L’intervento americano fu ispirato dalla teoria dell’effetto domino, secondo cui,
dopo che un paese diventava comunista, era molto probabile che anche i paesi confinanti sarebbero diventati comunisti. La Cina era diventata comunista nel 1949, ed il principale timore degli Stati Uniti era che il comunismo, che già controllava il Vietnam del Nord, si sarebbe rapidamente diffuso in tutta l’Indocina (Vietnam, Laos e Cambogia). Per questo motivo, secondo la logica dei blocchi contrapposti e secondo la ‘dottrina Truman’ gli Stati Uniti inviarono, all’indomani della Conferenza di Ginevra, denaro, risorse e ‘consiglieri militari’ per aiutare il governo del Vietnam del Sud di Ngo Dinh Diem. Nel 1963, il presidente John F. Kennedy allargò il contingente di ‘consiglieri militari’ fino a 30.000 persone allo scopo di preparare l’esercito del Vietnam del Sud. Nello stesso anno il presidente del Vietnam del Sud Ngo Dinh Diem perse il supporto degli americani e fu ucciso durante un colpo di stato. Dopo una serie di colpi di stato militari il paese passò nelle mani di Nguyen Van Thieu, che instaurò un regime non meno corrotto e dittatoriale del precedente, ancora una volta con il supporto degli Stati Uniti. Il pretesto che permise agli americani di entrare definitivamente ed apertamente in guerra fu un attacco del Vietnam del Nord alla marina degli Stati Uniti, stanziata presso il Golfo di Tonchino. Nel 1964, sotto la presidenza di Lyndon Johnson, quello americano divenne un vero e proprio intervento bellico: il corpo di spedizione fu continuamente rinforzato per dieci anni. I bombardamenti contro il Vietnam del Nord iniziarono nel febbraio del ‘65. Nel 1968 i soldati americani in campo erano diventati 500.000, ed i costi bellici avevano raggiunto i 77 miliardi all’anno. Questo incremento progressivo di forze in campo, che gli americani chiamavano escalation, si rivelò tuttavia insufficiente contro la resistenza del Vietcong. Più in generale, l’esercito degli Stati Uniti era moderno e all’avanguardia, specializzato nella guerra meccanizzata, ma non era adatto ad affrontare una guerriglia partigiana. Ciò che li rendeva così efficaci erano le loro tattiche di guerriglia: la loro conoscenza del territorio gli permetteva di evitare lo scontro aperto col nemico, cogliendolo in agguati ed in assalti a sorpresa, per poi sparire di nuovo nella boscaglia. I guerriglieri del Vietcong erano diventati maestri di queste tecniche negli scorsi decenni, combattendo prima con i Giapponesi, e poi con i Francesi. Il Vietcong poteva anche contare sul supporto della popolazione rurale, ostile al regime del Vietnam del Sud e agli americani. I Vietcong aiutavano i contadini nel lavoro quotidiano, promettendo loro terra e libertà sotto un futuro regime comunista. Per questi motivi, era diventato molto difficile distinguere i Vietcong dalla popolazione rurale. Il successore di Johnson, Richard Nixon, iniziò a negoziare la pace con il Vietnam del Nord e con il Vietcong (che nel ‘69 si era organizzato nel governo rivoluzionario provvisorio). Da allora in poi, la presenza americana in Vietnam iniziò a ridursi, anche se Nixon diede avvio a contemporanee operazioni militari nei paesi confinanti, Laos e Cambogia, contro altri regimi guerriglieri comunisti, con l’obiettivo di tagliare i rifornimenti al Vietcong. Nel 1973 gli Stati Uniti ed il Vietnam del Nord firmarono un armistizio a Parigi, l’appoggio americano al Vietnam del Sud venne ritirato, e gli americani abbandonarono finalmente la ‘sporca guerra’, che però sarebbe finita soltanto due anni dopo.
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