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Plinio il Vecchio, naturalista e militare romano vissuto nel I secolo d.C.

È famoso per la
sua opera enciclopedica intitolata "Naturalis Historia" ("Storia Naturale"), che è una
delle fonti più importanti per la conoscenza dell'antichità romana e per lo studio della
storia naturale.

Egli la definisce un'opera scientifica, ma non può essere considerata tale, anche se
rivela certamente una grande passione per la natura e per la scienza naturale. È una
raccolta di 37 libri, di cui il primo è in realtà un'introduzione in cui Plinio ci mette al
corrente del metodo che ha usato per raccogliere le notizie: le fonti, secondo lui, sono
100 autori, ma gli studiosi ne hanno rilevati 473. Questa incongruenza è spiegabile
con il fatto che Plinio probabilmente ha considerato come fonti solo gli autori dai quali
ha attinto direttamente le notizie, leggendo le loro opere, mentre dei restanti 373 ha
saputo forse indirettamente. Gli argomenti di cui tratta sono molto vari: cosmografia,
idrografia, meteorologia, antropologia, botanica, mineralogia, statuaria, studio della
fauna (divide gli animali in organismi di terra, d'acqua e volatili), architettura, pittura,
studio della storia della magia e della medicina, oltre ad un elenco di ricette mediche
ricavate dalle piante e da parti degli animali. Egli però non effettua uno studio di tipo
scientifico, studiando cause e conseguenze: il suo è piuttosto un atteggiamento da
persona naturalmente curiosa e stupita, che si limita ad annotare e descrivere
minuziosamente (a volte fin troppo) la realtà e gli eventi ai quali assiste. Si accosta
alla natura con umiltà ma con profondità, non come uno scienziato perché ha diversi
punti di vista e si fa coinvolgere dalla scienza, cercando il modo di trasmettere le sue
conoscenze. La sua diviene perciò un'opera enciclopedica, perché Plinio steso dice di
non aver fatto una selezione degli argomenti, ma li abbia trattati tutti indistintamente.
Plinio il Vecchio, naturalista e militare romano vissuto nel I secolo d.C. È famoso per la
sua opera enciclopedica intitolata "Naturalis Historia" ("Storia Naturale"), che è una
delle fonti più importanti per la conoscenza dell'antichità romana e per lo studio della
storia naturale.

Plinio il Vecchio esplorò l'interazione tra l'uomo, la natura e l'ambiente. Nei suoi scritti,
descrisse le attività umane che avevano un impatto sull'ambiente, come l'agricoltura,
l'estrazione mineraria e la deforestazione. Egli riconobbe i benefici e i rischi associati a
queste attività e discusse anche l'importanza di una gestione sostenibile delle risorse
naturali, inoltre era consapevole dei legami tra la natura e la salute umana. Nella sua
opera, descrisse le proprietà medicinali delle piante, degli animali e di altri elementi
naturali. Sottolineò l'importanza di un ambiente sano per il benessere umano e l'uso
delle risorse naturali per scopi curativi.

Tuttavia, Plinio non aveva una concezione moderna dell'ecologia e spesso attribuiva
un valore puramente utilitaristico alla natura, enfatizzando l'uso delle risorse naturali
per il beneficio umano. La sua visione era influenzata dalle credenze e dalla cultura
dell'antica Roma, in cui la natura era vista principalmente come una fonte di risorse da
sfruttare.

La natura e la felicità dell'uomo: Nel 7° libro appare il pessimismo di Plinio nei


confronti dell'uomo: egli infatti dice che homo homini lupus, cioè "l'uomo è lupo
dell'uomo". L'intera opera si giustifica considerando la concezione che Plinio ha
dell'uomo e del suo rapporto con la natura: quest'ultima è matrigna e benigna
(concezione menzionata anche da Lucrezio e da Leopardi). Infatti, tra tutti gli animali,
l'uomo è il più sfortunato, in quanto nasce nudus et flentes (= nudo e piangente) e ha
bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui, altrimenti è destinato alla morte, cosa
che Plinio assicura essere la fine migliore per l'essere umano: all'inizio della vita, la
natura è per l'uomo "matrigna" e l'uomo non è felice. Per gli stoici e per i platonici, al
contrario, l'uomo è felice proprio perché possiede la ragione, cosa che lo distingue
dagli animali e che gli permette di superare gli ostacoli: per gli stoici, infatti, l'uomo è
felice solo quando riesce a dominare le passioni, vivendo secondo la virtus, cioè la
virtù morale; per Plinio, invece la felicità dell'uomo deriva dall'assenza di dolore, cioè
da una condizione materiale, e quindi l'uomo è naturalmente portato a ricercare un
rimedio alle malattie. Poi, però, nella seconda parte della sua vita, l'uomo impara a
conoscere la natura, che diviene quindi benigna in quanto gli fornisce i mezzi per
essere felice; alcuni uomini però non meritano queste attenzioni da parte della natura,
a causa del loro atteggiamento privo di rispetto verso la natura (Plinio può essere
quindi considerato un ecologista ante litteram): Plinio qui parla insieme, per la prima
volta, la natura con la morale.

stile e lingua: nell'opera c'è un plurilinguismo e un pluristilismo proprio perché è


un'opera enciclopedica, ma non una vera opera scientifica:

quando descrive gli eventi naturali, Plinio usa uno stile arido, in quanto deve solo
elencare oggetti ed eventi naturali;

quando parla di morale (natura matrigna e benigna, il comportamento da tenere nei


confronti della natura), l'autore usa uno stile retorico;

quando parla della natura, usa uno stile emotivo, che ricalca l'entusiasmo dell'autore
di fronte alla natura stessa, il suo stupore sincero verso suele bellezze e il tentativo di
trasmettere tutto ciò al lettore.

Il linguaggio è per la prima volta tecnico, pieno di grecismi, a parte quando parla
della natura, occasioni in cui il linguaggio si ammorbidisce.

Nonostante le limitazioni della sua prospettiva, l'opera di Plinio il Vecchio ha fornito un


importante contributo alla conoscenza scientifica dell'epoca e ha influenzato il pensiero
naturalistico successivo. La sua attenzione alla relazione tra l'uomo, la natura e
l'ambiente rimane significativa nell'ambito della storia dell'ecologia e della
conservazione ambientale.

Un aspetto importante della visione di Plinio riguardo all'ambiente era la sua


consapevolezza dei disastri naturali e dei pericoli associati all'interazione umana con
l'ambiente. Egli descrisse terremoti, eruzioni vulcaniche e inondazioni, sottolineando
gli effetti distruttivi che potevano avere sugli insediamenti umani. Queste descrizioni
fungono da richiamo all'importanza di comprendere e rispettare le forze naturali.

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