferentemente sul conduttore di fase o di
neutro, come nello schema in figura:

Per quanto riguarda il colore dei conduttori:


Le derivazioni dal conduttore di neutro devono essere blu;
I conduttori di fase seguono le regole generali (consigliati marrone grigio
e nero…);
I circuiti ausiliari (dai pulsanti al relè) di qualunque colore.
Riportiamo, per ulteriore chiarimento, anche gli articoli 557.2.1 e 2 della
Norma CEI 64-8, introdotti dalla recente variante V2 del 2015:

557.2.1 circuito ausiliario


circuito per la trasmissione di segnali destinati al comando, alla rileva-
zione, alla supervisione o alla misura dello stato di funzionamento di un
circuito principale.

557.2.2 circuito principale


circuito contenente l’apparecchiatura elettrica per la generazione, la
conversione, la distribuzione o la commutazione dell’energia elettrica o
dell’apparecchiatura che utilizza corrente.
78

6.19 Protezione contro i contatti indiretti entro… tre metri


Entro 3 metri dal contatore elettrico, in una azienda, possiamo
tenere un quadro con carpenteria metallica? Oppure deve essere
cambiato con quadro non metallico? I cavi sono in doppio isola-
mento equivalente.

La questione dei “tre metri” confonde spesso. Vale la regola gene-


rale: la masse devono essere protette contro i conttatti indiretti. Se
i cavi entrano nella carpenteria metallica per mezzo di pressacavi
senza toccare le stessa e la morsettiera di ingresso del DPG [Interruttore
magnetotermico (in questo caso anche la morsettiera in uscita e i cavi in
uscita) o interruttore magnetotermico differenziale] e i sistemi di fissaggio
dello stesso garantiscono il doppio isolamento verso la carpenteria può
mantenere in servizio la stessa. Se questa condizione non si configura la
carpenteria metallica è da sostituire con carpenteria in materiale isolante.

6.20 Tubi del gas e collegamento EQP


I tubi del gas a monte del contatore , di pertinenza del distributo-
re , devono essere collegati all’impianto di terra del cliente?

Le masse estranee costituite dalle tubazioni metalliche del gas a


valle del contatore del distributore devono essere collegate in equi-
potenziale all’impianto di terra.
Le tubazioni a monte sono di proprietà dell’ente distributore e non van-
no collegate in equipotenziale all’impianto di terra. Qualora se ne ravveda
questa necessità ogni decisione e provvedimento nel merito è a cura del
distributore.

6.21 Spostamento quadro all’esterno del muro di cinta: quali regole?


Il mio cliente ha delle villette a schiera con un recinto in muro
alto più o meno 1,5 m.
All’interno del giardino nel muro del recinto c’è un quadro di
ferro di 24 moduli con interruttori condominiali dell’antenna citofono e
luci esterne. Il cliente mi ha chiesto di mettere un quadro nuovo, ma all’e-
79

sterno del recinto dove il muro fa fronte alla strada. E’ normativamente


consentito fare questa operazione, ovvero spostare il quadro dall’interno
recinto all’esterno? A che altezza deve essere installato? Che tipo di qua-
dro devo installare? E’ all’esterno e se piove non è coperto.

Dal punto di vista normativo nulla osta all’installazione da Lei pro-


spettata purché il quadro abbia serratura a chiave a garanzia di ac-
cessi da parte di personale non autorizzato.
Essendo il quadro all’esterno posto sul muro di cinta sono applicabili le
norme del regolamento edilizio comunale, che consigliamo di verificare
con la consulenza di un tecnico del settore per le eventuali compatibilità.
Normalmente si consiglia l’installazione, ad un’altezza minima da terra del
limite inferiore della carpenteria pari a 1,5 m (nel suo caso non si può, ma
può installarlo più in basso). Si consiglia inoltre un quadro ad incasso con
grado di protezione dell’involucro minimo IP56.
Il quadro dovrà essere certificato ai sensi della Norma CEI EN 61439. La
decisione nel merito del posizionamento del quadro e le caratteristiche del-
lo stesso sono di competenza e responsabilità del progettista per gli impian-
ti di cui all’art 5 comma 2 soggetti alla progettazione da parte di un pro-
fessionista iscritto agli albi professionali secondo le specifiche competenze
tecniche richieste.

6.22 Differenziale da 300 mA nelle abitazioni


Nella villa di un mio cliente diversi apparecchi utilizzatori fissi
sono alimentati direttamente, non tramite presa a spina. Vorrei
proteggere questi componenti con un interruttore differenziale da
300 mA, mentre per le prese e le luci metterei 30 mA. Posso farlo?

Nelle abitazioni la protezione addizionale mediante l’uso di dispo-


sitivi di protezione con corrente differenziale nominale d’interven-
to non superiore a 30 mA è richiesta (Norma CEI 64-8 art. 412.5.3):
per i circuiti che alimentano le prese a spina con corrente nominale non
superiore a 20 A; per i circuiti che alimentano le prese a spina con una
corrente nominale non superiore a 32 A destinate ad alimentare apparec-
80

chi utilizzatori mobili usati all’esterno; nei locali contenenti bagni o docce
(Norma CEI 64-8 Sez. 701 Art. 701.412.5): “uno o più interruttori diffe-
renziali con una corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA
devono proteggere tutti i circuiti situati nelle zone 0, 1, 2 e 3 se non SELV“.
La soluzione proposta va sicuramente bene a patto che sia soddisfatta la
relazione Re * Idn < 50 V.
Ovvero, nel caso in questione, per il coordinamento delle protezioni la re-
sistenza di terra deve essere inferiore a 166 ohm (valore in genere non
difficile da ottenere).

6.23 Il colore dei conduttori in Italia


E’ una eterna diatriba capire se i colori di fase sono esclusiva-
mente il marrone nero e grigio o se invece posso utilizzare anche
altri colori (ad eccezione di blu e giallo verde) come per esempio
il bianco, il rosa ecc.

Si applicano le prescrizioni della Tabella CEI UNEL 00721 “Co-


lori delle guaine dei cavi elettrici” e della Norma CEI EN 60446
“Individuazione dei conduttori tramite colori o codici numerici”
(CEI 64-14). Per la distribuzione principale e secondaria si consiglia per le
fasi di utilizzare i colori nero, marrone, grigio. Per la distribuzione ai centri
luce, circuiti di comando (interrotte, deviate, pulsanti, etc.) è possibile uti-
lizzare per il conduttore di fase anche altre colorazioni.
81

fulmini

7.1 Fulmini in condominio


E’ obbligatorio, per l’amministratore di un condominio senza
portineria e quindi senza lavoratori dipendenti assunti, incarica-
re un professionista o uno studio tecnico per redigere al valuta-
zione del rischio contro le scariche atmosferiche? 

No, non lo è. L’obbligo legislativo discende dall’applicazione


dell’articolo 84 del DLgs 81/08, che si applica esclusivamente ai
luoghi di lavoro:

Art. 84. Protezioni dai fulmini


1. Il datore di lavoro provvede affinché gli edifici, gli impianti, le strutture,
le attrezzature, siano protetti dagli effetti dei fulmini realizzati secondo le
norme tecniche.

In alcuni casi potrebbe essere richiesto ai fini antincendio secondo il decre-


to 3 agosto 2015 (Codice Prevenzione Incendi) – Attività 77: edifici civili
con altezza antincendio superiore a 24 m.
Non vuol dire però che non sia utile valutare il rischio contro i fulmini in
condominio. Anzi, in caso di danno, l’amministratore potrebbe essere chia-
mato in causa per negligenza.

7.2 Progetto SPD


In seguito all’installazione di SPD all’interno di diversi quadri
elettrici di una struttura, visto che l’impianto è soggetto alla pro-
82

gettazione di un professionista iscritto ad un albo, si deve redarre un


progetto con i relativi schemi elettrici?

L’installazione degli SPD (installati certamente a seguito di una


valutazione del rischio), è una modifica dell’impianto. Come tale
va progettata prima dell’esecuzione dell’intervento. Nel caso de-
scritto, per l’impianto soggetto a obbligo di progetto da parte di professio-
nista iscritto a ordine o albo, dovrete necessariamente accontentarvi del
progetto firmato a posteriori.
Oltre alla dichiarazione di conformità, consigliamo di richiedere all’im-
presa installatrice che ha installato gli SPD di dichiarare che le modifiche
effettuate ai quadri non compromettono le condizioni di sicurezza preesi-
stenti.

7.3 LPS e valore della resistenza di terra


A seguito della lettura del vostro articolo sulle verifiche degli
impianti di protezione contro i fulmini mi chiedo, una volta misu-
rata la Resistenza di terra per esempio di un impianto cui è col-
legata una gabbia di Faraday, a quali valori la stessa resistenza deve
essere rapportata per essere definita sufficientemente bassa. 

Il valore della resistenza di terra a 50 Hz, per un fenomeno impul-


sivo, come quello del fulmine, ha poco significato. Occorre più che
altro verificare le caratteristiche dimensionali dei componenti.
Ha senso conoscere il valore della resistenza di terra di un impianto di pro-
tezione contro i fulmini per valutare nel tempo, tramite misure ripetute, lo
stato di conservazione del dispersore.
Un valore di confronto (10 ohm) viene tuttavia fornito dalla Guida CEI 81-
2: se tale valore è superato si deve verificare che il dispersore sia conforme
a quanto previsto dalla Norma CEI EN 62305-3:

Ai fini della protezione contro i fulmini sono particolarmente importanti


la geometria e le dimensioni degli elementi del dispersore e pertanto si
suggerisce:
- in seguito ai controlli in fase di installazione effettuare la misura di resi-
83

stenza del dispersore, possibilmente in diverse condizioni ambientali;


- durante le verifiche periodiche effettuare la misura della resistenza di
terra ed effettuare il confronto con le misure precedenti per identificare
eventuali corrosioni o danni del dispersore.
Il sistema di dispersori considerato è quello relativo all’installazione
dell’LPS (dispersore locale).
Se la resistenza di terra del dispersore supera i 10 ohm, si deve verificare
che il dispersore sia conforme alla Fig.2 della Norma CEI EN 62305-3
art. 5.4.2.1 (CEI 81-10/3 art. 5.4.2.1). Se si riscontra un incremento signi-
ficativo del valore di resistenza di terra è consigliabile eseguire ulteriori
ricerche per determinare i motivi e valutare le azioni per migliorare la
situazione.

7.4 Valutazione del rischio: chi la può firmare?


Volevo gentilmente porre una domanda, che riguarda appunto il
calcolo del rischio scariche atmosferiche e relativa documenta-
zione da fornire al cliente.
Che qualifica deve avere il tecnico preposto a fare tale calcolo? In parti-
colare essendo io responsabile tecnico per la mia micro azienda, e perito
ho la qualifica necessaria per redarre tale documentazione?

La valutazione del rischio contro i fulmini come tutte le valutazio-


ni del rischio previste dal DLgs 81/08, è un obbligo non delegabile
del datore di lavoro, il quale può incaricare per la stesura professio-
nalità specifiche esperte in materia.
Non serve quindi nessun attestato o titolo particolare.
84
85

manutenzione
elettrica

8.1 Manutenzione ordinaria di un impianto domestico


Ho da poco scoperto che nella di.co. dell’impianto elettrico del
mio appartamento in affitto, l’azienda installatrice (che ha chiu-
so) ha inserito come prescrizioni di manutenzione:
1)Controllo del funzionamento del tasto T ogni mese e relativa registra-
zione su un libretto di impianto mai consegnato.
2)Controllo della terra, delle dispersioni di corrente su base annuale e
altri controlli da registrarsi (la cadenza dei controlli non è specificata!)
da registrarsi sempre sul libretto di impianto mai consegnato.
Di fatto, non trovo nessun elettricista che voglia eseguite i controlli e ri-
lasciare il libretto, vista anche la non chiarezza delle stesse prescrizioni
nella dichiarazione di conformità.
Tutti mi dicono che non hanno mai visto una cosa del genere su un im-
pianto civile in vita loro e si spaventano.
Inoltre per gli inquilini sarebbe molto oneroso e anche strano dover far
i controlli nei cui al punto 1 sopra e registrarmi mensilmente su di un
libretto.
Ho un’assicurazione sull’immobile che come tutte le altre polizze, esclu-
de il risarcimento in caso di mancata manutenzione.
Non potendo fare i controlli ai punti 1 e 2 di sopra sarei di fatto non
coperto e soprattutto responsabile della mancata manutenzione del mio
appartamento che però non riesco a fare per mancanza di chiarezza nella
dichiarazione di conformità, per la mancanza del libretto etc.
Ora vi chiedo: se facessi fare una perizia ad un perito elettrotecnico op-
pure una manutenzione straordinaria da un elettricista con nuova di.co.
86

che NON prevedano la manutenzione al p.to 1 e 2: sarei apposto con


legge? Mi sono informato e nessun impianto civile per legge deve essere
sottoposto a tale manutenzione programmata!

Il libretto di uso e di manutenzione dell’impianto elettrico è un


documento introdotto dal decreto 22 gennaio 2008, n.37:

Art. 8. Obblighi del committente o del proprietario


1. Il committente è tenuto ad affidare i lavori di installazione, di trasforma-
zione, di ampliamento e di manutenzione straordinaria degli impianti in-
dicati all’articolo 1, comma 2, ad imprese abilitate ai sensi dell’articolo 3.
2. Il proprietario dell’impianto adotta le misure necessarie per conservar-
ne le caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa vigente in mate-
ria, tenendo conto delle istruzioni per l’uso e la manutenzione predisposte
dall’impresa installatrice dell’impianto e dai fabbricanti delle apparec-
chiature installate. Resta ferma la responsabilità delle aziende fornitrici o
distributrici, per le parti dell’impianto e delle relative componenti tecniche
da loro installate o gestite.

Tale prescrizione non discrimina ambienti di vita da ambienti di lavoro ecc.


L’impresa che ha compilato la dichiarazione di conformità del Suo apparta-
mento ha fatto cosa giusta, ma o ha sopravvalutato il rischio, o ha rilasciato
il documento con troppa superficialità.
Può risolvere con il libretto d’impianto elettrico proposto dal Prosiel,
un’associazione senza scopo di lucro per la promozione della cultura della
sicurezza e dell’innovazione elettrica.
Si scarica gratuitamente, previa registrazione, sul sito dell’associazione.

8.2 Un impianto… quasi centenario!


In appartamento di circa 130 mq. realizzato negli anni trenta,
l’impianto elettrico risulta ancora quello di allora con piccole
modifiche (cambio placche, supporti, frutti ecc.) per richiedere
la certificazione di agibilità al comune è necessario la certificazione di
conformità dell’impianto.
L’elettricista che dovrebbe redigere la certificazione di conformità
87

dell’impianto in che modo deve intervenire sull’impianto esistente e se è


necessario intervenire. 

La “certificazione di conformità” non esiste! Un’impresa installa-


trice rilascia la “dichiarazione di conformità” secondo quanto ha
effettivamente realizzato (dove dichiara di aver rispettato il proget-
to, seguito le norme applicabili ecc.).
Negli anni trenta non esistevano le protezioni differenziali, per cui l’im-
pianto da Lei descritto ne è chiaramente spovvisto. adeguare l’impianto ai
livelli minimi di sicurezza è un obbligo di legge che deriva già dalla 46/90.
L’impianto elettrico dell’appartamento doveva quindi essere adeguato (per
legge) quasi trent’anni fa.
L’elettricista incaricato realizzerà tutti gli interventi di sistemazione neces-
sari (se necessario anche un rifacimento totale), rilasciando di conseguenza
la dichiarazione di conformità, che potrà allegare alla documentazione ri-
chiesta dal comune al fine del rilascio dell’agibilità.

8.3 Manutenzione straordinaria o ordinaria?


In quale tipo intervento ricade la sostituzione dei soli cavi di in-
gresso e soggiorno di un appartamento ma senza cambio frutti in
quanto già a norma. Manutenzione straordinaria?
Il resto dell’appartamento è stato adeguato di recente pur non avendo il
cliente dichiarazione di conformità da produrre.

Se l’attività di installazione consiste nella mera sostituzione di


quanto installato con analoghi componenti aventi le medesime ca-
ratteristiche elettriche e dimensionali l’intervento è da classificarsi
come “manutenzione ordinaria”.

8.4 Riutilizzare vecchi cavi in occasione di un intervento di manutenzione


Dovendo procedere alla sostituzione di interi tratti di passerelle
portacavi danneggiati, nella fattispecie del tipo a battiscopa,
l’impiantista mi ha detto che anche i cavi alloggiati nelle passe-
relle esistenti devono essere sostituiti (anche se in evidenti buone condi-
zioni e l’impianto realizzato nel 2007 con relativa certificazione), in
88

quanto non possono essere riutilizzati una volta tolti dalla vecchia passe-
rella, rialloggiandoli nella nuova.
Dato che il costo per la sostituzione dei cavi fa lievitare notevolmente il
totale, la mia domanda è se l’impiantista stia dicendo il vero oppure no.

Se i cavi sono “elettricamente sani” (utile una misura della resi-


stenza di isolamento degli stessi) nulla osta il riutilizzo una volta
sostituito l’involucro. Ai fini del regolamento prodotti da costru-
zione (CPR) il problema non si pone.

8.5 Manutenzione ordinaria e bonus fiscali


I lavori di manutenzione ordinaria di impianti antifurto ed affini,
che riguardano ad esempio la sola sostituzione di batterie e con-
trollo funzionamento, possono rientrare nel bonus sicurezza?

Ai sensi delle vigenti disposizioni di legge sono detraibili gli inter-


venti per l’installazione degli impianti antintrusione di varia tipo-
logia. Sono detraibili al 50% delle spese sostenute per lavori di
manutenzione straordinaria e di ristrutturazione edilizia per unità immobi-
liari e per le parti comuni degli edifici residenziali (vedasi art.16-bis del
Dpr 917/86 e DPR n° 380/11).
Sono detraibili al 50% le spese sostenute per la progettazione degli inter-
venti di cui sopra. La legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 30 dicembre
2018) ha rinviato al 31 dicembre 2019 la possibilità di usufruire della mag-
giore detrazione Irpef (50%) e del limite massimo di spesa di 96.000 euro
per ciascuna unità immobiliare.
Essendo i lavori descritti opere di manutenzione ordinaria non ricadenti
nelle categorie di opere di manutenzione straordinaria e di ristrutturazione
edilizia sopra citate gli stessi non possono usufruire delle agevolazioni pre-
viste dal bonus sicurezza.

8.6 Un impianto… non a norma!


Richiesta di intervento per un banale guasto di piccolissima en-
tità. Si nota che l’impianto non è a norma con le ultime norme dei
condomini. Come comportarsi e cosa fare?
89

Visto che la richiesta è da parte di un famigliare, non vorrei creare ostilità.

Di impianti fuori norma è piena l’italia. Le statistiche sugli infor-


tuni per causa elettrica lo testimoniano senza possibilità di smenti-
ta. Se l’impianto del Suo cliente non è sicuro le consigliamo di
farlo notare con la massima incisività. A maggior ragione se si tratta di un
parente!

8.7 Sostituzione differenziale: manutenzione ordinaria?


La sostituzione di un interruttore differenziale presente nel qua-
dro elettrico di un appartamento può essere eseguita da un sog-
getto privo dei requisiti tecnico professionali di cui al decreto
37/08?
Nel caso in cui ciò non sia possibile, il soggetto che possiede invece detti
requisiti e che effettua lo stesso intervento di sostituzione è poi tenuto a
rilasciare la dichiarazione di conformità sulla base di quanto previsto
dal citato decreto?

La sostituzione di un dispositivo con altro avente le stesse caratte-


ristiche rappresenta un intervento di manutenzione ordinaria, così
definita dal decreto 37/08:

d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado


normale d’uso, nonche’ a far fronte ad eventi accidentali che comportano
la necessita’ di primi interventi, che comunque non modificano la struttura
dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le
prescrizioni previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e
manutenzione del costruttore;

Per eseguire interventi di manutenzione ordinaria non è richiesta alcuna


abilitazione secondo 37/08 e nemmeno il rilascio di dichiarazione di con-
formità. Il soggetto che realizza l’intervento deve essere in possesso della
preparazione specifica prevista dalla Norma CEI 11-27.
90
91

rinnovabili e auto
elettrica

9.1 Alimentazione auto elettrica aziendale in box privato


Ho un’auto elettrica intestata alla società e vorrei caricarla nel
garage di mia proprietà (box privato). Il garage ha la corrente
collegata al contatore dell’abitazione ad uso privato. E’ possibi-
le richiedere contatore separato solo per il Garage ed intestarlo alla so-
cietà? La Società ha la sede nello stesso numero civico.

Il caso è regolato dalla “Delibera ARG/elt 56/10” – “Disposizioni


in materia di connessioni per l’alimentazione di pompe di calore a
uso domestico e di veicoli elettrici. Modificazioni dell’Allegato A
e dell’Allegato B alla deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il
gas 29 dicembre 2007, n. 348/07”.
A nostro parere quanto richiesto è possibile previo chiarimento del regime
di locazione dell’immobile tra privato e società al fine della corrisponden-
za tra fornitura e unità catastale ed evitare l’applicazione dei criteri per i
“clienti nascosti” per l’unità di consumo di cui alla Delibera 894/2017/
REL.

9.2 Auto elettrica e contatore dedicato


Può un distributore rifiutare una nuova fornitura dedicato alla
carica di un veicolo elettrico? E’ stato proposto ad un mio clien-
te il passaggio da 6 kW monofase a 15 kW trifase allo scopo.
Noi vorremmo una nuova fornitura trifase da affiancare a quella da 6kW
esistente.
I vantaggi sarebbero molteplici, a partire dalla semplicità di contabiliz-
92

zazione dei consumi. Alla richiesta di chiarimenti è stato risposto che


loro possono fornire un solo contatore per ogni unità abitativa. E’ così?

Nel TIC “Testo integrato delle condizioni economiche per l’eroga-


zione del servizio di connessione”, documento al quale il Distribu-
tore si deve attenere, esiste una specifica deroga alla regola per cui
ogni unità immobiliare debba essere alimentata da un unico punto di prelie-
vo e tensione di alimentazione, proprio per l’alimentazione privata di vei-
coli elettrici:

Articolo 5 – Unicità del punto di prelievo e tensione di alimentazione


5.1 Per ciascuna tipologia di contratto di cui al comma 2.2 del TITgli im-
pianti elettrici dei clienti finali sono connessi alle reti in un unico punto per
ciascuna unità immobiliare e sue pertinenze, fatto salvo quanto disposto al
comma 5.3 e nel caso di punti di emergenza.
5.2 Per le utenze domestiche in bassa tensione può essere richiesta l’in-
stallazione di un secondo punto di prelievo destinato esclusivamente all’a-
limentazione di pompe di calore per il riscaldamento degli ambienti, anche
di tipo reversibile. Tali punti di prelievo possono essere utilizzati anche per
l’alimentazione di infrastrutture di ricarica private per veicoli elettrici.
5.3 In deroga a quanto previsto dal comma 5.1, per le utenze di cui al com-
ma 2.2, lettere a) e d), del TIT, può essere richiesta dal medesimo titolare
l’installazione di ulteriori punti di prelievo destinati esclusivamente all’a-
limentazione privata di veicoli elettrici.
5.4 Le connessioni permanenti per potenze disponibili sino a 100 kW si ef-
fettuano con consegna in bassa tensione, salvo esplicita e motivata diversa
richiesta.

L’articolo (che prevedeva già più POD dalla Delibera ARG/elt/199/2011)


è stato modificato il tal senso per effetto della Delibera 23 dicembre
2015 654/2015/R/eel. Lo faccia presente al Distributore distratto!

9.3 Ricarica veicoli elettrici: è obbligatorio un contatore dedicato?


E’ obbligatorio prevedere un contatore separato per la ricarica
dei veicoli elettrici in ambito domestico? Mi spiego, un mio clien-
93

te sta ristrutturando una villetta e vuole acquistare un veicolo elettrico.


Al confine è previsto un box per i contatori del distributore: ne devo pre-
vedere uno o due?

Non è obbligatorio prevedere un contatore dedicato alla ricarica


dei veicoli elettrici.
Lo dispone il regolamento “TIT” dell’Authority “Disposizio-
ni per l’erogazione dei servizi di trasmissione e distribuzione” delibera
568/2019/R/eel all’articolo 2.2 lettera a.
Prevedere uno spazio installativo per un contatore in più però potrebbe non
essere cattiva idea per approfittare di eventuali tariffe dedicate.

9.4 Installazione wall-box per la ricarica di veicoli elettrici


Installazione wall-box per la ricarica di veicoli elettrici su di un
impianto domestico da 3 kW esistente. Il contatore elettrico è
addossato sulla parete esterna dell’abitazione e la stazione di
ricarica dovrà essere posizionata ad una distanza di circa 3 m dal conta-
tore stesso e sulla stessa parete.
Attualmente dal contatore, dotato di limitatore del fornitore elettrico, il
montante raggiunge direttamente il centralino dell’abitazione ad una di-
stanza di circa 3 metri.
Dovendo creare una nuova linea in partenza dal contatore ed in accordo
alla CEI 0-21, all’interno del contatore penserei di installare n.2 DGL (di
cui magneto-termico differenziale Idn 30mA e tipo A per la wall box e un
magneto-termico per l’abitazione).
L’installatore ha proposto al cliente una semplice derivazione dal conta-
tore e l’installazione del solo MTD, giustificandosi che, le distanze sono
tutte inferiore ai tre metri dal contatore.
L’impianto così realizzato è a norma?

Ai circuiti di alimentazione delle stazioni di ricarica per i veicoli


elettrici sono da applicare le prescrizioni di cui alla Sezione 722
della Norma CEI 64-8.
Per la protezione contro i contatti indiretti dei suddetti circuiti si applicano le
prescrizioni di cui all’ art. 722.413 e all’ art. 722.531.1 della stessa Sezione.
94

Pertanto sul circuito di alimentazione della stazione di ricarica per i veicoli


elettrici è da installare la protezione differenziale di tipo A con IΔn=0,03 A
ovvero come specificato nell’art, 722.531.1 deve essere prevista anche la
protezione contro i guasti a terra in corrente continua mediante interruttori
differenziali di tipo B o di tipo A, questi ultimi equipaggiati con dispositivo
che assicuri l’interruzione dell’alimentazione in caso di guasto in corrente
continua superiore a 6 mA.
Per la protezione contro le sovracorrenti oltre alle prescrizioni genera-
li sono da applicare le prescrizioni di cui all’art. 722.533.1. Qualora la
protezione contro le sovracorrenti non sia presente nell’apparecchiatura
di carica del veicolo elettrico deve essere installata nell’impianto fisso.
La diversa posizione dei dispositivi di protezione contro il corto circuito è
normata dall’art. 473.2.2.1 della Norma CEI 64-8/4 ove si cita il tratto di con-
duttura di lunghezza non superiore a 3 metri in derivazione dalla principale.
Per i montanti indirizzati alle singole unità immobiliari è applicabile l’art.
520.1 della Norma CEI 64-8/5 e in particolare i commenti allo stesso.

... si raccomanda che ogni montante sia costituito da un cavo multipo-


lare con guaina oppure da più cavi unipolari (questi ultimi posati entro
un tubo protettivo per montante); questa raccomandazione è considerata
soddisfatta anche se i cavi unipolari senza guaina vengono posati entro
uno stesso canale, nel tratto di percorso orizzontale all’interno del locale
contatore o in un tratto orizzontale di lunghezza non superiore a 3 m, a
partire dal quadro contenente i contatori;

Inoltre al caso in oggetto si applica la Norma CEI 0-21, in particolare si


segnala l’articolo 7.4.6.1:

7.4.6.1 Protezione del cavo di collegamento


Conformemente alla definizione di cavo di collegamento, la protezione di
tale cavo contro le sovracorrenti è di responsabilità dell’Utente mentre la
protezione contro le sovracorrenti dell’impianto di rete a monte del punto
di connessione, incluso il contatore, è di responsabilità del Distributore.
Salvo cavi di collegamento posati nei luoghi a maggior rischio in caso di
incendio, la protezione contro sovraccarico può essere svolta dai dispo-
95

sitivi posti a valle del medesimo cavo (DG, ovvero DGL, in numero non
superiore a tre).
La protezione contro il cortocircuito del cavo di collegamento può essere
omessa se sono verificate contemporaneamente le condizioni di cui all’art.
473.2.2.1 della Norma CEI 64-8; in particolare, il cavo di collegamento:
- deve avere una lunghezza non superiore a 3 m;
- deve essere installato in modo da ridurre al minimo il rischio di cortocir-
cuito;
- non deve essere posto in vicinanza di materiale combustibile né in im-
pianti situati in luoghi a maggior rischio in caso di incendio o con pericolo
di esplosione.
In alternativa a questa soluzione, le caratteristiche del cavo devono essere
coordinate con quelle dell’interruttore automatico del contatore (qualo-
ra tale dispositivo sia presente), secondo quanto previsto dall’art. 434.3.2
della Norma CEI 64-8.

Quanto proposto dall’installatore non è applicabile al contesto rappresen-


tato.

9.5 Impianto fotovoltaico “fai da te”


Mi sono costruito un impianto fotovoltaico a batteria 3 kW, con
kit comprato su Internet. L'impianto è dedicato alla mia casa in
condominio. Sono al piano terra e ho buono spazio di recinto.
Devo chiedere permessi? E a chi?

Occorre innanzitutto verificare cosa prevede il regolamento


condominiale, in alcuni casi esistono limitazioni per l’installazione
dei pannelli anche negli spazi privati.
E’ possibile considerare “Plug and Play” un impianto di produzione con
potenza fino a 350 W (per i quali è sufficiente inviare al Distributore la
"comunicazione unica"). Da 350 a 800 W si considerano “piccoli impianti
fotovoltaici” (che prevedono una procedura semplificata e che richiede
comunque l’intervento dell’installatore).
Oltre tale soglia occorre certamente rivolgersi ad impresa abilitata, in
quanto oggetto del Decreto 37/08 fino a 6 kW.
96

9.6 Fotovoltaico in giardino


Vorrei dei chiarimenti sull’installazione dei pannelli fotovoltaici
a terra. Ho un cliente con un giardino con ampio spazio a
disposizione e vorrebbe installare i pannelli a terra.
Vorrei sapere se la normativa lo prevede e quale iter deve seguire la richiesta
sul portale produttori Enel, mi sembra di capire che l’iter semplificato
prevede esclusivamente l’installazione di pannelli complanari al tetto,
mentre le nuove semplificazioni fanno riferimento solo ai terreni agricoli.

Può installare pannelli fotovoltaici a terra, ma non potrà utilizzare


le agevolazioni previste. Vedasi la procedura di semplificazione di
cui al Decreto Legge 17/2022.
Dovranno essere rispettati i vincoli del rispetto delle distanze dai confini di
proprietà e dalle strade comunali e provinciali.
Inoltre nel caso di installazioni nei centri storici urbani dovranno essere
verificati e rispettati gli eventuali vincoli urbanistici e architettonici, al
netto delle semplificazioni previste dal Decreto Legge 1 marzo 2022, n. 17.
97

varie

10.1 In un B&B ogni stanza deve avere un “centralino”?


Dovrei realizzare un impianto elettrico in un B&B, composto da
5 camere più area comune (cucina), superficie di circa 160 mq e
fornitura da 6 KW monofase, c’è qualche obbligo che impone
l’installazione di centralini locali (1 x stanza) o va bene anche solo il
quadro generale con tutti i comandi e protezioni per i vari circuiti?
Ogni camera avrà 1 circuito prese, 1 luci, 1 condizionatore comandati da
badge, e 1 circuito frigo e boiler diretti.

Nessun obbligo tecnico normativo in materia di installazione di


centralini locali in un B&B. Consigliamo tuttavia la lettura dei re-
golamenti regionali, provinciali e comunali in materia di B&B, po-
trebbero esserci raccomandazioni tecniche particolari.

10.2 Abitazione con b&b: è obbligatorio il progetto?


Da una abitazione (superficie > 200 mq e potenza impegnata
pari a 6 kW trifase) si vuole ricavare una abitazione più piccola
e due stanze da adibire a bed & breakfast.
I due nuovi quadri da realizzare hanno obbligo di progetto di professio-
nista esterno?

I limiti dimensionali per cui un progetto debba essere necessaria-


mente redatto da professionista iscritto a ordine o albo sono elen-
cati nel decreto 22 Gennaio 2008, n.37, all’articolo 5 comma 2, che
prevede (comma a):
98

..
a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le
utenze condominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abita-
tive aventi potenza impegnata superiore a 6 kW o per utenze dome-
stiche di singole unita’ abitative di superficie superiore a 400 mq;

Se l’unità immobiliare dovesse essere classificata ad uso diverso da


quello di abitazione (occorre consultare le leggi regionali di settore
o i regolamenti comunali specifici. Ciascuna Regione ha dato infatti
attuazione al regolamento nazionale, fornendo una disciplina speci-
fica), si ricade nel caso comma c:

c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli


immobili adibiti ad attivita’ produttive, al commercio, al terziario e
ad altri usi, quando le utenze sono alimentate a tensione superiore a
1000 V, inclusa la parte in bassa tensione, o quando le utenze sono
alimentate in bassa tensione aventi potenza impegnata superiore a 6
kW o qualora la superficie superi i 200 mq;

10.3 Professionisti spariti e cliente “con il cerino in mano”!


Impianto fatto, presi i soldi l’installatore e progettista scom-
parsi. Debbo fare la connessione ad Areti. Come mi regolo
con la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico?
Io non posso redigere una dichiarazione di rispondenza, il mio elet-
tricista non vuole farmi la dichiarazione di conformità (ed ha anche
ragione, in quanto l’impianto non lo ha fatto lui, anche se da con-
trollo effettuato è conforme)… che debbo fare? Consigli?

Purtroppo il decreto 37/08 non fornisce una risposta al suo


problema. Dice bene: non è possibile redigere una dichiara-
zione di rispondenza, in quanto l’impianto è successivo al
37/08; non è possibile per un elettricista redigere una dichiarazione
di conformità di un impianto non realizzato da lui. Dichiarerebbe il
falso.
99

L’unica via percorribile è quella di farsi rilasciare quanto dovuto dai profes-
sionisti che hanno eseguito il lavoro, anche eventualmente per le vie legali
(sigh!).

10.4 Fotovoltaico ad isola e POD presente


Si può installare un impianto fotovoltaico ad isola con batterie
d’accumulo pur in presenza in loco di contatore collegato alla
rete di distribuzione pubblica?

E’ possibile purchè non vi siano condizioni di commistione e/o di


possibili collegamenti con il POD derivato dalla rete pubblica.

10.5 CEI 0-21, CEI 0-16 Sistemi di accumulo e UPS


Sono il proprietario di una casa in provincia di Vicenza allaccia-
ta alla rete elettrica nazionale. Vorrei installare un impianto fo-
tovoltaico sul tetto di 2 kW con accumulo, senza reimmettere in
rete l’energia autoprodotta.
Ho visto che ci sono in commercio degli inverter dedicati a questo, detti
“ibridi”, che permetterebbero una commutazione istantanea dall’accu-
mulo (fonte primaria) alla rete, qualora le batterie non avessero suffi-
ciente carica, da far fronte alla richiesta.
Vorrei gentilmente sapere a che obblighi di legge dovrei attenermi per
questa situazione, perchè ho letto pareri contrastanti. Per l’installazione
dei pannelli il comune mi dice che non devo fare nessuna richiesta per
impianti di questa dimensione.
Per l’allacciamento devo fare qualche contratto con il GSE anche se non
voglio immettere energia, oppure sono in regola?

I sistemi da Lei descritti non sono ammessi dalle Norme CEI 0-21
e 0-16. Tale norma prevede requisiti più severi per i Sistemi di
Accumulo.
Inoltre considerato che la differenza di prezzo è minima il consiglio è quel-
lo di far installare un Sistema di Accumulo conforme alle norme CEI 0-21,
meglio se con funzione di back up.
100

Infine si ricorda che installando un impianto fotovoltaico con sistema di


accumulo conforme alle norme CEI 0-21 l’Utente potrà beneficiare della
detrazione fiscale del 50 %.
A tal proposito si riporta la risposta al quesito ricorrente CEI pubblicata il
04/03/2016:

FAQ CEI 0-21, CEI 0-16 Sistemi di accumulo e UPS


QUESITO
Alcuni costruttori sostengono che i loro prodotti, composti essenzialmente
da inverter CC/CA + sistema diaccumulo integrato sul bus in corrente
continua di un sistema fotovoltaico, devono essere considerati quali UPS
in quanto non prevedono il funzionamento in parallelo con la rete.
Di conseguenza, i suddetti prodotti,spesso classificati come “simil-UPS”
oppure “off-grid”, non sarebbero assoggettati ai requisiti dei generatori-
previsti nella Norma CEI 0-21 e Norma 0-16.
Altri costruttori sostengono la stessa posizione con riferimento però a
prodotti, composti da convertitori,moduli di accumulo elettrochimico,
dispositivi di protezione e sistema di controllo, interposti tra il punto
diconsegna e il carico in un impianto di utenza in cui è già presente un
impianto fotovoltaico, che quindi noncondivide componenti con il sistema
di accumulo.
Anche in questo caso, i suddetti prodotti non sarebberoassoggettati ai
requisiti dei generatori previsti nella Norma CEI 0-21 e Norma 0-16.
Si richiede un chiarimento con riferimento agli attuali contenuti norma-
tivi circa l’assoggettamento dei prodottisopra descritti ai requisiti dei
generatori previsti nella Norma CEI 0-21 e Norma 0-16.

RISPOSTA
Le Norme CEI 0-21 e 0-16, nell’attuale formulazione, considerano come
generatore indirettamente connesso qualsiasi apparecchiatura in grado di
generare energia elettrica collegata alla rete mediante interposizione di
sistemi di raddrizzamento/inversione (inverter lato rete di distribuzione).
Secondo le stesse norme, qualsiasi sistema di accumulo (non riferibile ad
un UPS) deve essereconsiderato come generatore; infatti, la presenza di
un sistema di accumulo in un qualsiasi impiantone comporta la classifi-
101

cazione di impianto attivo.


Le soluzioni oggetto del quesito non possono essere considerate un UPS
ai fini delle attuali Norme0-21 e 0-16, poiché il loro funzionamento (com-
portando disconnessioni volontarie dalla rete anchein situazioni di rete in
normale funzionamento) ne impedisce la rispondenza ai requisiti fun-
zionalidelle Norme CEI EN 62040-1, CEI EN 62040-3 e CEI EN 50171
attualmente in vigore.
Tali norme,  nfatti, prevedono la separazione dalla rete ed il funzionamen-
to dell’UPS in isola sui carichi solo nel solocaso di assenza o anomalia
della rete stessa.

Pertanto, un sistema di accumulo, sia esso integrato o separato rispetto


ad un impianto di generazione(o, al limite, installato presso un uten-
te passivo) e utilizzato per gestire produzione o carico (o anchesolo il
carico) secondo logiche destinate, per esempio, alla massimizzazione
dell’autoconsumo, osecondo altre logiche funzionali ad esempio a criteri
di efficienza energetica, deve rispondere alleprescrizioni contenute nelle
norme di connessione CEI 0-16 e 0-21 nell’attuale formulazione; infat-
ti,esso non si separa dalla rete in caso di assenza o di anomalia della
stessa (funzionamento da UPS) 
ma secondo altre logiche.
Inoltre, tali sistemi dovranno sostenere le prove previste per i sistemi di
accumulo nelle normepredette (CEI 0-21; CEI 0-16), a seconda del livello
di tensione di connessione.
Le distinzioni tra UPS e sistemi di accumulo risultano peraltro congruenti
con quanto stabilito dallevigenti Delibere dell’Autorità, che riportano
il criterio di non modifica dei profili di scambio dell’utentecon la rete e
quello della non volontarietà del distacco dalla rete.

10.6 Impianti elettrici nelle case in legno


In una costruzione di montagna completamente in legno è possi-
bile eseguire l’impianto a vista mediante trecciola con isolatori
in ceramica e comandi in ceramica? Io direi di no!
Lo farei a vista con tubazioni a vista, eventualmente in rame. Cosa pre-
vede la norma in merito all’uso delle trecciole a vista?
102

All’impianto indicato si applica l’art. 751.03.3 della Norma CEI


64-8/7 “Ambienti a maggior rischio in caso d’incendio in quanto
aventi strutture portanti combustibili” nel quale è specificatamente
citata, nella tipologia degli edifici costruiti interamente in legno senza par-
ticolari requisiti antincendio, la tipologia della baita.
Nei successivi articoli le prescrizioni per la realizzazione degli im-
pianti negli ambienti classificati secondo l’art. 751.03.3 riguardano:
- i gradi di protezione IP delle scatole e delle cassette incassate verso le
pareti (art. 751.04.1),
-la temperatura di prova al filo incandescente, per i componenti non aventi
norme CEI di prodotto, che passano dai 550 °C indicata dall’art 422 ai 650
°C (art. 751.04.1.4),
- i tipi di condutture ammessi (art. 751.04.2.6) e la loro modalità di instal-
lazione così come indicati ai tipi a), b), c),
- la temperatura di prova al filo incandescente degli involucri posati a vista,
e dei quali non esistano le relative norme CEI di prodotto, contenenti le
condutture di cui al punto c3) che passano dai 650 °C (vedasi art. 422) agli
850 °C,
- i gradi di protezione minimi delle custodie pari a IP4X per i componenti,
montati su o entro strutture combustibili, che nel loro funzionamento pre-
visto possano produrre archi o scintille (art. 751.04.4),
La tipologia di conduttura citata non rientra tra quelle indicate nei punti
a), b), c), e quindi non risulta conforme per l’installazione in un ambiente
classificato ai sensi dell’art. 751.03.3.
Il confronto con le rappresentazioni grafiche (di cui alle pagine 254 e 256
della citata norma) dei tipi di condutture ammesse nei luoghi suddetti potrà
fugare ogni dubbio.

10.7 Un impianto completamente… abusivo


Un committente nel 2013 ha effettuato i lavori di ristrutturazione
di un appartamento e l’impianto elettrico è stato realizzato da un
conoscente elettricista che però non era titolare di nessuna im-
presa. Ora mi chiede una dichiarazione di rispondenza in quanto, ovvia-
mente, chi gli ha realizzato l’impianto, non ha potuto rilasciare nessuna
dichiarazione di conformità.
103

Ho dei dubbi perché l’impianto è stato realizzato dopo il 2008 e quindi


non ci dovrebbero essere giustificazioni alla mancanza della dichiarazio-
ne di conformità. Voi cosa ne pensate? 

Quanto descritto costituisce non solo palese violazione del decreto


37/08, ma anche della legislazione civilista e fiscale con risvolti di
natura penale. Tutti i soggetti citati sono sanzionabili. Nessuna Di-
chiarazione di conformità e tanto meno Dichiarazione di rispondenza in
quanto impianto realizzato nel 2013 e non prima del 2008 (anno di entrata
in vigore del decreto 37/08).
L’ incauto cittadino (che supponeva, forse, di risparmiare) si rivolga ad una
seria impresa abilitata e si faccia rilasciare un preventivo per il rifacimento
dell’impianto elettrico.
Da qui si può ripartire per la realizzazione a regola d’arte dell’impianto con
la corretta emissione della dichiarazione di conformità ai sensi del decreto
37/08.
A trent’anni dall’entrata in vigore della Legge 46/90 stupisce ed amareggia
leggere ancora di questi pericolosi sotterfugi a discapito dei molti progetti-
sti e installatori che lavorano con coscienza e qualità nel rispetto delle leggi
e delle norme tecniche.

10.8 Gruppo elettrogeno in ambito residenziale: quali regole?


In caso di installazione di un gruppo elettrogeno endotermico
associato all’impianto residenziale con quadro ATS, quali pre-
scrizioni bisogna adottare?

All’installazione di un gruppo elettrogeno si applica il decreto


37/08 se di potenza inferiore a 20 kW (ricordiamo che per tutte le
utenze condominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abi-
tative aventi potenza impegnata superiore a 6 kW o per utenze domestiche
di singole unita’ abitative di superficie superiore a 400 m2 è prescritto il
progetto a firma di professionista iscritto a ordine o albo professionale).
A livello normativo, oltre a quanto prescritto dalla Norma CEI 64-8 oc-
corre fare riferimento alla regola tecnica di connessione alle reti di bassa
tensione (Norma CEI 0-21) scaricabile gratuitamente dal sito CEI.
104

10.9 Disconnettersi dalla rete: è possibile?


Possiedo un orto e sono connesso a Enel. Nel 2018 ho consuma-
to circa 70 kWh e ho pagato oltre 300 euro.
Vorrei chiudere il contratto con Enel e installare un impianto fo-
tovoltaico off grid con accumulo. Un installatore mi ha detto che non mi
posso staccare da Enel; posso installare l’impianto ma devo mantenere il
contratto (troppo oneroso) con Enel.
È vero? Esistono altri cavilli che mi impediscono di staccarmi da Enel e
installare un impianto fotovoltaico off grid?

Può disconnettersi dalla rete ENEL e utilizzare l’impianto fotovol-


taico off-grid per il solo consumo dell’attività. Per tale configura-
zione l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico deve essere to-
talmente consumata dalle utenze o sono da prevedere adeguati sistemi di
accumulo.

10.10  Illuminazione esterna… sull’albero!


In qualità di installatore, sono stato contattato da un committen-
te privato per completare l’illuminazione esterna della sua abita-
zione. Diciamo che è stata prevista una tubazione perimetrale
all’edificio con cavidotti in doppia parete e di un’adeguata sezione.
Dovrei infilare le linee dorsali delle varie accensioni fino al quadro gene-
rale (già predisposto) ed effettuare le varie derivazioni per collegare i vari
corpi illuminanti. Per rendere completo il lavoro bisognerà effettuare dei
piccoli scavi per raggiungere il punto in cui si è deciso di installare il corpo
illuminante. Il proprietario comunque non vuole (vorrebbe) posizionare
nuovi pozzetti. Considerando che ogni accensione alimenta una decina di
faretti, posso realizzare delle connessioni utilizzando giunti ad isolamento
in gel lasciandoli a vista sul terreno o nascosti tra il terriccio delle aiuole?
Il cavo che verrà utilizzato sarà di tipo FG16OR.
Protetto con cavidotti a doppia parete. Inoltre, per illuminare l’ingresso,
sia geometra che architetto vogliono far montare un faretto LED al di
fuori della proprietà diretto verso il cancello dell’abitazione stessa. Il
fatto è che insistono a voler posizionare questo faro su una “quercia”(al-
bero protetto). Si può fare?
105

Per gli interventi prospettati deve essere redatto il progetto degli


impianti elettrici di cui all’art. 5 del decreto 37/08 secondo i criteri
e i limiti dimensionali indicati al comma 1 e al comma 2 del mede-
simo. 
Per l’illuminazione esterna devono essere rispettate le prescrizioni di cui
alla normativa regionale antinquinamento luminoso (legge regionale) e le
Norme UNI di riferimento. È possibile utilizzare i giunti a crimpare (o a
vite) con isolamento in gel purché aventi grado di protezione non inferiore
a IP68.
Non è possibile installare all’esterno della proprietà apparecchi di illumina-
zione collegati all’impianto elettrico della stessa, tantomeno su di un albero
di altra proprietà o di proprietà pubblica.

10.11 Nuovi contatori: tempi e modi


E’ stata effettuata la richiesta di un nuovo allacciamento per 30
contatori residenziali. Il Distributore chiede la realizzazione di
una cabina MT/BT. La cabina viene realizzata e viene effettuato
l’atto di cessione per l’utilizzo della cabina; viene comunicata la fine
lavori ed è quindi tutto pronto per la posa di contatori. Sono trascorsi
undici mesi dall’accettazione del preventivo e siamo ancora in attesa che
il Distributore concluda i lavori in cabina e posi i contatori.
Domande:
Quanto tempo ha il Distributore per effettuare questo tipo di lavoro?
C’è una norma che prevede un tempo massimo in cui il Distributore deve
effettuare i lavori di sua competenza? Il preventivo deve essere inoltrato
entro …… dalla data di ricezione della domanda; la cabina deve essere
funzionante entro ……. dalla data di sottoscrizione dell’atto di cessione
i contatori devono essere installati entro ……. dalla data di comunicazio-
ne di fine lavori. C’è una norma che tutela il cittadino o siamo in balia
dei Distributori?

Sul sito dell’ARERA “Autorità di Regolazione per Energia Reti e


Ambiente” troverà i riferimenti completi della normativa applica-
bile al caso considerato: “testo integrato della regolazione
output-based dei servizi di distribuzione e misura dell’energia elettrica -
106

Periodo di regolazione 2016-2023”


In sintesi, con riferimento al documento ARERA Atto 646/2015/R/eel –
TIQE – Art.100, Tabelle 15 e 16 si hanno le seguenti condizioni:
a) Se la richiesta di allacciamento è stata formulata al venditore di energia
elettrica lo stesso deve comunicare i costi di esecuzione delle prestazioni ed
informare il cliente dei tempi di consegna del preventivo,
b) Il venditore deve trasmettere al distributore la richiesta di preventivo
entro 2 giorni e quest’ultimo deve produrre il preventivo al venditore entro
15 giorni che lo deve trasmettere al cliente entro due giorni lavorativi,
c) per l’accettazione del preventivo si deve far riferimento alle condizioni
indicate nello stesso,
d) se si tratta di lavori semplici il distributore deve realizzare l’allaccia-
mento entro 10 giorni dalla data di ricevimento dell’accettazione del pre-
ventivo,
e) se si tratta di lavori complessi il distributore deve realizzare l’allaccia-
mento entro 50 giorni dalla data di ricevimento dell’accettazione del pre-
ventivo,
f) medesime tempistiche sono previste per la richiesta formulata diretta-
mente al distributore,
g) la tempistica indicata può essere sospesa per il tempo necessario al di-
stributore per ottenere le autorizzazioni necessarie all’esecuzione dei lavori
da Enti pubblici purché la prima richiesta per l’atto autorizzativo sia stata
formulata entro 30 giorni dall’accettazione del preventivo,
) l’indennizzo per il ritardato invio (oltre i 15 giorni) del preventivo al
cliente domestico o per la ritardata esecuzione dei lavori (10 giorni per i
lavori semplici e 50 giorni per i lavori complessi) è quantificato in 35 Euro
per i preventivi trasmessi entro il doppio del tempo previsto, in 70 Euro
entro il triplo del tempo previsto, 105 Euro oltre il triplo del tempo previsto,
i) per i clienti non domestici gli indennizzi sono rispettivamente di 70, 140,
210 Euro.

10.12 Problemi dell’Utente o del Distributore?


Un cliente in campagna ha una fornitura 3F+N a 400V-15 kW e
nel punto di consegna è ubicato il quadro generale. Da questo si
alimentano 3 appartamenti ciascuno con linea F+N a 230V.
107

A vuoto la tensione al punto di consegna è corretta ma con il carico sul-


la fase + caricata (max 25A) la tensione al punto di consegna scende a
196V. Può il cliente richiedere al Distributore di risolvere la questione?

Se i tre appartamenti sono accatastati in un unico certificato cata-


stale la configurazione dell’allacciamento è corretta. Se presentano
ognuno il proprio certificato catastale la configurazione descritta è
in contrasto con le disposizioni ARERA e si configurano almeno due clien-
ti finali nascosti.
Si consiglia di verificare la corretta distribuzione dei carichi sulle tre fasi.
Con riferimento alla CEI 0-21 art. 5.1 e dellA Norma CEI EN 50160 è pos-
sibile richiedere al distributore un intervento nel merito.

10.13 Clienti finali nascosti: box condominiali


In assemblea condominiale si è discusso di un possibile proble-
ma riguardante l’alimentazione dei box: tutti e 150 i box del no-
stro supercondominio sono alimentati da una stessa fornitura
intestata al condominio, mentre in ogni box è installato un contabilizza-
tore di energia per ripartire i costi in base ai consumi (non solo l’illumi-
nazione: ogni box ha un punto presa da 10 A).
Secondo un consulente presentato da un rappresentante di scala sarebbe
necessario modificare l’impianto e dotare ogni singolo box di un conta-
tore intestato al singolo proprietario. Sebbene tecnicamente fattibile i
costi di realizzazione sembrano particolarmente elevati, come sembrano
importati i tempi e i disagi per la realizzazione. Prima di intavolare il
discorso nella prossima assemblea desideriamo avere il vostro parere.

Non vi sono particolari motivi tecnici o economici per procedere


ad un intervento così importante, nemmeno a seguito della nota
questione “Clienti finali nascosti“.
La Delibera 894/2017/R/eel ha infatti modificato la definizione di unità di
consumo, che precedentemente aveva originato il problema, come segue:

Unità di consumo (UC) 


insieme di impianti per il consumo di energia elettrica connessi a una rete
108

pubblica, anche per il tramite di reti o linee elettriche private, tali che il
prelievo complessivo di energia elettrica relativo al predetto insieme sia
utilizzato per un singolo impiego o finalità produttiva.
Essa, di norma, coincide con la singola unità immobiliare. 
È possibile aggregare più unità immobiliari in un’unica unità di consumo
nei seguenti casi:

- unità immobiliari pertinenziali (solai, garage, cantine), anche nella di-
sponibilità di diverse persone fisiche o giuridiche, facenti parte di un unico
condominio. Il predetto insieme di unità immobiliari pertinenziali può a
sua volta essere inglobato nell’unità di consumo relativa alle utenze con-
dominiali;

L’impianto può quindi rimanere così com’è. 

10.14 Cliente finale nascosto?


Sto seguendo i lavori per la realizzazione di un ristorante ubica-
to in un cascinale di due piani.
Il piano terreno verrà dedicato all’attività, mentre il primo piano
non sarà oggetto di modifiche, ma la linea di alimentazione verrà deriva-
ta dal nuovo quadro del ristorante al posto che dal vecchio quadretto del
pian terreno dell’abitazione.
Il direttore dei lavori ha fatto richiedere un aumento della potenza dispo-
nibile a 10 kW al distributore sul contatore esistente, ma secondo me la
soluzione configura un utente finale nascosto.
Io ho proposto di mantenere il vecchio contatore da 6 kW e di richiedere
al distributore una nuova fornitura.
Il progettista latita e ho bisogno di sapere se ho ragione, dati i tempi mol-
to stretti non vorrei rovinare i buoni rapporti con il committente.

Si tratta senza dubbio di due unità di consumo, come definite dalla


Delibera 21 dicembre 2017 894/2017/R/eel.
Sono necessari due punti di consegna separati (uno per l’abitazio-
ne e uno per l’attività), per non incorrere in sanzioni.
109

10.15 Come evitare il riarmo manuale del contatore?


Come evitare l’intervento diretto di un operatore per riarmare il
contatore posto a distanza nel locale contatori?

Vi è solo una possibilità per le forniture fino a 30 kW: quantificare


correttamente (nel progetto e nella successiva realizzazione) le po-
tenze installate, il coefficiente di contemporaneità, i coefficienti di
utilizzazione dei singoli componenti l’impianto, le correnti di impiego, l’e-
quilibrio tra le fasi (nel caso di fornitura trifase),il corretto valore del cosρ, e
dimensionare in modo corretto l’impianto elettrico (selettività delle protezio-
ni) al fine di non superare il valore della potenza impegnata e della potenza
disponibile che è pari ad un aumento del 10% del valore della potenza impe-
gnata (art. 7.3.1.1 della Norma CEI 0-21). Per le forniture con potenza oltre i
30 kW non si pone il problema in quanto è assente il dispositivo limitatore di
potenza (vedi art. 7.3.1.2 Norma CEI 0-21).

10.16 Libretto di uso e manutenzione: il committente lo vuole!


Il proprietario di un appartamento nel quale ho realizzato il nuo-
vo impianto elettrico mi richiede (tramite avvocato!) un libretto
di uso e manutenzione dell’impianto elettrico. Secondo lui è ob-
bligatorio e motiva dicendo che chi ha realizzato la parte termica (calda-
ia) lo ha rilasciato. Secondo me non avendo installato apparecchi utiliz-
zatori il libretto di manutenzione non è necessario, inoltre nei modelli del
37/08 non è tra gli allegati obbligatori. Chi ha ragione?

Ha ragione il padrone di casa. Anche se non è esplicitato nell’elenco


degli allegati obbligatori nel modello di dichiarazione di conformità
pubblicato in Gazzetta Ufficiale, secondo l’Art. 8 del decreto 37/08
“Obblighi del committente o del proprietario”, comma 2: “Il proprietario
dell’impianto adotta le misure necessarie per conservarne le caratteristiche di
sicurezza previste dalla normativa vigente in materia, tenendo conto delle
istruzioni per l’uso e la manutenzione predisposte dall’impresa installatrice
dell’impianto e dai fabbricanti delle apparecchiature installate. Resta ferma
la responsabilita’ delle aziende fornitrici o distributrici, per le parti dell’im-
110

pianto e delle relative componenti tecniche da loro installate o gestite”.Oltre


all’obbligo legislativo è anche sicuramente buona prassi fornire sempre “le
istruzioni”. Anche per gli impianti più semplici. Del resto non è nulla di com-
plicato. Ad esempio:

L’impianto è stato realizzato secondo quanto previsto dalla Norma CEI 64-8,
per cui conforme alla regola dell’arte in virtù della Legge 186/68. Per questo
motivo l’impianto elettrico è da considerare sicuro nei confronti dei “danni
che possono derivare dall’utilizzo degli impianti elettrici nelle condizioni che
possono essere ragionevolmente previste”, (Norma CEI 64-8 art. 131.1). Per
mantenere nel tempo le caratteristiche di sicurezza l’utente deve:
– provare periodicamente gli interruttori differenziali premendo il tasto
“test” secondo le indicazioni del costruttore del dispositivo;
– evitare utilizzi impropri, o manomissioni dell’impianto elettrico (incari-
care impresa installatrice per ogni modifica);
– utilizzare componenti accessori (ad es. prese a ricettività multipla) solo
se costruiti a regola d’arte e marcati CE;
– accoppiare correttamente prese e spine (shuko, poli allineati ecc..). Se
non dello stesso tipo, utilizzare idonei adattatori;
– evitare di avvicinare materiale combustibile agli apparecchi di illuminazione;
– incaricare periodicamente (ragionevolmente almeno ogni cinque anni)
un’impresa installatrice abilitata per accertare tramite esame a vista, mi-
sure e prove lo stato di conservazione dell’impianto elettrico… ecc.. ecc..

10.17 Libretto di uso e manutenzione: è obbligatorio?


E’ obbligatorio allegare, tra le atre cose, lo schema unifilare nella
conformità di un impianto del classico appartamento con fornitura
di 3kW o basta la tabella schematica dell impianto realizzato?

Nel caso di utenze domestiche di singole unita’ abitative aventi po-


tenza impegnata inferiore a 6 kW o di superficie inferiore a 400 mq
il progetto può essere redatto dal responsabile tecnico di impresa
installatrice. Come descrizione dell’impianto può bastare la tabella sche-
matica. Consigliamo la lettura della Guida CEI 0-2, che anche se riporta
ancora riferimenti alla 46/90 fornisce utili approfondimenti.
111

soluzioni URMET
per il residenziale
e il terziario
112
Appendice

SOLUZIONI
URMET
PER IL RESIDENZIALE
E IL TERZIARIO
II

L’azienda

Urmet, protagonista delle


rivoluzioni tecnologiche.
Dal 1937.

Fondata a Torino nel 1937 come Società affidabilità, di valori e di lunga esperienza
Anonima per l’Utilizzazione e il recupero nello sviluppo di tecnologie per gli edifici.
del Materiale elettro telefonico, da più E poter contare su un’offerta completa di
di 80 anni Urmet è un’azienda a capitale soluzioni integrate di automazione per la
100% italiano. casa, videocitofonia, sistemi di sicurezza e
Scegliere Urmet significa fare una scelta di di controllo accessi, telefonia e serie civile.

Appendice
III

Il Gruppo
Urmet Group è una realtà multinazionale composta da più di 60 società e
presente in 100 paesi nel mondo, direttamente con proprie consociate, o
attraverso distributori e partnership, di cui Urmet S.p.A. è la capofila.

49 2400
BREVETTI RISORSE
INTERNAZIONALI UMANE (2021)

62 288 milioni
MARCHI FATTURATO
CORRENTI CONSOLIDATO (2021)

13 100 paesi
POLI TECNOLOGICI PRESENZA
DI R&D IN 6 PAESI INTERNAZIONALE

50 milioni 60+
IMPIANTI AZIENDE E
INSTALLATI PARTNERS
RESIDENZIALE
IV

I mercati di riferimento

Urmet dispone di un’offerta completa di soluzioni integrate di automazione, videocitofonia


e telefonia, sistemi di sicurezza e controllo accessi, rivolte al settore residenziale (abitazioni
monofamiliari, bifamiliari, condomini e complessi residenziali) e al settore terziario (banche,
istituti scolastici, pubblica amministrazione, ospedali, hotel, centri commerciali e parcheggi).
Una scelta di affidabilità, valori e lunga esperienza nello sviluppo di tecnologie per gli edifici.

Appendice
V

SISTEMI VIDEOCITOFONICI SMART HOME SERIE CIVILI

HOTEL MANAGEMENT CONTROLLO ACCESSI SISTEMI ANTINTRUSIONE

AUTOMAZIONE INGRESSI SISTEMI ANTINCENDIO VIDEOSORVEGLIANZA


TERZIARIO
VI

Un sistema integrato
intorno al professionista
PERCHÉ, NEL SETTORE ELETTRICO, L’ASSISTENZA
E L’AGGIORNAMENTO SONO FONDAMENTALI.

Supporto nella formulazione dei preventivi e nella scelta dei materiali, affiancamento di
specialisti tecnico-commerciali sia in fase di progetto che di installazione, approfondimenti
sulle nuove normative. Con in più la sicurezza di una rete vendita diretta e di centri di
assistenza tecnica presenti su tutto il territorio.

RETE VENDITA SUPPORTO IN FASE


SUL TERRITORIO DI INSTALLAZIONE
Da una rete di agenzie, siamo Un’assistenza multicanale
passati a una rete di Filiali per avere informazioni su
a gestione diretta. Questo cablaggio, programmazione
consente a Urmet di essere e, più in generale, supporto
ancora più vicina a chi lavora in diretta.
sul territorio.

FORMAZIONE CENTRI DI
TECNICA ASSISTENZA
TECNICA
Per rimanere sempre aggiornati
URMET offre webinar, corsi Una rete capillare e ben
in aula e tutorial on demand distribuita a livello di città
sul canale YouTube di URMET e province, per offrire
Group. Dalla progettazione all’installatore un supporto
all’installazione, tutta la a portata di mano per avvio
consulenza che occorre. impianti, riparazioni e ricambi.

Appendice
VII

UN NUOVO ALLEATO
PER CONFIGURARE GLI
IMPIANTI DI VIDEOCITOFONIA

Il nuovo configuratore web 2voice Urmet consente a chi installa di ottenere in pochi passi un
preventivo di un impianto videocitofonico digitale. Accedendo in modo gratuito al configuratore
Urmet è possibile selezionare i prodotti necessari alla realizzazione dell’impianto, individuando
tutti i parametri dell’edificio e le funzioni del sistema e di visualizzarne in tempo reale i costi.
Viene così generato un preventivo completo che include le immagini dei prodotti individuati,
una descrizione tecnica e il prezzo di listino, insieme ad uno schema esemplificativo.

La configurazione di impianti PREVENTIVI PER VILLA


videocitofonici complessi ormai E CONDOMINIO
è semplice, sicura e veloce.

configuratore.urmet.com
VIII

ESEMPI DI IMPIANTO

Residenziale
Urmet offre soluzioni complete per il l’apertura degli ingressi comuni grazie allo
comfort e la sicurezza delle abitazioni, smartphone, integrando all’impianto diverse
dalla villa monofamiliare al grande tipologie di dispositivi connessi.
complesso residenziale. Nei complessi residenziali più grandi
Per la singola abitazione sono disponibili diventano necessari una maggiore
soluzioni che consentono di controllare automazione e un controllo migliore
luci e tapparelle, visualizzare le riprese dell’edificio. Urmet risponde a queste
esterne e ricevere le notifiche di allarme esigenze integrando i suoi servizi con un
dal sistema antintrusione. Il videocitofono ridotto numero di apparati di gestione,
diventa così un home monitor da cui nelle aree comuni e negli appartamenti,
gestire le funzionalità domotiche della rendendo il complesso un’area totalmente
casa. comunicante, in cui la portineria assume
Per le aree comuni dei condomini sono il ruolo di centro servizi verso cui
disponibili nuove tecnologie in grado confluiscono tutti i dati dell’edificio, dalla
di offrire funzioni avanzate agli inquilini, videosorveglianza al controllo accessi,
anche con minimi interventi. Ad esempio, dalla domotica al controllo ascensori.

Indice schemi
per il Residenziale

Villa ................................................. p. X
Condominio .................................... p. XI
Complesso residenziale ............. p. XII
Appartamento .............................. p. XIII

Appendice
IX

ESEMPI DI IMPIANTO

Terziario
Per soddisfare le molteplici esigenze installazione, di programmazione e di
di imprese, uffici, supermercati o centri gestione delle aree protette, con un’offerta
commerciali, Urmet propone soluzioni completa di rilevatori. Inoltre, il sistema di
per servizi di comunicazione, controllo evacuazione vocale permette di guidare
varchi, antincendio, antintrusione e l’esodo con messaggi vocali preregistrati.
videosorveglianza. L’ampia gamma di telecamere con funzioni
Il centralino telefonico sfrutta la tecnologia evolute di Video Analisi, direttamente
VoIP e fornisce servizi di comunicazione collegate alla centrale antintrusione e ai
avanzata, oltre all’integrazione con la sistemi di controllo accessi, sono in grado
videocitofonia. Un sistema digitale di di prevenire ingressi indesiderati.
antincendio, evoluto e completo, consente Infine, i sistemi sviluppati per l’Hospitality
la messa in sicurezza dell’intero impianto, rendono possibile un costante controllo
grazie alla sua espandibilità e alla gestione in remoto delle camere permettendo la
di un’ampia gamma di accessori. Le regolazione dei diversi servizi presenti, al
centrali di rivelazione di fughe di gas fine di aumentare la sicurezza e ridurre in
Urmet offrono una grande flessibilità di maniera consistente gli sprechi energetici.

Indice schemi
per il Terziario

Ufficio ................................................. p. XIV


Retail ................................................... p. XV
Hotel .................................................... p. XVI
X

Villa
Esempio di impianto monofamiliare smart 2 FILI
con videocitofonia e sicurezza integrate. WIRELESS

Wi-Fi

Telecamera
smart bullet wi-fi Telecamera Centrale
smart antintrusione
cube wi-fi wireless Zeno

Rilevatore
Sirena ad infrarosso
esterna Contatto
magnetico

Videocitofono
vModo
Rilevatore
da esterno
Modem/ Pulsantiera Telecamera
Router Mikra2 smart bullet
ADSL wi-fi

Presa connessa Cronotermostato


radio

Modulo controllo
carichi

Comandi
connessi

Appendice
XI

Condominio
Impianto condominiale con 2 scale, con sistema digitale 2 FILI
2Voice e differente uso della tecnologia connessa CallMe IP
per il rinvio di chiamata su smartphone. WIRELESS
Wi-Fi
COAX
230V
SCALA 1: IMPIANTO DISTRIBUTORI
STANDARD

SCALA 2: IMPIANTO CON


RINVIO DI CHIAMATA
MULTIUTENZA

Dispositivo CallMe
Telecamere Multiutenza
bullet
Interfaccia
TVCC Centralino
HVR PORTINERIA di portineria

Alimentatore
e distributore
Pulsantiera Pulsantiera Alimentatori Pulsantiera
secondaria principale e distributori secondaria
XII

Complesso residenziale
Impianto condominiale composto da più edifici, su IP
sistema IP Ipercom, con gestione delle funzioni di
sicurezza e comunicazione da un unico punto.

Telecamere
Telecamera bullet
dome
Switch PoE PORTINERIA Switch PoE

Switch PoE
CENTRALINO

Lettore Monitor NVR


prossimità

Appendice
XIII

Appartamento
Esempi di appartamenti con diverse tecnologie e FILARE/ BUS
vari livelli di integrazione tra videocitofonia, comandi WIRELESS
per la smart home, sicurezza e videocontrollo. Wi-Fi

APPARTAMENTO SEMPLICE APPARTAMENTO CON FUNZIONI DI SMART HOME

Telecamera
video
smart
IP Wi-fi

Comandi connessi

Modem/
Router
ADSL

Videocitofono Videocitofono
VOG5 VOG5W

APPARTAMENTO CON SISTEMA ANTINTRUSIONE

Contatto
Sirena magnetico
esterna Lettore
chiave
elettronica

Rivelatore
Centrale infrarosso
antintrusione 1068
Comandi touch Rilevatore
da soffitto
Modem/
Router
ADSL Rilevatore
a doppia
tecnologia
da interno
Videocitofono VOG 7
con interfaccia di controllo
XIV

Ufficio
Area di lavoro con telefonia Full IP integrata alla FILARE/ BUS
videosorveglianza e antincendio con diffusione sonora. IP

Wi-Fi

Diffusori
acustici per
controsoffitti

Loop di rilevatori fumo

Ripetitore
fuoriporta

Targa
monofacciale

Videocitofono
iPerTAlk

Pulsante
manuale Telefono CL
Digit., IP/SIP
Telecamera video
smart IP Wi-fi
Videotelefono 7” IP

ISDN/PSTN
Modem/Router
CENTRALINO ADSL

Telecamere
Centrale Centrale Base IP-PABX Switch bullet
EVAC antincendio
digitale

NVR
Monitor

Appendice
XV

Retail
Impianto per centro commerciale con alte esigenze di FILARE/ BUS
videocontrollo e sicurezza con installazione della linea IP
di videosorveglianza IP Neius Platinum e antincendio
digitale con software di supervisione IperFire.

Loop di rilevatori fumo

Proiettore
di suono
bidirezionale

Pulsante Targa
manuale monofacciale
SALA DI CONTROLLO
Centrale
antincendio
digitale

Centrale
EVAC

Telecamere
dome
Base
microfonica
per annunci

NVR Switch PoE


Telecamere
bullet
AUTORIMESSA

Alimentatore
periferico
supplementare

Centrale Rilevatore di gas Rilevatore di gas


rilevazione gas tipo EX II 2GD tipo EX II 3GD

loop di rilevatori
PARCHEGGI SOTTERRANEI
XVI

Hotel
Sistema di gestione di un hotel di ampie dimensioni con ANALOGICO
gestione centralizzata dei servizi di controllo degli accessi,
FILARE/ BUS
della climatizzazione, illuminazione e sicurezza.
IP

230V

Telefono
analogico

Incontro
elettrico Segnalazione SOS

Gateway terminali
analogici

Lettore di TAG esterno Lettore di TAG interno Termostato

230V
Dispositivo di controllo
della camera

BASE IP-PABX

Gateway linee
analogiche/ISDN
Modem/ RECEPTION
Router ADSL

Appendice
100+ QUESITI REALI IN MATERIA
DI IMPIANTI ELETTRICI IN AMBITO RESIDENZIALE
Lo scopo del portale NT24.it “novità tecniche per il settore elettrico” è risolve-
re problemi tecnico-normativi reali fornendo una risposta chiara e immediata
ai quesiti degli utenti. La particolarità è che questa pubblicazione è stata scritta
“per metà” dai lettori del sito, che hanno contribuito inviandoci i loro dubbi in
materia di impianti elettrici: il valore aggiunto è proprio questo: i quesiti arrivano
direttamente “dal campo”. Questo libro raccoglie infatti una selezione di oltre 100
quesiti reali giunti in redazione (su oltre 7.000 quesiti totali sottoposti dai nostri
lettori dal 2017) e le relative risposte.
Il servizio gratuito di risposta ai quesiti tecnici rappresenta una delle attività più
importanti del portale. Per inviare un quesito basta compilare il form all’indirizzo:
http://www.nt24.it/portal/quesiti-tecnici-chiedi-a-nt24-it/.
I quesiti presenti nel libro sono stati attentamente vagliati e analizzati. Vengono
ritenuti aggiornati al momento della pubblicazione del libro. Tutti i contenuti ven-
gono elaborati con la massima cura dalla redazione e dagli autori.
Rispetto ai quesiti pubblicati sul sito, alcuni sono stati estesi, rielaborati ed even-
tualmente aggiornati, per questa pubblicazione. I contenuti, ovviamente, non
hanno il carattere di ufficialità che è proprio solo dei testi normativi e legislativi, e
rappresentano l’opinione di NT24 e dei suoi collaboratori.

€ 30,00

Potrebbero piacerti anche