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In molte regioni desertiche sono presenti formazioni vegetali che si sono adattate alla scarsità
d'acqua e all'intenso calore diurno. Le piante del deserto sono generalmente in grado di conservare e
sfruttare al massimo la poca acqua a loro disposizione. Molte angiosperme tipiche dei deserti inoltre
vivono soltanto per pochi giorni: i loro semi giacciono al suolo, talvolta per anni, fino a che un
acquazzone permette loro di germogliare.Le specie legnose hanno forti radici che raggiungono
l'acqua in profondità; oppure straordinariamente estese in superficie, atte a catturare la rugiada o le
gocce d'acqua delle piogge più leggere. Le piante del deserto hanno di solito foglie piccole, che
limitano la traspirazione; altre piante durante la stagione arida perdono le foglie, realizzando la
fotosintesi attraverso i fusti. Le piante grasse conservano l'acqua nei loro fusti carnosi e nelle radici;
le spine, che sono foglie modificate, servono a proteggerle dagli animali, che altrimenti le
distruggerebbero per ricavarne acqua. Molte piante del deserto assimilano e immagazzinano
anidride carbonica solo di notte; durante il giorno i loro pori sono chiusi per impedire
l'evaporazione dei liquidi.
I deserti e l'uomo
Le popolazioni che vivono nei deserti hanno dovuto adattare il loro stile di vita alle severe
condizioni dell'ambiente: così i beduini dell' africa settentrionale, i San del Kalahari e gli aborigeni
australiani. Ad esempio, i Tuareg praticano l'agricoltura esclusivamente nelle oasi, e grazie al
nomadismo possono anche allevare bestiame.
Numerosi tentativi per sfruttare i terreni desertici a scopo agricolo sono stati fatti su larga scala da
paesi confinanti con queste regioni o legati commercialmente con i loro governi; l'assunto da cui
hanno preso le mosse questi progetti è che, poiché nel deserto non scorre acqua in superficie, vi è
poco drenaggio di sostanze nutritive, per cui il suolo dovrebbe essere fertile. Sono stati realizzati
complessi sistemi di irrigazione che attingono acqua dai fiumi o da profondi pozzi. Ma alcuni gravi
problemi hanno poi reso vane simili imprese: in primo luogo, la forte evaporazione dell'acqua
dispersa nei campi determina un accumulo di sale sul terreno che lo rende inadatto alle coltivazioni.
Inoltre, le riserve naturali dalle quali è prelevata l'acqua sono destinate a esaurirsi. Infine, il
disboscamento (perlopiù mediante il fuoco) e l'allevamento intensivo nelle terre semiaride ai
margini dei deserti (ad esempio nel Sahel) sono i maggiori responsabili del processo di
desertificazione, che sempre più sta diventando un problema di interesse mondiale
eseguito dalle nazione unite nel 1984 ha stabilito che il 35% delle terre emerse è attualmente
minacciato dal processo di desertificazione.