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1
ABB, da sempre leader nel settore dell’impiantistica industriale, ha recente-
mente deciso di intraprendere un percorso di crescita a fianco degli installatori
civili per offrire loro un portafoglio di prodotti e servizi innovativi per un suppor-
to concreto nel lavoro quotidiano.
Questo percorso è iniziato da una pagina Facebook nata per essere un luo-
go virtuale in cui gli installatori e l’azienda possano instaurare un confronto
costruttivo per porre le basi di una collaborazione in grado di delineare il futuro
di questo settore. In questa pagina Facebook potrai trovare informazioni utili
sui prodotti più interessanti, sulle novità normative, sui corsi di formazione e
tanto altro.
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(facebook.com/installatoriresidenziale)
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200+
NT24
quesiti reali
in materia di
impianti elettrici
Premessa ....................................................................................................11
1. Obblighi e responsabilità
1.1 Quali procedure per “omologare” un impianto elettrico? ....................... 13
1.2 Libretto di uso e manutenzione: è obbligatorio?...................................... 14
1.3 Impianto “fatto in casa”: cosa si può fare? ............................................. 16
1.4 Schema unifilare: è obbligatorio per piccoli impianti? ............................ 17
1.5 Obbligo di progetto e decreto 37/08 ....................................................... 18
1.6 E’ obbligatorio il cartello con le istruzioni di primo soccorso in cabina? 20
1.7 Dichiarazione di conformità manutenzione straordinaria: invio al SUAP? .... 21
1.8 Responsabile tecnico: quali requisiti secondo decreto 37/08 ................. 22
1.9 Illuminazione di sicurezza nelle cabine di trasformazione ...................... 23
1.10 Campanello per emergenza nelle docce: quando è obbligatorio? ......... 24
1.11 Documentazione “obbligatoria” per impianti elettrici e fotovoltaici .......24
1.12 Limiti dimensionali del 37/08: superficie netta o lorda? ........................ 25
1.13 Perito senza esame di stato: “prefisso Per.Ind.” e DPR 462 ...................25
1.14 ATEX: l’impianto elettrico in zona 2 va omologato? ............................... 26
1.15 Fornitura BT: interruzioni lunghe, brevi e transitorie .............................28
1.16 Interruttori magnetotermici: coordinamento e responsabilità ...............29
1.17 Per quanto tempo si deve conservare la dichiarazione di conformità? .. 32
1.18 Applicabilità del decreto 37/08 in “piccoli edifici protettivi” .................. 32
3
1.19 Impresa non installatrice: verifica dei requisiti in CCIA .........................33
1.20 Carenze documentali: denunciare un collega scorretto ....................... 34
1.21 Dichiarazione di conformità: ancora valida dopo 23 anni? .................... 36
1.22 Può firmare l’installatore, o serve il professionista? ............................. 37
1.23 Cambiare le lampadine in condominio ................................................. 38
3. Cantieri
3.1 Messa a terra di ponteggi metallici ........................................................ 61
3.2 Misurare la resistenza di terra di un ponteggio .......................................61
3.3 Cantiere edile con impianto elettrico preesistente ................................. 61
3.4 Cantiere: la protezione da 30 mA “scatta” sempre! ................................ 62
3.5 Cantiere con cabina MT/BT: sono obbligatori i differenziali da 30 mA? ... 63
3.6 Impianto di cantiere: serve la dichiarazione di conformità? .................... 63
4
4. Elementi di base
4.1 “Massa” o “parte intermedia?” .............................................................67
4.2 Sistemi elettrici ................................................................................... 67
4.3 Gruppo elettrogeno: dimensionamento linee e relative protezioni ..........68
4.4 Collegamenti equipotenziali inutili, anzi dannosi .................................. 71
4.5 Dimensionamento del conduttore di protezione PE ............................. 72
4.6 Coordinamento con le protezioni nei sistemi TN ....................................75
4.7 Potere di interruzione e corrente di cortocircuito ..................................76
4.8 Calcolo della sezione dei cavi lato BT di un trasformatore ......................77
5. Lavori elettrici
5.1 Nuova 11-27 e formazione: cosa cambia? .............................................79
5.2 Barriere e griglie nelle “cabine a giorno” ...............................................79
5.3 Lavori elettrici in cabina e secondo operatore .......................................80
5.4 Aggiornamento PES alla 11-27 quarta edizione .....................................81
5.5 Lavori fuori tensione su linee MT secondo Norma CEI 11-27 ..................82
5.6 Qualificazione dei docenti per corsi PES PAV ........................................82
5.7 Individuare la scadenza del tappeto isolante .........................................83
5.8 Segnali di pericolo: quali riferimenti normativi o legislativi? ..................84
6. Impianti di terra
6.1 “Terra globale” secondo la Norma CEI 99-3 (CEI EN 50522) ...................86
6.2 Messa a terra degli impianti di pubblica illuminazione ............................87
6.3 Un contatore, due impianti di terra ........................................................88
6.4 Impianto di terra globale in uno stabilimento industriale ........................88
7. Componenti
7.1 Interruttore magnetotermico: quale curva? ......................................... 89
7.2 Differenziali da 30 mA: quando sono obbligatori nei sistemi TN? .......... 90
7.3 Differenziale da 300 mA nelle abitazioni ............................................... 91
7.4 Altezza da terra dei componenti elettrici ............................................. 92
7.5 Interruttore automatico… di manovra .................................................. 93
5
7.6 Quadro con più alimentazioni: si può? ................................................. 94
7.7 Quadro preassemblato: chi prova i differenziali? ................................. 94
7.8 Lampade di emergenza: sono obbligatorie o bastano i cartelli? ........... 95
7.9 Trasformatori MT/BT e marcatura CE .................................................. 96
7.10 Cosa significa la sigla “SPD”? ........................................................... 97
7.11 Interruttore differenziale o sottoquadro in classe II? .......................... 97
7.12 Protezione differenziale generale in una camera d’albergo ................ 99
7.13 Modifica al cablaggio di un componente: decade la garanzia? ........... 99
7.14 Differenziali tipo A: sono più resistenti ai disturbi? ............................ 100
7.15 “Recuperare” il vecchio impianto elettrico ........................................ 101
7.16 Asse di inserzione verticale delle prese: si può? ................................ 102
7.17 Chiarimenti sulla direttiva EMC 2014/30/UE ....................................... 103
7.18 UPS: dove collocarli e quale manutenzione? ......................................104
7.19 E’ obbligatoria la morsettiera in ingresso a un quadro? ...................... 105
7.20 Protezione di un carico trifase con dispositivi monofase ................... 106
7.21 Nuova certificazione del quadro ASC: è possibile? ........................... 106
7.22 SPD per impianti di illuminazione a LED ............................................ 107
8. Conduttori e condutture
8.1 Tabelle CEI UNEL per la scelta e il dimensionamento dei cavi .............. 109
8.2 Coesistenza tra cavi dati e cavi energia ............................................... 109
8.3 Distanza tra linee elettriche e tubi dell’acqua ...................................... 110
8.4 Portata dei cavi in corrente continua e Tabella CEI UNEL 35026 .......... 111
8.5 Colore dei cavi .................................................................................... 111
8.6 Dimensionamento dei cavi BT ............................................................. 112
8.7 Corrugato flessibile nei telai del cartongesso: si può? ......................... 113
8.8 Differenza tra cavo FG7 e FROR .......................................................... 114
8.9 Cavi LS0H: obbligatori per un albergo con 50 posti letto? .................... 115
8.10 Un cavo multipolare utilizzato per collegare due circuiti distinti ......... 119
8.11 Quali distanze tra cavi MT e uno scarico fognario? ............................ 119
8.12 Posa in canale completamente racchiuse in materiali non combustibili 120
8.13 Autorimesse sotterranee: quale posa? ............................................. 121
6
8.14 Colore dei conduttori negli impianti con UN = 230/127 V .................... 121
8.15 Norma CEI UNEL 36762: esistono corrispondenze internazionali? .....122
8.16 Quale norma fissa la durata dei cavi MT? ........................................... 123
8.17 Portata dei cavi su più piani in passerella .......................................... 124
8.18 Tubi e canali in locali per lavorazione di prodotti ad uso alimentare ....125
7
10.5 Misura della resistenza dei conduttori PE - EQP - EQS (R < 0,2 ohm) ...151
10.6 Negozio di ottica: locale medico? Obbligatoria la denuncia? Le verifiche?152
10.7 Impianti classificati secondo 64-4: ancora “a regola d’arte”? ..............152
10.8 Coordinamento delle protezioni: locali medici .................................... 153
10.9 Locali medici: caratteristiche del nodo equipotenziale ....................... 153
10.10 Classificazione camere di degenza: locali di gruppo 1? .................... 154
10.11 Manutenzione elettrica nei locali medici .......................................... 156
10.12 Misure degli equipotenziali nei locali di gruppo 2 ............................. 157
10.13 Valutazione del rischio e locali medici assimilati .............................. 158
10.14 Collegamenti equipotenziali e zona paziente .................................... 158
11. Fulmini
11.1 Valutazione rischio fulmini: chi firma? ................................................ 160
11.2 Valutazione rischio fulmini: esistono limiti dimensionali? .................... 160
11.3 Fulmini: valutazione del rischio R4 ..................................................... 161
11.4 LPS esistente ma non necessario: servono gli SPD? .......................... 161
11.5 Scariche atmosferiche: valutazione del rischio in un impianto esteso 162
11.6 Ritirata la 81-3: è obbligatorio l’aggiornamento DVR fulmini? ..............163
11.7 Aggiornare la valutazione del rischio alla Norma CEI EN 62305 .......... 163
8
12.12 Ristrutturazione del bagno: serve la dichiarazione di conformità? .... 176
12.13 Unità abitativa: quale manutenzione e quale documentazione? ........177
12.14 Grado di protezione nelle zone 3 dei locali contenenti bagni o docce 178
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14.11 Cavo MT al trasformatore: si può lasciare “un po’ di scorta”? ........... 207
14.12 Generale di macchina subito fuori dal quadro di distribuzione ..........208
14.13 Criteri per il cablaggio a monte e a valle dell’interruttore ..................208
14.14 Modifiche ai “carica muletti”: quali controindicazioni? ..................... 209
14.15 Potere di interruzione secondo Norma CEI 0-21 ............................... 210
14.16 Prese a disposizione delle ditte esterne: differenziale o no? ............. 210
14.17 Dimensionamento delle apparecchiature (ICC nel PdC) ......................212
14.18 Equipotenziali in bagno: serve una cassetta dedicata? .................... 214
14.19 Progetto “vecchio”: posso realizzare ugualmente l’impianto? .......... 214
14.20 Decreto 37/08: limiti dimensionali per obbligo di progetto ................ 215
14.21 Collegamenti equipotenziali nei servizi igienici ................................ 216
14.22 “Pulsante di sgancio”: quali requisiti? .............................................. 216
14.23 Collegamenti EQS del bagno… in cucina .......................................... 218
14.24 Comando di emergenza autorimessa ............................................... 220
14.25 Protezioni nuove, UPS e sezionamento del neutro in un sistema TN ..221
14.26 Quadro elettrico alimentato da presa a spina: si può? ...................... 222
14.27 Illuminazione delle vie di fuga: 1 o 5 lx? ............................................ 222
14.28 Sistemi TT: protezione differenziale all’origine dell’impianto ............ 225
14.29 Impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo ....................................... 225
14.30 Comando di emergenza, GE ed elettropompe antincendio ................226
14.31 Distanza tra contatore del Distributore e quadro elettrico ............... 226
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NT24
premessa
Lo scopo del portale NT24.it “novità tecniche per il settore elettrico” è dal 2012
risolvere problemi tecnico-normativi reali fornendo una risposta chiara e imme-
diata ai quesiti degli utenti. Questa pubblicazione, che raccoglie oltre duecento
quesiti reali giunti in redazione e le relative risposte, è stata scritta “per metà”
dai lettori del sito, che hanno contribuito inviandoci i loro dubbi in materia di
impianti elettrici. Il valore aggiunto del documento è proprio questo: i duecento
quesiti arrivano direttamente “dal campo”.
Le domande sono state selezionate e suddivise nei seguenti argomenti: Ob-
blighi e responsabilità, dichiarazione di conformità e dichiarazione di rispon-
denza, cantieri, elementi di base per l’impiantistica elettrica, lavori elettrici,
impianti di terra, componenti, conduttori e condutture, riferimenti legislativi e
normativi, locali medici, fulmini, unità abitativa e condominio, verifiche e con-
trolli, progettazione.
Il servizio gratuito di risposta ai quesiti tecnici rappresenta una delle attività più
importanti del portale. Per inviare un quesito basta compilare il form all’indiriz-
zo: http://www.nt24.it/portal/quesiti-tecnici-chiedi-a-nt24-it/.
I quesiti presenti nel libro sono attentamente vagliati e analizzati e ritenuti ag-
giornati al momento della pubblicazione. Tutti i contenuti vengono elaborati con
la massima cura dalla redazione e dagli autori. I contenuti, ovviamente, non
hanno carattere di ufficialità che è proprio solo dei testi normativi e legislativi.
Buona lettura e... buon lavoro!
Luca Vitti
direttore tecnico NT24
11
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obblighi
e responsabilità
Solo per gli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione, è prevista
una omologazione/prima verifica da parte di ASL/ARPA ai sensi dell’art. 5 dello
stesso DPR 462/01:
13
Impianti in luoghi con pericolo di esplosione
14
Obblighi del committente o del proprietario
2: “Il proprietario dell’impianto adotta le misure necessarie per conservarne le
caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa vigente in materia, tenen-
do conto delle istruzioni per l’uso e la manutenzione predisposte dall’impresa
installatrice dell’impianto e dai fabbricanti delle apparecchiature installate.
Resta ferma la responsabilita’ delle aziende fornitrici o distributrici, per le parti
dell’impianto e delle relative componenti tecniche da loro installate o gestite“.
15
1.3 Impianto “fatto in casa”: cosa si può fare?
Sono un perito industriale - elettronica e telecomunicazioni - regolar-
mente iscritto presso il collegio dei periti. Sono altresì laureando in
ing. elettronica, avendo tra l’altro sostenuto gli esami di elettrotecni-
ca e macchine elettriche e sistemi elettronici di potenza negli impianti elettrici.
Aggiungo che sono in possesso di attestato di qualifica professionale di “Ispet-
tore alle Verifiche Elettriche” per impianti di messa a terra, con conseguente
abilitazione all’esercizio dell’attività, conseguito a seguito di specifico corso di
formazione presso un organismo autorizzato dal Ministero delle Attività Produt-
tive. Il corso di formazione è stato così articolato: 100 ore di formazione; 8 ore
di formazione tecnica in aula; n. 2 ispezioni in affiancamento ad ispettori abili-
tati; n. 2 ispezioni supervisionate da ispettori abilitati; esame finale.
Orbene, un mio parente mi chiede cosa fare per mettersi in regola relativamen-
te ad un impianto elettrico a servizio del suo negozio. Preciso che l’impianto in
questione lo ha realizzato lui stesso. Chiedo dunque quali adempimenti sareb-
bero necessari e se, date le mie competenze cui ho accennato, potrei occupar-
mene io stesso.
16
Art. 7. Dichiarazione di conformita’
6. Nel caso in cui la dichiarazione di conformita’ prevista dal presente artico-
lo non sia stata prodotta o non sia piu’ reperibile, tale atto e’ sostituito - per
gli impianti eseguiti prima dell’entrata in vigore del presente decreto - da una
dichiarazione di rispondenza, resa da un professionista iscritto all’albo profes-
sionale per le specifiche competenze tecniche richieste, che ha esercitato la
professione, per almeno cinque anni, nel settore impiantistico a cui si riferisce
la dichiarazione, sotto personale responsabilita’, in esito a sopralluogo ed ac-
certamenti, ovvero, per gli impianti non ricadenti nel campo di applicazione
dell’articolo 5, comma 2, da un soggetto che ricopre, da almeno 5 anni, il ruolo
di responsabile tecnico di un’impresa abilitata di cui all’articolo 3, operante nel
settore impiantistico a cui si riferisce la dichiarazione).
17
Come descrizione dell’impianto può bastare la tabella schematica. Si consiglia
la lettura della Guida CEI 0-2 “Guida per la definizione della documentazione
di progetto degli impianti elettrici”, che anche se riporta ancora riferimenti alla
46/90 fornisce utili approfondimenti.
Si ricorda infine che alle unità abitative si applica il Capitolo 37 della Norma CEI
64-8 (impianti a livelli).
18
c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobili adibiti
ad attivita’ produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi, quando le utenze
sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa la parte in bassa tensio-
ne, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi potenza impe-
gnata superiore a 6 kW o qualora la superficie superi i 200 m2;
d) impianti elettrici relativi ad unita’ immobiliari provviste, anche solo parzial-
mente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di locali adibi-
ti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione o a maggior rischio
di incendio, nonche’ per gli impianti di protezione da scariche atmosferiche in
edifici di volume superiore a 200 mc;
e) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), relativi agli impianti elettro-
nici in genere quando coesistono con impianti elettrici con obbligo di progetta-
zione;
f) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera c), dotati di canne fumarie col-
lettive ramificate, nonche’ impianti di climatizzazione per tutte le utilizzazioni
aventi una potenzialita’ frigorifera pari o superiore a 40.000 frigorie/ora;
g) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera e), relativi alla distribuzione e
l’utilizzazione di gas combustibili con portata termica superiore a 50 kW o do-
tati di canne fumarie collettive ramificate, o impianti relativi a gas medicali per
uso ospedaliero e simili, compreso lo stoccaggio;
h) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera g), se sono inseriti in un’attivi-
ta’ soggetta al rilascio del certificato prevenzione incendi e, comunque, quan-
do gli idranti sono in numero pari o superiore a 4 o gli apparecchi di rilevamento
sono in numero pari o superiore a 10.
3. I progetti degli impianti sono elaborati secondo la regola dell’arte. I progetti
elaborati in conformita’ alla vigente normativa e alle indicazioni delle guide e
alle norme dell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione appartenenti agli
Stati membri dell’Unione europea o che sono parti contraenti dell’accordo sullo
spazio economico europeo, si considerano redatti secondo la regola dell’arte.
4. I progetti contengono almeno gli schemi dell’impianto e i disegni planimetrici
nonche’ una relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell’installa-
zione, della trasformazione o dell’ampliamento dell’impianto stesso, con parti-
19
colare riguardo alla tipologia e alle caratteristiche dei materiali e componenti
da utilizzare e alle misure di prevenzione e di sicurezza da adottare. Nei luoghi
a maggior rischio di incendio e in quelli con pericoli di esplosione, particolare
attenzione e’ posta nella scelta dei materiali e componenti da utilizzare nel ri-
spetto della specifica normativa tecnica vigente.
5. Se l’impianto a base di progetto e’ variato in corso d’opera, il progetto pre-
sentato e’ integrato con la necessaria documentazione tecnica attestante le
varianti, alle quali, oltre che al progetto, l’installatore e’ tenuto a fare riferimen-
to nella dichiarazione di conformita’.
6. Il progetto, di cui al comma 2, e’ depositato presso lo sportello unico per l’e-
dilizia del comune in cui deve essere realizzato l’impianto nei termini previsti
all’articolo 11.”
20
numeri telefonici da contattare in caso di necessità (medici, ospedali, ambulan-
ze, ecc. più vicini)”.
MA…
QUINDI…
21
Anche se l’articolo 9 comma 2 del decreto semplificazioni fa in realtà riferi-
mento alla dichiarazione unica di conformità degli impianti (art.9 comma 1),
non ancora introdotta, il concetto è valido anche per il modello attuale: non è
quindi richiesto l’invio della dichiarazione di conformità allo sportello unico, se
non per il rilascio del certificato di agibilità o nei casi previsti dall’articolo 2 del
DPR 22 ottobre 2001, n. 462 “Messa in esercizio e omologazione dell’impianto”.
Sennò, che semplificazione è?
22
periodo non inferiore a tre anni, escluso quello computato ai fini dell’apprendi-
stato e quello svolto come operaio qualificato, in qualita’ di operaio installatore
con qualifica di specializzato nelle attivita’ di installazione, di trasformazione, di
ampliamento e di manutenzione degli impianti di cui all’articolo 1.
2. I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative
di cui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersi anche in forma di collabo-
razione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa da parte del titolare, dei
soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresi’, in possesso dei requi-
siti tecnico-professionali ai sensi dell’articolo 4 il titolare dell’impresa, i soci
ed i collaboratori familiari che hanno svolto attivita’ di collaborazione tecnica
continuativa nell’ambito di imprese abilitate del settore per un periodo non in-
feriore a sei anni.
Per le attivita’ di cui alla lettera d) dell’articolo 1, comma 2, tale periodo non
puo’ essere inferiore a quattro anni.
23
1.10 Campanello emergenza nelle docce, quando è obbligatorio?
In una palazzina dove dovrò realizzare gli impianti elettrici delle uni-
tà abitative il capitolato prevede il cordoncino in bagno con annessa
suoneria per emergenza. Uno in ogni doccia o vasca. Ma non era ob-
bligatorio solo per gli hotel?
Per gli impianti elettrici occorre fare riferimento al decreto 37/08, che
prevede progetto (sempre obbligatorio, ma che può essere firmato
da responsabile tecnico di impresa installatrice, entro certi limiti di-
mensionali) e dichiarazione di conformità (di chi realizza l’impianto).
Rientrano nell’ambito di applicazione del decreto 37/08 anche gli impianti foto-
voltaici che:
- hanno una potenza (nominale) minore o uguale a 20 kW;
- sono impianti di autoproduzione, ovvero quando l’utente consuma in parte o
in toto l’energia prodotta;
- sono posti al servizio di un edificio o nelle relative pertinenze.
Anche questi impianti fotovoltaici sono soggetti al rilascio della dichiarazione
di conformità e del progetto.
Gli altri impianti fotovoltaici seguono in genere regole dettate da GSE e AEEG,
alle quali si rimanda per approfondimenti.
24
1.12 Limiti dimensionali del 37/08: superficie netta o lorda?
Quando si indicano le superfici oltre le quali occorre il progetto
200/400 m2 si intendono calpestabili o lordi?
Non vi sono nel decreto 37/08 (così come non vi erano nella legge
46/90 e nel DPR 447/91) precise indicazioni in merito al criterio di de-
terminazione delle superfici dei locali. Un criterio utilizzabile è quel-
llo di considerare i metri quadrati utili, siano o meno calpestabili, al netto della
superficie delle eventuali pareti.
Nel computo delle superfici utili sono da escludere le eventuali aree esterne.
Un riferimento corretto può essere quello dei parametri indicati nella eventuale
pratica presentata agli uffici comunali da professionista abiliatato (SCIA = Se-
gnalazione Certificata di inizio attività ediliza, CIA = Comunicazione inizio attivi-
tà, CIL= Comunicazione di inizio lavori in edilizia libera, CILA = Comunicazione
di inizio lavori asseverata in edilizia libera, DIA = Denuncia di inizio attività edi-
lizia) ovvero della Segnalazione Certificata di inizio attività ai fini antincendio.
In ogni caso, nel dubbio, è meglio privilegiare la scelta di affidare, per meglio
identificare compiti e responsabilità, la progettazione ad un professionista abi-
litato.
1.13 Perito senza esame di stato: “prefisso Per. Ind.” e DPR 462
La mia è una domanda forse non fondamentale dal punto di vista
tecnico, ma è solo un chiarimento formale; mi chiedevo se un libero
professionista che ha conseguito il diploma all’ITIS di perito elettro-
tecnico ma non ha fatto l’esame di stato di abilitazione all’esercizio della libera
professione di perito industriale, può indicarsi nella carta intestata con il prefis-
so P.I. (perito industriale)? Ed eventualmente è un vincolo per l’abilitazione alle
verifiche del DPR 462/01?
25
sensi del DPR 462 l’esame di stato e l’iscrizione al collegio non è vincolante. La
procedura per la qualificazione considera l’intero curriculum dell’interessato.
Capo III
Impianti in luoghi con pericolo di esplosione
Art. 5 - Messa in esercizio e omologazione
1 . La messa in esercizio degli impianti in luoghi con pericolo di esplosione non
può essere effettuata prima della verifica di conformità rilasciata al datore di
lavoro ai sensi del comma 2.
2 . Tale verifica è effettuata dallo stesso installatore dell’impianto, il quale rila-
scia la dichiarazione di conformità ai sensi della normativa vigente.
3. Entro trenta giorni dalla messa in esercizio dell’impianto, il datore di lavoro
invia la dichiarazione di conformità all’ASL o all’ARPA territorialmente compe-
tenti.
4. L’omologazione è effettuata dalle ASL o dall’ARPA competenti per territorio,
che effettuano la prima verifica sulla conformità alla normativa vigente di tutti
26
gli impianti denunciati.
5. Nei comuni singoli o associati ove è stato attivato lo sportello unico per le
attività produttive la dichiarazione di cui al comma 3 è presentata allo sportello.
6. Le verifiche sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono a carico
del datore di lavoro.
Art. 6 - Verifiche periodiche - Soggetti abilitati
1. Il datore di lavoro è tenuto ad effettuare regolari manutenzioni dell’impianto,
nonché a far sottoporre lo stesso a verifica periodica ogni due anni.
2. Per l’effettuazione della verifica, il datore di lavoro si rivolge all’ASL o all’AR-
PA od ad eventuali organismi individuati dal Ministero delle attività produttive,
sulla base di criteri stabiliti dalla normativa tecnica europea UNI CEI.
3 . Il soggetto che ha eseguito la verifica periodica rilascia il relativo verbale
al datore di lavoro che deve conservarlo ed esibirlo a richiesta degli organi di
vigilanza.
4. Le verifiche sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono a carico
del datore di lavoro.
Capo IV
Disposizioni comuni ai capi precedenti
Art. 7 - Verifiche straordinarie
1. Le verifiche straordinarie sono effettuate dall’ASL o dall’ARPA o dagli or-
ganismi individuati dal Ministero delle attività produttive, sulla base di criteri
stabiliti dalla normativa europea UNI CEI.
2 . Le verifiche straordinarie sono, comunque, effettuate nei casi di:
a) esito negativo della verifica periodica;
b) modifica sostanziale dell’impianto;
c) richiesta del datore di lavoro.
Art. 8 - Variazioni relative agli impianti
1. Il datore di lavoro comunica tempestivamente all’ufficio competente per ter-
ritorio dell’ISPESL e alle ASL o alle ARPA competenti per territorio la cessa-
zione dell’esercizio, le modifiche sostanziali preponderanti e il trasferimento o
spostamento degli impianti.
27
1.15 Fornitura BT: interruzioni lunghe, brevi e transitorie
Durante l’arco dell’anno avvengono spesso, interruzioni di alimenta-
zione (BT) in una zona mentre in tutte le altre aree adiacenti a que-
sta zona l’alimentazione è presente. Le interruzioni di alimentazione
sono in qualche caso breve due tre ore fino anche sei ore arrivando addirittura
alla giornata intera e anche a tutta notte compreso l’intero giorno successivo.
Tutte le interruzioni sono senza preavviso. Spesso si esce di casa la mattina e
si ritorna la sera senza energia.
Come si può risolvere questo problema? Contrattualmente quali sono gli ob-
blighi del Distributore? Quante interruzioni brevi sono previste l’anno? Quante
interruzioni lunghe sono previste l’anno? Cosa si intende per interruzioni brevi
e lunghe? Il Distributore è obbligato a preavvisare per le interruzioni?
28
a guasti o emergenze e di almeno due giorni lavorativi per tutti gli altri casi.
Il numero annuale di interruzioni per cliente è indicato, in rapporto ad una serie
di parametri (geografici, numero di utenti, etc.) nell’Allegato A al Testo integra-
to di cui alla Delibera AEEG N° 198/2011.
L’Authority pubblica sul proprio sito gli “Indicatori di continuità del servizio re-
lativi alle interruzioni lunghe, brevi e transitorie“. Dal sito dell’ AEEG sono sca-
ricabili moduli per inoltrare alla stessa i reclami per disservizi ed interruzioni
della fornitura. Si consiglia di provvedere ad una approfondita verifica tecnica
dell’impianto elettrico utente oggetto dei disservizi prima dell’inoltro del relati-
vo reclamo.
IB < IN < IZ
IF < 1,45 IZ
dove:
IB = corrente di impiego del circuito;
IN = corrente nominale del’interruttore;
29
IZ = portata a regime permanente del cavo;
IF = corrente di sicuro funzionamento dell’interruttore automatico ovvero la
sovraccorrente per la quale l’interruttore magnetotermico interviene (ovvero
apre il circuito) nel tempo convenzionale a 1,45 IN per la norma CEI EN 60898 in
un tempo di 1 ora per IN < 63 A e di 2 ore per IN > 63 A; e a 1,3 IN per la norma CEI
EN 60947-2 in un tempo di 1 ora per IN < 63 A e di 2 ore IN > 63 A.
Ai fini del coordinamento per la protezione dal corto circuito devono essere
verificate in ogni punto dell’impianto le seguenti disequazioni:
IKMAX ≤ P.d.I.
I²t ≤ K²S²
dove:
IKMAX = Corrente di cortocircuito massima nel punto di installazione;
P.d.I. = Potere di interruzione apparecchiatura di protezione;
I²t = Integrale di Joule della corrente di cortocircuito presunta (valore letto sulle
curve delle apparecchiature di protezione);
K = Coefficiente della conduttura utilizzata, ad esempio:
115 per cavi in rame isolati in PVC (76 se alluminio)
143 per cavi in rame isolati in XLPE/EPR (94 se alluminio)
S = Sezione della conduttura.
30
I2t2(A2s)
ICC (A)
I2t(A2s)
ICC (A)
Infine, per rispondere alla seconda parte del quesito, non è responsabilità del
manutentore dell’impianto la scelta e la taratura dei dispositivi di protezione,
anzi, il manutentore è tenuto verificare (e a non modificare) la corrispondenza
delle tarature con quanto previsto dalla documentazione di progetto e segnala-
re tempestivamente eventuali difformità o anomalie (guida CEI 64-14).
31
1.17 Per quanto tempo si deve conservare la dichiarazione di confor-
mità?
Spesso, a fronte della richiesta all’impresa installatrice di copia della
dichiarazione di conformità, la risposta è negativa adducendo la scu-
sa che è passato molto tempo. Esiste un obbligo legislativo o norma-
tivo che stabilisce il tempo di conservazione del predetto documento?
32
La definizione di fabbricato o di edificio è desumibile dalla Circolare Ministero
dei Lavori Pubblici n° 1820 del 23 luglio 1960 e dal Testo Unico per l’edilizia
DPR 6 giugno 2001 n° 380 e successive modifiche ed integrazioni:
a. definizione di edificio
Per fabbricato o edificio si intende qualsiasi costruzione coperta, isolata da vie
o da spazi vuoti, oppure separata da altre costruzioni mediante muri che si ele-
vano, senza soluzione di continuità, dalle fondamenta al tetto; che disponga di
uno o più liberi accessi sulla via, e possa avere una o più scale autonome.
Se, come talvolta accade, il piccolo edificio non dovesse contenere solo im-
pianti a servizio delle installazioni interrate ma anche illuminazione, prese di
servizio ecc. Il decreto 37/08 si applica solo a questi ultimi, ovvero alla parte di
impianti elettrici a servizio dell’edificio.
33
torizzate all’installazione, alla trasformazione, all’ampliamento e alla manuten-
zione degli impianti, relativi esclusivamente alle proprie strutture interne e nei
limiti della tipologia di lavori per i quali il responsabile possiede í requisiti pre-
visti all’art.4.
6. Le imprese, dí cui ai commi 1, 3, 4 e 5, alle quali sono stati riconosciuti i re-
quisiti tecnico-professionali, hanno diritto ad un certificato di riconoscimento,
secondo i modelli approvati con decreto del Ministro dell’industria, del com-
mercio e dell’artigianato dell’11 giugno 1992. Il certificato è rilasciato dalle
competenti commissioni provinciali per l’artigianato, di cui alla legge 8 agosto
1985, n. 443, e successive modificazioni, o dalle competenti camere di com-
mercio, di cui alla legge 29 dicembre 1993, n. 580, e successive modificazioni“.
34
creto 37/08 e il responsabile tecnico è in possesso dei regolari requisiti tecni-
co-professionali di cui all’art. 4 del medesimo decreto, le violazioni agli obblighi
indicati nel decreto 37/08 e le relative sanzioni sono disciplinate dall’art 15 del
decreto di cui riportiamo di seguito il testo:
Art. 15. Sanzioni
1. Alle violazioni degli obblighi derivanti dall’articolo 7 del presente decreto si
applicano le sanzioni amministrative da euro 100,00 ad euro 1.000,00 con rife-
rimento all’entita’ e complessita’ dell’impianto, al grado di pericolosita’ ed alle
altre circostanze obiettive e soggettive della violazione.
2. Alle violazioni degli altri obblighi derivanti dal presente decreto si applicano
le sanzioni amministrative da euro 1.000,00 ad euro 10.000,00 con riferimento
all’entita’ e complessita’ dell’impianto, al grado di pericolosita’ ed alle altre cir-
costanze obiettive e soggettive della violazione.
3. Le violazioni comunque accertate, anche attraverso verifica, a carico delle
imprese installatrici sono comunicate alla Camera di commercio, industria, ar-
tigianato e agricoltura competente per territorio, che provvede all’annotazione
nell’albo provinciale delle imprese artigiane o nel registro delle imprese in cui
l’impresa inadempiente risulta iscritta, mediante apposito verbale.
4. La violazione reiterata tre volte delle norme relative alla sicurezza degli im-
pianti da parte delle imprese abilitate comporta altresi’, in casi di particolare
gravita’, la sospensione temporanea dell’iscrizione delle medesime imprese
dal registro delle imprese o dall’albo provinciale delle imprese artigiane, su
proposta dei soggetti accertatori e su giudizio delle commissioni che sovrin-
tendono alla tenuta dei registri e degli albi.
5. Alla terza violazione delle norme riguardanti la progettazione ed i collaudi, i
soggetti accertatori propongono agli ordini professionali provvedimenti disci-
plinari a carico dei professionisti iscritti nei rispettivi albi.
6. All’irrogazione delle sanzioni di cui al presente articolo provvedono le Came-
re di commercio, industria, artigianato ed agricoltura.
7. Sono nulli, ai sensi dell’articolo 1418 del Codice Civile, i patti relativi alle atti-
vita’ disciplinate dal presente regolamento stipulati da imprese non abilitate ai
sensi dell’articolo 3, salvo il diritto al risarcimento di eventuali danni.
35
Avendone titolo in quanto cliente del suddetto installatore può segnalare, a
mezzo raccomandata a.r. o email PEC, agli uffici della Camera di commercio,
industria, artigianato e agricoltura competente per territorio le violazioni alle
prescrizioni indicate nei vari articoli del decreto 37/08.
Qualora sussistano nell’esecuzione o nella gestione e manutenzione degli im-
pianti violazioni alle disposizioni di cui al D.Lgs.81/08 è possibile segnalare i
fatti al competente ufficio della ASL (o AST)/ARPA competente per territorio.
Nulla osta, a fronte del risultato degli accertamenti sopraindicati e delle viola-
zioni accertate, al ricorso verso la magistratura civile o penale secondo il caso.
Prima della messa in servizio dopo un periodo così lungo (ovviamente senza
manutenzione) è opportuno in ogni caso verificare se l’impianto è ancora sicu-
ro incaricando personale competente (installatore o professionista). In questa
fase potrete sistemare anche tutti i “difetti” del passato.
36
1.22 Può firmare l’installatore, o serve il professionista?
Sono un installatore di impianti elettrici e tecnologici, da quando
faccio questo lavoro ho realizzato diversi impianti anche in ambienti
esterni che siccome accorpati a edifici di notevole importanza il tutto
ricadeva sotto l’obbligo di progetto.
Adesso dovrei realizzare un impianto elettrico in un parco auto composto da un
ufficio di circa 40 m2 e un piazzale di circa 2500 m2.
La fornitura di energia elettrica è di 6 kW. L’impianto esterno è composto da
cinque pali con fari a LED, cinque telecamere, impianto antintrusione perime-
trale e diffusione sonora.
In questo caso visto che il decreto 37/08 si riferisce ad impianti interni e il fab-
bricato è di circa 40 m2 e visto che la fornitura non supera i 6 kW, per l’impianto
esterno che insiste su una superficie commerciale di circa 2500 m2 necessita
di progetto per l’impianto elettrico?
Sotto certi limiti dimensionali (decreto 37/08 art 5 comma 2 lettere da “A” a “G”)
il progetto può essere redatto dal responsabile tecnico dell’impresa installatri-
ce. Negli altri casi deve essere redatto da professionista iscritto a ordine o albo.
Tutto ciò premesso, ai fini del calcolo della superficie “utile” al raggiungimento
del limite dimensionale (400 m2) concorre solo la superficie interna degli edifi-
ci e delle relative pertinenze, nel suo caso quindi 40 m2.
Considerato che la potenza impegnata non supera i 6 kW, se l’ufficio non con-
37
tiene zone classificate (ad esempio maggior rischio in caso di incendio) e l’atti-
vità non rientra negli elenchi delle attività sottoposte a controlli di prevenzione
incendi, il progetto può essere firmato dal responsabile tecnico dell’impresa
installatrice.
38
rendere operativo il manuale d’uso e manutenzione dell’impianto elettrico.
Va da sè che un soggetto non abilitato, non autorizzato (e tantomeno assicura-
to) per l’esecuzione di determinate opere o lavorazioni non può invocare rim-
borsi per i danni derivati dalla propria condotta (nel caso di specie improvvida).
Questo è quanto previsto dalla Norma CEI 11-27 in materia:
Per gli impianti a bassa tensione tali sostituzioni fuori tensione possono essere
eseguite da una PEC se l’apparecchiatura è conforme alle relative norme di
prodotto e la PEC è stata preventivamente istruita sul comportamento da tene-
re nell’esecuzione dell’intervento.
In tutti gli altri casi, specialmente per gli impianti in AT e MT, la sostituzione
deve essere eseguita in conformità alle procedure di cui all’art. 6. La sostitu-
zione degli accessori non estraibili deve essere eseguita in accordo con le pro-
cedure di lavoro stabilite nell’art. 6. Si deve avere cura di assicurare che le
parti di ricambio siano idonee all’impiego nelle apparecchiature sottoposte a
manutenzione.
39
dichiarazioni
di conformità
e di rispondenza
2.1 Dichiarazione di rispondenza + dichiarazione di conformità
Sono stato chiamato per ricostruire la documentazione mancante di
un negozio (non sono mai stati fatti progetto e dichiarazione di confor-
mità e il negozio deve essere venduto). Se non ho capito male, posso
fare una dichiarazione di rispondenza secondo decreto 37/08 e dichiarazione
di conformità per i lavori eseguiti per sistemare quello che non va. E’ corretto?
40
denza, la dichiarazione di adeguatezza della cabina MT/BT. I due documenti
sono assolutamente indipendenti e distinti.
Al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla normati-
va vigente, comprese quelle di funzionalita’ dell’impianto, l’impresa installatri-
ce rilascia al committente la dichiarazione di conformita’ degli impianti realiz-
zati nel rispetto delle norme”
41
La dichiarazione di conformità va redatta in caso di nuovo impianto, trasforma-
zione, ampliamento e manutenzione straordinaria. Non va rilasciata in caso di
manutenzione ordinaria (sostituzione di un componente, controlli di manuten-
zione ecc.).
Nel caso in cui la dichiarazione di conformita’.. omissis .. , non sia stata prodot-
ta o non sia piu’ reperibile, tale atto e’ sostituito - per gli impianti eseguiti prima
dell’entrata in vigore del presente decreto - da una dichiarazione di risponden-
za, resa da un professionista iscritto all’albo professionale per le specifiche
competenze tecniche richieste, che ha esercitato la professione, per almeno
cinque anni, nel settore impiantistico a cui si riferisce la dichiarazione, sotto
personale responsabilita’, in esito a sopralluogo ed accertamenti, ovvero, per
gli impianti non ricadenti nel campo di applicazione dell’articolo 5, comma 2,
da un soggetto che ricopre, da almeno 5 anni, il ruolo di responsabile tecnico di
un’impresa abilitata di cui all’articolo 3, operante nel settore impiantistico a cui
si riferisce la dichiarazione.
42
2.5 Dichiarazione di rispondenza, responsabile da 5 anni ma...
Ho recentemente firmato la dichiarazione di rispondenza di un ap-
partamento con potenza impegnata 3 kW. Ora mi è venuto il seguente
dubbio: io sono responsabile tecnico dai tempi della legge 46/90, ma
due anni fa ho cambiato ragione sociale (da S.r.l. a ditta individuale).
I cinque anni previsti dal decreto 22 gennaio 2008, n.37 sono da considerarsi
nella stessa azienda? Se così fosse devo contattare il committente e annullare
la dichiarazione?
Il decreto 22 gennaio 2008 n.37 non prevede affatto che i cinque anni
di esperienza siano “alle dipendenze” di una singola azienda, per cui
Lei ha tutti i requisiti per firmare la dichiarazione oggetto del quesito.
Ne approfitto per ricordare che secondo il decreto 37/08 le responsabilità civili
(e penali) ricadono direttamente sulla persona che firma.
43
2.7 Dichiarazione di conformità per piattaforme di sollevamento
Nel giro di una settimana ho ricevuto due richieste di rilascio Dichia-
razione di conformità al decreto 37/08 per le piattaforme di solleva-
mento fornite a due clienti. Noi progettiamo e realizziamo la macchina
ed il suo impianto elettrico (quadro di comando e pulsantiere) e ci andiamo poi
a collegare ad una linea elettrica esistente nel magazzino o capannone. La mia
domanda è: è corretto rilasciare questa dichiarazione di conformità per i nostri
impianti? Ho visto che l’art.1 del decreto alla lettera f) cita appunto gli impianti
di sollevamento. Se è corretto rilasciarla occorre un’abilitazione particolare?
La prima è una piattaforma a pantografo per sole merci installata all’esterno di
un magazzino. La seconda è una piattaforma a montante per sole merci instal-
lata all’interno di un magazzino.
Ieri si è aggiunto il terzo caso: la stessa richiesta per una piattaforma a montan-
te per il sollevamento di merci e persone, installata all’interno di un magazzino.
44
L’abilitazione è legata alla figura del responsabile tecnico, che deve essere in
possesso dei requisiti tecnico professionali indicati dall’art. 4 dello stesso de-
creto:
45
abilitate del settore per un periodo non inferiore a sei anni. Per le attivita’ di cui
alla lettera d) dell’articolo 1, comma 2, tale periodo non puo’ essere inferiore a
quattro anni.
Risulta chiaro dalla lettura del decreto 37/08 che la redazione del
progetto è obbligatoria per l’installazione in qualsiasi edificio di un
nuovo impianto, ovvero per la trasformazione e l’ampliamento di un
impianto esistente.
Sono escluse dalla redazione del progetto le attività di manutenzione straordi-
naria e di manutenzione ordinaria:
46
albi professionali secondo la specifica competenza tecnica richiesta mentre,
negli altri casi, il progetto, come specificato all’articolo 7, comma 2, e’ redatto,
in alternativa, dal responsabile tecnico dell’impresa installatrice.
2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, e’ redatto da un
professionista iscritto agli albi professionali secondo le specifiche competenze
tecniche richieste, nei seguenti casi:
…
c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobili adibiti
ad attività produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi, quando le utenze
sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa la parte in bassa tensio-
ne, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi potenza impe-
gnata superiore a 6 kW o qualora la superficie superi i 200 m2;
Se gli impianti elettrici sono stati realizzati prima del 13 marzo 1990 e sono
in esercizio non risulta necessaria la redazione di un progetto salvo nei casi
di esecuzione di trasformazioni o di ampliamenti degli stessi impianti. Natu-
ralmente questi impianti dovevano e devono essere regolarmente mantenuti
secondo le norme di buona tecnica e la regola dell’arte (Norme CEI/UNI, DPR
547/55 (abrogato dal D.Lgs. 81/08), D.Lgs. 626/94, D.Lgs 81/08, Norme di pre-
venzione incendi).
Per detti impianti ai fini dell’attestazione della loro conformità ai principi gene-
rali di sicurezza definiti dalla legislazione e dalla normativa tecnica vigente (nel
caso di specie D.Lgs 81/08, Norme CEI/UNI, Norme di prevenzione incendi) non
è assolutamente sufficiente “fotografare” la realtà esistente.
E’ invece necessario eseguire, ai sensi delle vigenti norme tecniche, una va-
lutazione a mezzo verifiche (con prove e misure) delle condizioni di sicurezza
degli impianti al fine di accertare che gli impianti installati fossero conformi alle
47
norme tecniche vigenti al momento della loro realizzazione, e che il loro stato
attuale presenti i requisiti di cui alle norme tecniche attualmente vigenti.
Di fatto è da eseguire una valutazione del rischio elettrico sulla scorta di quan-
to indicato nell’art. 80 Capo III del D.Lgs. 81/08 con il supporto delle normative
tecniche e successivamente identificare gli eventuali interventi di adeguamen-
to tecnico-normativo da eseguirsi sugli impianti.
Per l’esecuzione degli interventi si dovranno classificare gli stessi in relazione
alle categorie di “nuova installazione”, “trasformazione” o “ampliamento”, op-
pure “adeguamento” e determinare la sussistenza dei relativi obblighi di pro-
getto e successivamente all’esecuzione degli impianti rilasciare la relativa “Di-
chiarazione di conformità degli impianti alla regola dell’arte”.
Nel merito della “dichiarazione di rispondenza”, è interpretazione consolidata
e condivisibile che la stessa non può essere rilasciata per gli impianti antece-
denti l’entrata in vigore della legge 46/90 cosi come desumibile dalla lettura del
comma 6 art. 7 decreto 37/08:
Art. 7 comma 6
Nel caso in cui la dichiarazione di conformità prevista dal presente articolo,
salvo quanto previsto all’articolo 15, non sia stata prodotta o non sia più reperi-
bile, tale atto e’ sostituito – per gli impianti eseguiti prima dell’entrata in vigore
del presente decreto – da una dichiarazione di rispondenza, resa da un profes-
sionista iscritto all’albo professionale per le specifiche competenze tecniche
richieste, che ha esercitato la professione, per almeno cinque anni, nel settore
impiantistico a cui si riferisce la dichiarazione, sotto personale responsabilità,
in esito a sopralluogo ed accertamenti, ovvero, per gli impianti non ricadenti
nel campo di applicazione dell’articolo 5, comma 2, da un soggetto che ricopre,
da almeno 5 anni, il ruolo di responsabile tecnico di un’impresa abilitata di cui
all’articolo 3, operante nel settore impiantistico a cui si riferisce la dichiarazio-
ne.
48
2.9 Dichiarazione conformità per impianti di illuminazione
E’ richiesta la dichiarazione di conformità di un impianto di illumina-
zione esterna? Secondo quanto leggo nel dacreto 37/08 la dichiara-
zione di conformità è richiesta solo per impianti all’interno o nelle
pertinenze degli edifici. Nel caso del mio cliente si tratta del vialetto di ingresso
dello stabilimento.
Il 37/08 non si applica nel caso, ad esempio, degli impianti di illuminazione pub-
blica.
Esame a vista
Art. 61.2.3 L’esame a vista deve riguardare le seguenti condizioni, per quanto
applicabili:
49
a) metodi di protezione contro i contatti diretti ed indiretti (Capitolo 41);
b) metodi di protezione contro gli effetti termici (Capitolo 42, Sezione 527);
c) scelta dei conduttori per quanto concerne la loro portata e la caduta di ten-
sione (Capitolo 43, Sezioni 523 e 525);
d) scelta e taratura dei dispositivi di protezione e di segnalazione (Capitolo 53);
e) presenza e corretta messa in opera dei dispositivi di sezionamento o di co-
mando (Sez. 536);
f) scelta dei componenti elettrici e delle misure di protezione idonei con riferi-
mento alle influenze esterne (Sezione 422, Articolo 512.2, Sezione 522);
g) corretta identificazione dei conduttori di neutro e di protezione (Articolo
514.3);
h) dispositivi di comando unipolari connessi ai conduttori di fase (Sezione 537);
i) presenza di schemi, di cartelli monitori e di informazioni analoghe (Articolo
514.5);
j) identificazione dei circuiti, dei fusibili, degli interruttori, dei morsetti ecc. (Se-
zione 514);
k) idoneità delle connessioni dei conduttori (Sezione 526);
I) presenza ed adeguatezza dei conduttori di protezione, compresi i conduttori
per il collegamento equipotenziale principale e supplementare (Capitolo 54);
m) agevole accessibilità dell’impianto per interventi operativi e di manutenzio-
ne (Sez. 513 e 514).
Prove
Devono essere eseguite, per quanto applicabili, e preferibilmente nell’ordine
indicato, le seguenti prove:
a) continuità dei conduttori (61.3.2);
b) resistenza di isolamento dell’impianto elettrico (61.3.3);
c) protezione mediante sistemi SELV e PELV o mediante separazione elettrica
(61.3.4);
d) resistenza dei pavimenti e delle pareti (61.3.5);
e) protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione (61.3.6);
f) protezione addizionale (61.3.7);
50
g) prova di polarità (61.3.8);
h) prova dell’ordine delle fasi (61.3.9)
i) prove di funzionamento (61.3.10);
j) caduta di tensione (61.3.11).
51
gennaio 2008, n. 37 (il “37/08″). Questo l’articolo 6 comma 3 (che riprende i re-
quisiti del regolamento di attuazione della 46/90, il DPR 447/91 all’art. 5 comma
8):
8. Gli impianti elettrici nelle unita’ immobiliari ad uso abitativo realizzati prima
del 13 marzo 1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento e prote-
zione contro le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di protezione con-
tro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o protezione con
interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale non superiore
a 30 mA.
Il decreto 37/08 (per quanto concerne gli impianti “ante 90″) si riferisce solo
agli impianti a servizio delle unità immobiliari e non ribadisce l’obbligo di ade-
guare i vecchi impianti.
Non si deve però pensare che l’obbligo di adeguare sia stato abrogato insieme
alla 46/90, in quanto tutti gli impianti dovevano essere già stati adeguati da 10
anni al momento della pubblicazione del decreto 37/08 in Gazzetta Ufficiale.
Se il suo impianto soddisfa le condizioni indicate al comma 2 allora formalmen-
te “può andare bene“, compatibilmente con quasi mezzo secolo di esercizio, e
non le può essere richiesta dichiarazione di conformità (o tanto meno di rispon-
denza).
Detto questo, se stiamo parlando di un luogo di lavoro, un minimo di documen-
tazione che descriva come è realizzato l’impianto deve esserci, così come do-
veva esserci anche nel 1972 (secondo il DPR 547/55) se non altro per effettua-
re correttamente la manutenzione obbligatoria (attualmente prescritta dall’art.
86 del DLgs 81/08).
52
mento che l’amministratore non vuole altri fornitori, lui mi chiede la conformità
del lavoro che io ho fatto, cioè la sostituzione delle fotocellule, è obbligatoria
farla per questo tipo di lavorazione effettuata? Se non lo è esiste qualche nor-
mativa o qualcosa che attesti ciò?
L’unico documento che può rilasciare, pur non avendone nessun obbligo giuri-
dico o tecnico, è quello di una semplice comunicazione su carta intestata nella
quale si dichiara che l’intervento di manutenzione ordinaria (ovvero di sostitu-
zione di un componente con altro uguale o analogo per caratteristiche tecniche
e funzionali) è stato eseguito in riferimento alla normativa vigente e secondo le
istruzioni del libretto di manutenzione dell’impianto.
A questa comunicazione può, se vuole, allegare la dichiarazione di conformità
e/o la scheda tecnica dei prodotti installati. Dovrà compilare il registro dei con-
trolli di manutenzione descrivendo l’intervento effettuato e riportando i compo-
nenti sostituiti.
53
In nessun caso l’installatore è obbligato ad allegare le planimetrie alla
dichiarazione di conformità: se il progetto è redatto dal responsabi-
le tecnico di impresa installatrice (sotto i limiti dimensionali previsti
dal decreto 37/08 art. 5) gli elaborati planimetrici non sono necessari (decreto
37/08 art. 7 comma 2):
54
L’eliminazione di punti luci o prese che non implicano interventi sulle
linee o sulle relative protezioni non richiedono il rilascio della dichia-
razione di conformità ai sensi del decreto 37/08: non modificano la
struttura dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso. Trat-
tandosi di modifiche rispetto alla documentazione “as built” è opportuno ag-
giornare gli elaborati, e necessario annotare tali interventi nel libretto di uso e
manutenzione dell’impianto.
55
comunicava l’effettuato controllo e ripristino degli impianti, facendo anche pre-
sente che lo stato attuale degli stessi non rispondeva alle attuali normative CEI.
Da quanto appreso da committente, questo ultimo ha presentato al Comune
tale dichiarazione, oltre alle altre documentazioni del caso, per il rilascio dell’a-
gibilità dell’edificio.
Ci è stato però comunicato che il Comune non ha rilasciato l’agibilità proprio
per l’ultima frase che abbiamo indicato nella nostra dichiarazione della “non
rispondenza degli impianti alle attuali normative”.
Non sono state emesse certificazioni di conformità in quanto i lavori non rien-
trano nel caso, nè tantomeno ci è stato commissionato un lavoro per adegua-
mento degli impianti. Chiediamo se, così come fatto, a seguito del ripristino
degli impianti, siamo obbligati ad indicare che gli stessi non sono adeguati alle
attuali normative oppure possiamo ometterlo.
In questo ultimo caso il Comune accetterebbe la nostra semplice dichiarazione
di controllo e ripristino, per emissione di agibilità dell’edificio. Diversamente
crediamo che il committente sarà obbligato ad adeguare gli impianti con con-
seguente rilascio della certificazione di conformità.
56
pianti e quale grado di pericolo rappresentino per i proprietari e gli utilizzatori
degli stessi.
Vi è di più, in presenza di palesi violazioni della normativa prevenzionale e/o di
immediato pericolo per le persone e le cose quale operatore qualificato avete
l’obbligo di segnalare le violazioni alle autorità competenti (ASL, Arpa, ecc.).
Qualora abbiate svolto interventi di manutenzione (ordinaria o straordinaria) o
altre opere su impianti elettrici che presentavano evidenti violazioni in materia
di sicurezza senza provvedere alle segnalazioni di cui sopra è palese la vostra
corresponsabilità in caso di incidente.
Il Committente ha sbagliato nel presentare le Vostre documentazioni al Comu-
ne, e bene ha fatto il Comune a respingere la domanda di agibilità per la quale
il decreto 37/08 prevede all’ Art. 9. al comma 1 che:
57
Gli interventi di adeguamento degli impianti dovranno considerare gli obblighi
di progetto ed essere seguiti dal rilascio della dichiarazione di conformità ai
sensi del decreto 37/08 che riporterà l’attestazione sopra citata afferente alla
parte di impianti conforme. Con riferimento all’art. 9 comma 1, il Comune ai fini
dell’agibilità può solo accettare la dichiarazione di conformità di cui all’articolo
7 ovvero per gli impianti realizzati dopo il 13 marzo 1990 e prima del 22 gennaio
2008 la dichiarazione di rispondenza di cui all’art. 7 comma 6.
Il Committente è obbligato ad adeguare gli impianti alla vigente normativa e
legislazione tecnica, intendendo per quest’ultima anche le disposizioni in ma-
teria antisismica che possono influenzare la costruzione e la sicurezza degli
impianti elettrici.
- lettera a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le utenze
condominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abitative aventi potenza
impegnata superiore a 6 kW;
- lettera c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli im-
58
mobili adibiti ad attività produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi,…..
omissis…..quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi potenza
impegnata superiore a 6 kW
59
la massima potenza che può essere prelevata in un punto di connessione. Nel
caso di utenti dotati di dispositivo limitatore, la potenza disponibile è la mas-
sima potenza che può essere prelevata in un punto di connessione senza che
l’Utente finale sia disalimentato.
60
cantieri
61
Secondo me è uno spreco di risorse, in quanto le prese preesistenti vanno be-
nissimo per attaccare i piccoli strumenti necessari ai lavori (flessibili, tassella-
tori, forse martelli pneumatici).
Inoltre le condutture dell’impianto di cantiere sarebbero “a vista”, mentre quel-
le preesistenti sono a parete, con conseguenti vantaggi per la sicurezza. In-
fine per quanto concerne “la bolletta”, non cambia nulla in quanto mi dovrei
derivare dal contatore dell’edificio (non è prevista la posa di un contatore per
il cantiere). Vorrei un parere in merito e se possibile un riferimento legislativo
preciso.
62
cantieri: “Le prese a spina e gli apparecchi utilizzatori mobili permanentemen-
te connessi, entrambi aventi correnti nominali fino a ed inclusi 32 A, devono es-
sere protetti da dispositivi differenziali aventi corrente differenziale nominale
di intervento non superiore a 30 mA“. Come posso fare?
63
elettrici “eseguita da imprese in possesso di idonei requisiti tecnico professio-
nali e del relativo rilascio dell’attestazione di conformità di detti impianti”.
Nel dettaglio gradirei un parere dell’applicabilità di tale passo legislativo nel
caso in cui la prestazione lavorativa avvenga in un grande cantiere “permanen-
te” all’aperto dove vengono realizzate grandi strutture metalliche per il settore
oil & gas.
Il cantiere in questione è dotato di proprie cabine di trasformazione MT/BT, di
una propria rete di terra e di quadri di distribuzione principali distribuiti lungo
tutta l’area di costruzione da cui si diramano poi gli impianti “temporanei”.
Per ambo le parti di questi impianti (fissa e temporanea) vengono rispettate tut-
te le norme di buona tecnica, di verifica periodica e di manutenzione e i quadri
sono esclusivamente di tipo ASC.
Arrivando al dunque, vorrei capire se un contrattista che si allaccia in manie-
ra “temporanea” ai quadri di distribuzione primaria “permanenti” utilizzando
a sua volta esclusivamente quadri di distribuzione conformi (sempre ASC) a
valle dei quali estende il solo impianto di prese a spina (alimentazione di sal-
datrici e apparecchi elettrici portatili) debba produrre o meno dichiarazione di
conformità per quest’ultimo tratto di impianto (allaccio tramite presa al quadro
primario, e successiva diramazione impiantistica mobile).
Tale attività essendo inoltre ricondotta fondamentalmente al solo allaccio di
una presa spina di un quadro certificato secondario, ad un quadro certifica-
to primario, può essere eseguita da semplici elettricisti (PES) o deve essere
eseguita da “da imprese in possesso di idonei requisiti tecnico professionali
che provvederanno al relativo rilascio dell’attestazione di conformità di detti
impianti”?
64
• opere pubbliche;
• lavori di movimentazione di terra;
• lavori simili.
Siamo in un contesto di cantiere di lavoro all’interno di una grossa struttura in-
dustriale (es. raffineria): la parte di impianto fisso è rappresentata dalla trasfor-
mazione MT/BT, dalla distribuzione principale fino all’alimentazione dei quadri
principali. Su questa parte non ci sono dubbi: si applica tutta la legislazione e
le norme tecniche relative agli impianti elettrici utilizzatori.
Dai quadri principali partono delle linee che alimentano dei quadri “di cantiere
ASC”, se queste linee sono di tipo fisso sono da progettare, ai sensi del decre-
to 37/08, perché vanno valutate la scelta e le portate delle condutture, vanno
scelti i dispositivi di protezione protezione delle linee, e le modalità di installa-
zione. Si applicano le regole generali della Norma CEI 64-8 con l’aggiunta delle
prescrizioni della Sezione 704 relativa agli impianti per cantiere.
Se l’alimentazione del quadro di cantiere (ASC) viene effettuata tramite presa
a spina, la presa di alimentazione avrà a monte un dispositivo di protezione
idoneo in relazione alla portata definita dal tipo di presa a spina, ovvero deve
proteggere la linea di alimentazione per la sua lunghezza/sezione/portata.
Se si rispettano le portate delle prese a spina e si associano dispositivi di prote-
zione idonei, va tutto bene, se si cominciano ad usare riduttori/adattatori, come
se ne vedono tanti nei cantieri, il rischio aumenta: quindi, al di là delle definizio-
ni della Norma CEI 11-27, o si evita l’intercambiabilità, e allora chi li collega non
serve che sia persona competente, oppure il collegamento è opportuno che sia
coordinato/effettuato/vigilato da persona esperta (PES) e competente.
Gli apparecchi elettrici di tipo portatile o trasportabile non si considerano parte
dell’impianto elettrico, non si applica la Norma CEI 64-8 e non ricadono negli
obblighi del Decreto 37/08.
Questa è l’introduzione della Sezione 704 della Norma CEI 64-8, che può aiutare:
Nei cantieri di costruzione, gli impianti fissi sono limitati alle apparecchiature
che comprendono gli apparecchi di comando, di protezione e di sezionamento
principali (704.537).
Gli impianti a valle sono considerati come impianti movibili o trasportabili.
65
La presente Sezione si applica sia agli impianti fissi sia agli impianti movibili o
trasportabili, ad esclusione degli apparecchi utilizzatori.
Queste prescrizioni particolari non si applicano:
• agli impianti trattati dalla Pubblicazione IEC 60621, con apparecchiature di
natura simile a quelle utilizzate nelle miniere a cielo aperto.
• agli impianti nei luoghi di servizio dei cantieri (uffici, spogliatoi, sale di riu-
nione, spacci, ristoranti, dormitori, servizi igienici ecc.) ai quali si applicano le
prescrizioni generali delle Parti da 1 a 6 della presente Norma.
Con l’occasione si ricorda che il progetto degli impianti elettrici per i cantieri
edili non è obbligatorio ai sensi del decreto 37/08… ma nemmeno vietato!
66
elementi
di base
67
cabina di trasformazione non è del fornitore, ma è parte integrante dell’impian-
to stesso e l’impianto di terra è unico.
IH < 1,1 SN / √ 3 U
dove:
IH = corrente di intervento termico in ampere del dispositivo di protezione a val-
le dell’alternatore
SN = Potenza nominale in kVA dell’alternatore
U = Tensione nominale in Volt ai morsetti dell’alternatore
68
mina il valore della reattanza nominale dell’alternatore pari a:
XN = U0 / IN = U2N / SN
dove:
69
3a) la corrente di corto circuito monofase transitoria ai morsetti dell’alternatore:
I’k1 = 3 U0 / (2X’d + Xo)
4) la corrente massima di corto circuito ai morsetti dell’alternatore:
I”k1 = 1,4 I”k
5) la corrente massima di corto circuito valore di picco ai morsetti dell’alterna-
tore:
Ip1 = 2,82 I”k1
70
4.4 Collegamenti equipotenziali inutili, anzi dannosi…
Un mio cliente insiste a farmi collegare i pali metallici dell’illumina-
zione esterna su un lato di uno stabilimento alimentato in bt in area
urbana alla recinzione metallica (tubolare in acciaio).
Io mi oppongo, perché misurando, mi sono accorto che la recinzione non è una
massa estranea. Una volta portatogli le evidenze, mi ha liquidato dicendo di col-
legarla comunque, che tanto male non fa, anzi, migliora la resistenza di terra.
71
Situazione di pericolo per la persona che dovesse toccare due parti separate
della recinzione.
72
Sp = √ I2t / k
dove:
Sp : sezione del conduttore di protezione (mm2);
I : valore efficace della corrente di guasto che può percorrere il conduttore di
protezione per un guasto di impedenza trascurabile (A);
t : tempo di intervento del dispositivo di protezione (s);
NOTA 1 Si deve tener conto dell’effetto di limitazione della corrente dovuto alle
impedenze del circuito ed alla capacità di limitazione (integrale di Joule) del
dispositivo di protezione.
K : fattore il cui valore dipende dal materiale del conduttore di protezione, dell’i-
solamento e di altre parti e dalle temperature iniziali e finali. Valori di K per i
conduttori di protezione in diverse applicazioni sono dati nelle Tabb. 54B, 54C,
54D e 54E, in cui δi indica la temperatura iniziale e δf la temperatura finale.
Se dall’applicazione della formula risulta una sezione non unificata, deve esse-
re usato il conduttore di sezione unificata immediatamente superiore.
NOTA 2 È necessario che la sezione così calcolata sia compatibile con le con-
dizioni imposte dall’impedenza dell’anello di guasto.
NOTA 4 Si deve tener conto della massima temperatura ammessa per le con-
nessioni.
NOTA 5 I valori per i cavi con isolamento minerale sono allo studio.
73
74
4.6 Coordinamento con le protezioni nei sistemi TN
Nei sistemi TN la norma consente l’utilizzo di dispositivi (sia differen-
ziali, sia automatici contro le sovracorrenti) rispettando la relazione
ZS • IA ≤ U0 entro i tempi della tabella 4 per i circuiti terminali con cor-
renti inferiori a 32A, o entro 5s per i circuiti di distribuzione o per circuiti termi-
nali con correnti nominali superiori a 32A.
Se l’interruzione automatica non può essere ottenuta rispettando le condizioni
precedentemente illustrate si può realizzare un collegamento equipotenziale
supplementare connesso a terra.
Vorrei sapere perchè questo collegamento mi permette di realizzare la prote-
zione contro i contatti indiretti. ringrazio distinti saluti.
ZS • IA < U0
dove:
ZS è l’impedenza dell’anello di guasto che comprende la sorgente, il conduttore
attivo fino al punto di guasto ed il conduttore di protezione tra il punto di guasto
e la sorgente;
IA è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di prote-
zione, entro il tempo definito nella Tab. 41A in funzione della tensione nominale
U0 per i circuiti specificati in 413.1.3.4, ed, entro un tempo convenzionale non
superiore a 5 s per gli altri circuiti; se si usa un interruttore differenziale Ia è la
corrente differenziale nominale di intervento.
U0 è la tensione nominale verso terra in volt in c.a. e in c.c.
Praticamente per i circuiti di distribuzione la verifica della condizioni di cui so-
pra è sempre garantita dal corretto coordinamento dei dispositivi di protezione
a corrente inversa.
75
Nelle condizioni più restrittive derivanti da valori più elevati dell’impedenza
dell’anello di guasto, in particolare nei circuiti terminali, ove non sia possibi-
le per ragioni tecniche e/o di funzionalità utilizzare una protezione a corrente
differenziale (che garantisce la protezione sino a valori molto elevati di ZS) è
necessario realizzare un collegamento equipotenziale supplementare ai sensi
degli art. 413.1.3.6 e 413.1.2.2.1.
La funzione di questo collegamento è quella di ridurre il valore dell’impedenza
dell’anello di guasto realizzando un collegamento a terra vicino all’utilizzatore.
Il collegamento equipotenziale crea una resistenza in parallelo al circuito che
abbassa il valore dell’impedenza dell’anello di guasto.
Deve essere garantita l’efficacia del collegamento equipotenziale locale con-
nesso a terra verificando la resistenza tra ogni masse ed ogni massa estraneaa
simultaneamente accessibile secondo la relazione indicata nell’art. 413.1.2.2.2
R < UL / IA
dove:
Ia è la corrente (in A) che provoca il funzionamento automatico entro 5 s del
dispositivo di protezione contro le sovracorrenti.
434.3.1 Il potere di interruzione non deve essere inferiore alla corrente di cor-
tocircuito presunta nel punto di installazione.
È tuttavia ammesso l’utilizzo di un dispositivo di protezione con potere di inter-
ruzione inferiore se a monte è installato un altro dispositivo avente il necessa-
76
rio potere di interruzione. In questo caso le caratteristiche dei due dispositivi
devono essere coordinate in modo che l’energia che essi lasciano passare non
superi quella che può essere sopportata senza danno dal dispositivo situato a
valle e dalle condutture protette da questi dispositivi.
NOTA In alcuni casi può essere necessario prendere in considerazione, per i
dispositivi situati a valle, altre caratteristiche, quali le sollecitazioni dinamiche
e l’energia d’arco.
Si raccomanda che le informazioni necessarie siano fornite dai costruttori di
questi dispositivi.
77
Ai fini di permettere il coordinamento delle protezioni magnetiche consigliamo
di raddoppiare i conduttori applicando un fattore k2 = 0,8 che riduce la portata
IZ degli stessi a circa 970 A.
Ricordiamo che il dimensionamento richiestoci, con i relativi calcoli di coordi-
namento, è uno degli obbligatori compiti del progettista degli impianti (iscritto
all’albo professionale) in quanto installazioni ricomprese nell’ art. 5 comma 2
lettera c) del decreto 37/08.
Poichè le condizioni che influenzano il dimensionamento dei conduttori sono
molteplici e varie caso per caso (condizioni di posa, tipo di conduttura, tempe-
rature ambiente e di lavoro, regime di carico della macchina, presenza e tipo
armoniche, etc. etc.) quanto da noi indicato è ipotesi meramente teorica senza
alcuna possibile applicazione pratica.
78
lavori
elettrici
79
del reparto di manutenzione elettrica presente in loco H24 di cui fan parte PES
per le attività di manutenzione, anche in queste zone.
In alcune di queste cabine (le più datate) le griglie di protezione delle celle sono
fissate con perni a vite, apribili, volendo, anche a “mani nude” senza cacciaviti
o brugole. Sono a norma o devo prevedere lucchetti o altri sistemi apribili solo
con idonea attrezzatura?
Nel vostro caso chi entra in cabina fa parte del reparto di manuten-
zione elettrica ed è una Persona ESperta per le relative attività. Come
tale sa che le griglie di protezione servono per evitare il contatto ac-
cidentale con parti attive in tensione, e quindi non possono essere rimosse. Chi
accede per l’esecuzione di lavori elettrici sa bene che secondo la Norma 11-27,
prima di eseguire un lavoro fuori tensione in media tensione occorre aprire il
sezionatore, rimuovere le barriere, verificare l’assenza di tensione e mettere a
terra e in cortocircuito le parti fuori tensione e a fine lavori ripristinare le bar-
riere.
Alla luce di queste considerazioni il sistema di fissaggio delle griglie di prote-
zione è per voi indifferente, quindi direi che va bene così.
80
Norma CEI 11-27
81
5.5 Lavori fuori tensione su linee MT secondo Norma CEI 11-27
Avrei necessità di sapere se la Norma CEI 11-27 permette di esegui-
re, oppure in qualche modo ne vieta l’utilizzo, di dispositivi di messa a
terra di linee elettriche aeree MT in conduttore nudo, con l’operatore
posto al suolo anziché dal traliccio o tramite l’ausilio di cestelli elevatori.
5.6 Qualificazione docenti per corsi PES PAV (Norma CEI 11-27)
Quali sono i requisiti specifici che deve avere il docente di un corso di
formazione sui lavori elettrici? Mi ricordavo che per i corsi sul DLgs
81/08 i docenti devono avere determinate caratteristiche. Posso affi-
dare il corso al mio responsabile per la sicurezza, ingegnere molto competente
ma non “certificato”?
82
Non sono richieste particolari abilitazioni o certificazioni per i do-
centi dei corsi sui lavori elettrici. Devono comunque avere provata
competenza nel campo dei lavori elettrici. Può quindi, se competen-
te, affidare la formazione dei suoi collaboratori al suo “responsabile per la si-
curezza”.
L’Allegato B (informativo) alla stessa norma riporta che prima di ogni utilizzo
83
entrambi i lati di ogni tappeto isolante devono essere ispezionati visivamente.
Solo i tappeti isolanti per lavori sotto tensione superiore a 1000 V devono es-
sere testati periodicamente. In ogni caso occorre fare riferimento al libretto di
uso e di manutenzione del costruttore.
84
caratteri, del rapporto tra questi e le dimensioni del cartello, di colore, etc. etc..
La legislazione e la normativa tecnica distinguono segnali di pericolo, divieto,
obbligo, anticendio, emergenza, avviso, multisimbolo.
85
impianti
di terra
Secondo CEI 99-3 (come del resto nella 11-1 ormai ritirata) la terra
globale costituisce un sistema interconnesso di più impianti di terra
tale da formare una zona praticamente equipotenziale. Secondo la
11-1 la terra globale era applicabile soltanto alla rete di distribuzione pubblica.
Secondo la nuova 99-3 la condizione di terra globale è applicabile anche in aree
industriali private.
86
Detto questo, per dichiarare un impianto in terra globale non basta contare il
numero delle cabine, occorre comunque misurare le tensioni di passo e contat-
to. Viceversa la dichiarazione è quantomeno opinabile.
Inoltre il nuovo impianto è alimentato in MT. Il soggetto terzo che lo gestisce ha
la responsabilità del coordinamento con i dati del guasto in media tensione e,
una volta verificata l’unicità del dispersore, può evitare di misurare la resisten-
za di terra e acquisire i dati dell’intero complesso (RT = 0,39 Ω).
87
Può risparmiare il PE e realizzare una terra locale a patto che:
1) le masse e le masse estranee collegate ai due impianti non siano
contemporaneamente accessibili;
2) un singolo differenziale non protegga masse collegate a terre separate;
3) la taratura IDN del differenziale risulti coordinata con la resistenza di terra
secondo la nota relazione IDN x RE < 50 V.
88
componenti
89
circuiti ohmico induttivi
C da 5 a 10 volte IN con correnti
di spunto medie
protezione
Z da 2,4 a 3,6 volte IN
di circuiti elettronici
90
una volta venivano classificati come circuiti terminali, ora vengono distinti in
relazione alla loro corrente nominale. La loro protezione è sempre obbligatoria,
non sempre è obbligatorio l’uso di differenziali, tanto meno da 30 mA.
I differenziali da 30mA diventano obbligatori quando è richiesta la protezione
addizionale contro i contatti diretti. Riporto le prescrizioni della norma CEI 64-8
che spero chiariscano l’eventuale dubbio:
91
Nelle abitazioni la protezione addizionale mediante l’uso di dispositi-
vi di protezione con corrente differenziale nominale d’intervento non
superiore a 30 mA è richiesta (Norma CEI 64-8 art. 412.5.3):
per i circuiti che alimentano le prese a spina con corrente nominale non su-
periore a 20 A; per i circuiti che alimentano le prese a spina con una corrente
nominale non superiore a 32 A destinate ad alimentare apparecchi utilizzatori
mobili usati all’esterno; nei locali contenenti bagni o docce (Norma CEI 64-8
Sez. 701 Art. 701.412.5): “uno o più interruttori differenziali con una corrente
differenziale nominale non superiore a 30 mA devono proteggere tutti i circuiti
situati nelle zone 0, 1, 2 e 3 se non SELV“.
La soluzione proposta va sicuramente bene a patto che sia soddisfatta la rela-
zione RE * IDN < 50 V. Ovvero, nel caso in questione, per il coordinamento delle
protezioni la resistenza di terra deve essere inferiore a 166 ohm (valore in ge-
nere non difficile da ottenere).
92
7.5 Interruttore automatico… di manovra
Gli interruttori automatici posti a protezione dei circuiti luce possono
essere abitualmente utilizzati come interruttori di manovra (accen-
do spengo) durante il corso della giornata? Un mio cliente utilizza gli
interruttori automatici (magnetotermici e differenziali) installati nel quadro per
accendere e spegnere le luci all’apertura e alla chiusura del piccolo esercizio
commerciale (mattina, pausa pranzo, sera). A me pare un utilizzo improprio,
quindi consiglio l’installazione di idonei interruttori di manovra. Cosa dice la
Norma?
93
7.6 Quadro con più alimentazioni: si può?
Mi è stato chiesto di alimentare contemporaneamente il medesimo
quadro da due sorgenti di alimentazione distinte, una “normale” di-
rettamente dal contatore del Distributore e una “privilegiata” da un
piccolo gruppo elettrogeno con gruppo di continuità. Entrambe sarebbero sem-
pre attive. E’ possibile in un ambiente a maggior rischio in caso di incendio o
devo realizzare due quadri distinti?
94
Pertanto la prova è a carico dell’installatore del quadro in quanto i dispositivi
sono da provarsi nelle condizioni reali di installazione dell’impianto elettrico.
Una volta accertato che nel mancato funzionamento dei dispositivi differenziali
non concorrono parametri, condizioni o caratteristiche dell’impianto elettrico
realizzato si potrà contestare al costruttore del quadro il mancato funziona-
mento dei dispositivi. Il costruttore del quadro deve rilasciare la dichiarazione
CE di conformità ai sensi della Direttiva bassa tensione ed apporre la marcatu-
ra CE.
Si applica quindi al quadro elettrico fornito la responsabilità di prodotto indica-
ta dalla normativa comunitaria.
A nostro modesto parere il componente difettoso deve essere sostituito secon-
do i criteri indicati dal Codice Civile.
A proposito delle prove degli interruttori differenziali le stesse devono essere
esegute secondo i criteri indicati dalla Norma CEI EN 61557-6 con valori di cor-
rente di prova pari a 5IDN, IDN e IDN.
Si consiglia di eseguire le prove in contraddittorio con il quadrista, una volta
acclarata l’estraneità dell’impianto elettrico realizzato nel concorso al malfun-
zionamento dei dispositivi differenziali.
95
caso di cattiva illuminazione naturale sarà opportuno utilizzare colori fosfore-
scenti, materiali riflettenti o illuminazione artificiale”,
d) nell’Allegato IV Requisiti dei luoghi di lavoro l’art. 1.10 “Illuminazione natu-
rale ed artificiale dei luoghi di lavoro” indica al comma 1.5.11 che “Le vie e le
uscite di emergenza che richiedono un’illuminazione devono essere dotate di
un’illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in funzione in
caso di quadro dell’impianto elettrico”,
e) il DM 10.03.1998 “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell’emergenza nei luoghi di lavoro nell’Allegato I “Linee guida per la valuta-
zione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro” precisa all’art. 3.12: ”Le vie di
uscita e le uscite di pianto devono esser indicate tramite segnaletica conforme
alla vigente normativa;
-all’art. 3.13: Tutte le vie di uscita, inclusi anche i percorsi esterni, devono es-
sere adeguatamente illuminati per consentire la loro percorribilità in sicurezza
fino all’uscita su luogo sicuro. Nelle aree prive di illuminazione naturale od uti-
lizzare in assenza di illuminazione naturale, deve essere previsto un sistema di
illuminazione di sicurezza con inserimento automatico in caso di interruzione
dell’alimentazione di rete.
La corretta risposta alla Sua domanda è che l’obbligo dipende: dalla Valuta-
zione del rischio elaborata dal datore di lavoro o dal RSPP; dalle condizioni di
svolgimento dell’attività (orari, turni, rischi, etc.); dalla Valutazione del rischio
incendio.
In ogni caso la decisione ultima sul dotare di dispositivi di illuminazione i cartelli
di indicazione delle uscite di emergenza non spetta all’installatore elettrico ma
bensì al datore di lavoro, al RSPP o al valutatore del rischio incendio o al tecnico
di prevenzione incendi, sempre con riferimento alle decisioni e alle valutazione
del datore di lavoro e del RSPP.
96
In generale i trasformatori non sono soggetti a direttiva EMC (com-
patibilità elettromagnetica). A differenza dei trasformatori BT/BT,
sempre soggetti a direttiva bassa tensione e quindi a marcatura, i
trasformatori MT/BT sono soggetti a marcatura CE per effetto del regolamento
548 del 21 maggio 2014 “modalità di applicazione della direttiva 2009/125/CE
del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i trasformatori di
potenza piccoli, medi e grandi“ che definisce i limiti di efficienza energetica dei
trasformatori.
97
re l’ubicazione dei quadri elettrici rispetto agli edifici e agli eventuali comparti-
menti antincendio.
Se Lei identifica il “quadro generale” in Classe II come il DG (dispositivo di pro-
tezione generale dell’utente) a valle del punto di consegna dell’energia in bassa
tensione da parte dell’Ente distributore (sistema TT) e il “sotto quadro” come il
quadro elettrico dell’attività, è corretto prescrivere la realizzazione di quest’ul-
timo in Classe II stante l’assenza di un dispositivo differenziale a monte.
Quanto proposto non cambia il problema della protezione contro i contatti in-
diretti del “sotto quadro” non realizzato in Classe II. Il sotto quadro eventual-
mente realizzato in Classe I è classificarsi come massa e quindi deve essere
protetto a monte da un dispositivo differenziale.
Detto dispositivo può essere installato nel quadro generale (in Classe II) oppure
nel sotto quadro, eventualmente realizzato in Classe I, ma a condizione che la
conduttura entrante nello stesso sia realizzata in Classe II sino ai morsetti di in-
gresso dell’interruttore generale (equipaggiato con dispositivo differenziale) e
i morsetti di detto interruttore siano forniti di apposita copertura isolante. Detto
dispositivo svolgerà la funzione di protezione contro i contatti indiretti per il
sotto quadro realizzato in Classe I.
Naturalmente se si opererà in un sistema TN-S (ove per il quadro generale si in-
tende il quadro immediatamente a valle della sezione di trasformazione) le con-
siderazioni sopraesposte sono superflue, salvo per le condizioni di cui all’art.
75104.2.7 della Norma CEI 64-8/7 che prescrive che le condutture entranti (o
transitanti) nel luogo a maggior rischio in caso d’incendio [tipi di condutture
inentificate nell’articolo 751.04.2.6.c) della Norma CEI 64-8/7] devono essere
protette a monte, oltre che con i criteri di cui al Capitolo 43 e Sezione 473 Nor-
ma CEI 64-8/4, anche da un dispositivo a corrente differenziale non superiore a
300 mA (eventualmente con intervento ritardato) ed in alternativa per continui-
tà di servizio con Idn 1 A ad intervento ritardato.
Altro aspetto nella configurazione dal Lei illustrata è quello della selettività del-
le protezioni contro i contatti indiretti.
98
7.12 Protezione differenziale generale in una camera d’albergo
In tutti i quadretti delle camere del residence albergo *** in *** è in-
stallato un interruttore magnetotermico differenziale indicato come
“generale” dalla targhetta. In realtà non è proprio “generale”, in
quanto se aperto, i fan coil alimentati da una linea dedicata da un quadro di
piano, rimangono in tensione.
A mio parere questo genera una situazione di pericolo per il manutentore, che
si può trovare a lavorare su parti in tensione senza saperlo. A livello normativo
questa soluzione è accettabile?
99
9 luglio 2008), a meno che la casa produttrice fornisca adeguata documenta-
zione tecnica a corredo del nuovo componente, le istruzioni di montaggio e di
cablaggio e una dichiarazione che l’apparecchio originale non viene modificato
nelle sue caratteristiche elettriche e di sicurezza dall’installazione del nuovo
componente.
100
circuiti elettronici si consiglia di valutare l’opportunità di installare interruttori
di tipo A al fine di garantire la corretta protezione dai guasti verso terra.
101
nibili, anche mediante specifica ricerca presso le case produttrici, i certificati
di conformità alle norme di prodotto del tempo. Nello specifico del quadro elet-
trico, data per scontata la corretta esecuzione tecnica del cablaggio, è da re-
perire almeno un certificato di conformità ai sensi della Norma CEI 17-13 (non
più in vigore). In assenza delle precedenti condizioni risulta difficile compilare
correttamente e in modo completo la “Relazione dei materiali utilizzati” che è
allegato obbligatorio alla “Dichiarazione di conformità dell’impianto alla regola
dell’arte” di cui all’art. 7 comma 1 del decreto 37/08.
Nel merito delle specifiche tecniche, l’utilizzo di canale in PVC esterno (solita-
mente con grado IP2X) non ci sembra adatto per un impianto elettrico nell’ipote-
si di “luogo a maggior rischio in caso d’incendio“. Inoltre non ci sembra essere
garantita, in modo adeguato dallo stesso canale, in luogo quale un autorimessa
la protezione dagli urti per installazioni sotto i 2,5 dal piano di calpestio.
Non avendo altre informazioni sulle caratteristiche e lo stato di conservazione
dei componenti è difficile dare un parere esaustivo. Certamente il lungo perio-
do dalla prima installazione non depone, con le considerazioni sopraesposte, al
riutilizzo e alla reinstallazione dei suddetti componenti.
102
ne d’inserzione delle relative spine risulti orizzontale (o prossima all’orizzonta-
le).
103
Dopo questa data potranno essere messi sul mercato o messi in servizio anche
i prodotti conformi alla precedente direttiva (2004/108/EC) che risultavano già
immessi sul mercato.
Il fabbricate e o il distributore ha l’obbligo di verificare prima della messa sul
mercato che le caratteristiche dei prodotti verifichino i requisiti essenziali di si-
curezza indicati nell’Allegato I della direttiva 2014/30/UE e predisporre la rela-
tiva nuova dichiarazione di conformità UE secondo i criteri indicati nella stessa
direttiva.
A fronte di quanto descritto e del contenuto della direttiva potranno essere ven-
duti dopo il 20 aprile 2016 i prodotti già costruiti ed immessi sul mercato.
La sua interpretazione della definizione “immissione sul mercato” è condivisi-
bile.
104
no essere dimensionate in rapporto al numero di elementi della batteria, agli Ah
e alla corrente di carica secondo la formula seguente: Nel suo caso si configu-
ra un soccorritore che deve essere conforme alla CEI EN 50171. Si individuano
i Low power supply (LPS) nei soccorritori con potenza sino a 500 W con 3 ore
di autonomia oppure fino a 1500 W con 1 ora di autonomia e i Central power
system (CPS) per le potenze e le autonomie superiori ai valori prima indicati. La
norma di riferimento per detti apparecchi è la CEI EN 50171.
Tutti gli altri apparecchi si identificano come Uninterruptible Power Supply
(UPS o gruppi di continuità) ai quali si applicano le norme CEI 62040.
Tutti gli apparecchi equipaggiati con batterie stazionarie devono essere instal-
lati in locali adeguatamente ventilati e senza presenza continuativa di persone.
La quantità d’aria, e le relative dimensioni delle aperture di ventilazione, devo-
no essere dimensionate in rapporto al numero di elementi della batteria, agli Ah
e alla corrente di carica secondo la formula seguente:
105
No, non è obbligatoria una morsettiera: la linea in cavo si può attesta-
re direttamente all’interruttore generale.
Premesso che gli impianti elettrici sono oggetto della Norma CEI 64-8
mentre per gli equipaggiamenti elettrici delle macchine bisogna ri-
ferirsi alla Norma CEI EN 60204-1, non si vedono controindicazioni
nell’uso degli interruttori automatici al posto dei fusibili. Importante è la scelta
delle caratteristiche degli interruttori (curva di intervento, potere di cortocircu-
ito, ecc.) che sia conforme al progetto o equivalente ai fusibili.
106
Consigliamo di richiedere direttamente al costruttore dei quadri (desumibile
dall’etichetta posta sulla carpenteria degli stessi) copia della relativa certifica-
zione.
Qualora il produttore sia irreperibile è possibile sanare alla mancanza eviden-
ziata eseguendo a una nuova serie di prove applicando le verifiche di progetto
di cui all’Allegato D (informativo) della citata norma, rimarcando il quadro con
la vostra ragione sociale e la marcatura CE come da indicazioni normative e le-
gislative. All’art. 1 “Campo di applicazione” il testo della norma CEI EN 61439-4
sottolinea:
“La costruzione e/o l’assemblaggio possono essere effettuati da un costruttore
diverso dal costruttore originale”.
107
chiature da proteggere. Il collegamento a terra del limitatore di sovratensione
è da collegarsi al palo (se in acciaio) o ad un conduttore di protezione all’uopo
predisposto che può essere collegato (con i debiti accorgimenti) ai ferri di ar-
matura del plinto di fondazione (se il palo è in materiale isolante).
Per la protezione dalle sovratensioni di modo differenziale si dovrà valutare, ol-
tre alla probabilità di fulminazione dei sostegni, la lunghezza e la sezione delle
linee di alimentazione.
E’ uso, eseguite le necessarie e preliminari valutazioni, installare un limitatore
di sovratensione a monte del dispositivo generale di protezione differenziale
posto a valle della fornitura in BT (Sistema TT) dedicata all’impianto di illumi-
nazione stradale. Il modo di collegamento di detto SPD è denominato “3+1″,
ovvero il polo da collegare a terra dei singoli limitatori di sovratensione installati
sulle tre fasi è riportato ad uno spinterometro dal quale si diparte il collegamen-
to verso terra. Naturalmente gli SPD devono essere adeguatamente protetti dal
corto circuito mediante fusibili aventi corrente di intervento coordinata.
Ad integrazione della protezione generale si possono installare a protezione
delle scariche dirette, ravvicinate o indirette (e la scelta è sempre del progetti-
sta dopo le necessarie valutazioni) per ciascun palo, all’interno della morset-
tiera a base palo, specifici SPD con Classe di prova II, adeguato grado di prote-
zione IP e grado di protezione del livello d’inquinamento conduttivo secco o di
condensa nell’ambiente.
Utile allo scopo può essere la lettura della Guida CEI 34-156 “Guida per la pro-
tezione degli apparecchi di illuminazione con moduli LED dalle sovratensioni”
di recente pubblicazione.
108
conduttori
e condutture
Parte delle Tabelle CEI UNEL sono ricavate dalla serie di Norme CEI
20-21, ovvero dal recepimento italiano della Norma IEC 60287 decli-
nata in diverse serie rapportate alle singole tipologie di cavi. L’elenco
esaustivo delle tabelle CEI UNEL è parte del Catalogo Generale delle Norme
tecniche edite dal CEI - Comitato Elettrotecnico Italiano ed è reperibile nel sito
CEI. Purtroppo le Norme CEI non sono gratuite. Le Norme CEI 0-16 e 0-21 sono
editate dal CEI in quanto elaborate di concerto con l’ AEEG (Autorità per l’ener-
gia elettrica, il gas e il sistema idrico) e per quest’ultima ragione sono distribuite
gratuitamente. Per Sua informazione, tutti i Comitati elettrotecnici nazionali dei
paesi aderenti o affiliati al IEC offrono a pagamento i testi delle norme tecniche.
109
Sì, può farlo. Al proposito la Norma CEI 64-8 al Paragrafo 528.1
“Vicinanza a conduttore di altri servizi elettrici” è molto chiara nelle
prescrizioni contenute nell’art. 528.1.1:
110
perché si ritiene il cavo con isolamento equivalente al doppio (classe II). Nel
caso si utilizzassero conduttori con isolamento inferiore o cordine, è necessa-
rio infilarle in guaine o tubi protettivi isolanti adeguati. La norma di riferimento
è la Norma CEI 64-8.
Per quanto riguarda i fulmini il problema si pone solo a seguito di una valuta-
zione del rischio che prevede una protezione (LPS) (parafulmine) dai fulmini,
l’LPS deve essere progettato da professionista che valuterà i necessari prov-
vedimenti.
La norma di riferimento è la Norma CEI 81-10.
111
creare una situazione ibrida che rischia di generare dubbi al manutentore che
non conosce l’impianto.
Conduttore
Conduttore
Isolante
Isolante
Guaina Guaina
Uno dei metodi per calcolare la sezione dei cavi e la relativa protezio-
ne ricorre alle tabelle CEI-UNEL per la definizione della nota formula
IB ≤ IN ≤ IZ
112
IB = corrente di impiego della linea;
IN = corrente nominale o portata dell’interruttore;
IZ = portata del cavo.
113
(conduttori), gli elementi che ne assicurano l’isolamento e protezione mecca-
nica (guaina, tubo, ecc.), il loro supporto e fissaggio (canale, tubo, passerella,
mensole, tasselli, fascette, ecc.). Tutti questi componenti devono essere realiz-
zati e installati a regola d’arte e solo l’uso combinato di questi componenti, se-
condo le istruzioni del produttore e le norme di prodotto relative, rappresenta
l’esecuzione a regola d’arte (a norme CEI). In altre parole, i conduttori possono
essere posati in controsoffittatura purché siano posati su sistemi di supporto e
fissaggio realizzati, a regola d’arte, allo scopo (passerelle e canali con i relativi
sistemi di fissaggio).
26.1 Conduttura
Insieme costituito da uno o più conduttori elettrici e dagli elementi che assi-
curano il loro isolamento, il loro supporto, il loro fissaggio e la loro eventuale
protezione meccanica.
Per sua comodità riportiamo anche l’art. 132.7 relativo alla scelta dei tipi di
condutture e relativi modi di posa.
114
La designazione dei cavi si basa sulla tabella CEI UNEL 35011, che
“costruisce” una sigla identificativa univoca per ogni tipo di cavo sul-
la base delle caratteristiche delle varie parti componenti, a partire
dall’interno verso l’esterno. Un cavo “FG7OR” è un cavo a conduttore flessibile
(F) isolato con gomma elastomerica (G7) di forma rotonda (O) con guaina in
PVC (R). Un “FROR” ha sia guaina che isolamento in PVC.
115
fatto che le fiamme provocano un basso sviluppo di fumi ed una limitata esala-
zione di gas corrosivi e tossici“.
Ora, senza entrar nel merito del riferimento normativo decisamente fuori luogo
(la 11-17 è una norma dedicata a impianti di produzione, trasmissione e distri-
buzione pubblica di energia e che non centra niente con gli impianti privati),
è davvero necessario ricorrere ai cavi LS0H? e se sì: quali sono gli obblighi di
legge?
“Gli impianti elettrici devono essere realizzati in conformità alla legge n. 186 del
1° marzo 1968 (G.U. n. 77 del 23 marzo 1968). In particolare, ai fini della preven-
zione degli incendi, gli impianti elettrici: non devono costituire causa primaria
di incendio o di esplosione; non devono fornire alimento o via privilegiata di pro-
pagazione degli incendi. Il comporta-mento al fuoco della membratura deve es-
sere compatibile con la specifica destinazione d’uso dei singoli locali; devono
essere suddivisi in modo che un eventuale guasto non provochi la messa fuori
servizio dell’intero sistema (utenza); devono disporre di apparecchi di manovra
ubicati in posizioni “protette” e devono riportare chiare indicazioni dei circuiti
cui si riferiscono…
...Omissis”
116
La Norma CEI 11-17 Terza edizione in data 1.09.2006 Fascicolo 8402 “Impianti
di produzione, trasmissione e distribuzione pubblica di energia elettrica. Linee
in cavo” al Capitolo 2 “Campo di applicazione” recita:
Quindi la stessa si applica in assenza di specifiche norme nel merito. Per il caso
da Lei prospettato le prescrizioni di norma tecnica riferite alla posa dei con-
duttori esistono eccome e sono contenute nella Norma CEI 64-8 al Capitolo 52
“Scelta e messa in opera delle condutture (elettriche)” e al Cap 751 (Ambienti
a maggior rischio in caso d’incendio) all’ art. 751.04.2.6 “Tipi di condutture am-
messi “. Nello specifico è pienamente applicabile l’articolo 751.04.2.6 “Tipi di
condutture ammessi” che riporta:
117
nei riguardi dei fumi, gas tossici e corrosivi in relazione alla particolarità del
tipo di installazione e dell’entità del danno probabile nei confronti di persone
e/o cose, al fine di adottare opportuni provvedimenti. A tal fine sono considerati
adatti i cavi senza alogeni (LSOH) rispondenti alle Norme CEI EN 60332-3 (CEI
20-22), CEI EN 50267 e CEI EN 61034 (CEI 20-37) per quanto riguarda le prove.
Le tipologie di cavo sopra riportate sono conformi alle Norme CEI 20-13, CEI
20-38 e alla Norma CEI 20-20/15.
NOTA Si ricorda che devono essere rispettate le condizioni di cui in 751.04.2.8 b).
Per le altre condizioni di posa riportate nell’art. 751.04.2.6 così come indicato
nell’art. 751.04.03 deve essere valutato il rischio per il rilascio di fumi, gas tos-
sici e corrosivi in rapporto alle condizioni di posa e all’entità del danno.
La valutazione del rischio, e quindi la scelta di adottare o meno cavi senza alo-
geni, deve essere condotta dal progettista dell’impianto elettrico di concerto
con il tecnico della prevenzione incendi in rapporto al grado REI dei compar-
timenti, al numero e alle condizioni di posa dei conduttori, alla velocità di eva-
cuazione dai locali e alle condizioni specifiche di installazione.
118
LSOH. Da considerare in tale ipotesi il necessario impiego di mezzi (barriere,
etc.) per impedire la propagazione dell’incendio secondo le prescrizioni indica-
te nell’articolo 751.04.2.8 “Requisiti delle condutture per evitare la propagazio-
ne dell’incendio”.
Ha ragione.
E’ una schifezza!
Lo faccia sistemare.
119
prescrizioni di cui:
- alla Norma CEI UNI 70030 “Impianti tecnologici sotterranei - Criteri generali
di posa”
- alla Norma CEI UNI 70029 “Strutture sotterranee polifunzionali per la coesi-
stenza di servizi a rete diversi – Progettazione, costruzione, gestione e utilizzo
- Criteri generali e di sicurezza“.
La distanza minima per la posa di una conduttura elettrica che incrocia una
tubazione metallica è di 0,5 metri riducibile a 0,3 m nel caso di interposizione
tra il cavo e la tubazione metallica di un setto di protezione di materiale non
metallico e con profondità di posa superiore a 0,5 m.
Per la posa affiancata ad una tubazione metallica la distanza è indicata dalla
Norma CEI 11-27 è di 0,3 m sempre con profondità di posa superiore a 0,5 m,
eventualmente riducibile secondo accordi tra gli esercenti i due servizi tecnici.
Per le eventuali giunte sul cavo la distanza di posa dalle conduttore metalliche
non deve essere inferiore ad 1 m.
Essendo la tubazione in oggetto non metallica è possibile derogare dalle di-
stanze indicate nella CEI 11-27 purchè vi sia accordo tra gli esercenti i due
servizi tecnici.
120
La dizione “completamente racchiuse in materiali non combustibile”
comprende anche il canale metallico con grado di protezione ade-
guato all’ambiente di installazione. Se il cavo deve essere posato in
cavedi chiusi o su canalette portacavi completamente racchiuse in materiale
non combustibile, il termine “non combustibile” è da assegnarsi a materiali,
componenti resistenti al fuoco con grado REI adeguato alla classe del compar-
timento attraversato.
121
verrebbe da dire che dovrebbero essere 2P, ma come trattano il problema le
norme?
122
La Norma CEI UNEL 36762 è una norma nazionale che non ha corri-
spondenze dirette a livello CENELEC e IEC. Per i cavi UTP o FTP per
trasmissione dati ci si può riferire a: ISO/IEC 11801, ANSI/TIA 568-
C.2, EN 50173-1 2011.
Sul catalogo CEI in corrispondenza delle attività del CT 46 “Cavi simmetrici e
coassiali, cordoni, fili, guide d’onda, connettori per radiofrequenza“ potrà tro-
vare le norme nazionali ed i riferimenti europei e internazionali riferiti ai tipi di
cavo in oggetto.
Non esistono “scadenze” o “best before” per l’utilizzo dei cavi, in-
dipendentemente dalla tipologia. La durata di vita media del cavo è
funzione di una serie di fattori: caratteristiche e temperature di posa,
correnti di impiego, tempo di permanenza del guasto a terra (per i cavi MT), cri-
teri di protezione, regimi di carico e sovraccarico, corto circuiti, caratteristiche
degli isolanti, etc. etc..
Nella Norma CEI 11-17 “Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione
pubblica di energia elettrica. Linee in cavo“ Fascicolo 8402 Terza Edizione Data
Pubblicazione 2006-07, sono dettagliati i criteri per la progettazione, l’esecu-
zione, le verifiche e l’esercizio delle linee di energia in cavo a corrente continua
ed alternata. In particolare ricordiamo il Capitolo 8 che identifica le procedure
di collaudo dopo la posa, e il Capitolo 8.6 dove sono indicate le prove periodi-
che e di monitoraggio da eseguirsi sui diversi tipi di cavo.
A proposito di cavi cogliamo l’occasione per ricordare che dal 1° luglio 2016 è
entrato in vigore il ”Regolamento Prodotti da Costruzione” meglio noto come
Regolamento CPR (UE 305/2011) che avrà periodo di coesistenza con la vigen-
te normativa sino al 1° luglio 2017.
Ai sensi del Regolamento si considerano per i cavi la reazione al Fuoco, la resi
123
stenza al Fuoco e il rilascio di sostanze nocive.
Le caratteristiche dei cavi, le prove alle quali sono stati sottoposti e gli altri
criteri significativi per la qualità del prodotto sono riassunti in un ”Sistema di
Valutazione e Verifica della Costanza delle Prestazioni (AVCP)“ che porta il fab-
bricante del cavo a redigere per lo stesso una specifica “Dichiarazione di Pre-
stazione” (DoP), ed apporre al prodotto la marcature CE.
Di questo sistema e del mantenimento dei requisiti prestazionali sono respon-
sabili il fabbricante, il distributore, l’importatore e il mandatario. Naturalmente
l’installatore dovrà predisporre l’adeguata e corretta documentazione tecnica
per ogni cavo installato.
IZ = I0 x k1 x k2
dove:
I0 = portata in aria a 30 °C relativa al metodo di installazione previsto, ricavata
dalle
124
Tabelle I o II;
k1 = fattore di correzione per temperature ambiente diverse da 30 °C (Tabella III);
k2 = fattore di correzione per più circuiti installati in fascio o strato (Tabella IV,V
o VI)
125
lavabile, resistente alla corrosione e non tossico.
Pertanto le parti degli impianti elettrici (canalizzazioni, prese, cassette, quadri,
apparecchi di illuminazione, etc.) devono rispettare le condizioni soprariporta-
te e in particolare se “a contatto con gli alimenti”, ovvero se adiacenti ai piani di
lavorazione degli stessi, essere: “facilmente pulibili, disinfettabili, in materiale
liscio, lavabile, resistente alla corrosione e non tossico”.
Alcuni materiali di uso comune nella componentistica elettrica (ad esempio ve-
troresina, acciaio zincato, PVC, alcune resine termoplastiche) non presentano
caratteristiche fisico-chimiche adeguate per rispondere in modo completo alle
prescrizioni di carattere igienico-sanitario.
Pertanto le scelte dei materiali operate dal progettista e dall’installatore do-
vranno essere preventivamente verificate con il progettista della cucina o con
il tecnologo alimentare o con il funzionario dell’ente di controllo (ASL/ARPA) ai
fini del pieno rispetto delle prescrizioni igienico sanitarie.
Possiamo consigliare di utilizzare nelle aree prossime alla lavorazione degli ali-
menti componenti e canalizzazioni in acciaio inox (austenitici) del tipo AISI 304
o 316 in rapporto alla corrosività dei alimenti in lavorazione.
126
riferimenti
normativi
e legislativi
9.1 Impianto elettrico in macelleria: quali riferimenti normativi?
Un mio cliente ha intenzione di aprire un negozio adibito a macelle-
ria. Se dovessi fargli l’impianto a quali norme mi dovrei attenere?
127
9.3 Norme specifiche per gli impianti di illuminazione votiva
Esistono norme specifiche per la progettazione degli impianti di illu-
minazione votiva nei cimiteri?
128
Non vi sono norme CEI, o di altro Ente normatore europeo, specifiche
per i locali mense aziendali. Ai locali mense è applicabile la Norma
CEI 64-8. Qualora vi sia presenza di cucine a gas a servizio dei lo-
cali mensa è necessario procedere alla classificazione dei luoghi con perico-
lo di esplosione (cucina) ai sensi della Norma CEI-EN 60079-10 (CEI 31-30) e
la progettazione degli impianti elettrici secondo CEI-EN 60079-14 (CEI 31-33).
Esempi per la classificazione sono indicati nella Guida CEI 31-35 e successive
varianti.
Riguardo la classificazione come ambiente a maggior rischio in caso d’incen-
dio, risulta necessario procedere alla valutazione dei rischi e all’esame dell’at-
tività ai sensi della disciplina di prevenzione incendi (D.Lgs. 81/08, DPR 151/11,
D.Lgs 106/09, decreto 10.03.90) al fine dei determinare la tipoligia del locale
anche con riferimento alle indicazioni del Cap. 751.03.1.1 della Norma CEI 64-
8/7 in rapporto alle specifiche condizioni di costruzione, ubicazione, gestione
dei locali mensa.
129
delle principali norme CEI applicabili agli impianti di distribuzione in cavo per
segnali televisivi, sonori e interattivi (impianti d’antenna):
. La Norma CEI EN 60728-1(CEI 100-147 “Impianti di distribuzione via cavo per
segnali televisivi, sonori e servizi interattivi - Parte 1: Prestazioni dell’impianto
per i percorsi diretti“);
. La Norma CEI EN 60728-10 (CEI 100-136 “Impianti di distribuzione via cavo
per segnali televisivi, sonori e servizi interattivi - Parte 10: Prestazioni dell’im-
pianto per la via di ritorno“);
. La Norma CEI EN 60728-11 (CEI 100-126 “Impianti di distribuzione via cavo
per segnali televisivi, sonori e servizi interattivi - Parte 11: Sicurezza“).
Quindi consiglierei di citare (dopo averle lette!) almeno il rispetto della Norma
CEI 100-126 e della Guida CEI 100-7.
Per sua comodità riporto la presentazione della Guida CEI 100-7, che consiglio
di acquistare sul CEI Webstore:
130
forniti alle prese d’utente;
- nuovi criteri di valutazione del rischio e requisiti per la protezione contro i
fulmini;
- indicazioni circa la coesistenza degli impianti d’antenna con il servizio LTE.
La Guida in oggetto sostituisce completamente la Guida CEI 100-7:2005-02 e
l’Appendice CEI 100-7/A:2006-05.
131
La legge 5 marzo 1990, n.46 è stata pubblicata sulla Gazzetta Uffi-
ciale della Repubblica Italiana il 12 marzo 1990 ed è entrata in vigore
il giorno successivo, ovvero il 13 marzo 1990. L’articolo del decreto
37/08 che introduce la dichiarazione di rispondenza non è l’8, ma il 7 comma 6:
132
(1) La Norma CEI 0-16 a cui oggi fare riferimento è quella del fascicolo 13789 C ?
(2) L’elenco delle documentazioni da approntare dove sono indicate?
(3) Le documentazioni devono essere approntate dall’impresa che contrattual-
mente ha eseguito i lavori e consegnate al Distributore dal proprietario?
Inoltre vorremmo fare un esempio per chiarirci quanto esposto al punto 8.5.5 (*).
In un box in c.a. è presente l’arrivo del Distributore in MT da cui si diparte la
linea per l’utente dove potrebbe o come non potrebbe essere presente il di-
spositivo generale (DG) dell’utente. Un anello di terra è posto attorno al box e
ai vertici sono posizionati dei picchetti di terra. La corda di terra allacciata a
quest’anello assieme al cavo di MT sono portati all’edificio da alimentare dove
è presente la cabina di trasformazione. All’impianto di terra dell’edificio, rea-
lizzato con corda di rame nuda e picchetti è collegata con la corda in arrivo dal
Box in c.a. la corda è portata a un collettore interno al locale cabina di trasfor-
mazione dove sono collegati: i neutri dei trasformatori e del G.E. e tutti i condut-
tori di terra del lato MT e BT.
Vi chiediamo:
(4) Tutto quello descritto, escluso l’interno del locale MT del Distributore, è il
limite dell’impianto di utenza dove deve effettuare le misure di terra il cliente?
(5) Non sono obbligatorie le misure di passo e contatto indicate nella CEI 0-16?
(6) Sono obbligatorie le misure di passo e contatto indicate nella CEI 0-16 per
la A.T.?
(7) Il limite dell’impianto del Distributore dove deve effettuare le verifiche inizia-
li di sua competenza è quello interno al locale MT Enel?
(8) La relazione delle misure (limitatamente all’impianto di utenza) da allegare
alla DICO deve essere predisposta a carico dell’impresa installatrice anche se
non specificato contrattualmente?
(9) In alternativa, se non indicata nei vincoli contrattuali, può essere eseguita
da tecnico abilitato iscritto in albo professionale? O deve essere eseguito da
organismo abilitato?
(10) Lo strumento per le verifiche deve obbligatoriamente avere certificato di
133
taratura? In quale punto della norma CEI 0-16 è indicato?
(11) Al punto 7.5.5.2 della CEI 0-16 è richiesto uno strumento in grado di alimen-
tare il circuito amperometrico con almeno 50 A al punto 8.5.5.2 è indicato 5 A.
Il valore 50A è un errore?
(4) Tutto quello descritto, escluso l’interno del locale MT Enel, è il limite dell’im-
pianto di utenza dove deve effettuare le misure di terra il cliente?
Si premette che il dispositivo di protezione generale utente (DG) e le relative
protezioni (PG) sono da installarsi immediatamente a valle del cavo di collega-
mento proveniente dal punto di fornitura del Distributore.
Il limite dell’impianto di utenza dove effettuare la misura di terra è il collettore di
terra installato nel locale dove è presente il dispositivo di protezione gene
134
rale utente (DG) o altro collettore principale di terra posto nel locale cabina di
trasformazione e al quale è attestato il conduttore/i di terra proveniente dall’im-
pianto di terra generale dell’utente e dall’eventuale conduttore di terra prove-
niente dall’impianto di terra del locale consegna.
(5) Non sono obbligatorie le misure di passo e contatto indicate nella CEI 0-16?
Le misure di contatto e di passo non sono obbligatorie. L’esecuzione delle mi-
sure di passo e contatto dipende dai calcoli di progettazione e dalle successive
misure della resistenza di terra: vanno eseguite solo in caso di mancato coor-
dinamento tra la misura della resistenza di terra e i dati del guasto forniti dal
Distributore, secondo quanto previsto dalla Norma CEI EN 50522.
(6) Sono obbligatorie le misure di passo e contatto indicate nella CEI 0-16 per
la A.T.?
Come al punto precedente, ma in alta tensione il guasto monofase a terra tipico
è dell’ordine delle migliaia di ampere, quindi le misure delle tensioni di contatto
sono nella grande maggioranza dei casi inevitabili.
(7) Il limite dell’impianto del Distributore dove deve effettuare le verifiche inizia-
li di sua competenza è quello interno al locale MT Enel?
Si, però tenendo conto che il Distributore per l’esecuzione delle suddette veri-
fiche deve accedere ad impianti e luoghi di proprietà dell’Utente, oltre a poter
presenziare alle verifiche indicate nella Norma CEI 0-16.
135
è comunque a carico dell’impresa installatrice in quanto esplicitamente previ-
sto dalla dichiarazione contenuta nella frase: “controllato l’impianto ai fini della
sicurezza e della funzionalità con esito positivo, avendo eseguito le verifiche
richieste dalle norme e dalle disposizioni di legge” riportata nel modello di “Di-
chiarazione di conformità dell’impianto alla regola dell’arte ” – Allegato I (di cui
all’art. 7) al Decreto 37/08. Nel caso sopra indicato le verifiche richieste dalle
norme sono quelle della CEI 64-8/6 e della CEI EN 50522 e quindi applicabili al
contesto considerato.
(9) In alternativa, se non indicata nei vincoli contrattuali, può essere eseguita
da tecnico abilitato iscritto in albo professionale? O deve essere eseguito da
organismo abilitato? In ogni caso la verifica può essere eseguita da un profes-
sionista iscritto ad un albo professionale incaricato dall’impresa installatrice
o dall’Utente. Nella prima ipotesi la relazione di verifica può essere acquisita
dall’installatore ad integrazione delle verifiche di competenza dello stesso. E’
comunque prassi accettata (e talvolta richiesta dal Distributore) una verifica
straordinaria da parte di organismo abilitato ai sensi dell’articolo 7 comma 2
lettera C del DPR 462/01.
(11) Al punto 7.5.5.2 della CEI 0-16 è richiesto uno strumento in grado di alimen-
tare il circuito amperometrico con almeno 50 A al punto 8.5.5.2 è indicato 5 A.
Il valore 50 A è un errore? Il valore della corrente di alimentazione del circuito
amperometrico indicato nell’art. 7.5.5.2 si riferisce alle misure su impianti di
terra relativi ad utenze in A.T., quello indicato all’art. 8.5.5.2 a misure su impian-
ti di terra relativi ad utenze in M.T..
136
(*) Se si ci si riferisce al dimensionamento dell’impianto di terra sotteso all’im-
pianto di rete presso l’utenza (cfr. Art. 8.5.5. CEI 0-16) può essere un esempio
di metodologia, fatte salve altre specifiche di progettazione legale alle carat-
teristiche intrinseche degli impianti in oggetto, quanto indicato nell’art. 5.4.3
“Procedure di progettazione” della Norma CEI EN 50522 ed in particolare il dia-
gramma di flusso di cui alla Figura 5 della stessa “Progetto di un impianto di
terra, che non fa parte di un impianto di terra globale (C1 do 5.4.2.) con riguar-
do alla tensione di contatto ammissibile UTp in relazione alla tensione totale di
terra UE o alla tensione di contatto UT“. Altro esempio applicabile è quello dell’
Allegato D “Flow chart per il progetto di un impianto di terra” di cui alla Norma
CEI EN 61936-1.
salvo altri con maggiore U0/U derivante dalle prescrizioni del distributore e dal
137
la possibilità di fase a terra per un tempo superiore a 8 ore.
Nella Guida CEI 20-89 “Guida all’uso e all’installazione dei cavi elettrici e degli
accessori di MT” potrà trovare utili indicazioni per la scelta dei cavi, degli ac-
cessori e sui criteri di installazione e posa.
138
Si riporta integralmente l’estratto dalla circolare ministeriale:
- non si ritiene invece che i carri allegorici siano classificabili fra le “attrazio-
ni” dello spettacolo viaggiante ovvero riconducibili, per tipologia, nell’apposito
elenco ministeriale di cui all’articolo 4, legge 18 marzo 1968, n. 337 e assogget-
tati quindi alle norme di cui al Decreto 18 maggio 2007;
- si ricorda che, ove le sfilate di carri assumano il carattere di manifestazioni
temporanee soggette al controllo della Commissione di vigilanza per i locali di
pubblico spettacolo, “i luoghi all’aperto, ovvero i luoghi ubicati in delimitati spa-
zi all’aperto attrezzati con impianti appositamente destinati a spettacoli o in-
trattenimenti e con strutture apposite per lo stazionamento del pubblico”, così
139
come definiti all’articolo 1, comma 1, lettera l), del D.M. 19 agosto 1996, devono
osservare le disposizioni di cui al titolo IX dell’allegato al decreto stesso.
Per stabilire la capienza di tali aree pubbliche in occasione delle suddette ma-
nifestazioni temporanee (sfilate) si possono prendere a riferimento i criteri sta-
biliti nel decreto del Ministro dell’interno del 6 marzo 2001, recante modifiche
al D.M. 19 agosto 1996, relativamente agli spettacoli e trattenimenti a carattere
occasionale svolti all’interno di impianti sportivi.
Al riguardo, si ricorda che nel caso in cui la capienza sia superiore a 5.000
spettatori la Commissione competente in materia è quella provinciale (si veda
D.P.R. 28 maggio 2001, n. 311).
Qualora poi sia possibile un afflusso di oltre 10.000 persone, deve essere previ-
sto, ai sensi del D.M. 22 febbraio 1996, n. 261, il servizio di vigilanza antincendio
da parte dei Vigili del Fuoco.
La norma UNI citata nella circolare per la progettazione delle attrezzature mec-
caniche o elettromeccaniche è la UNI EN 13814:2005 “Macchine e strutture per
fiere e parchi di divertimento - Sicurezza” in vigore dal 1 agosto 2005 acquista-
bile sul sito UNI (http://store.uni.com/ o uni.com). Il sommario della norma è il
seguente: “La norma è la versione ufficiale in lingua inglese della norma euro-
pea EN 13814 (edizione dicembre 2004).
La norma specifica i requisiti minimi necessari a garantire la sicurezza nella
progettazione, calcolo, fabbricazione, installazione, manutenzione, funziona-
mento, verifica e prove dei seguenti macchinari e strutture sia mobili sia instal-
late temporaneamente o permanentemente, come per esempio: giostre, altale-
ne, barche, ruote panoramiche, montagne russe, scivoli, tribune, strutture con
copertura tessile o a membrana, padiglioni, palcoscenici, attrazioni comple-
mentari e strutture per dimostrazioni artistiche aeree.”
Sottolineiamo l’obbligo, a capo del titolare dell’attività (o del singolo proprieta-
rio/titolare/gestore del carro) di presentare per ogni carro allegorico una spe-
cifica relazione tecnica attestante la rispondenza dell’impianto, ovvero il carro
e l’insieme degli impianti tecnologici dello stesso (elettrico, meccanico, idrauli
140
co, etc. etc.) alle regole tecniche di sicurezza. La relazione tecnica deve essere
firmata da un tecnico esperto.
Con riguardo alla sicurezza degli impianti elettrici si applicano (ad integrazione
di quanto indicato nella UNI EN 13814), oltre alle regole generali della Norma
CEI 64-8, le disposizioni di cui alla Sezione 717 della parte settima “Unità mobili
e trasportabili“.
Per gli impianti elettrici, qualora non compresi nella dichiarazione di cui all’art.
141 bis del TULPS, dovrà essere prodotta specifica attestazione di “conformi-
tà” degli impianti alla legislazione e normativa tecnica (ad esempio CEI 64-8/7
Sez. 717, CEI EN 61439, CEI EN 60204-1, CEI 64-8/7 Sez. 715, etc. etc.). Ricor-
diamo che a detti impianti non si applica il Decreto 37/08 con i relativi adempi-
menti (su tutti: non è richiesta dichiarazione di conformità).
141
9.14 Insegne luminose: quale norma?
Da quali Norme CEI è regolamentata l’installazione di sistemi lumi-
nosi (insegne) alimentate da un trasformatore elevatore da 230 V al
primario e 4000 V al secondario con potenza max 88 W?
142
Gli edifici scolastici contenenti più di 100 persone rientrano nel campo di appli-
cazione del DPR 151/11 “Regolamento recante semplificazione della disciplina
dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi…” (attività numero 67).
Alle scuole si applica anche il Decreto 26 agosto 1992 “Norme di prevenzione
incendi per l’edilizia scolastica“.
Per quanto riguarda l’illuminazione si applica la Norma UNI 10840 “Luce e il-
luminazione – Locali scolastici – Criteri generali per l’illuminazione artificiale e
naturale” che elenca i criteri generali per l’illuminazione artificiale e naturale
delle aule e di altri locali scolastici, in modo da garantire condizioni che soddi-
sfino il benessere e la sicurezza degli studenti e degli altri utenti della scuola.
Infine, trattandosi di luogo di lavoro, si ricorda che si deve applicare quanto
previsto dal DLgs 81/08.
143
Il fascicolo CEI 206 bis è l’edizione del 1965 della Norma CEI 11-1
“Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica.
Norme generali“. Non riesce a trovarla perchè il documento è stato
sostituito nel 1987 dall’edizione successiva (fascicolo 1003) della Norma. Altri
tempi, credo non sia nemmeno disponibile in formato digitale al CEI. Attual-
mente la Norma CEI 11-1 non è più in vigore, ed è stata sostituita da due Norme:
CEI EN 61936-1 (Classificazione CEI 99-2): “Impianti elettrici con tensione su-
periore a 1 kV in corrente alternata“;
CEI EN 50522 (Classificazione CEI 99-3): “Messa a terra degli impianti elettrici
a tensione superiore a 1 kV in corrente alternata“.
Per quanto riguarda la connessione alle reti di distribuzione gli attuali riferimen-
ti normativi sono: CEI 0-21: “Regola tecnica di riferimento per la connessione di
Utenti attivi e passivi alle reti BT delle imprese distributrici di energia elettrica“;
CEI 0-16: “Regola tecnica di riferimento per la connessione di Utenti attivi e
passivi alle reti AT ed MT delle imprese distributrici di energia elettrica“. con
V1 e V2.
144
imparare e veloce da ricordare, non lo si abbandona molto facilmente. Nel 2016
non ci sono più scuse, consigli al suo “collega” di seguire NT24. Per quanto
riguarda “la storia”, il riferimento normativo più lontano nel tempo che riporta
il valore limite dei 20 ohm è la Norma CEI 11-8 sugli impianti di terra, fascicolo
64 del 1950:
art. 2.1.02
Negli impianti di utilizzazione a tensione inferiore a 1000 V è sufficiente che la
resistenza di terra non sia superiore ai 20 ohm.
La Norma 11-8 del 1950 è stato il documento che ha ispirato il famigerato art.
326 del DPR 27 aprile 1955, n. 547 “Norme per la prevenzione degli infortuni sul
lavoro” (il “DPR 547“):
Il limite dei 20 ohm fu superato già nel 1965, proprio con la norma citata nel
nostro articolo “Riferimenti normativi vintage“: la Norma 11-1 fascicolo 206/bis.
L’articolo 7.1.5 introduceva già il concetto di coordinamento con le protezioni.
Tuttavia il DPR 547 l’ha portato - quasi - fino ai giorni nostri. Quasi perchè nel
2008 il DLgs 81/08 ha cancellato ogni traccia del DPR 547… sono passati quasi
dieci anni… forza che forse ce la facciamo!
145
ruttore automatico (IAM) posto in apposito quadro elettrico sebbene adiacente
alla zona cottura .
Veniva invece indicato l’utilizzo di interruttore di manovra bipolare posto nelle
immediate vicinanze delle prese comandate. Che riferimento normativo c’è che
sconsiglia l’utilizzo di quadro elettrico posto in cucina o anche no, ove instal-
lare gli interruttori (IAM) per il comando individuale degli elettrodomestici fissi
ad incasso?
Siamo nel campo dei “consigli”, non dei disposti normativi. I criteri di
posa per gli interruttori a protezione delle prese comandate (poste
in posizione visibile o non visibile) nei locali cucina possono essere
dedotti dal Paragrafo 37.5.1 del Capitolo 37 Norma CEI 64-8/3 che recita:
“Il comando, situato all’interno, di punti luce esterni (balconi, terrazze, giardini)
e in generale per tutti quelli non direttamente visibili, deve essere associato a
una spia di segnalazione, che può essere integrata nel comando medesimo,
atta a segnalare lo stato di “acceso” dell’apparecchio comandato”.
Nulla osta dal punto di vista normativo installare gli eventuali comandi e/o gli
interruttori di protezione delle prese nel quadro generale dell’unità immobiliare
o in un quadro secondario, purchè gli stessi dispositivi siano adeguatamente
segnalati con le indicazioni del caso e che nel manuale d’uso e manutenzione
dell’impianto elettrico siano chiaramente indicate all’utilizzatore dell’impianto
le condizioni di funzionamento e le azioni da eseguire per i comandi in regime
ordinario e per le attività di sezionamento per guasto e manutenzione. Le scelte
di cui sopra sono a carico del progettista dell’impianto acquisite le specifiche
e i “desiderata” del Committente. Al caso considerato può applicarsi anche la
nota 3 alla Tabella A righe 4 e 5 angolo cottura-zona cucina, colonna prese,del
Cap. 37:
3 ) il numero tra parentesi indica la parte del totale di punti prese da installare in
corrispondenza del piano da lavoro. Deve essere prevista l’alimentazione della
146
cappa aspirante, con o senza spina. I punti presa previsti come inaccessibili
e i punti di alimentazione diretti devono essere comandati da un interruttore
onnipolare.
147
ove: “si raccomanda che i quadri non contengano che i componenti elettrici di
un solo impianto”:
148
locali
medici
149
a prova strumentale di intervento alla Idn annualmente. Questa prova è assai
onerosa in termini di tempo e di risorse, quindi mi chiedevo: la prova annuale
riguarda tutti i dispositivi presenti nella struttura ospedaliera (anche sale d’at-
tesa, uffici, servizi ecc)? Se così non fosse potrei concordare con la direzione
sanitaria una periodicità più blanda (siamo in un sistema TN) ed ottimizzare le
risorse per altri interventi.
150
il sito, sempre aggiornato e secondo parere mio l’iniziativa più notevole nel set-
tore da ormai molto tempo.
151
10.6 Negozio di ottica: locale medico? E’ obbligatoria la denuncia? E
le verifiche?
Il negozio di ottica con relativo locale provvisto di apparecchiature
di controllo “non invasivo”, è da considerarsi “ambiente ad uso me-
dico”? Se non vi sono dipendenti a carico del titolare dell’attività, si
è tenuti alla denuncia dell’impianto di terra e quindi alla relativa verifica perio-
dica?
152
sato richiedono che al nodo siano collegate sia le masse che le masse estranee;
- la necessita di interruttori differenziali di tipo A dove sia previsto l’uso di ap-
parecchi elettromedicali che possono generare correnti verso terra di tipo pul-
sante/unidirezionale.
Tali modifiche sono richieste solo in caso di interventi di adeguamento/modi-
fica e comunque a seguito di un aggiornamento della valutazione del rischio
elettrico.
153
rienza, i nodi vengono realizzati con barre in rame o con appositi componenti.
La realizzazione che ho descritto è a norma? Qualora non lo fosse, è possibile
soprassedere dato che si tratta solo dei gas (3 o 4 conduttori per volta)?
154
personale medico.
Queste prescrizioni si riferiscono principalmente ad ospedali, a cliniche priva-
te, a studi medici e dentistici, a locali ad uso estetico ed a locali dedicati ad uso
medico nei luoghi di lavoro.
Le prescrizioni di questa Sezione si applicano anche agli impianti elettrici in
ambienti destinati a ricerche in campo medico.
155
nelle quali i pazienti sono alloggiati per la durata del loro soggiorno in un ospe-
dale o in un altro ambiente ad uso medico), ma non è possibile generalizzare:
occorre un’attenta e puntuale valutazione del rischio.
156
– prova a vuoto: un mese;
– prova a carico per almeno 30 min: quattro mesi;
e) prova funzionale dell’alimentazione dei servizi di sicurezza a batteria secon-
do le istruzioni del costruttore: sei mesi;
f) prova dell’intervento, con Idn, degli interruttori differenziali: un anno.
La periodicità delle verifiche degli impianti nei locali medici è fissata dal para-
grafo 710.62, mentre la periodicità delle verifiche negli ambienti non classificati
deriva dalla valutazione del rischio del datore di lavoro (responsabile sanitario)
e vi deve essere comunicata per definire al meglio la vostra offerta.
157
10.13 Valutazione del rischio e locali medici assimilati
Una attività di “centro estetico” che offre solo sauna e idromassaggi,
è sempre classificabile come luogo ad uso medico? Preciso che non
hanno strumenti elettromedicali e non offrono altri servizi.
E’ da evidenziare che nello stesso stabile, ma in ambienti completamente se-
parati e condotta da una diversa ditta, è presente un altro centro estetico che
invece offre servizi con macchine e strumenti con parti applicate e classificato
come luogo ad uso medico.
Inoltre: le strumentazioni utilizzate, se non classificate come “elettromedicali”,
possono far ritenere che l’attività sia “un luogo ad uso medico”, ovvero, solo
l’uso di apparecchiature elettromedicali classificate inducono la classificazio-
ne del luogo?
158
Necessita il tavolo di collegamento equipotenziale? Essendo una unità portatile
e non una unità fissa, quale area di rispetto devo considerare visto che potreb-
be essere spostata?
159
fulmini
160
attrezzature, siano protetti dagli effetti dei fulmini realizzati secondo le norme
tecniche.
161
d’applicazione all’utilizzo di limitatori di sovratensioni all’arrivo della linea di
alimentazione degli impianti elettrici utilizzatori di bassa tensione”.
La guida in questione, in particolare, specifica che negli impianti privati, la pro-
tezione contro il danno economico non è obbligatoria, ma dipende dall’accordo
fra committente e progettista/installatore.
Anche se, obiettivamente, l’installazione degli SPD rappresenta sempre un in-
vestimento in termini di sicurezza.
In ogni caso la Guida Cei specifica che l’installazione degli SPD non è necessa-
ria, per un dato ambiente e per un dato valore di NT (densità dei fulmini a terra,
espressa in fulmini al km2 per anno), se risulta: L1 + L2/2 < L aerea.
162
1. Direi di utilizzare il valore peggiore, a favore della sicurezza.
2. La valutazione del rischio deve essere fatta con i criteri attuali (CEI EN
62305:2013 NG fornito da ProDis™).
163
ne del lavoro significative ai fini della salute e della sicurezza dei lavoratori, o in
relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione e della prote-
zione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza
sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le misure
di prevenzione debbono essere aggiornate”.
Occorre senza dubbio aggiornare la valutazione del rischio alla CEI EN 62305.
164
unità abitativa
e condominio
Il rischio nel caso del quesito è (facendo riferimento alla figura seguente): in
caso di guasto verso terra nell’impianto dell’unita abitativa “A” privo di disposi-
tivo differenziale, l’interruttore magnetotermico non interviene se la corrente di
guasto [230/(RC + RN)], non è abbastanza elevata per l’intervento del magnetico.
In questo caso il circuito non viene interrotto e sull’impianto di terra condomi-
niale si stabilisce la tensione UE = 230 RC / (RC + RN). Di conseguenza anche tutte
le masse collegate all’impianto di terra assumono la tensione UE.
165
Tale tensione è certamente superiore ai limiti imposti dalla Norma CEI 64-8 e
ricavati dalle curve di sicurezza (50 V). Ipotizzando a titolo di esempio la resi-
stenza del dispersore condominiale RC = 50Ω e la messa a terra del neutro del
Distributore RN =1Ω, UE è pari a 225 V. Le protezioni differenziali degli altri con-
dòmini, ad esempio quella dell’appartamento “B”, non possono intervenire,
nemmeno in caso di contatto con la massa accidentalmente in tensione.
La persona in questo caso è sottoposta alla tensione UE verso terra, mettendo
in serio pericolo la sua incolumità.
Condominio
166
12.3 Dichiarazione di rispondenza appartamento
Mi è stato chiesto dall’impresa di “adeguare l’impianto elettrico”. Lo
stabile in questione è un appartamento che è stato ristrutturato di
recente ed è stato rifatto in parte anche l’impianto elettrico, ora.. io
ho chiesto che mi venisse fornita la dichiarazione di conformità dell’impianto,
ma non si trova nulla come non si sa l’anno preciso in cui è stato risistemato
l’appartamento (mancano tutte le documentazioni perfino quelle dell’impresa
che si è occupata della ristrutturazione. Il bello è che stiamo parlando di un ap-
partamento affidato ad enti statali) comunque, dopo un primo sopralluogo ho
constatato che:
- esiste un interruttore a valle dei contatori con differenziale da 0,3 A;
- la linea di alimentazione è di 6 mm2;
- esiste un collettore di terra del condominio con cordina giallo verde da 6 mm2
fino all’interno dell’appartamento;
- in appartamento esiste un centralino d’appartamento così composto:
*interruttore differenziale puro 0,03 A;
*interruttore magnetotermico 10 A - 4,5 kA linea luce;
*interruttore magnetotermico 16 A - 4,5 kA linea prese;
- le linee dorsali dell’appartamento sono: luce 2,5 mm2 e prese 4mm2;
- i punti presa sono alimentati con cordina 2,5 mm2;
- i punti luce sono alimentati con cordina 1,5 mm2.
Esiste qualche frutto danneggiato da sostituire, ci sono delle alimentazioni pun-
ti luce e prese dove i conduttori non sono stati sostituiti e il “neutro” non e’
contrassegnato.
Penso che una volta sistemati questi due punti dovrei essere a posto, ma cosa
scrivo nella dichiarazione di conformità che mi è stata chiesta di rilasciare?
Cosa devo scrivere? Posso assumermi la responsabilità? Solo dei lavori svolti?
167
“dichiarazione di rispondenza”.
Può redigere una dichiarazione di rispondenza secondo quanto previsto dall’ar-
ticolo 7 comma 6 del decreto 37/08 se:
- ricopre la il ruolo di responsabile tecnico di un’impresa abilitata da almeno 5
anni;
- la potenza impegnata dell’unità abitativa è inferiore a 6 kW e la superficie è
inferiore ai 200 m2;
- l’impianto in oggetto è stato realizzato (presumibilmente) post 46/90 e pre
37/08.
Alla dichiarazione di rispondenza, che rilascerà dopo aver effettuato e verba-
lizzato le dovute prove e misure (prova degli interruttori differenziali, misura
della resistenza di terra, prove di continuità di PE ed EQP ecc..), allegherà una
dichiarazione di conformità (intesa come “manutenzione straordinaria”), relati-
va alle modifiche che ha dovuto effettuare.
168
to stesso.
Inoltre dovrete consegnare copia della dichiarazione al Distributore (Articolo 8
comma 3 “il committente entro 30 giorni dall’allacciamento di una nuova forni-
tura consegna al distributore copia della dichiarazione di conformita’ dell’im-
pianto“). Fatevi quindi consegnare quanto dovuto.
169
12.6 Impianti elettrici nei locali da bagno
Nel vostro articolo sulle distanze di rispetto nei bagni, non sono in-
dicate le distanze dal lavandino e dal bidet per le prese. Qual è la
distanza corretta?
170
Articolo 86 - Verifiche e controlli
1. Ferme restando le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica
22 ottobre 2001, n. 462, in materia di verifiche periodiche, il datore di lavoro
provvede affinché gli impianti elettrici e gli impianti di protezione dai fulmini sia-
no periodicamente sottoposti a controllo secondo le indicazioni delle norme di
buona tecnica e la normativa vigente per verificarne lo stato di conservazione
e di efficienza ai fini della sicurezza.
Articolo 2 – Definizioni
1. Ai fini ed agli effetti delle disposizioni di cui al presente Decreto Legislativo
si intende per:
a) lavoratore: persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale,
svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavo-
ro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere
un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e
familiari. Al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavoratore di cooperati-
va o di società, anche di fatto, che presta la sua attività per conto delle società e
dell’ente stesso; l’associato in partecipazione di cui all’articolo 2549, e seguenti
del Codice civile; il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di
orientamento di cui all’articolo 18 della Legge 24 giugno 1997, n. 196, e di cui a
specifiche disposizioni delle Leggi regionali promosse al fine di realizzare mo-
menti di alternanza tra studio e lavoro o di agevolare le scelte professionali me-
diante la conoscenza diretta del mondo del lavoro; l’allievo degli istituti di istru-
zione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei
quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici,
fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limita-
tamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla strumentazioni
171
o ai laboratori in questione; i volontari del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco
e della Protezione Civile; il lavoratore di cui al Decreto Legislativo 1 dicembre
1997, n. 468(N), e successive modificazioni;
172
Art. 8. Obblighi del committente o del proprietario
2. Il proprietario dell’impianto adotta le misure necessarie per conservarne le
caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa vigente in materia, tenen-
do conto delle istruzioni per l’uso e la manutenzione predisposte dall’impresa
installatrice dell’impianto e dai fabbricanti delle apparecchiature installate.
Resta ferma la responsabilita’ delle aziende fornitrici o distributrici, per le parti
dell’impianto e delle relative componenti tecniche da loro installate o gestite.
173
il miglior godimento della cosa. Il partecipante non può estendere il suo diritto
sulla cosa comune in danno degli altri partecipanti, se non compie atti idonei a
mutare il titolo del suo possesso“.
Nel caso del Suo quesito è evidente che ogni singolo condomino può utilizzare
la “cosa comune” (= gli spazi installativi) purchè non ne impedisca analogo uso
agli altri condomini. Per approfondire può fare inoltre riferimento alle seguenti
sentenze di cassazione:
174
nella muratura) la protezione differenziale contro i contatti indiretti mediante
l’interruzione dell’alimentazione non è normativamente prescritta. La tipologia
del percorso, impervio (?) e all’esterno, in presenza di canalizzazione in mate-
riale isolante avente le caratteristiche sopra descritte non influenza i criteri di
protezione contro i contatti indiretti mediante l’interruzione dell’alimentazione
(Art. 413.1 e 413.1.4 CEI 64-8/4).
Nelle condizioni di posa da Lei descritte si configura una protezione dai con-
tatti indiretti secondo l’art. 413.2 della Norma CEI 64-8/4 “Protezione mediante
componenti elettrici di Classe II o con isolamento equivalente” ed è più che
sufficiente l’installazione all’inizio della linea di un magnetotermico adeguata-
mente coordinato per la protezione dalle sovracorrenti.
Qualora nel percorso i conduttori del “montante” percorrano tratte con con-
duttori appartenenti ad altri impianti elettrici alimentati da forniture diverse è
vivamente consigliabile la posa di un dispositivo differenziale con IDN = 0,3 A del
tipo selettivo. Tale prescrizione è anche da applicarsi qualora la conduttura in
oggetto attraversi eventuali “ambienti a maggior rischio in caso d’incendio”.
Naturalmente nel quadro dell’alloggio dovranno essere presenti le protezioni
differenziali con IDN = 0,03 A. Nulla impedisce su detti dispositivi, al fine di ga-
rantire la massima continuità di servizio, l’installazione dei dispositivi di riarmo
automatico. Per la scelta della protezione contro i contatti indiretti è altresì da
valutare quale tipo di differenziale utilizzare (A o AC) in rapporto al tipo di utiliz-
zatori collegati e alla forma d’onda delle possibili correnti di guasto verso terra.
Per la scelta del tipo di curva del magnetotermico devono essere valutate le
caratteristiche dei carichi. Reputiamo che per l’utenze di un alloggio sia più che
adeguata una curva “C”.
175
senso installare sia il campanello che il citofono?
Articolo 2 comma 1
d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado nor-
male d’uso, nonche’ a far fronte ad eventi accidentali che comportano la ne-
cessita’ di primi interventi, che comunque non modificano la struttura dell’im-
pianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le prescrizioni
previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e manutenzione
del costruttore;
176
12.13 Unità abitativa: quale manutenzione e quale documentazione?
Vorrei sapere se intervenendo su un impianto elettrico civile per ma-
nutenzione, dovendone garantire efficienza in termini di sicurezza, è
sufficiente accertarsi del corretto dimensionamento delle apparec-
chiature di protezione magnetotermiche e differenziali, sostituendole all’oc-
correnza oppure se sono necessari controlli più approfonditi e, se si, quali in
particolare.
Sono tenuto a rilasciare certificazioni riguardo l’intervento suddetto? Sono al
corrente di un ”libretto di manutenzione” redatto da Prosiel del quale ancora
nessuno ha saputo darmi certezze e informazioni.
In cosa consiste? Quali sono i modi operandi e quali i rischi a cui si va incontro
in caso di errata compilazione ecc?
articolo 2
d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado nor-
177
male d’uso, nonche’ a far fronte ad eventi accidentali che comportano la ne-
cessita’ di primi interventi, che comunque non modificano la struttura dell’im-
pianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le prescrizioni
previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e manutenzione
del costruttore;
non sono oggetto del decreto 37/08. Non è quindi richiesta la dichiarazione di
conformità. E’ comunque opportuno rilasciare una “relazione tecnica” conte-
nente gli esiti dei controlli di manutenzione, le eventuali anomalie riscontrate e
le relative azioni correttive, meglio se riportati in un “manuale di uso e di manu-
tenzione“:
articolo 8
2. Il proprietario dell’impianto adotta le misure necessarie per conservarne le
caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa vigente in materia, tenen-
do conto delle istruzioni per l’uso e la manutenzione predisposte dall’impresa
installatrice dell’impianto e dai fabbricanti delle apparecchiature installate.
Pur non essendo un vero e proprio “obbligo“, l’articolo 8 del decreto 37/08 dà
per scontata la presenza di istruzioni per l’uso e la manutenzione predispo-
ste dall’impresa installatrice dell’impianto. Sono rari i casi in cui le istruzioni
per l’uso e la manutenzione sono realmente disponibili. Il problema dell’errata
compilazione non si pone. Si tratta di informazioni basilari che non richiedono
particolari competenze, ma solo un minimo di attenzione.
178
Effettivamente nella Norma CEI 64-8/7 Sezione 701 non viene pre-
scritto uno specifico grado di protezione IP per gli apparecchi da in-
stallare in Zona 3. Ricapitolando le prescrizioni della Norma:
- Dove sono installati circuiti SELV indipendentemente dalla tensione nominale
il grado di protezione è IPXXB nelle zone 1,2,3:
Solo per alcuni componenti elettrici quali prese a spina ed apparecchi di co-
mando per i quali le norme del CT23 non considerano la classificazione IPX1 si
ammette di regola l’impiego del tipo ordinario per installazione incassata ver-
ticale:
179
. nella zona 1: IPX4
. nella zona 2: IPX4.
180
verifiche, controlli
e manutenzione
181
13.2 Resistenza di terra met. voltamperometrico: “servono” 5A?
Quale norma seguire per la verifica dell’impianto di messa a terra
in un aeroporto? La misura deve fatta con uno strumento in grado di
erogare una corrente di 5 A?
La periodicità della prova tramite tasto “test” viene indicata dal co-
struttore del dispositivo. In assenza di indicazioni in tal senso si può
fare riferimento all’allegato D (informativo) della Guida CEI 23-29: 6
mesi.
La prova strumentale alla corrente Idn rientra nell’ambito dei controlli di manu-
tenzione dell’impianto elettrico. La frequenza dei controlli non è sempre sug-
gerita dalle Norme (lo è solo in casi particolari, come nei locali ad uso medico:
1 anno). La frequenza della verifica periodica dipende dalla valutazione del ri-
schio e deve essere determinata considerando il tipo di impianto e componenti,
il suo uso e funzionamento, la frequenza e la qualità della manutenzione e le
influenze esterne a cui l’impianto è soggetto. Può fare riferimento alla Norma
CEI 64-8 art. 62.2.1 “frequenza della verifica periodica”.
182
La “prova di non intervento” a 0,5 IDN è una prova che non riguarda la verifica
dell’impianto ma la verifica del componente. Non è necessaria nel contesto dei
controlli di manutenzione dell’impianto.
183
Ha ragione Lei e torto il progettista: per i sistemi TT, anche in ambien-
ti ordinari, per la protezione contro i contatti indiretti con interruzio-
ne automatica dell’alimentazione è obbligatorio utilizzare dispositivi
di protezione a corrente differenziale (si veda la Norma CEI 64-8 art. 413.1.4.2,
che riportiamo per praticità).
413.1.4.2
Nei sistemi TT si devono utilizzare dispositivi di protezione a corrente differen-
ziale.
Deve essere soddisfatta la seguente condizione: RE x IDN ≤ UL dove:
RE è la la resistenza del dispersore in ohm;
IDN è la corrente nominale differenziale in ampere.
Per ottenere selettività con i dispositivi di protezione a corrente differenziale
nei circuiti di distribuzione è ammesso un tempo di interruzione non superiore
a 1 s.
184
13.7 Misura della resistenza di terra per la messa in servizio
Prima della messa in servizio di un impianto fotovoltaico connesso
alla rete MT ho effettuato la misura della resistenza di terra come
richiesto dal Distributore. La misura è stata effettuata al collettore
principale in cabina e comprende tutto il dispersore, ovvero la corda di rame
attorno alla cabina più la corda che circonda il campo fotovoltaico. Il valore mi-
surato con metodo voltamperometrico (0,4 ohm) è largamente coordinato con i
dati del guasto forniti (50 A >> 10 s).
Il tecnico del Distributore non ha accettato la mia relazione in quanto chiede
che la misura della resistenza di terra riguardi esclusivamente l’anello attorno
alla cabina, scollegato dall’impianto di terra del campo fotovoltaico. Ha ragio-
ne?
No. Non ha ragione, cito la Guida CEI 64-14 ”Guida alle verifiche degli
impianti elettrici utilizzatori”:
Art. 2.3.2.1
La misura deve essere effettuata, per quanto possibile, con l’impianto dispo-
sto nelle ordinarie condizioni di funzionamento e può essere eseguita senza
distaccare i dispersori di fatto che non siano sotto il controllo di chi esercisce
l’impianto.
Quando tuttavia sia ragionevole supporre che l’efficienza dell’impianto di terra
dipenda soprattutto dai dispersori non posti sotto il controllo di chi esercisce
l’impianto, è giustificato, in sede di verifica, cercare di valutare il contributo di
questi ultimi dispersori, tenendo presente che in ogni caso l’impianto di terra
deve essere progettato senza tener conto del contributo di questi dispersori.
185
Come vengono evitati i contatti indiretti per gli operatori? Questo luogo è sog-
getto al DPR 462/01?
186
f) sovratensioni;
g) altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.
187
Il riferimento per gli organismi abilitati è la Norma CEI 0-14 ”Guida
all’applicazione del DPR 462/01…” (attualmente in revisione al CEI),
che dice che il personale addetto alle verifiche deve essere almeno
in possesso degli stessi requisiti tecnico-professionali richiesti al responsabile
tecnico dell’impresa installatrice come indicato dal decreto 37/08 (non è quindi
richiesto un particolare titolo di studio). Deve inoltre seguire un processo di
formazione ed affiancamento sul campo:
Il rispetto dei requisiti previsti dalle Norme CEI EN 50110-1 (Norma CEI 11-48)
e CEI 11-27 fa presumere il possesso di tale requisito.
188
fiche elettriche sono articolati sia su lezioni teoriche che su esercitazioni prati-
che. Nelle lezioni teoriche verranno date nozioni relativamente:
• alle disposizioni legislative inerenti l’attività di verifica degli impianti elettrici;
• alle disposizioni legislative inerenti l’attività di verifica degli impianti elettrici;
• alla Normativa amministrativa di riferimento;
• alla funzione e alla responsabilità del verificatore;
• alle Norme tecniche applicabili;
• alle modalità di svolgimento delle verifiche.
189
Questo il riepilogo delle attività formative e di affiancamento previste per
l’abilitazione di un verificatore:
Impianti BT
Corso di 16 ore + 6 verifiche fino a 1000 V di cui almeno 2 in locali medici;
Impianti MT
Corso di 28 ore + 4 verifiche MT (+2 su sistemi di III Cat per verificare questi
ultimi);
Fulmini
Corso di 8 ore + 4 verifiche;
ATEX
Corso di 24 ore + 6 verifiche di impianti di diversa tipologia e complessità.
190
I pulsanti di allarme manuale d’incendio fanno parte dell’impianto di
rivelazione ed allarme incendio che deve seguire per i criteri di posa,
calcolo e protezione delle condutture la norma generale CEI 64-8 e
per gli altri aspetti installativi la norma UNI 9795. I pulsanti devono essere ma-
nutenuti secondo la UNI 11224.
I dispositivi di comando di emergenza indicati nell’art. 537.4 sono componenti
dell’impianto elettrico e devono essere riportati nel registro della manutenzio-
ne delle stesso.
Qualora il comando di emergenza sia installato in una attività soggetta ai con-
trolli di prevenzione incendi il riferimento normativo può essere l’art. 4 del De-
creto 10 marzo 1998 Controllo e manutenzione degli impianti e delle attrezza-
ture antincendio:
Nel merito la norma CEI 64-8 non indica delle precise scadenze di manutenzio-
ne per i dispositivi di comando di emergenza.
La Guida CEI 0-10 (attualmente in revisione al CEI) riporta una sintesi delle va-
rie periodicità consigliate per le diverse parti dell’impianto elettrico in relazio-
ne alla destinazione d’uso e alla tipologia dell’attività.
Ad esempio la segnalazione di efficienza del circuito di un comando di emer-
genza a lancio di corrente in un locale di pubblico spettacolo deve essere visio-
nata prima di ogni inizio dell’attività.
Pertanto la periodicità degli interventi di manutezione dei dispositivi di coman-
do di emergenza è funzione di vari e molteplici fattori: tipologia circuitale e
meccanica degli stessi, MTBF previsto, severità ambientale, ambito di installa-
zione, etc. etc..
Buona regola può essere quella di eseguire il controllo della funzionalità dei
191
comandi di emergenza con cadenza annuale/biennale (semestrale nel caso
di attività particolarmente significative o pericolose) in rapporto alla periodi-
cità degli interventi di manutenzione programmata e preventiva sugli impianti
elettrici, e certamente per le attività soggette al controllo dei vigili del fuoco in
occasione delle asseverazioni di funzionalità degli impianti per il rinnovo del
rilascio del certificato di prevenzione incendi.
192
13.13 “controlli funzionali” secondo CEI 11-27 IV ed: quali requisiti?
Volevo capire se un manutentore di una fabbrica o di una casa di ripo-
so è idoneo, dopo aver fatto il corso della norma CEI 11-27 IV edizione,
a svolgere i controlli funzionali dell’ impianto elettrico in cui lavora. Il
manutentore non è assunto come elettricista ma come manutentore generico e
gli viene attribuita la qualifica di PAV dal datore di lavoro, dopo aver fatto il corso
con esito positivo, pur non avendo esperienza in impianti elettrici ne titoli di stu-
dio inerenti.
Per essere idonei a fare il corso della norma CEI 11-27 IV edizione bisogna avere
un titolo di studio adeguato e/o esperienza lavorativa sugli impianti elettrici? Per
fare i controlli funzionali bisogna avere un grado di istruzione? e casomai di che
tipo?
Può questo “manutentore” sostituire una presa guasta o un interruttore magne-
totermico differenziale generale da 400 A dell’ impianto elettrico, adottando le
procedure previste dalla norma, dato che si tratta di manutenzione ordinaria?
I corsi relativi ai lavori elettrici ai sensi della Norma CEI 11-27 sono ri-
volti a tutti gli operatori eventualmente esposti a rischio elettrico e non
è richiesto alcun titolo di studio.
Oltre agli aspetti organizzativi e procedurali il corso serve proprio a illustrare i
concetti di base in materia di rischio elettrico. I controlli funzionali (prove e mi-
sure nel contesto dei controlli di manutenzione o per attività quali ricerca guasti
ecc.) possono essere eseguiti indipendentemente dal livello di istruzione da per-
sona competente.
Per quanto riguarda il rischio elettrico in questo particolare ambito occorre fare
riferimento al capitolo 5.3 della Norma CEI 11-27 IV edizione, che sostanzialmen-
te prevede che tali attività possono essere svolte da PES e PAV, ed escludendo le
attività sotto tensione, anche da PEC sotto la supervisione o sorveglianza di PES
o PAV.
5.3.1 Misure
5.3.1.1 Nella presente Norma vengono definite “misure” tutte le operazioni per
193
misurare i dati fisici all’interno di impianti elettrici. Le misure in presenza di ri-
schio elettrico devono essere eseguite solo da PES o PAV o, escluse le misure
nei lavori sotto tensione, da PEC solo se sorvegliate da PES o PAV o sotto la
supervisione di PES.
5.3.2 Prove
5.3.2.1 Le prove comprendono tutte le operazioni destinate al controllo del fun-
zionamento o dello stato elettrico, meccanico o termico di un impianto elettrico.
Le prove comprendono anche le operazioni per verificare, ad esempio, l’effica-
cia dei circuiti di protezione e di sicurezza. Le prove possono comprendere le
operazioni di misura che devono essere eseguite in conformità al punto 5.3.1.
Le prove devono essere eseguite da PES o PAV (se necessario, con idoneità ai
lavori sotto tensione in BT) o da PEC solo se sotto la sorveglianza di PES o PAV
o la supervisione di PES relativamente a lavori fuori tensione o in prossimità di
parti in tensione.
Tuttavia, pur trattandosi nella quasi totalità dei casi di lavori fuori tensione, se-
condo la Norma CEI 11-27 “nessun lavoro deve svolgersi prima che siano indivi-
duati il responsabile dell’impianto e il preposto ai lavori”. Responsabile dell’im-
pianto (RI) e preposto ai lavori (PL) devono essere necessariamente PES, per
cui il manutentore del quesito non può operare in autonomia. Può effettuare le
194
operazioni descritte nel quesito solo se sotto la supervisione di un PES, oppure
essere formato e addestrato al fine di essere valutato tale dal datore di lavoro
secondo quanto indicato all’art. 4.2.2 della Norma CEI 11-27:
195
valori, Z, R, XL.
Di quest’ultima tipologia ne esistono essenzialmente due tipi, a bassa e ad alta
corrente di prova. Quelli a bassa corrente di prova (solitamente tra 6 e 40 A)
permettono di discriminare l’origine dell’impedenza ZS; nel caso il valore in-
duttivo XL della ZS sia simile o preponderante rispetto al valore resistivo R sarà
opportuno ripetere il test con il misuratore ad elevata corrente di prova (solita-
mente 280 A o 350 A max).
La misura con elevata corrente di prova permette misure affidabili con risolu-
zione di 0,1 m Ω.
Solitamente i misuratori della vera ZS con elevata corrente di test si utilizzano
sui circuiti principali, su blindo sbarre oltre i 70 mm2 e in prossimità di grossi
trasformatori.
Al tecnico competente la scelta dello strumento “giusto”.
196
In assenza di lavoratori dipendenti o equiparabili non si applica il DLgs
81/08, figuriamoci il DPR 462/01. Non esiste quindi obbligo di denuncia
dell’impianto di terra e non è necessario effettuare la verifica perio-
dica. La richiesta del Distributore di accedere in sicurezza è però legittima. La
Norma CEI 0-16 contempla questa eventualità nel capitolo 7.5.5.2 “Verifiche“:
La nota (25) a pagina 48 della “In alcune specifiche situazioni, ove non ricorrano
gli obblighi del DPR 462/01, si richiede la documentazione per le verifiche equi-
valente” non fa riferimento a parti terze, per cui sembra accettabile una relazio-
ne equivalente redatta da tecnico di fiducia. La soluzione prospettata di eseguire
una verifica “ispettiva” al solo vano contatore non è consigliabile.
Si consiglia di provare a trasmettere, alla luce della nota citata, un fascicolo tec-
nico contenente le prove relative alla cabina di trasformazione MT/BT secondo
quanto previsto dalla Norma CEI 78-17 (o se è il caso, secondo CEI 0-15) e la mi-
sura della resistenza di terra o eventualmente gli esiti delle misure delle tensioni
di contatto.
197
progettazione
e installazione
198
di breve durata. Altro tipico provvedimento è il collegamento a terra del neutro.
Nel campo della protezione delle macchine sono applicabili i regolatori automa-
tici di tensione, i relè centrifughi, i relè di massima tensione per la diseccitazio-
ne dell’alternatore.
Anche la qualità degli interruttori e il loro potere di interruzione risultano si-
gnificativi al fine di limitare le sovratensioni di manovra. Naturalmente nel suo
caso senza indicazioni sulle caratteristiche e sulla tipologia dell’impianto elet-
trico è difficile dare una risposta esaustiva.
I valori misurati non sono certo anomali. Il “famoso” limite del 4% per
la caduta di tensione è un consiglio riportato dalla Norma CEI 64-8
da utilizzare in mancanza di indicazioni specifiche dal committente.
Se non rileva problemi… va bene così!
Gli studi dove svolgono la loro attività i tatuatori non sono da inten-
dersi locali ad uso estetico (legge 4 gennaio 1990, n. 1). Il progetto
deve essere redatto da un professionista iscritto agli albi professio-
nali solo se la potenza impegnata è superiore a 6 kW o qualora la superficie
superi i 200 m2.
199
14.4 Impianto di un negozio in centro commerciale: è obbligatorio il
progetto?
Un impianto all’interno delle gallerie di un centro commerciale a
maggior rischio in caso d’incendio, se pur di superficie < 200 m2, è
soggetto all’obbligo di progetto? Cambia qualcosa se la fornitura è in
bassa (ENEL) o da quadro del centro commerciale?
200
Il costo dipende dalla complessità dell’impianto (il professionista dovrà rico-
struire tutta la documentazione mancante) e dagli eventuali lavori di adegua-
mento necessari.
Non vi sono nel decreto 37/08 (così come non vi erano nella legge
46/90 e nel DPR 447/91) precise indicazioni in merito al criterio di
determinazione delle superfici dei locali.
Un criterio utilizzabile è quelllo di considerare i metri quadrati utili, siano o
meno calpestabili, al netto della superficie delle eventuali pareti. Nel computo
delle superfici utili sono da escludere le eventuali aree esterne. Un riferimento
corretto può essere quello dei parametri indicati nella eventuale pratica pre-
sentata agli uffici comunali da professionista abiliatato (SCIA = Segnalazione
Certificata di inizio attività ediliza, CIA = Comunicazione inizio attivitòà, CIL =
Comunicazione di inizio lavori in edilizia libera, CILA = Comunicazione di inizio
lavori asseverata in edilizia libera, DIA = Denuncia di inizio attività edilizia) ov-
vero della Segnalazione Certificata di inizio attività ai fini antincendio.
In ogni caso, nel dubbio, è meglio privilegiare la scelta di affidare, per meglio
identificare compiti e responsabilità, la progettazione ad un professionista abi-
litato.
201
meno di 106 kW, e la ditta incaricata degli impianti elettrici deve mettere un di-
spositivo nel vano contatori per emergenza in modo da disalimentare il quadro
elettrico posto nel locale che in caso di incendio un pulsante posto all’esterno
distacchi l’impianto elettrico in modo che i vigili del fuoco possano buttare ac-
qua senza pericolo.
Il vano contatore è piccolo e sembra difficile porre questo dispositivo (sgancia-
tore elettromegnetico, come quello degli ascensori).
1) la domanda: al locale serve la denuncia antincendio? sembra di categoria A.
2) se il contatore fosse all’interno del locale?
Sto cercando in rete le varie disposizioni antincendio, ma parlano sempre di
locali sopra i 400 m2.
202
lari, i vecchissimi *** (nota marca N.d.R.) corpo in ceramica e fusibili di riserva
sul contenitore, posto a protezione della presa trifase, mentre la presa mono-
fase è soltanto derivata a monte del sezionatore. Corre l’obbligo di sostituire
il tutto, ma la mia domanda è questa: se mettessi sotto il contatore una prote-
zione magnetotermica differenziale e, per ogni quadretto, la sola protezione
magnetotermica trifase e monofase, posso considerare “adeguato” l’impianto
elettrico? P = 6 kW: ponte 1,5 kW; gruppo revisione 3 kW; compressore aria 1
kW; luci 0,9 kW, ecco le potenze in gioco quasi precise.
203
impianti di potenza complessiva maggiore di 1200 VA resa dagli alimentatori;
c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobili adibiti
ad attivita’ produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi, quando le utenze
sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa la parte in bassa tensio-
ne, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi potenza impe-
gnata superiore a 6 kw o qualora la superficie superi i 200 mq;
d) impianti elettrici relativi ad unita’ immobiliari provviste, anche solo parzial-
mente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di locali adibi-
ti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione o a maggior rischio
di incendio, nonche’ per gli impianti di protezione da scariche atmosferiche in
edifici di volume superiore a 200 mc;
e) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), relativi agli impianti elettro-
nici in genere quando coesistono con impianti elettrici con obbligo di progetta-
zione;
f) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera c), dotati di canne fumarie col-
lettive ramificate, nonche’ impianti di climatizzazione per tutte le utilizzazioni
aventi una potenzialita’ frigorifera pari o superiore a 40.000 frigorie/ora;
g) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera e), relativi alla distribuzione e
l’utilizzazione di gas combustibili con portata termica superiore a 50 kw o do-
tati di canne fumarie collettive ramificate, o impianti relativi a gas medicali per
uso ospedaliero e simili, compreso lo stoccaggio;
h) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera g), se sono inseriti in un’attivi-
ta’ soggetta al rilascio del certificato prevenzione incendi e, comunque, quan-
do gli idranti sono in numero pari o superiore a 4 o gli apparecchi di rilevamento
sono in numero pari o superiore a 10.
3. I progetti degli impianti sono elaborati secondo la regola dell’arte. I progetti
elaborati in conformita’ alla vigente normativa e alle indicazioni delle guide e
alle norme dell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione appartenenti agli
Stati membri dell’Unione europea o che sono parti contraenti dell’accordo sullo
spazio economico europeo, si considerano redatti secondo la regola dell’arte.
4. I progetti contengono almeno gli schemi dell’impianto e i disegni planimetrici
nonche’ una relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell’installa-
204
zione, della trasformazione o dell’ampliamento dell’impianto stesso, con parti-
colare riguardo alla tipologia e alle caratteristiche dei materiali e componenti
da utilizzare e alle misure di prevenzione e di sicurezza da adottare.
Nei luoghi a maggior rischio di incendio e in quelli con pericoli di esplosione,
particolare attenzione e’ posta nella scelta dei materiali e componenti da utiliz-
zare nel rispetto della specifica normativa tecnica vigente.
5. Se l’impianto a base di progetto e’ variato in corso d’opera, il progetto pre-
sentato e’ integrato con la necessaria documentazione tecnica attestante le
varianti, alle quali, oltre che al progetto, l’installatore e’ tenuto a fare riferimen-
to nella dichiarazione di conformita’.
6. Il progetto, di cui al comma 2, e’ depositato presso lo sportello unico per l’e-
dilizia del comune in cui deve essere realizzato l’impianto nei termini previsti
all’articolo 11.
205
messo l’impiego in un cortile condominiale collettivo di una presa domestica
per caricare uno scooter? E in un garage privato aperto al pubblico?
Nel primo caso (in un cortile condominiale collettivo di una presa do-
mestica per caricare uno scooter) può essere accettabile il modo 1.
Se il garage è aperto al pubblico non è privato e quindi la ricarica
deve essere di modo 3.
206
alizzazione degli impianti elettrici dovrà uniformarsi, oltreché alle specifiche
tecniche generali, ai disposti della Sezione 751 “Ambienti a maggior rischio in
caso d’incendio” contenuta nella Parte 7: “Ambienti ed applicazioni particola-
ri” della Norma CEI 64-8.
L’obbligo di installazione del comando di emergenza per il sezionamento dell’a-
limentazione elettrica deriva dall’applicazione delle normative di prevenzione
incendi.
Si dovranno classificare, secondo i criteri indicati nella Norma CEI 31-35, le
eventuali zone pericolose nell’intorno delle valvole di intercettazione poste sul-
la tubazione di adduzione del combustibile all’esterno e all’interno del locale
cucina oltre ad individuare i necessari provvedimenti per la ventilazione del
locale.
207
14.12 Si può installare il generale di macchina subito fuori dal quadro
di distribuzione?
E’ ammesso dalle norme il montaggio dell’interruttore/sezionatore
generale di macchina subito fuori dal quadro elettrico, in una scato-
la a parte dedicata, se opportunamente segnalato?
208
Norma CEI EN 61439-1,ovvero per la protezione da corto circuito secondo la
nota formula:
(I²t) < K²S².
I criteri specifici per il dimensionamento dei conduttori e delle relative sezioni sono
indicati nella Norma CEI EN 61439-1 al Cap. 8.6, nella Tabella 11 per correnti nomi-
nali sino a 400 A, e negli Allegati A e B (normativi) e H (informativo) alla stessa
norma.
209
14.15 Potere di interruzione secondo Norma CEI 0-21
Ho richiesto al mio elettricista di mettere a norma un mio locale com-
merciale di circa 26 m² per il rilascio del certificatodo di conformità
secondo le ultime normative CEI 64-8. Ha installato un magnetermi-
co da 6 kA a pochi centimetri dal contatore da 3 kW esterno al locale, mentre
nel quadro all’interno del locale ha installato a monte della linea montante un
magnetotermico da 4,5 kA. Vi chiedo se la normativa richiede che entrambi i
magnetotermici siano da 6 kA.
210
vo differenziale e neanche di protezione da sovraccarichi e cto cto; le linee di
alimentazione (trifasi) alimentano in genere tre o quattro gruppi prese (400V
3P + terra 16A - 32A - 63A e 230V 2P + terra 16A); a monte dei gruppi prese le
linee di alimentazione sono protette da interruttori automatici magnetotermici
installati in un quadro di distribuzione; le ditte esterne che lavorano per noi pos-
sono allacciarsi direttamente con apparecchiature mobili (esempio trapano) o
fisse ma temporanee (trapano a colonna, sega a nastro etc.) o devono inserirsi
un quadretto di cantiere con differenziale? Oppure siamo tenuti noi a fornirgli
un’alimentazione/gruppi prese protetti da differenziale?
art. 412.5.3
La protezione addizionale mediante l’uso di dispositivi di protezione con cor-
rente differenziale nominale d’intervento non superiore a 30 mA è richiesta:
a) nei locali ad uso abitativo per i circuiti che alimentano le prese a spina con
corrente nominale non superiore a 20 A; e
b) per i circuiti che alimentano le prese a spina con una corrente nominale non
superiore a 32 A destinate ad alimentare apparecchi utilizzatori mobili usati
all’esterno.
Cantieri:
211
Quando la protezione delle persone contro i contatti indiretti è assicurata dal-
la misura di protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione,
adatta al tipo di sistema di messa a terra (413.1), la tensione di contatto limite
convenzionale UL, deve essere limitata a 25 V in c.a., valore efficace, oppure a
60 V in c.c. non ondulata, e si applicano le prescrizioni specificate in 481.3.1.1.
212
5.1.3 Corrente di cortocircuito massima nel PdC (ai fini del dimensionamento
delle apparecchiature). I valori seguenti sono determinati assumendo una cor-
rente di cortocircuito trifase morsetti alla sbarra BT, o alla sezione BT di cabina
secondaria, non superiore al valore pianificato di 16 kA. Il valore della corrente
di cortocircuito massima, da considerare per la scelta delle apparecchiature
dell’Utente, è convenzionalmente assunto pari a:
- 6 kA per le forniture monofase;
- 10 kA per le forniture trifase per Utenti con potenza disponibile per la connessio-
ne fino a 33 kW;
- 15 kA per le forniture trifase per utenti con potenza disponibile per la connes-
sione superiore a 33 kW;
- 6 kA per la corrente di cortocircuito fase-neutro nelle forniture trifase.
Per il fattore di potenza delle correnti di cortocircuito suindicate, vedere la Ta-
bella 4.
I=6 0,7
I = 10 0,5
10 < I < 20 0,3
213
ti di caratteristiche diverse (VCC inferiore al 6 % e/o taglia superiore) in fase di
nuova connessione il Distributore comunica la corrente di cortocircuito pre-
sunta ai fini del dimensionamento delle apparecchiature, qualora i valori al pun-
to di connessione siano superiori ai valori convenzionali adottati dalla Norma.
In genere quindi la corrente di cortocircuito misurata sarà inferiore alla potere
di interruzione dei dispositivi di protezione installati.
214
gennaio 2008, n.37 dice:
…omissis…
2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, e’ redatto da un
professionista iscritto agli albi professionali
secondo le specifiche competenze tecniche richieste, nei seguenti casi:
a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le utenze condo-
miniali e per utenze domestiche di singole unita’ abitative aventi potenza impe-
gnata superiore a 6 kw o per utenze domestiche di singole unita’ abitative di
215
superficie superiore a 400 mq;
… omissis…
Nel suo caso il limite dimensionale riferito alla superficie non è superato, per
cui il progetto lo può firmare anche il responsabile tecnico dell’impresa instal-
latrice, a patto che la potenza impegnabile dell’impianto non superi 6 kW e che
non ci siano ambienti classificati (ad esempio ambienti a maggior rischio in
caso di incendio).
216
gli UPS presenti in cabina;
- Interruttore di manovra rotativo, da installare all’interno di apposita cassetta di
protezione in PVC serie pesante, con portina trasparente ed idoneo grado di prote-
zione meccanica a portina chiusa (soluzione alternativa indicata dal Committente
e da verificare se presente in commercio un interruttore di manovra a otto contat-
ti).
Vi chiediamo tutte queste soluzioni, se si trovano i materiali in commercio, sono
normativamente corrette? I relè o l’interruttore di manovra rotativo devono essere
particolari o rispondere a norme specifiche?
217
Da ricordare che nella Norma CEI 64-8/7 Sezione 751 “Luoghi a maggior rischio
in caso d’incendio” non si indica l’obbligo del comando di emergenza, specifi-
catamente riportato invece nella Sezione 752 “Locali di pubblico spettacolo ed
intrattenimento“.
Sono quindi da identificare le attività soggette al controllo dei Vigili del fuoco
ove il comando di emergenza esterno all’attività risulta un obbligo; quali di que-
ste attività, o altre attività presenti nei luoghi considerati, siano classificabili
nella definizione “servizi di sicurezza” (vedasi CEI 64-7/3 Cap 35 e CEI 64-8/5
Cap. 56) che devono permanere in tensione anche dopo il sezionamento dell’a-
limentazione principale a mezzo del comando di emergenza.
In presenza di UPS e GE questa valutazione preliminare è necessaria per evi-
tare che l’attivazione del comando di emergenza metta a repentaglio eventuali
servizi con funzioni di sicurezza o importanti per le attività aziendali (ad es.
centro dati). Per la tipologia circuitale, in presenza di comandi rinviati, è da
preferirsi un sistema a sicurezza positiva (ovvero a diseccitazione delle bobine)
con garanzia di permanenza dell’alimentazione. Possono essere utilizzati cir-
cuiti a lancio di corrente purchè sia segnalata la continuità del circuito (lampa-
da spia) e le condutture dello stesso non attraversino eventuali compartimenti
anticendio.
Il comando di emergenza deve essere adeguatamente segnalato con cartello-
nistica conforme, per gli ambienti soggetti al controllo dei Vigili del fuoco, alle
norme di prevenzione incendi.
218
assai rischioso) fare nuove tracce.
E’ possibile realizzare i collegamenti all’esterno del locale?
Potrei risolvere tutto mettendo una scatola dal lato della cucina adiacente (rie-
sco ad intercettare tutti i tubi, perchè ho il cavedio vicinissimo e anche la calda-
ia è vicina come può vedere dalla planimetria che allego - si faccia riferimento
alla figura a pagina seguente).
Art. 701.413.1.2
Informazioni relative all’applicazione del collegamento equipotenziale supple-
mentare nelle diverse Sezioni di questa Parte 7 sono fornite nel 413.1.2.2.3. Le
tubazioni metalliche è sufficiente che siano collegate vicino all’ingresso dei lo-
cali da bagno (all’interno o all’esterno). Una vasca da bagno non è in genere in
contatto con i ferri del cemento armato; non essendo una massa estranea non
deve essere quindi collegata al collegamento equipotenziale supplementare.
La prescrizione dell’articolo 543.3.2 viene interpretata nel senso che non è ne-
cessario che siano accessibili le connessioni dei conduttori equipotenziali sup-
plementari alle tubazioni metalliche all’ingresso dei locali da bagno.
Nei locali da bagno i pavimenti non isolanti (ma non metallici) non sono da con-
siderare masse estranee.
La sezione di questi conduttori equipotenziali supplementari deve essere in ac-
cordo con l’articolo 543.1.3.
219
14.24 Comando di emergenza autorimessa
Buongiorno, come è possibile in un autorimessa con box alimentati
ognuno con contattori differenti avere un solo pulsante di emergenza
che intervenga sullo sgancio di ogni singola utenza?
220
14.25 Protezioni nuove, UPS e sezionamento del neutro in un
sistema TN
L’impianto era realizzato come indicato nello schema tipo A (interruttori
generali tutti del tipo tripolare con i conduttori di neutro diretti). Oggi si
sta ristrutturando tutto l’impianto realizzandolo secondo lo schema B
(interruttori generali tetrapolari). Si chiede un chiarimento in merito a:
1.Ci sono controindicazioni per realizzarlo del tipo B (figura a pagina seguente)?
2.Nel caso B aprendo un generale entra in funzione l’UPS, che alimenterà circuiti
monofase e trifase + neutro, il neutro si troverà isolato dalla terra (il collettore che
mette a terra il neutro è in cabina nel box trasformatore) perché interrotto dal polo
dell’interruttore, il neutro come si comporterà?
3.Si deve rivedere il dimensionamento dell’Impianto eseguito con Sistema TN-S?
221
nare lo schema circuitale dello stesso.
3.Si, a fronte delle modifiche proposte in B è da ri-verificare il dimensionamen-
to.
222
Nelle attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco solitamente il
valore dell’illuminamento di sicurezza è definito dalle specifiche Re-
gole tecniche di prevenzione incendi. Nel caso prospettato per dare
una risposta esaustiva si deve preventivamente classificare l’attività soggetta
al rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi, determinare la Regola tecnica
di prevenzione incendi applicabile e quale sia il valore dell’illuminamento di si-
curezza indicato nella stessa.
Ad esempio se si tratta di un luogo di lavoro con attività n° 70. C del DPR
151/11″Locali adibiti a depositi di superficie lorda superiore a 1000 m² con
quantitativi di merci e materiali combustibili superiori complessivamente a
5.000 kg e superficie oltre 3000 m² “, non vi è una specifica regola di prevenzio-
ne incendi che imponga un livello minimo di illuminazione lungo le vie di uscita.
Per converso negli edifici a uso uffici (attività n° 71 del DPR 151/11) nel decre-
to 22 febbraio 2006 “Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi
per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali destinati ad
uffici” al Cap 9.3.1. comma 5 è prescritto che:
Ritornando alle attività non normate da una specifica Regola tecnica di preven-
zione incendio sono da applicare:
a) le prescrizioni generali di prevenzione e protezione indicate dal D.Lgs. 81/08
“allegato IV requisiti dei luoghi di lavoro” ai seguenti paragrafi:
223
minazione di sicurezza di sufficiente intensità.
b) le prescrizioni del DM 10 marzo 1998 “Criteri generali di sicurezza antincen-
dio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro“ al Cap. 3.13 – “illumi-
nazione delle vie di uscita”:
Tutte le vie di uscita, inclusi anche i percorsi esterni, devono essere adeguata-
mente illuminati per consentire la loro percorribilità in sicurezza fino all’uscita
su luogo sicuro. Nelle aree prive di illuminazione naturale od utilizzate in assen-
za di illuminazione naturale, deve essere previsto un sistema di illuminazione di
sicurezza con inserimento automatico in caso di interruzione dell’alimentazio-
ne di rete.
c) le prescrizioni di cui al decreto 3 agosto 2015 “Approvazione di norme tec-
niche di prevenzione incendi, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8
marzo 2006, n. 139“ al Cap. S.4.5.9 – Illuminazione di sicurezza:
1.Deve essere installato impianto di illuminazione di sicurezza lungo tutto il si-
stema delle vie d’esodo fino a luogo sicuro qualora l’illuminazione possa risul-
tare anche occasionalmente insufficiente a garantire l’esodo degli occupanti.
2. L’impianto di illuminazione di sicurezza deve assicurare un livello di illumi-
namento sufficiente a garantire l’esodo degli occupanti, conformemente alle
indicazioni della norma UNI EN 1838 o equivalente.
Pertanto nella determinazione del livello di illuminamento garantito dall’impian-
to di illuminazione di sicurezza ove non sia indicato uno specifico valore in lux
nella regola tecnica di prevenzione incendi si devono applicare le indicazioni
della Norma UNI EN 1838 o altra norma equivalente su indicazione del proget-
tista. Nello specifico il Par. 4.2.1 della Norma UNI EN 1838:
224
Vi è da notare come il valore dell’illuminamento (non minore di 1 lux) deve essere
calcolato al suolo e non come usualmente ad 1 m dal piano di calpestio. Il calco-
lo dell’illuminamento deve considerare le altre prescrizioni riportate nella UNI EN
1838.
Nel caso descritto si applica la Norma CEI 0-21 ”Regola tecnica di ri-
ferimento per la connessione di Utenti attivi e passivi alle reti BT del-
le imprese distributrici di energia elettrica“. La modifica deve essere
comunicata secondo il regolamento GSE. Ricordiamo inoltre che è vietato in-
stallare il sistema di accumulo se l’impianto fotovoltaico beneficia degli incen-
tivi del 1° Conto Energia e ha una potenza fino a 20 kWp in scambio sul posto.
225
14.30 Comando di emergenza, GE ed elettropompe antincendio
Nel caso di un gruppo elettrogeno che alimenta sia le pompe antin-
cendio che altre utenze ordinarie di uno stabilimento industriale, il
pulsante di sgancio/emergenza richiesto dalle norme di prevenzio-
ne incendi, deve intervenire solo sull’interruttore dei carichi ordinari? Per la
protezione delle pompe antincendio, è necessario prevedere solo interruttore
magnetotermico o anche l’aggiunta del modulo differenziale?
226
I documenti normativi che fanno al caso suo sono la Norma CEI 64-8
“Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a
1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua” e la Nor-
ma CEI 0-21 “Regola tecnica di riferimento per la connessione di Utenti attivi e
passivi alle reti BT delle imprese distributrici di energia elettrica“.
Il cavo tra il contatore di bassa tensione (sistema TT) e il primo dispositivo di
protezione contro le sovracorrenti prende il nome di “cavo di collegamento“.
Dalle regole per la protezione del cavo di colegamento si evince la risposta alla
Sua domanda:
227
coordinate con quelle dell’interruttore automatico del contatore (qualora tale
dispositivo sia presente)(26), secondo quanto previsto dall’art. 434.3.2 della
Norma CEI 64-8.
(25) Nei luoghi a maggior rischio in caso di incendio il DG/DGL deve essere
quindi installato subito a valle del contatore (cavo di collegamento di lunghezza
trascurabile).
(26) Si ricorda che i requisiti della sezione 434.3.2 della Norma CEI 64-8 potreb-
bero non essere soddisfatti in presenza dei gruppi di misura di tipo elettronico
e che il Distributore può adeguare i propri gruppi di misura in conseguenza di
innovazioni tecnologiche e normative. In particolare, previa comunicazione, il
Distributore potrebbe sostituire l’interruttore automatico in un contatore esi-
stente con altro dispositivo atto alla limitazione di potenza prelevata.
Un quadro elettrico può (e in alcuni casi deve) essere installato subito a valle
del contatore del distributore. In questo caso deve comunque essere garantita
la protezione contro i contatti indiretti (ovvero niente masse a monte della pri-
ma protezione differenziale).
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serie Chiara
La semplice eleganza dei comandi e dei frutti di colore bianco si abbina con la
varietà cromatica delle placche, che spazia dalle vivaci tonalità pastello alle
raffinate finiture metallizzate.
Grazie alle placche in tecnopolimero e a quelle metallizzate, Chiara valorizza
qualsiasi ambiente: dall'abitazione, all'ufficio, dal piccolo negozio al grande ri-
storante.
Dal punto di vista dell’installazione, la flessibilità è una caratteristica peculiare
di Chiara: i frutti, della larghezza di 22 mm, sono adatti all’inserimento in tutte le
scatole da incasso rotonde (con diametro di 60 mm) e rettangolari, e i supporti
e le placche sono disponibili nelle versioni da due, tre, quattro e sette moduli
montabili rispettivamente in scatole rettangolari da due, tre, quattro e sei mo-
duli standard.
La composizione del punto luce è particolarmente semplice: il telaio è realizza-
to in materiale semitrasparente per facilitarne il fissaggio alle scatole da incas-
so, e l’assemblaggio dei dispositivi è frontale.
La serie Chiara è inoltre una gamma completa per la gestione delle utenze elettri-
che comprendendo termostati e cronotermostati, dimmer e rilvatori di presenza.
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welcome M
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centralino
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free@home
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Copyright 2017 NT24.it
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