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Pensare con il corpo letto il 28-09-2018

Di Tolja, Speciani

PRIMO PARTE: PRINCIPI. Capitolo 1_ il manovratore non è pazzo


Il significato originario della parola terapia. Suona abbastanza presuntuoso eliminare una malattia, un
disagio, una difficoltà senza curarsi del senso profondo che può avere per l'individuo, sostituendosi - in
quanto medici, psicoterapeuti, insegnanti - con le poche informazioni che si possiedono sull'altro (spesso
mescolate con proiezioni personali) all'enorme quantità di informazioni a disposizione dell'organismo della
persona che si ha davanti, pretendendo di spiazzare con le proprie certezze e con le proprie conclusioni
l'altrui processo spontaneo di crescita.

Un elemento chiave in questo tipo di esercizio è il rispetto, ovvero il senso della sacralità del processo in
corso nell'altro. Si tratta di una sacralità facilmente riconosciuta da chi ha un approccio non strettamente
materialistico, ma che, una volta convinti che il manovratore non è pazzo, può applicarsi altrettanto bene
alla medicina, psicoterapia, all'educazione.

La malattia rappresenta dunque un completamento, ma se l'organismo in genere è disponibile ai


cambiamenti necessari, non è detto che lo sia anche l'individuo. Tutto ciò implica sostanzialmente che ogni
situazione in cui ci si trova o la malattia che si ha è sempre la migliore soluzione a disposizione in quel
preciso momento, sulla base delle informazioni di cui dispone.

In una grande quantità di casi guarire significa semplicemente osservare, comprendere e onorare quello
che succede, invece che interromperlo e modificarlo.

Capitolo 2_ dove vanno a finire le malattie?


Dall'acuto al cronico. L'influenza pareggia i conti con gli arretrati e, con ognuno dei suoi sintomi, rivela ciò
che sta facendo. Si può pensare alla febbre come a un modo di eliminare le tossine accumulate
"bruciandole", mentre la sensazione di ossa rotte e di debolezza muscolare segnala la messa in ombra
temporanea del sistema muscolare - normalmente impegnatissimo nei periodi di stress- per potare in
primo piano gli organi, che hanno una fondamentale funzione di disintossicazione, recupero e ricarica.
come già affermava Marcel Proust "sembra che la natura sia in grado di darci solo malattie piuttosto brevi.
La medicina ha inventato l'arte di prolungarle"

Dal cronico all'acuto. Parametri come la condizione della circolazione energetica nei meridiani di
agopuntura, la vivacità, lo scintillare degli occhi, la luminosità della pelle, la qualità della voce, l'integrazione
e la grazia di un movimento non sono dunque classificati dalla medicina ufficiale. … Un sintomo acuto è un
segnale che l'energia del sistema è attiva. Dice che il corpo sta reagendo con forza, magari addirittura con
violenza, a qualcosa che non gli fa bene. …. Spostare il cursore da stato cronico ad acuto significa offrire
all'organismo un'occasione di riportare in primo piano le sue difese, di riorganizzarle in un modo più
naturale perché siano capaci, un domani, di combattere anche una malattia completamente diversa. e di
mantenere vitale, attivo ed energetico l'individuo quando malato non è.

Capitolo 3_ regolare i cursori: dentro/fuori, sopra/sotto, asciutto/bagnato.


Capitolo 5_ andar per terapisti
In realtà tanto una TAC quanto ciò che una persona disegna su un foglio di carta, ciò che sogna o si dipinge
sulla pelle (con un sintomo cutaneo), non sono che scorci dello stesso panorama che, messi insieme,
arricchiscono reciprocamente le informazioni fornite da ciascun punto di osservazione.
Assemblare informazioni. ogni indizio o diagnosi (esame del sangue, medicina ayurvedica, test intolleranze,
disagio psicologico, ecc) contribuisce a farci capire come la stessa organizzazione, lo stesso evento si
manifesti su piani diversi.

Trovi quello che cerchi. sarebbe ingenuo aspettarsi che l'avvocato non adotti, per affrontare la sua sindrome
del tunnel carpale, una metafora di combattimento. In caso contrario, infatti, dovrebbe probabilmente
cambiare non solo il suo rapporto con la malattia, ma anche l'atteggiamento verso qualsiasi problema della
sua vita. E ci stupiremmo che fosse disposto a farlo così, su due piedi.

Ogni commento sull'evitabilità dell'operazione è totalmente secondaria rispetto a bisogni assai più
consistenti, che fanno si che le motivazioni inconsce spingano una persona verso una soluzione piuttosto
che un'altra. Quello della salute è un mondo dove tutto è collegato con tutto e dove non si può cambiare
un elemento del sistema senza cambiare, in certa misura, tutto il sistema. La vera differenza è tra un modo
di pensare 'lineare' in cui, "i terapeuti concepiscono la loro opera come un tentativo di correggere,
sezionare o esorcizzare gli elementi nocivi, malati o folli dei loro clienti", e un modo di pensare 'sistemico'
che tiene conto dell'interrelazione, della complessità, del contesto, in cui i terapisti "considerano il loro
rapporto con i clienti come parte del processo di cambiamento, apprendimento ed evoluzione".

SECONDA PARTE: COLLEGAMENTI. Capitolo 6_ nessun problema è a senso unico


"una falsità facile da capire e su cui si possa lavorare val più di una verità complessa" Thumb

Coreografie del sistema nervoso. Distensione e accorciamento del piede appartengono, come il movimento
di flessione della testa in avanti e all'indietro, alla stesa coreografia del sistema nervoso che risponde al
comando 'apro-chiudo'. Richiamare questo programma attraverso una zona del corpo, lo attiva anche in
tutto il resto dell'organismo in quanto, come abbiamo visto, il sistema nervoso considera sempre il corpo
come un'unità.

Dal generale al particolare. La sequenza degli interventi capaci di aiutare un malato a trovare un nuovo
equilibrio più funzionale rispetto a quello adottato spontaneamente dall'organismo non è mai lineare come
quelle descritte.

Se intervenendo su un solo livello si può forse riuscire a sopprimere un sintomo, accompagnandolo su più
fronti l'intero processo di guarigione e conoscenza accelera enormemente. Se è più facile chiudere un
cassetto spingendolo da due lati invece che da uno solo.

Capitolo 7_ le strategie di vita.


Trattandosi di strategie di base, è logico che una persona si possa identificare contemporaneamente in
molti o tutti gli aspetto di ciascune, ma se leggendo avrete la tentazione di autoclassificarvi, ricordate che
l'obiettivo è semmai adattare le tipologie descritte alla comprensione di voi stessi, non viceversa.

Autonomia e dipendenza nel corpo e nella personalità. Chi adotta inconsapevolmente la strategia del
bisogno è esattamente il tipo di individuo di cui si circondano volentieri le persone con una polarità
complementare, ovvero quelle che applicano una strategia basata sul potere. Tra queste ultime si trovano
di frequente insegnanti, medici, guru, militari e chiunque rivesta posizioni di responsabilità, davanti alle
quali ci si sente facilmente piccoli, incapaci, impediti, infantili e ignoranti. L'atteggiamento è di tipo concavo,
il respiro corto, più scarso del suo potenziale, il mantenimento della strategia basata sul bisogno richiede
infatti di non riempirsi adeguatamente. Lasciarsi nutrire e riempire, apprezzare quello che si riceve, infatti,
porta a crescere, espandersi, a mobilitare gli organi addominali, e tutto questo non è compatibile con la
strategia adottata. Per contro, chi basa la sua strategia sul potere si presenta con una postura più eretta e
una struttura più espansa rispetto a una condizione neutra. Ha un respiro particolare, come se il polmone
avesse difficoltà a lasciar uscire tutta l'aria inspirata. Di conseguenza il torace è molto espando e il
diaframma ha un'escursione ridotta, così che non può massaggiare con il suo ritmico contrarsi e distendersi
tutto il contenuto della cavità addominale, che risulta quindi meno mobile di quanto potrebbe.

Bisogno, potere e malattia. Anche la pressione arteriosa dei due personaggi sarà certamente differente. Se
consideriamo che questo valore esprime la forza interna necessaria a contrastare una pressione esterna -
non solo fisica ma anche psicologica-, la responsabilità che grava su una persona può essere interpretata in
modo analogo al peso della vettura su un pneumatico.

Il problema principale dell'instaurarsi di strategie individuali molto definite è che in qualche modo il cursore
dell'organismo viene mantenuto fisso su un solo aspetto della personalità, ovvero all'estremo opposto
rispetto alla polarità complementare. Dal momento che l'organismo ha necessità per definizione di essere
organico, la sua intelligenza trova sempre un modo per esprimere anche la polarità opposta secondo il
principio della somma zero. *

Cambiare strategia. in seguito a un cambiamento apparentemente limitato come può essere il laurearsi,
l'avere un figlio, cambiare lavoro, cambiare casa, porre fine a una relazione, perdere o acquistare dieci chili
o cambiare tipo di attività fisica, se si va a osservare con attenzione, talvolta si scopre che stanno
avvenendo cambiamenti altrettanto radicali anche sugli altri piani esaminati prima. E non solo. Magari
cambiano le persone che si frequentano, i colori preferiti, il tipo di abbigliamento, l'alimentazione, le
abitudini di vita, il linguaggio, il rapporto con gli altri e i sintomi o i disturbi fisici ai quali fino ad allora si era
soggetti.

Capitolo 8_ le fasi evolutive


"le nostre sfide arrivano perché è tempo per noi di muoverci a quattro zampe, poi di camminare, poi di
correre. Senza di esse saremmo continuamente bloccati nell'infanzia" Kaprinski

Quando si cambia fase. se per esempio una persona si innamora, facilmente all'inizio passerà attraverso
una fase di appartenenza: tutto le andrà bene; qualunque cosa l'altra dica la farà felice e così via. Non
appena la sicurezza del rapporto aumenterà un po’, comincerà a opporsi alle scelte della persona amata
che non tengano conto della sua diversità(fase di differenziazione). Così dirà che non ha nessuna voglia di
vedere quel film o alzarsi la mattina presto per fare il caffè all'altro. Un po’ alla volta si aprirà un desiderio di
dimostrare alla che la propria presenza è importante anche a costo di procurare qualche gelosia, perché
capiterà che, pur amando l'altro, preferirà stare solo o uscire con amici (fase di affermazione). Infine,
quando non avrà più bisogno di dimostrare niente, potrà reagire alle situazioni in modo pratico, così come
si presentano (fase della scelta), finché la relazione sarà talmente consolidata che l'individuo forse sentirà il
bisogno di rinnovarla, modificando qualcosa perché continui a essere un'opportunità di crescita. Per
esempio rivedendo da capo come funzione il rapporto dal punto di vista sessuale o con la nascita di un
figlio. In entrambi i casi è probabile che torni a ripercorrere (con elementi diversi) le varie fasi descritte.

PARTE TERZA: STILI DI VITA. Capitolo 9_ il corpo nello spazio, lo spazio nel corpo
Il corpo non passa indifferente attraverso le esperienze spaziali. Ciò non significa che il collegamento sia
scontato, automatico o ineluttabile, ma semplicemente che un collegamento c'è. Semplicisticamente si
potrebbe pensare che sia sufficiente cambiare casa per risolvere i problemi. Ovviamente non è così, anche
se certe volte può funzionare. Molto dipende da quanto è forte l'identificazione con il proprio spazio e con
il proprio corpo: chi si rispecchia molto intensamente nello spazio che lo circonda, difficilmente riesce a
modificarlo se non cambia anche qualcosa dentro. E la difficoltà sta proprio nel fatto che ogni cambiamento
è strettamente legato ad altri aspetti di sé. Se l'identificazione è forte, anche solo cambiare macchina può
essere un'impresa titanica. Ma quando l'impresa riesce, quasi sempre innesca altre trasformazioni a livello
di corpo e di personalità. Analogamente, un nuovo panorama alla finestra può contribuire la propria
prospettiva sulla vita.

spazio personale e strategie di vita. in ogni caso, l'attenzione al respiro rappresenta una buona indicazione
su ciò che sta succedendo.

la quantità di spazio. un altro meccanismo è l'odore: esattamente come cani e gatti delimitano il loro
territorio segnandolo chimicamente, l'odore di una persona incide sull'appropriazione dello spazio; che si
tratti di odore di fumo, di cibo, di costosi profumi, di sudore o altro, impregnando un ambiente con le
proprie emanazioni lo si fa proprio. Per alcune persone è importante poter lasciare il proprio marchio
olfattivo dappertutto, in modo non troppo dissimile da alcuni stilisti che mettono il loro marchio su
qualunque tipo di oggetto. Molto spesso, fra l'altro, un odore dilagante, che occupa un grosso spazio, si
accompagna a una rinuncia a 'prendersi i propri spazi' consapevolmente per cui una persona da una parte
rinuncia e dall'altra dilaga. Appare evidente a questo punto che lo spazio di cui ci si circonda non è che
un'altra metafora della strategia di base di un individuo e, in questo senso, non è affatto detto che più ce
n'è meglio è, o viceversa. La prima vera questione sta quindi nell'identificare quale sia la giusta quantità di
spazio, quella fisiologica per se stessi. E questo vale tanto per il volume del corpo e del respiro quanto per
l'appartamento che si abita, la città dove si sceglie di vivere e così via.

Intorno al corpo. quando una persona che riteniamo sgradevole si siede di fianco a noi, oppure nella stanza
in cui ci troviamo entra una persona che non ci piace, tutti abbiamo una tendenza a ritirare all'interno del
corpo non solo il respiro ma anche il nostro campo energetico. A volte tanto all'interno da lasciare
disabitato non solo lo spazio circostante ma anche la periferia del sistema. Così, se l'altro ci tocca in realtà
noi non ci siamo, è come se ce ne fossimo andati via dalla parte del corpo che subisce il contatto. Viceversa,
quando ci sediamo accanto a una persona che ci piace, è come se il nostro respiro e il nostro corpo
energetico si prolungassero al di là dei confini corporei, facendo nostro anche il corpo dell'altro per godere
fisicamente del contatto. Anche se in genere ne siamo consapevoli rispetto a quando ci troviamo in
contatto con un estraneo, tutto questo avviene in misura anch'ora maggiore nei rapporti sessuali con chi
amiamo. In questo caso, la persona motivata al rapporto sessuale ha la sensazione di espandersi nel corpo
dell'altro con un senso di grande sensualità e benessere.

Riorganizzazione dello spazio e del corpo. Ogni volta che in una persona cambia un profondità il modo di
respirare, tutto il suo corpo e campo energetico vanno incontro a una serie di riorganizzazioni, soprattutto a
livello neurologico -che chi opera nel campo delle tecniche corporee conosce bene- con conseguenze
interessanti anche sull'ambiente circostante. È un esperienza assai comune, per esempio, quella di sentire
improvvisamente un desiderio impellente di spostare i mobili e riorganizzare spazi che fino al giorno prima
sembravano andare benissimo. In genere, questi raptus irrefrenabili sono strettamente correlati con
trasformazioni profonde nell'organizzazione della propria vitae del modo in cui si pensa a se stessi: al
ritorno dalle vacanze, dopo aver concluso un grosso impegno, dopo un seminario di crescita personale,, in
primavera. Così come a ogni riorganizzazione si accompagna infatti una certa dinamica respiratoria,
analogamente si accompagna anche uno stato diverso del colon, l'ultimo tratto dell'intestino.

Spazio e cultura. è abbastanza frequente, dopotutto, per una tendenza alla sincronizzazione che è
automatica tra esseri umani, trovarsi a imitare il respiro di un'altra persona -quindi, a maggior ragione,
quello di un'intera popolazione- e di conseguenza il suo stato di coscienza.

Riassumendo, il processo attraverso il quale gli individui impregnano della propria psiche e della propria
anima ciò che li circonda non arriva solamente al corpo, ma si estende a qualsiasi cosa essi facciano, che si
tratti di costruire mobili, edificare case o intere città.

Capitolo 10_ organizzazione dell'ambiente, organizzazione del corpo


Che cosa succede quando si dorme su un materasso a molle? Quando si schiaccia una molla con la mano,
subito si avverte come in essa si accumulino la tensione e l'energia necessarie per tornare alla posizione
naturale, scattando come un elastico appena la si lascia. Che ne siamo coscienti o no, la molla del
materasso trasmette a chi vi si stende sopra un senso di tensione e di provvisorietà che poco si concilia con
il riposo, e che è tanto più forte quanto più il sistema nervoso di una persona è sensibile. Una sensazione
simile, e probabilmente più chiara, è quella che si prova quando ci si appoggia al corpo di una persona tesa
e nervosa, pronto a 'scattare come una molla', sul quale risulta impossibile abbandonarsi. Immaginate ora
la sensazione assai diversa che si prova stendendosi sulla sabbia, quando ci si abbandona completamente e
si lascia impressa l'impronta del proprio corpo.

Cervello destro e cervello sinistro. é facile a questo punto comprendere come l'ambiente in cui si vive, sia in
casa sia fuori, abbondi di spazi con caratteristiche del cervello sinistro(identifica e analizza ogni oggetto
riconoscibile che delimita lo spazio). Se non ci si crea appositamente uno spazio libero, un angolo meno
carico o una scrivania sgombra, perfino in casa è facile ritrovarsi privati della possibilità di recupero
dell'alternanza dei due emisferi cerebrali.

Capitolo 11_ tempo, lavoro e ritmi di vita.


Il lavoro nel corpo. Ogni volta che si esegue un lavoro non tanto perché attratti da un desiderio o dal piacere
che può venire dalla sua soddisfazione, quanto per uno sforzo di volontà, l'organismo si dispone su una
modalità di tipo osteomuscolare(vale a dire una modalità in cui sono i muscoli volontari a eseguire l'azione,
con il sostegno delle ossa), sotto la guida del sistema nervoso simpatico. Quando succede il contrario, le
azioni sono guidate invece dal sistema nervoso parasimpatico, quindi eseguite con la muscolatura profonda
e sostenute da organi e viscere, ovvero dai sistemi attivati dal piacere.

Fretta e sensazione. la fretta può essere vista per certi aspetti come una forma di manipolazione rivolta sia
verso gli altri sia verso se stessi, perché le fretta è interpretata dall'organismo come una situazione di
allarme, di emergenza. E in tutte queste situazioni, l'organismo si organizza sempre chiudendo le proprie
sensazioni interne per dirigerle verso il mondo. Una volta chiuse le sensazioni interne, non si è più in grado
di valutare se quella macchina, quel paio di scarpe o quel vestito corrispondono veramente al proprio
bisogno. È molto più facile manipolare una persona che non ha più sensazioni o che non le riconosce, che
non presta attenzione al suo bisogno e che quindi, in una situazione di allarme, di emergenza, di paura o di
confusione si aggrappa alla prima soluzione che le viene proposta, in questo caso quella dell'acquisto. Lo
stesso avviene all'interno di molte aziende, dove il fatto di avere ritmi di lavoro sincopati e continue
scadenze da rispettare fa sì che i dipendenti non abbiano mai lo spazio di chiedersi, o di rendersi conto, se
sono sfruttati o apprezzati, se il loro lavoro li gratifica o no, perché lo fanno, per chi lo fanno e se vengono
pagati in misura adeguata al loro valore. È come se l'individuo fosse tenuto costantemente distratto,
ipnotizzato in un certo stato d'emergenza.

Esperienza e soddisfazione. La fretta dunque, è in contraddizione con l'esperienza. C'è un'avidità intrinseca,
in chi vive di fretta, che non può mai essere soddisfatta: i ritmi intensi infatti non permettono l'integrazione
dell'esperienza e lasciano inevitabilmente un senso di vuoto e di frustrazione. Il paradosso in cui cade
inevitabilmente chi rinuncia a intervallare l'azione con pause è quello di illudersi che facendo più cose,
sfruttando di più le opportunità, dalla vita possa ottenere molto di più. In realtà è esattamente l'opposto,
perché il tempo soggettivo di una persona è dato dal suo rilassamento e dalla percezione che riesce ad
avere con gli organi e con le altre strutture profonde dell'organismo. È un fatto che conosce bene chi fa
pratica di meditazione: nel percorrere con la consapevolezza ogni parte del corpo si raggiunge talvolta
un'intensità nella percezione del proprio organismo e delle proprie emozioni che è inimmaginabile per chi si
trova in uno stato di fretta (fosse anche fretta di imparare a meditare!).

È ciò che avviene sistematicamente in alcune società, dove fin da bambini si viene sollecitati a raggiungere
prima del tempo determinati obiettivi - all'asilo i bambini vengono preparati per le elementari, alle
elementari per le medie e così via-, con l'unico vantaggio di permettere a chi controlla il gioco di continuare
a farlo. Solo abbassando il ritmo ci si consente di fare esperienza, mentre, finché si resta incastrati nel
meccanismo, non si sa nemmeno a che gioco si sta giocando, che cosa si sta comprando, perché si lavora in
una certa azienda, perché o per chi si sta studiando qualcosa. Viceversa, ogni volta che abbiamo la
sensazione di aver fatto un'esperienza, sentiamo anche che vale la pensa di vivere. Ma solo quando
un'esperienza è seguita da uno stato di quiete che rende possibile assaporarla, lasciare che sedimenti
dentro di noi e che si integri, l'esperienza acquista senso e valore.

Capitolo 12_ mangiare con il cervello, capire con lo stomaco

Esiste un significativo parallelo tra il modo in cui si prende e si assimila un'idea, un consiglio, un
complimento, una regola, e il modo in cui si mangia. Dal momento che la funzione psichica e la funzione
fisica dell'elaborazione sono coerenti, è raro che una persona mangi e digerisca in maniera molto diversa da
come assimila i concetti.

Quando lo stomaco aveva la proboscide. In una persona obesa aumentano le dimensioni del suo corpo,
aumentano le cose che si è messa dentro, ma non è mai 'sazia'. Quanto più invece si entra in contatto con
se stessi e si approfondiscono le proprie sensazioni, tanto più è difficile che si rinunci a masticare e a sentire
il cibo con tutto il corpo. L'esperienza più intensa si ha quando si arriva a percepire la bocca e l'esofago
come un'emanazione dello stomaco, una specie di proboscide che esplora le risorse presenti nell'ambiente
e poi si porta dentro solo ciò che serve.

Alimentazione e stress. Il cambiamento del metabolismo comporta normalmente anche una trasformazione
dei bisogni e gusti alimentari. Stress: dolci, farinacei, zuccheri. Soddisfazione e benessere: carne, pesce,
legumi.

Cibo e vitalità. Un altro fatto interessante da notare sotto questo aspetto è che frequentemente si verifica
una trasformazione delle abitudini alimentari quando cambiano le persone con cui si vive. Molte persone,
finché vivono da adulte nella loro famiglia di origine, hanno una vitalità modesta anche grazie al controllo
esercitato dai pasti eccessivi che le madri somministrano amorevolmente, come una sorta di castrazione
metabolica. Se spesso, nell'abbandonarsi a un'alimentazione forzata di questo tipo, c'è un atteggiamento di
controllo della forza e dell'indipendenza che entrambe le parti accettano inconsapevolmente, non è un caso
che i periodi di cambiamento siano associati a digiuni più o meno spontanei, o a malattie che costringono a
cambiare alimentazione. Fintantoché tutta la propria energia è concentrata sul processo digestivo, è ben
difficile trovare in se stessi l'energia necessaria per sganciarsi da una situazione di dipendenza.

Capitolo 13_ parole in carne e ossa


Durante la lettura -come pure durante qualsiasi scambio dal vivo con un interlocutore- il corpo rappresenta
una valida fonte di informazioni su ciò che sta avvenendo dentro e fuori. Quando siamo soli con un libro in
mano, tuttavia, prendere nota delle nostre relazioni fisiche è più facile che quando ci troviamo in mezzo agli
altri. Cominciando a osservare durante la lettura in che modo il corpo si irrigidisce oppure il respiro si
amplia, si restringe o si approfondisce, è possibile scoprire qualcosa in più sui sentimenti messi in moto da
ciò che si legge -quali irritazione, senso di inadeguatezza, piacere ed espansione- e su come questi si
accompagnino a determinati stati fisici.

Il dovere e il volere nel corpo. Come visto, il dovere porta lo stato dell'organismo da una struttura più
interna -collegata al piacere e ai bisogni essenziali- a una più esterna: dal centro del cervello alla corteccia,
dal rene al surrene, dalla muscolatura interna a quella esterna del corpo, che ci costringono ad agire un po’
come se ci prendessero di peso per superare la nostra resistenza, con ripercussioni sul movimento.

Dichiarazioni monche. L'uso del condizionale al posto dell'indicativo è frequentemente un segnale del fatto
che si evita di mostrare il proprio potenziale attivo aspettandosi che siano gli altri a riconoscerlo. Quando
questo avviene, il corpo entra automaticamente in uno stato più 'bisognoso': si fa più piccolo, riduce il
respiro, chiude le spalle e ferma la cassa toracica.

Capitolo 15_ vestiti e … in mutande


Mutande psicologiche. A livello corporeo si osserva frequentemente una certa proporzionalità tra la
grandezza e l'aderenza delle mutande usate e le tensioni muscolari presenti nel bacino. Peraltro i due fatti
si associano in modo spontaneo anche in risposta alle singole strategie. Non solo indossare mutande grandi
e strette induce ad avere il bacino più fermo, ma anche, quanto più si tende a chiudere muscolarmente,
emotivamente o energicamente la zona più vicina agli istinti di base, tanto più si cercano mutande
importanti. Una donna, per esempio, potrebbe sentire la necessità di indossare un vasto armamentario di
mutande e collant per proteggersi psicologicamente dall'invadenza reale o immaginaria che attribuisce agli
uomini.

Capitolo 16_ sesso e intimità


Tutte le volte che si entra a un certo livello di intimità sessuale con qualcuno prima che la propria anima -o
altre dimensioni di sé- sia arrivata all'appuntamento, è possibile che si verifichi un incremento della
dissociazione interna, anche se l'intenzione era quella di aprire e approfondire nuovi spazi nel rapporto.
Qualche volta, tuttavia, atteggiamenti consolidati quali l'abitudine, l'avidità, la speranza di rivivere la
bellezza di situazioni passate, il bisogno di accontentare l'altro, l'ingenuità o la distrazione possono
impedire di accorgersi di cosa sta succedendo dentro di sé, quindi possono portare a forzare le tappe nella
speranza di raggiungere una maggiore intimità, essendo l'incontro sessuale considerato da molti come il
parametro del livello di vicinanza raggiunto tra due persone.

Sessualità e affettività. Forse una donna che qualcuno definirebbe 'sessualmente inibita' o un uomo
considerato impotente sono semplicemente poco interessati, in un dato momento, a esplorare la sessualità
in certe sue forme perché hanno altri bisogni e altri impegni evolutivi. Come diretta conseguenza, ci si può
chiedere se sia più 'inibita' una persona che limiti la propria attività sessuale perché ancora la sua capacità
di gestirla a livello di coscienza è in via di definizione, oppure un'altra con un'attività erotica sofisticata ma
che non è poi così emotivamente presente. Quando si lavora sul corpo con individui di entrambe le
categorie, spesso capita di osservare una mobilità differente in diverse zone della colonna vertebrale. Se nel
primo caso c'è in genere una maggiore libertà nella parte superiore, a scapito di quella della zona lombare e
del bacino, nel secondo caso di verifica generalmente l'opposto.

Sessualità e scelte morali. Bruciare le tappe dal punto di vista fisico può effettivamente far riuscire
nell'intento di sentire più facilmente una zona del corpo con la quale, forse, non si è tanto in confidenza.
Ma, se, altre parti del sistema -siano esse fisiche, emotive o spirituali - non sono altrettanto disponibili a
partecipare a questo processo di apertura, è probabile che all'incontro non arrivino tutte insieme, proprio
come l'anima dei portatori. Quando con un nuovo partner si stanno ancora esplorando solo verbalmente ed
emotivamente alcuni spazi di intimità, ritrovarsi improvvisamente a letto senza essere passati per un
contatto più graduale può andare ad amplificare la frattura invece che la fusione interna delle diverse parti
di sé. Più che muoversi in una monodimensione secondo la quale il rapporto sessuale completo sarebbe
l'unico parametro di valutazione del livello di confidenza raggiunto, porre attenzione a quanti livelli del
proprio essere sono presenti in ciascuna forma di contatto, sia esso fisico, emotivo o sessuale, può generare
un'intimità diversa.

PARTE QUARTA: IDEE. Capitolo 17_ medici che cercano


Indipendentemente dal fatto che si tratti di un medico alternativo o ufficiale, di uno specialista, di un
luminare o di un aggiusta-ossa di paese: indipendentemente dal fatto che la cura funzioni o no, il risultato
di una transazione di questo tipo (racconto precedente) è una perdita secca in termini di dignità e di
consapevolezza per chi si è sottoposto alla visita.
Ruoli che cambiano. Il termine cliente, come possibile alternativa a paziente, implica uno scambio
reciproco. Per esempio di informazioni in cambio di una quantità di denaro che onori adeguatamente
l'esperienza, la competenza e la disponibilità dell'altro. ci piace pensare che tanto il medico quanto la
persona che gli chiede aiuto possano muovere verso ruoli più evoluti e articolati, ma perché possa esistere
un rapporto paritario -basato sul rispetto reciproco delle due persone coinvolte- è indispensabile un
ribaltamento di termini, una crescita da parte di entrambi che porti a considerare certi segni come positivi
invece che come limiti o incapacità.

Confronto fra adulti. Nel processo di spostamento verso uno stile di rapporto più rispondente all'acquisita
consapevolezza del proprio bisogno, un malato corre tuttavia il rischio di doversi cercare un nuovo
terapeuta, e un medico quello di perdere un certo numero di clienti. Ma al di là degli evidenti svantaggi, è
chiara anche la soddisfazione derivante dalla possibilità, per il primo, di ritrovare in sé una parte di
responsabilità nel processo di guarigione e, per il secondo, di smettere di recitare un ruolo rigido e
stereotipato, continuando a fare altrettanto bene il proprio lavoro. Ogni problema di salute è in realtà
qualcosa di aperto, in evoluzione, alla cui soluzione due adulti possono contribuire con le loro conoscenze,
con la loro esperienza, intelligenza e capacità di osservazione, in uno spirito di ricerca comune. Oltre agli
ovvi vantaggi della collaborazione, la possibilità di riconoscersi reciprocamente esperienza, competenza,
intelligenza e buon senso apre la via a più strade.

Capitolo 18_ malattia e significato


Uno dei maggiori rischi della grande diffusione delle terapie alternative è quello che la medicina, anche se
cambia faccia, continui a tenere le persone 'nemiche' del sintomo invece di aiutarle a trovare un più
profondo contatto con se stesse. Al di là dei termini, infatti, tra un erborista che prescrive una tisana contro
la diarrea e un farmacista che rifiuta un farmaco antidiarroico a un cliente suggerendogli di indagare prima
con il suo medico la causa dell'origine del disturbo, chi sta facendo medicina 'alternativa'? se il corpo di un
individuo è l'espressione della sua storia, ogni malattia e ogni sintomo dicono qualcosa su tutta la persona.
Ogni disturbo altro non è che un segnale dell'organismo di fronte al quale si hanno fondamentalmente due
scelte. Si può sopprimere il segnale perché fastidioso, doloroso o costringe a modificare i propri piani,
oppure si può dargli attenzione, sentire cosa dice di sé e muoversi di conseguenza, anche a costo di
modificare la propria visione della realtà e il modo in cui si pensa a se stessi o alla propria situazione, come
spesso accade a chi si trova di fronte patologie gravi. Nessuna delle due scelte è giusta o sbagliata in sé,
perché le priorità sono diverse per ciascun individuo -e anche per la stessa persona cambiano a seconda dei
momenti-, ma cogliere la differenza è il primo passo per non subire i processi di cui si è protagonisti e
quindi per poterli facilitare e incontrare invece di viverli, paranoicamente, come dispetti del destino o,
tragicamente, cime aspetti casuali e incontrollabili della vita.

Informazioni perse. Essere 'responsabili' della propria salute non ha niente a che fare con l'essere 'colpevoli'
della propria malattia. Un genitore ha certamente la responsabilità dei suoi figli(almeno fino a una certa
età), non la 'colpa' di averli messi al mondo. allo stesso modo, se è stato lui a generarli (i figli e i sintomi),
avere un atteggiamento responsabile significa accoglierli, ascoltarli, riconoscerli per quello che sono,
coccolarli quando occorre e, una volta terminata la necessità di convivere, lasciarli andare. Cosa c'entra
tutto ciò con il mal di testa? Significa che la nostra sofferenza ha a che fare con noi. Sta dicendo qualcosa su
di noi, della nostra vita, forse della nostra alimentazione, di ciò che pensiamo di essere, di ciò che facciamo,
di come e con chi viviamo, di come e con chi lavoriamo…. La malattia non è un prodotto della mente. È il
prodotto dell'interessante incontro tra il nostro essere fisico(con i suoi istinti e bisogni), il nostro essere
psichico(con le sue costruzioni mentali) e il mondo, con le sue realtà e le sue leggi. La malattia rivela come
la nostra mente si incontra e si integra con la nostra completezza. È una completezza ferit che si organizza
per far si che possiamo diventare più profondamente noi stessi. Si può notare come, in presenza della
sensazione che ciò accade abbia un senso, la persona non si percepisca come malata, ma semplicemente
come qualcuno che sta pagando il prezzo naturale di certe scelte (spalare neve-mal di schiena).
Capitolo 19_ la differenza
La differenza che fa la differenza. La differenza tuttavia non è tra curarsi con un metodo o con un altro, tra
lasciar accadere le cose o intervenire attivamente, ma piuttosto nel riguardo con cui ci si dispone verso ciò
che si manifesta tramite il corpo. La differenza che fa la differenza è l'attitudine con cui si guarda a ciò che
succede nel corpo, non ciò che poi si decide di fare con le informazioni ricavate. C'è un differenza enorme
anche tra dare a qualcuno nove regole(smettere di bere, dimagrire, ecc) e creare le condizioni per cui la
persona possa accorgersi di come cambia il suo organismo, il suo metabolismo e forse anche il suo stato
psicofisico complessivo a seconda di quanto beve o mangia. Il sapere ottenuto tramite il sentire e
l'assaggiare è ben diverso dalla conoscenza, che è un processo quasi esclusivamente mentale.

Capitolo 20_ ritorno a casa


Perché il corpo? Sviluppare la coscienza è questione di aumentare la definizione di un'immagine,
rendendola progressivamente più chiara e nitida anche tramite la conoscenza di questi architetti, ovvero
delle immagini universali presenti nelle zone più profonde dell'inconscio collettivo, accessibile a loro volta
solo attraverso forme simboliche capaci di rappresentarle.

Ritorno a casa. Per la prima volta è possibile vivere senza una necessità pratica del corpo: automobili,
ascensori, energia elettrica,telecomandi permettono di credere di non averlo e, nel caso ci accorgessimo di
averlo per l'insorgenza di una malattia o un dolore, abbiamo infiniti strumenti -sia chimici (analgesici) sia
culturali (tv, ritmi lavorativi)- per riuscire a dimenticarcene. Ma se lo sviluppo tecnologico attuale ha
generato una condizione del corpo in cui è possibile sostituire molte delle funzioni del corpo in una quantità
di situazioni pratiche -almeno fino al prossimo blackout elettrico o alla prossima crisi petrolifera o
economica-, lo stesso non si può dire della sua funzione cosmologica. Il corpo con le sue sensazioni -e anche
con le sue malattie- continua infatti a essere il canale principale di collegamento con la totalità del nostro
essere. È l'olimpo personale in cui giocano tutti gli dei del sé più profondo. Estirpare dal corpo le proprie
radici separa la persona dal parlamento dove sono rappresentati tutti gli aspetti della sua anima.

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