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Andrea Ceresara 4CS

LE COLTIVAZIONI IDROPONICHE
L’idroponica – ovvero la coltivazione senza suolo o fuori suolo – prevede l’adozione
di tecniche alternative di coltivazione che – come anticipato sopra - non prevedono
l’uso del terreno, ma con l’impiego di un substrato e con l’azione dell’acqua e
sostanze nutritive disciolte al suo interno. Esistono, in realtà, due grandi tipologie di
coltivazione idroponica: quella che impiega il substrato, ovvero miscele di perlite,
sabbia, argilla espansa, ecc, che viene inumidito e irrigato con acqua e sostanze
nutritive, e la coltivazione idroponica senza substrato, dove le radici delle piante sono
immerse nel flusso della soluzione nutritiva (composta da acqua e sostanze disciolte).
Sebbene le piante come il riso, i gigli d'acqua o le piante carnivore possano adattarsi
bene in ambienti scarsamente ossigenati, o addirittura stagnanti, la maggior parte
delle piante evidenzia difficoltà ad adattarsi ad ambienti in cui c’è scarsità di
ossigeno.
Sebbene le coltivazioni idroponiche esistano fin dall’epoca degli Assiri Babilonesi, in
qualsiasi luogo in cui ci sia un fiume o un bacino d’acqua, questo tipo di coltivazione
è stato riscoperto nel 1930 dal Dr. Gericke, all'Università di Berkeley in California,
ed è stato rielaborato in chiave moderna nei decenni successivi, anche se ha ritrovato
una reale applicazione – diffondendosi così in tutto il mondo come tecnica innovativa
ed estremamente moderna – solo da pochi decenni. Uno degli esempi più antichi di
coltivazione e agricoltura idroponica lo ritroviamo nei giardini pensili dell’antica
Babilonia, ma anche presso i popoli che abitavano nelle zone montuose delle Ande,
sul lago di Titicaca tra il Perù e la Bolivia, e nel Mianmar, i quali coltivavano giardini
idroponici sulla superficie dell'acqua, utilizzando bancali di paglia,fiori e substrati
differenti a seconda dei materiali disponibili.
Con questa tecnica di coltivazione senza suolo, che stimola la crescita delle piante,
l'agricoltore deve controllare la quantità di acqua, sali minerali e, più importante di
tutto, l'ossigeno erogato. Nella coltivazione idroponica, come abbiamo visto, l'acqua
sostituisce il terriccio. Quando le radici sono sospese nell'acqua in movimento,
assorbono rapidamente sia le sostanze nutritive che l’ossigeno. Se la quantità di
ossigeno risulta insufficiente per il bisogno della pianta, la sua crescita sarà lenta. Se
al contrario la pianta sarà correttamente ossigenata, la pianta crescerà più
velocemente e in salute. Lo scopo di chi si occupa di agricoltura idroponica é
bilanciare la combinazione di acqua, nutrienti ed ossigeno, secondo le necessità delle
piante al fine di massimizzare produzione e qualità.
Per ottenere ottimi risultati con la coltivazione idroponica, è fondamentale monitorare
alcuni parametri essenziali: la temperatura, l'umidità, il livello di CO2, le ore di luce e
l’intensità dell’illuminazione, la ventilazione, la salute delle piante e l’assenza di
malattie (sebbene nelle coltivazioni idroponiche la diffusione di malattie legate ai
parassiti è sensibilmente inferiore rispetto a quanto avvenga generalmente con la
coltivazione tradizionale).
Il grande vantaggio offerto dall’agricoltura idroponica è senza dubbio la possibilità di
coltivare ovunque, anche dove non c’è terreno o non c’è il clima ideale per poter
avviare determinate coltivazioni di tipo tradizionale. Con questo sistema è possibile
avviare una coltivazione indoor o outdoor, in orizzontale – come nelle classiche
coltivazioni – ma anche in verticale, un metodo che consente di risparmiare spazio.
Inoltre, l’agricoltura idroponica consente un controllo maggiore della gestione delle
risorse idriche e nutrizionali e un certo risparmio di acqua grazie al recupero e al
riutilizzo del flusso idrico, che viene raccolto dopo l’utilizzo e riciclato per un nuovo
ciclo di irrigazione. A questo si accompagna anche una migliore gestione dei
nutrimenti erogati alle piante, perché c’è la misurazione e il controllo totale delle
sostanze nutritive, senza dimenticare poi – come anticipato sopra – il vantaggio nel
controllo delle malattie legate ai parassiti tipici delle coltivazioni tradizionali, perché
– non essendoci il terreno – viene ridotto al minimo anche il rischio di animali
pericolosi e anche erbe infestanti. Tutto questo porta dei vantaggi anche
sull’ambiente: con le coltivazioni idroponiche è possibile ridurre in modo sensibile
sia gli sprechi dei nutrimenti che le dispersioni d’acqua, ma anche l’uso di diserbanti
e sostanze chimiche, dimostrandosi così un tipo di coltura decisamente più sostenibile
di quella tradizionale in terra. Sebbene, infatti, l’agricoltura idroponica preveda l’uso
di energia elettrica, attrezzature, strutture e telai, considerando le emissioni di CO2 a
parità di prodotto ottenuto, i livelli di inquinamento prodotti dalle coltivazioni fuori
suolo sono nettamente inferiori. E – considerando anche la progressiva riduzione del
numero di aree coltivabili nel mondo – lo sviluppo della coltivazione è auspicabile,
considerando le crescenti necessità della popolazione mondiale.

Sitografia:
https://www.idroponica.it/coltivazione-idroponica_-161.html
https://idroponicafacile.it/idroponica/coltura-idroponica-cos-e-come-funziona/

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