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IRRIGAZIONE IN VIVAIO

Per ulteriori informazioni consultare i manuali presenti sul sito TORO PRATOVERDE
http://irrigazione.pratoverde.it/index.php/documentazione/manuali-irrigazione

tratto da dispensa di Carlo BOATI correlata da integrazioni di Pio ROSSI

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PREMESSA

L’irrigazione nel vivaio moderno risulta indispensabile per la buona riuscita della
produzione, non solo per il vivaio in contenitore, ma anche per quello in piena terra, in
quanto l’aleatorietà degli andamenti climatici di questi ultimi decenni porta a numerosi
stress idrici che richiedono sempre più interventi di emergenza.

Il migliore apporto idrico permette di favorire una crescita più equilibrata della produzione
vegetale e un migliore e più economico utilizzo di prodotti fertilizzanti tramite la
fertirrigazione.

1. CENNI AGRONOMICI

L’ACQUA E LE PIANTE

L’acqua costituisce circa l’85% del volume occupato dai tessuti vegetali ed assolve in una
pianta sia funzioni di trasporto degli elementi della fertilità e dei prodotti elaborati tramite la
fotosintesi, sia funzioni fisiologiche e di stabilità.
L’acqua presente nella soluzione circolante del terreno viene assorbita dalle radici per
osmosi, in base alla differenza di concentrazione di sali fra l’esterno e l’interno della pianta
e va a costituire il flusso di linfa grezza che poi sale per capillarità all’interno dei vasi di cui
è costituito il legno vivo, quello più esterno, vicino al cambio. La linfa grezza è costituita da
acqua e sali minerali presenti nel terreno.

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L’acqua assorbita viene distribuita nelle cellule dei vari tessuti vegetali per riempirle,
renderle incomprimibili e turgide e costituire una soluzione in cui permettere le complesse
attività fisiologiche delle cellule stesse.
L’acqua assorbita viene poi espulsa dalla pianta per lo più tramite aperture presenti sulle
foglie, gli stomi, in minima parte tramite piccole aperture presenti sui tessuti significati, le
lenticelle.
Solo una piccola parte di acqua viene trattenuta all’interno della pianta per rimpiazzare
perdite dovute alla traspirazione e per essere scissa in idrogeno e ossigeno nell’ambito dei
processi fotosintetici.
Come è noto, nell’ambito della fotosintesi l’idrogeno dell’acqua viene legato al carbonio e
all’ossigeno provenienti dall’anidride carbonica assorbita dall’ambiente, allo scopo di
sintetizzare i carboidrati (glucosio e derivati) che costituiscono la materia prima per la
costruzione di tutti gli esseri viventi.

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I carboidrati fotosintetizzati a livello delle parti verdi della pianta sono poi ridistribuiti in tutti
i tessuti vivi, per permetterne le attività fisiologiche di sviluppo e di mantenimento. Si
stabilisce infatti un flusso discendente, chiamato linfa elaborata, costituita da acqua e
glucosio o derivati, una specie di sciroppo zuccherino.
All’interno della pianta l’acqua funge anche da vettore delle sostanze di scarto che
vengono depositate tramite i raggi parenchimatici nella zona centrale del legno di rami,
tronchi e radici, prima della morte delle cellule di cui sono composti.

Nel caso in cui la soluzione idrica del terreno diminuisca per essiccazione del terreno,
l’assorbimento radicale si riduce progressivamente fino a bloccarsi: non funziona più
l’osmosi in quanto la concentrazione dei sali nel terreno aumenta fino a pareggiare la
concentrazione di sali all’interno della pianta.
La progressiva riduzione di assorbimento di acqua non impedisce la fisiologica perdita di
acqua dalla parte aerea della pianta, anche se quest’ultima ha provveduto alla chiusura
degli stomi e delle lenticelle.

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In tale caso i primi segni di disseccamento della chioma si notano a partire dai bordi delle
foglie, per poi evidenziarsi nel progressivo disseccamento dell’intero lembo fogliare, fino al
collasso dei rametti più teneri ed erbacei. Successivamente si verifica il disseccamento dei
rametti più lignificati, e poi dei rami sempre più grossi, fino al disseccamento definitivo del
tronco.
Nella parte radicale il processo di disseccamento avviene allo stesso modo,
progressivamente a partire dalle zone più estreme e meno indurite fino alle radici più
lignificate e datate, vicine al colletto.

Ogni pianta ha esigenze diverse in funzione della specie, della fase di sviluppo,
dell’ambiente in cui si trova e dell’andamento climatico. Le moderne tecnologie e
l’informatizzazione dei sistemi di irrigazione può permettere di calibrare il giusto dosaggio
di acqua irrigua al momento opportuno soprattutto in condizioni artificiali spinte come
nell’ambito della coltivazione in contenitore.

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L’ACQUA E IL SUBSTRATO

Il substrato in cui la pianta affonda le proprie radici può essere il terreno, se coltivata in
piena terra, oppure il terriccio, se coltivata in contenitore.

La composizione del terreno in natura può essere la più varia, sia per composizione
chimica che per granulometria dei frammenti di roccia di cui è composto.
Ciò che determina le caratteristiche fisiche di un terreno sono le particelle sotto i 2 mm di
diametro.
Al di sopra di 2 mm di diametro troviamo ghiaie fini e grosse, sassi, ciottoli e pietre, che
costituiscono il cosiddetto scheletro. Lo scheletro ha solo proprietà positive di
incomprimibilità e quindi di mantenimento del volume di partenza: lo si usa infatti per
realizzare ad esempio le massicciate. Lo scheletro non trattiene né acqua, né elementi
della fertilità, però disgregandosi può liberare sostanze fertili in esso contenute.
Ciò che determina nel terreno la presenza di spazi pieni e vuoti e la capacità di trattenere
acqua e sali minerali necessari alla vita delle piante, è costituito dall’insieme di particelle
sotto i 2mm di diametro.

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Tali particelle si differenziano in
- sabbia (diametro da 2 a 0,02 mm),
- limo (diametro da 0,02 a 0,002 mm)
- argilla (diametro minore di 0,002 mm)

La struttura del terreno è costituita dal rapporto quantitativo che esiste tra tutte le
componenti sopra citate e le modalità in cui si compongono, dando vita a spazi vuoti più o
meno ampi (pori) che sono parte integrante della struttura stessa.
Avremo così dei terreni sabbiosi, se prevale l’elemento sabbia, argillosi, o limosi. Se
le tre componenti fondamentali sono presenti in percentuale quasi uguale con un
prevalenza della sabbia e del limo, chiameremo questa struttura di medio impasto
(a=20%; s= 30-50%; l=30-50%).
Per i tappeti erbosi si preferisce una tessitura più sabbiosa (a + l = 10%; s.g. = 70%
; s.f. = 20%).

Queste classificazioni sono importanti ai fini irrigui, perché concorrono a


determinare il tipo di irrigazione, la sua frequenza, le modalità di movimento degli elementi
nutritivi disciolti nell’acqua.
Ad esempio, in un medio impasto, le proprietà collanti dell’argilla e la natura
polverulenta del limo sono equilibrate e corrette dalla incoerenza della frazione sabbiosa.

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Il terreno, o il substrato artificiale, si può considerare come un recipiente dal quale
le piante traggono acqua ed elementi nutritivi e che si compone da un punto di vista fisico
di una parte solida (la tessitura),una parte liquida o in soluzione (l’acqua e l’insieme dei
sali in essa disciolti) e la parte gassosa (aria e gas prodotti da fenomeni biofisici). In
funzione delle quantità di soluzione liquida nel terreno avremo queste condizioni:
• il riempimento di tutti gli spazi vuoti da parte della soluzione liquida del terreno,
che determinerà la saturazione e sarà indicata come “Capacita idrica massima”.
Se si continua l’apporto di acqua il terreno non è più in grado trattenerla e sgronda
verso gli strati più profondi e se ciò non avviene con una certa rapidità si possono
creare fenomeni di asfissia radicale;
• quando il fenomeno di sgrondo, che permette un riequilibrio delle parte gassosa,
rallenta e diventa irrilevante, l’acqua ha la possibilità di essere trattenuta per lungo
tempo a disposizione delle piante. Tale condizione é definita come “Capacità
idrica di Campo”;

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• l’evaporazione e la traspirazione delle piante ridurranno nel tempo la quantità di
soluzione liquida presente nel terreno, costringendo le piante ad uno sforzo sempre
maggiore per estrarre acqua dal terreno. Quando tale sforzo non sarà più in grado
di vincere le tensioni che trattengono l’acqua nel terreno, l’assorbimento diventa più
difficoltoso fino al punto in cui le piante entrano in una condizione detta “stress
visibile”. Tale livello di umidità viene definito come “Punto di appassimento”;
• la frazione di acqua contenuta fra i suddetti limiti, ossia tra la capacità idrica di
campo e il punto di appassimento, rappresenta la cosiddetta “Acqua disponibile”.

Alla luce di quanto finora esposto possiamo quindi affermare che l’acqua non è un
elemento statico nel terreno, ma si muove. Dovremo allora più correttamente affermare
che l’acqua non è contenuta ma trattenuta nel terreno.

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La pianta per estrarre la soluzione circolante deve eseguire un lavoro. Infatti tale
soluzione è trattenuta nel terreno dalle forze di coesione che regolano il contatto fra solido
e liquido; nel caso delle argille entrano in gioco anche altre forze soprattutto legate al
carattere colloidale delle stesse e alle proprietà di dielettrico dell’acqua. Queste forze di
attrazione dell’acqua dipendono dalle caratteristiche fisico chimiche e geometriche della
superficie solida, che costituisce la cosiddetta matrice del terreno.

In linea di massima possiamo affermare che l’acqua si muove nel terreno dai punti in cui è
meno trattenuta a quelli in cui lo è maggiormente per una tendenza a riequilibrare le forze
che si manifestano nell’ambito del terreno fra le diverse componenti: solida, liquida e
gassosa.
Introduciamo un ultimo concetto, quello di permeabilità, che definiremo come la
tendenza di un terreno a lasciarsi attraversare più o meno velocemente dall’acqua: essa
cambia in funzione della struttura del terreno. E’ maggiore in terreni sabbiosi e minore in
quelli argillosi.

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2. TIPOLOGIA DI IMPIANTI DI IRRIGAZIONE

In vivaio possiamo trovare impianti mobili e impianti fissi.

IMPIANTI MOBILI

Gli impianti mobili possono essere costituiti da:

- Ali mobili, barre di tubo in acciaio zincato o in alluminio collegate tra loro con appositi
giunti detti sferici, composti da una parte femmina e da una parte maschio. Tali tubazioni
vengono posizionate sull’appezzamento che si intende irrigare e spostate di volta in volta
in funzione delle lavorazioni da effettuare o della disponibilità idrica.

- Tubi flessibili, cioè comuni tubi in PVC retinato o semplice, detti “di gomma”,
normalmente utilizzati per irrigazioni manuali. Possono essere facilmente riavvolti in
carrelli o su se stessi. Normalmente sono utilizzati in accoppiata con irrigatori su picchetto
o slitta.

IMPIANTI FISSI

Gli impianti fissi possono essere costituiti da impianti fissi a pioggia o per aspersione,
composti di una rete di distribuzione generalmente interrata, che alimenta irrigatori con
caratteristiche molto variegate in funzione dello scopo dell’irrigazione e della sua
collocazione in un ambito produttivo. In entrambi i casi l’acqua viene distribuita da punti
fissi e lanciata nell’aria per ricadere sul terreno.
A tale scopo si utilizzano irrigatori STATICI quando l’irrigazione interessa
contemporaneamente tutta la superficie bagnata, oppure irrigatori DINAMICI quando
l’irrigazione interessa la totalità della superficie bagnata in tempi successivi.

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In funzione degli erogatori abbiamo:
- impianti a pioggia con irrigatori normalmente montati su colonnine, con gettate dai 7 ai 17
m di raggio;
- in microaspersione con erogatori con gettate inferiori ai 7 m. Tali erogatori poi sono
suddivisibili a loro volta per la modalità di funzionamento in statici e dinamici;
- impianti fogger ad alta e bassa pressione.

In funzione della tipologia degli impianti abbiamo:


- impianti a goccia, che racchiudono tutti quegli impianti in cui la distribuzione avviene con
piccole quantità di acqua in punti localizzati. Tale sistema, messo a punto una quarantina
di anni fa in Israele in campo agricolo per supplire alla scarsità di disponibilità idriche, ha
mostrato sul campo oltre a vantaggi economici nella gestione delle risorse d’acqua e di
energia, anche una serie di miglioramenti dal punto di vista agronomico e fitopatologico.
- impianti a flussi controllati, basati sul controllo del livello e/o della qualità dell’acqua a
disposizione delle colture. Si hanno qui sistemi semplificati, con un semplice controllo della
falda umida sui bacali, con reintegri e sgrondi e sistemi molto complessi, con controlli
continui dei componenti minerali disciolti. Questi impianti sono indicati per sistemi di
produzione intensiva anche e soprattutto su substrati inerti. Sono stati messi a punto in
Olanda per la coltivazione di fiori e ortaggi, ma oggi in sviluppo anche in Italia.
- impianti a barre su carrello, costituiti da una barra su cui sono installati degli
umidificatori. Tale barra viene appesa ad un carrello e spostata lungo un’asse,
permettendo di irrigare con precipitazioni diverse differenti settori di una medesima serra.

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3. CONCETTI BASE DI IDRAULICA

Alcuni fondamentali concetti idraulici come portata, pressione, perdita di carico e velocità
sono alla base della progettazione degli impianti di irrigazione.

PORTATA

La portata è la quantità di acqua che attraversa una sezione in un determinato tempo. Si


misura in l/s, l/m, mc/h.

siano
Su= superficie unitaria = 1 mq
Lu= lunghezza percorsa nel tempo unitario = 1 m
Tu= tempo unitario = 1s
Vu= Lu/Tu velocità = 1 m/s
Qu = portata unitaria

avremo
Qu = Su x Lu= 1 mq x 1 m = 1 mc

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PRESSIONE

La pressione è una forza applicata ad una superficie.


Si misura in Kg/cm2, atmosfere, bar, m.c.a. (metri colonna d’acqua), Pa (Pascal).

2
Kg/cm ATM BAR m.c.a. KPa
2
Kg/cm 1,0000 1,0332 1,0197 0,1000 0,0102
ATM 1,0332 1,0000 1,0132 10,3323 101,3249
BAR 1,0197 0,9869 1,0000 10,1972 100,0000
m.c.a. 0,1000 0,0968 0,0981 1,0000 9,8066
Kpa 0,0102 0,0099 0,0100 0,1020 1,0000

Esistono due modalità in cui la pressione viene considerata:

- statica (idrostatica = ad acqua ferma)


- dinamica (con acqua in movimento).

E’ importante sottolineare che per la progettazione degli impianti la pressione che


maggiormente interessa non è quella statica ossia ad impianto chiuso ma quella dinamica,
ovvero ad impianto funzionante.

Per chiarire il concetto di pressione idrostatica ricordiamo alcuni principi: l’acqua è


un liquido e come tale non ha forma propria ma assume la forma del recipiente che lo
contiene questo perché le particelle di cui si compone sono attratte dalla forza di gravità e
si comportano come minuscole palline sempre pronte a sfuggire verso il basso. Questo ci
permette di considerare l’acqua come un insieme di strati o fogli complanari formati da
particelle elementari.

Un liquido trasmette ugualmente in tutte le direzioni le pressioni esercitate in un


punto qualsiasi della sua superficie, cioè la pressione è proporzionale alla superficie alla
quale viene trasmessa.

Ossia se consideriamo uno strato di area A posto a profondità h dal pelo libero,
esso subisce il peso P dell’acqua sovrastate. Ora se V è il volume e Ps il peso specifico
dell’acqua, abbiamo:

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P = V x Ps = A x h x Ps

la pressione p su tale strato è

p = P/A= A x h x Ps /A = h x Ps

e poiché Ps = 1

p=h

Si può notare che la pressione idrostatica non dipende in alcun modo dalla
superficie dello strato, ma esclusivamente dalla distanza di questo dal pelo libero e dal
peso specifico.

La pressione si esercita perpendicolarmente alle pareti premute.

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Nel caso della pressione dinamica, altri fattori interagiscono fra loro quando l’acqua
si pone in movimento all’interno di una condotta.

Innanzitutto la struttura della condotta assumerà un’importanza notevole, sia per i i


materiali più o meno lisci di cui è composta, sia per la sua forma, la quale faciliterà o
ostacolerà in maniera differente lo scorrimento dell’acqua.

PERDITA DI CARICO

La perdita di carico
La perdita di carico è dovuta all’insieme delle forze (scabrosità dei materiali, dislivelli,
curve e derivazioni), che in una condotta forzata oppongono una resistenza allo
scorrimento dell’acqua.
La perdita di carico si misura come la pressione.

Si intuisce facilmente che in posizione di quiete la forza espressa dalla pressione


idrostatica si presenta come una forza esercitata esclusivamente sulle pareti del
contenitore e da esso racchiusa.
Ma se foriamo quest’ultimo l’acqua, non trovando più un ostacolo che opponga
resistenza alla pressione statica, defluirà verso l’esterno alla ricerca di un nuovo equilibrio
dando inizio ad un lavoro cioè ad un consumo di energia necessaria per effettuare un
movimento.

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Possiamo definire due tipi di perdite di carico:

• Continue, dovute alla qualità dei materiali (ruvidezza o scabrosità) e alla lunghezza
delle condotte
• Accidentali o occasionali, dovute alla variazione di direzione del flusso, del
diametro, alla presenza di valvole o strumenti di controllo

Determinante nel calcolo delle perdite di carico è la portata. Differente è


infatti l’energia necessaria per muovere quantità diverse di liquido in una medesima
condotta. Infatti mantenendo invariata la sezione di passaggio per ottenere un maggior
passaggio di acqua, saremo costretti ad aumentare la velocità con un conseguente
aumento di consumo di energia.

Per il calcolo delle perdite di carico accidentali non esistono formule o abachi, ma
semplicemente ogni elemento, sia esso un raccordo o una valvola, ha una propria tabella
in cui è riportata la perdita di carico relativa ad una certa portata.

Per il calcolo delle perdite di carico continue esistono invece delle formule dalle quali sono
stati ricavati grafici o abachi, che pur non garantendo una precisione, permettono dei
conteggi abbastanza attendibili.

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Mediante la formula di Hazen-Williams possiamo calcolare le perdite di carico continue
dovute al tipo di materiale e alla dimensione della conduttura.

J = 1.131 x 1012 x (Q/C)1.852 x D–4.871

Dove

J = perdite di carico in m/km


Q = portata in mc/h
C = coefficiente del materiale ( per il polietilene C = 150)
D = diametro interno in mm

Esempio

Consideriamo i seguenti dati:

Q= 5 mc/h
C= 150
D= 35.2 ( Ø 40 PN6)
L= 30 m

La perdita di carico risulterà la seguente:

J = 1.131 x 1012 x (5/150)1.852 x 35.2–4.871 x 30/1000 =


= 1.83 m

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Risolviamo ora lo stesso problema con l’abaco.
Con l’aiuto di un righello ipotizziamo di tracciare una linea che colleghi tra loro i 5
mc/h ed il diametro interno pari a 35.2. Il proseguimento di tale linea ci indicherà la perdita
di carico in m/km.
A questo punto moltiplicheremo per la lunghezza e divideremo per 1000 per
ottenere la misura in m.

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La perdita di carico risulterà la seguente:

J = 1.131 x 1012 x (5/150)1.852 x 35.2–4.871 x 30/1000 = 1.83 m

VELOCITA’

La velocità è costituita dal rapporto tra lo spazio percorso dall’acqua ed il tempo


impiegato. Si misura in m/s.

Essendo l’acqua un liquido non comprimibile, se introduciamo una certa quantità d’acqua
da A in una condotta di sezione variabile A, B, C, D come riportato nella figura successiva,
qualunque sia la forma e la lunghezza della condotta troveremo che in A, B,C e D transita
la medesima quantità di acqua, ma a velocità diversa, come ottenuta dalla formula:

Q x 354
V = ------------------
D2

V = velocità
Q = portata
D = diametro interno
354 = coefficiente

Infatti se analizziamo cosa succede in B e C, ci accorgeremo che benché non


cambi la pressione (salvo le eventuali perdite di carico) la differenza consiste nel tempo
in cui l’acqua attraversa queste sezioni ossia nella velocità.
La velocità quindi non è uguale alla pressione (che come già visto dipende da h) e
non è da confondersi con essa. Ciò nonostante essa non deve essere considerata
ininfluente nei calcoli di progettazione. Infatti velocità troppo elevate posso causare
problemi di erosione, vibrazione delle tubazioni , accentuazione dei problemi legati ai
colpi di ariete; velocità troppo ridotte facilitano il formasi di depositi e sedimentazioni.

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4. STRUTTURA DI UN IMPIANTO DI IRRIGAZIONE

La struttura di un impianto di irrigazione è costituita sostanzialmente dalla fonte di


approvvigionamento idrico, dal sistema di pressurizzazione, dai dispositivi di filtrazione,
dall’eventuale impianto di fertirrigazione, dalla rete di distribuzione, ed infine dagli
erogatori.

APPROVVIGIONAMENTO IDRICO

L’approvvigionamento idrico può essere assicurato da varie fonti:

- Acquedotto, che fornisce acqua sostanzialmente pulita (salvo qualche piccola impurità
dovuta ad incrostazioni o a depositi lungo la rete) e con una pressione positiva differente
in funzione dell’ente erogante e del punto di prelievo. In genere viene garantita una
pressione minima di 25/28 m.c.a.
- Pozzo, che fornisce acqua generalmente pulita con possibile presenza di sabbia,
soprattutto se il pozzo non è stato ben realizzato. Nei calcoli di dimensionamento si dovrà
considerare che qualora non si usi una pompa sommersa avremo dei limiti di aspirazione.
- Fiumi, bacini, vasche e canali, che forniscono generalmente acque sporche con
presenza di alghe, argilla, melma in quantità variabili.

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PRESSURIZZAZIONE

La pressurizzazione viene assicurata da:

- pompe di superficie o sommerse, elettriche o a motore, orizzontali o verticali multistadio


- pre-autoclavi e autoclavi.

Solo ove l’acqua proviene da un acquedotto e quindi è già in pressione, non è necessario
avere pompe, ma ove necessiti di sollevare acqua da cisterne o pozzi, è indispensabile
una pompa, che in tale caso risulta essere il cuore dell’impianto di irrigazione.
La scelta di una pompa adeguata è fondamentale per il buon funzionamento dell’impianto;
si può scegliere fra pompe a stantuffo, a membrane, a ingranaggi, centrifughe, queste
ultime con buone prestazioni e modesto consumo.
Le pompe possono essere alimentate da motore elettrico o a scoppio, queste ultime meno
preferite per rumorosità, intermittenza dell’erogazione, impossibilità di automatizzare
l’impianto.
Le elettropompe possono essere di vari tipi:
- centrifughe ad asse orizzontale, più adatte per il pompaggio da cisterne superficiali o
pozzi poco profondi, oppure per abbinamento con autoclavi.

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- sommerse, impiegate per prelevare acqua da pozzi trivellati ad una certa profondità ed in
alcuni casi per il prelievo da cisterne. Posseggono una maggiore resa rispetto alle
orizzontali, ma sono più costose e sensibili alle acque sporche;
- sommergibili, piccole pompe per piccole portate e basse prevalenze, utilizzabili in piccoli
vivai, adatte a pompare da cisterne con limitata altezza d’acqua e con prelievo di periodico
prosciugamento;
- centrifughe ad asse verticale, di grande potenza, adatte per pozzi molto profondi non
artesiani e a cisterne interrate.

I parametri tecnici che caratterizzano una pompa sono la portata, la prevalenza, la


potenza assorbita, il rendimento.

Come già accennato precedentemente:


-la portata è la quantità di acqua spostata nell’unità di tempo (in litri/minuto o metri
cubi/ora)
- la prevalenza, indicata dai costruttori, è il dislivello totale tra il livello dell’acqua da
aspirare, variabile in caso di pozzi e cisterne, e il punto più alto al quale l’acqua deve venir
sollevata;

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- la prevalenza totale, espressa in metri di colonna d’acqua, in caso di pompe si può
considerare come somma di prevalenza in aspirazione (dislivello fra pompa e livello
minimo dell’acqua d aspirare, al massimo di 7-8 metri) e prevalenza di mandata
(differenza di altezza fra asse della pompa e punto più alto a cui l’acqua può essere
sollevata);
- la potenza assorbita, viene espressa in kilowatt (kW);
- il rendimento esprime in percentuale la qualità di energia utilizzata per pompare l’acqua,
mentre la parte rimanente viene dispersa per attriti e per muovere le parti meccaniche
della pompa stessa.

Portata, prevalenza, potenza assorbita, e rendimento sono elementi caratteristici delle


pompe e quindi per l’impianto di irrigazione si dovrà scegliere un modello con prestazioni
adeguate alla necessità e in genere leggermente sopradimensionato per questioni di
sicurezza. I costruttori forniscono grafici e tabelle di funzionamento da cui trarre le
informazioni per la scelta della pompa adeguata alle esigenze del vivaio.

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Si ricorda che la prevalenza fornita da una pompa è massima quando la portata è vicina
allo zero e che con l’aumentare della portata la prevalenza diminuisce gradualmente; la
potenza assorbita risulta minima a portata zero e aumenta lentamente fino a un valore
massimo ove si stabilizza; esiste una fascia di maggiore rendimento all’interno della quale
è conveniente l’impiego della pompa.

La scelta del modello della pompa si basa su prevalenza e portate necessarie all’impianto
di irrigazione.
- La portata necessaria si ottiene dalla somma delle portate dei singoli irrigatori che
verranno azionati contemporaneamente in ogni linea o settore irriguo da un’elettrovalvola.
- La prevalenza necessaria è data dalla somma del dislivello di aspirazione (dislivello
massimo fra pelo libero dell’acqua e asse della pompa), del dislivello di mandata (dislivello
massimo tra l’asse della pompa ed irrigatore posto nel punto più alto), pressione
d’esercizio necessaria agli irrigatori, somma delle perdite di carico causate dall’attrito sulle
pareti delle tubazioni e in corrispondenza di elettrovalvole, gomiti, derivazioni, ecc.

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L’ autoclave è un sistema automatico utilizzato per mantenere costante la pressione nelle
tubature degli impianti, una specie di ammortizzatore idraulico. E’ costituito generalmente
da un serbatoio, in cui viene pompata aria a pressione, e da un pressostato, che
determina l’accensione e lo spegnimento del motore della pompa in modo che la
pressione risulti essere sempre entro valori prestabiliti. L’aria contenuta nel serbatoio
ammortizza gli sbalzi di pressione dovuti al funzionamento intermittente della pompa e
risulta indispensabile quando la pompa debba servire anche altri piccoli consumi in
contemporanea. Per piccoli prelievi non viene così messa in moto la pompa, ma l’acqua
viene prelevata direttamente da un serbatoio debitamente proporzionato. L’autoclave è
anche usata per ridurre i colpi di ariete permettendo la completa apertura delle valvole
prima della messa in moto della pompa.

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FILTRAZIONE

La filtrazione può essere da assicurata da:

- Prefiltrazione, in presenza di acque molto sporche, per evitare il danneggiamento dei


sistemi di pressurizzazione,realizzata mediante
• vasche di sedimentazione
• griglie sui pescanti
• corretto posizionamento delle bocche di aspirazione
- Filtrazione meccanica, che ha lo scopo di separare le particelle solide presenti nell’acqua
di irrigazione. Il grado di filtrazione è misurato in mesh o in micron.

- Filtri a rete, che sono caratterizzati da un elemento filtrante cilindrico composto da


una rete in plastica o acciaio inox.
- Filtri a dischi, con l’elemento filtrante costituito da un pacco di dischi zigrinati e
sovrapposti. L’intersezione delle scanalature forma una serie di passaggi dalla forma
variabile. Tale struttura oltre a garantire una più precisa filtrazione, perché operante su
tre dimensioni, permette un più facile pulizia dell’elemento stesso ed la massima
resistenza al differenziale di pressione nella fase di occlusione del filtro.

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- Filtri a graniglia, costituiti da un serbatoio in acciaio o in vetroresina parzialmente
riempito di graniglia quarzifera. L’acqua introdotta nella parte superiore viene filtrata da
questo strato sabbioso che assolve alla funzione di elemento filtrante.
- Idrocicloni, detti anche separatori di sabbia. Funzionano col principio della forza
centrifuga. L’acqua viene infatti introdotto tangenzialmente al cono che compone il filtr,
spingendo le particelle più pesanti verso l’esterno del filtro. Tale dinamica necessita
quindi di mantenere costanti portata e velocità e pertanto esclude la possibilità di
ampie variazioni nei consumi dell’impianto.
- Filtrazione “chimica” o di trattamento acque, sistemi di filtrazione atti a fermare
elementi in soluzione o di natura batterica, come addolcitori, deferrizzatori, sistemi ad
osmosi inversa e trattamenti U.V.

La scelta del modello di filtro si basa sulla portata indicata dalla casa costruttrice.
Conviene scegliere precauzionalmente il modello i cui valori minimi (e non massimi)
corrispondano alle necessità di portata e pressione dell’impianto.

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Un leggero sovradimensionamento dei filtri permette un esercizio dell’impianto più
durevole e con minori oneri, in quanto i filtri si mantengono puliti più a lungo.
La pulizia dei filtri deve essere periodica e più o meno frequente in rapporto alle
imputirtà presenti nell’acqua e secondo le dimensioni dei filtri stessi. Pulizie troppo
frequenti segnalano una progettazione non corretta del sistema di filtrazione.

FERTIRRIGAZIONE

La fertirrigazione, tecnica di concimazione con fertilizzanti liquidi o altamente solubili


disciolti nell’acqua di irrigazione, si avvale di pompe fertilizzati tipo Venturi o a impulsi,
queste ultime sia elettriche che idrauliche, valvole dosatrici, banchi di fertirrigazione a
iniezione diretta o con vasca di premiscelazione.
La fertirrigazione può essere effettuata con impianti a goccia o per aspersione e puiò
rilevarsi particolarmente adatta per la somministrazione di microelementi, per la correzione
di terreni alcalini ove le piante manifestano fenomeni di clorosi.

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Il sistema della fertirrigazione si basa sul posizionamento di una valvola (iniettore) sulla
tubazione, in modo da creare una differenza di pressione tra monte e valle della valvola
stessa. In pratica si inserisce una sorta di bypass sulla linea, costituito da una presa
prima della valvola correlata da un tubicino che porta ad un contenitore esterno da cui
l’acqua preleva il fertilizzante liquido e lo immette a valle della valvola stessa. La quantità
di concime immessa in circolazione dal dosatore è in proporzione al flusso dell’acqua e la
percentuale di concentrazione è tarabile appositamente. Generalmente nell’acqua di
irrigazione non si deve superare la concentrazione di fertilizzante di 100-200
grammi/ettolitro, vale a dire 1-2 grammi/ litro di acqua. Buona norma è quella che al
termine del trattamento in fertirrigazione conviene effettuare il lavaggio dell’impianto di
irrigazione, per evitare il formarsi di depositi e incrostazioni all’interno delle tubazioni.
Se l’acqua utilizzata nell’impianto di irrigazione è fornita dall’acquedotto, bisogna installare
una valvola antisifone a monte dell’impianto di fertirrigazione, per evitare contaminazioni in
risalita.

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RETE DI DISTRIBUZIONE

La rete di distribuzione è costituita da tubazioni e raccordi.

Le tubazioni possono essere in:

- tubi in acciaio zincato, forniti in barre di 6 m. Normalmente sono utilizzati filettati fino al 3”
(DN80) . Dal DN60 si trovano in agricoltura dotati di raccordi sferici. A causa della loro
limitata maneggevolezza e tempi più lunghi di montaggio sono sempre meno utilizzati, se
non per tratti brevi e all’interno di locali. Sono infatti soggetti a corrosione da umidità, sia
all’esterno a contatto col terreno, che all’interno favorendo il distacco di scaglie di ruggine
che possono creare problemi di ostruzione agli irrigatori e danni alle pompe ed
elettrovalvole. Inoltre lo scorrimento di acque dure provoca maggiori depositi di calcare
rispetto a tubi in materiale plastico.

- tubi in polietilene o PE (alta e bassa densità), semirigidi, di colore nero, in modo da


essere utilizzati anche all’aperto, ad esempio lungo filari per impianti a goccia, senza
essere alterati dai raggi solari.

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I tubi in PE si distinguono sia per la resistenza alla pressione (PN), sia per la densità (alta
o HD e bassa LD) che si traduce in spessori ed elasticità differenti. Il tubo in alta densità
risulta infatti più rigido anche se di spessore inferiore e risulta più indicato per gli impianti
interrati. Per impianti a goccia per i sistemi di collegamento allo stesso di tubetti e
gocciolatori, è indispensabile l’uso dei tubi a bassa densità. I tubi in PE sono quelli
maggiormente utilizzati in vivaio, in quanto di facile posa in opera. I raccordi per tubi in PE
sono presenti sul mercato in una gamma molto ampia per qualsiasi necessità progettuale.
- tubi in polivinilcloruro o PVC, in barre da 6 o 12 m, utilizzati nel vivaismo per lo più nei
diametri superiori ai 40-50 mm e per impianti con sviluppo planimetrico abbastanza
lineare, cioè con pochi cambi di direzione e derivazioni dei tubi. Si tratta di tubi semirigidi
che consentono di creare anche linee aeree.

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Il PVC diventa economicamente conveniente qualora si debbano installare tubi con un
diametro superiore al 125. Tale materiale è però soggetto ai raggi ultravioletti e alle basse
temperature, che provocano il fenomeno di cristallizzazione, che rende nel tempo il PVC
alquanto fragile. Inoltre è soggetto a dilatazioni importanti e fra estate ed inverno ad
esempio una tubazione di 50 metri può allungarsi e accorciarsi fino a 10 centimetri.
Conviene quindi su tratti diritti e lunghi installare giunti a bicchiere, non incollati ma
provvisti di guarnizione che consenta lo scorrimento. Il montaggio dei tubi in PVC richiede
l’uso di collanti o la filettatura. Le raccorderie si trovano disponibili sia per l’incollaggio che
per l’attacco filettato.

- tubi in alluminio, spesso utilizzati per impianti aerei di microirrigazione, dove vengono
esaltate le caratteristiche di leggerezza e rigidità del metallo.

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TABELLA CORRISPONDENZA DIAMETRI
Ø DN pollici
diametro esterno
in mm diametro nominale diametro in pollici (")
25 20 3/4"
32 25 1"
40 32 1 1/4"
50 40 1 1/2"
63 50 2"

I raccordi possono presentarsi filettati, a innesto e/o portagomma, a compressione,


elettrosaldabili, con giunti sferici

EROGATORI

Gli erogatori sono costituiti da


- Irrigatori statici o dinamici (questi ultimi a braccio oscillante o a martelletto, a turbina)
- Gocciolatori (regolabili, a portate variabili in funzione della pressione, autocompensanti,
C.N.L. (antigocciolamento)
- Ali gocciolanti (a portate variabili in funzione della pressione, autocompensanti)
- Manichette o “tapes”
- Tubi porosi
- Microspruzzatori (dinamici, statici, umidificatori o mist, fogger)

SISTEMI DI CONTROLLO AD AUTOMATISMO

I sistemi di controllo per sistemi di pressurizzazione sono costituti da pressostati, quadri


elettrici, inverter

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Le valvole possono essere con comando elettrico (elettrovalvole), con comando idraulico

Le centraline o programmatori possono essere


• a batteria corrente continua (9 v)
• Monostazioni ad elettrovalvola esterna
• Pluristazioni

• a corrente alternata (24 V 50 Hz)


• Monostazioni ad elettrovalvola incorporata
• Monostazioni ad elettrovalvola esterna
• Pluristazioni

Nei vivai è comune l’uso di programmatori che permettono di suddividere i fabbisogni


idrici aziendali in più settori e quindi con portate e pressioni inferiori, fornire settore per
settore i giusti quantitativi di acqua in funzione dei fabbisogni delle singole specie, di
fornirla al momento opportuno se esistono anche sensori di umidità del terreno, di irrigare
in fasce orarie prestabilite soprattutto notturne quando maggiore è la disponibilità di acqua
di acquedotto, di attivare la pompa elettrica che preleva dal pozzo o dalla cisterna in caso
di necessità, il tutto senza la presenza di operatori e di interventi manuali.

35
I programmatori o centraline agiscono sull’apertura e chiusura delle elettrovalvole.

Come già accennato sopra i programmatori si possono suddividere in tre categorie:


- elettromeccanici, i quali rappresentano la prima generazione di centraline, tuttora in uso
per la loro semplicità e affidabilità nel tempo;
- elettronici, provvisti di quadro a comando digitale, più avanzati dei primi,
- misti, cioè elettronici ma con parti elettromeccaniche, per ovviare ad inconvenienti di
“tecnologizzazione” spinta.

Rispetto agli elettromeccanici, i programmatori elettronici permettono di programmare con


grande precisione i tempi di irrigazione e le quantità in funzione dell’andamento stagionale,
permettono maggiore flessibilità nella programmazione con tempi e cicli di irrigazione
molto variabili, hanno un costo inferiore e presentano programmi di emergenza che si
attivano in mancanza, per qualsiasi motivo, del programma inserito.
I difetti sono dovuti a problemi di approvvigionamento di energia elettrica (fusibili bruciati,
black out, stacco temporaneo di corrente per arrivo di temporale, compensati da batteria di
soccorso), deprogrammazione conseguente alla mancanza temporanea di energia, con
necessità di riprogrammazione (problema superato nei modelli più recenti), necessità di
competenze specifiche, problemi che si cerca di superare nei programmatori misti.

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Sensori esterni permettono l’automatismo completo degli impianti di irrigazione.
Si tratta di strumenti a contatto elettrico che rilevano alcuni parametri climatici come
pioggia, umidità del terreno, vento, temperatura.
Quelli maggiormente usati sono i sensori relativi ai mm di pioggia caduta per ogni evento
meteorico e all’umidità rilevata costantemente nel terreno o nel substrato, soprattutto
nell’ambito della coltivazione in contenitore.
Il sensore di umidità del terreno o del substrato è chiamato tensiometro ed è in pratica
costituito da un cilindretto in plexiglas con una estremità in ceramica porosa, riempito
d’acqua ed infisso nel terreno. L’acqua esce progressivamente fin quando il substrato si
asciuga, creando una depressione nel cilindretto la quale è registrata da un manometro.
Un contatto elettromagnetico dà il segnale di irrigare al raggiungimento di un valore
predeterminato di umidità relativa.
Il sensore di pioggia invece è costituito da una vaschetta, lontana da irrigatori e in pieno
sole, provvista di contatti elettrici che interrompono il comando di irrigare sul
programmatore al raggiungimento di un’altezza d’acqua predeterminata. L’acqua raccolta
nella vaschetta poi evaporerà, e la vaschetta comunicherà il segnale di ripristino dei
comandi di programmazione dei turni di irrigazione.

37
SERBATOI E CISTERNE

Conviene sempre che l’acqua di irrigazione sia somministrata a temperatura ambiente in


modo da ridurre shock termici sulla vegetazione.
Conviene o addirittura è indispensabile recuperare l’acqua piovana a scopo irriguo, in
mancanza di fonti di approvvigionamento idrico o a scopo economico.

In vivaio quindi la presenza di cisterne e serbatoi è frequente, sia interrati che fuori terra.
Assicurano una riserva d’acqua indispensabile per le attività di coltivazione.
I serbatoi e le cisterne sono generalmente prefabbricate utilizzando strutture in resina,
laminati e teli impermeabili. Più rari sono serbatoi e cisterne in cemento prefabbricato o
costruito in loco, in quanto per la loro installazione necessita una licenza edilizia.

La condotta di alimentazione di serbatoi e cisterne viene regolata da una saracinesca a


galleggiante che interrompe il flusso a livello massima raggiunto.

38
Il bordo più alto del serbatoio o della cisterna non viene mai fatto tracimare, tramite il
posizionamento di uno sfioratore appena sotto tale limite, oppure mediante un tubo di
troppo pieno ad altezza regolabile posto sul fondo, utilizzabile anche come scarico per
periodiche svuotature atte alla rimozione di eventuali depositi.
Un tubo di presa d’acqua, provvisto di filtro di protezione dalle impurità e da una valvola di
non ritorno, viene collocato a qualche decina di centimetri dal fondo della cisterna o del
serbatoio.
Per garantire che la pompa non giri mai a vuoto, cioè a cisterna asciutta, è indispensabile
installare un galleggiante che tramite teleruttore stacchi l’alimentazione della pompa
stessa nel caso in cui il livello dell’acqua scenda sotto un certo limite di pescaggio.
Nel caso di serbatoio o cisterne coperti, si dovranno realizzare botole di accesso per
consentire ispezioni di manutenzione, nonchè sfiatatoi per lo sfogo dell’aria.

39
5. CENNI DI PROGETTAZIONE DI IMPIANTI IN VIVAIO

RACCOLTA DATI

Una precisa raccolta di tutti i dati necessari è la premessa per una scelta delle

tipologie di irrigazione e del dimensionamento degli impianti. Se possibile, è bene avere i

seguenti dati:

• la geometria della area


• planimetria in scala e altimetria (dislivelli)
• l’analisi del terreno (almeno una indicazione della struttura)
• la risorsa idrica disponibile
• quantità (portata)
• prevalenza (o pressione)
• qualità (necessaria per stabilire il tipo di filtrazione)
• tipologia e collocazione dei tipi di coltivazione

SCELTA TIPOLOGIA DI IMPIANTO

Una volta completata la raccolta dei dati si procede alla determinazione delle
tipologie di impianti (aspersione, goccia, microaspersione, umidificazione) in funzione di
come è impostato il vivaio, ossia della sua composizione (serre, bancali, pieno campo,
vasetteria) e delle funzioni che si vogliono assolvere tramite gli stessi (irrigazione,
fertirrigazione, controllo della temperatura e umidificazione).

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Tipologia di Sistema di irrigazione Possibilità di utilizzo
prodotto
Taleaggio e Mist Irrigazione e umidificazione
propagazione Fogger alta e bassa
pressione
Barre su carrello
Vasetteria in Microaspersione Irrigazione e fertirrigazione
ambiente protetto Goccia
Flusso controllato ( su
bancali )
Vasetteria in Aspersione Irrigazione
pieno campo Microaspersione Fertirrigazione (solo a goccia)
Goccia
Pieno campo Aspersione Irrigazione
Goccia Fertirrigazione (solo a goccia)

La scelta è ovviamente anche condizionata e determinata dalle essenze prodotte e


dal rapporto costo beneficio che dovrà essere stimata di volta in volta.

SISTEMA DI FILTRAZIONE

Di fondamentale importanza per il buon funzionamento dell’impianto è la qualità

dell’acqua utilizzata. Acque sporche infatti possono causare malfunzionamenti nelle

valvole e negli apparecchi di distribuzione, siano essi irrigatori (con passaggi interni

relativamente grandi), siano essi gocciolatori o tubi capillari.

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Da ciò la necessità di dotare ogni impianto di irrigazione di filtri adeguati e

selezionati in base alla qualità delle acque e agli apparecchi distributori.

SISTEMA DI FILTRAZIONE CONSIGLIATO


QUALITA’ DELL' ACQUA
Acqua di pozzo Filtro a rete o a dischi
Idrociclone (con accentuata presenza di sabbia)
Acqua di lago, bacino, diga e Filtro a graniglia o a dischi per la prima filtrazione e filtro a rete
invaso a cielo aperto di sicurezza
Acqua di fiume o canale Filtro a graniglia o a dischi per la prima filtrazione e filtro a rete
di sicurezza
Acqua ferrosa e reflue Vasche di decantazione con aggiunta di soluzioni atte a
creare precipitati + filtri a dischi o a graniglia

Come si può notare i filtri a graniglia sono sempre sostituibili con filtri a dischi
avendo entrambi un tipo di filtrazione tridimensionale. L’unico accorgimento è quello
di prevedere per i filtri a dischi un grado di filtrazione leggermente più alto di quello
previsto per quelli a graniglia.

SISTEMA DI FERTIRRIGAZIONE

In un impianto di produzione come quello di un vivaio è indispensabile, oltre che


dissetare le piante, fornire loro il nutrimento necessario per il corretto sviluppo.
La fertirrigazione è la distribuzione di tale nutrimento attraverso la soluzione irrigua.
Di norma qualora gli impianti siano dotati di un tale sistema, si privilegia la distribuzione
continua (ad ogni irrigazione) degli elementi nutritivi. Ciò deriva dalla logica considerazione
che ogni essere vivente, pianta o animale, necessita di acqua e cibo ogni giorno e non una
tantum. Ovviamente, a seconda dello stato vegetativo e delle essenze in coltivazione, si
utilizzeranno fertilizzanti a titolo differente.

DISPOSIZIONE DEGLI IRRIGATORI E DEGLI IMPIANTI A GOCCIA

Una volta completata la raccolta dei dati, si procede alla distribuzione sul disegno
degli irrigatori e dei sistemi a goccia, scegliendo tra le seguenti disposizioni:
• a triangolo
• a quadrato

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Avanzamento in triangolo

Avanzamento in quadrato

Tenendo conto delle caratteristiche tecniche degli irrigatori, della gettata massima e
del rapporto di irrigazione, si sceglierà il tipo di irrigatore, di microirrigatore, di gocciolatore
o di ala gocciolante più adatto.

Per quanto concerne gli irrigatori, il raggio di azione dello stesso dovrà sovrapporsi
per almeno l’80% (sarebbe buona norma sovrapporre al 100%) a quello dell’irrigatore
successivo, per assicurare una uniformità di distribuzione.

43
Nella distribuzione dei microirrigatori il principio di sovrapposizione viene portato
all’estremo, per ottenere delle precipitazioni che raggiungano un coefficiente di uniformità
superiore al 90%. Per tale ragione le sovrapposizioni possono raggiungere il 400%.

Per quanto riguarda gli impianti a goccia, la scelta sui singoli prodotti si
incentra sostanzialmente su due punti:
• la precisione si distribuzione
• la lunghezza delle ali

Infatti, in funzione di questi due parametri, sceglieremo gocciolatori


autocompensanti se vorremo alte precisioni di irrigazione anche con notevoli distanze;
opteremo invece per altri sistemi se per tipologia di coltivazione o ridotte lunghezze
potremo garantire una buona uniformità anche con prodotti non autocompensanti.

DIMENSIONAMENTO DI TUBAZIONI E RIPARTIZIONE IN SETTORI

A questo punto si conteggia la portata degli irrigatori suddividendoli tra statici e


dinamici. Non è infatti possibile montare su una medesima linea questi due tipi di irrigatori
perché a parità di consumo irrigano aree completamente differenti, generando livelli di
precipitazione non compatibili.

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Un esempio:

Irrigatore statico Irrigatore dinamico

Settore irrigato: 180° Settore irrigato: 180°


Raggio: 4,9 m Raggio: 10,3 m
Q = 0,42 mc/h = 420 l Q = 0,50 mc/h = 500 l
S = 37.7 mq S = 166.71 mq
R.I. = 420/ 37.7 = 11.13 R.I. = 500 *
(360/180)/166.71 = 3.00

La somma ottenuta si suddivide per la portata disponibile, ottenendo in tal modo il


numero delle linee o stazioni in cui suddividere l’impianto.
Il collegamento degli irrigatori di una medesima linea può essere effettuato in due modi
differenti:
• con linee aperte o ad albero
• con linee chiuse o ad anello

linea aperta linea chiusa

Per il dimensionamento delle tubazioni bisogna calcolare, in funzione della


pressione dinamica disponibile, la perdita di carico massima ammissibile per il corretto
funzionamento dell’irrigatore più sfavorito e scegliere il diametro della tubazione che ci
assicura una perdita inferiore.

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AUTOMATISMI

Determinato il numero delle linee, è possibile automatizzare gli impianti tramite delle
elettrovalvole comandate da un programmatore, che determina per ciascuna zona tempi
di funzionamento differenziati.

Generalmente i programmatori sono alimentati con corrente a 220 V, che viene


trasformata a 24 V per il comando ai solenoidi (la parte elettrica delle elettrovalvole).
In pratica quando il programmatore deve aprire la valvola, invia al solenoide una
tensione a 24 V, che aziona l’apertura di un circuito idraulico che a sua volta apre la
valvola. Al cessare della tensione il circuito si chiude e di conseguenza la valvola. Per
questa ragione queste valvole sono dette “normalmente chiuse”.
Da qualche anno però sono frequenti programmatori con funzionamento a batteria
da 9 V per il comando a valvole con solenoidi bistabili. Questi programmatori, invece di
inviare un segnale costante alla valvola, mandano un impulso unico per l’apertura ed uno
per la chiusura. Le valvole pertanto non hanno uno stato “normale”, ma a seconda
dell’ultimo impulso ricevuto sono aperte o chiuse. Tale sistema permette un notevole
risparmio di energia e una maggiore sicurezza negli impianti, utilizzando corrente a
bassissima tensione.

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6. COME USARE UN IMPIANTO

TEMPI DI IRRIGAZIONE

Per calcolare i tempi irrigui è necessario conoscere il rapporto di irrigazione ossia


il rapporto tra la portata e la superficie irrigata.
R.I. = Q/S = l/mq = mm

Calcolando quindi ad esempio un fabbisogno idrico medio di 5 mm o litri/giorno/mq


e supponendo una portata di 6000 l ed una superficie di 100 mq, sarà facilmente possibile
determinare i tempi di irrigazione mediante questa formula:

T1 = R.I. : 5

T1 = tempo di irrigazione in minuti


R.I. = rapporto di irrigazione = Q/S = mm
Q = portata complessiva degli irrigatori in litri
S = superficie irrigata in mq

nel nostro esempio

R.I. = 6000/100 = 60

T1 = 60 : 5 = 12

FREQUENZA DI IRRIGAZIONE

La frequenza nei cicli di irrigazione è legata ad almeno due fattori:


* la struttura del terreno
* il tipo di essenza da irrigare

Infatti in un terreno sciolto con forte capacità drenante occorrerà utilizzare frequenti
irrigazioni di breve durata per mantenere costante la disponibilità idrica alle radici, mentre
in un terreno argilloso che abbia grande capacità di trattenimento, tali irrigazioni dovranno
essere meno frequenti per evitare fenomeni di ristagno e asfissia radicale.

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D’altro canto sarà importante verificare che l’acqua giunga effettivamente alla
profondità utile alla nostra pianta, e ciò differisce da essenza a essenza. Per questa
ragione sarebbe consigliabile adottare sistemi differenti per l’irrigazione di essenze
diverse.
Quando invece operiamo su piante in vaso e con impianti a goccia è necessario
prestare attenzione alla concentrazione di sali che si potrebbe creare nel terreno con la
fertirrigazione. A tale scopo si consiglia di prevedere l’irrigazione per un tempo tale che
almeno il 20% dell’acqua distribuita fuoriesca dal vaso. Inoltre si dovranno prevedere ogni
tanto dei monitoraggi sulle acque di sgrondo, per il controllo dell’elettroconducibilità .

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7. FORMULE

VELOCITA’, PORTATA, DIAMETRO

V = 354 x Q Q = portata in mc/h


D2 D = diametro interno
345 = costante

2
Q= VxD
345

D = √ ( 345 x Q )
V

PERDITA DI CARICO - HAZEN WILLIAMS mc/h

1.131 x 1012 x (Q/C)1.852 x D -4.871 x L = J


Q = portata l/h
C = costante di attrito
D = diametro interno in mm
J = perdita di carico (m/Km)
L = lunghezza della tubazione

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INDICE
Premessa

1.CENNI AGRONOMICI
- L’acqua e le piante
- L’acqua e il substrato

2. TIPOLOGIA DI IMPIANTI DI IRRIGAZIONE


- Impianti mobili
- Impianti fissi

3. CONCETTI BAE DI IDRAULICA


- Portata
- Pressione
- Perdita di carico
- Velocità

4. STRUTTURA DI UN IMPIANTO DI IRRIGAZIONE


- Approvvigionamento idrico
- Pressurizzazione
- Filtrazione
- Fertirrigazione
- Rete di distribuzione
- Erogatori
- Sistemi di controllo e automatismo
- Serbatoi e cisterne

5. CENNI DI PROGETTAZIONE DI IMPIANTI IN VIVAIO


- Raccolta dati
- Scelta tipologia di impianto
- Sistema di filtrazione
- Sistema di fertirrigazione
- Disposizione di irrigatori e di impianti a goccia
- Dimensionamento di tubazioni e ripartizione in settori
- Automatismi

6. COME USARE UN IMPIANTO DI IRRIGAZIONE IN VIVAIO


- Tempi di irrigazione
- Frequenza di irrigazione

7. FORMULE
- Velocità, portata, diametro
- Perdite di carico

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