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Prefazione di
Mario Baroni
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13 Prefazione
di Mario Baroni
27 Introduzione
51 Capitolo I
Per cominciare
1.1. Un nuovo mondo, 51 – 1.1.1. Liszt, Consolazione n. 3, 51 – 1.1.2. Chopin, Pre-
ludio op. 28 n. 4, 59 – 1.2. Una Seconda Pratica della Tonalità, 68 – 1.2.1. Nuove
famiglie di relazioni, 71 – 1.2.2. Simmetrie e quasi-parità, 72 – 1.2.3. Simmetria in-
versionale e dualismo, 74 – 1.2.4. Nuova struttura profonda, 79 – 1.2.5. Accordi come
forme liquide, 80 – 1.2.6. Una nuova temporalità, 84
87 Capitolo II
L’eredità di Riemann
2.1. Il contesto, 87 – 2.2. Il Tonnetz e i suoi percorsi, 91 – 2.3. Il sistema Schritt/Wech-
sel, 103 – 2.3.1. Schritt, 105 – 2.3.2. Wechsel, 106 – 2.3.3. Elenco di Schritt/Wechsel,
108 – 2.4. Verso una nuova Tonalità, 110
137 Capitolo IV
Le collezioni neo-riemanniane
4.1. Famiglie parsimoniose, 137 – 4.1.1. Ciclo PL. La collezione esatonica, 139 –
4.1.2. Ciclo PR. La collezione ottatonica, 144 – 4.1.3. Ciclo PLR, 148 – 4.1.4. Ciclo
RL, 153 – 4.1.5. Regioni di Weitzmann, Ciclo N/R, altri usi di N, 154 – 4.1.6. Combi-
nazioni di cicli Esatonici e di Weitzmann, 159 – 4.1.7. Altre etichette e lunghezza della
stringa, 160 – 4.1.8. Il Tonnetz a rete, 162 – 4.2. Distanze e relazioni fra triadi: il Cube
Dance, 165 – 4.3. Le Zone di VL, 168 – 4.4. Chopin, Preludio op. 28 n. 24, 172
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10 Indice
179 Capitolo V
L’integrazione delle Settime
5.1. Questioni preliminari, 179 – 5.2. Reti di 2 Settime: 7Mm e 7ø, 181 – 5.2.1. Re-
gioni Ottatoniche, 184 – 5.2.2. Regioni di Boretz, 188 – 5.3. Reti di Settime: 7Mm,
7min, 7ø, 192 – 5.3.1. Power Torus, 195 – 5.4. Il 4–Cube Trio, 197 – 5.5. Due esempi
analitici, 199 – 5.5.1. Chopin, Mazurka op. 68 n. 4, 199 – 5.5.2. Chopin, Mazurka op.
6 n. 1, 205 – 5.6. Il Tonnetz tridimensionale, 209
215 Capitolo VI
Analisi
6.1. Schubert, Der Doppelgänger, 215 – 6.2. Schubert, Sonata D 959/I, 223 – 6.3.
Chopin, Studio Op. 25 n. 3, 234 – 6.4. Chopin, Studio op. 25 n. 11, 236 – 6.5. Chopin,
Scherzo op. 31, 240 – 6.6. Liszt, Un Sospiro, 252 – 6.7. Liszt, Consolazione n. 2, 261
– 6.8. Liszt, Liebestraum n. 3, 266 – 6.9. Brahms, Op. 118 n. 4, 271
417 Capitolo IX
Sentire come
9.1. Guardare la tonica. Riemann e il concetto di Funzione, 417 – 9.2. Vedere (o
sentire) come, 423 – 9.3. David Lewin e il vedere come, 430 – 9.3.1. Un ascolto qua-
litativo, 433 – 9.3.2. Esempi analitici, 439 – 9.3.3. Chopin, Preludio op. 28 n. 9, 447
453 Capitolo X
La discussione
10.1. L’energia perduta, 453 – 10.1.1. D. Harrison e il mondo senza peso, 454 –
10.1.2. Cohn e le diverse Letture della Sonata D 960, 457 – 10.1.3. Kenneth Smith:
l’energia e il desiderio, 464 – 10.2. Modelli cognitivi e teoria neoriemanniana, 474
– 10.2.1. Carol Krumhansl: la prova sperimentale, 474 – 10.2.2. Il Tonal Pitch Space
di Fred Lerdahl, 481 – 10.3. Teoria neoriemanniana e schenkerismo, 492 – 10.3.1.
Indice
Indice 11
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René Rusch e la teoria di Tovey, 493 – 10.3.2. Tra due Mondi. Impromptu D899/2 di
Schubert, 500
515 Capitolo XI
Per finire
11.1. Profondo/Superficie, 519 – 11.2. Selezioni differenti, oggetti nuovi, 522 – 11.3.
Doppia sintassi, 525
529 Bibliograa
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28 Introduzione
solo angoli retti. Immediatamente verranno alla nostra attenzione le tavole ret-
tangolari, come gli angoli di una stanza, le cornici di un quadro, i libri e così
via. Immaginiamo quindi di camminare in una stanza dove ogni cosa è circo-
lare, ma il nostro osservatore sta indossando gli occhiali sbagliati. I cerchi ci
sono, ma gli occhiali non li rilevano. Il risultato è il caos o la cecità, tutto a
causa delle lenti [2011a, 4].
2. Si veda su questo H. BESSELER [1993]. Si discuterà più avanti anche il senso di stare
dentro la musica secondo David Lewin.
3. Sulla priorità degli aspetti visivi su quelli uditivi per gli umani si veda J. HOOK [2002b]
e R. COHN [2016]. A sua volta Nicholas Cook vede il modello spaziale della teoria come «la
fase finale nella storia della teorizzazione musicale tra arte e natura» [2002, 101].
4. HARRISON [2011, 564] parla di un dinamismo diffuso, che definisce energetico, alla base
della lettura che la teoria neoriemanniana dà dei pezzi che studia. Si tratta di un movimento
del tutto particolare, come di un assestamento di forze molecolari che tendono ad agganciarsi
fra loro.
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30 Introduzione
5. Nel nostro lavoro faremo riferimento essenzialmente a questo criterio, detto della parsi-
monia, ma in linea di principio l’attività trasformazionale può interessare sistemi che non sod-
disfano questa condizione.
Introduzione 27
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puri, contenendo una nota che, pur sembrando consonante, di fatto non
lo è, in quanto è subentrata a quella primitiva6.
Più in dettaglio, un accordo come DoM può mantenere la 3a mag-
giore e far slittare un tono verso l’alto la nota rimanente, ossia il sol va
a la. Si forma così il Parallelklang (C a) che produce anche un cam-
bio di modo. Nel modo minore, per effetto di una lettura dualistica, lo
slittamento avviene di un tono verso il basso dell’unica nota che si
muove formando, nel nostro caso, la successione c E. Ma DoM può
anche tener ferma la 3a minore (misol) e far scendere di semitono la
nota rimanente (che è il do) a si, ossia verso la sua sensibile (in tedesco
Leitton). Si forma così l’accordo di mi min, che è il Leittonwechsel-
klang, anche qui con cambio di modo. Nel modo minore tutto avviene
in modo speculare e la nota che si muove viene fatta slittare di semitono
verso l’alto (c A)7. Aggiungiamo infine la trasformazione che pro-
duce un cambio di modo (da maggiore a minore, e viceversa): in tal
caso a rimanere ferma è la quinta dell’accordo (dosol), mentre la 3a
viene fatta slittare di semitono.
L’ingresso di questi accordi sostituti nello scenario delle relazioni
viene a legittimare una pratica già da tempo in essere nella letteratura
romantica: il ruolo sempre crescente della relazione di 3a (Magg. o mi-
nore) a fianco, o anche in sostituzione, della 5a. Sono le stesse relazioni
di 3a che diventeranno la base delle trasformazioni neoriemanniane.
Va accennato, per finire, anche ad un ulteriore aspetto che trasmette
bene l’idea di una trasfigurazione che ha ricevuto ormai il concetto di
tonalità. Nella teoria di Riemann, non si pensa ad una rigida connes-
sione tra un singolo accordo e la sua funzione in quanto lo stesso ac-
cordo può modulare il suo significato a seconda del contesto. Ad esem-
pio, in DoM l’accordo di Lam può essere un Parallelklang (una rela-
tiva, in termini neoriemanniani), ossia con la trasformazione da
8. Gjerdingen sottolinea l’indubbia complessità del sistema riemanniano dove le tre cate-
gorie funzionali (S, D, T), variamente intese, possono dar luogo a 18 possibilità. Ossia: T, Tp,
Tl, t, tP, tL, S, Sp, Sl, s, sP, sL, D, Dp, Dl, d, dP, dL [cfr. DAHLHAUS 1990, 13]. Ricordiamo
che P e L stanno per Parallela (la nostra relativa) e per Leittonwechselklang, mentre le lettere
maiuscole o minuscole identificano il modo maggiore o minore della triade.