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Mod. 02 “Format dispense corsisti” rev. 2.0 del 23/07/2019 - PRO. 06 IMAT “Progettazione Corsi”
RUOLO /
AGGIORNAMENTO
EDIZIONE DATA STRUTTURA DI AUTORE FIRMA
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APPARTENENZA
Questo manuale è di proprietà IMAT “Italian Maritime Academy Technology”. Ogni divulgazione,
riproduzione o cessione di contenuti a terzi deve essere autorizzata dalla Direzione Aziendale.
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Administration Office
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Bridge Simulator
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Concetti fondamentali
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Principio di Archimede
S = spinta idrostatica
S = ω •V ω = peso specifico
V = volume di carena
E’ bene notare che tale principio dà l’intensità, la direzione e il verso della spinta S
ma non il suo punto di applicazione C (Centro di spinta), che può considerarsi
coincidente con il Centro del volume della parte di scafo immerso che viene
definito Centro di carena. Cioè:
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Condizione di galleggiabilità
Δ=S
Dove:
Δ è il dislocamento della nave
S è la spinta idrostatica di Archimede
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Dislocamento
Il termine Dislocamento indica il peso totale della nave,espresso in tonnellate,
che per la legge di Archimede è uguale al peso del volume di liquido spostato
dalla carena della nave. Ai fini dello studio della stabilità della nave si può
ritenere il peso della nave come un’unica forza applicata in un importantissimo
punto chiamato Baricentro. Nella particolare condizione di nave galleggiante si
può ritenere l’espressione del dislocamento uguale alla espressione utilizzata per
il calcolo della spinta idrostatica cioè :
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Dislocamento
Le condizioni di carico della nave sono comprese tra un valore minimo, corrispondente
alla nave scarica, e un valore massimo, corrispondente alla nave a pieno carico: nel
primo caso si parla di dislocamento leggero (lightweight displacement), identificato
come il peso della nave completamente allestita ma priva di carico, equipaggio e
dotazioni consumabili, al quale corrisponde il minimo valore di immersione, mentre
nel secondo caso si parla di dislocamento pesante o dislocamento di pieno carico (full
loaded displacement/design displacement) al quale corrisponde l’immersione
massima della nave, identificata a partire dal minimo bordo libero estivo.
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Portata
La portata di una nave rappresenta il peso che è possibile imbarcare senza superare il
galleggiamento massimo consentito. Dalla definizione di dislocamento pesante e
dislocamento leggero si intuisce che la loro differenza rappresenta la totalità dei pesi
imbarcabili, non differenziati per tipologia; in tale caso si parla di portata lorda DW
(deadweight). Essa comprende dunque il carico, il bunker (cioè il combustibile),
l’eventuale zavorra, l’acqua potabile, e tutti i pesi che costituiscono la già citata costante
nave; riguarda quindi sia l’oggetto del contratto di trasporto, cioè il carico, sia i pesi
operativi, cioè quelli utili a far funzionare la nave (dal combustibile all’equipaggio).Noto
il peso della nave e considerata la costante nave, ad una certa immersione corrisponde
una determinata portata lorda e la loro correlazione è ricavabile dalla scala delle portate
(deadweight scale), rilasciata dal cantiere.
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Portata
Per riferirsi al solo carico pagante,
bisogna sottrarre dalla portata
lorda proprio i pesi operativi,
ottenendo quella che si chiama
portata netta (net capacity); la sua
determinazione è necessaria per
motivi commerciali e per la
pianificazione della caricazione
della nave, ma il calcolo dipende
da variabili che afferiscono alla
particolare traversata che la nave
deve effettuare ed esiste una
procedura ben precisa
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Stazza
La Stazza è il volume degli spazi chiusi della nave ed è utile, più che per motivi tecnici,
perché rappresenta il riferimento amministrativo e identificativo della nave. Essa
veniva tradizionalmente misurata in tonnellate di stazza, unità di misura equivalente a
100 piedi cubi, cioè 2,832 m3. La stazza lorda GT (gross tonnage) rappresenta la
capacità di tutti gli spazi chiusi, misurata fuori ossatura ad esclusione di alcune zone
come recessi e aperture particolari con scarsi o assenti sistemi di chiusura.
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Stazza
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Stazza
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Dislocamento unitario
il dislocamento unitario si può intendere come quel peso che, imbarcato o sbarcato
dalla nave, provoca una variazione dell’immersione media di 1 cm;
L’espressione del TPC si può ottenere determinando il volume di una certa zona di
carena (ottenibile come prodotto tra l’area della figura di galleggiamento AW e l’altezza
di 1 cm corrispondente a 0,01 m) e moltiplicarlo per la densità dell’acqua ottenendo
cioè il dislocamento relativo a quella zona. Il TPC a cui ci si riferisce è usualmente
quello che si ha in acqua salata, tuttavia esso varierà se ci si trova in acqua dolce o
salmastra; a galleggiamento immutato, che significa AW costante, chiamando TPC’ il
dislocamento unitario alla generica densità si può scrivere:
ω'
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Dislocamento unitario
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Dislocamento unitario
Per via del suo legame con Aw , e quindi con l’immersione media, il valore del
discolamento unitario è facilmente ottenibile dai tabulati delle carene dritte.
Per quanto riguarda l’utilizzo pratico del dislocamento unitario bisogna tener
presente la seguente proporzione:
TPC : ( ) = P : Δim
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ω'
Δim
ω'
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FWA
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Draft Survey
Data la diretta correlazione tra immersione della nave e dislocamento, è possibile
ricavare il peso della nave in qualsiasi istante semplicemente leggendo i valori sulle
scale dei pescaggi: dal valore dell’immersione media si può ottenere il dislocamento
da apposite tavole, avendo cura di apportare alcune correzioni per rendere la lettura
precisa. Questo procedimento è detto draft survey.
Il draft survey è utilizzato prevalentemente per determinare il peso della nave al
termine della caricazione e ottenere così l’entità del peso imbarcato conoscendo il
dislocamento iniziale e valutando l’entità dei liquidi deducibili da appositi sondaggi;
risulta molto utile anche per la determinazione dei pesi non computati (Deadload),
cioè dell’insieme dei pesi non compresi nei tabulati iniziali di nave nuova, ma che via
via si sono aggiunti nel tempo.
I pescaggi vanno letti su entrambi i lati della nave e fra loro mediati, inoltre è
essenziale disporre anche dell’immersione centrale; l’operazione andrebbe svolta con
mare perfettamente calmo, sebbene in molti casi i valori delle immersioni siano oggi
disponibili a bordo con sistemi automatizzati (teleimmersiometri che rilevano la
pressione dell’acqua in corrispondenza della chiglia).
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Bordo libero
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Il bordo libero viene stabilito per ogni nave in funzione della lunghezza attraverso
semplici tabelle o grafici che ne forniscono il valore in millimetri; esistono due tabelle
diverse ( oppure grafici) , afferenti a due famiglie di navi create ad uso della stessa LL
Convention:
➢ Navi di tipo A: le navi progettate per trasportare carichi liquidi alla rinfusa,
con particolari caratteristiche di allagabilità e stabilità; si tratta di navi caratterizzate da ponti
integri, senza boccaporte e quindi particolarmente resistenti al mare, e con bassa
permeabilità dei locali (LL Convention, Regulation 27), alle quali viene concesso di
mantenere un valore di bordo libero inferiore.
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Quello ottenuto dalle citate tabelle è il bordo libero tabulare, che va poi corretto per
alcune caratteristiche costruttive della nave, giungendo al bordo libero estivo (summer
freeboard), che rappresenta il riferimento per il tracciamento delle marche di bordo
libero (load lines). Il rispetto deli limiti sul bordo libero deve poter essere verificato in
ogni momento dall’esterno e per questo si applicano delle marche (in rilievo) sul lato
nave, in corrispondenza della perpendicolare media
Si hanno essenzialmente tre blocchi, composti da varie linee con lunghezze diverse
ma aventi tutte spessore 25 mm:
➢ Linea di riferimento (deck line): è una linea orizzontale, di lunghezza 300 mm, tracciata a
centro nave su entrambi i lati, il cui lato superiore è posto in corrispondenza
dell’intersezione tra il fasciame di murata e il prolungamento della superficie superiore
del ponte di bordo libero.
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➢ Occhio di Plimsoll (load line mark/Plimsoll disk): si tratta di una linea orizzontale con
lunghezza 450 mm e di una marca anulare di diametro 300 mm, poste verticalmente al di
sotto della linea di riferimento, ad una distanza tale che tra la sua faccia superiore e
quella della linea di riferimento si abbia esattamente una distanza pari al minimo bordo
libero estivo; essa rappresenta il massimo galleggiamento consentito nella grande
maggioranza dei casi.
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➢ Zona estiva (summer zone): dove non si registrano percentuali maggiori del 10%
relativamente alla presenza di venti con forza 8 della scala Beaufort, o maggiore;
➢ Zona tropicale (tropical zone): dove non si registrano percentuali superiori all’1%
relativamente alla presenza di venti con forza 8 della scala Beaufort, o maggiore,
e non si registra più di una tempesta tropicale per ogni area di 5° in ogni mese
dell’anno, nell’arco temporale di 10 anni.
Detta terminologia non deve trarre in inganno, infatti i confini delle zone sono speci-
ficamente indicati nella Convenzione in termini di paralleli o tratti lossodromici: indi-
cativamente si ha zona estiva intorno ai 30° di latitudine Nord e Sud e zona tropicale
nella zona equatoriale, ma si estenderà in tutti i mari particolarmente tranquilli come
ad esempio il Mar Rosso e il Golfo Persico.
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Alle due zone principali si affiancano, alle alte latitudini, le zone invernali stagionali (winter
seasonal zone), per le quali sono indicate le date in cui vanno considerate invernali e quelle
in cui vanno considerate estive; come queste esistono porzioni di mare più limitate, per le
quali si usa il termine aree anziché zone, sempre stagionali, in cui il bordo libero da
rispettare cambia a seconda del periodo dell’anno tra estivo/tropicale (seasonal tropical
area) o estivo/invernale (winter seasonal area).
Per le aree e le zone stagionali la Convenzione riporta precisamente le date in cui avviene il
cambiamento di tipologia. In qualche caso si prevedono aree stagionali specifiche anche solo
in funzione della lunghezza della nave, come nel caso della zona di mare antistante il Golfo
del Leone nel Mediterraneo fino a Corsica e Sardegna che è da considerarsi invernale dal 16
dicembre al 15 marzo solo per le navi con lunghezza inferiore a 100 m.
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Questo esempio fa capire come le zone e le aree di bordo libero che la nave si trova a dover
attraversare durante la spedizione influenzino direttamente la determinazione della portata
netta, cioè il dato di riferimento per procedere all’elaborazione del piano di carico; si vede
dunque come ci sia una correlazione stretta tra pianificazione della traversata e
pianificazione dello stivaggio.
Il calcolo della portata netta consiste essenzialmente nella sottrazione dalla portata lorda di
tutti i pesi operativi da imbarcare a bordo, dei quali il più rilevante è il bunker, calcolabile
moltiplicando i giorni previsti di navigazione per il consumo giornaliero e prevedendo una
certa riserva:
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Nella formula oltre ai dati già illustrati, compaiono A ad indicare l’acqua totale imbarcata per
gli usi di bordo, nella quale si può comprendere anche la zavorra, e Ʃ riguardante i pesi morti
che si compongono della costante nave, e di tutto quanto venga caricato per la specifica
spedizione (provviste, attrezzature particolari ecc.).
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Primi concetti
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Primi concetti
In fisica si parla di equilibrio (balance) quando in un sistema risulta nulla sia la
sommatoria delle forze sia quella dei momenti.
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Primi concetti
Ogni nave viene costantemente
spostata dalla propria condizione di
equilibrio, in due condizioni ben
precise:
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Su una nave ferma in acqua, le uniche forze agenti sono la forza peso P e la spinta idrostatica S,
agenti rispettivamente nel baricentro G e nel centro di carena B della nave. La posizione del
centro di gravità G dipende dalla distribuzione dei pesi della nave, mentre la posizione del
centro di carena B dipende dalla forma della parte immersa dello scafo. Affinché la nave sia in
una condizione di equilibrio le due forze devono risultare uguali in modulo e allineate.
G = CENTRO DI GRAVITÀ
P = FORZA PESO
S = SPINTA IDROSTATICA
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Il raggio metacentrico dipende da soli due valori, dei quali uno, il volume di
carena, è assunto costante per una certa inclinazione, trattandosi di isocarene; BM
è dunque legato con proporzionalità diretta al solo momento d’inerzia trasversale
della figura di galleggiamento, quindi crescerà all’aumentare dell’inclinazione, a
meno fino a quando inizierà ad immergersi il ponte principale o ad emergere il
ginocchio.
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Evoluta metacentrica
Si consideri la curva dei centri isocarenici di carena suddivisa in una serie di
archetti di ampiezza limitata.
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Evoluta metacentrica
Il luogo geometrico dei metacentri, cioè l’insieme di tutti i punti
successivamente occupati dai metacentri, assume la configurazione di una
curva con andamento crescente ed una cuspide oltre la quale inizia a
decrescere; si parla di evoluta metacentrica a rami inizialmente ascendenti.
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Prometacentro
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Condizioni di equilibrio
Sarà la posizione del metacentro M
(oppure dei prometacentri H) a dover
essere confrontata con quella del
baricentro G per individuare le possibili
condizioni di equilibrio.
Equilibrio stabile
Il metacentro M (oppure il
prometacentro H) si trova al di
sopra del baricentro G
Equilibrio instabile
Il metacentro M (oppure il
prometacentro H) si trova al di
sotto del baricentro G
Equilibrio indifferente
Il metacentro M (oppure il
prometacentro H) si trova a
coincidere con il baricentro G
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GZ è il cateto di un triangolo
rettangolo e quindi si può esprimere
in funzione dell’ipotenusa GH e
dell’angolo opposto 𝜑 :
𝐺𝑍 = 𝐺𝐻 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑
𝑀𝑠 = ∆ ∙ 𝐺𝐻 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑
Purtroppo sebbene sia sempre nota la posizione di G, mancano i riferimenti
per valutare la quota di H e quindi dell’altezza prometacentrica GH.
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KX = 𝐾𝐺 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑
Sostituendo nell’equazione GZ si ottiene:
GZ = 𝐾𝑁 − 𝐾𝐺 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑
Sostituendo nell’equazione Ms si ottiene:
𝑀𝑠 = ∆ ∙ (𝐾𝑁 − 𝐾𝐺 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑)
Quest’equazione è nota dato che è nota la coordinata Z del baricentro (Zg), che è
proprio uguale alla distanza KG, oltre che il valore del braccio di carena KN.
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Metodo metacentrico
La forma della curva dei centri di isocarene giustifica l’utilizzo del metacentro
iniziale fino a inclinazioni che a seconda del tipo di nave possono raggiungere
10°÷12°, infatti entro tali limiti la curva è approssimabile ad un arco della
circonferenza con centro M e raggio BM
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Metodo metacentrico
La semplificazione proposta
consente di trovare
un’espressione del
momento di stabilità assai
più semplice di quanto
proposto nel paragrafo
precedente: questa volta
per ottenere il braccio di
stabilità GZ si applicano le
regole della trigonometria
al triangolo GMZ
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Metodo metacentrico
Quindi lo scopo è di determinare il momento di Stabilità trasversale (Ms), al fine di fare ciò si
considera che il momento è dato dal prodotto di una forza per il braccio (spostamento):
𝑀𝑠 = 𝐹 ∙ 𝑏 = Fp ∙ 𝑏 = ∆ ∙ b
il braccio b è rappresentato dal segmento GZ, quindi la formula sopra riportata diventa:
𝑀𝑠 = ∆ ∙ 𝐺𝑍
Il valore di GZ si può calcolare applicando le regole della trigonometria al triangolo GMZ, ossia un
cateto è uguale all’ipotenusa per il seno dell’angolo opposto, ottenendo:
𝐺𝑍 = 𝐺𝑀 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑
Sostituendo nell’equazione Ms si ottiene:
𝑀𝑠 = ∆ ∙ 𝐺𝑀 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑
GM rappresenta la distanza tra il baricentro ed il metacentro, e prende il nome di altezza
metacentrica.
Una volta determinata l’equazione del momento di stabilità (Ms) in funzione dell’altezza
metacentrica GM, va evidenziato che questo parametro può essere determinato in 3 differenti
modi facendo riscrivere l’equazione del Ms in differenti modi. Va evidenziato che cambia la forma
che rappresenta l’equazione di Ms ma non cambia il concetto.
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𝑀𝑠 = ∆ ∙ 𝐵𝑀 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑 - ∆ ∙ 𝐵𝐺 ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑
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GM = KM − KG.
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Diagramma di stabilità
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Diagramma di stabilità
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➢ il bordo libero poiché varierà l’angolo a cui risulta immerso il ponte principale con
conseguente estensione dell’intervallo positivo del diagramma;
➢ la larghezza della nave a causa della sua influenza sul valore del momento
d’inerzia rispetto all’asse longitudinale;
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Diagramma di stabilità
Si può ricavare il valore dell’altezza metacentrica in funzione del braccio di
stabilità sullo stesso diagramma:
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Diagramma di stabilità
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Diagramma di stabilità
La stabilità dinamica o riserva di stabilità è esprimibile come
RS = M S d
0
e poiché il tutto è esprimibile anche in funzione del braccio RS = GZ d
0
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Diagramma di stabilità
➢ Essa può essere definita come l’energia che la causa esterna deve spendere
per portare la nave all’inclinazione α
➢ Essa è il lavoro che deve spendere la nave per passare dalla posizione
inclinata α fino a rientrare nella posizione trasversale dritta (α = 0°)
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Diagramma di stabilità
Essa rappresenta l’energia che una causa esterna dovrebbe sviluppare per
portare la nave fino all’angolo di capovolgimento. Analogamente essa
rappresenta l’energia che la nave possiede per contrastare le inclinazioni
trasversali prodotte dalle cause esterne
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Diagramma di stabilità
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Diagramma di stabilità
Azione di un momento inclinante su nave inizialmente dritta
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Diagramma di stabilità
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Nave ingavonata
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Nave ingavonata
Può accadere che una condizione di iniziale instabilità non si
traduca in una situazione di rischio generalizzato: la nave può
trovare una posizione di equilibrio stabile ad un certo angolo di
sbandamento diverso da zero. In tali condizioni si parla di
ingavonamento, definito quindi come la condizione che
assume una nave avente altezza metacentrica negativa,
avente cioè baricentro G al di sopra del metacentro iniziale M.
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Nave ingavonata
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Nave ingavonata
M ST.INIZIALE < 0
f ® aumentare LA NAVE
SBANDA
B'- allineato-G º H
FIN
CHE:
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Nave ingavonata
Particolare risulta il diagramma di stabilità di una nave
ingavonata, in quanto esso si estenderà al di sotto dell’asse delle
ascisse per un certo intervallo intorno all’origine, corrispondente
proprio agli angoli di inclinazione per i quali si ha un’altezza
metacentrica negativa.
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Prova di stabilità
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2) dopo che la nave è stata completamente allestita e portata alla voluta condizione
di carico (per le dovute verifiche contrattuali);
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𝑀𝑧 = 𝐹𝑜𝑟𝑧𝑎 ∙ 𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑜 = Fp ∙ 𝑏 = 𝑝 ∙ b
Il valore di b si può calcolare applicando le regole della trigonometria al
triangolo in figura, ossia un cateto è uguale all’ipotenusa per il coseno
dell’angolo adiacente, ottenendo
b = y cos 𝜑 𝑀𝑧 = 𝑝 𝑦 𝑐𝑜𝑠 𝜑
Considerando che 𝑀𝑠 = ∆ ∙ (GM) ∙ 𝑠𝑖𝑛𝜑
p× y× cos f D × GM ×sin f
MZ = MS p× y× cos f = D ×GM ×sin f =
cos f cos f
p× y = D ×GM × tan f
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Dalla formula è possibile ottenere il valore KG, ossia la quota (Zg) del baricentro
rispetto al punto di chiglia K.
Si evidenzia che il valore di KG è funzione della distribuzione dei pesi a bordo.
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Può accadere che, eseguita la Prova di stabilità, si trovi un valore dell’altezza metacentrica (r − a)
diverso da quello previsto in sede di progetto. A questo punto si necessita applicare dei metodi
correttivi che agiscono sulla stabilità di peso o di forma:
1) spostare pesi verso la parte bassa della nave, qualora possibile;
2) zavorrare la nave imbarcando in sentina pani di ghisa o blocchi di cemento con conseguente
aumento del Dislocamento e diminuzione della velocità;
3) aumentare il momento d’Inerzia minimo della figura di galleggiamento agendo cioè sul
rapporto r = IX /V, questo in pratica consiste nell’ allargare la figura di galleggiamento con
l’applicazione nella zona di galleggiamento dei controbordi o bottazzi (controcarene).
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➢ dislocamento Δ
➢ dislocamento unitario TPC
➢ momento unitario d’assetto MCTC
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Spostamento pesi
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• l’inclinazione trasversale
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Teorema di Varignon
In seguito allo spostamento di un peso p per una distanza d, il baricentro G della nave si
sposta parallelamente e nello stesso verso dello spostamento effettuato, della quantità:
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Gli spostamenti di un peso possono avvenire lungo i 3 assi della nave ossia:
1) Asse Z – Spostamento Verticale
2) Asse Y – Spostamento Trasversale
3) Asse X – Spostamento Longitudinale;
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𝑃⋅𝑥
𝐺𝐺 ′ =
∆
∆ 𝑅 − 𝑎 𝑠𝑒𝑛 𝛽 = 𝑝 𝑥 cos 𝛽
Da cui
𝑝∙𝑥
𝑡𝑔𝛽 =
∆ 𝑅−𝑎
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Trim = TA − TF
𝐶𝑇 = ∆𝑇𝐴 + ∆𝑇𝐹
CT = LBP tan
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CT = LBP tan
CT
tan =
LBP
LCF
TA = CT
LBP
( LBP − LCF )
TF = CT
LBP
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DEF: Il momento unitario di assetto è quel momento che bisogna applicare alla
nave dritta per far variare di un centimetro l’assetto della nave. Sappiamo che:
p
CT = LBP tan = LBP
( R − a)
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( R − a)
M .C.T .1C =
100 LBP
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px
CT =
M .C.T .1C
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px
CT =
M .C.T .1C
Si va a definire come essa si suddivide sui due pescaggi estremi con le relazioni:
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In seguito allo spostamento trasversale di un peso p per una distanza y, il centro di gravità
della nave subisce uno spostamento trasversale GG’ nello stesso senso dello spostamento
effettuato, essendo:
Al nuovo galleggiamento di
equilibrio le forze ∆ e S
agiscono lungo la verticale
del centro di carena C.
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∆ (r - a)sen α = p y cos α
Da cui
py
tg =
D( r − a)
Questa relazione è possibile utilizzarla per calcolare di che entità deve essere un
peso da spostare di una distanza data (ad esempio quella fra due casse di
zavorra) per provocare un certo sbandamento fissato, quindi ad esempio per
raddrizzare la nave.
∆ ∙ 𝑟 − 𝑎 ∙ 𝑡𝑔α
𝑝=
𝑦
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In seguito allo spostamento verticale di un peso p per una distanza z, il centro di gravità
della nave subisce uno spostamento verticale GG’ nello stesso senso dello spostamento
effettuato, essendo:
𝑃⋅𝑧
𝐺𝐺 ′ =
∆
Per spostamenti verso il basso si incrementa sia l’altezza metacentrica che il momento
corrispondente. Per spostamenti verso l’alto invece la stabilità tenderà a peggiorare e
bisogna fare molta attenzione per evitare che G vada a posizionarsi al di sopra di M.
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𝑝⋅𝑧
𝑟 − 𝑎′ = 𝑟 − a ±
∆
𝑝∙𝑧
𝑀 = ∆ 𝑟−𝑎± 𝑠𝑒𝑛α
∆
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A. Spostamento verticale per una distanza z che provoca una variazione nell’altezza
metacentrica
B. Spostamento orizzontale x che provoca un’inclinazione longitudinale di un angolo β
C. Spostamento orizzontale trasversale y che provoca un’inclinazione trasversale di un
angolo α
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Si possono quindi trovare le nuove coordinate del baricentro a partire dagli spostamenti
del peso lungo i tre assi principali:
px
XG ' = XG D
p y
G’ YG ' = YG
D
pz
ZG ' = ZG D
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Imbarco/sbarco pesi
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Imbarco/sbarco pesi
Quando si imbarca o si sbarca un peso “p”, il dislocamento diventa ∆’ = ∆ ± p
applicato nel punto G’.
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Imbarco/sbarco pesi
1) La prima fase consiste nell’imbarcare il peso lungo la verticale passante per il centro C0
dello strato ( o zona) di sovraimmersione alla stessa quota dell’effettivo punto di
imbarco calcolando le nuove coordinate baricentriche;
2) La seconda fase consiste nello spostare virtualmente questo peso dalla verticale del
centro C0 fino all’effettiva posizione finale assunta e valutare gli effetti sulla nave.
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Imbarco/sbarco pesi
Analogamente in caso di sbarco si considera prima lo spostamento fino al centro di
sovraimmersione C0 e poi si effettua l’effettivo sbarco, calcolando le nuove coordinate
baricentriche. Per poter calcolare le coordinate baricentriche si procede con il Teorema di
Varignon. L’ascissa 𝑋𝑐𝑜 del centro dello strato addizionale è data dalla relazione:
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Imbarco/sbarco pesi
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Imbarco/sbarco pesi
Nella fase n°2 occorre inizialmente riferire le ascisse dei pesi (solitamente
definite a partire dalla PpAD) rispetto alla verticale del centro C0 di
sovraimmersione.
Ʃ(𝑝𝑖 ∗ 𝑋𝑖 )
𝐶𝑇 =
𝑀𝐶𝑇1𝐶
121
Imbarco/sbarco pesi
Come precedentemente affermato nella trattazione dello spostamento pesi si può
suddividere la variazione di assetto sui due pescaggi estremi utilizzando le seguenti
relazioni:
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DXG px
XG ' = D p
DYG py
Il nuovo baricentro sarà dato da: G’ YG ' =
D p
(+) imbarco
DZG pz
(-) sbarco ZG ' =
D p
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Punti neutri
I punti neutri sono punti situati sul piano di galleggiamento iniziale, quasi simmetrici
rispetto al centro di galleggiamento G, sulle cui verticali imbarcando o sbarcando un
peso di lieve entità varia solo uno dei pescaggi estremi.
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Punti neutri
La loro posizione si può determinare immaginando di imbarcare un peso in CF,
calcolare la sovraimmersione provocata ed effettuare successivamente uno
spostamento longitudinale tale che annulli, ad una estremità, l’incremento di
immersione precedentemente provocato.
L’aumento di immersione dovuta all’imbarco è, com’è noto:
𝑝
∆𝑇𝑚 =
100 ∗ 𝑇𝑃𝐶
Per annullare tale sovraimmersione ad esempio a poppa bisognerà spostare il
peso verso prua di una distanza x, in modo che l’immersione a poppa diminuisca
di un’entità esattamente uguale a ΔTm; sappiamo che la variazione
dell’immersione poppiera per spostamento pesi è la seguente:
LCF
TA = CT
LBP
Si ha dunque:
∆𝑇𝑚 = ΔTA
125
Punti neutri
𝑝 𝐿𝐶𝐹 𝑝 ∗ 𝑋𝑁𝐹
= ∗
100 ∗ 𝑇𝑃𝐶 𝐿𝐵𝑃 100 ∗ 𝑀𝐶𝑇1𝐶
Da cui :
𝐿𝐵𝑃 𝑀𝐶𝑇1𝐶
𝑋𝑁𝐹 = ∗
𝐿𝐶𝐹 𝑇𝑃𝐶
Analogamente si ottiene :
𝐿𝐵𝑃 𝑀𝐶𝑇1𝐶
𝑋𝑁𝐴 = ∗
(𝐿𝐵𝑃 − 𝐿𝐶𝐹 ൯ 𝑇𝑃𝐶
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Punti neutri
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Carichi mobili
128
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Generalità
➢ Carichi pendolari
➢ Carichi scorrevoli
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Carichi pendolari
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Carichi pendolari
Vincolati alla
Già presenti verticale
a bordo
Liberi di
oscillare
Carichi
pendolari
Di lieve
entità
imbarcati Di peso
rilevante
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Carichi pendolari
132
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Carichi pendolari
Nel caso di carico pendolare libero di oscillare si presenta il problema dovuto al
fatto che il momento prodotto dall’oscillazione del peso è sempre opposto a
quello di stabilità statica trasversale
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Carichi pendolari
(in figura)
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Carichi pendolari
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Carichi pendolari
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Carichi pendolari
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Carichi pendolari
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Carichi scorrevoli
Generalità
figura
139
Carichi scorrevoli
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Carichi scorrevoli
α≥ϕ
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Carichi scorrevoli
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Carichi scorrevoli
I carichi omogenei alla rinfusa (granaglie) non destano preoccupazione fin
quando la nave resta dritta. Quando invece la nave si inclina per una causa
qualsiasi tale che l’angolo di inclinazione della nave sia superiore all’angolo di
naturale declivio del carico la superficie libera del carico, che non riempie
completamente le stive, scivola a murata.
ϕ
ϕ
ϕ
ϕ ϕ ϕ
143
Carichi scorrevoli
Tale spostamento di carico sarà causa dello spostamento del baricentro della
nave che rimarrà sbandata ed esposta ad ulteriori sbandamenti trasversali ed
ulteriori spostamenti di carico. Ciò sarà causa di diminuzione della stabilità della
nave per via della riduzione della riserva totale di stabilità e sarà evidenziata da
una riduzione dell’area sottesa dal diagramma di stabilità. Per evitare sono state
progettate e costruite navi autostivanti la merce alla rinfusa tende a riempire
completamente le stive
144
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Carichi scorrevoli
Le navi non tipizzate possono trasportare egualmente materiali incoerenti a
condizione che :
1) Prima della caricazione vengano costruiti dei casci ovvero delle paratie
longitudinali di legno amovibili, approntate dall’equipaggio o dalle maestranze di
terra
2) Dopo la caricazione vengano costruiti dei cassoni alimentatori o delle scodelle di
sacchi riempiti di granaglie allo scopo di ridurre al minimo i movimenti del carico
nelle stive e nei corridoi
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Carichi scorrevoli
146
73
30/10/2020
Come per i casi precedenti, anche in questo caso il baricentro del carico si muoverà in
seguito ad un inclinazione trasversale della nave. Per valutare l’innalzamento virtuale
del baricentro GGV detto FSE (Free-Surface Effect) si usa paragonare il movimento del
baricentro di un carico liquido a superficie libera al movimento a cui è soggetto il
centro di carena isocarenico della nave in seguito alle inclinazioni: per questo si usa
parlare di carena liquida. È noto che, per inclinazioni limitate, la retta d’azione della
spinta idrostatica di una nave converge sempre in un punto chiamato metacentro,
dunque lo stesso farà la retta d’azione della forza peso del liquido, con un effetto
simile a quello di un carico sospeso, virtualmente posizionato molto più in alto
rispetto alla realtà
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148
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Per cui agli effetti della stabilità il carico liquido a livello libero può essere
considerato come un carico sospeso ad un filo ideale di lunghezza z fissato al
punto K. Si dovrà quindi considerare uno spostamento verticale virtuale del peso
p del liquido nel punto K che comporta una riduzione dell’altezza metacentrica
trasversale della quantità:
𝑃⋅𝑧
𝐺𝐺 ′ =
∆
Per cui il valore del momento di stabilità statica trasversale sarà definito da:
𝑝∙𝑧
𝑀 = ∆ 𝑟−𝑎− 𝑠𝑒𝑛α
∆
Come risulta chiaro dall’espressione sarà necessario ridurre l’entita del rapporto
p*z/Δ per evitare una riduzione eccessiva dell’altezza metacentrica trasversale. Per
fare ciò occorre determinare un espressione che permetta il calcolo della quantità
incognita z
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𝑝 ∙ 𝐼𝑥
𝑀 = ∆ 𝑟−𝑎− 𝑠𝑒𝑛α
Δ·𝑉
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Dalla quale si rileva come l’effetto riducente della stabilità sia indipendente dal
peso del liquido ed inoltre sia funzione del momento di inerzia della superficie
liquida libera rispetto all’asse longitudinale x e quindi, di conseguenza, della
estensione superficiale della superficie libera. Infatti, poiché la gran parte dei
contenitori di bordo adibiti a carichi liquidi sono di forma parallelepipeda,
determineranno una superficie liquida libera di forma rettangolare il cui
momento di inerzia è dato da:
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Diamo il nome di Free Surface Effect alla quantità espressa dal rapporto:
Fluid GM
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ROLLIO
Rollio: dipende sia dalle oscillazioni sia dal periodo delle onde e dalla loro direzione di
provenienza.
Periodo di rollio
I
T = 2
D(r − a)
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BECCHEGGIO
In navi e imbarcazioni il beccheggio è uno dei moti nave dotato di forze di richiamo naturali e
per questo caratterizzato da un andamento di tipo oscillatorio. Il beccheggio è provocato
principalmente per effetto del moto ondoso e solo in misura molto minore dagli spostamenti di
pesi a bordo e dall'interazione con altre forze esterne, questo per la preponderante componente
d'inerzia ai moti longitudinali che caratterizza un mezzo marino di forme convenzionali (cioè di
forma allungata nella direzione prua-poppa). Esso si presenta come il moto oscillatorio
tipicamente caratterizzato dalle minori ampiezze angolari su un mezzo marino e dunque il meno
soggetto alla necessità di controllo esterno, che tuttavia può essere ottenuto, quando
necessario, attraverso coppie di dispositivi (simili a quelli adottati per il controllo del rollio)
situati alle estremità poppiere e prodiere.
Periodo di beccheggio
Iy
T = 2
D( R − a)
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IMBARDATA
Moto di oscillazione intorno all'asse verticale Z. La sua entità dipende dal valore del momento
d'inerzia della nave-carico rispetto all'asse z, in pratica dalla distribuzione del carico in senso
longitudinale. Maggiore concentrazione del carico verso le estremità riduce il moto d'imbardata
e conferiscce stabilità di rotta alla nave; tuttavia ciò contrasta con la facilità di sollevamento della
pruma e della poppa. Viceversa maggiore carico nelle stive centrali favorisce l'imbardata e l'
evoluzione dell'elica a scapito della stabilità di rotta. La merce si deve distribuire in modo tale da
raggun equilibrio
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Nel seguito si riassumeranno i criteri validi per alcuni tipi di navi. Tale codice verrà
indicato con la dicitura Codice IMO od anche Codice IMO sulla stabilità
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Sia per le navi da passeggeri che da carico, il Codice IMO sulla stabilità raccomanda il
soddisfacimento di due criteri: il primo, detto criterio generale, riguarda le
caratteristiche del diagramma di stabilità, il secondo, detto criterio meteorologico, la
capacità della nave di reagire in modo positivo ai momenti inclinanti in avverse
condizioni meteomarine.
a) L’area sotto il diagramma di stabilità non deve essere minore di 0,055 metri x
radianti da 0° fino all’angolo di 30°, né minore di 0,09 metri x radianti da 0° fino
all’angolo di 40° ovvero all’angolo di allagamento θf se questo è minore di 40°.
L’angolo θf è quello in corrispondenza del quale si ha imbarco di acqua e quindi la
curva di stabilità deve considerarsi interrotta.
b) L’area al di sotto della curva dei bracci di stabilità tra gli angoli di inclinazione
trasversale 30° e 40° ovvero fra 30° e θf se quest’ultimo è inferiore a 40° non deve
essere inferiore a 0,03 metri x radianti
c) Il braccio di stabilità deve risultare non minore di 0,2 m ad un angolo di
inclinazione non minore di 30°.
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80
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Criterio Meteorologico
Il criterio meteorologico si propone di verificare che la nave, in condizioni
meteo-marine avverse, abbia sufficiente stabilità dinamica per poter
sopportare contemporaneamente:
• l’azione sbandante di un vento al traverso di intensità costante tale da
produrre un momento inclinante costante al variare dell’angolo di
sbandamento;
• un rollio avente una certa ampiezza;
• il sopraggiungere di una raffica di vento tale da produrre un momento
inclinante pari a 1,5 volte il momento inclinante dovuto al vento costante.
Prima di vedere i fattori e i valori dei parametri che intervengono e che devono
essere soddisfatti in base al criterio in considerazione, esaminiamo le fasi
successive di sbandamento previste dal criterio stesso:
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Criterio Meteorologico
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30/10/2020
Criterio Meteorologico
b. Si suppone la nave in mare ondoso generante un rollio di ampiezza θ1 che
alternativamente si somma e si sottrae a θ0; la nave, pertanto, rispetto alla
posizione dritta, sbanda alternativamente di θ1 + θ0 a dritta e θ1 - θ0 a sinistra.
c. Nell’istante in cui la nave si trova inclinata a sinistra di θ1 - θ0, essa possiede una
energia potenziale che sarà trasformata in energia cinetica nella successiva rollata
a dritta, ed è rappresentata dall’area S1 delimitata dal diagramma di stabilità fino
al suddetto angolo (si tenga presente che, per comodità, il diagramma di stabilità
per sbandamenti a sinistra si costruisce nel quadrante dei bracci negativi).
In questo istante si assume che il vento, sempre spirante sul fianco sinistro della nave,
assuma carattere di raffica; il braccio del momento sbandante diventa lw2 = 1,5 lw1 ed
il relativo diagramma è approssimato dalla retta di equazione y= lw2 = 1,5 lw1. L’area
S2 delimitata da questo diagramma deve essere sommata ad S1 perché entrambe
rappresentano lavori concordi a produrre sulla nave rotazioni a dritta (fig. 3).
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CRITERIO METEOROLOGICO
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CRITERIO METEOROLOGICO
1) 50°
3) θc secondo angolo di intersezione della retta y = lw2 con la curva dei bracci
raddrizzanti GZ
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