Sommario
Sommario
PARTE PRIMA Cause di deperimento .............................................................................................................................. 2
1 – CAUSE PRIMARIE E SECONDARIE, SPIRALE DI DEPERIMENTO ............................................................... 2
2 – CAUSE BIOTICHE.................................................................................................................................................. 4
3 – CAUSE ABIOTICHE ............................................................................................................................................... 9
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FITOPATOLOGIA VIVAISTICA
DIAGNOSI E CURA
PARTE PRIMA Cause di deperimento
- Spirale di deperimento
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Le cause che possono generare deperimento possono
essere di origine Abiotica (condizioni ambientali) o di origine
Biotica (organismi viventi), entrambe le cause possono essere
di livello primario che secondario, ma spesso sono le cause
ambientali, le ferite, le condizioni microclimatiche, le condizioni
pedologiche ed agronomiche che creano le condizioni ottimali
per lo sviluppo e la proliferazione dei patogeni.
Un importante concetto da non dimenticare della
fitopatologia è che una pianta in deperimento risulta più
vulnerabile e spesso genera processi attrattivi per altre
patologie.
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2 – CAUSE BIOTICHE
Le principali cause abiotiche di deperimento sono legate
a squilibri idrici, squilibri termici, anomale condizioni
pedologiche.
Le patologie legate a cause innescante da squilibri
idrici sono prevalentemente dovute ad eccessi idrici poiché
substrati e terreni con eccessiva dotazione idrica o scarse
capacità di drenaggio causano condizioni anaerobiche ottimali
per lo sviluppo di patogeni fungini agenti di marciumi radicali.
Nel vivaismo in contenitore fondamentale divengono
quindi le caratteristiche dei substrati utilizzati che devono
essere specifiche per le dimensioni dei contenitori e per le delle
specie coltivate.
Nel vivaismo in piena terra diventano invece
indispensabili le concimazioni organiche di fondo e la
vocazionalità dei terreni; terreni a scheletro prevalente
genereranno minori deperimenti per patologie radicali grazie
alla buona capacità di percolazione delle acque.
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Per quanto concerne le cause di deperimento legate a
squilibri termici è fondamentale ribadire il concetto di
vocazionalità. Le caratteristiche genetiche delle differenti specie
coltivate permettono infatti di trovare piante in grado di
sopportare meglio differenti squilibri termici, quindi le condizioni
climatiche locali o microclimatiche vanno considerate con dati
storici valutati su ampi intervalli di tempo.
Si ricordi inoltre che le basse temperature creano
maggiori e spesso irreversibili danni in terreni umidi o spesso
bagnati, per questo si torna a sottolineare l’importanza dei
substrati e delle condizioni dei terreni di coltivazione.
Danni all’apparato epigeo su foglie o rametti spesso
permettono di recuperare le piante colpite in breve tempo, ma
danni al colletto sono spesso causa della morte degli esemplari
colpiti
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Danni gravi da gelo su olivo : http://www.provincia.bologna.it/agricoltura
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Gravi danni corticali per esposizione solare ed alte temperature
su Fagus
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Altre cause abiotiche sono da considerarsi sono le
anomale condizioni del terreno e dei substrati con fattori di
differente origine tre cui squilibri nutrizionali, alterazioni della
struttura e della tessitura, errate lavorazioni.
Le conseguenze sono quelle di non permettere il
normale sviluppo e crescita dell’apparato radicale con ridotte
capacità di assimilazioni degli elaborati e delle sostanze
nutritive.
Classica patologia generatasi legata alle condizioni del
terreno risulta essere la clorosi ferrica, che genera ingiallimenti
internervali per una serie di anomale condizioni del terreno tra
cui: Eccesso di P - pH alcalino - Eccesso di Ca - Basse
temperature - Carenza di Mg - Carenza di K - Suolo compatto -
Carenza di Fe.
Lo stato prolungato di tali condizioni può
progressivamente portare alla morte della pianta per ridotta
attività fotosintetizzante.
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3 – CAUSE ABIOTICHE
I più diffusi agenti biotici di deperimento e di patologie
sono i Funghi, gli Insetti, gli Acari, i Virus, i Nematodi, i Batteri,
le Lumache, la Fauna e l’Uomo.
Bisogna ricordare che tali organismi esistono in natura e
vanno tutti considerati come essenziali nell’equilibrio naturale;
bisogna evitare di ripetere errori del passato pensando che
eliminando organismi patogeni per le piante coltivate si migliora
la produzione.
Il principio della moderna lotta integrata parte dal
concetto del mantenimento della biodiversità come strategia
vincente per la migliore produzione agricola e vivaistica sia in
senso economico che produttivo.
Spesso tali insetti o funghi si contengono e si limitano
nelle proliferazioni con rapporti incrociati tra preda/predatore, lo
sforzo quindi del coltivatore è quello di evitare di creare
ambienti particolarmente vantaggiosi per una specie
potenzialmente patogena, e controllare con l’osservazione ed i
monitoraggi la dinamica delle popolazioni così da contenere
eventuali picchi.
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PARTE SECONDA FITOPATOLOGIA SPECIALE
1 – FUNGHI
I funghi sono organismi viventi privi di clorofilla, per cui sono incapaci di fare fotosintesi.
MORFOLOGIA
Le cellule che costituiscono i funghi sono chiamate ife ed hanno forma allungata ed
unendosi formano il micelio.
Un fungo può essere costituito anche da una o poche ife come le ruggini e non essere
visibile ad occhio nudo, come avere dimensioni considerevoli come queli utilizzati per
l’alimentazione.
NUTRIZIONE
I funghi si nutrono di:
• ospiti vivi, (funghi parassiti) dando luogo allo sviluppo delle malattie fungine, per
esempio Armillaria mellea attacca i tessuti legnosi vivi nella prima fase del suo
ciclo.
• substrati in decomposizione (funghi saprofiti) : sempre Armillaria mellea durante la
seconda parte del suo ciclo vitale sverna sul legno in decomposizione, nutrendosi
di cellule morte.
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Funghi saprofiti si nutrono delle S.O. in via di decomposizione
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Funghi simbionti vivono in simbiosi con organismi viventi da: http://www.agraria.org/funghi.htm
RIPRODUZIONE
I funghi vengono classificati in base al tipo di riproduzione ed in base al tipo di corpo
fruttifero strutture che il fungo produce per riprodursi
Tipica dei funghi è la riproduzione per mezzo di spore immobili.
Le più comuni spore dei funghi sono chiamate conidi e sono portate all’apice di ife
specializzate chiamate conidiofori.
Sono costituiti tutti da ife, sottili filamenti ramificati costituiti da una serie unica di cellule.
L’insieme delle ife costituisce il micelio (o corpo del fungo), che assume pertanto una
struttura simile a quella di una ragnatela.
Alcune ife si specializzano: rizoidi, ife specializzate per l’adesione al substrato, e austori
ife presenti nei funghi parassiti con la funzione di assorbire le sostanze nutritive
dell’organismo ospite.
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FUNGHI PATOGENI PER LE PIANTE
Cancri= lesione corticale, ferita aperta causata da agenti meccanici, fisici, patogeni
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LE FASI DELL’INFEZIONE
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MODALITA’ DI INFEZIONE
I funghi parassiti delle piante sotto forma di spore/conidi vengono trasportati da:
pioggia, vento, insetti, uomo ed altri animali.
Le spore/conidi dopo essere venuti in contatto con la pianta ospite germineranno solo se
troveranno una situazione ottimale:
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LOTTA CHIMICA
Tutti i prodotti contengono una sostanza (Principio Attivo, abbreviato p.a.), che a seconda
delle sue caratteristiche, può avere dei meccanismi d'azione diversi:
• contatto agisce direttamente sulle cellule del "fungo" che vengono a contatto col
p.a. .
• citotropica avviene con una piccola mobilità del p.a. all'interno dei tessuti della
foglia.
• translaminare aumenta la mobilità del p.a. attraversando tutta la lamina fogliare.
• sistemica fa "viaggiare" il p.a. con la linfa in tutte le parti della pianta.
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OIDIO
L’Oidio o mal bianco è causato da funghi appartenenti alla famiglia delle Erysiphaceae.
DANNI
FOGLIE: la superficie fogliare si ricopre di una muffa biancastra polverulenta che
costituisce il micelio fungino, accartocciamenti e caduta delle foglie.
FIORI: i boccioli fiorali non si sviluppano regolarmente
GERMOGLI: arrestano lo sviluppo , elevato numero di foglioline piccole e di forma
allungata, trasformazione delle gemme latenti in pronte (formazione di scopazzi)
Il danno è di ordine estetico e fisiologico in quanto viene fortemente inibita la fotosintesi.
CICLO
La resistenza alla siccità, e la capacità di germinare e dar luogo all’infezione anche a livelli
bassi di umidità costituisce una peculiarità dei funghi appartenenti a questa famiglia. Ciò
non toglie che gli attacchi di mal bianco possano essere favoriti dall’umidità atmosferica
tanto da essere particolarmente gravi nelle parti più ombreggiate delle piante. Al contrario
le piogge battenti ostacolano l’infezione avendo un effetto dilavante.
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Danni su frutto da :http://agronotizie.imagelinenetwork.com
DIFESA
LOTTA AGRONOMICA
A) Limitare le concimazioni, le potature e le irrigazioni al fine di evitare un eccessivo
lussureggiamento delle piante.
B) Utilizzare varietà resistenti.
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TICCHIOLATURA
E’ determinata da patogeni del genere Venturia. Il patogeno colpisce foglie, frutti, fiori e
rami.
DANNI
FOGLIE: inizialmente attacca le foglie su cui compaiono macchie bruno-olivastre con
distacco della parte necrotizzata e caduta della foglia.
FIORI: infezioni al peduncolo, calice e petali.
RAMI: l’infezione sui rami è sporadica e porta alla formazione di pustole che rompendosi
libera materiale di propagazione.
FRUTTI: infezioni puntiformi che progrediscono allargandosi con particolare gravità sui
frutti giovani.
CICLO
Influenza di parametri climatici
Lo sviluppo della malattia e la gravità dell’infezione dipendono dalla interazione della
temperatura e dell’umidità.
Per esempio piogge di lunga durata (10 ore di bagnatura), alla temperatura non ottimale di
15°C provocano infezioni leggere, mentre bagnature brevi di 3-4 ore alla temperatura
ottimale di 20°C possono dar luogo a gravi infezioni.
SVERNAMENTO: sulle perule delle gemme, sui rami, sulle foglie al suolo.
DIFESA
A) utilizzo di cultivar resistenti
B) distruzione delle fonti di ibernamento: potatura dei rami, raccolta ed eliminazione foglie.
1) trattamenti autunnali: tendono alla riduzione dell’inoculo presente. I prodotti più usati
sono Ditianon (Delan), Metiltiofanate, trattamenti alla ripresa vegetativa, Ossicloruri, Zineb,
Ziram, Dodina, Fenarimol.
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RUGGINI
DANNI
FOGLIE: i sintomi si manifestano generalmente sulle foglie sotto forma di piccole
macchie clorotiche che con il passare del tempo si ingrandiscono assumendo un colore
che dal giallastro divene bruno-nerastro. La presenza massiccia di pustole rugginose
può provocare la caduta delle foglie.
RAMI: in alcune piante arboree come abete, pino, querce il fungo colonizza anche le
parti legnose con formazione di protuberanze che evolvono nel disseccamento dei rami
stessi.
FRUTTI: i frutti raramente vengono colpiti.
I danni maggiori sono causati sulle piante erbacee, tra cui rosa, geranio, crisantemo,
garofano, conifere in genere, tra le latifoglie il pioppo, il salice, il maggiociondolo.
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CICLO
L’infezione solitamente inizia a primavera con le spore che germinano in presenza di
acqua o di forte umidità e T da 18° a 22°C. Il ciclo biologico può interessare una o più
piante ospiti.
SVERNAMENTO: le spore svernano sulle foglie malate cadute al suolo o, in alcuni casi
sui rametti delle piante arboree.
DIFESA
LOTTA AGRONOMICA
Consiste nella raccolta e distruzione delle foglie infette, al fine di ridurre il potenziale di
inoculo, nel caso la ruggine compia il suo ciclo su due piante ospiti, eliminare o tenere
distanziato l’ospite secondario.
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MUFFA GRIGIA - Botrytis cinerea
E’ provocata da funghi del genere Botrytis che colonizza residui vegetali e le piante
deboli e costituisce un chiaro esempio di malattie fortemente dipendenti dalle pratiche
colturali.
DANNI
Possono essere colpiti tutte le parti aree delle piante.
FOGLIE: sui lembi fogliari causa lesioni necrotiche estese;
FIORI E FRUTTI: causa marciumi profondi più o meno molli a seconda della
disidratazione dei tessuti e dell’umidità dell’aria, che si ricoprono di feltri grigiastri;
RAMI: quando colpiti, presentano lesioni asciutte. Gli attacchi sui rami e steli,
specialmente quando questi sono erbacei o non completamente lignificati, causano il
disseccamento della vegetazione sovrastante
CICLO
Le condizioni ambientali necessarie per lo sviluppo del fungo sono: la presenza di un
velo d’acqua sulle superfici da infettare e una temperatura ideale di 20-25°C. L’umidità
elevata agisce favorevolmente sullo sviluppo delle malattie non solo favorendo la
riproduzione e la germinazione del fungo, ma esaltando il lussureggiamento della
pianta ne aumentano la predisposizione.
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DIFESA
LOTTA AGRONOMICA
Si attua moderando la fittezza dell’impianto, con le potature verdi, riducendo le
disponibilità idriche, scegliendo concimazioni e portainnesti non determinanti
lussureggiamento della pianta, arieggiando le serre.
Armillaria mellea è il più comune e diffuso agente dei marciumi radicali fibrosi. E’ una
malattia che colpisce quasi tutte le piante arboree e anche varie specie di piante
erbacee, sia coltivate che spontanee, e si evidenzia principalmente su piante debilitate
o che si trovano a vegetare su terreni compatti e tendenzialmente asfittici.
DANNI
I sintomi a carico della pianta sono alquanto aspecifici: indebolimento generale della
pianta, clorosi ed appassimento progressivo delle foglie, crescita stentata ed infine la
morte. I sintomi più caratteristici sono osservabili a carico dell’apparato radicale e della
parte inferiore del tronco.
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RADICI: una volta colpite dal fungo. Assumono un colore scuro ed i tessuti cominciano
a necrotizzare staccandosi da quelli sani, emanando un tipico odore di fungo fresco.
Un altro elemento caratteristico è la formazione delle rizomorfe cioè addensamenti di
micelio, dapprima biancastri e successivamente bruno-nerastri
CICLO
L’insediamento del microrganismo avviene di norma a livello del colletto o delle radici
ed è favorito dalla presenza di lesioni e da uno stato debilitazione della pianta.
Condizioni ambientali favorevoli sono: terreni umidi e poco ossigenati dove l’acqua
ristagna.
DIFESA
LOTTA AGRONOMICA: evitare i ristagni idrici soprattutto nei terreni argillosi e
scegliere portainnesti resistenti come prevenzione. Evitare ogni causa di sofferenza e
stress, scavi, compattamenti, capitozzature…
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FITOFTORA - Phytophthora ramorum
DANNI
Le piante colpite presentano un deperimento generale, foglie clorotiche, avvizzite, getti
ridotti e anticipata defogliazione, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla morte delle
piante stesse. Le alterazioni più caratteristiche sono riscontrabili a livello della zona del
colletto, che presenta un marcato imbrunimento della corteccia e ampie aree
necrotiche; anche il tessuto cambiale risulta imbrunito. Tali alterazioni possono
interessare, oltre al colletto, anche il tronco per un’altezza di 10-20 cm, e le grosse
radici, mentre quelle più sottili e profonde non sono solita-mente attaccate.
Questa malattia colpisce anche i frutti che vanno soggetti ad un rapido processo di
marcescenza.
BIOLOGIA ED EPIDEMIOLOGIA
L’agente causale del marciume del colletto è solitamente Phytophthora cactorum
capace di perpetuarsi nel terreno per vari anni senza perdere virulenza, adattandosi
anche ad una vita saprofitaria. Meno frequentemente l’infezione al colletto è causata
da P. syringae, mentre sui frutti possono svilupparsi diverse specie di Phytophthora.
Le fonti di inoculo sono costituite sia dai frutti caduti a terra, sia dai residui vegetali
contaminati che rimangono nel terreno. Il processo infettivo si realizza attraverso la
penetrazione del patogeno attraverso le lenticelle o ferite di qualsiasi tipo.
Cause predisponenti la malattia sono rappresentate da ristagni d’acqua, terreni asfittici
e da un generale indebolimento delle piante
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Danni al colletto da: http://apps.rhs.org.uk
DIFESA
La lotta si basa soprattutto sulla scelta di portinnesti dotati di naturale resistenza e sulla
rimozione delle cause predisponenti l’affezione; si raccomanda per-tanto l’eliminazione
dei ristagni d’acqua e l’areazione delle piante, che deve avvenire principalmente a
livello della zona del colletto.
Su piante colpite può risultare utile disinfettare il colletto con metalaxil o con sali di
rame. Molto efficaci si sono dimostrate anche le applicazioni al terreno con Fosethill all
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CANCRI CORTICALI
DANNI
I sintomi di questa grave malattia, segnalata in Italia su pesco e mandorlo fin dall’inizio
del secolo, appaiono di solito durante i mesi primaverili ed autunnali e si presentano
sotto forma di lesioni ellittiche, di colore bruno-nocciola, leggermente depresse e
centrate solitamente in corrispondenza della gemma (imbrunimento perigemmale).
Quando tale area imbrunita si estende a tutta la circonferenza del ramo si verifica poi
l’avvizzimento delle foglie e dei rametti situati nella parte distale del ramo stesso.
Alla fine dell’inverno gli esiti di questa malattia interessano generalmente un gran
numero di rametti che contribuiscono in larga misura a provocare la morte della parte
distale del ramo.
Anche sulle foglie si ritrovano, solitamente nella parte apicale, i segni della malattia
rappresentati da aree di secchereccio più o meno ampie. Le foglie colpite disseccano
rapidamente e cadono anticipatamente.
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Cancri corticali da: http://www.centrocastanicoltura.unito.it
LOTTA
CHIMICA
La lotta contro il fusicocco si basa su interventi di tipo agronomico e su una serie di
applicazioni chimiche da attuarsi soprattutto nei mesi autunnali e primaverili, dove la
diffusa presenza di microferite rende le piante particolarmente recettive alla malattia.
Nei pescheti colpiti da questa grave affezione sarà pertanto opportuno iniziare i
trattamenti nel momento in cui cominciano a cadere le prime foglie (a volte già nel
mese di settembre), per poi ripeterli una o due volte, in relazione all’andamento
stagionale, fino a completa caduta delle foglie (metà novembre), in modo tale da
costituire una sorta di barriera chimica all’ingresso del germe patogeno.
Gli interventi chimici andranno ripresi in primavera all’ingrossamento delle gemme,
dopo la fioritura e durante la prima fase di sviluppo dei germogli erbacei.
Nei frutteti dove questa malattia compare sporadicamente e in forma lieve é preferibile
intervenire secondo gli schemi usuali, anticipando però il trattamento autunnale
all’inizio della caduta delle foglie ed eventualmente ripetendolo nel caso di piogge
persistenti o di prolungate defogliazioni.
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I preparati anticrittogamici che sono risultati molto efficaci, sono i derivati
benzimidazolici ( tiofanate-metile) in grado di esplicare una discreta azione curati-va
entro 7-8 giorni dalla contaminazione.
AGRONOMICA
Oltre ai trattamenti chimici, un razionale programma di difesa contro il fusicocco dovrà
prevedere l’attuazione di opportuni interventi agronomici.
In particolare si raccomanda di:
- asportare e distruggere tutti i rami secchi o che presentino i caratteristici cancri
perigemmali (assolutamente da evitare che rimangano i residui della potatura nel
pescheto, anche se interrati);
- evitare tagli o le ferite più ampie e profonde;
- evitare un uso eccessivo di fertilizzanti azotati;
- ricorrere a sistemi di irrigazione sotto chioma;
- effettuare la potatura preferibilmente nei mesi più freddi o nei periodi meno umidi;
- migliorare le condizioni vegetative delle piante, evitando soprattutto i ristagni d’acqua;
- scegliere cultivar meno suscettibili a questa malattia in quelle zone in cui l’infezione
sia già diffusa in forma epidemica.
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NECTRIA GALLIGENA
I primi sintomi di questa malattia, che provoca sensibili danni su melo e, in misura più
limitata, su pero, appaiono sotto forma di piccole tacche depresse distribuite in
qualsiasi punto degli organi legnosi, anche se per lo più localizzate in prossimità di
lesioni di gemme morte o dell’inserzione dei giovani rami.
Sintomi da
.http://www.missouribotanicalgar
den.org/
Nel caso in cui il cancro interessi l’intera circonferenza del ramo, la parte superiore di
questo tende a disseccarsi mentre i rametti posti in posizione inferi-re si accrescono
più rapidamente.
Se la lesione interessa il tronco o le branche principali, le conseguenze possono
essere molto gravi in quanto viene diminuita la resistenza dell’impalcatura ed i rami
colpiti possono facilmente spezzarsi.
In alcune zone particolarmente umide questo microrganismo può, inoltre, aggredire e
danneggiare i frutti.
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Oltre che sulle pomacee si possono ritrovare cancri rameali causati da Nectria anche
su altre piante arboree quali: acero, quercia, salice, magnolia, pioppo, betulla, noce,
faggio
BIOLOGIA - CICLO
appare sotto forma di piccoli corpi rotondeggianti, visibili comunque ad occhio nudo, di
colore rosso vivo, distribuiti più frequentemente lungo i cancri vecchi.
Queste formazioni, chiamate periteci, solitamente cominciano a differenziarsi fin dal
mese di ottobre e raggiungono il numero massimo in dicembre.
Il processo infettivo avviene ad opera sia delle ascospore che dei conidi trasportati dal
vento, dalla pioggia o anche da vettori animali. Una volta raggiunta la pianta ospite, in
presenza di elevata umidità, questi microrganismi germinano e penetrano entro i
tessuti attraverso lesioni di qualsiasi tipo o, in alcuni casi, anche dalle stesse lenticelle.
All’interno dei tessuti della pianta ospite Nectria galligena produce tossine, che si
ritiene possa essere la causa dei processi cancerosi.
Le contaminazioni più gravi si hanno solitamente in autunno, al momento della caduta
delle foglie, in quanto le ferite causate dal distacco delle foglie non ancora
completamente cicatrizzate rappresentano una facile via di penetrazione del patogeno.
Gli esiti delle infezioni autunnali si evidenziano poi verso la fine dell’inverno, al
momento della ripresa vegetativa. Anche in quest’ultima fase fenologica possono
comunque avvenire delle infezioni, sia pure in misura più limitata.
I frutteti maggiormente colpiti da questa affezione sono solitamente quelli situati in
zone umide, molto piovose, su terreni acidi e argillosi, ricchi di azoto e poveri di altri
sali nutritivi.
LOTTA
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PARTE TERZA FITOPATOLOGIA SPECIALE
1 – INSETTI
Gli Insetti o Entomi, sono una classe di viventi
appartenente al grande phylum degli Arthropoda. Questa
classe rappresenta il più grande tra i raggruppamenti di animali
che popolano la Terra, annoverando oltre un milione di specie,
pari ai cinque sesti dell'intero regno animale.
Risulta importante inquadrare un minimo la
classificazione come segue
Classe: Insecta
• Sottoclasse: Apterygota (insetti atteri primitivi la cui
morfologia toracica lascia supporre che essi non abbiano
mai avuto ali) di scarso interesse agricolo
- divisione: Exopterygota (le ali si sviluppano all’esterno del corpo; gli stadi giovanili
assomigliano in genere all’adulto) es. Ortotteri
- divisione : Endopterygota (le ali si sviluppano all’interno del corpo; gli stadi giovanili
differiscono dallo stadio adulto) es. Lepidotteri
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Schema di metamorfosi da: www.allzoon.com/entomologia
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La presenza di insetti che durante la propria crescita
modificano il loro aspetto, trasformandosi completamente
impone una particolare attenzione nel riconoscerli per tempo
Gli insetti a metamorfosi incompleta restano vieppiù simili
nelle forme per tutta la loro vita ed è quindi semplice poterli
riconoscere.
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Gli insetti a metamorfosi completa modificano
completamente le forme nell’ambito della loro crescita, quindi
può risultare tutt’altro che semplice poterli riconoscere nelle
differenti età di sviluppo.
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Altri insetti hanno metamorfosi completa oltre ai più noti
lepidotteri
La zanzara da www.leserre.it
La formica da www.luciopesce.net
La mosca da www.zapiexpert.it
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Gli insetti presentano regimi dietetici svariati, in quanto
vivono in ambienti diversi e si possono distinguere nelle
seguenti categorie.
ZOOFAGI si cibano di altri animali e si distinguono in:
• coprofagi, si nutrono di escrementi;
• zoonecrofagi, si nutrono di animali morti;
• zoosaprofagi, si nutrono di animali in putrefazione;
• entomofagi, si nutrono di insetti.
•
FITOFAGI si cibano di sostanze vegetali e si distinguono in:
• antofagi, si nutrono di fiori;
• carpofagi, si nutrono di frutti;
• rizofagi, si nutrono di radici;
• fillofagi, si nutrono di foglie;
• spermofagi, si nutrono di semi;
• xilofagi, si nutrono di legno;
• micetofagi, si nutrono di funghi.
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Pungenti succhianti - AFIDI
MORFOLOGIA E CICLO
Insetti di piccole dimensioni, corpo di forma globosa,
addome sessile con due sifoni che servono per emettere cera e
per emettere il feromone d’allarme. Compie il ciclo vitale su due
ospiti, riproducendosi molto velocemente. Esistono due forme:
alate e attere.
DANNI
DIRETTI: infestano maggiormente le parti verdi della
pianta causando decolorazioni, disseccamenti,
accartocciamenti fogliari, ingiallimento dei germogli,
avizzimento dei fiori, la formazione di galle causate
dall’immissione di saliva, nonché un generale ritardo nello
sviluppo della pianta e indebolimento della pianta causato dalla
continua sottrazione di linfa.
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Danni su rosa da www.agraria.org
Fumaggine da www.agricolagaltelli.it
LOTTA
BIOLOGICA: le popolazioni di afidi possono essere
controllate da alcuni insetti antagonisti , che svolgono una
funzione predatrice nei confronti degli stessi come le coccinelle
e le crisope, oppure insetti parassitoidi (alcuni imenotteri),
ovvero capaci di introdurre le larve all’interno del corpo delle
loro vittime.
Per limitare lo viluppo degli afidi si può intervenire anche
sulla pianta: diminuendo le concimazioni azotate e le eccessive
concimazioni al fine di ridurre il lussureggiamento delle piante e
di conseguenza meno esposte agli attacchi; Lavando la
superficie fogliare con acqua addizionata a saponi neutri per
rimuovere la melata.
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aphidius colemani parassitoide di afidi
da www.bioplanet.it
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COCCINIGLIA
Insetti di piccole dimensioni, attaccano molte piante
ornamentali e da appartamento.
MORFOLOGIA E CICLO
Il maschio è alato, mentre la femmina attera (priva di ali),
trascorre quasi tutta la vita immobile protetta da un rivestimento
rigido denominato scudetto o follicolo, unico momento in cui lo
femmina è mobile è allo stadio di neanide, momento in cui c’è la
dispersione. Producono cera e melata, prediligono temperature
elevate maggiori di 20° C. Sono molto prolifici e compiono più
generazioni all’anno.
DANNI
I danni maggiori alle piante sono a carico delle parti verdi
e dei rami dove più frequentemente si localizzano i follicoli e
sono causati da:sottrazione della linfa che a sua volta causa
crescita stentata e deperimento. Durante la puntura delle stiletto
sui tessuti vegetali c’è il contatto dei tessuti stessi con la saliva
dell’insetto che provoca decolorazione fogliare, deformazione
dei tessuti, disseccamento e caduta anticipata di foglie e fiori.
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Cocciniglia su olivo da www.agraria.org
LOTTA
BIOLOGICA: i nemici naturali delle cocciniglie sono:
coleottori coccinellidi e gli imenotteri (parassitoidi). Questo tipo
di lotta risulta più efficace in ambienti controllati come le serre
che in campo.
FISICA: potature finalizzate ad eliminare i rami più
infestati e rimozione dei follicoli dalle zone colpite con
spazzolature.
CHIMICA: quando necessario si può intervenire con oli
minerali prima della ripresa vegetativa, o in prefioritura con
polisolfuri. Si possono usare piretroidi e fosforganici sulle
neanide stadio in cui l’insetto, non protetto dallo scudetto, è più
vulnerabile.
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PSILLA DEL LAURO - Trioza alacris
MORFOLOGIA E CICLO
La specie compie da due a quattro generazione all’anno
e sverna allo stato di adulto in ripari forniti dalla pianta ospite o
da altre sempreverdi poste nelle vicinanze delle piante
infestate. Gli adulti ibernanti tra aprile e maggio abbandonano i
ricoveri invernali e prendono a nutrirsi sul margine delle giovani
foglie. In conseguenza di ciò le parti interessate iniziano a
ripiegarsi verso il basso. Nel mese di maggio le femmine, dopo
essersi nutrite e accoppiate, depongono da 25 a 200 uova
sistemandole, accostate l’una all’altra, sotto il margini di giovani
foglie che hanno indotto a ripiegarsi verso il margine inferiore in
conseguenza di reazioni ipertrofiche del parenchima fogliare
irritato dalle lesioni praticate dalla femmina ovideponente con
l’apparato boccale. Dopo circa una decina di giorni nascono le
neanidi che, con la loro attività trofica, completano il
ripiegamento del margine fogliare, creando un ambiente ricco di
melata e di secrezioni cerose dove si nutrono e si accrescono
nutrendosi dei tessuti ipertrofici della pseudogalla insieme alle
ninfe. Queste ultime completato la sviluppo, abbandonano il
luogo dove sono cresciute e, mantenendosi sulla pagina
inferiore delle foglie a poca distanza dalla struttura entro cui si
sono sviluppate, danno luogo agli adulti. Nei luoghi dove
l’insetto è bivoltino la prima generazione si completa in luglio
con il volo degli adulti, mentre la seconda si svolge nei mesi di
luglio e agosto con la comparsa delle forme immaginali
svernanti in settembre
DANNI
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Le larve si nutrono della linfa fogliare dei giovani getti
provocando accartocciamenti e deformazioni che
compromettono lo stato generale della pianta. Gli
accartocciamenti presentano delle secrezioni di natura cerosa e
vischiosa a protezione dei giovani esemplari. Danni indiretti per
formazione di fumazzine
LOTTA
BIOLOGICA: Le infestazioni lieve entità possono essere
contrastate asportando e bruciando le foglie infestate,
durante il periodo vegetativo, e i rametti infestati in
inverno. Questo al fine di eliminare adulti svernanti e
incoraggiare la nuova vegetazione.
CHIMICA: In caso di forti infestazioni è necessario
intervenire ai primi segni di infestazione con Piretroidi
contro gli adulti e le larve giovanissime o con prodotti
sistemici.
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PSILLA DEL BOSSO - Psylla buxi
MORFOLOGIA E CICLO
La specie compie una sola generazione all’anno e
sverna come neanide di I età. Durante i mesi di marzo e aprile
le neanidi escono dal luogo di svernamento e si portano sulle
foglie dei giovani germogli e prendono a nutrirsi sottraendo linfa
e secernendo sostanze che rendono stentato l’accrescimento
dei germogli attaccati e deformano permanentemente, a coppa,
le foglie nuove, questa attività prosegue durante i successivi
stadi e stati di sviluppo. In maggio-giugno dalle ninfe che hanno
completato il proprio sviluppo sfarfallano gli adulti. In luglio o
agosto le femmine depongono le uova entro le gemme dove,
sotto le perule, è possibile trovarne da una a sette. Le neanidi
di I età completano il proprio sviluppo prima dell’inverno, ma
sgusciano solo nella primavera successiva. Lo sviluppo
dell’insetto è favorito da ambienti ricchi di umidità che si
formano tra un vegetazione nuova molto fitta in area
ombreggiata
Le piante a seguito all’accrescimento ridotto e deformato
dei germogli, alla deformazione delle foglie e all’abbondante
produzione di melata vanno soggette a danni cosmetici e
disseccamenti, manifestazioni che si concretizzano in modo
evidente a metà estate
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Adulto di psilla da www.entom.unibo.it
DANNI
Solo su Buxus sempervirens. Germogli poco sviluppati
con le foglie deformate permanentemente a coppa, che
conferiscono a ciascuno di questi un aspetto simile al cavolo.
Foglie imbrattate da melata e da cera biancastra.
LOTTA
AGRONOMICA: La prima cosa da farsi è render
inospitale l’ambiente all’insetto evitando i ristagni di umidità
attraverso potature di sfoltimento che arieggino la pianta,
pratica da attuarsi prima della comparsa delle neanidi. Inoltre si
può ridurre l’eventuale infestazione delle siepi asportando le
forme ibernanti mediante cimatura
BIOLOGICA:
CHIMICA: Gli interventi con insetticidi chimici, può
essere uno, o anche due. In ogni modo il primo intervento va
compiuto subito alla comparsa della nuova vegetazione. I
prodotti da utilizzare possono essere cercati tra i Piretroidi e gli
Azotorganici.
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CECIDOMIA DEL BOSSO - Monarthropalpus buxi
MORFOLOGIA E CICLO
Si tratta di un dittero cecidomide, parente di mosche e
moscerini. Compie una sola generazione all’anno e sverna
come larva di terza età entro il rigonfiamento fogliare che ha
determinato e dove completerà il suo sviluppo l’anno
successivo. Nei luoghi a clima freddo l’insetto differenzia larve
che rallentano il proprio sviluppo, passando due inverni come
larva. Queste forme, che accompagnano le larve monovoltine,
danno, come queste, adulti, che rimangono in vita da 3 a 4
giorni, da maggio all’inizio di giugno. Le femmine che
producono ciascuna, in media, una quarantina di uova le
inseriscono nel mesofillo, subito sotto l’epidermide superiore
delle foglie dell’anno, sistemazione che raggiungono passando
con l’ovopositore l’epidermide della pagina inferiore e poi il
mesofillo che resta per raggiungere il luogo di destinazione
dell’uovo. Una operazione che richiede circa dieci minuti. In
giugno, quando inizia lo sviluppo larvale che si completa in dieci
mesi, le foglie del bosso mostrano aree decolorate, che, con la
seconda età larvale, reagendo alla saliva dell’insetto, si
rigonfiano con maggiore intensità sulla pagina inferiore. Tali
strutture possono contenere più larve, specialmente se più
pustole conferiscono in un’unica struttura. Le larve si nutrono a
livello delle cellule dei tessuti alterati. Queste completato lo
sviluppo preparano l’uscita della pupa dal rigonfiamento
riducendone lo spessore, fino a farlo diventare trasparente,
sulla parte che sporge sul lato inferiore della foglia. Le pupe
approfittando di ciò spingono fuori il loro corpo per almeno i due
terzi, favorendo con ciò lo farfallamento degli adulti, che
avviene dopo due settimane dalla loro differenziazione all’inizio
della primavera, poco dopo che il bosso ha germogliato. Di
solito in aprile-maggio. Nelle popolazioni di questo insetto le
calure estive determinano elevate mortalità.
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DANNI
Le larve della cecidomia si sviluppano all’interno del
lembo fogliare provocando un rigonfiamento che si nota su
entrambe le pagine fogliari, con una leggera decolorazione
della porzione infestata. Le piante vanno incontro prima ad
ingiallimenti, poi a defogliazioni
LOTTA
BIOLOGICA Raccolta e distruzione dei germogli infestati
prima dello farfallamento degli adulti.
CHIMICA: Interventi insetticidi con prodotti sistemici o
citotropici duranti l’ovideposizione o contro le larve di prima età
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TINGIDE DELL’AZALEA - Stephanitis Takeyai
CICLO BIOLOGICO
La Corythucha sverna come adulto, riparato sotto le foglie, o in altri anfratti.
Nella primavera, dalla seconda quindicina di aprile, gli adulti svernanti riprendono
l'attività, colonizzando la nuova vegetazione.
In maggio, iniziano ad ovideporre, originando la 1a generazione che è attiva agli
inizi dell'estate. Gli adulti di 1a generazione sfarfallano, generalmente, nella
seconda quindicina di giugno; questi adulti originano una 2a generazione, attiva a
luglio. Infine si ha una 3a generazione, a fine estate; gli adulti di questa ultima
generazione sono destinati a svernare. La Corythucha compie 3/4 generazioni
all'anno.
DANNI
I danni sono prodotti a carico della vegetazione, e sono dati sia dalle punture di
ovideposizione delle femmine sulle foglie, sia dalle punture trofiche di tutti gli stadi a
carico dei tessuti erbacei verdi.
Inoltre i diversi stadi del fitomizo imbrattano di escrementi puntiformi nerastri le
pagine fogliari inferiori, accentuando il danno estetico e funzionale.
Le foglie colpite infine presentano il lembo clorotico con tipiche sfumature giallastro-
argentee non uniformi, che sono un segno caratteristico della colonizzazione da
tingidi.
Tali foglie possono poi andare incontro a bronzature e necrosi, determinando a
volte dei rallentamenti vegetativi e anomale filloptosi.
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LOTTA
CHIMICA:
La lotta contro la Corythucha è di tipo chimico;
In vivaio o in altri contesti è comunque possibile effettuare un intervento diretto sulla
chioma l'intervento deve essere eseguito contro i primi stadi giovanili della 1a
generazione, allo scopo di abbattere immediatamente il potenziale di infestazione
con prodotti a base di Imidacloprid.
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Lepidotteri defogliatori - PROCESSIONARIA DEL PINO - Thaumetopoea
pityocampa
MORFOLOGIA E CICLO
Compie una generazione all’anno. Le larve fuoriescono
dopo la metà di agosto dalle uova disposte a manicotto lungo
due aghi. Sono facilmente riconoscibili in quanto sono ricoperte
da peli urticanti ed hanno l’abitudine di muoversi insieme “in
processione”. Si nutrono degli aghi di pino, ma anche di larice e
cedro. In autunno le larve costruiscono un nido sericeo (= di
seta) nel quale svernano. In primavera fuoriescono e scendono
lungo il tronco nel terreno dove le larve si incrisalidano dando
luogo a luglio all’adulto che a sua volta deponendo le uova
chiuderà il ciclo. Se le condizioni climatiche e ambientali sono
avverse le larve possono restare nel terreno 2-3 anni
aspettando condizioni più propizie.
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Uova e nidi di processionaria da www.processionaria.it
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DANNI
Le ripetute defogliazioni espongono la pianta all’attacco
di altri parassiti, ma le stesse non sono quasi mai causa della
morte della pianta. I danni causati dalla presenza dei peli
urticanti inducono di norma a intervenire anche su piccoli focolai
per diffusi casi irritazioni cutanee.
LOTTA
BIOLOGICA: E’ attualmente il metodo di intervento più
utilizzato e consiste nell'impiego di Bacillus thuringiensis
kurstaki (Btk). Il Bacillus thuringiensis è un batterio che, colpita
una processionaria, paralizza la larva danneggiandone i centri
nervosi. Il Bacillus colpisce solo alcuni lepidotteri, dunque non
risulta pericoloso per la biodiversità della zona in cui il
trattamento viene effettuato. Il Bacillus può essere diffuso con
mezzo aereo (elicottero) o tramite un atomizzatore.
Si fa spesso uso di trappole per il monitoraggio, della
diffusione delle falene di processionaria. Il periodo migliore per
posizionare i diffusori di feromoni è il mese di giugno, quando
riprendono gli sfarfallamenti degli adulti di processionaria.
FISICA: Rimozione dei nidi sericei oppure se questi sono
localizzati in inverno sulle gemme apicali possono essere
lacerati per esporre le larve alle intemperie atmosferiche.
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EUPROTTIDE - Euproctis Chrysorrhoea
MORFOLOGIA E CICLO
Le larve vivono in modo gregario e verso la fine
dell’estate intessono nidi biancastri e compatti lunghi 5-10 cm
intorno ai rami della pianta ospite. I nidi sono formati da fili
sericei e foglie. A fine settembre, dopo un periodo di sviluppo
che va dalle 4 alle 6 settimane, le larve misurano circa 4 mm e
si trovano nel loro secondo o terzo stadio di vita. Svernano in
camere ovali singolarmente o in piccoli gruppi composti al
massimo da cinque esemplari. Dal mese di marzo, le larve
escono per riscaldarsi ai primi tepori primaverili. Iniziano a
nutrirsi partendo dalle gemme per passare poi alle prime foglie
e ai fiori. In seguito abbandonano il nido invernale e vi ritornano
solo per la muta o se le condizioni atmosferiche sono
sfavorevoli. Dopo l’ultima muta si disperdono sulla pianta e
vivono singolarmente. Un tempo l’Euprottide era conosciuto
come «parassita degli alberi da frutto» in quanto la specie
predilige in particolare Meli (Malus), Peri (Pyrus), Ciliegi, Prugni
e Susini (Prunus). La lista delle piante ospiti è piuttosto lunga e
comprende esclusivamente latifoglie.
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Larva ed adulto di Euprottide da www.waldwissen.net
DANNI
Le ripetute defogliazioni espongono la pianta all’attacco
di altri parassiti, ma le stesse non sono quasi mai causa della
morte della pianta. I danni causati dalla presenza dei peli
urticanti inducono di norma a intervenire anche su piccoli focolai
per diffusi casi irritazioni cutanee.
LOTTA
BIOLOGICA: A fine estate o in all’inizio dell’autunno si fa uso di
preparati microbiologici a base di un batterio attivo contro le
larve dei lepidotteri defogliatori, il Bacillus thuringiensis var.
kurstaki.
L’intervento tardo estivo o autunnale, finalizzato a
controllare le larve giovani ancora sprovviste e con pochi peli
urticanti deve essere realizzato non oltre settembre, prima che
quest’ultime si riparino definitivamente all’interno del nido
invernale
Prodotti a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki
possono essere utilizzati anche in primavera per interventi di
lotta tardivi.
FISICA: Rimozione dei nidi sericei.
CHIMICA:Interventi endoterapici danno ottimi risultati
con persistenza di tre anni. Diversamente , si può ricorrere,
all’utilizzo di insetticidi di sintesi del gruppo dei regolatori di
crescita distribuiti irrorando le chiome delle piante infestate
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TORTRICIDE DEL COTONEASTER - Ancylis tineana:
MORFOLOGIA E CICLO
Lepidottero che compie 1 o 2 generazioni/anno, le larve
compaiono a giugno/luglio e settembre/ottobre creano
ragnatela unendo le foglie e causando forti defogliazioni
DANNI
Danni su cotoneaster (ragnatele, defogliazione)
Adulto da www.discoverlife.org/
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LOTTA
BIOLOGICA: A inizio estate o in all’inizio dell’autunno si
fa uso di preparati microbiologici a base di un batterio
attivo contro le larve dei lepidotteri defogliatori, il Bacillus
thuringiensis var. kurstaki
CHIMICA: Trattamenti in base a soglia estetica con
Regolatori di crescita.
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Lepidotteri minatori
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MINATRICE DELL’IPPOCASTANO - Cameraria Ohridella
BIOLOGIA E CICLO
Uovo: lenticolare biancastro. La larva di 1°età apoda,
dopo diverse mute presenta zampe toraciche e pseudozampe
addominali, larva di 2°età giallastra; pupa dal colore castano
bruno; Adulto è un Lepidottero minatore fogliare, ali anteriori
marroni con striature bianco argentee e frange sul bordo; ali
posteriori grigie con frange.
Presenta sino a 4 generazioni/anno e con una eventuale
5°. Sverna come crisalide nelle foglie. Gli adulti si possono
osservare dalla fine di Marzo ad Ottobre ed oltre. Le uova
vengono deposte singolarmente sulla pagina superiore delle
foglie. Le larve scavano delle gallerie, inizialmente circolari, che
assumono, in seguito una forma irregolare e nelle quali, a
maturità, si incrisalidano
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DANNI Le larve scavano gallerie il cui sviluppo può
interessare ampie porzioni del lembo fogliare. In caso di forti
attacchi la confluenza di numerose mine può portare al
completo disseccamento della lamina fogliare. Minor attività
fotosintetica. Anticipata filloptosi estiva, seguita, a volte, da una
parziale seconda fioritura. Agli attacchi del minatore, si
aggiungono quelli dovuti a Guignardia aesculi (Antraconosi
dell’Ippocastano).
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LOTTA
BIOLOGICA: Modesto controllo da parte dei suoi
antagonisti naturali (Imenotteri Ichneumonidi).
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Coleotteri defogliatori
MORFOLOGIA E CICLO
Gli adulti hanno il corpo ricoperto da elitre, ali anteriori di
consistenza coriacea, in genere sono di colore scuro e a volte
brillante. Possono compiere il loro ciclo in più anni (anche 3 – 4)
e su parti diverse della pianta, ovvero le larve sulle radici e gli
adulti sulle foglie.
DANNI
Sulle piante di grosse dimensioni i danni non sono di
grave entità consistono nelle defogliazioni più o meno marcate
e nella conseguente riduzione della superficie fotosintetizzante.
LOTTA
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OZIORRINCO Otiorhynchus sulcatus
MORFOLOGIA E CICLO
Le larve sono bianche e senza zampe, vivono nel terreno
nutrendosi di radici e bulbi. Gli adulti sono scuri, hanno forma
ovoidale e sono incapaci di volare. Hanno abitudini notturne e si
nutrono delle foglie.
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Pupa di oziorrinco da : http://www.bonsai-italia.org/top-schede/top-fitopatologiche/17-scheda-
oziorrinco-bonsai.html
DANNI
Le defogliazioni operate dagli adulti e i danni causati alle
radici e al colletto dalle larve possono essere tali da portare la
pianta alla morte.
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Danni da otiorrinco: http://bioplanet.it/it/nematodi/heterorhabditis-bacteriophora
LOTTA
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Uso di nematodi da: http://www.trafioriepiante.it/infogardening/ambulatorio/Larvanem.htm
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CHIMICA: intervento contro gli adulti con fosforganici con
trattamenti serali perché l’adulto esce la sera con temperature
fresche
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Coleotteri Xilofagi – CERAMBICIDE DALLE LUNGHE ANTENNE - Anoplophora
chinensis
MORFOLOGIA
Adulto: è di colore nero con macchie bianche sulle elitre.
Il maschio supera i 25 mm di lunghezza e la femmina i 35 mm;
le antenne, molto lunghe, misurano da 1,2 a 2 volte la
lunghezza del corpo e sono di colore nero alternato al bianco.
Entrambi gli individui sono dotati di buona capacità di volo.
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Larva con danno da: http://www.comune.bustogarolfo.mi.it/roccolo/natura/nocivi/anoplophora.htm
BIOLOGIA
Anoplophora chinensis compie l’intero ciclo uovo-adulto
in uno oppure due anni. In Lombardia lo sfarfallamento avviene
dall’inizio di giugno alla fine di agosto. Gli adulti si alimentano a
spese della corteccia dei getti dell’anno di diverse specie
vegetali, in particolare di Acer saccharinum. La femmina, dopo
essersi nutrita, ovidepone in prossimità del colletto e sulle radici
affioranti. Con le mandibole incide la corteccia e vi inserisce un
singolo uovo. Ogni individuo è in grado di deporre oltre settanta
uova. Le larve scavano gallerie di alimentazione nel legno delle
radici e del fusto; inizialmente sono superficiali, in seguito si
approfondiscono. L’attività trofica viene interrotta nei mesi più
freddi per riprendere a marzo.
LOTTA
Il controllo di questo xilofago risulta di notevole difficoltà per
diversi motivi:
• numero elevato di latifoglie su cui può svilupparsi;
• limitata efficacia degli agenti di controllo naturali;
• difficoltà a rilevarne la presenza (questa infatti è
osservabile solo con lo sfarfallamento degli adulti, o per
la rosura delle larve).
Per quanto riguarda la difesa chimica, attualmente le
sperimentazioni effettuate in diversi Paesi danno risultati
poco soddisfacenti.
L'unica alternativa per l'eradicazione dell'insetto è quindi
l'estirpazione delle piante ospiti e con l'asportazione o
devitalizzazione del ceppo e dell'apparato radicale.
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