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TECNICHE DI INTERVENTO

DEFUSING E DEBRIEFING
DOTT.SSA ILARIA TONELLI- CENAF
PROGRAMMA

 CISM (Critical Incident Stress Management)


 CIP (Crisis Intervention Program)

 Defusing

 Debriefing
A CHI È RIVOLTO L’INTERVENTO

 Superstiti, famigliari delle vittime, operatori,


soccorritori ecc.
 QUANDO SI INTERVIENE?

 Dopo un’emergenza, un disastro, o un


evento avverso
CISM: CRITICAL INCIDENT STRESS MANAGMENT

 E’ un protocollo clinico di prevenzione e trattamento


delle reazioni psicologiche potenzialmente
traumatiche, a fronte di eventi critici
(disastri,violenze, decessi inattesi, calamita’)
 E’ stato sviluppato nel corso degli anni ‘80 negli
Stati Uniti da George S. Everly e Jeffrey T. Mitchell
 Rappresenta uno dei paradigmi di intervento piu’
noti e diffusi a livello internazionale della psicologia
dell’emergenza e della psicotraumatologia
OBIETTIVI
Accaduto l’evento il CISM prevede servizi di
sostegno volti ad assistere le persone nella fase
acuta, e a fornire una prima valutazione della
gravita’ dell’evento e dell’intensita’ delle reazioni

Gli interventi di demobilizzazione volti alla


decompressione psicologica si effettuano nel
primissimo periodo e nelle immediate vicinanze
dell’evento,si basano sull’assistenza di base (cibo,
acqua, coperte) e sulla psicoeducazione dello
stress
STRUTTURA DELLE FASI DI INTERVENTO
FASE PRECRITICA:
Preventiva e formativa, rivolta a personale
potenzialmente esposto ad eventi critici

Interventi Preventivi:
Formazione sulle reazioni traumatiche, Stress
Inoculation Training, interventi psicoeducazionali
Briefings informativi di gruppo per informare piu’
persone su cio’ che e’ avvenuto, sulle dinamiche
dell’evento e sulle risorse
STRUTTURA E TEMPI
FASE PERICRITICA: nell’immediato post-evento
Scene Support: supporto immediato e diretto
sulla scena dell’evento
Defusing e Debriefing

FASE POST-CRITICA: nel medio-lungo termine


dopo l'evento
Debriefing/incontri successivi: follow-up,
eventuale presa in carico psicotraumatologica di
gruppo o individuale
DEFUSING: IL PRIMO SOCCORSO EMOTIVO
sono interventi di discussione sull’evento
 si svolgono entro 12 ore dall’evento
 si raccomanda di eseguirli nelle vicinanze del luogo
 coinvolge persone esposte all’evento
 tecnica di pronto soccorso emotivo che si
caratterizza come una breve conversazione informale
(circa 20-45 minuti)
 viene organizzato per il singolo o il gruppo (6-8
persone) reduce di un episodio/evento
particolarmente disturbante, traumatizzante,
stressante
OBIETTIVI DEL DEFUSING
 stabilizzazione della fase acuta tramite la
normalizzazione dell’esperienza,
 riducendo e attenuando le reazioni intense provocate
dall’evento critico, le angosce provocate dall’evento
traumatico, fornendo soluzioni a breve termine
 ricostruzione della rete sociale per evitare e ridurre il
senso di isolamento e di impotenza, attraverso
l’appartenenza al gruppo che ha subito il trauma,
rinforzando i benefici della coesione di gruppo e della
identificazione reciproca
 screening per eventuali ulteriori interventi
COME FARE UN DEFUSING
 Stabilire il contatto:
es. “Posso darle qualcosa da bere?, ha bisogno di
coperte?...” “Ha dovuto aspettare molto?”
 No  Come si sente?
 No  Siete fortunati ad essere ancora vivi
 Non cominciare chiedendo un resoconto su come
la persona ha vissuto la calamità

 Compiere l’assessment: valutare se e’ possibile


passare da cio’ di cui si sta occupando ora l’individuo
a una conversazione quotidiana
PUNTI CHIAVE

• Cercare di far emergere i fatti:


e’ piu’ facile per chi ha appena subito un trauma
raccontare i fatti che esprimere le emozioni
• i pensieri  Dove si trovava al momento del
fatto? Dov’era la sua famiglia?
• Indagare i pensieri
• Indagare gli stati d’animo
• Sostenere, rassicurare, informare
FASI DEL DEFUSING
1. Fase introduttiva:
 i conduttori (team) si presentano,
 evidenziano come possono essere di aiuto e
di supporto al gruppo
 vengono descritti l’intento e gli obiettivi del
processo di defusing
 viene enfatizzata l’importanza della
riservatezza
 viene detto ai presenti che non sono
obbligati a parlare
FASI DEL DEFUSING
2. Fase esplorativa (ricerca):
 viene chiesto ai partecipanti di descrivere cio’ che e’
accaduto
 viene posta particolare enfasi sulla condivisione di
esperienze e di reazioni
 l’obiettivo è di riformulare cognitivamente ed emotivamente in
modo adattivo l’evento
 dovrebbe essere evitata un’indagine approfondita delle
emozioni o il tentativo di scalzare le difese psicologiche in atto

3. Fase di informazione: vengono rassicurati sugli sfoghi piu’


intensi manifestati, viene spiegato che le reazioni avute sono
normali, possono essere insegnate strategie di riduzione dello
stress (psicoeducazione)
DEBRIEFING
 Il debriefing e’ basato sulla teoria esperienziale di David
Kolb:
 ogni persona che sperimenta qualcosa di nuovo, al
termine dell’evento inizia un processo di riflessione a cui
fa seguito un periodo per poter concettualizzare
l’esperienza, in cui la persona confrontandosi con altri e
puo’ giungere a dare pieno significato all’evento vissuto;
 questo comporta che, se si ripresenterà una situazione
simile in futuro, la persona agira’ in modo differente, più
consapevole delle proprie azioni e degli obiettivi da
raggiungere. (stimolo dei fattori resilienti)
DEBRIEFING
 E’ il Critical Incident Stress Debriefing (CISD,
Everly e Mitchell, 1999)
 intervento di prevenzione secondaria
 dura circa 60-180 minuti
 rivolto ad un gruppo omogeneo (8-10 persone),
vittime dirette o soccorritori che hanno esperito
un evento potenzialmente traumatico
 il setting è generico, una struttura che offra
sicurezza e privacy
OBIETTIVI
 ridurre l’impatto emotivo dell’evento critico, mitigare
i sintomi acuti
 contenere/gestire le reazioni intense conseguenti
 favorire il recupero delle persone identificando
strategie di fronteggiamento efficaci
 normalizzazione e legittimazione dei pensieri, delle
reazioni e dei sintomi
 evitare conseguenze negative future, stabilire quali
saranno i bisogni nel follow-up
 Istruire, psicoeducazione
OPERATORI

 il gruppo deve essere composto da un leader:


professionista della prevenzione dei disagi
mentali, capace di delineare gli obiettivi, gestire i
tempi, facilitare il processo di elaborazione e di
evitare l’insorgenza di processi distruttivi

 un co-leader: generalmente un collega esperto,


controlla i segni di disagio nei membri del
gruppo
OPERATORI
 un collaboratore “guardiano”:
 impedisce l’accesso ai non autorizzati,
 cerca di fare tornare un membro che si allontana dal
gruppo offrendogli sostegno nel caso di mancato
rientro;
 resta con lui e se opportuno lavora individualmente o
dispone un follow-up.
 In caso di rifiuto del follow-up, lo invita a chiamarlo se
dovesse essere opportuno
 i gruppi dovrebbero essere composti da non piu’ di 8-
15 persone esposte ad un evento critico
FASI DEL DEBRIEFING
1. Fase introduttiva/preparazione:
• vengono presentati i membri del team di debriefing
• vengono spiegati lo scopo e il procedimento del
debriefing
• le regole basilari, il cui scopo è quello di garantire
sicurezza e struttura (le regole basilari prevedono un
accordo di riservatezza e confidenzialita’, si puo’
parlare solo di se stessi e non di altre persone, la
discussione e’ sempre volontaria, vengono chiusi libri
e giornali, spenti i cellulari e ci si impegna a
concludere il processo di debriefing)
FRASI UTILI

 “io sono ….. . questa procedura e’ gia’ stata


usata con persone che sono state vittime di
un evento drammatico simile al vostro”
 “questo scambio di impressioni e stati
d’animo vi aiutera’ a tener sotto controllo tutti
quei pensieri altamente emotivi che
potrebbero, a lungo andare, sopraffarvi”
FASE 2

2. Fase dei fatti


si chiede ai partecipanti di descrivere il proprio
coinvolgimento ad un livello cognitivo e fattuale
 cosa e’ accaduto?
 dove si trovava?
 cosa ha fatto?
 cosa ha percepito?
 immagini, odori, suoni…
I FATTI
 ogni partecipante descrive cosa gli e’ accaduto
durante l’evento

 I partecipanti dovrebbero descrivere in quale


modo si sono trovati coinvolti nell’evento,e quale
e’ stata la sequenza dei fatti

 la finalità è quella di delineare un chiaro e


corretto quadro dello svolgersi dell’evento,
disponibile per tutti
OBIETTIVI
 E’ questo uno dei principali obiettivi del
debriefing: fornire alle persone coinvolte la
possibilità di ragionare in modo più oggettivo,
invece di sentirsi sopraffatte
 favorire la comprensione dell'accaduto
 costruire un'immagine globale degli eventi,
con l'aiuto di tutti i componenti, evitando di
entrare direttamente nel mondo delle
emozioni
FASE 3: I PENSIERI
3) Fase dei pensieri
 si chiede ai partecipanti di ricordare i
pensieri, i ragionamenti, ciò che è passato
per la mente al momento dell’evento
 se ci sono pensieri rispetto a norme e
regole che sono stati rispettati o lesi durante
l’evento,
 quelle reazioni cognitive che servono per
passare poi alle reazioni emotive
SUGGERIMENTI DI APERTURA

 una domanda d’apertura, per introdurre


questa fase, potrebbe essere: “Quali sono
stati i vostri primi pensieri quando si e’
verificato l’evento?”
 Un’ ulteriore domanda da poter fare è: “Cosa
facevate durante l’accaduto? E Perchè?”
FASE 4: LE REAZIONI

 si chiede di esprimere le sensazioni e i


sentimenti provati durante e dopo l’evento

 vengono identificate la parte peggiore


dell’evento e le reazioni emotive, ma le
emozioni non vengono indagate
approfonditamente
DOMANDE…
 Questa dinamica inizia domandando: “qual e’
stato il pensiero riguardo all’evento vissuto?”.
 Perchè ciò riesca bene, il team deve riuscire a
fare in modo che le persone condividano, per
quanto dolorosi, i propri sentimenti, perchè la
loro esclusione potrebbe rivelarsi estremamente
dannosa
 la dinamica della condivisione dei sentimenti da’
origine ad una percezione di similarità e di
normalità delle reazioni
OBIETTIVI

 Uno dei principali processi terapeutici del


debriefing e’ il delineare con le famiglie, con
gli amici e con i conoscenti, le strategie atte
a fronteggiare, nelle settimane a venire, i
problemi emotivi reciproci, non tanto quello di
far sviluppare degli atteggiamenti critici e
colpevolizzanti nel gruppo
REAZIONI E INTERVENTI

 questo e’ un momento fondamentale per


sollecitare le capacita’ di sostegno degli altri;
il sostegno della persona che si trova
accanto a quella sofferente o in difficolta’
 in questo caso il conduttore con un segno
dovrà invitarla a manifestare un gesto di
conforto,esempio un abbraccio o più
semplicemente poggiare la mano sulla spalla
FASE 5 I SINTOMI
ipartecipanti identificano i loro sintomi
personali di disturbo
 vengono discusse, con maggior dettaglio,
determinate reazioni
 il conduttore chiede ai partecipanti di
descrivere i sintomi (emotivi, cognitivi e fisici)
che hanno provato durante il verificarsi
dell’evento, alla sua conclusione, quando
hanno fatto ritorno a casa, durante i giorni
successivi all’evento stesso e nel momento
attuale
SINTOMI
 alcuni soggetti possono riferire di aver
avvertito, in primis, modeste impressioni,
 iniziando invece a provare tensioni molto
angosciose trascorse 48 ore dopo l’evento;
 possono comunicare anche la comparsa di
reazioni fobiche, ciò capita prevalentemente
a quei soggetti che non sono in grado di
tornare sul luogo dell’evento
FASE 6: LA FORMAZIONE
I partecipanti vengono istruiti sulle reazioni
normali e sulle strategie di coping adattive
 il conduttore cerca di fare una sintesi delle
reazioni portate dai partecipanti, dovrebbe
evidenziare le similitudini delle reazioni, e,
quindi, normalizzarle

 E’
importante sottolineare che questo tipo di
reazioni sono normali e comprensibili di fronte
ad eventi cosi’ abnormi
FORMAZIONE: PSICOEDUCAZIONE

 E’ necessario insegnare tecniche di gestione


dello stress, incoraggiare l’autoaiuto, indicare
delle modalità comportamentali sane: sonno,
alimentazione, riposo, attività fisica,
evitamento dell’alcool e di sostanze
stupefacenti
FASE 7: REINSERIMENTO

 vengono fornite risposte alle domande dei


partecipanti, viene fatta chiarezza,
 viene fatto un breve riassunto e
conclusione,
 si parla di risorse e non di problemi
REINSERIRSI
 il conduttore spinge il gruppo a parlare dei progetti
per il futuro e delle strategie di fronteggiamento
 In effetti, una delle principali finalità del debriefing e’
quella di favorire la coesione all’interno del gruppo
 I soggetti dovrebbero essere informati su come
contattare, in caso di necessità, il team del debriefing
 questa fase risolve le problematiche rimaste in
sospeso, pone l’incidente e l’esperienza in una
prospettiva adeguata e fornisce indicazioni per
compiere passi costruttivi verso un’ulteriore
risoluzione dello stress o del trauma
ESERCITAZIONE : DEFUSING
 Caso pratico:
Durante una riunione di lavoro in un ufficio privato, si
sente un fragore dovuto al distacco di un
cornicione che cade rovinosamente sulla strada.
Non vi sono feriti ma i passanti e gli impiegati in
riunione sono sotto shock.
I soccorsi arrivano sul luogo e la Protezione Civile si
mette immediatamente a disposizione della
popolazione. Il responsabile area psicologica
predispone subito il defusing.
GRAZIE DELL’ATTENZIONE

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