Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
G. BAZZINI, F. FRANCHIGNONI
1. INTRODUZIONE
149
G. Bazzini, F. Franchignoni
150
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
FUNZIONE
Ottimale 5
Auto-sufficiente 4
Parzialmente
indipendente 3
Parzialmente
dipendente 2
Totalmente
dipendente 1
0
Nascita Adulto Pensionato Morte
Infanzia
Figura 1: Prestazione umana come misura di salute durante la vita
FUNZIONE
Ottimale 5
C Mantenimento
Auto-sufficiente 4
Riabilitazione
Parzialmente
indipendente 3
Parzialmente S
dipendente 2 A opravv
iven
za
Totalmente
dipendente 1
Disabilità
0
Nascita Adulto Pensionato Morte
Infanzia
Figura 2: Prestazione umana di adulti disabili come misura della riabilitazione
151
G. Bazzini, F. Franchignoni
152
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
153
G. Bazzini, F. Franchignoni
154
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
Tabella 1: Obiettivi
sociali; e) soddisfazione da parte del paziente, della sua famiglia e dei vari
fornitori di servizi sanitari.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Classificazione Internazionale delle malattie, 9a Revisione-Modificazione clinica. ICD-9-CM,
Vol.3°: Interventi chirurgici e procedure diagnostiche e terapeutiche.s.a.i.
Council of Europe. Raccomandazione 1185 (1992), adottata dall’Assemblea Parlamentare del
Consiglio d’Europa il 7/5/92, relativa alle politiche di riabilitazione per le persone
handicappate: “Una politica coerente per le persone handicappate”. Documento S.I.M.F.E.R.,
1993.
DeLisa JA ed. Rehabilitation Medicine. Principles and Practice. Philadelphia: JB Lippincott, 1988.
Federazione Europea di Medicina Fisica e Riabilitazione-Accademia Medica Europea di
Riabilitazione-U.E.M.S. Libro Bianco sulla Medicina Fisica e Riabilitazione. Ediz. it. a cura
di SIMFER e SIMFiR, s.a.i.
Fuhrer MJ ed. Rehabilitation Outcomes. Analysis and Measurement. Baltimore: Paul H Brookes
Publishing Co., 1987.
International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps; WHO, Ginevra, 1980.
Johnston MV, Wilkerson DL, Maney M. Evalutation of the Quality and Outcomes of Medical
Rehabilitation Programs. Rehabilitation Medicine. Principles and Practice. Philadelphia: JB
Lippincott, 1988.
Ministero della Sanità: Atto di intesa tra Stato e regioni per la definizione del Piano sanitario
nazionale relativo al triennio 1994-1996. Supplemento ordinario alla “Gazzetta Ufficiale” n. 8
156
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
157
G. Bazzini, F. Franchignoni
Limitazioni in attività
non essenziali 4.3
Limitazioni in attività
importanti 5.8
Incapacità a svolgere
attività importanti 3.8
0 1 2 3 4 5 6
% popolaz.
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
% popolaz.
milioni di disabili, dei quali più del 10% portatore di minorazioni gravi e
suscettibili di intervento riabilitativo. Questi dati sono sovrapponibili a quelli di
Francia e Stati Uniti.
Nelle figure sono appunto riportati alcuni dati-chiave relativi alla
158
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
< 14 5.1
18-24 5.8
25-44 9.6
45-64 23.7
65-69 39.9
70-74 33.4
75-84 40.1
> 85 58.7
0 10 20 30 40 50 60
% popolaz.
159
G. Bazzini, F. Franchignoni
160
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
economico;
d) approntare un piano per l’aggiornamento permanente degli operatori nel
settore della riabilitazione medica in collaborazione con le Università, gli
IRCCS con valenze riabilitative presenti in Regione e gli altri Centri
didattico-formativi qualificati.
Nell’ambito degli interventi per il continuo miglioramento di qualità
dell’intervento riabilitativo si sottolinea anche l’importanza dell’esistenza, per
ogni paziente in trattamento riabilitativo (quale che sia il regime di cura), di un
piano di trattamento scritto e periodicamente aggiornato, in base al potenziale
riabilitativo dello stesso. Il piano deve definire necessità e limitazioni del
paziente, così come i fini del programma terapeutico ed anche i provvedimenti
da prendere prima della dimissione. Questo piano va preparato dal team
polidisciplinare, coordinato dal fisiatra, e redatto con l’attiva partecipazione del
paziente e/o della sua famiglia. I progressi sono valutati regolarmente in
funzione del piano di trattamento, tramite incontri tra tutto il personale sanitario
coinvolto nella cura del paziente.
E’ altresì da prevedersi una procedura per assicurare la continuità ed il
coordinamento degli interventi dopo la dimissione (compreso un piano per
periodici controlli a distanza). Il tutto va stabilito in accordo con i medici
* Nella misura della disabilità tramite scale di valutazione la letteratura riabilitativa è concorde nel
rilevare solo le attività essenziali allo svolgimento di una vita domiciliare (le “activities of daily living”, ADL) e
nel dare a ciascuna voce un punteggio ordinato gerarchicamente in base all’autosufficienza con cui l’attività è
svolta, indipendentemente dalla qualità della prestazione. Tra le numerose scale proposte le più note e diffuse
sono l’indice di Barthel (Md State Med J 1965; 14: 61 - 65) e la Functional Independence Measure (FIM). Una
terza scala, di buon livello ma meno usata e studiata, è la PECS (Arch Phys Med Rehab 1981; 62: 456 - 461).
L’indice di Barthel valuta attraverso 10 voci la capacità motoria (trasferimenti letto-sedia e ritorno,
locomozione tra mura domestiche e salita-discesa di una scala), l’igiene personale (rassettarsi e fare il bagno),
il nutrirsi ed il vestirsi, le attività sfinteriche (funzione vescicale ed alvo) e l’igiene perineale.
La FIM (= Functional Independance Measure) è una scala di valutazione della disabilità proposta da
Granger e Coll., consistente in una griglia di 18 items, una parte dei quali costituiscono il sottogruppo
motorio, mentre un’altra quello cognitivo. Il primo gruppo comprende 13 voci attinenti alla cura della
persona, al controllo sfinterico, alla mobilità, alla locomozione; il secondo gruppo ha 5 voci, relative alla
comprensione, all’espressione, al rapporto con gli altri, alla soluzione di problemi e alla memoria.
Le caratteristiche salienti di questa scala possono essere così riassunte: a) il grado di autosufficienza
viene quantificato su 7 livelli: 2 per l’autosufficienza (senza o con uso di ausili) e 5 per la non-autosufficienza;
b) sono censiti anche aspetti di tipo comportamentale e neuropsicologico (per lo più trascurati dalle altre
scale); c) è prevista anche la raccolta di variabili cliniche (dati anamnestici, tempi di degenza) e socio-
economiche (reddito, composizione del nucleo familiare ecc.).
Dalla somma dei punteggi riportati nei singoli item deriva un punteggio finale che corrisponde alla
disabilità del soggetto: il punteggio FIM motorio andrà quindi da 13 a 91, mentre quello cognitivo da 5 a 35.
La FIM ha una notevole diffusione: l’Uniform Data System for Medial Rehabilitation (UDS, agenzia
di supporto che cura rigorose procedure di insegnamento della scala e di accreditamento, per garantire
uniformità di rilevazioni tra osservatori) dispone già di informazioni relative a più di 80 mila pazienti
statunitensi ricoverati presso 256 centri di riabilitazione e in numerosi altri paesi sono iniziate raccolte di dati
con questa scala.
La FIM è uno strumento più elaborato e sensibile rispetto al Barthel Index. Le approfondite analisi a
cui viene sottoposta dalla recente letteratura ed il supporto di un apposita organizzazione (l’UDS, presente
anche in Italia) stanno contribuendo in maniera determinante a renderla la scala di riferimento in campo
internazionale per l’analisi di numerose patologie di interesse della riabilitazione motoria dell’età adulta.
161
G. Bazzini, F. Franchignoni
curanti di base e con i servizi sanitari del territorio di residenza del paziente.
Inoltre si reputa necessaria un’analisi sistematica dei risultati
terapeutici effettivamente conseguiti dai pazienti nella vita reale, al fine di
determinare l’efficacia e l’efficienza degli interventi attuati. Tale procedura
deve basarsi sull’adozione di misurazioni funzionali dotate di comprovate
caratteristiche di validità e ripetibilità (quali ad esempio per le degenze
riabilitative la FIM)*.
162
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
163
G. Bazzini, F. Franchignoni
164
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
165
G. Bazzini, F. Franchignoni
166
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
167
G. Bazzini, F. Franchignoni
C) TRATTAMENTO IN DAY-HOSPITAL
È giustificato nel caso un paziente possa tollerare una terapia riabilitativa di
discreta intensità, da somministrarsi con l’approccio multidisciplinare (di tipo
motorio, occupazionale, del linguaggio e cognitiva) più adeguato e presenti
condizioni generali che non necessitino di una disponibilità di personale medico e
paramedico nelle ore notturne. Tale trattamento non è però una degenza “senza
pernottamento”, nè una forma di terapia intensiva ambulatoriale semi-alberghiera,
bensì una forma originale ed autonoma di assistenza, per la quale un ruolo
importante rivestono motivazioni socio-assistenziali (opportunità che venga
mantenuto un contatto quotidiano con l’ambiente domestico nelle ore serali-
notturne, o viceversa utilità che nelle ore diurne si svolga anche un’attività di
socializzazione del paziente). Ferma restando quindi la necessità di definizione di
obiettivi riabilitativi, la formula di day hospital dovrebbe quindi avere anche
precise indicazioni socio-assistenziali, congrue con il consumo di risorse che essa
comporta e giudicate appropriate da parte del curante. Starà poi alle singole
strutture regolamentare ulteriormente l’accesso sulla base di indicatori di struttura e
di procedure disponibili, per rendere del tutto trasparenti le libere decisioni del
sanitario.
D) TRATTAMENTO AMBULATORIALE
È giustificato nel caso in cui il paziente sia stabile sotto il profilo medico
generale e richieda un trattamento riabilitativo con le seguenti caratteristiche: a)
valutazione fisiatrica iniziale per la prescrizione di un piano riabilitativo e periodici
controlli da programmare; b) aspettativa di raggiungimento di obiettivi riabilitativi;
c) nel contesto di un ambiente specificamente attrezzato.
E) TRATTAMENTO DOMICILIARE
È giustificato nel caso di persone clinicamente stabili e che richiedono solo un
intervento periodico di tipo medico, ma non hanno ancora raggiunto tutti gli
obiettivi previsti dal loro piano di intervento riabilitativo. Questi pazienti devono
inoltre avere una menomazione o una condizione medica tale da impedire un
trattamento di tipo ambulatoriale. Possono essere trattati con brevi cicli domiciliari
168
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
AA.VV. Physical disability. Phys Ther 1994; 74 (5): 375-506.
DeLisa JA. Rehabilitation Medicine. Principles and Practice. Philadelphia, JB Lippincott, 1988.
Disler PB, Roy CW. Predicting Hours of Care Needed. Arch Phys Med Rehabil 1993; 74: 139-143.
Bazzini G ed. Efficacia e qualità in riabilitazione neuromotoria. Pavia: Ediz. Fondazione Clinica del
Lavoro, 1995 (in stampa).
Fuhrer MJ. Rehabilitation Outcomes. Analysis and Measurement. Baltimore: Paul H Brookes
Publishing Co., 1987.
Functional Independence Measure (FIM)-strumento di misura della disabilità, Versione Italiana a
cura di L. Tesio. Ricerca in Riabilitazione, 1993, 2 S.
Granger CV, Hamilton BB. The Uniform Data System for Medical Rehabilitation Report of First
Admissions for 1992. Am J Phys Med Rehabil 1994; 73 (1): 51-55.
Harada N, Kominski G, Sofaer S. Development of a Resource-Based Patient Classification Scheme
for Rehabilitation. Inquiry 1993; 30: 54-63.
Kottke FJ, Stillwell KG, Lehmann JF. Trattato di Terapia Fisica e Riabilitazione. Roma: Verduci,
1987; Vol. 1.
Johnston MV, Miller LS. Cost-Effectiveness of the Medicare Three-Hour Regulation. Arch Phys
Med Rehabil 1986; 67: 581-585.
LaBan MM, Muzljakovich D, Perrin JCS. Improving the Efficiency of Patient Selection for
Continuing Rehabilitation in a General Hospital: the Stroke Option Rehabilitation Team. Am J
Phys Med Rehabil 1992; 55-56.
NARF: Access Rehabilitation: A Focus for the Health Care Reform Debate. National Association of
Rehabilitation Facilities Staff.
Stineman MG, Escarce JJ, Goin JE et al. A Case-Mix Classification System for Medical
Rehabilitation. Medical Care 1994; 32 (4): 366-379.
Stineman MG. Eziologia e funzione: un nuovo metodo per predire il consumo di risorse in medicina
riabilitativa. Ricerca in Riabilitazione 1994; 3 (2): 1-6.
Wade DT. Measurement in Neurological Rehabilitation. Oxford: Oxford University Press, 1992.
3. PERCORSI VALUTATIVO-TERAPEUTICI
Dal punto di vista del principale attore del processo riabilitativo, che è la
persona disabile, così come è stato illustrato nel Capitolo 1, è evidente come il suo
percorso valutativo-terapeutico sia identificabile come un processo continuo. Per
motivi organizzativi questo percorso si svilupperà nel tempo nelle seguenti fasi: a)
fase “acuta”, della prevenzione del danno e delle conseguenti menomazioni
secondarie nelle patologie ad alto rischio di sviluppo di disabilità; b) fase
“immediatamente post-acuta”, caratterizzata da interventi riabilitativi intensivi, di
169
G. Bazzini, F. Franchignoni
VALUTAZIONI
– Analisi della situazione medica generale, dello stato psico-sociale e della storia
professionale del paziente;
– esame clinico generale, con particolare riguardo per gli apparati muscolo-
scheletrico e nervoso e per lo stato mentale di base;
– analisi dei movimenti del corpo, del controllo posturale, del cammino e delle
abilità degli arti superiori;
– prescrizione ed interpretazioni di esami complementari, quali quelli di
laboratorio, radiologici, elettrodiagnostici, e di altri test specifici.
INTERVENTI
– Trattamento medico generale del paziente, compresi il mantenimento di contatti
con il medico di base e la richiesta di eventuali altre consulenze specialistiche
(ove richiesto dalle condizioni del paziente);
– definizione di interventi adeguati allo stato generale del paziente ed alla sua
necessità di cure;
– monitoraggio della qualità e dell’efficacia dei processi messi in atto per il
170
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
1.3 V - articolarità 1.3 M - livelli qualitativi (ridotta/assente) o 1.3 T - mantenimento articolarità e prevenzione
quantitativi (in gradi nei 3 piani dello spazio retrazioni muscolo-tendinee e rigidità articolari
(mobilizzazione passiva, autopassiva, attiva
assistita, stiramento lento, vibro-percussione, ecc.)
1.4 V - sensibilità 1.4 M - livelli qualitativi (ipo- anestesia) o 1.4 T - tecniche di rieducazione dell’estero-
quantitativi (mg) di percezione sensitiva e livelli propriocettività e di ricalibrazione sensitiva
qualitativi (ridotta/assente) o quantitativi (mm)
di discriminazione tattile
1.5 V - tono muscolare 1.5 M - scala semiquantitativa (–2/+3) 1.5.1 T - posture al letto, in carrozzina, in statica,
ecc. (corrette e correttive)
1.5.2 T - tecniche di rilasciamento
1.6 V - forza, potenza e 1.6 M - semi-quantitativa (scala 0-5) o 1.6 T - esercizi per incremento di forza,
resistenza muscolare strumentale (dinamometri, ecc.) e resistenza muscolare
1.7 V - coordinazione bi-manuale 1.7 M - test specifici (Minnesota RMT, 1.7 T - esercizi di coordinazione
ed oculo-manuale Pennsylvania BMW, ecc.)
1.8 V - posture ed equilibrio 1.8 M - qualitativa o strumentale (posturografia) 1.8 T - rieducazione del controllo posturale
1.9 V - deambulazione su vari 1.9 M - esame clinico o strumentale del cammino 1.9 T - rieducazione del cammino (anche con
percorsi, salita e discesa di scale eventuali protesi o ortesi)
171
G. Bazzini, F. Franchignoni
172
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
6.2 V - analisi della funzione 6.2 M - test specifici 6.2.1 T - rieducazione alla produzione vocale
fonatoria 6.2.2 T - supporto pre-operatorio ad interventi
ORL (tipo laringectomie)
6.2.3 T - rieducazione linguistica nei pazienti
laringectomizzati e con deficit intraorali
6.3 V - analisi della funzione 6.3 M - test specifici clinico-strumentali 6.3 T - gestione delle disfagie
deglutitoria
173
G. Bazzini, F. Franchignoni
Tabella 10: 7. Capacità relazioni e cognitive (riduzione della disabilità nelle capacità
relazionali e cognitive)
174
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
10.2 M - test di 10.2 T - svolgimento di educazione sanitaria e informazione al paziente relativi a: proprio
autoapprendimento corpo, patologia in causa (dlele conseguenze fisiche e fisiologiche), farmaci e presidi utilizzati
10.3 M - test di 10.3 T - fornitura di nozioni elementari di ergonomia relative a: risparmio articolare,
autoapprendimento mantenimento di posture corrette, esecuzione di gesti elementari o ripetitivi
175
G. Bazzini, F. Franchignoni
Tabella 14: Quadro sintetico delle patologie trattate in degenza riabilitativa e dei
relativi obiettivi, con durate indicative di ricovero. Tali durate sono variabili in
funzione del livello iniziale di disabilità, della presenza di complicanze, di fattori
socio-demografici, della progressione del miglioramento, degli obiettivi da
raggiungersi
Patologia Obiettivi del trattamento rieducativo Durata degenza (gg.)
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
Emiparesi / Emiplegia X X X X X X X X X X 30-90
Cerebropatie X X X X X X X X X X 30-120
Paraplegia / Tetraplegia X X X X X X X X X X 45-180
Amputazioni di arto X X X X X X X 30-60
Patologie ortopedico-traumatologiche X X X X X X 30-90
Patologie artro-reumatiche X X X X X X 20-45
Sdr. parkinsoniane X X X X X X X X X X 30-60
Sclerosi multipla X X X X X X X X X X 20-60
Neuropatie periferiche X X X X X X 20-45
176
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
neuroplestici che intercorrono dopo un danno del sistema nervoso centrale e/o
periferico. Questa plasticità è legata alle capacità di adattamento dei sistemi di
controllo dei vari parametri fondamentali della funzione cerebrale (neuronali,
metabolici, vascolari, ecc.) che possono essere distinte in processi a breve
termine (quoad vitam) e processi più tardivi responsabili del recupero
funzionale (quoad valetudinem).
Il nostro interesse verte in questa sede sul secondo tipo di plasticità, a
lungo termine, legata alla formazione di adattamenti tendenti a ripristinare una
funzione compromessa dalla noxa patogena.
I meccanismi di recupero possono essere in rapporto a:
– il ripristino di una funzione solo temporaneamente sospesa (per disinibizione
dopo fenomeni di diaschisi);
– l’utilizzazione di sistemi vicarianti rimasti intatti (per le caratteristiche di
ridondanza del tessuto nervoso o a causa del controllo multiplo di funzioni);
– la sostituzione funzionale, in cui altri circuiti assumono il ruolo vacante, ex-
novo o per fenomeni di “unmasking”;
– la riorganizzazione radicale, in cui si assiste alla costituzione di
neoconnessioni, per lo più tramite meccanismi di “sprouting”;
– la compensazione, che utilizza mezzi diversi per la stessa funzione, operando
un cambiamento di strategie.
Questi processi riparativi possono portare ad utili modificazioni, ma anche
a squilibri svantaggiosi; da qui la necessità di indirizzare correttamente i
meccanismi plastici con opportune stimolazioni.
L’approccio riabilitativo al paziente disabile, neuroleso in particolare,
dovrà mirare ad approntare un programma terapeutico e quindi un “percorso
riabilitativo” che dovrà avere come fine ultimo la riduzione o l’eliminazione
dell’handicap e l’inserimento familiare e sociale del paziente, come ampiamente
illustrato in altre parti di questa bozza.
1. MOBILITÀ
Il recupero delle possibilità motorie è sicuramente l’obiettivo più
tradizionale e conosciuto della fisiatria ed è quindi logico che in questo ambito i
contributi scientifici siano innumerevoli e non facilmente riassumibili in modo
esaustivo, tuttavia è possibile cercare brevemente di accennare ai principali
interventi terapeutici, elencati nella tabella relativa.
Le metodiche e le tecniche classiche per la rieducazione motoria dell’adulto
comprendono tutte quelle manovre o posture la cui applicazione in terapia cerca
di indurre una positiva modificazione nel substrato neurale patologico
responsabile dell’alterazione del controllo del movimento. Un’approfondita
177
G. Bazzini, F. Franchignoni
TECNICA DI BRUNNSTROM
L’autrice elaborò questo metodo negli anni 1940-50 per le cerebropatie
infantili e dell’adulto, propugnando un trattamento precoce diviso in quattro
stadi. Il primo è diretto all’evocazione di movimenti riflessi e sinergici. Il
secondo è finalizzato a facilitare il raggiungimento del controllo volontario delle
sinergie. La terza fase mira alla modificazione delle sinergie, ponendo l’accento
sull’ampiezza e sulla flessibilità delle risposte (ma spesso impiegando stimoli
non specifici per un’evocazione corretta del movimento da addestrare). L’ultima
parte del trattamento è diretta a ristabilire il controllo volontario della motricità
fine.
178
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
METODICA BOBATH
I coniugi Bobath sottolinearono che una parte della motilità fa capo a
quello che definirono normale meccanismo posturale riflesso, inteso come
l’insieme di reazioni di raddrizzamento, equilibrio e protettive, che precedono e
accompagnano i movimenti volontari, aiutando a controllare le posture rispetto
all’ambiente circostante. Esso è di natura automatica (quindi fuori del controllo
cosciente) e a regolazione prevalentemente sottocorticale. Secondo questi
Autori il deficit motorio del paziente con paralisi cerebrale infantile o emiplegia
è dovuto alla prevalenza di pattern anormali e stereotipati di attività riflessa,
liberati dal controllo normalmente esercitato dai centri superiori del sistema
nervoso centrale. Su tali premesse nasce l’impostazione del loro programma
riabilitativo, volto al recupero di valide e armoniche sequenze motorie, anche
tramite un’azione di inibizione sugli atteggiamenti posturali patologici
instauratisi con la lesione. Le manovre ideate per l’emiplegico tendono a
migliorare la qualità del movimento del lato colpito, in modo che alla fine i due
lati lavorino insieme più armoniosamente possibile. Questo viene ottenuto
riducendo la spasticità e facilitando invece l’esecuzione di movimenti sempre
più selettivi, sia automatici che volontari, in preparazione di attività funzionali.
Si passa da suggerimenti per “posturare” e spostare il paziente correttamente in
fase acuta, fino a esercizi per girarsi nel letto, quindi per il passaggio da supino
a seduto e per il mantenimento della posizione assisa e successivamente per il
raggiungimento della stazione eretta. Il programma prosegue con esercizi per la
deambulazione, sempre curando una corretta distribuzione dei carichi sugli arti
inferiori. Durante queste fasi il paziente impara ad autoinibire l’ipertono
dell’arto superiore paretico, mantenendo le mani incrociate anteriormente e
lungo l’asse corporeo sagittale. Parallelamente viene impostato un lavoro per
l’arto superiore che prevede esercizi di mobilizzazione e controllo attivo a
difficoltà crescente di spalla, gomito e mano.
179
G. Bazzini, F. Franchignoni
Reclutamento di un maggior numero di unità motorie: Diminuzione del numero di unità motorie attive:
180
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
181
G. Bazzini, F. Franchignoni
182
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
anche, per lo più per via riflessa, blande reazioni vasomotorie, sensitive e
metaboliche negli strati profondi dell’organismo. Si vale di mezzi solidi
(mattone, borse d’acqua calda, termoforo, sabbia, fanghi), liquidi (bagni,
paraffina) e gassosi (aria calda secca, sauna, forni Bier). Un riscaldamento
superficiale può essere ottenuto anche con l’applicazione di energia radiante,
quale ad es. i raggi infrarossi.
Con il termine di crioterapia si definisce invece l’impiego del freddo
superficiale (ad es. ghiaccio) a scopo terapeutico. Essa esplica un effetto
analgesico, antiflogistico, decontratturante muscolare e antispastico,
vasocostrittore; le sue controindicazioni sono l’ischemia, l’intolleranza al freddo
e i disturbi vasospastici.
2) La termoterapia endogena (produzione di calore direttamente all’interno
dell’organismo, per assorbimento di onde elettromagnetiche o di vibrazioni
meccaniche a partenza da un emettitore) induce (pur con differenti meccanismi)
intense modificazioni superficiali e profonde.
Comprende principalmente:
– La radarterapia (microonde). L’effetto biologico è di un riscaldamento
profondo (per effetto Joule), massimo a livello muscolare, senza eccessivo
riscaldamento del grasso superficiale. La penetrazione non supera i 4 - 5 cm.
– La marconiterapia (onde corte). La produzione di calore è profonda,
influenzata dalla disposizione degli elettrodi, direttamente proporzionale alla
resistenza dei tessuti ed è più netta a livello del tessuto adiposo.
– Gli ultrasuoni. La radiazione si attenua progressivamente, in modo differente
nei vari tessuti. Gli effetti prodotti sono dovuti principalmente al
riscaldamento e in minor misura alla cavitazione e ad altri fenomeni
meccanici.
3) La stimolazione elettrica può essere utilizzata a scopo antalgico. Fanno
parte dell’elettroterapia analgesica principalmente le seguenti correnti:
– corrente continua: è una corrente costante (cioè di cui non si modifica nè la
direzione nè l’intensità) che viene utilizzata nelle metodiche di
galvanizzazione e ionoforesi. Nella prima si ottiene un effetto analgesico,
nella seconda invece la corrente continua è utilizzata nell’intento di introdurre
attraverso la barriera cutanea ioni medicamentosi.
– correnti diadinamiche: sono correnti variabili a bassa frequenza. Hanno effetti
analgesici, vasodilatatori, iposensibilizzanti, di riassorbimento degli edemi ed
eccitomotori, variabili in base al tipo di corrente utilizzata.
– correnti interferenziali: posseggono effetti eccitomotori, simpaticolitici o
analgesici.
– la stimolazione elettrica transcutanea (TENS): viene somministrata a scopo
analgesico tramite apparecchiatura miniaturizzata, ad alimentazione a pile,
con impulsi mono- o bifasici, di varia forma (per lo più rettangolare o a
183
G. Bazzini, F. Franchignoni
184
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
ambientale;
d) suggerire le modificazioni ambientali (domiciliari, lavorative, scolastiche
ecc.) più idonee a migliorare l’autonomia funzionale;
e) valutare le attitudini verso nuove occupazioni (lavoro, scuola, attività ludico-
sportive) e sviluppare adeguate modalità per raggiungere l’obiettivo;
f) valutare le capacità di guida di autoveicoli e realizzare, se necessario, un
addestramento specifico, anche con l’eventuale utilizzo di appropriati ausili;
g) collaborare al mantenimento ed al miglioramento dell’articolarità, della forza
e resistenza muscolare, e della coordinazione del paziente;
h) valutare ed addestrare i soggetti disabili nel favorire i compensi dei deficit
sensitivi e percettivi;
i) svolgere attività educativo-informativa nei confronti della famiglia del
disabile e di coloro che gli sono vicini, mediante la dimostrazione di tecniche
per mantenere la massima indipendenza possibile del soggetto disabile.
4. CONTROLLO SFINTERICO
Le disfunzioni disabilitanti causate da patologie neurologiche, neuro-
urologiche, uro-ginecologiche, ano-rettali e genito-sessuali, per la loro
complessità si giovano particolarmente di interventi multidisciplinari. La
competenza specifica del fisiatra riguarda, oltre ad alcune indagini
diagnostiche funzionali, diversi interventi terapeutici, che possiamo molto
schematicamente classificare come:
• tecniche per la rieducazione del controllo sfinterico;
• tecniche di rieducazione perineale:
– tecniche comportamentali: training vescicale (minzione programmata
regolare);
– rieducazione neuromotoria: Bio-feedback e cinesiterapia pelvi-perineale;
– stimolazione elettrica funzionale (FES);
– tecniche di rilassamento.
6. COMUNICAZIONE
185
G. Bazzini, F. Franchignoni
9. REINSERIMENTO OCCUPAZIONALE-LAVORATIVO
Se il paziente è in età lavorativa la valutazione delle capacità potenziali e
conseguenti interventi terapeutici per il reinserimento occupazionale devono
rappresentare una componente essenziale del processo di riabilitazione medica. Il
più presto possibile, dopo la quantificazione delle abilità residue si dovrà
esprimere un giudizio sulla possibilità del soggetto di riprendere un’attività
lavorativa remunerata, ed eventualmente fornire indicazioni sulle mansioni più
compatibili. Tali valutazioni determinano significative implicazioni rispetto alle
tecniche di allenamento e riallenamento compensativo, all’uso di eventuali
equipaggiamenti sostitutivi, ad eventuali indicazioni chirurgiche ed alle altre
procedure di trattamento.
La rieducazione ed il potenziamento delle capacità fisiche, sensoriali,
psichiche, cognitive e sociali inerenti il lavoro prevederà analisi ed interventi
sulle capacità della persona, sui suoi interessi e sull’ambiente. Esistono diverse
batterie di test attitudinali che guidano le valutazioni e quindi gli interventi in
questo ambito. Molto succintamente gli interventi terapeutici si rivolgono al
potenziamento delle abilità (intelligenza, attitudine verbale, numerica e spaziale,
percezione delle forme e d’ufficio, coordinazione motoria, destrezza delle dita e
manuale), delle esperienze, degli interessi, delle capacità fisiche (movimento,
deambulazione, funzione degli arti superiori e delle mani, coordinazione,
187
G. Bazzini, F. Franchignoni
1. EMIPARESI-EMIPLEGIA
DEFINIZIONE
L’emiparesi/emiplegia rappresenta prevalentemente l’espressione clinica di
un ictus cerebrale; quest’ultimo si caratterizza per l’estremo polimorfismo dei
quadri clinici e l’eterogeneità dei fattori eziologici. Sul piano morfologico,
tuttavia, le varie condizioni patologiche sono riconducibili a due elementari
varietà di danno parenchimale: ischemia ed emorragia.
QUADRO CLINICO
– emiplegia/emiparesi
– disturbi sensitivi e sensoriali (ipoestesia, emianopsia...)
– alterazioni delle funzioni corticali superiori e del tono dell’umore
– disturbi della comunicazione
– possibile incontinenza sfinterica.
188
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
DEFINIZIONE
Quadro tipico di queste forme è il trauma cranico, che si realizza tutte
le volte che un trauma determina un dislocamento della massa encefalica
che superi il limite di elasticità del paranchima cerebrale e del sistema di
protezione meningoliquorale, con sofferenza di vario grado delle strutture
nervose.
DEFICIT ASSOCIATI
A seconda della sede di impatto e della distribuzione delle lesioni possono
realizzarsi quadri clinici polimorfi, transitori o permanenti.
QUADRO CLINICO
Estremamente variabile. Il danno può essere lieve (con perdita di coscienza
assente o inferiore a 6 ore, e con nessun disturbo residuo o sindrome post-
traumatica con cefalea, vertigini, affaticabilità, disturbi della memoria ed
irritabilità) o grave (perdita di coscienza superiore alle 6 ore). In sintesi si
possono avere:
– disfunzioni dei nervi cranici
– deficit sensitivi
– ossificazioni eterotopiche
– ipertonia muscolare e contratture
– disturbi del controllo motorio
– alterazioni nell’alimentazione
190
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
– disfunzioni sfinteriche
– alterazioni dell’attenzione e della risposta a stimoli ambientali
– alterazioni della memoria e dell’apprendimento
– alterazioni del linguaggio
– alterazioni della percezione visuo-spaziale
– prevenzione della patologia da allettamento e facilitazione della
superficializzazione della coscienza del paziente comatoso.
– comportamento combattivo o disinibito
– ridotta iniziativa motoria
– depressione
– deficit dello schema corporeo
– alterazioni funzioni sessuali
– disturbi nel comportamento sociale
Dai danni gravi residuano di solito menomazioni fisiche e cognitive, che
possono portare a tutte le principali categorie di disabilità ed handicap.
EVOLUZIONE
Tre fasi evolutive:
1) acuta (o di salvaguardia della vita)
2) di riabilitazione medica intensiva
3) di integrazione sociale
3. PARA- E TETRAPLEGIA
DEFINIZIONE
Si intende per tetraplegia la paralisi dei quattro arti e del tronco. Si intende
per paraplegia la paralisi dei due arti inferiori: a seconda del livello di lesione il
tronco sarà indenne, totalmente o parzialmente leso. Queste paralisi sono in
genere dovute ad una lesione midollare, il più spesso di origine traumatica, ma
anche vascolari, infettive, compressive e post-operatorie.
DEFICIT ASSOCIATI
Queste lesioni midollari determinano molto spesso anche deficit sensitivi e
sfinterici. Nelle lesioni di livello alto se ne aggiungono altre, quali: turbe
respiratorie, ipotensive, iperreflessia autonoma.
192
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
QUADRO CLINICO
Il quadro clinico varia a seconda del livello della lesione midollare. Una
lesione da C3 a C8 determina una grave paralisi flaccida di vario grado agli arti
superiori ed una paralisi spastica agli inferiori; una lesione da D2 a D12
determina una paraplegia spastica; una lesione da L1 a L4 determina una
paralisi flaccida di vario grado agli arti inferiori.
All’interessamento motorio si associano segni più o meno gravi di tipo
generale, quali turbe vescicali ed intestinali (incontinenza sfinterica),
respiratorie (a seconda del grado di interessamento dei muscoli respiratori),
della funzione sessuale, neurovegetative, osteo-articolari (para-osteo-artropatie).
EVOLUZIONE
Nel decorso della para- e tetraplegia post-traumatiche si deve distinguere
la fase acuta
da quella successiva. La prima fase giunge fino a poche settimane dal
trauma ed è caratterizzata da paralisi della motilità volontaria e della sensibilità
con abolizione delle funzioni spinali riflesse sottolesionali. Da questa fase si
passa a poco a poco a quella in cui si assiste al ripristino delle funzioni midollari
riflesse e dell’attività automatica dei principali centri spinali sottolesionali,
nonché nelle lesioni incomplete a parziali regressioni dei disturbi motori e
sensitivi.
193
G. Bazzini, F. Franchignoni
4. AMPUTAZIONI DI ARTO
DEFINIZIONE
L’amputato di arto presenta un deficit per il quale le conseguenze sulla sua
mobilità dipendono sia dalla protesi che egli riceverà, sia dalla “presa in carico”
medica, fisica e psicologica dell’équipe riabilitativa.
DEFICIT ASSOCIATI
Sono importanti i disturbi dovuti alla concomitante presenza sistemica di
deficit vascolari, che sono numericamente la principale causa di amputazione.
EVOLUZIONE
Dipenderà naturalmente dalla causa e dalle circostanze di amputazione.
Più severa sarà la prognosi in caso di patologia tumorale o vascolare; più
favorevole in caso di amputazione da trauma.
194
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
DEFINIZIONE
Vengono comprese in questo gruppo numerose patologie, di diverso tipo e
gravità, che possono determinare disabilità di natura ortopedico-traumatologica:
– fratture, artroprotesi
– periartriti, osteoartrosi
– artrite reumatoide, spondiloartrite anchilopoietica
QUADRO CLINICO
Si comporrà di diversi elementi, relativamente alla patologia di base:
– sdr. dolorose
– deficit articolari
195
G. Bazzini, F. Franchignoni
– deficit motori
– deficit di coordinazione e destrezza
DEFICIT ASSOCIATI
Le suddette patologie possono complicarsi a causa di lesioni concomitanti
o ad esse correlate con sindromi irritative o deficitarie dei nervi periferici.
EVOLUZIONE
Sarà la più varia e dipenderà ovviamente dal tipo e dalle caratteristiche
della patologia principale causa di disabilità.
196
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
6. MALATTIE REUMATICHE
EVOLUZIONE CLINICO-FUNZIONALE
Caratteristiche comuni a tutte le affezioni reumatiche sono il dolore e
l’impotenza funzionale a carico delle articolazioni. La disabilità di cui il
paziente si lamenta è collegata alla compromissione della funzione motoria, che
assume vari aspetti e gravità in rapporto alla tipologia, alla localizzazione ed
allo stadio evolutivo del processo morboso, nonchè alla reattività locale e
generalizzata del singolo paziente.
Sono distinguibili quattro livelli di intervento:
1) in individui in grado di compiere da soli e senza difficoltà le attività della
vita quotidiana, è importante la prevenzione della disabilità tramite interventi
fisiocinesiterapici ed occupazionali.
2) in individui che eseguono con impaccio le attività della vita quotidiana è
utile il potenziamento di particolari funzioni. In questo stadio sono indicati,
oltre agli interventi del primo livello, anche trattamenti fisioterapici
strumentali locali.
3) nei soggetti senza un’autosufficienza completa l’integrazione di funzioni
deficitarie può essere ottenuta tramite il ricorso ad ausili.
4) in certi casi selezionati è utile il ricorso ad interventi di chirurgia ortopedica
di varia natura, sia “preventivi” (trattamento di lesione capsulo-legamentose,
asportazione di corpi liberi intrarticolari ecc.) sia “curativi”, per lo più di tipo
riparativo (ad es. osteotomie correttive), sostitutivo (protesizzazioni) o
demolitivo (artrodesi e resezioni).
Ogni fase del decorso clinico può giovarsi di un’appropriata terapia
farmacologica, a cui vanno eventualmente associati provvedimenti di tipo
dietetico-nutrizionale (per la correzione di dismetabolismi, eccessi ponderali
ecc.).
Il fisiatra deve indagare lo stato funzionale dei segmenti colpiti e la
maniera in cui questi danni interferiscono con l’indipendenza funzionale del
paziente, tramite una valutazione sia analitica che globale
a) Artropatie degenerative
197
G. Bazzini, F. Franchignoni
b) Artropatie infiammatorie
198
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
7. SINDROMI PARKINSONIANE
DEFINIZIONE
Il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa definita clinicamente
dall’associazione di rigidità, tremore ed acinesia, e anatomopatologicamente da
gravi alterazioni della sostanza nera e dei nuclei pigmentati del tronco cerebrale
e da alterazioni discrete ed incostanti del pallido.
Altri parkinsonismi sono: la sdr. parkinsoniana post-encefalitica, vascolare,
luetica, tossica, tumorale, post-traumatica.
QUADRO CLINICO
– tremore
– rigidità “plastica”
– acinesia
– disturbi del controllo posturale e del cammino
– deficit nell’emissione del linguaggio
– alterazioni della scrittura
– acatisia (impossibilità a mantenere una posizione anche per un tempo breve)
FORME CLINICHE
– Ipercinetica
– Bradicinetica con rigidità
– Bradicinetica con tremore
– Completa
EVOLUZIONE
Esiste una graduale variabilità dei quadri clinici, che vanno da una forma
“benigna”, caratterizzata in modo predominante dal tremore, ad una forma
“progressiva”, caratterizzata da instabilità posturale, deficit del cammino,
evidente deterioramento mentale e disartria.
8. SCLEROSI MULTIPLA
DEFINIZIONE
La sclerosi multipla è una malattia di eziologia non conosciuta,
200
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
EVOLUZIONE
Il decorso può essere remittente o progressivo. Nella forma remittente
cronica, la più comune, il decorso è capriccioso, polifasico, poichè la
sintomatologia iniziale si ripresenta dopo un intervallo di tempo di durata
variabile, accompagnata da altri sintomi e sostanzialmente aggravata, per poi
attenuarsi, talvolta fino a scomparire, quindi ripresentarsi e così via.
QUADRO CLINICO
Estremamente mutevole e discontinuo:
– disturbi motori
– debolezza muscolare ed affaticabilità
– alterazioni del tono muscolare (spasticità)
– disturbi di coordinazione (atassia, tremore, dismetria)
– disturbi cognitivi e del tono dell’umore
– alterazioni delle sensibilità
– sindromi dolorose
– disturbi sfinterici
– disturbi visivi
– disartria
– disfagia
– disturbi sessuali
9. NEUROPATIE PERIFERICHE
202
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
QUADRO CLINICO
– parestesie
– iperestesie
– dolore
– causalgia
– fascicolazioni e fibrillazioni
– turbe motorie (paralisi flaccida)
– abolizione dei riflessi
– turbe sensitive (ipo-anestesie)
– turbe del trofismo e vegetative
EVOLUZIONE
E’ relativa alla diagnosi etio-patogenetica di base.
In genere, il primo sintomo di evoluzione favorevole è la possibilità di
provocare sensazioni nel territorio di distribuzione del nervo leso, comprimendo
il nervo a valle della lesione. La regressione dei sintomi segue poi uno schema
definito: sensibilità della pressione e le altre sensibilità profonde, sensibilità
dolorifica, poi la termica ed infine la tattile.
EVOLUZIONE CLINICO-FUNZIONALE
Dopo un periodo di stato di 15-30 giorni si ha generalmente una lenta
ripresa della funzione muscolare, che nella maggior parte dei casi porta ad una
guarigione, in un tempo variabile ma mediamente superiore ai sei mesi. Sono
stati descritti pazienti in cui residuano a lungo una debolezza delle estremità ed
un deficit della sensibilità profonda con atassia sensitiva ed altri in cui
permangono sequele motorie, in prevalenza distalmente agli arti inferiori. Il 3%
dei pazienti presenta una o più recidive, per lo più entro sei mesi dall’esordio.
204
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
QUADRO CLINICO
– atrofia muscolare che interessa all’inizio la loggia antero-laterale delle gambe
e la muscolatura intrinseca del piede (producendo un’andatura difficoltosa, di
tipo steppante, con piede equino-varo-cavo e dita a martello) e quindi si
estende alla muscolatura del polpaccio (realizzando l’aspetto a gambe di
cicogna) e tardivamente alla muscolatura intrinseca delle mani
– deficit di sensibilità (per lo più sfumato e prevalente agli arti inferiori) in circa
due terzi dei pazienti
– scoliosi (di grado lieve o moderato) nel 15% circa dei casi
– tremore ed atassia in qualche paziente
EVOLUZIONE CLINICO-FUNZIONALE
La gravità della malattia è piuttosto varia, ma di solito la progressione è
lenta (a volte il decorso tende a stabilizzarsi dopo l’accrescimento) e pochi
pazienti perdono la capacità di camminare, comunque raramente prima dei 50
anni.
205
G. Bazzini, F. Franchignoni
DEFINIZIONE
E’ una malattia degenerativa ad eziopatogenesi ignota, che può interessare
contemporaneamente il I ed il II motoneurone, ad andamento progressivo, che
porta all’exitus mediamente a tre anni dall’esordio.
QUADRO CLINICO
Varie forme (classica, pseudopolinevritica, piramidale e bulbare) con vario
grado di:
– ipostenia
– amiotrofia neurogena
– segni piramidali
– interessamento bulbare (disfagia, disartria)
– crampi
EVOLUZIONE CLINICO-FUNZIONALE
Il decorso è in generale suddivisibile in quattro stadi:
206
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
DEFINIZIONE
Le distrofie muscolari sono affezioni degenerative della fibra muscolare, ad
evoluzione più o meno rapida ma fatale, ed eziologia indeterminata, di cui
occorre però sottolineare il carattere ereditario, facilmente rinvenibile. Con tale
termine in genere vengono indicate un gruppo di malattie croniche, la cui
caratteristica principale è la degenerazione primitiva, grave e progressiva della
sola muscolatura scheletrica, senza lesioni del sistema nervoso centrale e/ o del
sistema nervoso periferico.
207
G. Bazzini, F. Franchignoni
208
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Aachener Aphasie Test. Versione italiana a cura di Luzzatti C, Willnes K. e De Bleser R. Firenze:
O.S., 1992.
Albert A. La rieducazione neuromuscolare dell’emiplegico adulto. Roma: Il pensiero scientifico
Editore, 1973.
Basso A, Chialant D. I disturbi lessicali nell’afasia. Milano: Masson Ed., 1992.
Bazzini G, ed. Nuovi approcci alla riabilitazione industriale. Pavia: Edizioni Fondazione Clinica
del Lavoro, 1993.
Bobath B. Emiplegia dell’adulto: valutazione e trattamento. Milano: Libreria Scientifica già
Ghedini, 1978.
Boccardi S. Le tecniche di facilitazione nella rieducazione motoria del neuroleso. Riabilitazione
ed Apprendimento. 1980; 0: 25-44.
Borg G. Physical performance and perceived exertion. Lund: Studia Pshychol et Pedagog Invest
XI, 1962.
Brunnstrom S. Cinesiterapia dell’emiplegico. Milano: Libreria Scientifica già Ghedini, 1978.
Clayton EB, Scott PM. Elettroterapia e attinoterapia. Milano: Casa Editrice Ambrosiana, 1975.
Commission on Accreditation of Rehabilitation Facilities. Program evaluation in spinal cord
injury programs. Tucson: CARF, 1987.
Commission on Accreditation of Rehabilitation Facilities. Program evaluation in inpatient
medical rehabilitation programs. Tucson: CARF, 1988.
Commission on Accreditation of Rehabilitation Facilities. Program evaluation: utilization and
209
G. Bazzini, F. Franchignoni
210
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
211
G. Bazzini, F. Franchignoni
degli utenti;
6) la creazioni di “punti di consulenza” che aiutino i disabili nella scelta di
ausili ortesici e protesici personalizzati;
7) la raccolta di dati epidemiologici sulla disabilità con individuazione degli
eventi lesivi più produttivi di minorazioni invalidanti;
8) lo svolgimento di un’adeguata attività informativa della popolazione per la
prevenzione primaria degli eventi che possono causare disabilità fisiche;
9) l’aggiornamento e la riqualificazione professionale dei vari operatori, sanitari
e sociali, che intervengono a vario titolo sulla disabilità.
Per creare un contesto in grado di fornire valide risposte alle esigenze
esistenti in materia di prevenzione, recupero e contenimento di disabilità fisiche
dell’età adulta, si ritiene necessario organizzare una rete integrata di servizi di
RRF articolata in tre livelli operativi.
In armonia con la necessità di assicurare livelli omogenei di assistenza, la
possibilità di disporre di un numero maggiore o minore di locali ed attrezzature,
e quindi anche di erogare un numero maggiore o minore di prestazioni,
dipenderà dal livello della struttura, dalla presenza o meno di posti letto, dalla
tipologia e dalle dimensioni del bacino di utenza, dalle risorse disponibili e dalle
linee di condotta della programmazione sanitaria.
All’interno delle funzioni relative ai tre livelli devono trovare spazio i
Centri di Riabilitazione convenzionati, gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere
Scientifico (IRCCS) a valenza riabilitativa e gli istituti universitari relativi alla
disciplina, nell’ambito di una programmazione regionale di tutte le prestazioni
rieducative fornite, ottimizzando così l’utilizzo delle potenzialità scientifiche,
assistenziali e di ricerca presenti sul territorio e perfezionando l’efficacia e
l’efficienza della spesa sanitaria.
Premesso questo, l’elenco delle prestazioni (di tipo diagnostico-valutativo
e terapeutico fisiatrico, terapeutico di rieducazione e terapeutico di terapia fisica
strumentale e massoterapia) che un’Unità di RRF può di volta in volta erogare
(e di conseguenza l’indicazione generale delle principali attrezzature per lo
svolgimento di dette prestazioni) è ricavabile da due recenti pubblicazioni, a cui
si rimanda per la descrizione dettagliata: un articolo apparso su ISIS news
dell’aprile 1992 sui prezzi di trasferimento dei servizi ospedalieri ed una
proposta, anche di tipo economico, di nomenclatore tariffario delle prestazioni
specialistiche, pubblicata sul Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa nel
1993 (vol.7, n.2, pgg.93-103).
Si ritiene opportuno che alcune di queste prestazioni che richiedono
particolari supporti di competenza specifica e di strumentazione
tecnologicamente avanzata vengano erogate solo in alcuni Servizi di 3°
livello, da definirsi, ed eventualmente, in base alla programmazione
regionale, anche di 2° livello.
212
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
Interventi di 1° livello
213
G. Bazzini, F. Franchignoni
Interventi di 2° livello
215
G. Bazzini, F. Franchignoni
riabilitativo;
– realizzazione e gestione di un laboratorio ortesico-protesico, in una dinamica
interazione con i fornitori di ausili, protesi e ortesi e con i servizi socio-
sanitari preposti all’erogazione della specifica assistenza;
– collaborazione a ricerche cliniche di tipo riabilitativo ed alla predisposizione
di protocolli di intervento per l’omogeneizzazione ed il miglioramento degli
standard di trattamento di patologie di interesse fisiatrico;
– collaborazione all’attività didattico-formativa e all’aggiornamento degli
operatori della riabilitazione;
– assistenza tecnica al servizio materno-infantile, per quanto di competenza in
relazione a programmi rieducativi, approfondimento diagnostico-terapeutico
di casi individuali e aggiornamento professionale.
Per lo svolgimento delle proprie funzioni l’Unità di 2° livello deve
disporre, oltre che degli strumenti previsti per il 1° livello, di una dotazione più
completa di attrezzature di interesse riabilitativo, per l’attività di diagnosi,
valutazione funzionale ed intervento terapeutico, e di ulteriori spazi di supporto
e locali per le attività di aggiornamento e di didattica.
Il reparto autonomo di degenza deve essere progettato e realizzato in
funzione della tipologia di un’utenza con diversi gradi di disabilità,
rispettando criteri di ottimale e dinamica funzionalità, attraverso lo studio
preventivo delle barriere architettoniche e di facilitazione della fruizione
ambientale, dell’ergonomia dei singoli locali in funzione di favorire
l’autonomia degli utenti da un lato, e dei percorsi utili a consentire la
migliore interazione tra il personale medico-tecnico e l’utenza ospedaliera e
ambulatoriale dall’altro.
Il personale dell’Unità di 2° livello va costituito dalle unità previste per il
1° livello, incrementate dalle unità necessarie per il funzionamento del Reparto.
Interventi di 3° livello
Sono quelle con aree di degenza propria rivolti al trattamento di più gravi o
complesse disabilità o di menomazioni rare, per il cui trattamento rieducativo è
indispensabile l’acquisizione di un’adeguata esperienza, l’erogazione di un’alta
intensità di interventi o la necessità di utilizzare attrezzature complesse ad
elevata tecnologia, nonché quelli istituzionalmente rivolti alla ricerca clinica di
tipo riabilitativo (studi controllati su nuove strategie riabilitative,
predisposizione di protocolli di intervento per l’omogeneizzazione ed il
miglioramento degli standard di trattamento di patologie di interesse fisiatrico,
ecc.). e/o alla didattica di tipo universitario nei confronti del personale medico e
degli operatori sanitari non medici del settore riabilitativo.
Gli spazi e le attrezzature necessari per i Servizi di 3° livello saranno
diversi da caso a caso in funzione dello specifico ambito di intervento. Le stesse
216
Percorsi riabilitativi nelle malattie neuromotorie
A) UNITÀ SPINALE
L’Unità Spinale è intesa secondo l’art. 3/B6 del DM 13/9/1988 quale
“Unità Operativa espressamente destinata all’assistenza continuativa di
tetraplegici e paraplegici di origine traumatica e non...”.
Al fine di garantire ai medullolesi acuti (20-30 casi/anno per milione di
ab.) un’assistenza finalizzata alla prevenzione di quelle gravi complicanze che,
se presenti, compromettono il recupero, prolungano la degenza e causano
un’inferiore qualità della vita, sarebbe utile attivare le seguenti strutture per la
riabilitazione di questi pazienti:
– polo d’emergenza (Unità Spinale Acuta) per il trattamento della fase acuta
delle lesioni mieliche, radicolari e vertebrali, situato in un ospedale regionale
fornito di tutti i servizi diagnostici e di tutte le specialità mediche necessarie a
tale scopo. L’unità spinale è dotata di 4-5 posti letto e va collocata in un’area
tale da garantire la possibilità di un’effettuazione ottimale di tutte le misure
terapeutiche interdisciplinari necessarie a questi pazienti;
– polo di riabilitazione post-acuzie (Unità Spinale post-acuzie) per il recupero
neuromotorio, che può essere situato anche in sede distaccata rispetto
all’Ospedale generale polispecialistico, purché possa valersi di consulenze
degli specialisti da coinvolgere di volta in volta nell’iter riabilitativo. L’Unità
Spinale post-acuzie è un momento di superiore specializzazione di una
Divisione/Servizio di RRF di 2° livello ed è coordinata dalla figura apicale
specifica di questo Servizio (cioè dal fisiatra dirigente di II livello, ex-
Primario). Essa è dotata di un numero di posti letto adeguato alle necessità
regionali o del bacino di utenza definito.
217
G. Bazzini, F. Franchignoni
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Basaglia N, Iovine R. Censimento nazionale delle strutture sanitarie di riabilitazione. Giorn. Ital.
Med. Riab. 1993; 3 (VII): 205-247.
Basaglia N, Faccioli T, Bertocchi A. La medicina riabilitativa nelle residenze sanitarie
assistenziali per anziani. Giorn. Ital. Med. Riab. 1994; 1 (VIII); 37-41.
Boldrini P, Basaglia N, Bacciglieri P et al. Proposta organizzativa di una unità operativa di
medicina riabilitativa (Recupero e Rieducazione funzionale) con dotazione autonoma di posti
letto. Giorn. Ital. Med. Riab. 1992; 1 (VI): 74-82.
Capodaglio L, Pace P. La riabilitazione nella programmazione sanitaria della Regione Marche.
Giorn. Ital. Med. Riab. 1992; 2 (VI); 190-199.
Council of Europe: Raccomandazione 1185 (1992), adottata dall’Assemblea Parlamentare del
Consiglio d’Europa il 7/5/92, relativa alle politiche di riabilitazione per le persone
handicappate: “Una politica coerente per le persone handicappate”. Documento S.I.M.F.E.R.,
1993.
Haas J. Ethical Considerations of Goal Setting for Patient Care in Rehabilitation Medicine. Am J
Phys Med Rehabil 1993; 72 (4): 228-232.
218
FINITO DI STAMPARE
NEL MESE DI GENNAIO
MILLENOVECENTONOVANTASETTE
PRESSO LA TIPOGRAFIA PI-ME EDITRICE S.R.L.
DI PAVIA