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Struttura, allestimento
Fondamenti di e stabilità della nave,
effetti della
movimentazione
Costruzione dei pesi a bordo
e Gestione
della nave
Corso di Scienze della Navigazione
1 con contenuti per il
LibRO Mist O
CLIL
per il secondo biennio e il quinto anno con contenuti digitali integrativi
®
degli Istituti Tecnici Settore Tecnologico
Indirizzo Trasporti e logistica digiWORLD
tutto compreso
Copyright © 2015 Simone S.p.A.
Via F. Russo 33/D
80123 Napoli
Fondamenti di Costruzione e Gestione della nave 1 è un volume pubblicato nella cd. modalità mista di tipo B (cartaceo + e-book + contenuti digitali
integrativi) e risponde pertanto ai requisiti previsti dalla normativa ministeriale sui libri di testo
Nomi e marchi citati sono generalmente depositati o registrati dalle rispettive case produttrici.
La riproduzione di marchi o prodotti presenti sul mercato è a scopo puramente didattico.
Le figure 1.1, 1.3, 1.20, 1.21, 3.1, 4.12, 4.17, 4.18, 6.13, 11.3, 12.19, 12.20, 20.2, 20.11, 20.14 sono tratte da Wikipedia; le figure 1.5, 2.1 e 5.20 sono tratte da Flickr.
PREMESSA
Questo testo è pensato per lo svolgimento della disciplina Scienze della Navigazione, Struttura e Costruzione
del Mezzo nelle articolazioni Conduzione del Mezzo (opzioni Conduzione del Mezzo Navale e Conduzione di
Apparati e Impianti Marittimi) e Logistica; risultando in linea con le Linee Guida elaborate dal MIUR relativa-
mente al profilo del nuovo Istituto Tecnico dei Trasporti e Logistica e con la Convenzione Internazionale IMO
STCW (Table A-II/1), si rivela adatto a sostenere le esigenze di qualità e tracciabilità dei percorsi formativi finaliz-
zati all’accesso alle professioni marittime.
I contenuti sono riconducibili ai percorsi del secondo biennio delle articolazioni citate: struttura della nave, allesti-
mento navale, architettura navale, statica della nave e movimentazione di pesi a bordo con particolare attenzione alle
normative internazionali che regolano questi temi, come il IS Code e il CSS Code.
Il volume è organizzato per Moduli e Unità Didattiche che vanno a costituire una struttura a blocchi pensata per
agevolare l’utilizzo su programmazioni differenti nel rispetto del curricolo locale dei diversi Istituti, inoltre tale
approccio permette di progettare Unità di Apprendimento significative anche in senso transdisciplinare.
Il testo è ricco di fotografie e immagini a colori opportunamente inserite all’interno di trattazioni mantenute il più
possibile sintetiche e dirette, caratterizzate da un pragmatismo che esclude l’intervento di pesanti considerazioni
matematiche. Particolare attenzione è stata rivolta all’inglese, sia in termini di microlingua sia in termini più orien-
tati allo sviluppo di autentiche competenze comunicative; per ogni termine tecnico, opportunamente evidenziato,
è stato riportato il corrispettivo inglese, mentre i Capitoli 16, 19 e 20 relativi al IS Code, al Piano di carico e al CSS
Code sono predisposti per essere svolti con metodologia CLIL, quindi presentati direttamente in lingua inglese e
corredati da suggerimenti per lo svolgimento di task efficaci.
Sono presenti in grande numero esempi svolti ed esercizi con risultati, inoltre al termine di ogni Unità Didattica
viene proposta una scheda di autovalutazione contenente quesiti di diversa tipologia; non mancano sussidi per
momenti di ripasso presentati in forma di mappe concettuali, mentre numerose espansioni on-line, forniscono
supporto per una migliore comprensione degli argomenti e aprono ad eventuali approfondimenti; sempre sul web
trovano spazio utili formulari. Il volume è munito di un indice analitico bilingue, comprendente anche i numerosi
acronimi, che consente di trovare agevolmente gli argomenti di proprio interesse e funge da vocabolario tecnico
italiano-inglese e inglese-italiano.
Fondamenti di Costruzione e gestione della nave, infine, è un volume Digiworld tutto compreso! Con l’acqui-
sto di questo libro lo studente ha già a disposizione tutto quello che occorre per studiare, integrando libro e risorse
digitali: volume cartaceo + e-book + estensioni on line. In particolare per queste ultime, gli approfondimenti
presenti sono segnalati da appositi box all’interno dei singoli paragrafi. Il codice alfanumerico posto alla fine del
volume consente, collegandosi al sito www.simonescuola.it, di scaricare gratuitamente la versione e-book integrale
del testo e di accedere a tutti i materiali digitali integrativi.
3
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano amici e colleghi che a vario titolo hanno reso possibile la progettazione e la realizzazione di questo
testo, in particolare Carol Isabella Stark, Dino Cervetto, Alessandro Fava, Fabrizio Saponaro, William Vivino e Ni-
kola Vojvodic.
Si ringrazia tutto l’«equipaggio» di Posidonia Srl (www.posidonia.com) e il Gruppo Antichi Ormeggiatori del Porto
di Genova (www.ormgen.it) per la consulenza prestata; in particolare Ettore Ardito con Giuseppe Ruzzin e France-
sco Sanseverino per Posidonia, e Alessandro Serra con Paolo Oneto per gli Ormeggiatori.
Si ringraziano enti e aziende che hanno gentilmente fornito immagini e fotografie: International Maritime Organi-
zation, Posidonia S.r.l. – Novi Ligure, Norden A/S – Denmark, General Steamship Agencies – Alaska, International
Association of Classifications societies Ltd – UK, Costa Crociere S.p.A. – Genova, Fincantieri S.p.A. – Trieste, CE-
TENA S.p.A. – Genova, VesselFinder.com.
Come sempre un grazie di cuore va alla mia famiglia e a tutti i miei studenti.
Riccardo Antola
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INDICE
Indice
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INDICE
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INDICE
U.D. 2 - Prescrizioni SOLAS sulla stabilità allo stato integro (con metodologia CLIL) ......................... » 181
16 International Code on Intact Stability ............................................................................................................. » 182
16.1 Introduction ................................................................................................................................................... » 182
16.2 General Criteria ............................................................................................................................................. » 184
16.3 Special criteria for certain types of ships..................................................................................................... » 186
16.4 Guidance in preparing stability information ............................................................................................... » 187
16.5 Stability calculations performed by stability instruments .......................................................................... » 189
16.6 Inclining test .................................................................................................................................................. » 190
Test autovalutazione .................................................................................................................................. » 195
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INDICE
19.4 Mantain adequate static and dynamic stability ........................................................................................... pag. 253
19.5 Mantain good seakeeping ............................................................................................................................. » 253
19.6 Keep stresses under reasonable values ........................................................................................................ » 257
19.7 Avoid any cargo movement ........................................................................................................................... » 263
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MODULO 1
Struttura della nave
ed elementi di architettura
navale
SOMMARIO
CONTENUTO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck depart- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
ment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
ne del Mezzo Navale» Individuare le caratteristiche giuridico- ammini-
Mantenere le condizioni di navigabilità della strativo e geometrico- dimensionali della nave
nave Identificare, descrivere e comparare le tipologie Il candidato dovrà apprendere come:
Costruzione della nave e funzioni dei vari mezzi e sistemi di trasporto in a. individuare le Amministrazioni che si occu-
Conoscenza generale delle principali parti strut- riferimento all’attività marittima pano dell’esercizio della navigazione e le
turali di una nave e il nome corretto delle varie Caratteristiche strutturali e funzionali dei mezzi normative da essi emanate
parti di trasporto
Comprensione dei principi fondamentali sull’in-
tegrità stagna
Struttura della nave ed elementi di architettura MODULO 1
navale
Il Codice della Navigazione è lo strumento «Per nave si intende qualsiasi costruzione destinata al trasporto per acqua, anche a
legislativo italiano di riferimento per quanto scopo di rimorchio, di pesca, di diporto, o ad altro scopo. Le navi si distinguono in
riguarda tutto il Diritto della Navigazione; fu maggiori e minori. Sono maggiori le navi alturiere; sono minori le navi costiere, quelle
approvato con Regio Decreto il 30 marzo
1942
del servizio marittimo dei porti e le navi addette alla navigazione interna. Le disposi-
zioni che riguardano le navi si applicano, in quanto non sia diversamente disposto,
anche ai galleggianti mobili adibiti a qualsiasi servizio attinente alla navigazione o al
traffico in acque marittime o interne».
La distinzione che si fa nel Codice tra navi Già nella definizione contenuta nel nostro riferimento legislativo si possono indivi-
alturiere e costiere è legata alla definizione duare le caratteristiche principali del mezzo nave: essere in grado di stare in acqua,
di navigazione costiera, che è quella in cui quindi poter galleggiare ed essere impermeabile, e potersi muovere autonomamente
la nave non si allontana più di 20 miglia
dalla costa
per vari scopi.
Galleggiabilità e impermeabilità sono proprio due delle cosiddette qualità essenzia-
li delle navi, comuni anche ai galleggianti, mentre la facoltà di movimento, legata
evidentemente alla dotazione di un apparato propulsivo, è una caratteristica che i
galleggianti non hanno. Bisogna poi tener conto che il mare interviene spesso con
sollecitazioni violente sulla struttura di una nave, la quale deve dunque presentare
tra le caratteristiche di base anche un’adeguata robustezza, che rappresenta la terza
qualità essenziale.
È necessario però distinguere fra gli elementi necessari per-
ché un mezzo possa essere definito nave e quelli che fanno
di una nave una «buona nave», cioè che afferiscono alle sue
prestazioni e ad alcuni aspetti inerenti la sicurezza; questi ele-
menti costituiscono le cosiddette qualità nautiche.
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MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Galleggiabilità (buoyancy)
Una nave è progettata per galleggiare in La galleggiabilità è la capacità della nave di trovare un equilibrio alla traslazione ver-
acqua; se per assurdo dovesse galleggia- ticale, in acqua, in posizione dritta.
re in un altro liquido con diversa densità
nascerebbe una spinta idrostatica di entità Come si vedrà meglio successivamente, su una nave ferma in acqua tranquilla agisco-
diversa e la caratteristica della galleggiabi- no essenzialmente la forza peso, dovuta alla gravità, e la spinta idrostatica, definita dal
lità probabilmente verrebbe meno Principio di Archimede; la galleggiabilità è legata all’equilibrio fra queste due forze,
entrambe agenti lungo la direzione verticale ma con versi opposti: esso deve essere
raggiunto ad una adeguata immersione della nave, né esigua, né eccessiva.
Impermeabilità (impermeability/watertightness)
L’impermeabilità riguarda la capacità dello scafo di resistere ad ogni possibile pene-
trazione da parte dell’acqua al suo interno.
Il calafataggio consisteva nel riempire ogni Se al tempo delle navi in legno, dotare la nave di impermeabilità era uno degli aspetti
fessura rimasta dopo l’assemblaggio del a cui porre maggiore attenzione, da affrontare mediante lunghe e complesse opera-
fasciame con stoppa e pece; esso era an-
cora necessario con l’adozione elle prime
zioni di calafataggio, oggi con l’uso dell’acciaio, impermeabile per natura, questa pre-
lamiere chiodate occupazione è fortemente ridimensionata.
Robustezza (strength)
Avendo la possibilità di osservare dall’in- La robustezza strutturale dipende essenzialmente dal dimensionamento delle struttu-
terno una nave che naviga con mare agitato re e dai materiali utilizzati per la costruzione del mezzo; essa non è tuttavia un valore
è facile notare, se si ha in vista una suf- assoluto, in quanto la nave deve presentare anche un certo grado di elasticità per po-
ficiente porzione della lunghezza nave, le
forti deformazioni della struttura
tersi deformare quando affronta il mare agitato ed evitare così rotture o, in generale,
danni alle proprie strutture.
Adottando i termini comunemente utilizzati in tecnologia dei materiali si può dire
che il complesso nave deve essere duttile e non fragile.
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Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Velocità (speed)
La velocità è definita per contratto già in fase di progetto e vie-
ne assegnata in base alla tipologia di nave e a specifiche neces-
sità commerciali dell’armatore.
Manovrabilità (manoeuvrability)
La manovrabilità è la capacità della nave di evoluire facilmente
in ogni condizione, in particolare in acque ristrette (porti, ca-
nali ecc.); questa qualità dipende dall’efficienza e dalla tipologia
dei suoi organi di governo.
Figura 1.4
Uno dei parametri più importanti per caratterizzare la mano-
vrabilità di una nave è l’ampiezza della curva di evoluzione
(per gentile concessione di Norden A/S)
13
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
contrapposizione con la manovrabi- Una nave con buona stabilità di rotta riesce a seguire age-
volmente una traiettoria rettilinea quando ha il timone al
lità e anche in questo caso queste due centro (flickr)
qualità non rappresentano dei valori
assoluti, ma va cercato un compro-
messo soddisfacente (figura 1.5).
Scafo (hull)
Lo scafo è l’involucro stagno che costituisce il corpo principale della nave e
rappresenta l’unico riferimento per lo studio di tutti gli aspetti tecnici quali
resistenza al moto, stabilità ecc.
Nel senso longitudinale è suddiviso in tre zone, delle quali una, quella cen-
trale, risulta geometricamente molto regolare (quasi un parallelepipedo ret-
Figura 1.7
tangolo) e viene chiamata corpo cilindrico centrale (cylindrical shell)
Corpo cilindrico centrale
(figura 1.7), mentre alle estremità le forme si restringono e diventano molto
più complesse: sono la zona prodiera e la zona poppiera.
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Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Il termine «starboard» deriva da styri bord Lo scafo risulta simmetrico rispetto all’asse longitudinale, che individua quindi due
(attualizzato in steering board) un termine lati uguali detti di dritta (starboard), a destra, e sinistra (port) (figura 1.8). Ciascuna
norvegese che indicava una sorta di gros- delle zone laterali prodiere dello scafo prende il nome di mascone (starboard/port
so remo installato sul lato dritto delle navi
vichinghe con funzioni di timone; a causa
bow) mentre ogni equivalente poppiero è detto giardinetto (starboard/port quarter)
dell’ingombro di tale attrezzo esse potevano (figura 1.9).
accostare alla banchina del porto solo sul
lato sinistro, da cui il termine «port»
La superficie della carena (superficie ba- Nel senso verticale lo scafo è suddiviso tra parte immersa, detta opera viva o carena
gnata) è molto importante nel calcolo della (underwater body) e parte emersa, detta opera morta (upperworks) (figura 1.10).
resistenza al moto essendo essa diretta-
mente collegata alla resistenza d’attrito
Figura 1.10
Opera viva (carena) e opera morta limitate al corpo cilindrico centrale
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MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Subendo ogni nave continue variazioni del pescaggio, cioè dell’estensione della parte
immersa, una zona dello scafo sarà potenzialmente parte dell’opera viva o dell’opera
morta a seconda delle condizioni di carico e zavorra: tale zona viene chiamata bagna-
sciuga (boot-topping) (figura 1.11).
Figura 1.11
Opera viva, opera morta e bagnasciuga
L’utilità del bulbo è strettamente legata alla La parte anteriore più estrema si chiama prua (bow) e suoi elementi caratteristici
velocità con cui si muove la nave: a basse sono il bulbo (bulbous bow), posizionato in modo da rimanere appena sotto il livel-
velocità può anche causare un aumento lo dell’acqua, e le cubie (hawse pipe), cioè le robuste condotte entro cui scorrono le
della resistenza al moto, ma in realtà la
sua forma è studiata in modo da creare
catene delle ancore, che mettono in collegamento il ponte su cui si trovano gli organi
un treno d’onde trasversali che, quando la per la loro manovra, con l’apertura sul mascone in cui l’ancora trova alloggio e da cui
nave viaggia alla sua velocità di servizio, ha potrà scendere verso il mare, detta occhio di cubia (hawse hole). Si aggiungono le
sempre una cresta in prossimità della zona eliche trasversali di manovra (bow thruster), cioè piccole eliche che producono
poppiera, caratteristica che minimizza la
una spinta laterale, azionate da motori elettrici e installate in appositi recessi dello
resistenza d’onda
scafo (figura 1.12).
La parte posteriore più estrema si chiama poppa (stern) ed è invece carat-
terizzata dalla presenza degli organi di propulsione e governo, cioè elica
(propeller) e timone (rudder), il cui alloggiamento è procurato assegnan-
do allo scafo adeguate forme, consistenti in una marcata rientranza detta
volta di poppa (counter); la parte alta della poppa, slanciata invece verso
l’esterno è detta specchio di poppa (transom), che è costituita spesso da
una superficie piana dove viene riportato il nome della nave, il numero
IMO e il luogo di registrazione (figura 1.13).
Figura 1.12
Elementi rilevanti della zona prodiera
Figura 1.13
Elementi rilevanti della zona poppiera
16
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 1.15
Murata e ginocchio
Figura 1.16
Doppio fondo di una sezione di nave portacontainer in co-
struzione
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MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Sovrastrutture (superstructure)
Per ponte resistente si intende un ponte Le sovrastrutture sono costituite da qualsiasi elemento si trovi al di sopra del ponte
che contribuisce in maniera sostanziale resistente più alto, cioè il ponte principale, o per meglio dire, al di sopra del ponte di
alla robustezza dello scafo, cioè indispen- bordo libero, cioè quello che limita superiormente la parte stagna della nave e che
sabile per la solidità strutturale; anche le
sovrastrutture tuttavia, se sufficientemente
verrà definito nel Capitolo 11.
estese, vengono prese in considerazione
per il contributo che apportano in termini In effetti, più che per le specifiche strutturali, la differenziazione tra scafo e sovra-
di robustezza strutture riguarda la caratteristica dell’impermeabilità, che è tema della Convenzione
Internazionale sulle Linee di Carico (International Convention on Load Lines). L’an-
nesso B, come aggiornato dalla IMO Resolution MSC.143(77) del 2003, contiene la
seguente definizione di sovrastruttura:
Figura 1.17
Sovrastrutture di una nave da carico
(per gentile concessione di Norden A/S)
Figura 1.18
Ponte superiore del castello di prua di una nave rompighiac-
cio, visto dal ponte di comando
18
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Il vero equivalente poppiero del «foreca- 9cassero poppiero (poop): è l’equivalente del castello di prua ma situato a poppa e
stle» è detto «raised quarterdeck», che insieme ad esso rappresenta l’unica sovrastruttura presente sulla gran parte delle
rispetto al «poop» è più basso e non ha moderne navi da carico; posizione a parte, la differenza tra i due è che mentre il
aperture nella paratia prodiera
castello ha solitamente un solo ordine di altezza, lasciando spazio per le attrezza-
ture di tonneggio, il cassero poppiero ha più ordini di ponti, accogliendo la gran
parte dei locali dedicati all’equipaggio (alloggi e locali di servizio) oltre alle plancia
(figura 1.19).
Figura 1.19
Principali sovrastrutture su una nave da carico
Perpendicolare addietro e perpendicolare 9cassero centrale (bridge): consiste in una sovrastruttura che interessa la parte
avanti verranno definite nel Capitolo 7 centrale della nave, senza raggiungere né la perpendicolare addietro, né la perpen-
dicolare avanti (figura 1.20).
Figura 1.20
Sulle grandi navi portacontainer, che ormai arrivano a raggiungere i 400 metri di lunghezza si opta per il cas-
sero centrale anziché adottare il cassero poppiero per garantire una migliore visibilità dal ponte di comando
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MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Figura 1.21
Imponenti sovrastrutture su un traghetto (ro-ro pax) in servizio nel Mar
Baltico: il castello di prua si confonde con più ordini di sovrastrutture
complete al di sopra delle quali si notano i sette ponti che compon-
gono il cassero, esteso comunque per quasi tutta la lunghezza nave
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Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Le sollecitazioni che subisce una nave ver- Esistono poi acciai speciali ad elevata resistenza (high tensile steel) utilizzati
ranno affrontate nel Capitolo 20 anch’essi nelle zone più sollecitate, ad esempio per le strutture del ponte e del fondo a
metà nave, dove sono massimi gli effetti di trazione e compressione dovuti alla flessio-
ne della nave; essi permettono la riduzione dello spessore delle lamiere a costo però di
Una soluzione che garantisce buona resi- maggiore flessibilità e potenziale maggiore corrosione.
stenza e forte riduzione del peso, ma adatta
solo a navi di dimensioni ridotte o installa- Per alcuni elementi del fasciame in diversi casi sono state adottate leghe di allumi-
zioni offshore è costituita dagli Steel San-
dwich Panel, cioè lamiere in cui due strati
nio (aluminium alloy), che garantiscono un enorme vantaggio in termini di peso
di acciaio racchiudono una parte centrale in (avendo l’alluminio un peso
acciaio ma con struttura a nido d’ape specifico pari a circa 1/3 di
quello dell’acciaio), ma diver-
si svantaggi che ne hanno ben
presto messo in discussione
L’utilizzo delle sovrastrutture in alluminio la convenienza: l’alluminio è
consente di avere una migliore stabilità molto deformabile e se questo
perché il peso rimane concentrato più in da una parte lo rende lavorabi-
basso, oppure si può scegliere di mante-
le anche a freddo, dall’altra lo
nere stessa stabilità e dislocamento ma di
aggiungere, ad esempio, un ponte rende sconsigliabile per la co-
struzione di grandi navi, infat-
ti il suo utilizzo è limitato alle
sovrastrutture o a imbarcazio-
Figura 1.23 ni piccole e veloci (catamara-
Il catamarano HSC Leonora Christina ha lo scafo costruito intera- ni e aliscafi), comunque mai
mente in lega d’alluminio e presta servizio tra Danimarca e Svezia in forma pura ma in forma di
raggiungendo i 40 kts; è stato costruito nel cantiere navale austra- lega solitamente con magne-
liano Austal Perth specializzato proprio in leghe leggere sio e silicio (figura 1.23).
L’alluminio ha anche un costo
molto alto sia di produzione sia di lavorazione e non sem-
pre il sovrapprezzo viene ripagato dal minor peso raggiunto
dalla nave, inoltre ha caratteristiche particolari in termini
di saldabilità, nel senso che se la lega è stata ottenuta con
procedimento termico, il riscaldamento legato al processo di
saldatura può far perdere alcune proprietà acquisite, infatti
spesso le strutture in lega d’alluminio vengono imbullonate.
21
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
le leghe del rame trovano svariate utilizzazioni come elementi meccanici di pompe e
compressori (bronzo – rame e stagno), tubolature (cupronickel – rame e nickel) o ele-
menti di decoro (ottone – rame e zinco).
Quasi tutti i materiali sopra citati sono contenuti nelle leghe con cui si costruiscono
le eliche (ferro, manganese, alluminio, rame, nickel, zinco, stagno ecc.), composte at-
traverso fusione e versamento in uno stampo a conchiglia preventivamente preparato
a partire da un modello al vero in legno o altro materiale.
Gli ioni sono molecole che hanno assun- La corrosione nasce per trasferimento di ioni, e quindi di energia in forma di corrente
to una certa carica a causa della perdita o elettrica, da una zona anodica a una zona catodica ad essa collegata, con la soluzione
dell’acquisto di elettroni elettrolitica che fa da mezzo conduttore: avviene cioè all’interno di una cosiddetta
cella galvanica.
Anodo e catodo sono usualmente identificati come metalli di diversa tipologia, cioè
con diversa attitudine ad assumere carica positiva o negativa, a seconda del modo con
cui reagiscono con la soluzione elettrolitica, infatti su ciascun metallo si crea un ec-
cesso di carica, positiva o negativa, rispetto alla soluzione, con la quale si viene a
creare una differenza del cosiddetto potenziale elettrodico; in particolare l’anodo è
quello che attira gli anioni, cioè gli ioni negativi, caricandosi negativamente, mentre
il catodo attira i cationi, cioè ioni con carica positiva, al cui moto corrisponde per
convenzione quello della corrente elettrica, che quindi uscirà dall’anodo: sarà dunque
l’anodo a subire la corrosione, cioè a consumarsi.
I vari metalli o leghe metalliche si possono ordinare a seconda delle loro caratteri-
stiche in termini di potenziale elettrodico individuando così le sostanze più nobili,
che si comporteranno da catodo, come il platino, l’oro, l’argento, il titanio e in minor
misura il nichel e il rame, e le sostanze meno nobili, che si comporteranno da anodo,
come magnesio, zinco, alluminio e, purtroppo, acciaio. Sullo scafo si presentano mol-
ti casi di accoppiamenti di metalli con potenziale diverso, come la coppia fasciame/
elica, oppure in tutti i punti in cui si ha un danno anche lieve sul fasciame, che lascia
scoperto l’acciaio vivo.
22
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
zinco che vanno riapplicati ogni volta che risultino interamente consumati (figu-
ra 1.26).
9
adozione di un sistema a corrente impressa
(ICCP – Impressed Current Cathodic Protec-
tion System): tale sistema nasce per ovviare al
principale problema degli anodi sacrificali,
cioè il calo della corrente uscente a livelli tali
da non riuscire più a provocare un sufficiente
grado di corrosione dell’anodo, legato al varia-
re delle caratteristiche fisico-chimiche dell’ac-
qua di mare, quindi della sua resistività; con il
sistema ICCP la corrente in uscita dall’anodo è
mantenuta a livelli adeguati grazie ad una se-
rie di sensori (figura 1.27) che rilevano la diffe-
Figura 1.26
renza di potenziale tra scafo e acqua e inviano
il dato ad un pannello di controllo che adegua Anodo sacrificale in parte consumato
l’emissione di corrente. Con questa tecnologia
non è necessario che gli anodi siano sacrificali,
bensì possono essere anche costituiti da metalli nobili non consumabili, il cui
unico scopo è produrre una corrente che compensi e sostituisca quella che avreb-
be generato lo scafo/anodo in assenza di protezione.
Figura 1.27
Sensore ICCP
23
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO
24
Struttura della nave ed elementi di architettura MODULO 1
navale
2.1 PROGETTAZIONE
L’idea di una nave nasce dalla volontà di un armatore di ampliare o rinnovare la propria
flotta: egli dovrà effettuare un’analisi delle proprie necessità in termini di tipologia di
nave e sue dimensioni, peso, portata, velocità, stabilità ed altre caratteristiche generali.
La procedura è solitamente quella di scegliere tra una rosa di progetti standard che
ogni cantiere propone, indire una gara in cui i cantieri preparano un progetto preli-
minare contenente le specifiche modifiche richieste e scegliere infine il cantiere che
ha presentato il progetto più convincente, il cui ufficio tecnico collaborerà con quello
della compagnia per realizzare il progetto finale (contract design).
Per le navi passeggeri non ci si deve far Al progetto selezionato si possono apportare numerose modifiche che evidentemen-
trarre in inganno dall’aspetto delle sovra- te incideranno sul costo finale: da semplici adattamenti che possono riguardare le
strutture: navi apparentemente molto di- appendici di carena o gli impianti di bordo a importanti variazioni delle dimensio-
verse possono avere scafi uguali o molto
simili
ni dello scafo, come l’allungamento del corpo centrale cilindrico o la definizione di
uno scafo affine (cioè che mantiene alcune proporzioni rispetto a quello originale);
un’altra possibilità è rappresentata dall’utilizzo delle serie sistematiche, cioè famiglie
di scafi che differiscono solo per alcuni parametri caratterizzanti la geometria dello
scafo e che vengono fatti variare seguendo precise regole matematiche. Ogni variazio-
ne apportata allo scafo ha un costo alto perché si rende necessario un nuovo studio
dell’accoppiamento con i mezzi di propulsione e di governo ed una nuova analisi delle
prestazioni in termini di resistenza al moto.
Se il progetto finale funziona, esso viene quasi sempre sfruttato al massimo replican-
dolo, cioè vengono costruite due o più navi gemelle, anche per spalmare i costi di
progettazione su più prodotti in uscita, e questo avviene a tutti i livelli e per tutte le ti-
pologie di navi: dalle navi da carico, a volte costruite anche in un numero di esemplari
che supera la decina, alle grandi navi da crociera (si pensi alle «serie» delle grandi
compagnie che hanno gruppi di tre/quattro navi uguali salvo per l’outfit degli interni).
A partire dagli anni ’90 nei cantieri si sono incominciati a diffondere dei software
solidi e affidabili per il disegno del progetto della nave e la sua interfaccia con gli
impianti di taglio delle lamiere (CAD – computer aided design e CAM – computer
aided manufacturing); essi contengono un modello digitale della nave e di tutti i
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MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Ovviamente i dati di input del modello saranno costituiti dal progetto finale e dalle
regole internazionali inerenti la costruzione navale, mentre l’output, oltre al prodotto
grafico, può essere rappresentato anche dalle procedure di realizzazione, ottimizzate
in termini di cronologia degli step da eseguire per la produzione delle unità ed il mon-
taggio dei blocchi, come illustrato nel paragrafo seguente; inoltre è possibile interfac-
ciare il sistema con la sezione che gestisce l’approvvigionamento delle materie prime
ed il loro razionale invio alle unità produttive.
2.2 MONTAGGIO
Già a partire dagli anni ’60 si è registrato un
sostanziale cambiamento nei processi di co-
struzione delle navi, e quindi di organizzazione
degli stessi cantieri navali: sono via via scom-
parsi gli scali di costruzione (slipway), cioè le
strutture inclinate che servivano per il tradizio-
nale varo a scivolamento, lasciando il posto ai
bacini di costruzione (building dock) allaga-
bili, sono scomparse anche le sale a tracciare Figura 2.1
(mold loft) nelle quali veniva riprodotto il dise- Antica sala a tracciare
gno della nave con scale grandissime o addirit-
tura al vero (figura 2.1), ma soprattutto è scom-
parso l’approccio tradizionale al processo di costruzione, cioè quello in cui si partiva
dalla chiglia e si aggiungevano via via gli altri elementi portanti, similmente a quanto
è sempre avvenuto per le navi in legno.
Oggi, una volta tagliate le lastre di ac-
ciaio direttamente con utensili aventi
come input i dati contenuti nel proget-
to (sistemi CAD/CAM), si costruiscono
dei moduli o unità complete già delle
strutture portanti necessarie, del fa-
sciame se si tratta di elementi esterni e
spesso addirittura di impianti, condot-
te e tubolature interne (figura 2.2).
Figura 2.2
Costruzione del modulo dell’estrema prua di una nave
portacontainer
26
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 2.3
Momento dell’assemblaggio del modulo del ponte di comando su Costa Diadema (per gentile concessione
di Fincantieri)
Il varo tecnico, anche se non rappresenta A scafo terminato è già possibile allagare il bacino eseguendo quello che si chiama
un evento come i vari a scivolamento del varo tecnico (float-out launching).
passato ha comunque una sua importanza
e le compagnie sono solite organizzare una
cerimonia, ma soprattutto è il momento in
cui si versa solitamente il 20% del costo
della nave; un altro momento simile è la
posa della chiglia (keel laying) o meglio,
ormai, del primo blocco, che oltre a preve-
dere una piccola cerimonia e il versamento
del 10% del costo nave rappresenta anche
il riferimento temporale per l’applicazione
delle varie normative internazionali per
quella nave
Figura 2.4
Posizionamento nel bacino allagabile di diversi blocchi di una
nave, che verranno successivamente assemblati
27
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
2.3 ALLESTIMENTO
L’allestimento (outfit) consiste nel dotare la nave di tutti
gli impianti di bordo, i collegamenti elettrici e quelli per le
comunicazioni, la strumentazione di plancia, i mezzi per la
movimentazione del carico, le macchine e le dotazioni per
il tonneggio (figura 2.5), l’armamento marinaresco, l’arredo
degli alloggi e di tutti gli altri locali della nave; in qualche
caso può essere riservata alla fase di allestimento l’installa-
zione di alcune sovrastrutture.
L’allestimento inizia di fatto al momento dell’assemblaggio
delle unità, in quanto molti impianti vengono già predispo-
sti in quella fase, tuttavia la gran parte del lavoro avviene
successivamente al varo tecnico della nave, quando essa,
già galleggiante, viene trasferita in un apposito bacino di
allestimento (fitting out basin) dove rimane per un lungo
periodo, mentre nel bacino di costruzione si può iniziare,
commesse permettendo, con una nuova costruzione.
Figura 2.5
Postazione di ormeggio a bordo con diverse attrezzature di tonneg- Per le navi passeggeri il momento dell’allestimento avviene
gio (per gentile concessione di Costa Crociere S.p.A) con cura particolare perché oltre agli aspetti tecnici si deve
prendere in considerazione anche tutta la parte riguar-
dante l’estetica delle zone per i passeggeri, certamente già
progettata, ma spesso da rivedere e modificare in seguito a
problematiche che possono nascere al momento della rea-
lizzazione fisica (figura 2.6).
Figura 2.6
L’allestimento comprende anche la fase di arredo dei locali, parti-
colarmente complesso e curato sulle navi da crociera (per gentile
concessione di Fincantieri)
28
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
29
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura
navale
La citata norma europea è stata a sua volta adottata dall’Italia con il D.Lgs. 314 del 3
agosto 1998, che ha rappresentato una svolta storica nel regime italiano di classifica-
zione delle navi in quanto ha di fatto aperto alla possibilità che non fosse più solo il
Registro Italiano Navale (RINA) a svolgere l’attività in delega per le navi di bandiera
italiana.
30
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Se l’IMO da una parte impone criteri severi per stabilire gli elementi che garantisca-
no l’affidabilità delle Società di Classificazione, dall’altra parte riconosce loro ampi
margini di manovra per svolgere il proprio lavoro; si pensi solo che per la gran parte
dei requisiti strutturali della nave, la SOLAS si limita a richiamare i regolamenti di
ciascuna società, sancendo la seguente semplice norma (Chapter II-1 Regulation 3-1):
Nella 97/58/CE è specificato in modo mol- «In addition to the requirements contained elsewhere in the present regulations, ships
to diretto come si sia considerato che «a shall be designed, constructed and maintained in compliance with the structural, me-
livello mondiale numerose società di clas-
chanical and electrical requirements of a classification society which is recognized by the
sificazione non sono in grado di applicare
adeguatamente le norme, né sono attendi- Administration in accordance with the provisions of regulation XI/1, or with applicable
bili quando operano a nome dei governi national standards of the Administration which provide an equivalent level of safety».
nazionali, dato che non dispongono delle
strutture e delle competenze necessarie per Una Società di Classificazione si occupa in definitiva di certificare il buono stato del-
svolgere i compiti loro affidati a livello pro-
fessionale»
la nave per tutto il suo ciclo di vita, cioè fin dalla fase embrionale della progettazione,
e per farlo redige regolamenti di sicurezza che rappresentano gli standard rispetto a
cui ogni caratteristica della nave viene valutata. I suoi compiti principali sono quelli
di approvare il progetto della nave, seguirne la realizzazione in cantiere e la succes-
siva fase delle prove in mare (sea trials) ed effettuare ispezioni periodiche a bordo
per controllare che persista la rispondenza alle normative vigenti in termini di sicu-
rezza e salvaguardia dell’ambiente marino; in pratica viene sancita la capacità di una
data nave di prendere il mare e svolgere la propria attività in sicurezza.
L’unica fase della vita della nave lasciata ancora un po’ al caso è purtroppo quella fina-
le: oggi gran parte delle navi al termine del loro ciclo di vita vengono portate su spiag-
ge di Paesi in via di sviluppo come Pakistan o Bangladesh dove vengono demolite con
mezzi inadatti e insufficienti
e forza lavoro non professio-
nale, pagata spesso pochi dol-
lari al giorno (figura 3.1). For-
tunatamente il problema del
così chiamato Ship Recycling
è tema a cui il mondo dello
shipping è diventato sensibile
a partire dal 2000, con serie
preoccupazioni per il manca-
to rispetto dei criteri basilari
per la salvaguardia dell’am-
biente; qualcosa si è mosso
e nel 2009 è stata approvata
grazie all’IMO la Hong Kong
International Convention for
Figura 3.1
the Safe and Environmental-
Demolizione di una nave in Bangladesh
ly Sound Recycling of Ships
(Hong Kong Convention), che
deve però ancora entrare in vigore (2014).
31
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Figura 3.2
Membri IACS al settembre 2014 (per gentile concessione di International Association of
Classifications societies Ltd)
32
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
DNV GL – Det Norske Veritas Germanischer Lloyd: è il risultato della fusione, avve-
nuta nel 2013, tra la Società di Classificazione norvegese, fondata nel 1864 e quella
tedesca, fondata nel 1867; in Italia è presente con 14 uffici con sede di riferimento
ad Agrate Brianza.
IRS – Indian Register of Shipping: è la Società di Classificazione indiana, fondata
nel 1975.
KR – Korean Register: è la Società di Classificazione coreana, fondata nel 1960; ha
un ufficio a Milano.
LR - Lloyd’s Register: è la Società di Classificazione inglese, fondata nel 1760; ha 7
uffici in Italia con sede di riferimento a Genova.
NK – Nippon Kaiji Kyokai: il nome internazionale è Japan Marine Association ed è la
Società di Classificazione giapponese, fondata nel 1899; l’ufficio di riferimento per
il nostro paese è a Genova.
PRS - Polish Register of Shipping: è la Società di Classificazione polacca, fondata
nel 1932.
RINA – Registro Italiano Navale: è la Società di Classificazione italiana di cui si par-
lerà nel prossimo paragrafo; ha sede a Genova e fu fondata di fatto nel 1861 anche
se ha cambiato diverse volte nome e identità giuridica.
RS - Russian Maritime Register of Shipping: è la Società di Classificazione russa,
fondata nel 1913; l’ufficio di riferimento per il nostro paese è a Genova.
In ambito IACS per garantire procedure e criteri di valutazione comuni è stato creato
un sistema per la gestione della qualità complesso ma molto robusto, a cui tutti i
membri si devono adattare; è indicato con la sigla QSCS (Quality Management Sy-
stem Certification Scheme).
La società che si occupa della classificazione della nave rilascia numerosi certificati
che andranno a costituire i documenti di bordo e che durante le ispezioni, ad esempio
da parte della guardia costiera in regime di PSC, sono tra i primi elementi che saltano
all’attenzione, tuttavia per ogni nave è immediato conoscere la Società di Classifica-
zione semplicemente osservandone lo scafo: la sua sigla è infatti riportata sull’occhio
di Plimsoll, un disco saldato a centro nave che indica il massimo galleggiamento con-
sentito, e di cui si parlerà nel Capitolo 11 (figura 3.3).
Ricordiamo infine che un armatore può decidere di avvalersi della doppia classifica-
zione (double/dual classification), cioè rivolgersi a due società diverse per classifica-
Figura 3.3 re la propria nave, salvo rispettare precisi vincoli di informazione a ciascuna società
Occhio di Plimsoll con la sigla sui rapporti con l’altra; in effetti c’è un confine sottile tra double classification, con
dell’American Bureau of Ship- la quale le due società si comportano come se ciascuno fosse l’unico ente di classifi-
ping
cazione e dual classification che prevede un accordo scritto fra le due società in cui
viene specificato come dividersi il lavoro.
33
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Ogni Società di Classificazione ha le sue regole, a cui come visto la SOLAS dà di fat-
to illimitata fiducia, e propri codici per rappresentare l’assegnazione della classe; in
ambito IACS si tende a uniformare questi diversi approcci, ma permangono tuttavia
alcune differenze; esula dallo scopo di questo testo entrare nello specifico delle proce-
dure di classificazione, ma si vogliono riportare a titolo di esempio i principali criteri
adottati dal RINA.
34
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 3.4
Esempio di classe di una nave bulk la cui costruzione è stata controllata dalla Società di Classificazione per lo
scafo e da un altro ente, ma sempre in ambito QSCS per le macchine, dotata delle caratteristiche di servizio
addizionali ESP (Enhanced Survey Programme) e CSR (Common Structural Rules for Bulk Carriers); la nave
è destinata alla navigazione senza limiti, inoltre la sigla SYS-NEQ significa Centralised navigation equipment
35
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
L’origine normativa della tempistica e della tipologia delle visite di classe è ancora una
volta la SOLAS, che nella parte B del Capitolo I tratta proprio questi temi.
In particolare le regola 12 elenca i certificati che devono essere rilasciati per le varie
tipologie di navi mentre la regola 14 ne definisce le corrispondenti durate: Passenger
Ship Safety Certificate con durata 12 mesi, Cargo Ship Safety Construction Certificate,
Cargo Ship Safety Equipment Certificate, Cargo Ship Safety Radio Certificate, tutti con
Tra gli elementi che la SOLAS prescrive durata di 5 anni e sostituibili, sotto certe condizioni, da un unico Cargo Ship Safety
vengano controllati durante le visite si va Certificate.
dalle macchine alle caldaie, dai sistemi per
la prevenzione degli incendi alle installa- Particolarmente importanti sono le regole 7, 8, 9, 10, che specificano le diverse visite
zioni elettriche, fino al sistema per l’imbar-
co del pilota e alla presenza delle prescritte
che devono subire le varie tipologie di navi e la loro cadenza, riportando in modo ap-
pubblicazioni nautiche profondito gli elementi che vanno controllati durante queste ispezioni.
36
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO
37
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura
navale
38
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 4.5
Nave a struttura longitudinale con i paramezzali in evidenza
Figura 4.6
Sezione nave in cui si nota la chiglia a galleria
39
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Ossature trasversali
Trasversalmente la nave presen-
ta una serie di costole o ordina-
te (frame) che costituiscono un
sistema di telai trasversali for-
mati quindi da ossature orizzon-
tali sul fondo e in prossimità dei
ponti e verticali lungo i fianchi.
Non sempre i madieri pieni sono costituiti da lamiere completamente integre, caso
in cui prendono il nome di madieri stagni (watertight floor); nella maggior parte
dei casi su di essi sono procurati adeguati fori d’alleggeri-
mento (lightening hole), cioè aperture usualmente ovali o
circolari più o meno grandi che possono consentire anche
il passaggio di persone.
Nelle zone non soggette a particolari sforzi si ha alternanza
tra madieri pieni e madieri aperti (ad esempio un madiere
pieno solo ogni due o tre ordinate), mentre nelle zone che
devono sostenere pesi o sforzi rilevanti come l’area sotto-
stante la sala macchine o in corrispondenza di ogni paratia
trasversale si hanno madieri pieni ad ogni intervallo di or-
dinata; in prossimità del ginocchio, nella zona di massima
estensione laterale del madiere sono presenti adeguate la-
miere marginali (margin plate), in pratica altri paramez-
zali che di fatto chiudono il doppio fondo e che possono
essere inclinate oppure orizzontali, cioè possono estendersi
fino ai fianchi della nave, come accade sulle navi passeggeri.
40
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
lamiere angolari dette squadre o braccioli (side bracket) e in alto ai bagli, le strutture
trasversali che sostengono i ponti, sempre attraverso opportuni elementi strutturali
(figura 4.9). Esistono costole più spesse delle altre, aventi estremità interna piatta, chia-
mate costole rinforzate (web frame).
Gli elementi orizzontali che chiudono i telai trasversali sono i già citati bagli (beam),
che sostengono i ponti attraversando l’intera larghezza nave incrociandosi con oppor-
tune correnti di sottoponte (deck longitudinal), delle quali quelle più spesse sono
dette anguille (stringer) (figura 4.10).
41
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
tale struttura viene prodotta, per fusione o per composizione di elementi strutturali
simili a quelli descritti per il dritto di prua (figura 4.12).
Figura 4.12
Sezione poppiera in assemblaggio in cui si nota, nella parte centrale in basso, la struttura del dritto di poppa
Esso conterrà la parte finale del tubo dell’elica (sterntube), cioè il sistema di guarni-
zioni e cuscinetti lubrificati ad acqua o olio, che permette all’asse dell’elica di fuoriu-
scire in acqua mantenendo l’integrità stagna dello scafo (figura 4.13).
Figura 4.13
Forma del dritto di poppa, da cui fuoriesce l’asse dell’elica
42
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 4.15
Rappresentazione del passo e del regresso dell’elica; la differenza fra questi
due parametri è detta avanzo
43
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Figura 4.16
Elica destrorsa e sinistrorsa: sulle navi bielica quella di destra deve
essere destrorsa, mentre qualla di sinistra deve essere sinistrorsa, cioè
l’andamento delle pale nella parte superiore deve essere divergente
44
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 4.18
Spesso i propulsori azimutali sono dotati anche di mantello
L’elica è l’elemento che produce la propulsione della nave, mentre ciò che ne consente
il governo è il timone (rudder), una superficie portante verticale simmetrica colloca-
ta all’estrema poppa della nave (figura 4.19).
Figura 4.19
Accoppiamento elica e timone
45
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
La forma del timone è studiata per ottimizzarne l’effetto evolutivo ed è ottenuta co-
struendo un telaio interno racchiuso sui due lati da lamiere opportunamente sagoma-
te. Oggi sono adottati in massima parte timoni sospesi, ma esistono diversi
particolari che li caratterizzano variandone alcune prestazioni, ad esempio la
posizione dell’asse (stock) che individua timoni compensati (balanced) o
semicompensati (semi-balanced), cioè con parte della superficie (20%-30%)
a pruavia dell’asse (figura 4.20) in modo da ridurre il momento torcente
(torque), oppure la presenza di un’estremità mobile (flap) che ne incrementa
la portanza, caratteristica dei cosiddetti becker rudder (figura 4.21).
Nei timoni sospesi,
quindi non appoggiati
inferiormente sul classi-
co agugliotto (pintle),
devono essere previste
opportune forme dei cu-
scinetti (bearing) che
costituiscono la losca
(trunk), cioè l’apertura
Figura 4.20
attraverso cui passa l’as-
Timone semicompensato
se del timone, perché ol-
tre a garantire la neces-
Figura 4.21
saria integrità stagna, devono so-
Nave scarica in bacino che mostra parte del timone e dell’elica
stenere tutto il peso del timone. in posizione emersa: si può così notare il flap sul timone
46
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 4.25
La suddivisione interna cambia da nave a nave, per tipologia e caratteristiche di progetto, tuttavia se ne
riporta una generica, che risulta sufficientemente rappresentativa
9Stive (hold): le stive sono le aree dedicate al carico, costituite da spazi molto ampi
con diverse caratteristiche a seconda della categoria della nave, separati da paratie
(bulkhead) trasversali e in qualche caso longitudinali (figura 4.26).
9Sala macchine (engine room): è lo spazio più ampio all’interno dello scafo dopo
le stive e si compone di diversi locali destinati ai diversi impianti (control room,
motore principale, generatori, pompe ecc.) (figure 4.27, 4.28).
Figura 4.26
Stiva di una nave portacontainer
9Doppio fondo (double bottom): è stato già richiamato nei paragrafi 1.2 e 4.1 ed è
quindi noto che si tratta di uno spazio procurato nella zona più bassa della nave,
alto fino a un paio di metri sulle navi più grandi, utilizzato per zavorra, bunker e
altre riserve liquide.
9Gavoni (peak): i gavoni sono locali utilizzati solitamente come cisterne d’asset-
to, quindi depositi di liquidi (solitamente acqua di zavorra o acqua dolce) che
47
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
48
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
La SOLAS richiede che le paratie stagne La SOLAS impone la presenza di alcune paratie stagne considerate essenziali (figura
abbiano una robustezza tale da resistere ad 4.29), aventi un’estensione verticale che raggiunga il cosiddetto ponte delle paratie
una colonna d’acqua estesa fino al ponte (bulkhead deck), cioè il ponte più alto al di sotto del quale paratie e fasciame garanti-
delle paratie (SOLAS, Chapter II-1, Regu-
lation 10)
scono l’impermeabilità, corrispondente al ponte di bordo libero per le navi da carico,
mentre per le navi passeggeri si aggiunge il vincolo di essere anche il ponte più basso
dal quale l’evacuazione di passeggeri ed equipaggio non viene impedita dall’acqua
(SOLAS, Chapter II-1, Regulation 2).
Figura 4.29
Se la nave ha la sala machine all’estrema poppa, come in figura, può avere un minimo di tre paratie stagne
La SOLAS impone poi la presenza di un doppiofondo stagno che copra tutta la lun-
ghezza compresa tra la paratia di collisione a quella del gavone poppiero, e che si
estenda fino alle estremità laterali della nave per garantire la protezione del ginocchio
(SOLAS, Chapter II-1, Regulation 9).
La definizione della posizione delle altre paratie stagne, tali da contribuire a creare una
compartimentazione stagna adeguata, è demandata alle tabelle delle Società di Clas-
sificazione che forniscono il numero di paratie in funzione della lunghezza della nave,
sempre in ottemperanza alle disposizioni imposte dalla SOLAS nel capitolo citato.
Gli emendamenti alla SOLAS, adottati dal MSC nel 2006, hanno tracciato una via più
efficiente per la compartimentazione stagna, sebbene più complessa; sono andati in-
fatti nella direzione di armonizzare le prescrizioni per le navi passeggeri e da carico,
orientandosi verso l’adozione del metodo probabilistico (probabilistic method) che
sostituisce il precedente metodo deterministico (deterministic method).
49
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Con il vecchio metodo deterministico la di- La SOLAS introduce il concetto per cui il grado di suddivisione della nave in com-
stanza fra le paratie stagne, cioè la lunghez- partimenti stagni aumenta con la lunghezza di compartimentazione (subdivision
za dei compartimenti stagni, veniva definita length, LS), massima lunghezza della parte di nave avente ponti in grado di limitare
considerando una linea limite (margin
line) individuata poco al di sotto del pon-
l’estensione verticale di un allagamento nelle condizioni di pieno carico estivo (SO-
te di bordo libero che non doveva essere LAS, Chapter II-1, Regulation 4), che in pratica corrisponde alla lunghezza fuori tutto,
superata dal galleggiamento raggiunto in e del tipo di servizio cui è destinata (massimo grado di suddivisione per le navi pas-
seguito all’allagamento di un comparti- seggeri).
mento stagno; per garantire l’allagabilità
di due o più compartimenti si moltiplicava
la distanza ottenuta per il cosiddetto fattore Il metodo probabilistico, affrontato dalla SOLAS nelle regole 6 e 7 del Capitolo II-1,
di compartimentazione, cioè un parametro si basa sul confronto fra due parametri, l’indice di compartimentazione richiesto
compreso fra 0 e 1 (0,5 per due comparti- (required subdivision index, R) e l’indice di compartimentazione calcolato (attai-
menti allagabili, 0,33 per tre compartimenti ned subdivision index, A), con la condizione che sia:
allagabili ecc.)
A ≥R 4.1
L’indice R viene calcolato in modo diverso a seconda della destinazione d’uso delle
navi, in particolare:
9Navi da carico (con lunghezza di compartimentazione superiore a 100 m):
128 4.2
R 1<
L S 152
dove LS è la già definita lunghezza di compartimentazione
9Navi passeggeri:
5000
R 1< 4.3
LS 2,5N 15225
A - pi ·si 4.4
dove pi è la probabilità che un ipotetico allagamento alla nave interessi solo l’i-esimo
compartimento (o gruppo di compartimenti), dipendente essenzialmente dall’esten-
sione longitudinale del compartimento adimensionalizzata, cioè normalizzata rispet-
Il diagramma di stabilità rappresenta lo to a LS, e dalla sua posizione, mentre si è la probabilità che la nave resista all’allaga-
strumento principe per avere informazioni
sulla stabilità statica trasversale della nave, mento dello stesso compartimento, dipendente dalle caratteristiche del diagramma di
e verrà affrontato nel Capitolo 13 stabilità.
Il calcolo di A va effettuato per tre condizioni di carico, da comporre poi con una me-
dia pesata, infatti si calcola:
9As: relativo al galleggiamento a pieno carico estivo ds cui si dà peso 40%;
9Ap: relativo al galleggiamento intermedio dp (relativo al 60% della differenza tra i
due valori estremi, cioè dp=dl+0,60(ds+dl)), cui si dà peso 40%;
9Al: relativo al galleggiamento a dislocamento leggero ds (con eventuale zavorra ne-
cessaria per stabilità e galleggiabilità), cui si dà peso 20%.
50
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
I tre parametri descritti si compongono con la seguente formula per avere l’indice A
definitivo, considerando i pesi indicati:
Con gli studi condotti per elaborare il me- Nonostante la complessità del metodo probabilistico, s’intuisce comunque che per
todo probabilistico si rileva ad esempio massimizzare l’indice A e renderlo così non inferiore a R si può agire molto libera-
che è quasi sempre la prua a subire danni mente sul progetto facendo in modo che siano in particolare le zone più facilmente
maggiori per cui si concentrano le paratie
in quella zona
soggette a danni ingenti ad essere protette maggiormente; si parla di zone in cui è
facile che un allagamento interessi più compartimenti, cioè con parametro p esiguo,
da compensare con un parametro s elevato, ottenibile con una suddivisione maggio-
re che aumenti dunque la probabilità di sopravvivenza della nave (ci si riferisce alla
formula 4.4).
Il numero di sinistri presi in considerazione Le probabilità in gioco sono calcolate con parametri che tengono conto di molte più
per definire il metodo probabilistico è stato variabili rispetto al metodo deterministico, in grado di rappresentare con più fedeltà
molto variabile negli anni: si è arrivati fino
quanto accade nella realtà durante i sinistri che conducono ad una perdita di galleg-
a 3000, poi ridotti per rendere lo strumento
più attendibile e flessibile giabilità, infatti essi sono stati ottenuti basandosi su un database di circa 600 casi di
falla realmente accaduti.
I vantaggi del metodo probabilistico sono legati proprio alla grande libertà lasciata ai
progettisti che potranno muoversi con maggiore elasticità rispetto a prima e al fatto
di riconoscere la natura casuale del danno sia in termini di entità sia in termini di
posizione, ricondotta però a considerazioni statistiche su quanto accaduto in passato;
inoltre vengono prese in considerazione diverse condizioni di carico, mentre prima
si assumeva solo la condizione peggiore. Gli svantaggi sono la complessità di calcolo
che obbliga l’utilizzo di software specifici che annullano per certi versi la libertà in-
trodotta dal metodo e la forse eccessiva enfasi posta su alcune zone della nave con il
rischio che altre vengano trascurate (è il caso della poppa, che essendo statisticamen-
te meno colpita rischia di non essere protetta a dovere).
51
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Sulle navi passeggeri le porte stagne esse devono essere a scorrimento verticale o oriz-
zontale, ampie al massimo 1,2 m e devono poter essere messe in funzione sia a mano
sia per mezzo di sistemi motorizzati elettrici o idraulici, attivabili da entram-
bi i lati della porta ma anche da remoto, cioè grazie a comandi posti in un
luogo accessibile situato al di sopra del ponte delle paratie e dalla plancia,
dove devono trovarsi anche appositi indicatori (figura 4.31) che mostrino lo
stato, aperta o chiusa, della porta (SOLAS, Chapter II-1, Regulation 13).
Le porte stagne devono essere in grado di operare anche a nave inclinata tra-
sversalmente fino a 15° e, per nave dritta, devono avere ben precisi tempi di
chiusura: 60s se attivate meccanicamente e 90s se attivate a mano, con durata
dell’effettivo moto compresa tra 20s e 40s; inoltre è prescritta la presenza di
un allarme sonoro che avvisi della chiusura iniziando a suonare tra 5s e 10s
prima che la porta inizi a muoversi (SOLAS, Chapter II-1, Regulation 13).
Figura 4.32
Nave bulk postpanamax in cui si notano i sette accessi alle altrettante stive predisposti a mezzo di bocca-
porte aventi pannelli scorrevoli trasversalmente, installati su adeguati bordi rialzati, detti mastre (per gentile
concessione di Norden A/S)
52
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 4.33
Evidenza della mastra di una boccaporta tra gli altri elementi strut-
turali
53
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Figura 4.36
Passo d’uomo e boccaportello
NOTA: si ringrazia il Prof. Alessandro Fava per aver contribuito alla creazione di alcune
delle immagini contenute in questo Capitolo
54
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
55
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura
navale
5 Allestimento Navale
La fase di allestimento è importantissima dal punto di vista economico essendo quella che più di tutte coinvolge
l’indotto del mercato delle costruzioni navali, ma anche in questo caso la protagonista è la sicurezza: a volte una
buona ancora fa la differenza fra la salvezza e il disastro e lo stesso vale per cavi, catene e impianti usati per il loro
governo; tra tutto quello che comprende l’allestimento navale vogliamo soffermarci soprattutto su questi elementi.
Stockless bower anchors Stud link chain cable for bower anchors
Min. diameter
E.N.
No. Mass per anchor (kg) Total length (m) Extra special
Mild steel Gr. 1 Special quality
quality Gr. 3
(mm) Gr. 2 (mm)
(mm)
205-240 3 660 302.5 26 22 20.5
240-280 3 780 330 28 24 22
280-320 3 900 357.5 30 26 24
320-360 3 1020 357.5 32 28 24
360-400 3 1140 385 34 30 26
400-450 3 1290 385 36 32 28
450-500 3 1440 412.5 38 34 30
500-550 3 1590 412.5 40 34 30
550-600 3 1740 440 42 36 32
600-660 3 1920 440 44 38 34
56
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Stockless bower anchors Stud link chain cable for bower anchors
Min. diameter
E.N.
No. Mass per anchor (kg) Total length (m) Extra special
Mild steel Gr. 1 Special quality
quality Gr. 3
(mm) Gr. 2 (mm)
(mm)
660-720 3 2100 440 46 40 36
720-780 3 2280 467.5 48 42 36
780-840 3 2460 467.5 50 44 38
840-910 3 2640 467.5 52 46 40
910-980 3 2850 495 54 48 42
980-1060 3 3060 495 56 50 44
1060-1140 3 3300 495 58 50 46
1140-1220 3 3540 522.5 60 52 46
1220-1300 3 3780 522.5 62 54 48
1300-1390 3 4050 522.5 64 56 50
1390-1480 3 4320 550 66 58 50
1480-1570 3 4590 550 68 60 52
1570-1670 3 4890 550 70 62 54
1670-1790 3 5250 577.5 73 64 56
1790-1930 3 5610 577.5 76 66 58
1930-2080 3 6000 577.5 78 68 60
2080-2230 3 6450 605 81 70 62
2230-2380 3 6900 605 84 73 64
2380-2530 3 7350 605 87 76 66
2530-2700 3 7800 632.5 90 78 68
2700-2870 3 8300 632.5 92 81 70
2870-3040 3 8700 632.5 95 84 73
3040-3210 3 9300 660 97 84 76
3210-3400 3 9900 660 100 87 78
3400-3600 3 10500 660 102 90 78
3600-3800 3 11100 687.5 105 92 81
3800-4000 3 11700 687.5 107 95 84
4000-4200 3 12300 687.5 111 97 87
4200-4400 3 12900 715 114 100 87
4400-4600 3 13500 715 117 102 90
4600-4800 3 14100 715 120 105 92
57
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Stockless bower anchors Stud link chain cable for bower anchors
Min. diameter
E.N.
No. Mass per anchor (kg) Total length (m) Extra special
Mild steel Gr. 1 Special quality
quality Gr. 3
(mm) Gr. 2 (mm)
(mm)
4800-5000 3 14700 742.5 122 107 95
5000-5200 3 15400 742.5 124 111 97
5200-5500 3 16100 742.5 127 111 97
5500-5800 3 16900 742.5 130 114 100
5800-6100 3 17800 742.5 132 117 102
6100-6500 3 18800 742.5 120 107
6500-6900 3 20000 770 124 111
6900-7400 3 21500 770 127 114
7400-7900 3 23000 770 132 117
7900-8400 3 24500 770 137 122
8400-8900 3 26000 770 142 127
8900-9400 3 27500 770 147 132
9400-10000 3 29000 770 152 132
10000-10700 3 31000 770 137
10700-11500 3 33000 770 142
11500-12400 3 35500 770 147
12400-13400 3 38500 770 152
13400-14600 3 42000 770 157
14600-16000 3 46000 770 162
Ogni intervallo di valori di E.N., per il quale sono definite le caratteristiche dell’arma-
mento marinaresco, è solitamente identificato dai vari registri di classificazione con
una lettera detta equipment letter.
Si vede che la tabella detta il numero delle ancore e il loro peso, la lunghezza e il
diametro delle catene, ma come detto può contenere anche riferimenti alla minima
lunghezza, al carico di rottura e al numero di esemplari dei cavi di ormeggio; relativa-
mente ai cavi di rimorchio i dati forniti sono utili essenzialmente per stabilire i carichi
sostenibili dalle attrezzature di tonneggio.
58
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
5.2 CAVI
I cavi a bordo si distinguono essenzialmente in cavi per rimorchio (tow-
lines) e cavi di ormeggio (mooring lines), ma ad essi si aggiungono gli
eventuali cavi utilizzati sui mezzi per la movimentazione del carico, per
le navi che ne sono dotate (figura 5.1 e 5.2).
I cavi si differenziano soprat-
tutto in funzione del materiale
con cui sono costruiti, che può
essere acciaio (steel), fibre ve-
getali (natural fibre) o fibre
sintetiche (synthetic fibre).
I legnoli che vanno a costituire i cavi di ormeggio sintetici non sono semplice-
mente avvolti ma vengono usualmente intrecciati in vario modo (figura 5.4),
spesso a coppie; ad essi ci si riferisce con l’espressione cavi trecciati, per i qua-
li una configurazione tipica è rappresentata dai cavi a 8 legnoli.
Le caratteristiche di un cavo sono diverse e vanno soppesate tra loro per rag-
giungere il giusto equilibrio. Esse
dipendono dal materiale con cui il
cavo è costituito e dal suo diame-
tro: qualità importanti sono la fles-
sibilità, perché garantisce un’ade-
guata maneggevolezza, ed un giu-
sto grado di elasticità, ma anche la
galleggiabilità fa la differenza nelle
fasi di ormeggio, infatti il cavo vie-
ne inviato a terra attraverso un al-
tro cavo di minori dimensioni, det-
to sagola (heaving line), con il
Figura 5.3 quale esso viene poi portato fino
Diversi modi di comporre gli elementi di un alla bitta della banchina a mano o Figura 5.4
cavo con piccoli argani montati sui Cavo d’ormeggio trecciato in poliestere da 68
mm di diametro
59
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
mezzi terrestri degli ormeggiatori (figura 5.5), tendenzialmente quando ormai il cavo
di ormeggio è stato calato fino a raggiungere l’acqua.
Tra le caratteristiche dei cavi la più importante è però la resi-
stenza (tensile strength), che deve essere uguale per tutta la lun-
ghezza del cavo ed è indicizzata dal carico di rottura (breaking
strength), cioè la forza per unità di superficie da applicare ad un
campione del cavo stesso per provocarne la rottura. Il carico di
rottura ha senso come parametro di confronto tra diverse tipolo-
gie di cavi, ma non si può utilizzare come riferimento per valu-
tarne le prestazioni operative, infatti si possono applicare al cavo
carichi sempre ben al di sotto di tale valore.
Per garantire l’utilizzo in sicurezza di ogni cavo è stato introdotto
il concetto del carico di lavoro SWL (safe working load), che
deve essere mantenuto sempre al di sotto di una minima percen-
tuale del carico di rottura (15%-20%), rapporto indicizzato dal
Figura 5.5 cosiddetto coefficiente di sicurezza, cui si assegna solitamente va-
Mezzo in dotazione agli ormeggiatori per il recupero e il lore 5.
maneggio dei cavi di ormeggio
(VHPSLR
Un cavo avente carico di rottura pari a 100 tonnellate, cioè un cavo il cui campione ha subito una rottura al raggiungimento di
un carico di 100 tonnellate, nella pratica operativa potrà essere sottoposto al massimo a carichi di 20 tonnellate (100 / 5 = 20).
L’ormeggio laterale si effettua di solito sia a Questo apparente eccesso di prudenza è necessario in quanto il carico di rottura non
poppa sia a prua con uno o due cavi traver- è sempre rappresentativo delle reali condizioni operative: bisogna infatti considerare
si, un cavo alla lunga cioè che si estende il grado di usura del cavo ed eventuali rinvii su passacavi ed altri attrezzi di tonneg-
verso l’esterno e uno spring, cioè un cavo
che si dirige verso il centro della nave
gio, inoltre la sua resistenza può diminuire se bagnato; altra insidia è rappresentata
dall’effetto della spinta della nave nel caso in cui il cavo venga messo a terra perpen-
dicolarmente alla banchina (cavi traversi) e quindi sottoposto a tensione pressoché
verticale.
Oggi la quasi totalità dei cavi di ormeggio a bordo è rappresentata da cavi sintetici
aventi diametro, per le grandi navi, da 68 a 80 mm; le fibre sintetiche più utilizzate
sono:
Il polietilene è il materiale plastico più co- 9Polietilene (polyethylene): è il materiale più economico, ma le sue scarse pre-
mune, usato per involucri di ogni genere; stazioni lo rendono poco adatto all’ormeggio, infatti ha scarsa resistenza (carico
spesso è il materiale di cui sono costituiti di rottura medio di un cavo da 80 mm, circa 56 tonnellate), non tiene al nodo in
la pellicola trasparente da cucina e i sac-
chetti per congelare i cibi; in nautica viene
quanto molto scivoloso e si deforma facilmente; la sua galleggiabilità lo fa preferire
usato ad esempio per le sagole delle boe per piccole applicazioni anche in ambito di nautica da diporto;
segna-sub 9Polipropilene (polypropylene): è simile al polietilene ma più resistente (carico di
rottura medio di un cavo da 80 mm, circa 62 tonnellate) e con minor tendenza ad
allungarsi; la tecnologia con cui vengono prodotte e trattate le fibre consente oggi
di utilizzarlo anche per applicazioni «pesanti» con risultati tutto sommato buoni
considerando il basso costo;
Tra i poliammidi oltre al nylon si ha il per- 9Poliammide (polyamide): si tratta della famiglia che comprende il più famoso
lon e il lilon, usati molto anche nell’indu- nylon; i cavi sono resistenti (carico di rottura medio di un cavo da 80 mm, circa 100
stria tessile tonnellate) e garantiscono buone prestazioni in termini di tenuta al nodo e usura,
anche per possibili danni dovuti a colpi improvvisi. Il principale svantaggio sta
60
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Il kevlar viene usato per la produzione di Oltre a quelle elencate si affacciano sul mercato altre fibre, ottenute con tecnologie molto
giubbotti antiproiettile avendo, a parità di avanzate, che garantiscono presta-
peso, resistenza alla trazione pari a circa 5 zioni eccellenti sotto ogni aspetto;
volte quella dell’acciaio
ne sono esempi il kevlar e altre a
base di polietilene come dyneema,
spectra, terital, dacron, terylene. A
titolo di esempio il carico di rottu-
ra medio di un cavo da 80 mm in
dyneema è circa 350 tonnellate.
La fibra vegetale più usata era senz’altro I cavi vegetali sono pressoché
la manilla, della famiglia delle musaceae, scomparsi avendo essi un carico
la stessa di cui fa parte anche il banano; di rottura pari a circa la metà di
un’altra fibra vegetale usata in passato era
la canapa, nome comune della specie can-
quello dei cavi in polietilene che,
nabis sativa come visto, è la peggiore fra le Figura 5.6
fibre sintetiche. I cavi metallici Cavi di diversa tipologia a bordo
sono utilizzati per il rimorchio
operativo, per i mezzi adibiti a tale scopo, e per quello di emergenza, inoltre posso-
no essere installati sui mezzi per la movimentazione del carico. Esistono anche cavi
misti, cioè costruiti utilizzando varie tipologie di fibre, ad esempio fibre diverse per le
diverse parti costituenti il cavo stesso (anima, corpo principale e rivestimento).
I cavi metallici hanno diametro anche molto La manutenzione è essenziale per garantire una certa durata del cavo: per i cavi ve-
minore, fino alla metà e oltre, rispetto a cavi getali era necessario prevenire la decomposizione facendoli sempre asciugare e ap-
sintetici di pari resistenza plicando speciali trattamenti superficiali, mentre per i cavi metallici è importante
prevenire la corrosione attraverso operazioni di ingrassamento e zincatura; i cavi in
fibra sintetica sono i migliori in termini di durata, tuttavia sulle navi che effettuano
anche più manovre al giorno (essenzialmente navi da crociera e traghetti) dopo qual-
che mese raggiungono un livello di usura tale da dover essere sostituiti.
Non esistono norme obbligatorie sulla tipologia, il numero e le dimensioni dei cavi
da trasportare: va a discrezione della Società di Classificazione della nave stabilire le
caratteristiche dei cavi di ormeggio e, se ritenuto opportuno, di rimorchio. Esistono
tuttavia tabelle condivise che individuano le dotazioni dei cavi sempre in funzione del
modulo di armamento: la tabella più diffusa prescrive ad esempio che ogni nave con
EN pari a 205 abbia 4 cavi di ormeggio da 120 m ciascuno e carico di rottura pari a
6,5 tonn, via via fino alle navi con EN pari a 16000 che devono avere a bordo 21 cavi
di ormeggio da 200 m ciascuno e carico di rottura pari a 75 tonn.
Figura 5.7
Maglie di una catena di bordo 5.3 CATENE
Le catene delle ancore sono costituite da maglie (link/shackle) aventi caratteristiche
geometriche precisamente determinate e soddisfacenti ben definiti standard (figura 5.7).
Si tratta di anelli di forma pressoché ellittica aventi al centro un elemento metallico
di rinforzo detto traversino (stud): lunghezza, larghezza della maglia e diametro del
61
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
traversino sono dati in funzione del calibro della maglia, cioè il diametro (diameter)
del suo corpo principale, con proporzioni diverse a seconda della tipologia di maglia
(comune, rinforzata, terminale ecc.) (figura 5.8).
Come risulta evidente dalla tabel-
la dell’armamento marinaresco
sono previste tre possibilità in
termini di dimensioni del diame-
tro a seconda della tipologia di
acciaio utilizzato; le linee guida
IACS prevedono che si possano
avere tre gradi, 1, 2 e 3, differen-
In questo ambito il carico di rottura si de- ziati per un diverso valore del ca-
finisce come la forza per unità di superficie rico di rottura (ultimate tensile
da applicare durante la prova di trazione strength - UTS):
perché il campione subisca snervamento
9Grado 1: si tratta di accia-
locale
io dolce (mild steel) avente
UTS compreso fra 300 e 490
N/mm2 (alcuni registri sud- Figura 5.8
dividono questa classe in due Rappresentazione schematica di una maglia comune con la
sottoclassi, 1a e 1b, con valore specifica delle misure principali date in funzone del suo calibro
discriminante 400 N/mm2);
9Grado 2: si tratta di acciaio di alta qualità (special quality steel) avente UTS
compreso fra 490 e 690 N/mm2;
9Grado 3: si tratta di acciaio di alta qualità extra (extra special quality steel)
avente UTS compreso maggiore di 690 N/mm2.
Nel decidere quanta catena mettere in ac- Le maglie vengono unite fra loro in
qua quando si deve effettuare l’ancoraggio numero dispari per formare tratti di
e nella successiva comunicazione a prua ci catena aventi lunghezza standard
si esprime proprio in numero di «lunghez- non superiore a 27,5 m (corrispon-
ze», che possono essere chiamate anche denti a 15 fathoms, cioè 90 piedi);
«shots» essi sono detti lunghezze di cate-
na (lengths) e per ogni ancora ne
possono essere previste anche più
di una decina per lato a seconda del
tonnellaggio (figura 5.9).
L’unione della varie lunghezze avvie-
ne per mezzo di maglie kenter (ken-
ter shackle), cioè una speciale ma-
glia apribile che quando è chiusa ap- Figura 5.9
pare del tutto simile alle altre (è detta Serie di lunghezze di catena stoccate in cantiere in attesa
infatti falsa maglia) (figura 5.10). di essere collegate e installate a bordo
Figura 5.10
Falsa maglia Kenter aperta e chiusa
62
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 5.12
Schema della parte terminale della prima lunghezza di catena e del
cosiddetto penzolo di cima, a cui si collega l’ancora
Figura 5.13
Alcuni componenti del penzolo di cima (per gentile concessione di
Posidonia Srl)
63
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
5.4 ANCORE
Esistono numerosissime tipologie di ancore che portano spesso il nome di chi le ha
progettate e sviluppate dotandole magari di piccoli accorgimenti che via via hanno
garantito un’ottimizzazione delle loro prestazioni.
Bollard pull è un parametro che indica la Relativamente alla resistenza strutturale dell’ancora esistono speciali test per verifica-
potenza di tiro di un rimorchiatore e deriva re la sua risposta alla trazione; essi possono essere svolti da rimorchiatori in grado di
da una prova in cui si effettua la trazione di fornire un certo bollard pull, definibile in funzione degli RPM del motore, o su appo-
un cavo collegato ad una bitta a terra
siti banchi di prova a terra con l’uso di dinamometri (figura 5.14).
A bordo sono presenti due ancore di posta (bo-
wer anchor), mantenute nell’occhio di cubia e
pronte all’uso in ogni momento, e un’ancora di
rispetto (spare anchor) solitamente installata
sul ponte del castello di prua.
64
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
65
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
66
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Viste le dimensioni che assumono oggi alcuni mezzi da diporto, anche per le ancore
tradizionali di grandi dimensioni viene curato molto l’aspetto esteriore; d’altra parte
gli attuali sistemi di produzione consentono di effettuare trattamenti superficiali di
vario genere (figure 5.23 e 5.24).
Figura 5.23
Diversi trattamenti superficiali per ancore (per gentile concessione di Posidonia Srl)
Figura 5.24
L’ancora SHHP PTW+, avente peso superiore alle 2 tonnellate, prodotta da Posido-
nia Srl per lo Yacht Azzam, il più grande del mondo con i suoi 180 m di lunghezza
(per gentile concessione di Posidonia Srl)
67
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
68
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Figura 5.29
Passacavi, a cui ci si può riferire anche con il termine
bocca di rancio
69
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Sono invece elementi motorizzati i verricelli (winch) e gli argani (capstan), che sono
entrambi costituiti da un motore e alcuni tamburi (drum) e campane (barrel) da
utilizzare rispettivamente per avvolgere cavi e metterli in tensione; argani e
verricelli si differenziano per direzione di lavoro, infatti i primi hanno asse
verticale (figura 5.32), mentre i secondi hanno asse orizzontale (figura 5.33).
Figura 5.34
Monachella (per gentile concessione di Costa
Crociere SpA)
Figura 5.35
Mulinello salpaancore su una nave portacontainer
70
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
Per assicurare la catena può essere instal- Il mulinello deve essere munito di un sistema frenante in grado di bloccare la catena
lato anche un gancio a scocco con tenditore nel momento in cui viene filata in mare, inoltre tra esso e lo sbocco di cubia (deck
tra l’arrestatoio e la cubia hawsehole) va installato un adeguato arre-
statoio (chain stopper), completo di gan-
cio, che assicuri in modo permanente la
catena, e quindi l’ancora, durante la navi-
gazione (figure 5.36 e 5.37).
71
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Al cavo pescante (cargo runner) possono essere collegati diversi sistemi a seconda
della tipologia di carico, come i bilancieri (spreader) per i container (figura 5.39) e le
benne (grab) per le rinfuse solide (figura 5.40).
72
Costruzione e allestimento della nave U.D. 1
73
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura
navale
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
74
CostruzioneIntroduzione
e allestimento
alladella
Fisicanave PERCORSO
U.D. 1
6. I bagli: V F
sono aperture verticali sulla murata
sono elementi strutturali verticali
sostengono i ponti
sono orientati come i madieri
7. Le boccaporte: V F
sono aperture verticali sulla murata
sono aperture orizzontali sui ponti
servono per il carico
sono locali interni della nave
8. Il metodo probabilistico: V F
si basa sul confronto di due indici
considera sinistri realmente avvenuti in precedenza
rischia di condurre ad una insufficiente protezione della prua
è prescritto dalla Load Lines Convention
9. Il modulo di armamento: V F
serve per dimensionare le ancore
serve per dimensionare le catene
è un’attrezzatura di tonneggio
in inglese è detto equipment number
10. Le maglie ordinarie delle catene a bordo: V F
sono usate per collegare l’ancora con la catena
hanno sempre il traversino
sono apribili
sono lunghe 27,5 m
75
PERCORSO
MODULO 1 Introduzione
Struttura dellaalla
nave
Fisica
ed elementi di architettura navale
1) Il bulbo:
T si trova a poppa
T serve a ridurre il rollio
T serve a ridurre la resistenza al moto
T ha una funzione anticollisione
2) Il castello:
T si trova a prua
T è sempre nell’opera viva
T è usato per la zavorra
T comprende la zona del ponte di comando
4) Il timone:
T è una superficie portante
T è geometricamente ottenuto da un elicoide
T può essere destrorso o sinistrorso
T è assente se la nave è dotata di bow thrusters
5) Il verricello:
T è un impianto per la movimentazione dei cavi
T è un impianto per la movimentazione delle catene
T ha asse verticale
T in inglese è detto chock
76
CostruzioneIntroduzione
e allestimento
alladella
Fisicanave PERCORSO
U.D. 1
DOMANDE A RISPOSTA APERTA (COSTRUISCI LA RISPOSTA PER OGNUNA DELLE SEGUENTI DOMANDE SEGUENDO LO
SCHEMA SUGGERITO ATTRAVERSO LE MAPPE):
1) Quali metodi si possono adottare per prevenire la corrosione sulle navi in acciaio?
77
U.D. 2
Elementi geometrici dello scafo
CONTENUTO
6. Piani e sezioni dello scafo 7.3. Rapporti fra le dimensioni lineari dello
6.1. Il piano di costruzione scafo
6.2. Caratteristiche delle sezioni orizzontali 7.4. Principali coefficienti di finezza
6.3. Caratteristiche delle sezioni verticali 8 Calcolo di aree e volumi dello scafo
longitudinali 8.1. Utilizzo dei metodi di quadratura per il
6.4. Caratteristiche delle sezioni verticali calcolo di aree e volumi
trasversali 8.2. Utilità della determinazione del
7. Dimensioni geometriche dello scafo momento d’inerzia di una superficie
7.1. Linee di riferimento fondamentali ESERCIZI: utilizzo coefficienti di finezza e
calcolo del momento d’inerzia
7.2. Dimensioni lineari dello scafo
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck depart- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
ment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
ne del Mezzo Navale» Individuare le caratteristiche giuridico-ammini-
Mantenere le condizioni di navigabilità della strativo e geometrico-dimensionali della nave
nave Identificare, descrivere e comparare le tipologie Determinare gli elementi che concorrono a go-
Costruzione della nave e funzioni dei vari mezzi e sistemi di trasporto in vernare la nave
Conoscenza generale delle principali parti strut- riferimento all’attività marittima Il candidato dovrà apprendere come:
turali di una nave e il nome corretto delle varie Caratteristiche strutturali e funzionali dei mezzi a. definire le principali dimensioni dello scafo
parti di trasporto e le relazioni che legano
b. ricavare i parametri che caratterizzano la
manovrabilità di una nave
Struttura della nave ed elementi di architettura navale MODULO 1
Piano orizzontale
Si chiama piano orizzontale (horizontal plan) ogni piano parallelo a quello indivi-
duato dagli assi x e y; l’intersezione di ciascun piano orizzontale con lo scafo indivi-
dua una sezione orizzontale, detta anche linea d’acqua (waterline) (figura 6.1).
Figura 6.1
L’intersezione dello scafo con un piano rappresentante il livello dell’acqua (piano xy) individua una sezione
orizzontale detta linea d’acqua
Piano longitudinale
Si chiama piano longitudinale (sheer plan) ogni piano parallelo a quello individuato
dagli assi x e z; l’intersezione di ciascun piano longitudinale con lo scafo individua
una sezione longitudinale (buttock) (figura 6.2).
79
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Figura 6.2
L’intersezione dello scafo con un piano longitudinale (piano xz) individua una sezione longitudinale
Piano trasversale
Si chiama piano trasversale (body plan) ogni piano parallelo a quello individuato
dagli assi y e z; l’intersezione di ciascun piano trasversale con lo scafo individua una
sezione trasversale (station) (figura 6.3).
Figura 6.3
L’intersezione dello scafo con un piano trasversale (piano yz) individua una sezione trasversale
Il piano di costruzione è in pratica la rap- Si chiama piano di costruzione (lines plan/scantling plan/lines drawing) la rap-
presentazione dello scafo secondo il prin- presentazione di diverse sezioni equidistanti dello scafo, riferite a ciascuna delle tre
cipio delle proiezioni ortogonali: l’insieme viste principali.
delle linee che costituiscono le sezioni
longitudinali è detto longitudinale, quello
delle sezioni trasversali è detto verticale o
trasversale e quello delle sezioni orizzonta-
le è detto orizzontale
80
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Esso costituisce la base del progetto di una nave, sebbene sia un po’ superato dalle
nuove funzionalità dei CAD 3D che permettono di disporre di viste più significative di
ogni parte dello scafo, e soprattut-
to consentono di selezionare parti-
colari anche molto piccoli ed aver-
ne una rappresentazione chiara e
dettagliata, sempre mantenendo il
necessario rigore geometrico.
81
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
decina; in particolare esse vengono usualmente distanziate di 0,5 m nella zona del
ginocchio, dove le forme variano rapidamente, e di 1-2 m più in alto, nella zona in
cui i fianchi sono verticali e a variare sono solo le forme delle estremità; un piano di
costruzione completo è rappresentato in figura 6.6.
Figura 6.6
Rappresentazione approssimata del piano di costruzione di una nave
In figura 6.6 si nota come le linee d’acqua vengano riportate solo per metà a causa
della simmetria dello scafo rispetto al piano longitudinale. Sull’altra metà vengono a
volte rappresentate sezioni ottenute con piani inclinati, utili per descrivere meglio la
,QROWUHQHOODVH]LRQH complessa zona del ginocchio, dette forme oblique (diagonal).
RQOLQHWURYHUHWH Il piano di costruzione si riferisce allo scafo fuori ossatura, cioè si trascura lo spessore dei
• Piano di costruzione fasciami: in inglese tutte le dimensioni considerate con questo sistema sono dette moulded.
82
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Figura 6.9
Insellatura regolamentare rappresentata ri-
spettando le proporzioni (in alto) e con un
certo fattore di amplificazione (in basso)
83
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Uno scafo che presenta una certa stellatura Per lo studio della resistenza al moto e di tutto quello che riguarda l’ottimizzazione
per tutta la lunghezza è detto «wedge-like delle forme dello scafo in funzione dell’accoppiamento con elica e timone, le protago-
hull», letteralmente «scafo fatto come un niste sono le sezioni trasversali delle estremità, caratterizzate da andamenti molto par-
cuneo»
ticolari e in generale da una certa stellatura (dead rise), definita come l’angolo che la
tangente al profilo inferio-
re della sezione in corri-
spondenza del piano lon-
gitudinale forma con il
piano orizzontale (figura
6.10); si parla infatti di se-
zioni stellate di prua
(entrance) e sezioni stel-
late di poppa (run).
La correlazione tra stabilità e larghezza al A volte anche alcune navi moderne hanno uno scafo apparentemente rientrato, ma in
galleggiamento verrà affrontata nel Capi- realtà subiscono un semplice ingrossamento localizzato solo nella zona del galleggia-
tolo 12 mento di servizio più frequente, allo scopo di garantire una migliore stabilità massi-
mizzando quella che nel prossimo capitolo verrà definita larghezza al galleggiamento
(figura 6.13).
84
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Figura 6.13
Nave RO-RO Pax con marcato ingrossamento dei fianchi nella zona del galleg-
Figura 6.12 giamento, ottenuto applicando strutture dette controbordi o bottazzi
Svasatura e rientranza
Figura 6.15
La stessa inclinazione trasversale può essere rappresentata come avviene nella realtà
o, per semplicità, mantenendo lo scafo dritto e «inclinando» il piano di galleggiamento
85
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Le isocarene hanno uguale volume perché Un’inclinazione che interviene senza che siano variati i pesi a bordo individua due
se non cambiano i pesi a bordo non deve carene di uguale volume, dette isocarene, che con la convenzione descritta possono
cambiare neanche la spinta di Archimede, essere rappresentate, relativamente al piano trasversale, come in figura 6.16.
come si comprenderà meglio nel Capitolo 9
Figura 6.16
La carena delimitata dal galleggiamento WL2 ha lo stesso volume di
quella delimitata dal galleggiamento WL1 essendo il volume sottratto
(menisco di emersione) pari a quello acquistato (menisco di immer-
sione): si parla di isocarene, che si hanno per ogni inclinazione della
nave se non cambia l’entità dei pesi presenti a bordo
Figura 6.17
Carene isocline (in alto) e carene dritte (in basso)
86
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO
87
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura
navale
Figura 7.1
Principali linee di riferimento su una nave moderna (si noti il simbolo posto all’altezza della MP usato per
indicare il punto a cui corrisponde la sezione maestra)
Figura 7.2
Posizione della perpendicolare addietro
88
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Figura 7.3
Posizione della perpendicolare avanti
Figura 7.4
Posizione della linea di base su una nave con fondo non orizzontale
89
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Figura 7.5
Posizione della linea di costruzione su una nave con fondo non orizzontale
Figura 7.6
Posizione della linea di sottochiglia su una nave con fondo non orizzontale e non lineare
90
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Dimensioni longitudinali
Esistono essenzialmente tre tipi di lunghezze (figura 7.8):
Per indicare la LPP si usava nel recente 9 Lunghezza fra le perpendicolari LPP (length between perpendicular): è la di-
passato anche la sigla LBP; essa è la più stanza fra la perpendicolare addietro e la perpendicolare avanti e coincide nella gran
importante delle lunghezze nave ed è quella parte dei casi con la cosiddetta lunghezza di dimensionamento o semplicemente
a cui ci si riferisce in quasi tutti i calcoli
lunghezza «L», definita dalla LL Convention come la più grande fra il 96% della lun-
ghezza della linea di galleggiamento (per un’immersione pari all’85% della minima
altezza di costruzione) e la distanza, presa sullo stesso galleggiamento, tra il lato
prodiero del dritto di prua e l’asse del timone.
9 Lunghezza fuori tutto LOA (length overall): è la distanza fra le estensioni massime
di prua e di poppa della nave, quindi rappresenta il massimo ingombro della nave
stessa; ha dunque solo una valenza descrittiva delle dimensioni della nave, ma può
avere importanza nella pianificazione degli spazi di banchina.
9 Lunghezza al galleggiamento LWL (length of water line): rappresenta la misura
longitudinale della figura di galleggiamento per cui è l’unica che varia con le con-
dizioni di carico; come vedremo nel paragrafo 7.4 viene utilizzata nel calcolo dei
coefficienti di finezza.
Figura 7.8
Principali lunghezze della nave
91
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Dimensioni trasversali
Esistono essenzialmente due tipi di larghezze (figura 7.9):
9 Larghezza di dimensionamento B (breadth, moulded): è la mas-
sima larghezza dello scafo misurata fuori ossatura.
9 Larghezza al galleggiamento BWL (maximum moulded breadth at
design waterline): rappresenta la massima misura trasversale della
figura di galleggiamento.
Dimensioni verticali
Delle possibili altezze dello scafo si considera solo l’altezza di costru-
zione D (depth) cioè la distanza verticale tra la linea di costruzione e
la linea retta del baglio, misurata nella sezione maestra (figura 7.10).
Rientrano a pieno titolo fra le dimensioni verticali anche le immer-
sioni della nave, in particolare si definiscono immersione avanti TF
(forward draught)
la distanza verticale
tra la linea di costru-
Figura 7.9 zione e il galleggia-
Principali larghezze della nave mento misurata sul-
la FP, e immersione
addietro TA (aft draught) la distan-
za verticale tra gli stessi riferimenti,
misurata sulla AP; a queste si ag-
giunge l’immersione al mezzo TM
(midship draught), detta anche,
più genericamente, immersione
di dimensionamento T (scantling
draught), che viene misurata nella
sezione maestra, quindi in corri- Figura 7.10
spondenza della MP (figura 7.11). Altezza di costruzione
Figura 7.11
Immersioni di una nave
92
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Quando le immersioni estreme sono diverse fra loro si dice che la nave ha un certo
assetto (trim), definito come la differenza fra immersione addietro e immersione
avanti.
TRIM = TA – TF 7.1
Una nave con assetto nullo, cioè dritta, si dice on even keel, ma se questa condizione
non si verifica, nelle applicazioni in cui serve il valore dell’immersione ci si dovrà ri-
Se si dispone dell’immersione al mezzo se
ferire all’immersione media, calcolata, nella maggior parte dei casi, con la semplice
ne può considerare il valore nel calcolo del-
la media, dando addirittura ad esso un peso media matematica fra l’immersione addietro e quella avanti.
maggiore nei casi di nave inarcata o insel-
lata, come sarà illustrato nel Paragrafo 9.4; TA TF
è evidente che se lo scafo non è deformato Tm 7.2
si ha coincidenza tra TM e Tm 2
Le immersioni differiscono dai pescaggi (extreme draught) che si riferiscono alla li-
nea di sottochiglia o, più correttamente, danno la misura dell’effettiva estensione della
nave sott’acqua; per le navi moderne i valori di immersione e pescaggio in ogni punto
della nave sono quasi coincidenti, essendo differenti solo per lo spessore della chiglia,
ormai di pochissimi centimetri.
Figura 7.12
Scala dei pescaggi a prua (per gentile concessione di Nor-
den A/S)
Figura 7.13
Scala dei pescaggi a poppa riportata anche sul timone pro-
prio per avere riferimenti il più possiblie vicini alle perpen-
dicolari
93
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Esistono anche scale dei pescaggi in piedi, Per la lettura dei pescaggi vengono dipinte sui fianchi apposite scale (figure 7.12 e
oggi poco usate, in cui i numeri, in cifre 7.13), il più possibile in corrispondenza delle perpendicolari, con numeri tracciati
romane, sono alti mezzo piede (6 pollici) e ogni 20 cm, la cui base indica il valore del pescaggio: essendo i numeri alti 10 cm si
intervallati tra loro di un altro mezzo piede
possono riuscire ad apprezzare valori con un’accuratezza di circa 5 cm (figura 7.14).
Figura 7.14
Esempi di letture dei pescaggi rappresentati utiliz-
zando la scala in decimetri
Rapporti di snellezza
Rientrano nei rapporti di snellezza i rapporti lunghezza/larghezza e lunghezza/altez-
za; il primo può assumere valori da 4 a 10 e fornisce indicazioni sulla stabilità statica
trasversale, sulla resistenza al moto, correlata quindi alla velocità, e sul compromesso
tra manovrabilità e stabilità di rotta; il secondo può assumere valori da 7 a 18 e for-
nisce indicazioni sulla robustezza longitudinale in termini di attitudine o meno della
nave a subire lo sforzo di flessione. Entrambi possono riferirsi allo scafo o alla sola
carena, ma le differenze sono minime:
L PP
4 8 10 7.3
B
L PP
7 8 18 7.4
D
94
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Rapporti di stabilità
Rientrano nei rapporti di stabilità i rapporti larghezza/immersione e larghezza/altez-
za; il primo è un indice relativo alla sola carena e assume valori da 1,8 a 4,5 mentre
il secondo ha usualmente valori poco inferiori a 2. Entrambi forniscono indicazioni,
come suggerisce il nome, sulla stabilità statica trasversale:
BWL
1,8 8 4,5 7.5
T
B
1,5 8 2,5 7.6
D
AW
C WP
L WL uB WL 7.7
Valori tipici del coefficiente di finezza della figura di galleggiamento sono 0,85 per le
navi portacontainer e 0,91 per tanker e bulk.
Figura 7.15
Coefficiente di finezza della figura di galleggiamento (rapporto tra forma azzurra e forma rossa)
95
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Tra i coefficienti superficiali si può consi- Coefficiente di finezza dell’area trasversale immersa CM (midship section coeffi-
derare anche quello che riguarda la figura cient)
di deriva, cioè la proiezione laterale del È il rapporto tra l’area della parte immersa della sezione maestra e il rettangolo
profilo della carena, messa in relazione con
il prodotto tra lunghezza al galleggiamento
che la circoscrive, avente come lati la larghezza al galleggiamento e l’immersione
e immersione (figura 7.16); fornisce informazioni utili per valutare la resistenza al moto e quindi
la velocità:
AM
CM 7.8
BWL u T
Figura 7.16
Coefficiente di finezza dell’area trasversale immersa (rap-
porto tra forma azzurra e forma rossa)
96
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Figura 7.17
Coefficiente di finezza totale (rapporto fra il volume di carena e il il volume del parallelepipedo rettangolo
rappresentato in rosso)
(VHPSL
9 Calcolare l’area della figura di galleggiamento di una nave portacontainer noti LWL=157m, BWL=26m, CWP=0,87.
AW = LWL ∙ BWLL ∙ CWP = 157 ∙ 26 ∙ 0,87 = 3551,34 m2
9 Calcolare il volume di carena di una nave ro-ro noti LWL=192m, BWL=32m, T=6,8m, CB=0,72.
¢ = LWL ∙ BWL∙ T ∙ CB =192 ∙ 32 ∙ 6,8 ∙ 0,72 = 30081,024 m3
97
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
98
Struttura della nave ed elementi di architettura navale MODULO 1
L’area compresa tra l’asse delle ascisse ed In generale, per calcolare l’area sottesa dal grafico di una funzione matematica nota,
il grafico di una generica funzione entro un cioè ad esempio l’area
certo intervallo del dominio rappresenta, compresa tra la cur-
in matematica, l’integrale definito di tale
funzione
va che la rappresenta
e l’asse delle ascisse, si
può decomporre tale
area in un numero fini-
to di forme geometriche
regolari e sommare le
loro superfici, determi-
nabili con semplici for-
mule geometriche.
Quella che si è ottenuta è una serie di trapezi dei quali è nota certamente l’altezza che
coincide con gli intervalli scelti 6x, ma anche le varie ordinate (y0, y1, …) essendo la
funzione nota; le superfici dei vari trapezi risultano:
s1
y1 y 0 u 6x
2
s2
y2 y 1 u 6x
2
99
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
s3
y3 y 2 u 6x
2
sn<1
y n<1 y n<2 u 6x
2
sn
yn y n<1 u 6x
2
Come si vede il valore 6x/2 è comune a tutti i trapezi e si può raccogliere a fattor
comune, lasciando isolata la sommatoria delle ordinate, in cui però esse compaiono
tutte due volte tranne la prima e l’ultima:
6x
A u y 0 2y 1 2y 2 7 2y n<1 y n 8.1
2
£y y ¥
A 6x u ² 0 y 1 y 2 7 y n<1 n ´ 8.2
¤2 2¦
£y yn ¥
A W 26x u ² 0 y 1 y 2 7 y n<1 ´ 8.3
¤ 2 2¦
Figura 8.2
Applicazione del Metodo di Bezout per il calcolo dell’area della figura di galleggiamento
100
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
Nell’ambito della teoria della nave vengono correntemente applicati altri metodi di
quadratura, talvolta più precisi; è il caso del metodo di Simpson, che prevede di unire
le estremità dei lati obliqui di ogni coppia di trapezi con una parabola che «accom-
pagni» meglio la curva reale da approssimare, rispetto a quanto può fare una retta.
Figura 8.3
Principio del Metodo di Simpson: le ordinate si
considrano a coppie ma si aggiunge un arco di
parabola al di sopra del lato obliquo del trape-
zio che ne risulta
Il rapporto tra l’area di un segmento pa- All’area di ogni coppia di trapezi si deve quindi sommare l’area sottesa dall’arco di
rabolico e quella del parallelogramma ad parabola ottenibile come i 2/3 rispetto all’area del parallelogramma ad esso circo-
esso circoscritto fu ricavato da Archimede scritto, certamente noto grazie alle coordinate di cui si dispone; in definitiva si trova
grazie al suo metodo di esaustione che gli
consentì di lavorare alla cosiddetta «qua-
la seguente formula:
dratura del cerchio»
2
AW 6x u y 0 4y 1 2y 2 4y 3 7 4y n<1 y n 8.4
3
Figura 8.4
Diagramma delle aree immerse delle sezioni trasversali in funzione della posizione longitudinale; appli-
candovi un metodo di quadratura per calcolarne l’area si trova il volume di carena
101
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Applicando al grafico delle aree delle sezioni trasversali immerse uno dei metodi di
quadratura visti l’area che si ottiene è in realtà un volume, il volume di carena.
Esso è estremamente importante per lo studio della stabilità, come si vedrà meglio nel pro-
sieguo del testo; in particolare nel Capitolo 12 vedremo come la statica della nave prevede
l’utilizzo del momento
d’inerzia della figura di
galleggiamento, calco-
lato rispetto all’asse lon-
gitudinale di simmetria,
per la determinazione
dell’importantissimo
raggio metacentrico,
indicativo della stabilità
della nave.
Per come è stato defini-
to, si intuisce facilmen-
te come il momento
d’inerzia di uno scafo
con estesa dimensione
trasversale sia maggio- Figura 8.5
re rispetto ad uno sca- Scafi a confronto con diverso momento d’inerzia della figura di galleggia-
mento
fo più snello, che risul-
terà dunque anche ten-
denzialmente meno stabile (figura 8.5); sarà cioè la larghezza della nave a influenzare
la stabilità della nave e per questo a volte, ad esempio su alcune RO-RO pax, la forma
dello scafo subisce un allargamento proprio in prossimità del galleggiamento (riferir-
Per RO-RO pax si intendono le navi tra- si ancora alla figura 6.13).
ghetto, che trasportano sia passeggeri sia
mezzi su ruote
Il momento d’inerzia della figura di galleggiamento si può determinare utilizzando
ancora la regola di Simpson e sarà compito del cantiere, dello studio di progettazione
La tavola delle carene dritte verrà trattata o del registro di classificazione farlo per diverse condizioni di carico e di inclinazione,
nel Capitolo 13
in modo da poter compilare le tavola delle carene dritte e redigere le informazioni sul-
la stabilità; non si tratta quindi di calcoli che vengono
svolti dagli Ufficiali a bordo, tuttavia il concetto che
ne sta alla base risulta semplicemente riconducibile
al calcolo del momento d’inerzia del rettangolo.
102
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
(L · dy) · y2
0 0 L · dy
l/2 l/2
· y2 L · 00 y 2 dy 8.5
l/2
lx 2L · 00 y 2 dy 8.6
Risolvendo si ha:
l
1 3 2 £ 1 £ l ¥3 ¥ l3
lx 2L · ³ y µ 2L · ² ² ´ < 0 ´ 2L ·
3 0 ²3 ¤2¦ ´ 24
¤ ¦
L ul3
lx 8.7
12
Nella pratica di bordo la formula 8.7 può rivelarsi utile
per calcolare il momento d’inerzia di aree minori ma in-
fluenti sulla stabilità, come ad esempio la superficie occu-
pata da una cisterna a sezione rettangolare piena d’acqua
o di altro liquido.
Considerando mezza figura di galleggiamento come co-
stituita da infinite superfici rettangolari (figura 8.6), il
suo momento d’inerzia si può determinare integrando il
momento d’inerzia del rettangolo per tutta la lunghezza
al galleggiamento; esso va calcolato però rispetto all’asse
Figura 8.7 longitudinale della nave, che non passa per il baricentro
Rappresentazione a dimensioni finite di uno dei rettangoli infinitesimi che dei rettangoli infinitesimi, quindi l’espressione 8.7 non è
andranno a costituire metà figura di galleggiamento al fine del calcolo del più valida, varrà invece la 8.8 (dimostrabile con conside-
suo momento d’inerzia; l’asse rispetto a cui avviene il calcolo è l’asse lon- razioni analoghe a quanto svolto per la 8.7):
gitudinale x della nave, che non passa per il baricentro del rettangolo ma
per una sua estremità
1 8.8
lx · L · l3
3
Esprimendo la larghezza in termini di ordinate y e integrando si ha:
L y3
lx 2 · 00 3
dx 8.9
L’integrale, per il quale compare già il moltiplicatore 2 che permette di riferirsi all’intera
figura di galleggiamento, è risolvibile applicando il metodo di quadratura di Simpson.
103
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
I moti oscillatori verranno affrontati nel Ca- Considerando come asse di riferimento sempre quello longitudinale, attorno al quale
pitolo 21 si ha il moto di rollio, che tra i moti oscillatori è il più insidioso per la sicurezza del-
la nave, si nota che è sempre la dimensione trasversale a prevalere nettamente, con
proporzionalità cubica; essa è quindi quella che detterà le caratteristiche di stabilità,
almeno per quanto riguarda le forme della nave, senza considerare cioè la distribuzio-
ne dei pesi, che rappresenta un’altra importantissima variabile.
(VHPSL
9 Calcolare il momento d’inerzia rispetto all’asse baricentrico longitudinale di una cisterna rettangolare avente lunghezza
L = 35m e larghezza l = 14m
1 1
lx · L · l3 · 35 · 14 3 8003,3 m4
12 12
9 Calcolare il momento d’inerzia rispetto all’asse baricentrico longitudinale di una cisterna rettangolare avente lunghezza
L = 14m e larghezza l = 35m
1 1
lx · L · l3 · 14 · 353 50020,8 m4
12 12
(VHUFL]L
Utilizzo coefficienti di finezza e calcolo del momento d’inerzia
Risolvere i seguenti esercizi:
1 Calcolare l’area della figura di galleggiamento e il volume di carena di una nave portacontainer noti
LWL = 322 m, BWL = 52 m, T = 15,25 m, CWP = 0,72, CB = 0,85.
2 Calcolare l’area della figura di galleggiamento e il volume di carena di una nave bulk noti LWL = 225 m,
BWL = 32,2 m, T = 21,6 m, CWP = 0,91, CB = 0,84.
3 Calcolare l’area della figura di galleggiamento e il volume di carena di una tanker noti LWL = 243 m,
BWL = 42 m, T = 14,8 m, CWP = 0,92, CB = 0,85.
4 Calcolare l’area della figura di galleggiamento e il volume di carena di una nave da crociera noti
LWL = 220,6,2 m, B WL = 26,4 m, T = 7,6 m, C WP = 0,82, C B = 0,75.
5 Calcolare l’area della figura di galleggiamento e il volume di carena di una nave ro-ro noti LWL = 146,5 m,
BWL = 20,5 m, T = 5,25 m, CWP = 0,86, CB = 0,70.
6 Calcolare il momento d’inerzia rispetto all’asse baricentrico longitudinale di una cisterna rettangolare
avente lunghezza L = 45 m e larghezza l = 10 m.
7 Calcolare il momento d’inerzia rispetto all’asse baricentrico longitudinale di una cisterna rettangolare
avente lunghezza L = 35,6 m e larghezza l = 16,1 m.
8 Calcolare il momento d’inerzia rispetto all’asse baricentrico longitudinale di una piscina di una nave da
crociera avente lunghezza L = 10 m e larghezza l = 5 m.
9 Calcolare il momento d’inerzia rispetto all’asse baricentrico longitudinale di una cisterna quadrata aven-
te lunghezza L = 30 m e larghezza l = 30 m.
10 Calcolare il momento d’inerzia rispetto all’asse baricentrico longitudinale di una piscina di una nave da
crociera avente lunghezza L = 8,4 m e larghezza l = 4,2 m.
104
Elementi geometrici dello scafo U.D. 2
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO
105
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura
navale
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
1. Il piano di costruzione: V F
è una proiezione ortogonale
è il programma cronologico di assemblaggio dei pezzi della nave in costruzione
è tradizionalmente la base del progetto di una nave
è costruito con criteri che tengono conto della simmetria della nave
2. La sezione maestra: V F
è una sezione orizzontale
è la sezione con minimo CM
è la sezione più prodiera, corrispondente alla FP
è situata a centro nave, in corrispondenza della MP
3. Le perpendicolari estreme: V F
sono rette verticali
sono rette orizzontali
sono linee immaginarie
sono elementi strutturali dello scafo
4. L’insellatura dei ponti della nave: V F
è necessaria per permettere all’acqua piovana di scendere a murata
è necessaria per garantire una certa flessibilità allo scafo
è geometricamente rappresentabile mediante proiezione dell’orlo di murata
ha la forma di due archi di parabola affiancati
5. Le carene dritte: V F
sono carene caratterizzate da uguale volume
sono carene individuate da galleggiamenti paralleli fra loro
sono carene individuate da galleggiamenti paralleli a quello dritto di progetto
sono casi particolari di carene isocline
106
Elementi
Introduzione
geometrici
alladello
Fisica
scafo PERCORSO
U.D. 2
1
6. La LOA: V F
è la lunghezza massima della nave
è usata come riferimento della LL Convention
è minore della LPP
dà informazioni sull’ingombro della nave
7. I rapporti di snellezza: V F
sono rapporti fra due dimensioni lineari dello scafo
sono rapporti fra aree
possono fornire indicazioni sulla manovrabilità
possono fornire indicazioni sulla robustezza longitudinale
8. I coefficienti di finezza: V F
possono essere superficiali o volumetrici
servono ad avere un’idea della forma della nave
sono numeri adimensionali
spesso hanno valore di poco superiore a 1
9. I metodi di quadratura: V F
sono metodi numerici nati per calcolare gli integrali delle funzioni
sono sistemi che conducono alla determinazione dei coefficienti di finezza
possono servire a determinare il volume di carena
forniscono i valori di alcune aree in maniera approssimata
10. Il momento d’inerzia della figura di galleggiamento: V F
è importante perché indicativo della stabilità di rotta
è importante perché indicativo della stabilità statica
è determinabile con Simpson
si può esprimere come un integrale, basandosi sulle proprietà del rettangolo
107
PERCORSO
MODULO 1 Introduzione
Struttura dellaalla
nave
Fisica
ed elementi di architettura navale
1) La linea di galleggiamento:
T è la superficie della carena
T è il contorno della figura di galleggiamento
T è sempre parallela alla chiglia
T si indica con CF
2) La stellatura:
T nelle navi moderne si ha per tutta la lunghezza nave
T è indicizzata da una distanza
T è indicizzata da un angolo
T è un ingrossamento strutturale applicato nella zona del galleggiamento
3) Le isocarene:
T sono delimitate da galleggiamenti paralleli
T si possono avere quando si imbarca un peso a bordo
T si possono avere quando si sbarca un peso a bordo
T si possono avere quando la nave subisce un’inclinazione
4) Le immersioni estreme:
T si leggono sulle apposite scale applicate sulle murate
T corrispondono ai pescaggi
T differiscono dai pescaggi per lo spessore della chiglia
T sono distanze orizzontali
5) Il momento d’inerzia del rettangolo rispetto ad un asse baricentrico parallelo alla sua dimensione L:
T è dato da L·l3/12
T è dato da l·L3/12
T è dato da L·l3/24
T è dato da L/l3·12
108
Elementi
Introduzione
geometrici
alladello
Fisica
scafo PERCORSO
U.D. 2
1
DOMANDE A RISPOSTA APERTA (COSTRUISCI LA RISPOSTA PER OGNUNA DELLE SEGUENTI DOMANDE SEGUENDO LO
SCHEMA SUGGERITO ATTRAVERSO LE MAPPE):
109
U.D. 3
Dati caratteristici della nave
CONTENUTO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck depart- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
ment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
ne del Mezzo Navale» Definire i parametri che caratterizzano la nave
Mantenere le condizioni di navigabilità della dal punto di vista commerciale e della sicurezza
nave Identificare, descrivere e comparare le tipologie relativamente al carico da imbarcare
Costruzione della nave e funzioni dei vari mezzi e sistemi di trasporto in Il candidato dovrà apprendere come:
Conoscenza generale delle principali parti strut- riferimento all’attività marittima a. definire portata, dislocamento, stazza, bor-
turali di una nave e il nome corretto delle varie Operare nel sistema qualità nel rispetto delle do libero
parti normative di settore sulla sicurezza
Caratteristiche strutturali e funzionali dei mezzi
di trasporto
Applicare le normative per la gestione in sicu-
rezza del mezzo e delle infrastrutture
Applicare le normative di sicurezza per la ge-
stione del mezzo di trasporto e per la salvaguar-
dia degli operatori e dell’ambiente
Programmare l’utilizzo degli spazi di carico, con
criteri di economicità e sicurezza in relazione
alla intermodalità del trasporto, anche mediante
l’uso software specifici
Struttura della nave ed elementi di architettura navale MODULO 1
9 Misure di peso
A bordo sono all’ordine del giorno considerazioni relative al peso: il peso imbarcabile è certamente correlato al
guadagno derivante del contratto di trasporto, ma la sua entità e la sua disposizione apre a problematiche più
tecniche come ad esempio lo studio della stabilità o la determinazione del pescaggio adeguato per superare in
sicurezza un bassofondo.
9.1 DISLOCAMENTO
Si usa dire che il dislocamento 6 (displacement) sia il peso della nave.
Nell’etimologia latina appare chiaro il si- In realtà esso rappresenta la misura della spinta idrostatica che riceve la nave, infatti
gnificato di dislocare come «spostare in il nome stesso ne suggerisce una relazione con lo «spostamento» di qualcosa. È noto
altro luogo» che il Principio di Archimede stabilisce che un corpo immerso in un fluido in quiete
riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del volume di fluido spostato e da
questa definizione consegue che il dislocamento è il peso della massa d’acqua che vie-
ne spostata dalla sua posizione, nel momento in cui questa viene occupata dalla parte
immersa di una nave (è evidente che si tratterà di una massa d’acqua avente volume
coincidente con il volume di carena).
Ai nostri scopi si parla indifferentemente di Per quanto detto l’espressione del dislocamento è la seguente:
massa come di peso e i relativi significati si
confondono; in realtà l’espressione 9.1 rap- 6=¢·l 9.1
presenta una massa: il dislocamento inteso
come forza andrebbe espresso in Newton e dove ¢ è il volume di carena e l è la densità dell’acqua di mare, che vale in media 1,025
trovato moltiplicando ancora per il valore
t/m3 salvo nelle zone salmastre dove diminuisce decisamente avvicinandosi all’unità,
dell’accelerazione di gravità
valore corrispondente all’acqua dolce.
L’identificazione del dislocamento con il peso della nave deriva dal fatto che il neces-
sario equilibrio alla traslazione verticale richiede che su una nave la sommatoria delle
forze verticali sia nulla. Su una nave ferma, galleggiante in acqua calma, le forze ver-
ticali sono soltanto due, cioè la forza peso diretta verso il basso e la spinta idrostatica
diretta verso l’alto; la loro uguaglianza permette di utilizzare il valore del dislocamen-
to, che è una misura della spinta, come misura della forza peso.
La nave incagliata rappresenta un esem- Intendendolo come peso il dislocamento viene applicato nel baricentro G (centre of
pio in cui il dislocamento, diminuito per gravity) della nave, mentre il punto di applicazione della spinta viene collocato nel
l’emersione forzata di parte della carena centro di carena B (centre of buoyancy); in realtà la spinta si applica nel cosiddetto
non corrisponde più al peso della nave,
infatti ad esso si somma la reazione di vin-
centro di spinta che risulta più in basso del centro di carena, ma sempre ad esso alli-
colo del fondale su cui poggia lo scafo neato rispetto alla verticale lungo cui agisce la spinta stessa, per cui l’approssimazione
proposta agevola i calcoli di stabilità, come si vedrà nel Modulo 2, senza nulla togliere
all’attendibilità degli stessi, fornendo anzi risultati più «prudenti».
La legge di Pascal sancisce che la pres- Il centro di spinta è il punto di applicazione della risultante del sistema di forze rap-
sione esercitata in un fluido si trasmette in presentato dalla distribuzione della pressione sulle varie parti dello scafo, ottenuto
tutte le direzioni, mentre la Legge di Stevin sulla base delle leggi di Pascal e Stevin (figura 9.1).
ne definisce l’aumento lineare con la pro-
fondità
La proporzionalità diretta tra dislocamento e volume di carena ha una conseguenza
molto intuitiva: se si aggiungono pesi a bordo la nave risponde immergendosi mag-
111
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
giormente per incrementare il volume di carena del valore necessario a dar origine ad
una spinta aggiuntiva pari all’entità dei pesi aggiunti a bordo. Questo da una parte in-
dica una proporzionalità quasi diretta anche tra dislocamento e immersione, rappre-
sentabile attraverso un diagramma chiamato scala di solidità (displacement curve),
rappresentato in figura 9.2, dall’altra parte suggerisce come alle infinite condizioni di
carico della nave, corrispondano infiniti valori dell’immersione media.
Figura 9.1
La posizione del centro di spinta C risente delle eventuali componenti Figura 9.2
verticali della spinta che si hanno nella zona del ginocchio: per scafi con Scala di solidità: l’andamento è quasi lineare, ad indicare una
fondo piatto e ginocchio ad angolo retto (in basso in figura) le componenti proporzionalità pressoché diretta fra immersione e disloca-
verticali della pressione che dà origine alla spinta sono concentrate solo mento; in realtà le variazioni dell’area della figura di galleg-
sul fondo, dove si troverà anche il centro di spinta giamento con l’immersione rendono il diagramma una curva
Le condizioni di carico della nave sono comprese tra un valore minimo, corrispon-
dente alla nave scarica, e un valore massimo, corrispondente alla nave a pieno carico:
nel primo caso si parla di dislocamento leggero (lightweight displacement), identi-
ficato come il peso della nave completamente allestita ma priva di carico, equipaggio
e dotazioni consumabili, al quale corrisponde il minimo valore di immersione, mentre
nel secondo caso si parla di dislocamento pesante (full loaded displacement/design
displacement) al quale corrisponde l’immersione massima della nave, identificata a
In alcuni casi anche le zone al di sopra del partire dal minimo bordo libero estivo, come verrà chiarito nel Capitolo 11.
ponte di bordo libero, ad esempio alcune
sovrastrutture, possono contribuire alla ri- Come già accennato nel paragrafo 1.2 le immersioni massima e minima della nave,
serva di spinta; è caratteristico il caso delle corrispondenti al suo dislocamento pesante e leggero, racchiudono una zona di scafo
navi semisommergibili che trasportano ad
detta bagnasciuga, che può indifferentemente far parte dell’opera viva o dell’opera
esempio grandi piattaforme di trivellazione
del tipo TLP aventi uno scafo galleggiante morta a seconda delle condizioni di carico, e che delimita quindi tutte le possibili
che magari sporge dai lati della nave stes- immersioni della nave.
sa: si tiene conto del contributo positivo in
termini di galleggiabilità fornito dal carico Pur violando le normative della Load Lines Convention una nave potrebbe in linea te-
concedendo di adottare un bordo libero orica assumere immersioni maggiori rispetto a quella corrispondente al dislocamento
minore pesante, cioè alla linea di massimo carico estivo, raggiungendo potenzialmente il pon-
te stagno più alto, cioè il ponte di bordo libero. Questa possibilità garantisce una certa
112
Dati caratteristici della nave U.D. 3
sicurezza alla nave e rappresenta proprio il significato più profondo della previsione di
un certo bordo libero, cioè una zona di scafo da tenere sempre asciutta nonostante sia
perfettamente stagna: la spinta che questa zona riuscirebbe eventualmente a fornire in
condizioni di emergenza, ad esempio in seguito ad un aumento di peso indesiderato
dovuto ad imbarco di acqua da una falla, è detta riserva di spinta (reserve buoyancy).
La riserva di spinta si può definire più rigorosamente come differenza tra il disloca-
mento che avrebbe la nave immersa fino al ponte di bordo libero e il dislocamento al
generico galleggiamento.
Figura 9.3
Zona di carena delimitata da galleggiamenti distanti fra loro 1 cm: il dislocamento che essa riesce a produrre
è il disolcamento unitario
L’imbarco/sbarco di pesi effettuato per ri- Per quanto detto il dislocamento unitario si può anche intendere come quel peso che,
spettare determinati vincoli di immersione imbarcato o sbarcato dalla nave, provoca una variazione dell’immersione media di 1
avviene usualmente movimentando della cm; in questo modo, noto il suo valore è immediato avere un’idea anche approssima-
zavorra rappresentata, a bordo, da semplice
acqua di mare
ta della variazione di immersione che provocherà l’imbarco o lo sbarco di una peso
generico. In questo senso il TPC viene utilizzato ad esempio per determinare quanto
peso sbarcare per passare su un bassofondo con un certo tirante d’acqua UKC (un-
der keel clearance) sotto la chiglia o quanto peso imbarcare per passare sotto un
ponte con un certo tirante d’aria AC (air clearance).
(VHPSL
9 Se una nave ha un galleggiamento al quale compete un dislocamento unitario di 50 t significa che per ogni peso aggiunto
a bordo avente tale entità l’immersione aumenta di 1 cm. Se su tale nave si stanno per imbarcare 300 t di merce è
immediato prevedere che l’immersione media aumenterà di 6 cm (300 / 50 = 6)
9 Se la stessa nave nelle stesse condizioni ha un’immersione media di 6,20 m che deve essere portata a 6,10 m per passare
con maggior sicurezza su un bassofondo, cioè si deve ridurre l’immersione di 10 cm, è evidente che bisogna sbarcare 500
t (50 x 10 = 500)
113
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
L’espressione del TPC si può ottenere determinando il volume di una certa zona di
carena (ottenibile come prodotto tra l’area della figura di galleggiamento AW e l’al-
tezza di 1 cm corrispondente a 0,01 m) e moltiplicarlo per la densità dell’acqua l,
ottenendo cioè il dislocamento relativo a quella zona, come da definizione:
AW
TPC ·l 9.2
100
(VHPSLR
9 una nave, al galleggiamento attuale in acqua salata, ha dimensioni LWL = 123,40 m, BWL = 22,70 m e CWP = 0,85;
determinare il TPC.
Com’è noto le figure di galleggiamento hanno forma ed estensione quasi costanti nella
zona del galleggiamento massimo, ma si restringono procedendo verso la chiglia, per
cui lo stesso destino toccherà al valore del TPC, che diminuirà al diminuire dell’im-
mersione. Per questo motivo i calcoli di variazione di immersione effettuati attraver-
so il dislocamento unitario sono da ritenersi approssimati oltre pochi centimetri di
entità.
Il TPC a cui ci si riferisce è usualmente quello che si ha in acqua salata, tuttavia esso
varierà se ci si trova in acqua dolce o salmastra; a galleggiamento immutato, che si-
gnifica AW costante, chiamando TPC’ il dislocamento unitario alla generica densità l,
si può scrivere:
da cui:
114
Dati caratteristici della nave U.D. 3
(VHPSLR
9 la nave dell’esempio precedente si trova in acqua a l = 1,010 t/m 3, con stesse dimensioni al galleggiamento
LWL = 123,40 m, B WL = 22,70 m e C WP = 0,85); determinare il TPC.
(L
l 1, 010
TPC' TPC 24, 4 · 24, 04t
1, 025 1, 025
6
¢ 9.4
l
L’espressione 9.4, inversa della 9.1, rappresenta il volume di carena in funzione del
dislocamento e della densità dell’acqua; aggiungendo il suffisso S per indicare l’acqua
salata e B per indicare acqua salmastra (da brackish) si avrà:
6
¢S
1, 025
6
¢B
lB
¢B > ¢S
La differenza tra i due volumi di carena rappresenta il volume della zona di carena
avente altezza corrispondente alla variazione di immersione legata al passaggio in
acqua di diversa densità, che indichiamo con bT, vale quindi la seguente uguaglianza:
AW · bT= ¢B – ¢S 9.5
115
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
6 6
A W · bT <
lB 1, 025
£1 1 ¥
AW · bT 6 · ² < ´
¤ lB 1,025 ¦
£ 1,025<l ¥
A W · bT 6 · ² B
´
l
¤ B · 1,025 ¦
6 £ 1,025<l ¥
bT · ² B
´ 9.6
A W ¤ lB · 1,025 ¦
100 6 £ 1,025<l ¥
bT · · ² B
´
100 A W ¤ lB · 1,025 ¦
6 £ 1,025<l ¥
bT · ² B
´ m 9.7
100 · TPC ¤ lB ¦
6 £ 1,025<l ¥
bT · ² B
´ cm 9.8
TPC ¤ lB ¦
£ 1,025<1¥ 1
² ´ 0,025
¤ 1 ¦ 40
Il particolare valore di bT che ne consegue è detto FWA (fresh water allowance) e
rappresenta la variazione di immersione che la nave subisce passando da acqua com-
pletamente dolce a completamente salata o viceversa:
6 9.9
FWA cm
40 · TPC
Ovviamente le variazioni trovate vanno opportunamente sommate o sottratte all’im-
mersione media a seconda del verso del passaggio.
116
Dati caratteristici della nave U.D. 3
(VHPSL
9 Calcolare la nuova immersione per una nave in ingresso in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua è lv = 1,014 t/m3,
conoscendo 6 = 12400 t, TPC = 25 t, T = 8,60 m.
9 Calcolare la nuova immersione media per una nave in uscita in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua
è lv = 1,008 t/m 3, conoscendo 6 = 92020 t, TPC = 66,4 t, TA = 14,80 m, T F = 14,35 m. Qual è la FWA per
la stessa nave?
TA TF
Tm 14,575 m
2
6 92020
FWA 34,65 cm
40 · TPC 40 · 66, 4
Le correzioni da apportare alle letture dei pescaggi, per le quali esistono oggi appositi
software, sono descritte in sequenza nel seguito.
117
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Correzione per la reale posizione delle scale dei pescaggi (draft correction to the
perpendiculars)
Le immersioni estreme sono per definizione misurate sulle perpendicolari estreme,
ma non è possibile tracciare le corrispondenti marche in tali posizioni; se la nave non
è dritta longitudinalmente ciò che si legge non corrisponderà all’effettivo pescaggio
sulle perpendicolari per cui occorrerà sommare o sottrarre alle letture effettuate dei
fattori correttivi che fanno parte dei dati che il cantiere fornisce alla nave, ma facil-
mente ottenibili da semplici considerazioni trigonometriche note la sola distanze tra
le perpendicolari e l’effettiva posizione delle scale dei pescaggi (figura 9.4).
Figura 9.4
Determinazione della correzione per la posizione delle targhe
dove si vede che le correzioni consistono nel prodotto tra le distanze dA e dF e la tan-
gente dell’angolo di inclinazione longitudinale e, ottenuta come rapporto fra quello
che viene chiamato TRIM apparente, cioè la differenza tra i pescaggi poppiero e pro-
diero, e la lunghezza effettiva tra le marche L.
118
Dati caratteristici della nave U.D. 3
TA 4TM TF
Tm 9.12
6
Figura 9.5
Nave inarcata (in alto) e nave insellata (in basso): in entrambi i casi serve il valore dell’immersione al mezzo
per avere un dato attendibile in termini di immersione media
119
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Figura 9.6
Correzione per l’assetto, applicabile quando il CF non si trova nella sezione maestra
TA < TF
CA d · 9.13
L
,QROWUHQHOODVH]LRQH £ 1,025<l ¥
RQOLQHWURYHUHWH 6'' 6' ( ³6 · ² B
´µ
lB 9.16
• Esempio di draft survey ¤ ¦
120
Dati caratteristici della nave U.D. 3
9.5 PORTATA
La portata lorda è particolarmente impor- La portata di una nave rappresenta il peso che è possibile imbarcare senza superare il
tante ad esempio per le petroliere perché galleggiamento massimo consentito.
vengono classificate proprio in base a
questo parametro: le più grandi, destinate Dalla definizione di dislocamento pesante e dislocamento leggero si intuisce che la
al trasporto di greggio, sono ad esempio
loro differenza rappresenta la totalità dei pesi imbarcabili, non differenziati per tipo-
le VLCC – Very Large Crude Carrier, con
DWT da 160.000 a 320.000 e le ULCC, logia; in tale caso si parla di portata lorda DW (deadweight).
Ultra Large Crude Carrier, con DWT da
320.000 a 550.000 Essa comprende dunque il carico, il bunker (cioè il combustibile), l’eventuale zavorra,
l’acqua potabile, e tutti i pesi che costituiscono la già citata costante nave; riguarda
quindi sia l’oggetto del contratto di trasporto, cioè il carico, sia i pesi operativi, cioè
quelli utili a far funzionare la nave (dal combustibile all’equipaggio).
Noto il peso della nave e considerata la costante nave, ad una certa immersione cor-
risponde una determinata portata lorda e la loro correlazione è ricavabile dalla scala
delle portate (deadweight scale), rilasciata dal cantiere.
Per riferirsi al solo carico pagante, bisogna sottrarre dalla portata lorda proprio i
pesi operativi, ottenendo quella che si chiama portata netta (net capacity); la sua
determinazione è necessaria per motivi commerciali e per la pianificazione della cari-
cazione della nave, ma il calcolo dipende da variabili che afferiscono alla particolare
traversata che la nave deve effettuare ed esiste una procedura ben precisa che verrà
affrontata in modo rigoroso nel Capitolo 11 .
(VHUFL]L
Utilizzo TPC e calcolo variazione di immersione per passaggio in acqua di diversa densità
Risolvere i seguenti esercizi:
1 Una nave, al galleggiamento attuale in acqua salata, ha dimensioni LWL = 180,20 m, BWL = 32,20 m e CWP = 0,90;
determinare il TPC.
2 Una nave, al galleggiamento attuale in acqua salata, ha dimensioni LWL = 147,50 m, BWL = 23,50 m e CWP = 0,87;
determinare il TPC.
3 Una nave, al galleggiamento attuale in acqua salata, ha dimensioni LWL = 217,80 m, BWL = 32,20 m e CWP = 0,91;
determinare il TPC.
4 Una nave, al galleggiamento attuale in acqua a l = 1,004 t/m3, ha dimensioni LWL = 229,00 m, BWL = 36,00 m
e CWP = 0,92; determinare il TPC.
5 Una nave, al galleggiamento attuale in acqua a l = 1,012 t/m3, ha dimensioni LWL = 156,6 m, BWL = 26,80 m
e CWP = 0,88; determinare il TPC.
6 Una nave ha un’immersione alla quale compete un dislocamento unitario di 40 t; di quanto varierà l’im-
mersione aggiungendo 200 t a bordo?
7 Una nave ha un’immersione alla quale compete un dislocamento unitario di 18,5 t; di quanto varierà l’im-
mersione aggiungendo 122 t a bordo?
8 Una nave ha un’immersione alla quale compete un dislocamento unitario di 50,8 t; di quanto varierà l’im-
mersione aggiungendo 406,4 t a bordo?
9 Una nave ha un’immersione alla quale compete un dislocamento unitario di 84,6 t; di quanto varierà l’im-
mersione aggiungendo 634,5 t a bordo?
10 Una nave ha un’immersione di 7,40 m che deve essere portata a 7,10 m per passare con maggior sicurez-
za su un bassofondo; quanto peso bisogna sbarcare sapendo che il dislocamento unitario è TPC = 32,8 t?
121
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
11 Una nave ha un’immersione di 11,20 m che deve essere portata a 10,80 m per passare con maggior sicurez-
za su un bassofondo; quanto peso bisogna sbarcare sapendo che il dislocamento unitario è TPC = 56,4 t?
12 Una nave ha un’immersione di 9,00 m e deve superare un bassofondo avente profondità 8,80 m; quan-
to peso bisogna sbarcare per passare con almeno 0,50 m di UKC sapendo che il dislocamento unitario
è TPC = 56,4 t?
13 Una nave ha un’immersione di 6,80 m e deve superare un bassofondo avente profondità 6,80 m; quan-
to peso bisogna sbarcare per passare con almeno 0,50 m di UKC sapendo che il dislocamento unitario
è TPC = 28,5 t?
14 Una nave ha un’altezza totale di 18,10 m e un’immersione di 7,20 m e deve passare sotto un ponte alto
12 m sul livello del mare; Quanto peso bisogna imbarcare per passare con almeno 1,50 m di AC sapendo
che il dislocamento unitario è TPC = 40,1 t?
15 Una nave ha un’altezza totale di 31,10 m e un’immersione di 12,40 m e deve passare sotto un ponte alto
20 m sul livello del mare; Quanto peso bisogna imbarcare per passare con almeno 1,50 m di AC sapendo
che il dislocamento unitario è TPC = 60,2 t?
16 Calcolare la nuova immersione per una nave in ingresso in un porto fluviale nel quale la densità dell’ac-
qua è lvv = 1,014 t/m3, conoscendo 6 = 18200 t, TPC = 25 t, T = 8,60 m.
17 Calcolare la nuova immersione per una nave in uscita in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua
è lvv = 1,002 t/m3, conoscendo 6 = 86400 t, TPC = 51,4 t, T = 12,40 m.
18 Calcolare la nuova immersione per una nave in ingresso in un porto fluviale nel quale la densità dell’ac-
qua è lvv = 1,009 t/m3, conoscendo 6 = 32050 t, TPC = 37,9 t, T = 9,80 m.
19 Calcolare la nuova immersione per una nave in uscita in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua
è lvv = 1,018 t/m3, conoscendo 6 = 109700 t, TPC = 82,8 t, T = 17,10 m. Qual è la FWA per la stessa nave?
20 Calcolare la nuova immersione per una nave avente dimensioni LWL = 161,30 m, B WL = 29,00 m e
C WP = 0,85, in uscita in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua è lvv = 1,016 t/m 3, cono-
scendo 6 = 47800 t, T m = 10,42 m. Qual è la FWA per la stessa nave?
21 Calcolare la nuova immersione per una nave avente dimensioni LWL = 245,20 m, BWL = 42,20 m e CWP = 0,87,
in ingresso in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua è lvv = 1,004 t/m3, conoscendo 6 = 154500 t,
Tm = 16,75 m. Qual è la FWA per la stessa nave?
22 Calcolare la nuova immersione media per una nave avente dimensioni LWL = 111,20 m, BWL = 32,20 m e
CWP = 0,89, in ingresso in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua è lvv = 1,021 t/m3, conoscendo
6 = 15693 t, TA = 7,75 m, TF = 7,41 m. Qual è la FWA per la stessa nave?
23 Calcolare la nuova immersione media per una nave avente dimensioni LWL = 74,10 m, BWL = 14,80 m e
CWP = 0,87, in uscita in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua è lvv = 1,009 t/m3, conoscendo
6 = 8910 t, TA = 4,89 m, TF = 4,52 m. Qual è la FWA per la stessa nave?
24 Calcolare la nuova immersione media per una nave avente dimensioni LWL = 146,10 m, BWL = 21,70 m e
CWP = 0,90, in ingresso in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua è lvv = 1,012 t/m3, conoscendo
6 = 22019 t, TA = 8,48 m, TF = 8,16 m. Qual è la FWA per la stessa nave?
25 Calcolare la nuova immersione media per una nave avente dimensioni LWL = 252,90 m, BWL = 32,20 m e
CWP = 0,91, in uscita in un porto fluviale nel quale la densità dell’acqua è lvv = 1,019 t/m3, conoscendo
6 = 99600 t, TA = 13,90 m, TF = 13,40 m. Qual è la FWA per la stessa nave?
122
Dati caratteristici della nave U.D. 3
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO
123
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura
navale
10 Stazza
È caratteristico ascoltare interventi di persone che poco sanno di faccende navali, sentirle parlare ad esempio di
«nave da 50.000 tonnellate» e intuire che credono di riferirsi al loro peso! La terminologia certamente confonde,
ma una delle prime cose da imparare trattando di navi è che il dato caratterizzante delle loro dimensioni è quasi
sempre la stazza che non è affatto una misura di peso, bensì di volume.
Rispetto alle tonnellate di stazza il valore in La stazza lorda GT (gross tonnage) rappresenta la capacità di tutti gli spazi chiusi,
GT è un po’ minore misurata fuori ossatura ad esclusione di alcune zone come recessi e aperture parti-
colari con scarsi o assenti sistemi di chiusura. La sua determinazione avviene mol-
tiplicando l’entità dei volumi degli spazi chiusi espressi in metri cubi, per un fattore
correttivo pari a circa 1/3; si ricava un valore in definitiva poco lontano dalla corri-
spondente espressione in tonnellate di stazza.
La stazza lorda oltre a costituire, insieme a nome e nazionalità, uno degli elementi
identificativi della nave, rappresenta il riferimento per i limiti dei titoli professionali
marittimi, le tasse di registrazione e in generale i requisiti dettati dalle Convenzioni
Internazionali che regolano il mondo marittimo.
In realtà anche per la NT esiste un algoritmo più complesso del precedente che, a par-
tire dalla misura del volume degli spazi del carico in metri cubi, fornisce in uscita un
valore che non deve risultare però inferiore al 30% della GT; le variabili considerate
sono essenzialmente il pescaggio e il numero di passeggeri.
Sia la stazza lorda sia quella netta possono essere utilizzate come riferimento per
la determinazione delle tariffe dei servizi di cui la nave deve usufruire (pilotaggio,
124
Dati caratteristici della nave U.D. 3
rimorchio, ormeggio ecc.), anche se in particolare alla stazza netta ci si riferisce per
la determinazione delle tasse marittime e dei costi che entrano in gioco nel contratto
di trasporto.
125
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO
126
Struttura della nave ed elementi di architettura navale MODULO 1
11 Bordo libero
La versione del 1871 del Merchant Shipping Act, l’insieme delle leggi inglesi riguardanti la Marina Mercantile,
non prevedeva limiti all’imbarco di peso sulle navi, che quindi spesso viaggiavano sovraccariche e affondavano,
inoltre prevedeva che i marittimi non potessero rifiutare di imbarcare su una nave una volta firmato il contratto,
anche qualora questa fosse da loro ritenuta poco sicura; proprio per tutelare la sicurezza dei naviganti, nel 1877
un membro del parlamento inglese, tale Samuel Plimsoll, riuscì a far passare un emendamento inteso a garantire
condizioni di sicurezza di base per tutte le navi, che imponeva semplicemente di tracciare a murata una marca che
la linea di galleggiamento non avrebbe dovuto mai superare: era nato il bordo libero.
11.1 GENERALITÀ
Sono esentate dall’applicazione delle re- Il bordo libero (freeboard) è un importantissimo parametro di sicurezza regolamen-
gole sul bordo libero, oltre alle navi con tato dalla LL Convention, che si riferisce alle navi con lunghezza superiore a 24 m.
lunghezza inferiore ai 24 m, anche le navi Si tratta in pratica della distanza verticale misurata lungo la MP tra il galleggiamento
da guerra, le unità da diporto e le navi da
pesca (Load Lines Convention, Article 5)
e una marca di riferimento che è posta all’altezza del ponte di bordo libero, il ponte
stagno più alto (figura 11.1); potenzialmente è un parametro variabile con le condizio-
ni di carico della nave, in maniera inversa rispetto all’immersione, tuttavia quando si
parla di bordo libero ci si riferisce usualmente a quello minimo, definito molto preci-
samente, che stabilisce un livello oltre il quale la nave non può immergersi.
Figura 11.1
Bordo libero
127
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
Per definire il bordo libero tabulare le ta- Il bordo libero viene stabilito per ogni nave in funzione della lunghezza attraverso
belle si riferiscono alla lunghezza «L», già semplici tabelle che ne forniscono il valore in millimetri; esistono due tabelle diverse,
definita nel paragrafo 7.2 afferenti a due famiglie di navi create ad uso della stessa LL Convention:
Il BL tabulare va integrato con diverse cor- 9 Navi di tipo A: le navi pro-
rezioni, in gran parte sommative, mentre gettate per trasportare ca-
una deduzione si può avere per le caratte- richi liquidi alla rinfusa,
ristiche delle sovrastrutture: una correzione
iniziale è prevista solo per navi sotto i 100
con particolari caratteristi-
m, mentre per le navi con coefficiente di che di allagabilità e stabi-
finezza totale maggiore di 0,68 è previsto lità; si tratta di navi carat-
un fattore moltiplicativo; un’altra correzione terizzate da ponti integri,
si ha per le navi con altezza di costruzio-
senza boccaporte e quindi
ne maggiore di L/15, una se la quota della
marca di riferimento non coincide con particolarmente resistenti
l’altezza di costruzione, un’altra correzione al mare, e con bassa per-
ancora si ha per la presenza di recessi sul meabilità dei locali (LL
ponte di bordo libero, e infine si hanno cor- Convention, Regulation
rezioni per le navi aventi insellatura diversa
da quella standard e per le navi con altezza
27), alle quali viene conces-
del castello di prua particolarmente estesa so di mantenere un valore
di bordo libero inferiore.
9 Navi di tipo B: tutte le altre
Figura 11.2
navi.
Le petroliere sono navi di tipo A (per gentile concessione di Norden A/S)
Quello ottenuto dalle citate
tabelle è il bordo libero tabu-
lare, che va poi corretto per alcune caratteristiche costruttive della nave, giungendo al
bordo libero estivo (summer freeboard), che rappresenta il riferimento per il trac-
ciamento delle marche di bordo libero (load lines).
(VHPSL
9 Per una nave lunga 100 m è prescritto un bordo libero di 1135 mm se di tipo A e di 1271 mm se di tipo B
9 Per una nave lunga 200 m è prescritto un bordo libero di 2612 mm se di tipo A e di 3264 mm se di tipo B
9 Per una nave lunga 300 m è prescritto un bordo libero di 3262 mm se di tipo A e di 4630 mm se di tipo B
9 Per le navi oltre 365 m di lunghezza sono previsti valori tabulari ma viene imposto che se ne occupi l’Amministrazione
di bandiera
128
Dati caratteristici della nave U.D. 3
Intorno all’occhio di Plimsoll viene ripor- 9 Occhio di Plimsoll (load line mark/Plimsoll disk): si tratta di una linea orizzon-
tata la sigla della Società o delle Società di tale con lunghezza 450 mm e di una marca anulare di diametro 300 mm, poste
Classificazione della nave verticalmente al di sotto della linea di riferimento, ad una distanza tale che tra la
sua faccia superiore e quella della linea di riferimento si
abbia esattamente una distanza pari al minimo bordo libe-
ro estivo; essa rappresenta il massimo galleggiamento con-
sentito nella grande maggioranza dei casi.
9 Marche complementari (load lines): si tratta di mar-
che di lunghezza 230 mm che si dipartono da una linea
verticale tracciata 540 mm a proravia dell’occhio di Plim-
soll, aventi una configurazione detta «pettine»; esse rap-
presentano i livelli che può raggiungere l’acqua del mare
quando la nave si trova in determinate condizioni, cioè
rappresentano una sorta di deroga o di ulteriore pruden-
za relativamente al livello standard che è quello estivo.
Figura 11.5
Marche di bordo libero
129
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
motivo per cui esse vengono definite è quello di prevedere le variazioni fisiologiche
legate al passaggio della nave in acqua di diversa densità, ma anche la navigazione in
zone più o meno pericolose.
Si definiscono le seguenti marche complementari:
9 Tropicale T: tracciata al di sopra della marca estiva ad una distanza da essa pari a
1/48 dell’immersione a pieno carico estivo
9 Acqua dolce F: tracciata al di sopra della marca estiva ma sul lato opposto , ad una
distanza da essa pari alla FWA
9 Acqua dolce tropicale TF: tracciata al di sopra della marca di acqua dolce ad una
distanza da essa pari a 1/48 dell’immersione a pieno carico estivo
9 Invernale W: tracciata al di sotto della marca estiva ad una distanza da essa pari a
1/48 dell’immersione a pieno carico estivo
La previsione della marca WNA è legata an- 9 Invernale WNA: tracciata al di sotto della marca invernale ad una distanza da essa
che all’«allowance for ice accretion» previ- pari a 50 mm; questa marca è prevista solo per le navi aventi lunghezza inferiore ai
sta per le navi da pesca dall’Intact Stability 100 m.
Code (tema del Capitolo 16): si considera
infatti un aumento di peso legato all’accu-
Il bordo libero per ciascuna marca va riportato nel Certificato Internazionale di Bordo
mulo di ghiaccio fissato convenzionalmen- Libero che viene rilasciato dalla Società di Classificazione ed ha validità 5 anni.
te a 30 kg/m2 per le superfici orizzontali e
7,5 Kg/m2 per quelle verticali (il ghiaccia- 11.3 ZONE E AREE DI BORDO LIBERO
mento delle sovrastrutture è forse uno dei
L’Annesso II della LL Convention fornisce sia in maniera descrittiva sia in forma di
problemi maggiori per le navi che operano
ad alte latitudini; si chiama ice accretion e rappresentazione cartografica la suddivisione dei mari del mondo in porzioni in cui
verrà trattato nel secondo volume) sono state stabilite particolari prescrizioni in termini di bordo libero (figura 11.7).
La suddivisione principale avviene per latitudine e permette di individuare le diverse
zone di bordo libero, tra le quali si evidenziano le due più importanti:
La forza 8 nella scala Beaufort corrisponde 9 Zona estiva (summer zone): dove non si registrano percentuali maggiori del 10%
ad una velocità del vento di 34-40 kts, cioè relativamente alla presenza di venti con forza 8 della scala Beaufort, o maggiore;
con forza di burrasca (gale) 9 Zona tropicale (tropical zone): dove non si registrano percentuali superiori all’1%
relativamente alla presenza di venti con forza 8 della scala Beaufort, o maggiore,
e non si registra più di una tempesta tropicale per ogni area di 5° in ogni mese
dell’anno, nell’arco temporale di 10 anni.
Detta terminologia non deve trarre in inganno, infatti i confini delle zone sono speci-
ficamente indicati nella Convenzione in termini di paralleli o tratti lossodromici: indi-
cativamente si ha zona estiva intorno ai 30° di latitudine Nord e Sud e zona tropicale
nella zona equatoriale, ma si estenderà in tutti i mari particolarmente tranquilli come
ad esempio il Mar Rosso e il Golfo Persico.
Alle due zone principali si affiancano, alle alte latitudini, le zone invernali stagionali
(winter seasonal zone), per le quali sono indicate le date in cui vanno considerate
invernali e quelle in cui vanno considerate estive; come queste esistono porzioni di
mare più limitate, per le quali si usa il termine aree anziché zone, sempre stagionali,
in cui il bordo libero da rispettare cambia a seconda del periodo dell’anno tra estivo/
tropicale (seasonal tropical area) o estivo/invernale (winter seasonal area).
Per le aree e le zone stagionali la Convenzione riporta precisamente le date in cui av-
viene il cambiamento di tipologia.
130
Dati caratteristici della nave U.D. 3
Figura 11.7
Carta delle aree e zone stagionali di bordo libero (Reproduced by permission of the International Maritime
Organization, see note below)
In qualche caso si prevedono aree stagionali specifiche anche solo in funzione della
lunghezza della nave, come nel caso della zona di mare antistante il Golfo del Leone
nel Mediterraneo fino a Corsica e Sardegna che è da considerarsi invernale dal 16 di-
cembre al 15 marzo solo per le navi con lunghezza inferiore a 100 m.
11.4 INFLUENZA DEL BORDO LIBERO NEL CALCOLO DELLA PORTATA NETTA
Nel caso di violazione del bordo libero L’articolo 12 della LL Convention prescrive che le marche relative alla zona in cui si sta
prescritto si hanno contravvenzioni ben navigando non risultino mai sommerse, salvo il caso di partenza da un porto fluviale,
definite (ad esempio 1.000 sterline per ogni per il quale è concesso di imbarcare un eccesso di carico pari all’entità dei pesi ope-
centimetro di superamento)
rativi consumabili (combustibile e acqua), necessari per il raggiungimento del mare.
Questo esempio fa capire come le zone e le aree di bordo libero che la nave si trova a
dover attraversare durante la spedizione influenzino direttamente la determinazione
della portata netta, cioè il dato di riferimento per procedere all’elaborazione del piano
di carico; si vede dunque come ci sia una correlazione stretta tra pianificazione della
traversata e pianificazione dello stivaggio.
Il calcolo della portata netta consiste essenzialmente nella sottrazione dalla portata
lorda di tutti i pesi operativi da imbarcare a bordo, dei quali il più rilevante è il bun-
ker, calcolabile moltiplicando i giorni previsti di navigazione per il consumo giorna-
liero e prevedendo una certa riserva:
La riserva di bunker si può anche prevedere
in termini di incremento dei giorni di navi- Bunker = cd · 6t + r – R 11.1
gazione 6t
131
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
In alcuni casi, in mari con acque partico- Per le riserve d’acqua si può fare un calcolo simile sebbene il diffuso utilizzo di dissa-
larmente basse e quindi con numerosi ele- latori a bordo rende questo genere di riserva assai meno importante.
menti in sospensione come il Mar Baltico, Il valore di portata lorda da cui partire deve essere quello riferito al galleggiamento
si preferisce ancora puntare alle riserve
d’acqua anziché all’utilizzo dei dissalatori
corrispondente alla zona di massimo bordo libero della traversata, cioè quella a cui si
per mantenerne gli impianti il più puliti riferisce la marca più bassa, oppure può essere necessario scegliere un valore ancora
possibile inferiore nel caso si avessero vincoli di pescaggio all’arrivo; in entrambi i casi è previ-
sto un fattore correttivo Co da sommare al valore della DW, costituito dall’entità dei
liquidi consumabili che la nave utilizzerà fino al raggiungimento della zona di massi-
mo bordo libero (se parte da una zona a cui compete un bordo libero minore) oppure
per tutto il viaggio se il riferimento è il vincolo di pescaggio.
Figura 11.8
Il bunker è il peso più rilevante fra quelli compresi nella portata lorda, ma
che risultano esclusi in quella netta (per gentile concessione di Norden A/S)
(VHPSLR
Calcolare la portata netta per una nave in procinto di compiere una traversata avente durata 3d in acqua tropicale, 10d in
acqua estiva, 16d in acqua invernale. Sono noti Cbunker = 56 t/d, Cacqua = 8 t/d, rimanenza di combustibile a bordo 86 t, acqua
potabile da caricare 232 t, zavorra 70 t, costante nave e pesi morti = 145 t (considerare riserva bunker al 20%). È nota la
portata lorda corrispondente alla zona invernale DWW = 23420 t.
Net capacity = DWFBmaxx + Co – (Bunker + R + A + Y) = 23420 + [(56 + 8) · 13] – [1862,8 + 86 + (232 + 70) + 145] =
= 21856,2 t
NOTA
Material from the IMO publication – LL 2005 edition – is reproduced with the per-
mission of the International Maritime Organization; the quoted material may not be a
complete and accurate version of the original publication and the original publication
may have subsequently been amended
132
Dati caratteristici della nave U.D. 3
(VHUFL]L
Calcolo della portata netta
133
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura navale
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO
134
MODULO 1 Struttura della nave ed elementi di architettura
navale
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
1. Il dislocamento: V F
è il peso della nave
è il peso del volume dell’acqua spostata della nave
è il peso imbarcabile su una nave
si calcola a partire dal volume di carena
2. Il dislocamento unitario: V F
è il peso della nave
è il peso del volume dell’acqua spostata da una zona di carena alta 1 cm
è il peso da imbarcare su una nave per avere un aumento di immersione di 1 cm
varia con l’immersione
3. La portata lorda: V F
è la differenza tra dislocamento pesante e dislocamento leggero
è il peso del carico imbarcabile sulla nave
si trova in funzione dell’immersione
comprende il peso del combustibile necessario per la traversata
4. Il draft survey: V F
è una procedura normalmente utilizzata per determinare il quantitativo di carico a bordo
è una procedura normalmente utilizzata per determinare il volume occupato dal carico a bordo
ha come dato di partenza l’immersione
prevede di effettuare alcune correzioni ai pescaggi letti sulle apposite scale
5. La stazza lorda: V F
è il peso imbarcabile su una nave
è il volume di tutti i locali interni, di qualsiasi tipo, della nave
è il volume delle stive della nave
è il riferimento per i limiti di comando delle navi dei titoli professionali marittimi
135
PERCORSO
MODULO 1 Introduzione
Struttura dellaalla
nave
Fisica
ed elementi di architettura navale
6. La stazza netta: V F
esclude il volume delle cabine dell’equipaggio
comprende il volume delle stive
si esprime in GT
è il peso del carico imbarcabile sulla nave
7. Il bordo libero: V F
è una distanza orizzontale
si misura a metà nave
si misura a partire dal ponte di coperta
si trova in apposite tabelle in funzione della lunghezza della nave
8. L’Occhio di Plimsoll: V F
è una marca di bordo libero
indica il bordo libero invernale
deve sempre rimanere completamente emerso
riporta la sigla del cantiere che ha costruito la nave
9. Le marche complementari di bordo libero: V F
servono per individuare il bordo libero per diversi tipi di carico
sono costituite da Occhio di Plimsoll e linea di riferimento
comprendono le marche per acqua dolce
servono per considerare la diversa pericolosità delle zone oceaniche che la nave attraversa
10. Relativamente alla distanza fra le marche di bordo libero vale: V F
la marca estiva è distanziata da quella invernale di una distanza pari a 1/48 dell’immersione estiva
la marca tropicale è distanziata da quella dell’acqua dolce di una distanza pari a 1/48 dell’immersione estiva
la marca estiva è distanziata da quella dell’acqua dolce di una distanza pari alla FWA
la marca invernale è distanziata da quella invernale nord atlantico di una distanza pari alla FWA
136
Dati
Introduzione
caratteristici
alladella
Fisicanave PERCORSO
U.D. 3
1
1) La spinta idrostatica:
T è applicata nel centro di spinta C ma si considera applicata nel baricentro G
T è applicata nel centro di spinta C ma si considera applicata nel centro di carena B
T è applicata nel centro di carena B ma si considera applicata nel baricentro G
T è applicata nel centro di carena B ma si considera applicata nel centro di spinta C
2) Il dislocamento leggero:
T si ha quando la nave non è completamente carica (stive smezzate)
T è il peso della nave appena varata
T se viene sottratto a quello pesante, si ottiene la portata netta
T è il peso della nave completamente scarica ma allestita
3) La riserva di spinta:
T è tanto maggiore quanto più è minore il bordo libero
T aumenta con l’immersione
T è una parametro di sicurezza
T è numericamente uguale al dislocamento
4) La portata netta:
T è la differenza tra dislocamento pesante e costante nave
T è il peso del carico imbarcabile sulla nave
T è il riferimento per il calcolo dei limiti di comando dei titoli professionali marittimi
T si ricava direttamente dalla scala delle portate
5) Il bordo libero:
T si misura a prua
T è un parametro di sicurezza
T è numericamente uguale alla riserva di spinta
T si calcola in funzione della larghezza della nave
137
PERCORSO
MODULO 1 Introduzione
Struttura dellaalla
nave
Fisica
ed elementi di architettura navale
DOMANDE A RISPOSTA APERTA (COSTRUISCI LA RISPOSTA PER OGNUNA DELLE SEGUENTI DOMANDE SEGUENDO LO
SCHEMA SUGGERITO ATTRAVERSO LE MAPPE):
138
MODULO 2
Statica della nave
SOMMARIO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck de- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
partment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
MANTENERE LE CONDIZIONI DI NAVIGABILITÀ ne del Mezzo Navale» Valutare le condizioni di equilibrio statico e
DELLA NAVE dinamico della nave dritta e gli elementi della
Stabilità della nave Gestire in modo appropriato gli spazi a bordo e or- stabilità
Conoscenza dell’uso e utilizzo delle tavole della ganizzare i servizi di carico e scarico, di sistemazio- Il candidato dovrà apprendere come:
stabilità, dell’assetto e degli sforzi, diagrammi e ne delle merci e dei passeggeri a. definire le condizioni di equilibrio a nave
attrezzature per il calcolo dello stress Operare nel sistema qualità nel rispetto delle nor- dritta
mative di settore sulla sicurezza b. analizzare gli effetti di una causa sbandan-
Condizioni di sicurezza e di equilibrio del mezzo te esterna
di trasporto in relazione all’ambiente
Condizioni di sicurezza e di equilibrio del mezzo
di trasporto in relazione alle condizioni ambien-
tali, all’imbarco, allo spostamento ed alle carat-
teristiche chimico-fisiche del carico
Valutare il comportamento del mezzo, anche
attraverso la simulazione del processo, nelle di-
verse condizioni ambientali, meteorologiche e
fisiche in sicurezza ed economicità
Statica della nave MODULO 2
Equilibrio
YF = 0 YM = 0
Si può allora applicare una forza esterna ad un sistema in equilibrio per scoprire di
che tipo di equilibrio si tratta, esistendo in pratica tre possibilità:
9equilibrio stabile (stable equilibrium): cessata la perturbazione esterna il corpo
tende a tornare nella posizione iniziale (figura 12.1);
Figura 12.1
Condizione di equilibrio stabile: in seguito allo spostamento causato dalla spinta esterna la palla da basket
tornerà nella posizione iniziale
141
MODULO 2 Statica della nave
Figura 12.2
Condizione di equilibrio instabile: in seguito allo spostamento causato dalla spinta esterna la palla da basket
raggiungerà una nuova posizione
Figura 12.3
Condizione di equilibrio indifferente: in seguito allo spostamento causato dalla spinta esterna la palla da
basket permarrà nella posizione in cui sarà stata condotta
142
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
Figura 12.4
Forze agenti su una nave in condizione di equilibrio
Si tenga presente che il termine inclinazio- Ogni nave viene però costantemente spostata dalla propria condizione di equilibrio,
ne è generico, ma a bordo, usando i termini proprio come accadeva alla palla da basket del paragrafo precedente: navigando essa
heel e list ci si riferisce tendenzialmente a subirà delle inclinazioni (heel), aventi cause legate principalmente all’ambiente in
movimenti che avvengono in senso trasver-
sale (sbandamenti)
cui il mezzo nave si muove, cioè vento e onde, ma anche manovre della nave stessa
(ne è un esempio lo sbandamento di evoluzione che si registra durante le accostate).
Se una qualsiasi delle cause elencate dà origine ad una inclinazione, la nave dovrà
mostrare di avere equilibrio stabile, rispondendo con un momento raddrizzante in
grado di riportarla nella posizione iniziale o farle trovare comunque una nuova po-
sizione di equilibrio; in caso contrario potrà rischiare di inclinarsi maggiormente o
addirittura capovolgersi.
143
MODULO 2 Statica della nave
Figura 12.5
Condizione di equilibrio stabile di un corpo totalmente immerso (sottomarino): G deve rimanere
al di sotto di B
Come risulta dalla figura 12.5 l’equilibrio stabile è rappresentato dalla condizione di
G al di sotto di B perché in seguito ad un’inclinazione le due forze vanno a formare
una coppia raddrizzante; questa condizione è senz’altro vera anche per le navi per le
quali però il centro di carena è molto più in basso rispetto al loro centro geometrico,
proprio in virtù della condizione di mezzi galleggianti; sarà dunque molto difficile che
il baricentro sia collocato al di sotto del centro di carena, cioè sarà pressoché impos-
sibile avere la situazione illustrata in figura 12.6.
Figura 12.6
Anche un corpo parzialmente immerso risulterà stabile se G si trova al di sotto di B (caso tuttavia
inverosimile), infatti la coppia raddrizzante sarà molto maggiore rispetto al sottomarino perché
B si sposta dal piano di simmetria; questo fatto ha centrale importanza nello studio della stabilità
delle navi e consente di avere equilibrio stabile anche se G si trova molto più in alto
144
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
Il centro di carena è per definizione il centro geometrico del volume immerso che,
com’è evidente, cambia forma durante le inclinazioni e questo comporta lo sposta-
mento del centro stesso (figura 12.7).
Figura 12.7
Contrariamente a quanto accade per un corpo totalmente immerso, durante le inclinazioni la carena di una
nave cambia forma e quindi muterà posizione anche il suo centro geometrico: rappresentando la sezione
trasversale si vede come a nave dritta si cerchi il centro di un rettangolo, mentre a nave inclinata si cerchi il
centro di un trapezio
Si definisce asse d’inclinazione la retta Finora sono state rappresentate sempre inclinazioni con direzione d’inclinazione lon-
d’intersezione fra il piano di galleggiamen- gitudinale (sbandamenti), rappresentabili quindi su un piano trasversale, ma in realtà
to iniziale e quello successivo ad una incli- una nave può inclinarsi con qualsiasi direzione, e questo significa che il centro di ca-
nazione e la sua direzione è detta direzione
d’inclinazione; piano d’inclinazione è inve-
rena può occupare infiniti punti in uno spazio tridimensionale.
ce ogni piano perpendicolare alla direzione
d’inclinazione Si definisce superficie dei centri di carena isocarenici il luogo geometrico dei centri
delle isocarene ottenute considerando tutte le possibili inclinazioni della nave (figura
12.8); il suo andamento dipende dalla forma dello scafo, ma in generale si tratta di un
paraboloide convesso in ogni punto a cui la direzione della spinta idrostatica risulta
essere sempre perpendicolare.
Figura 12.8
Superficie dei centri di carena isocarenici
145
MODULO 2 Statica della nave
Esiste anche la superficie dei centri di gal- Per direzione d’inclinazione fissata, tale superficie diventa una curva, tendenzialmen-
leggiamento isocarenici CF, del tutto analo- te non compresa nel piano d’inclinazione salvo che per direzione trasversale (inclina-
ga alla superficie dei centri di carena isoca- zioni longitudinali) a causa della simmetria della nave; si può ad ogni modo consi-
renici; ad essa risulteranno tangenti tutti i
possibili piani di galleggiamento della nave
derarne la proiezione sul piano d’inclinazione, in modo che anche la direzione della
spinta idrostatica giaccia in tale piano (figura 12.9).
La verticale passante per il centro di care- Chiamiamo questo punto metacentro (metacenter): sarà la sua posizione a dover
na dritta coincide con l’originaria direzione essere confrontata con quella del baricentro per individuare le possibili condizioni di
della spinta a nave dritta
equilibrio, differentemente da quanto avveniva per i corpi totalmente immersi dove si
Il metacentro verrà definito più corretta- confrontavano le posizioni di baricentro e centro di carena (figura 12.11).
mente più avanti
146
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
Ix
BM 12.1
¢
147
MODULO 2 Statica della nave
Figura 12.12
Evoluta metacentrica (rappresentazione semplificata che non tiene conto del fatto che per grandi inclinazio-
ni i piani di galleggiamento non si intersecano nello stesso punto)
148
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
Riassumendo, perché una nave abbia equilibrio stabile il metacentro iniziale M, o più
in generale il prometacentro H, deve trovarsi al di sopra del baricentro G (figura 12.14).
Figura 12.14
Condizione di equilibrio stabile di una nave: il raffronto con la posizione del baricentro G riguarderà M per
angoli piccoli e H per angoli grandi
Ms = 6 ∙ GZ 12.2
149
MODULO 2 Statica della nave
Ms = Δ ∙ GH ∙ sin q 12.3
Purtroppo la 12.3 non è facilmente utilizzabile in quanto, sebbene sia sempre nota la
posizione di G, mancano i riferimenti per valutare la quota del generico prometacen-
tro H e quindi quella che si chiama altezza prometacentrica GH (prometacenter
Nella letteratura tecnica italiana al braccio
height); è certamente nota invece l’entità del braccio di carena KN, riferimento solida-
di carena ci si riferisce anche con l’espres- le allo scafo, grazie al quale si può ricavare un’espressione di GZ attraverso semplici
sione KL anziché KN considerazioni trigonometriche (figura 12.16).
Figura 12.16
Rappresentazione del braccio di carena KN e della sua relazione con il braccio di stabilità GZ
Essendo infatti:
Si giunge a:
150
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
£ 1 ¥
GZ ²GM BM tan2 q ´ sin q 12.6
¤ 2 ¦
Figura 12.17
Rappresentazione del cerchio osculatore della curva dei centri di carena isocarenici: si vede come per una
buona porzione intorno al centro di carena dritta B il cerchio coincida con la curva, la quale risulta dunque
caratterizzata da centro e raggio di curvatura costanti per piccoli angoli di inclinazione
151
MODULO 2 Statica della nave
GM = KM − KG 12.8
Si può scrivere:
GM = BM − BG 12.9
dove BG è detta altezza bicentrica per la quale valgono le stesse considerazioni fatte
per KG, cioè dato un certo galleggiamento, quindi un certo dislocamento, dipende
solo dalla posizione dei pesi a bordo.
152
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
MS = Δ ∙ (r − a) ∙ sin q 12.11
Una nave molto stabile avrà un elevato momento di stabilità, quindi tenderà a rispon-
dere prontamente a qualsiasi inclinazione, cercando di mantenere sempre i suoi ponti
paralleli alla superficie dell’acqua; questo, in condizioni di mare ondoso, implicherà
moti oscillatori intensi e repentini, il contrario di quanto accade ad una nave con un
momento di stabilità esiguo, che risulterà più lenta nei movimenti.
Figura 12.19
Le navi militari sono tendenzialmente dure
153
MODULO 2 Statica della nave
9Nave cedevole (tender ship): è una nave con piccola GM (ad esempio 0,20 m),
quindi meno stabile e con conseguente migliore tenuta al mare; ne sono tipici
esempi le navi passeggeri (figura 12.20).
In effetti lo scopo della prova è stabilire l’esatta posizione verticale del baricentro del-
la nave, essendo la quota del metacentro determinabile in modo matematico.
La prova di stabilità verrà affrontata in Essenzialmente si tratta di provocare un’inclinazione di entità precisamente misura-
maniera più approfondita nel Capitolo 16, bile attraverso lo spostamento controllato di alcuni pesi sul ponte in senso trasversale,
proposto con metodologia CLIL quindi ricavare il valore di GM con i processi matematici che verranno affrontati nel
Capitolo 17.
pu y
GM 12.12
6 utanq
154
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
L’entità dei pesi, consistenti spesso in semplici pani di cemento, viene determinata
in modo che essi causino inclinazioni nell’ordine dei 1°÷4°, quindi avranno entità
nell’ordine dello 0,1%-0,5% rispetto al dislocamento.
Può accadere che una condizione di iniziale instabilità non si traduca in una situazio-
ne di rischio generalizzato: la nave può trovare una posizione di equilibrio stabile ad
un certo angolo di sbandamento diverso da 0°.
La nave ingavonata è di fatto una nave con In tali condizioni si parla di ingavonamento (loll), definito quindi come la condizio-
una posizione di equilibrio stabile, che però ne che assume una nave avente altezza metacentrica negativa, avente cioè baricentro
non coincide con la giacitura dritta: al rag- G al di sopra del metacentro iniziale M (figura 12.21).
giungimento dell’angolo di ingavonamento
si ha l’allineamento di spinta e forza peso
Nel paragrafo 12.4 si è visto come all’aumentare dello sbandamento il raggio meta-
centrico aumenti e la sua intersezione con la verticale passante per il centro di carena
iniziale, che abbiamo chiamato prometacentro, salga via via di quota; quando tale
Il termine loll non è quasi mai usato da intersezione corrisponderà con il baricentro, cioè quando B si troverà allineato verti-
solo: si adopera per riferirsi all’angolo di calmente con G, si avrà una condizione di equilibrio stabile e l’angolo di sbandamento
equilibrio stabile raggiunto (angle of loll) a cui ciò avviene si chiama angolo di ingavonamento (angle of loll).
Figura 12.21
Nave ingavonata
155
MODULO 2 Statica della nave
Figura 12.22
Nave sbandata per spostamento trasversale del baricentro (caricazione asimmetrica o spostamento pesi a
bordo)
Anche l’imbarco di pesi in basso al fine di Viene cioè naturale pensare di compensare uno sbandamento a dritta spostando una
correggere l’ingavonamento può essere ri- certa quantità di peso a sinistra, ma se si tratta di nave ingavonata questo può essere
schioso se si tratta di pesi liquidi (zavorra), un errore imperdonabile: l’ingavonamento è infatti legato ad una posizione troppo
come si comprenderà meglio nel seguito
elevata del baricentro, correggibile solo spostando pesi verso il basso, mentre ogni
spostamento orizzontale causa potenzialmente una condizione ancora più rischiosa.
156
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
157
MODULO 2 Statica della nave
13.1 GENERALITÀ
Se la stabilità iniziale di una nave è esprimibile attraverso un parametro semplice
quale l’altezza metacentrica, per disporre di una valutazione più completa del compor-
tamento della nave occorre conoscere l’andamento del momento di stabilità all’au-
mentare dell’angolo di sbandamento, e questo è possibile se si costruisce il grafico
del momento di stabilità in funzione dell’angolo di sbandamento su piano cartesiano.
Figura 13.1
Diagramma di stabilità
158
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
Figura 13.2
Cross curves del braccio di stabilità GZ
Il digramma di stabilità, rappresentato per Il criterio con cui vengono costruite è quello di immaginare di unire i punti corrispon-
dislocamento costante, è corrispondente al denti agli stessi angoli di sbandamento di diversi diagrammi GZ relativi ad altrettanti
diagramma dei bracci di stabilità GZ dislocamenti, come è rappresentato in figura 13.3. Si ottiene in tal modo una serie di
curve, una per ogni valore di angolo di sbandamento, riportate su un piano cartesiano
con dislocamento in ascissa e GZ in ordinata (figura 13.2).
Figura 13.3
Rappresentazione tridimensionale che mostra come vengono ottenute le cross curves
159
MODULO 2 Statica della nave
Nella figura 13.2 sono rappresentate le cross curves per i valori del braccio di stabilità
GZ, ma lo stesso si può fare per i valori del braccio di carena KN, ottenendo dati ben
più utili ai fini dello studio della stabilità perché riferiti ad una posizione fissa e so-
lidale allo scafo come il punto K, indipendente quindi dalle condizioni di carico che
influenzano la posizione di G; in tal caso si parla di KN curves.
Figura 13.4
Cross curves del braccio di carena KN (KN curves)
Tali diagrammi vengono forniti dal cantiere, trattandosi di elementi puramente geo-
metrici della nave.
Il risultato è quello di figura 13.5 dove è riportato anche il diagramma differenza dei
due grafici, che rappresenta proprio il diagramma di stabilità in virtù della 12.5.
Figura 13.5
Ottenimento del diagramma di stabilità a partire dai diagrammi di KN e KG·senø; solitamente si è interessati
alla sola porzione del diagramma compresa fra la posizione dritta e l’angolo di capovolgimento, quindi si
considera solo la parte evidenziata in rosso
160
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
Rispetto a quanto ottenuto si rileva che ai fini pratici interessa solo la parte del dia-
gramma limitata all’angolo di capovolgimento (angle of vanishing stability) indi-
cato con øC, in quanto la parte restante si riferisce alle condizione di stabilità della
nave capovolta.
161
MODULO 2 Statica della nave
Figura 13.8
Diagramma di stabilità di nave ingavonata
Figura 13.9
Individuazione dell’altezza metacentrica GM a partire dalla retta tangente al diagramma di stabilità nell’origine
162
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
brio stabile alla posizione sbandata dell’angolo ø; esso si può intendere come il lavoro
resistente che devono vincere le forze esterne per provocare la rotazione descritta,
quindi si può considerare svolto dal momento di stabilità MS.
Poiché il lavoro eseguito da un momento è il prodotto tra il momento stesso e la rota-
zione provocata, la stabilità dinamica si può esprimere a mezzo del seguente integrale
13.1:
q
Pq 00 M dq 13.1
S
Espressione analoga si può scrivere in termini di braccio di stabilità GZ, con il dislo-
camento considerato costante quindi trasportabile all’esterno del simbolo di integrale:
q
Pq 6 00 GZ dq 13.2
Figura 13.10
Rappresentazione della stabilità dinamica o riserva di stabilità come porzione dell’area sottesa dal diagram-
ma di stabilità (in verde)
Stabilità dinamica e riserva di stabilità sono Si può invertire il ragionamento considerando anche il lavoro necessario per ripor-
la stessa cosa, ma vengono semplicemente tare la nave in posizione dritta una volta cessata la causa esterna; esso si definisce
«pensate» in senso opposto: la prima è il
riserva di stabilità (reserve of stability/reserve dynamical stability) e sarà svolto
lavoro necessario per passare da posizione
dritta a posizione inclinata, la seconda per direttamente dal momento di stabilità MS, per cui è intuitivo comprendere come ab-
passare da posizione inclinata a posizione bia entità esattamente coincidente con la stabilità dinamica.
dritta
Si parlerà di riserva di stabilità totale (total reserve of stability) quando si conside-
ra il lavoro necessario per portare la nave in posizione dritta a partire dall’angolo di
capovolgimento, ed è rappresentato quindi dall’intera area sottesa dal diagramma di
stabilità (figura 13.11).
163
MODULO 2 Statica della nave
Figura 13.11
Rappresentazione della riserva di stabilità totale come area sottesa dal diagramma di stabilità (in verde)
I requisiti che deve soddisfare il diagramma di stabilità sono posti dalla SOLAS at-
traverso il richiamo all’International Code on Intact Stability (IS Code), tema del
Capitolo 16, cui ogni Società di Classificazione deve riferirsi nel redigere i propri re-
golamenti.
164
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
parzialmente contrastato dal lavoro del momento di stabilità trasversale, che risulta
deficitario rispetto al momento abbattente; in realtà la nave acquista energia cinetica
e continua la sua rotazione fino a raggiungere l’angolo øD, detto angolo di equilibrio
dinamico, individuato dall’uguaglianza delle due aree (rossa e verde in figura 13.13),
delle quali quella rossa rappresenta l’eccesso di lavoro sbandante rispetto a quello
raddrizzante, mentre quella verde rappresenta, viceversa, l’eccesso di lavoro raddriz-
zante rispetto a quello sbandante.
Figura 13.13
Azione di una coppia inclinante: le due aree evidenziate sono uguali (in rosso quella in cui prevale il momen-
to abbattente e in verde quella in cui prevale il momento raddrizzante)
L’angolo øCD dato dalla seconda intersezione delle due curve è detto angolo di capo-
volgimento dinamico e rappresenta l’angolo di capovolgimento del diagramma di sta-
bilità residuo, come risulta chiaro dalla figura 13.12. Tale posizione, in cui si ha nuo-
vamente equilibrio ma instabile, rappresenta il limite entro cui valutare la riserva di
stabilità residua cioè tutta l’area in cui il braccio raddrizzante è maggiore di quello
inclinante; è evidente che se tale area è minore di quella che rappresenta il già citato
eccesso di lavoro sbandante rispetto al lavoro raddrizzante, la nave si avvia decisa-
mente al capovolgimento, quindi øCD va considerato a tutti gli effetti nuovo angolo di
capovolgimento.
Una coppia inclinante può essere rappresentata da cause interne come lo spostamen-
to trasversale del carico, o, più frequentemente, da una causa esterna come l’azione
del vento; in quest’ultimo caso si parla di criterio meteorologico (weather criterion)
per la valutazione della stabilità, che verrà affrontato nel Capitolo 16.
165
MODULO 2 Statica della nave
MAPPA CONCETTUALE
166
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
14.1 ASSETTO
In senso longitudinale più che parlare di angolo di inclinazione si preferisce parlare di
assetto (trim), parametro già definito nel paragrafo 7.2 come differenza fra l’immer-
sione addietro e l’immersione avanti.
Figura 14.1
Inclinazione longitudinale
167
MODULO 2 Statica della nave
Figura 14.2
Il raggio metacentrico longitudinale può assumere valori molto elevati
In effetti si vede come partendo da un galleggiamento even keel, quindi con assetto
zero, si giunga ad un certo assetto grazie a un contributo positivo di una estremità
della nave e negativo dell’estremità opposta (figura 14.3).
168
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
Figura 14.3
La variazione di assetto CT (change of trim) rappresenta la somma delle variazioni delle immersioni estreme
La variazione di assetto intesa come misura lineare espressa dalla 14.4 è legata all’an-
golo di inclinazione longitudinale e dalla seguente espressione, ottenuta con semplici
considerazioni trigonometriche (riferirsi sempre alla figura 14.3).
CT = L ∙ tan e 14.5
Un’inclinazione longitudinale può esser causata dagli elementi naturali, ma più fre-
quentemente si è abituati a valutare gli effetti di una variazione dell’entità e della po-
sizione dei pesi a bordo; in tal caso sarà lo spostamento del baricentro G, e quindi del
punto di applicazione della forza peso, a causare la coppia inclinante, che si annullerà
solo quando l’inclinazione della nave avrà raggiunto un valore tale da far tornare le
due forze ad agire sulla stessa direzione.
169
MODULO 2 Statica della nave
tane
XB < X G
14.7
GML
Figura 14.4
Nuova posizione di equilibrio longitudinale in seguito a movimento del baricentro G e conseguente calcolo
della tangente dell’angolo e
(X B < X G )
CT L u 14.8
GML
6 u(X B < X G )
CT L u 14.9
6 uGML
170
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
A questo punto il numeratore è il momento d’assetto 14.6, che si può assumere come
MCTC se al primo membro si assegna a CT un valore di 1 cm (cioè 0,01 m):
1 MCTC
Lu 14.10
100 6 uGML
Vale allora:
6 uGML
MCTC 14.11
100uL
Per l’esiguità del valore di BG rispetto a BML risulta utilizzabile anche l’espressione:
6 uBML
MCTC 14.12
100uL
6u X B < X G
CT m 14.13
100uMCTC
È cioè sancita la relazione che intercorre tra momento d’assetto e variazione d’assetto,
attraverso il MCTC; esprimendo il CT in cm si ha:
Mx
CT cm 14.14
MCTC
Mx = MCTC ∙ CT 14.15
171
MODULO 2 Statica della nave
MAPPA CONCETTUALE
172
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
15.1 GENERALITÀ
Le carene delimitate da galleggiamenti pa- La tavola delle carene dritte (hydrostatic curves) è un insieme di dati meccanici e
ralleli a quello dritto di progetto sono dette geometrici che caratterizzano le condizioni di una nave a diversi valori dell’immersio-
carene dritte, da cui il nome della «tavola» ne media, che rappresenta quindi l’unica variabile in grado di individuare una serie di
carene delimitate da galleggiamenti paralleli a quello dritto di progetto.
Tradizionalmente questo strumento, rilasciato al bordo dal cantiere di costruzione
della nave, veniva rappresentato a mezzo di tanti diagrammi sovrapposti su uno stes-
so piano cartesiano avente in ordinata l’immersione media e in ascissa i vari elementi
meccanici e geometrici espressi con un’opportuna scala.
Oggi è più frequente disporre degli stessi dati in forma di tabella, più immediata e
facile da consultare, sebbene si presenti il problema dell’interpolazione dei dati.
Figura 15.1
Hydrostatic curves
173
MODULO 2 Statica della nave
La tabella che segue può aiutare nell’esecuzione delle interpolazioni, cioè trovare
grandezze corrispondenti ad un valore intermedio tra due riferimenti tabulati.
(VHPSL ULIHULWLDOODWDEHOODGLÀJXUD
9Determinare il dislocamento per TM = 6,48 m.
9
Il valore 6,48 non è tabulato, ma è contenuto tra 6,40 e 6,60, intervallo per il quale si ha una differenza di di-
slocamento di 13383 – 12927 = 456; dividendo per 20 (numero di cm che separa le due immersioni tabulate)
si ha 456 / 20 = 22,8 da moltiplicare per 8 che è il numero di gradi che separa l’immersione tabulata 6,40 m da
quella per cui si cerca la deviazione (6,48 m): si ottiene 22,8 · 8 = 182,4. Visto che il dislocamento aumenta con
l’immersione si somma il valore trovato al dislocamento per 6,40 m, quindi 12927 + 182,4 = 13109,4 t.
Il valore 5,71 non è tabulato, ma è contenuto tra 5,60 e 5,80, intervallo per il quale si ha una differenza di LCF di
72,67 – 72,59 = 0,08; dividendo per 20 (numero di cm che separa le due immersioni tabulate) si ha 0,08 / 20 = 0,004
da moltiplicare per 11 che è il numero di gradi che separa l’immersione tabulata 5,60 m da quella per cui si cerca la
deviazione (5,71 m): si ottiene 0,004 · 11 = 0,044. Visto che nell’intervallo la tendenza di LCF è quella di diminuire
(da 72,67 a 72,59), si sottrae il valore trovato al LCF per 5,60 m, quindi 72,67 – 0,044 = 72,628 m.
174
Stabilità statica e dinamica U.D. 1
$77,9,7$’
Utilizzo tavola delle carene dritte
Risolvere i seguenti esercizi:
1) Calcolare dislocamento, TPC, MCTC, LCB, LCF, KM per l’immersione media TM = 4,28 m.
2) Calcolare dislocamento, TPC, MCTC, LCB, LCF, KM per l’immersione media TM = 8,08 m.
3) Calcolare dislocamento, TPC, MCTC, LCB, LCF, KM per l’immersione media TM = 7,44 m.
4) Calcolare dislocamento, TPC, MCTC, LCB, LCF, KM per l’immersione media TM = 7,72 m.
5) Calcolare dislocamento, TPC, MCTC, LCB, LCF, KM per l’immersione media TM = 6,14 m.
175
MODULO 2 Statica della nave
MAPPA CONCETTUALE
176
MODULO 2 Statica della nave
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
1. In un sommergibile: V F
si ha stabilità se B è sopra G
si ha stabilità se M è sopra G
bisogna concentrare il peso in alto
non ha senso parlare di metacentro
2. La curva dei centri di carena isocarenici: V F
si ottiene a partire dalla superficie dei centri di carena isocarenici
è importante perché la direzione della spinta è sempre tangente ad essa
ci dà le varie posizioni di B al variare dell’angolo di inclinazione
è un arco di circonferenza
3. L’evoluta metacentrica è una curva: V F
descritta dai prometacentri all’aumentare dell’angolo di inclinazione
descritta dai metacentri all’aumentare dell’angolo di inclinazione
che può essere inizialmente ascendente o discendente
che dipende dal momento d’inerzia della figura di galleggiamento
4. Il prometacentro H a un certo angolo d’inclinazione ø: V F
è l’intersezione tra le rette di applicazione della spinta all’inclinazione ø e a nave dritta
è l’intersezione tra le normali al galleggiamento dritto e a quello inclinato, passanti per B
è distante da B di un valore pari al raggio metacentrico
ci dà, con la sua quota su G, informazioni sulla stabilità della nave
5. Una nave si dice cedevole quando: V F
ha una piccola resistenza al moto
ha una grande altezza metacentrica
è capace di flettersi molto sotto l’azione delle onde
ha un lungo periodo di rollio
177
PERCORSO
MODULO 21 Introduzione
Statica della nave
alla Fisica
178
Stabilità
Introduzione
statica
allae Fisica
dinamica PERCORSO
U.D. 1
1) Il metacentro M:
T è il punto a cui tende la successione dei prometacentri al tendere a 0 dello sbandamento
T consente di avere informazioni sulla stabilità della nave per qualsiasi angolo di sbandamento
T dipende dalla distribuzione del peso a bordo
T deve essere sotto il baricentro per avere stabilità
4) La prova di stabilità:
T serve a fornire la stabilità dinamica
T serve a conoscere sperimentalmente l’altezza metacentrica
T permette di trovare BM misurando uno sbandamento provocato volontariamente
T deve essere effettuata prima del varo tecnico
179
PERCORSO
MODULO 21 Introduzione
Statica della nave
alla Fisica
DOMANDE A RISPOSTA APERTA (COSTRUISCI LA RISPOSTA PER OGNUNA DELLE SEGUENTI DOMANDE SEGUENDO LO
SCHEMA SUGGERITO ATTRAVERSO LE MAPPE):
5) Cosa differenzia le informazioni sulla stabilità ottenibili dall’altezza metacentrica da quelle ottenibili dal-
lo studio del diagramma di stabilità?
180
U.D. 2
Prescrizioni SOLAS sulla stabilità allo
stato integro (con metodologia CLIL)
CONTENUTO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck de- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
partment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
ne del Mezzo Navale» Individuare le caratteristiche giuridico- ammini-
Mantenere le condizioni di navigabilità della strativo e geometrico- dimensionali della nave
nave Operare nel sistema qualità nel rispetto delle Il candidato dovrà apprendere come:
Controlla la conformità con i requisiti legislativi normative di settore sulla sicurezza a. individuare le Amministrazioni che si occu-
Stabilità della nave Condizioni di sicurezza e di equilibrio del mezzo pano dell’esercizio della navigazione e le
Conoscenza dell’uso e utilizzo delle tavole della di trasporto in relazione all’ambiente. normative da essi emanate
stabilità, dell’assetto e degli sforzi, diagrammi e Applicare le normative per la gestione in sicu-
attrezzature per il calcolo dello stress rezza del mezzo e delle infrastrutture.
Conoscenza operativa basica delle pertinenti Verificare la stabilità, l’assetto e le sollecitazio-
convenzioni IMO relative alla sicurezza della vita ni strutturali del mezzo di trasporto nelle varie
in mare e la protezione dell’ambiente marino condizioni di carico
Applicare le normative di sicurezza per la ge-
stione del mezzo di trasporto e per la salvaguar-
dia degli operatori e dell’ambiente
MODULO 2 Statica della nave
16.1 INTRODUCTION
Task N°1 - Group work: before reading try to find something about intact stability of ships on the
web. Try to select the publications that give information about this topic and their main contents:
you have 30 minutes to produce a report on what you’ll have found, then you’ll explain it (using
your own words) to your classmates.
Task N°2 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
DUTY AIUTO
SUPPLY DOVERE
VERSUS ESEGUIRE
ASSURE PERMETTERE
ALLOW FORNIRE
CONCERN ENTRAMBI
AID OBBLIGATORIO
PURPOSE ASSICURARE
RECOMMENDED SCOPO
ENSURE PERDITA
CAPSIZING INFLUIRE
AFFECT CAPOVOLGIMENTO
LOSS RACCOMANDATO
182
Prescrizioni SOLAS sulla stabilità allo stato integro U.D. 2
Entro particolari limiti per un nave da carico SOLAS gives only a little information about intact stability (Chapter II-1, Part B-1,
possono essere anche accettati i risultati di Regulation 5), in naming just the duty for an inclining test (prova di stabilità) to
una prova di stabilità effettuata su una nave be carried out for passenger ships and for cargo ships over 24 m in length upon their
gemella
completion and at periodical interval not exceeding five years (or whenever quite se-
vere changes in lightweight and longitudinal centre of buoyancy are registered).
Le informazioni prescritte dalla SOLAS SOLAS also states the content of the stability information to be supplied to the mas-
devono essere fornite per diversi assetti ter, prescribing that it should include (Chapter II-1, Part B-1, Regulation 5-1):
qualora la nave abbia un range operativo di 9curves or tables of minimum operational metacentric height (GM) versus draught
assetti maggiore dello 0,5% della lunghez- which assures compliance with the relevant intact and damage stability require-
za di compartimentazione LS
ments, alternatively corresponding curves or tables of the maximum vertical centre
of gravity (KG) allowed versus draught, or with the equivalents of either of these
curves
9instructions concerning the operation of cross-flooding arrangements
9all other data and aids which might be necessary to maintain the required intact
stability and stability after damage
183
MODULO 2 Statica della nave
Le aggiunte di peso a bordo, di cui il Codi- On the next paragraphs we will mainly look into Mandatory criteria, about which
ce invita a tener conto, possono essere do- the Code invites the Administration to take many elements affecting stability into
vute al ghiacciamento delle infrastrutture o account: dynamic phenomena in waves, such as the righting lever variation betwe-
all’assorbimento di acqua, mentre le perdite
vanno imputate al consumo di carburante e
en wave trough (cavo) and wave crest (cresta) and resonant rolling motions, free
altri consumabili surfaces effects, anti-rolling devices, additions and losses of weight during the entire
voyage, the stability booklet to be provided, the necessity for the curves or tables of
minimum operational metacentric height to be extended over the full range of opera-
tional trims.
The general criteria provide requirements about the characteristics of the righting
lever curve (diagramma dei momenti/bracci raddrizzanti), also considering the
wind effect.
L’angolo di allagamento øf è quello a cui ri- Criteria regarding righting lever curve properties
sultano immerse tutte le aperture dello sca- 1) The area under the righting lever curve (GZ curve) shall not be less than 0.055
fo e delle sovrastrutture che non possono
metre-radians up to ø=30° angle of heel and not less than 0.09 metre-radians up
essere chiuse in modo stagno
to ø=40° or the angle of down-flooding øf (angolo di allagamento) if this angle
is less than 40°. Additionally, the area under the righting lever curve (GZ curve)
between the angles of heel of 30° and 40° or between 30° and øf, if this angle is less
than 40°, shall not be less than 0.03 metre-radians.
2) The righting lever (GZ) shall be at least 0.2 m at an angle of heel equal to or greater
than 30°. The maximum righting lever shall occur at an angle of heel not less than
25°.
3) The initial metacentric height GM0 shall not be less than 0.15 m.
184
Prescrizioni SOLAS sulla stabilità allo stato integro U.D. 2
Figure 16.2
IS Code provisions about righting lever curve properties
185
MODULO 2 Statica della nave
Figure 16.3
IS Code provisions about weather criterion
Note that ø2 is the angle of down-flooding (øf) or 50° or øC (angle of second intercept
between wind heeling lever lw2 and GZ curves.) whichever is least.
The code gives the directions to calculate the wind lever lw1 as a function of a certain
wind pressure, the projected lateral area of the upperworks, the distance between the
centre of the upperworks and the centre of the underwater area, and the displace-
ment; in the same way directions to calculate the angle of roll ø1 are given: it will be a
function of the ship rolling period and the dimension and shape of the hull.
Task N°4 - Work in pairs: after you’ve learned about the characteristics of the righting lever curve,
plot a set of three diagram in an appropriate scale and let your partner guess if they are in com-
pliance with IS Code requests (you will do the same with her/his drawings)
Task N°5 - Before going on be sure you know the meaning of the following words (match the
English words with their correct Italian meaning).
CROWDING BAGAGLI
LUGGAGE ASSEMBRAMENTO
SLIGHTLY LEGGERMENTE
Ogni persona va considerata di 75 kg con The code provides additional criteria for the following types of ship:
un’altezza sul ponte normalmente assegna- 9Passenger ships: maximum angle of heel of 10° on account of of passengers
to di 1 m se in piedi e 0,3 m se seduta crowding on one side (with precise rules to define the weight and the position of
passengers and luggages); the same value of 10° is assumed as maximum angle
186
Prescrizioni SOLAS sulla stabilità allo stato integro U.D. 2
of heel in account of turning (also in this case the code provides the directions to
calculate the heeling moment as a function of speed, length, displacement, draught
and height of centre of gravity);
9Oil tankers of 5000 tonnes deadweight and above: the Code simply asks for
them to be in compliance with Regulation 27 of Annex 1 to MARPOL (about intact
stability rules for oil tankers, actually not very different to the ones set by the pre-
sent Code as General Criteria, with the difference of providing rules for the liquid
transfer operations);
9Cargo ships carrying timber deck cargoes: they are asked to comply with the
proper provisions of Load Lines Convention (Annex 1, Chapter IV); slightly different
requirements are prescribed for the righting lever curve (smaller area under the cur-
ve, maximum righting lever value of 0,25 m, and a smaller metacentric height – only
0,1 m - taking into account the absorption of water by the deck cargo);
9Cargo ships carrying grain in bulk: the Code simply asks for them to be in com-
pliance with the International Code for the Safe Carriage of Grain in Bulk adopted
by resolution MSC.23(59);
9High-speed craft: the Code simply asks for them to be in compliance with the HSC
Code (different versions of it are considered – 1994 or 2000 –mainly regarding the
age of the ship).
Task N°6 - Group work: students should be divided into 8 groups and each of them should face
with one of the eight sub-paragraphs presented here below, deeply understand the provisions it
contains and, if possible, go more in deep searching on the web. After 30 minutes a report should
be produced and explained (using your own words) to your classmates.
Task N°7 - Before going on be sure you know the meaning of the following words (match the
English words with their correct Italian meaning).
COMPULSORY BREVE / SOMMARIO
FEATURE OBBLIGATORIO
REMAINDER CONSENTIRE
SHIFTING CARATTERISTICA
ENABLE RIMANENZA
BRIEF EQUIPAGGIAMENTO
ASSUMPTION SPOSTAMENTO
FITTING IPOTESI
187
MODULO 2 Statica della nave
filling levels (e.g., consumable liquids), but very small tanks and empty tanks with
only a remainder of liquids need not be taken into account.
The correction can be simply based on the moment of inertia, calculated at 0° angle
of heel; where transfers of liquids are expected, the calculation has to be carried out
considering the most onerous transitory stage.
Permanent ballast
The IS Code requires that permanent ballast should be located in accordance with a
plan approved by the Administration and in a manner that prevents shifting of posi-
tion; its particulars should be noted in the ship’s stability booklet.
Stability booklet
Each ship should be provided with a stability booklet, approved by the Administration,
which contains sufficient information to enable the master to operate the ship in com-
pliance with the applicable requirements contained in the Code. It should provide in-
formation for the safe operation of the ship under normal and emergency conditions.
Per lo stability booklet sono previsti requi- Stability data and associated plans should be drawn up in the working language of the
siti aggiuntivi per le navi che trasportano ship and any other language the Administration may require, with every translation
legname in coperta to be approved.
The Code requires for many items to be included in the stability booklet, which has to
be completed with the instructions on its use, tables of contents and index. The most
important are:
1) a general description of the ship;
2) general arrangement plans showing watertight subdivision, down-flooding angles, etc.;
3) hydrostatic curves or tables and cross curves of stability calculated on a free-trim-
ming basis, for the ranges of displacement and trim anticipated in normal opera-
ting conditions;
4) capacity plan or tables showing capacities and centres of gravity for each cargo
stowage space (capacity plan) and for each tank (tank sounding table);
188
Prescrizioni SOLAS sulla stabilità allo stato integro U.D. 2
189
MODULO 2 Statica della nave
should be easily comparable and written in the same language, but the software is a
supplement and not a substitute of the booklet itself.
An operation manual should be provided for the stability instrument and it should
be tested after the installation and at each annual survey by applying at least one ap-
proved test condition.
The instrument can have two data entry modes: manual data entry (passive system) or
both manual and sensors-driven data entry (active system). These requirements cover
passive systems and the off-line operation mode of active systems only.
The stability instrument should present relevant parameters of each loading condition
in order to assist the master in his judgement on whether the ship is loaded within
the approved limits; these parameters include deadweight data, trim, list, draught at
the draught marks and perpendiculars, summary of loading condition displacement,
position of relevant points (centre of buoyancy, centre of gravity, centre of floating),
metacentric height, table showing the righting lever versus heeling angle, down-flood-
ing angle, compliance with stability criteria, etc.
Task N°8 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
INVOLVE RAGGIUNGERE / OTTENERE
ACHIEVE COINVOLGERE
SHELTERED ATTREZZO
PROPER ADEGUATO
NEVERTHELESS TUTTAVIA
HOSE FUSTO / BIDONE
CONCRETE TUBO
DRUM CEMENTO
TOOL RIPARATO
It has to be carried out for new ships and at periodical interval (see paragraph 16.1)
and the Administration has to be informed before the execution of the test by a writ-
ten notification containing all the relevant information (ship identification, date, time
and venue of the test, inclining weight data, measuring device, description of softwa-
re to be used, name and telephone number of the person responsible for conducting
the inclining test, etc.). Furthermore the Administration must receive a proper report
about the results and one of its representatives should be present during the execution
of the test.
190
Prescrizioni SOLAS sulla stabilità allo stato integro U.D. 2
191
MODULO 2 Statica della nave
Instrument Notes
Pendulums N° 3 - recommended
N° 2 - compulsory
N° 1 - if other tools are used
U-tubes at discretion of the Administration in conjunction with at least 1 pen-
Anche gli U-tube devono avere configu- dulum
razione tale da garantire una differenza di
Inclinometer at discretion of the Administration in conjunction with at least 1 pen-
livello dell’acqua al loro interno di 15 cm
dulum
Nell’elencare quanto necessario per l’ese- Particular attention has to be paid to communications between the weight handlers,
cuzione del test il Codice si spinge fino a each pendulum station and the central control station, where one person should ma-
specificare la necessità di una matita ap- nage all personnel involved in the test: it will be the control station to give the «stan-
puntita per marcare le posizioni del pen-
dby» warning and then the «mark» command to the pendulum station.
dolo e del gesso per marcare le posizioni
dei pesi
The standard test employs eight distinct weight movements with stops at every 1/3 of
the maximum moment to each side, but the number can be reduced if the first results
are consistent. This is observed by plotting the graph of the heeling moment (obtained
by multiplying the distance by the amount of weight moved) versus the tangent of
the angle of heel (obtained by dividing the deflection by the length of the pendulum),
taking care that a straight line is obtained (figure 16.7).
Plans required
Many plans have to be provided
to the person in charge of the in-
clining test before starting; the
most important are:
9lines plan;
9hydrostatic curves or hydro- Figure 16.7
static data; Inclining test results
9capacity plan showing capaci-
ties and vertical and longitudinal centres of gravity of cargo spaces, tanks, etc. (of
particular importance when ballast water is used as inclining weight)
9tank sounding tables;
9draught mark locations.
192
Prescrizioni SOLAS sulla stabilità allo stato integro U.D. 2
Task N°9 – Work in pairs: use the following data to plot the graph of the heeling moment versus
the tangent of the angle of heel and submit it to your partner who will check the compliance with
the IS Code requirements and will determine the GM value (you will do the same with her/his
graph)
6= 20000 t 6= 42000 t
p = 50 t p = 86 t
pendulum length=5 m pendulum length=5 m
1st position – weights at 3 m from centerline on 1st position – weights at 5 m from centerline on
starboard, deflection 5 cm starboard, deflection 5,5 cm
2nd position – weights at 9 m from centerline on 2nd position – weights at 16 m from centerline
starboard, deflection 15 cm on starboard, deflection 17,6 cm
3rd position – weights at 6 m from centerline on 3rd position – weights at 10 m from centerline on
starboard, deflection 10 cm starboard, deflection 9 cm
4th position – weights on the centerline, deflec- 4th position – weights on the centerline, deflec-
tion 0 cm tion 0 cm
5th position – weights at 6 m from centerline on 5th position – weights at 10 m from centerline on
port, deflection 10 cm port, deflection 11 cm
6th position – weights at 9 m from centerline on 6th position – weights at 16 m from centerline on
port, deflection 15 cm port, deflection 17,6 cm
7th position – weights at 3 m from centerline on 7th position – weights at 5 m from centerline on
port, deflection 5 cm port, deflection 5,5 cm
8th position – weights on the centerline, deflec- 8th position – weights on the centerline, deflec-
tion 0 cm tion 0 cm
Task N°10 - Group work: you need to be divided into 3 groups in order to simulate the three main
roles of the inclining test (weight handlers, pendulum station and central control station). Given
that your ship has a displacement of 35000 t and an expected GM of about 0,65 m, the weight
handlers group must assume adequate values of the weights to be moved (maximum distance on
each side is 10 m) and inform of this the pendulum station group who, on his turn, must assume
adequate values of the length of the pendulum and of its deflections. All data should be transmit-
ted to the control station that will plot the graph and will determine the GM value, checking if IS
Code requirements are complied with.
193
MODULO 2 Statica della nave
MAPPA CONCETTUALE
194
MODULO 2 Statica della nave
1. SOLAS: T F
provides meticulous information about intact stability
prescribes the duty to carry out an inclining test at periodical interval
states the content of the stability information that has to be supplied to the master
refers to the IS Code for the most of the intact stability requirements
2. The International Code on Intact Stability: T F
was released in 2008
was released in 1993
deals only with ships over 24 m in length
deals only with ships over 50 m in length
3. The criteria regarding righting lever curve properties of the IS Code: T F
set the area under the righting lever curve for angles of heel under 40°
set the area under the righting lever curve for angles of heel under 40° or down-flooding angle
set a minimum value of GM
set a minimum value of GZ
4. The weather criterion of the IS Code: T F
considers steady wind only
considers steady and gusty wind
considers steady and gusty wind and rolling motion
sets a simple requirement for a certain area to be equal or greater than another one
5. The IS Code gives special requirements for passenger ships, in particular: T F
crowding of people on one side is to be considered
an upper limit to GM for comfort on board is to be considered
heeling in account of turning is to be considered
it simply requires for them to comply with MARPOL
195
PERCORSO
MODULO 21 Introduzione
Statica della nave
alla Fisica
196
Prescrizioni SOLAS sullaIntroduzione
stabilità allo alla
stato integro
Fisica PERCORSO
U.D. 2
1
3) The minimum GM value for cargo ships carrying timber deck cargoes as set by the IS Code is:
T 1,00 m
T 0,30 m
T 0,15 m
T 0,10 m
4) While preparing a ship for the inclining test (mark the wrong one):
T accurate draught readings should be performed
T tank should be left dry and clean or completely full
T connection to shore should be as tight as possible
T crew should be asked to move ashore if not necessary
5) The angle of heel to be induced on the ship during the inclining test should be:
T over 15°
T under 1°
T between 1° and 4°
T between 4° and 6°
197
PERCORSO
MODULO 21 Introduzione
Statica della nave
alla Fisica
OPEN QUESTIONS (BUILD YOUR OWN ANSWER USING THE PROVIDED MAPS):
2) List the main rules contained on the criteria regarding righting lever curve properties in the IS Code.
198
MODULO 3
Movimentazione pesi a bordo
SOMMARIO
CONTENUTO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck de- Trasporti e Logistica, Articolazione (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
partment (Table A-II/1) «Conduzione del Mezzo», opzione
«Conduzione del Mezzo Navale»
Monitora la caricazione, lo stivaggio, il rizzaggio,
cura durante il viaggio e sbarco del carico Cooperare nelle attività di piattaforma per la ge-
Maneggio del carico, stivaggio e rizzaggio stione delle merci, dei servizi tecnici e dei flussi
Conoscenza dell’effetto del carico, includendo i passeggeri in partenza ed in arrivo
carichi pesanti, sulle condizioni di navigabilità e Condizioni di sicurezza e di equilibrio del mezzo
stabilità della nave di trasporto in relazione alle condizioni ambien-
tali, all’imbarco, allo spostamento ed alle carat-
teristiche chimico-fisiche del carico
Criteri, procedure ed impianti per la prepara-
zione al carico e lo sfruttamento ottimale degli
spazi, per la movimentazione, il maneggio e lo
stivaggio in sicurezza
Impiegare le tecniche ed i mezzi per la movi-
mentazione in sicurezza del carico
Applicare le procedure, anche automatizzate,
per la movimentazione dei carichi, con partico-
lare riguardo a quelli pericolosi
Verificare la stabilità, l’assetto e le sollecitazio-
ni strutturali del mezzo di trasporto nelle varie
condizioni di carico
Movimentazione pesi a bordo MODULO 3
Cambiare posizione a tonnellate di materiale in un magazzino a terra non implica granché se non una diversa or-
ganizzazione logistica; ma una nave è un mezzo galleggiante che sta dritto solo per un delicato equilibrio di forze,
e qui un errore nel posizionamento dei pesi può provocare una catastrofe.
in seguito allo spostamento di un peso a bordo, il baricentro della nave si sposta nella
stessa direzione per una distanza proporzionale all’entità del peso stesso e allo spazio
che ad esso è stato fatto percorrere.
Pierre Varignon (1654-1722) fu il matema- La giustificazione matematica di questa affermazione deriva dal teorema di Varignon
tico francese che elaborò la famosa regola o teorema dei momenti:
del parallelogramma per eseguire la som-
ma di vettori
Teorema dei momenti
La somma algebrica dei momenti m delle forze f componenti un sistema rispetto ad un punto
è uguale, in valore e segno, al momento M della forza risultante F del sistema rispetto allo
stesso punto
n
M m1 m2 7 mn - mk
k1
n
FubF f1 ub1 f2 ub2 7 fn ubn - fk ubk
k1
dove b sono i bracci delle varie forze, essendo un momento rappresentato per definizione dal
prodotto di una forza con il rispettivo braccio
Si può dire che il momento statico di un È possibile applicare questo teorema ad un sistema di masse delle quali è nota la po-
sistema discreto di masse rispetto ad una sizione rispetto ad una certa retta anziché ad un semplice punto, coinvolgendo cioè
retta è dato dalla somma dei prodotti di il cosiddetto momento statico: risulterà cioè che il momento statico di un sistema di
ciascuna massa per le rispettiva distanza
dalla stessa retta; tuttavia normalmente
forze rispetto a un asse coincide con il momento statico della risultante di tale sistema
il momento statico è riferito alle superfici rispetto allo stesso asse (figura 17.1).
piuttosto che alle masse
201
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figura 17.1
Rappresentazione dei momenti di un sistema di forze e della loro risultante rispetto ad un certo asse; risulta
evidente la validità del teorema dei momenti
Applicando questi concetti alla nave si può dimostrare che l’espressione che quantifi-
ca l’entità dello spostamento del baricentro, da G alla nuova posizione G’, in seguito
ad una movimentazione di pesi è la seguente:
pud
GG' 17.1
6
202
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Figura 17.2
Quando viene spostato un peso, G subirà uno spostamento nella direzione della movimentazione del peso,
con entità proporzionale al peso stesso ed alla distanza fatta ad esso percorrere; se si scompone la distanza
d in tre componenti, ognuna corrispondente a ciascun asse della terna di riferimento, lo stesso si può fare
anche per il «moto» del baricentro
Grazie all’espressione 17.1 si possono quindi trovare le nuove coordinate del baricen-
tro a partire dagli spostamenti del peso lungo i tre assi principali:
pu x
GG' 17.2
6
pu y
GG' 17.3
6
puz
GG' 17.4
6
203
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
(VHPSLR
9La propria nave, galleggiante con dislocamento 6 = 12456 t ha il baricentro posizionato nel punto individuato dalle
9
seguenti coordinate XG = 81,6 m dalla AP, YG = 0,0 m da centro nave, ZG = 6,4 m sulla linea di base; determinare le
nuove coordinate del baricentro nel momento in cui si sposta un peso di entità p = 150 t verso l’alto per 10 m, verso
dritta per y = 12 m e verso prua per x = 28 m.
Si applica p·z/6 e si trova GGZ = 0,12 m, quindi p·y/6 e si trova GGY = 0,14 m, infine p·x/6 che fornisce GGX = 0,34 m.
Non resta che sommare opportunamente tali variazioni alle coordinate iniziali, avendo cura di porre i giusti segni (il peso
è spostato verso prua quindi è evidente che XG, contato dalla AP, aumenterà, e allo stesso modo aumenterà ZG trattandosi
di un innalzamento): XG = 81,94 m dalla AP, YG = 0,14 m sulla dritta, ZG = 6,52 m sulla linea di base.
Ogni volta che il baricentro, punto di applicazione della forza peso, va ad occupare
una nuova posizione si formerà potenzialmente un momento tra peso e spinta, essen-
do quest’ultima applicata, com’è noto, nel centro di carena B; la nave dovrà dunque
assumere una nuova posizione di equilibrio tale che B si sposti in maniera da mante-
nersi allineato con il baricentro.
Figura 17.3
Per spostamenti verticali si intendono tutti quelli che avvengono lungo direzioni parallele all’asse z della
terna cartesiana di riferimento
204
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Immaginando di osservare da fuori una Se la nave è dritta, non si verrà a creare dunque alcun momento peso-spinta e appa-
nave dritta al cui interno avvengono impor- rentemente essa non subirà variazioni di giacitura: non varierà l’assetto, non subirà
tanti spostamenti di peso verso l’alto non sbandamenti e, certamente, non varierà la sua immersione, trattandosi di spostamen-
si noterà alcunché, almeno fino a quando
l’altezza metacentrica rimarrà positiva!
to e non di imbarco o sbarco di pesi.
Quello che varierà, tanto «silenziosamente» quanto «subdolamente» sarà l’altezza me-
tacentrica, che sappiamo essere proprio la distanza verticale fra baricentro e metacen-
tro: se varia la quota di G non può che variare anche la distanza GM. Essendo M al
di sopra di G (su una nave stabile), i problemi nascono solo quando G si sposta verso
l’alto a causa di una movimentazione verticale di pesi nella stessa direzione: se G do-
vesse raggiungere e superare M, cioè se la GM dovesse annullarsi e diventare negativa,
L’ingavonamento è stato affrontato nel Pa- la nave diventerebbe instabile in posizione dritta e si avvierebbe all’ingavonamento
ragrafo 12.11 (figura 17.4).
Figura 17.4
Un certo spostamento di un peso verso l’alto può condurre a conseguenze molto diverse a seconda della
posizione iniziale del baricentro: si vede nel disegno a destra che G è inizialmente già molto alto (piccola
GM) e in seguito allo spostamento si viene a trovare al di sopra del metacentro (instabilità iniziale e quindi
ingavonamento)
Una nave con altezza metacentrica mutata si comporterà molto diversamente qualora
intervenissero successivamente inclinazioni legate ad altre cause, per cui si può dire
che lo spostamento verticale non provoca nulla di apparente ma sicuramente è la cau-
sa di variazioni anche sostanziali di alcune qualità della nave.
Ai fini pratici è sufficiente ricordare l’espressione 17.4, che fornisce un valore GG’
direttamente confrontabile con quello dell’altezza metacentrica iniziale GM per otte-
nere la nuova GM’:
puz
GM' GM ( 17.6
6
Per l’uso dei segni si può anche porre
sempre il segno + nella 17.6 ed assegnare La scelta dei segni da utilizzare è tanto intuitiva quanto importante: si metterà + per
convenzionalmente a z segno + per sposta- spostamento verso il basso (G scende quindi l’altezza metacentrica aumenta) e – per
menti verso il basso e – per spostamenti
verso l’alto
spostamento verso l’alto (G sale quindi l’altezza metacentrica diminuisce).
205
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
(VHPSLR
9La nostra nave, galleggiante con dislocamento 6 = 15652 t, ha un’altezza metacentrica pari a GM = 0,76 m; si sposta
9
un peso di entità p = 240 t verso il basso per z = 12 m, determinare la nuova altezza metacentrica.
Si applica p·z/6 che fornisce GGZ = 0,18 m. Lo spostamento verso il basso farà aumentare l’altezza metacentrica che
risulterà quindi GM’ = GM+GGZ = 0,94 m
£ pu z ¥
M'S 6u ²GM( ´ u sin q 17.8
¤ 6 ¦
Il momento non può che essere sinusoidale Si noti come la 17.8 altro non sia che l’introduzione della nuova GM, espressa dalla
in quanto, come detto, deve essere nullo a 17.6, nella normale espressione del momento di stabilità.
nave dritta e intervenire solo in caso di in-
clinazione per altre cause (sen0° = 0)
A livello di diagramma di stabilità si può rappresentare il momento sinusoidale che
rappresenta lo spostamento verticale e sommarlo graficamente al diagramma di sta-
bilità originario ottenendo quello riferito alle nuove condizioni (figura 17.6).
206
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
GG’ = YB – YG 17.9
Figura 17.7
Per spostamenti trasversali si intendono tutti quelli che avvengono lungo direzioni parallele all’asse y della terna
cartesiana di riferimento
207
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figura 17.8
Lo spostamento orizzontale trasversale del centro di gravità è il cateto di un triangolo in cui l’altro cateto è
l’altezza metacentrica GM e l’angolo opposto lo sbandamento ø
p u y 6 uGMu tan q
puy
tan q 17.12
6 uGM
208
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Figura 17.9
Uno spostamento trasversale genera un momento che dovrà essere compensato dal momento di stabilità
(coppia P-S)
Si può notare come la 17.12 altro non sia che la 17.10 semplicemente con GG’ espli-
citato; essa è la stessa espressione presentata nel paragrafo dedicato alle generalità
sulla prova di stabilità (equazione 12.12) e può presentarsi in forme ancora diverse per
poter essere utilizzata in altre applicazioni. È possibile utilizzarla per calcolare di che
entità deve essere un peso da spostare di una distanza data (ad esempio quella fra due
casse di zavorra) per provocare un certo sbandamento fissato, quindi ad esempio per
raddrizzare la nave (17.13) o per che distanza spostare un peso dato (ad esempio uni-
tà di carico disponibili) sempre per provocare un certo sbandamento fissato (17.14).
6 uGMutanq
p 17.13
y
6 uGMutanq
y 17.14
p
Qualora intervenisse uno spostamento pesi avente una componente trasversale e una
componente verticale, è necessario aver molta cura nell’utilizzare la GM corretta nel-
la 17.12: conviene sempre effettuare prima il calcolo della nuova GM come esposto
nel paragrafo 17.2, quindi applicare la formula per determinare lo sbandamento; se
quest’ultimo passaggio fosse effettuato all’inizio, utilizzando la GM originaria, il va-
lore trovato sarebbe inattendibile in quanto la nave inclinata non è più insensibile, in
termini di sbandamento, ad uno spostamento lungo l’asse z.
209
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figura 17.10
La cosinusoide rappresentante il momento che nasce in seguito ad uno spostamento trasversale andrà a
sottrarsi al momento di stabilità
(VHPSLR
9Sulla nave dell’esempio precedente, galleggiante con dislocamento 6 = 15652 t e dotata di un’altezza metacentrica di
9
0,94 m (in seguito allo spostamento verticale) il peso con entità p = 240 t viene ora spostato verso sinistra di y = 8,5 m.
Determinare lo sbandamento che tale movimentazione provoca.
Si applica direttamente la 17.12 che fornisce tanø = 0,1386 , da cui si ha ø = 7,9° verso sinistra.
Figura 17.11
Per spostamenti longitudinali si intendono tutti quelli che avvengono lungo direzioni parallele all’asse x della
terna cartesiana di riferimento
210
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Figura 17.12
Uno spostamento longitudinale genera un momento che dovrà essere compensato dal momento di stabilità
(coppia P-S)
Anche in questo caso lo spostamento del baricentro G nella nuova posizione è quan-
tificabile con la 17.2, dove la distanza GG’ assume il significato di quantificare il
disallineamento tra B e G, cioè rappresenta il braccio del momento d’assetto e si
può considerare come cateto di un triangolo rettangolo in cui l’altro cateto è rap-
presentato dall’altezza metacentrica longitudinale, come già mostrato nel Capitolo
14 (figura 17.13).
211
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figura 17.13
Lo spostamento orizzontale longitudinale del centro di gravità è il cateto di un triangolo in cui l’altro cateto è
l’altezza metacentrica longitudinale GML e l’angolo opposto l’inclinazione longitudinale e
CT = L ∙ tan e 17.15
pu x 17.17
tane
6 uGML
212
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Sarà allora:
pu x
CT L u 17.18
6 uGML
Coinvolgendo il momento unitario d’assetto MCTC, come esposto nel paragrafo 14.4,
si giunge a:
pu x 17.19
CT m
100 > MCTC
Mx
CT cm 17.20
MCTC
Ricordiamo che even keel significa nave La 17.20 risulta utile anche quando si vuole trovare il momento utile per provocare
galleggiante con assetto nullo, cioè longi- una certa variazione di assetto, problema applicabile nella pratica ad esempio quando
tudinalmente dritta si vuole raggiungere un assetto even keel per superare un bassofondo e lo si intende
ottenere movimentando zavorra a bordo:
Il secondo membro si può poi dividere per x o per p a seconda che l’incognita sia l’en-
tità del peso da spostare o la distanza lungo cui spostarlo.
CT bTA bTF
tane 17.23
L X CF L < X CF
X CF 17.24
bTA uCT
L
bTF
L < X CF uCT 17.25
L
213
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figura 17.14
La variazione di assetto è costituita da variazioni opposte delle immersioni estreme, molto simili in entità ma
non esattamente uguali; saranno infatti proporzionali alla distanza del centro della figura di galleggiamento
CF della perpendicolare considerata (risulteranno uguali quando CF si trova esattamente a centro nave)
Le 17.24 e 17.25, alla luce della 17.19, si possono esplicitare come segue:
X CF pu x
bTA u 17.26
L 100uMCTC
bTF
L < X CF u
pu x 17.27
L 100uMCTC
L’assegnazione dei segni corretti è dipendente dal verso dello spostamento: è evidente
che ad esempio per uno spostamento verso prua sarà la TF ad aumentare mentre la TA
diminuirà (segni in basso nelle 17.28 e 17.29).
214
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
(VHPSL
9
9 Sulla nave dell’esempio precedente, galleggiante con dislocamento 6 = 15652 t, lunghezza L = 143,16 m e avente
immersioni TA = 7,52 m e TF = 7,64 m, il peso con entità p = 240 t viene ora spostato verso poppa di x = 26 m.
Determinare le nuove immersioni che tale movimentazione provoca, conoscendo il momento unitario d’assetto
MCTC = 191,5 t·m e l’ascissa del centro della figura di galleggiamento rispetto alla AP XCF = 71,00 m.
Con la 17.19 la variazione d’assetto risulta CT = 0,33 m, che viene «distribuita» sulle due immersioni estreme attraverso
le 17.24 e 17.25, risultando bTTA = 0,16 m bTF = 0,17 m, da cui è immediato ricavare TA’ = 7,68 m e TF’ = 7,47 m.
9
9 Sulla propria nave, avente immersioni TA = 6,48 m e TF = 6,34 m, si vuole raggiungere la condizione di even keel;
sapendo che si può movimentare zavorra tra due casse distanti x = 41 se ne determini l’entità in termini di peso per
raggiungere la condizione voluta (dati da curve idrostatiche di figura 15.1, disponibili anche come espansione on-line).
Dalle tavole il momento unitario d’assetto risulta MCTC = 177,6 t·m, mentre l’assetto iniziale vale Trim = TA-TF = 0,14 m e
va portato a zero (condizione di even keel), per cui la variazione d’assetto ha lo stesso valore CT = 0,14 m. Il momento
necessario è dato dal prodotto tra CT e MCTC, cioè Mx = 2486,4 t·m, e deve essere provocato con il momento p·x
da provocare con lo spostamento: noto x è immediato ricavare p = Mx/x = 60,6 t.
9
9 Con la propria nave, avente immersione media Tm = 8,53 m in acqua salata, si vuole raggiungere l’ingresso di un porto
fluviale nel quale la densità è 1,006 t/m3, in condizioni di even keel; determinare l’assetto da assumere in acqua salata
per soddisfare tale richiesta (dati da curve idrostatiche di figura 15.1, disponibili anche come espansione on-line).
Con l’immersione media in acqua salata dalle tavole risulta 6 = 17912 t, TPC = 23,86 t, MCTC = 205,0 t·m,
XB = 72,43 m; calcolando la variazione per passaggio in acqua di diversa densità con la procedura esposta nel
paragrafo 9.3 si ottiene 0,15 m per cui verrà assunta un’immersione di Tm = 8,68 m per la quale XB = 72,39, cioè
il centro di carena si sposta di 0,04 m verso poppa. Quest’ultima dev’essere anche l’ascissa del centro di gravità
perché B e G devono essere allineati verticalmente per avere equilibrio even keell: 0,04 dovrà essere dunque
il loro disallineamento in acqua salata pari al braccio (XB-XG) del momento d’assetto, che risulta (moltiplicando
per il dislocamento) 716,48 t·m. Dividendo il momento d’assetto per MCTC si ha l’assetto (appoppamento) da
soddisfare in acqua salata M/MCTC=0,03 m.
Un tale assetto è nella pratica trascurabile, ma può essere significativo per le navi più grandi ed è utile determinarlo
per poter assumere in tempo la giacitura necessaria ad esempio a mezzo di movimentazione di zavorra; in ogni caso
è caratteristico notare come le navi tendano ad appruarsi passando in acqua meno densa e viceversa.
215
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
4) Su una nave galleggiante con TA = 7,92 m, TF = 7,96 m, ed avente GM = 1,10 m, si sposta un peso di 256
tonn per 12,0 m verso il basso; trovare la nuova GM.
5) Su una nave galleggiante con TA = 3,56 m, TF = 3,50 m, ed avente GM = 0,70 m, si sposta un peso di 85 tonn
per 8,5 m verso dritta; trovare l’angolo di sbandamento.
6) Su una nave galleggiante con TA = 6,02 m, TF = 5,94 m, ed avente GM = 1,50 m, si sposta un peso di 108
tonn per 15,0 m verso sinistra; trovare l’angolo di sbandamento.
7) Su una nave galleggiante con TA = 8,62 m, TF = 8,42 m, si sposta un peso di 205 tonn per 42,8 m verso prua;
trovare le nuove immersioni estreme.
8) Su una nave galleggiante con TA = 5,85 m, TF = 5,97 m, si sposta un peso di 75 tonn per 100,0 m verso
poppa; trovare le nuove immersioni estreme.
9) Su una nave galleggiante con TA = 9,12 m, TF = 9,12 m, ed avente GM = 1,00 m, si sposta un peso di 190
tonn per 14,0 m verso l’alto, 8,5 m verso dritta e 36,8 m verso prua; trovare la nuova GM, l’angolo di
sbandamento e le nuove immersioni estreme.
10) Su una nave galleggiante con TA = 5,89 m, TF = 6,03 m, ed avente GM = 0,80 m, si sposta un peso di 244
tonn per 11,1 m verso l’alto, 10,2 m verso sinistra e 68,4 m verso poppa; trovare la nuova GM, l’angolo di
sbandamento e le nuove immersioni estreme.
11) Su una nave galleggiante con TA = 7,02 m, TF = 6,58 m, ed avente GM = 0,42 m, si sposta un peso di 60
tonn per 19,0 m verso il basso, 16,8 m verso dritta e 91,5 m verso prua; trovare la nuova GM, l’angolo di
sbandamento e le nuove immersioni estreme.
12) Su una nave galleggiante con TA = 8,59 m e TF = 8,56 m, ed avente GM = 1,00 m, si sposta un peso di 350
tonn per 6,8 m verso l’alto, 10,2 m verso dritta e 40,8 m verso prua; trovare la nuova GM, l’angolo di
sbandamento e le nuove immersioni estreme.
13) Su una nave galleggiante con TA = 7,51 m e TF = 7,37 m, si vuole raggiungere la condizione di even keell;
sapendo che si può movimentare zavorra da poppa verso prua tra due casse distanti x = 60 m se ne de-
termini l’entità in termini di peso per raggiungere la condizione voluta.
14) Su una nave galleggiante con TA = 6,13 m e TF = 6,45 m, si vuole raggiungere la condizione di even keell;
sapendo che si può movimentare zavorra da prua verso poppa tra due casse distanti x = 28 m se ne de-
termini l’entità in termini di peso per raggiungere la condizione voluta.
15) Su una nave galleggiante con TA = 3,49 m e TF = 3,14 m, si vuole raggiungere la condizione di even kee
el;
sapendo che si può movimentare zavorra da poppa verso prua tra due casse distanti x = 45 m se ne de-
termini l’entità in termini di peso per raggiungere la condizione voluta.
16) Su una nave galleggiante con TA = 6,40 m e TF = 6,40 m, ed avente GM = 0,86 m, si registra attualmente
uno sbandamento di 6° verso dritta; sapendo che si può movimentare zavorra verso sinistra tra due cas-
se distanti y = 15 m se ne determini l’entità in termini di peso per raddrizzare la nave.
17) Su una nave galleggiante con TA = 8,59 m e TF = 8,41 m, ed avente GM = 1,05 m, si registra attualmente
uno sbandamento di 8° verso dritta; sapendo che si può movimentare zavorra verso sinistra tra due cas-
se distanti y = 30 m se ne determini l’entità in termini di peso per raddrizzare la nave.
18) Su una nave galleggiante con TA = 4,50 m e TF = 4,50 m, si registra una GM di 0,15 m che deve essere por-
r
tata ad un valore di almeno 0,20 m; sapendo che si può movimentare zavorra verso il basso tra due casse
distanti z = 12 m se ne determini l’entità in termini di peso per raggiungere la condizione voluta.
216
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
19) Su una nave galleggiante con TA = 5,48 m e TF = 5,40 m, si registra una GM di 0,22 m che deve essere por-
r
tata ad un valore di almeno 0,30 m; sapendo che si può movimentare zavorra verso il basso tra due casse
distanti z = 8 m se ne determini l’entità in termini di peso per raggiungere la condizione voluta.
20) Su una nave galleggiante con TA = 6,12 m e TF = 6,08 m, si vuole raggiungere la condizione di even keell;
sapendo che si può movimentare zavorra verso prua per un totale di p = 140 t, determinare per che di-
stanza longitudinale è necessario spostarla per raggiungere la condizione voluta.
21) Su una nave galleggiante con TA = 8,38 m e TF = 8,92 m, si vuole raggiungere la condizione di even keell;
sapendo che si può movimentare zavorra verso poppa per un totale di p = 150 t, determinare per che
distanza longitudinale è necessario spostarla per raggiungere la condizione voluta.
22) Su una nave galleggiante con TA = 6,18 m e TF = 6,14 m, ed avente GM = 0,90 m, si registra attualmente
uno sbandamento di 4,5° verso dritta; sapendo che si può movimentare zavorra verso sinistra per un to-
tale di p = 80 t, determinare per che distanza trasversale è necessario spostarla per raddrizzare la nave.
23) Su una nave galleggiante con TA = 7,48 m e TF = 7,56 m, ed avente GM = 1,20 m, si registra attualmente
uno sbandamento di 2° verso dritta; sapendo che si può movimentare zavorra verso sinistra per un totale
di p = 100 t, determinare per che distanza trasversale è necessario spostarla per raddrizzare la nave.
24) Su una nave galleggiante con TA = 9,02 m e TF = 8,88 m, si registra una GM di 0,48 m che deve essere portata
ad un valore di almeno 0,55 m; sapendo che si può movimentare zavorra verso il basso per un totale di p =
180 t, determinare per che distanza verticale è necessario spostarla per raggiungere la condizione voluta.
25) Su una nave galleggiante con TA = 4,23 m e TF = 4,07 m, si registra una GM di 0,62 m che deve essere portata
ad un valore di almeno 0,70 m; sapendo che si può movimentare zavorra verso il basso per un totale di p =
200 t, determinare per che distanza verticale è necessario spostarla per raggiungere la condizione voluta.
217
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
MAPPA CONCETTUALE
218
Movimentazione pesi a bordo MODULO 3
I calcoli qui presentati per l’imbarco o sbar- Mentre nel caso dello spostamento pesi un
co di pesi sono applicabili per qualsiasi innalzamento faceva certamente diminuire
entità di peso, quindi anche per elaborare la stabilità e uno spostamento verso prua fa-
l’intero piano di carico ad esempio di una
bulk carrier
ceva certamente appruare la nave, nel caso
dell’imbarco ci si chiede quali siano le posi-
zioni di collocazione o prelievo di un peso
«discriminanti», cioè rispetto alle quali si han-
no variazioni nulle dei parametri della nave
(mantenimento delle condizioni di stabilità e
di assetto): bisogna necessariamente stabilire
dei nuovi punti di riferimento, precisamente
determinabili.
PTOT = Yp 18.1
Figura 18.1
Sebbene più complesso, lo studio delle con-
dizioni di navigabilità della nave in seguito
all’imbarco/sbarco di pesi è di gran lunga più
importante rispetto al semplice spostamento
(per gentile concessione di Norden A/S)
219
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
(VHPSLR
9Una nave imbarca le seguenti quantità di carico: 500 t nella stiva 1, 650 t nella stiva 2, 650 t nella stiva 3 e 480 t nella
9
stiva 4, inoltre sbarca zavorra dalla cassa B1 per 200 t e dalla cassa B2 per 150 t. Determinare la sommatoria algebrica
dei pesi movimentati.
Δ’ = Δ + PTOT 18.2
Figura 18.2
Determinazione della nuova immersione media utilizzando le tavole delle carene dritte a ritroso
220
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
PTOT
bTm cm 18.3
TPC
PTOT
bTm m 18.4
100u TPC
Figura 18.3
Un imbarco/sbarco di pesi provocherà sempre una variazione dell’immersione media, indipendentemente
dalla posizione in cui esso avviene
TPC TPC'
TPCm 18.5
2
221
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
PTOT
bTm 18.6
100u TPCm
Una volta che si dispone della nuova immersione media si può ricavare qualunque
valore dalla tavola delle carene dritte relativo al nuovo galleggiamento, utile per la
risoluzione dei problemi di stabilità ed assetto.
(VHPSLR
9Una nave inizialmente galleggiante con un valore di immersione media Tm = 5,48 m esegue un insieme di imbarchi e
9
sbarchi di pesi per un totale di PTOT = 3650 t; determinare la nuova immersione media (dati da curve idrostatiche di figura
15.1, disponibili anche come espansione on-line).
Dalle curve idrostatiche, per il valore iniziale dell’immersione media si ha TPC = 22,27 t, che con la 18.4 fornisce
bTm = 1,64 m, valore approssimato perché calcolato con il TPC iniziale; la nuova immersione sarebbe dunque Tm’ = 7,12,
alla quale corrisponde TPC’ = 23,02 t che si può mediare con il precedente ottenendo TPCm = 22,65 t. Quest’ultimo valore
trovato consente di ottenere un valore più preciso della variazione di immersione media (formula 18.6) bTm = 1,61 m, da
cui risulta Tm’ = 7,09
, m.
Nella 18.8, KM’ è la quota del metacentro sulla linea di base, riferita al nuovo gal-
leggiamento, ed è immediatamente ricavabile a partire da Tm’ essendo tabulata sulla
tavola delle carene dritte; KG’ è invece la nuova quota del baricentro e dipende dalla
posizione di partenza di G e dalla distribuzione dei pesi imbarcati o sbarcati, quindi è
ricavabile solo attraverso il teorema dei momenti, presentato nel paragrafo 17.1, che
qui va riferito alla linea di base (figura 18.4).
222
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Figura 18.4
Rappresentazione degli elementi in gioco per l’applicazione del teorema dei momenti finalizzato alla deter-
minazione del momento verticale totale MZ
Anche qualora si trattassero pesi che oc- Si devono dunque determinare tutti i momenti causati dalla totalità dei pesi coinvolti
cupano grandi volumi, come ad esempio
e sommarli fra loro per avere il momento verticale totale MZ; essi vanno calcolati con-
l’intero contenuto di una stiva, essi si con-
sidereranno sempre puntiformi, applicati siderando la distanza di ogni peso rispetto alla linea di base, cioè la quota Z, avendo
nel baricentro della stiva stessa cura di considerare negativi i pesi che vengono sbarcati.
n
MZ 6 uKG p1 uZ1 p2 uZ 2 7 pn uZn - pk uZk 18.9
k1
Come si vede dalla 18.9 all’interno della sommatoria dei prodotti tra i generici pk e
Zk può rientrare anche il prodotto fra il dislocamento iniziale 6 e la quota iniziale del
baricentro KG, rappresentando a tutti gli effetti una componente del sistema di mo-
menti al pari delle altre, per quanto, normalmente, di entità maggiore.
Per il teorema dei momenti, il momento verticale totale MZ dovrà essere uguale anche
al prodotto fra la risultante delle forze con il rispettivo braccio; tali elementi sono
rispettivamente il nuovo dislocamento 6’ e la nuova quota del baricentro KG’, che
rappresenta proprio l’incognita da trovare.
Mz = Δ’ ∙ KG’ 18.10
Disponendo di MZ dalla 18.9 e di 6’ dalla 18.2, si può ricavare KG’ e risolvere la 18.8:
MZ
KG' 18.11
6'
6 uKG MZ 18.12
KG'
6'
223
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
(VHPSL
9Una nave inizialmente galleggiante con un valore di immersione media Tm = 6,62 m ed una iniziale quota del baricentro
9
KG = 7,82 m, esegue i seguenti imbarchi e sbarchi di pesi:
Determinare l’altezza metacentrica in seguito alla movimentazione di pesi descritta (dati da curve idrostatiche di figura 15.1,
disponibili anche come espansione on-line).
Al valore di immersione media iniziale corrisponde un dislocamento di 6 = 13429 t; il totale dei pesi movimentati risulta
PTOT = 3590 t, da cui si ottiene, con la procedura descritta nel paragrafo 18.1, Tm’ = 8,17 m, per la quale, dalla tavole, si ha
KM’ = 8,27 m. Si hanno ora tutti i dati necessari per applicare il teorema dei momenti e procedere con il calcolo dell’altezza
metacentrica: il momento verticale totale (escluso il dislocamento iniziale, quindi ottenuto solo coma sommatoria dei prodotti
p·Z) risulta MZ = 24890 t·m per cui, dalla 18.12 si ha KG’ = 7,63 m (avendo inserito, come 6’ la somma 6+PTOT), che
sottratto a KM’ fornisce GM’ = 0,64 m.
9Una nave inizialmente galleggiante con un valore di immersione media Tm = 7,08 m ed una iniziale quota del baricentro
9
KG = 8,02 m, esegue i seguenti imbarchi e sbarchi di pesi:
Determinare che peso si può ancora imbarcare in coperta (avente quota Z = 12 m) per mantenere una GM di almeno 0,50 m
(dati da curve idrostatiche di figura 15.1, disponibili anche come espansione on-line).
Al valore di immersione media iniziale corrisponde un dislocamento di 6 = 14484 t; il totale dei pesi noti movimentati risulta
PTOT = 4450 t, da cui si ottiene, con la procedura descritta nel paragrafo 18.1, Tm’ = 8,97 m, per la quale, dalla tavole, si
ha KM’ = 8,38 m, valore che tuttavia non tiene conto del carico da imbarcare in coperta. In tali condizioni, pur provvisorie,
per avere GM’ = KM’-KG’ = 0,50 m si deve avere KG’ = 7,88 m, ottenibile come MZ/6’ dove in MZ si può comprendere
sia il momento causato dal dislocamento iniziale, sia il momento incognito causato dall’imbarco in coperta, per cui sarà
(14484·8,32+25085+p·12)/(14484+4450+p) = 7,88, cioè (145591,88+p·12)/18934+p = 7,88, quindi p·12-p·7,88 =
= 149199,92-145591,88, da cui p = 3608,04/4,12=875,74 t.
Si noti che in realtà la reale altezza metacentrica risulta GM’ = 0,58 m perché non si è tenuto conto del peso incognito nella
determinazione della nuova immersione media e quindi del nuovo K M, che in realtà risulta KM’ = 8,46 m (per una effettiva
GM’ di 0,50 m si può arrivare a 1511 t sul ponte).
224
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Si vedrà nella prossima U.D. come un È invece importante determinare la posizione longitudinale finale della nave, che non
assetto perfettamente even keel non sia è affatto richiesto sia dritta (cioè even keel) a meno di necessità particolari. Essa viene
nemmeno, nella maggior parte dei casi, ancora una volta espressa dal valore delle nuove immersioni estreme che subiranno
auspicabile
due ordini di variazione:
9Incremento o riduzione, uguale per entrambe, legato alla semplice variazione del
dislocamento, indipendentemente dalla posizione dei pesi imbarcati o sbarcati (fi-
gura 18.5); tale valore coinciderà con la bTm espressa dalla 18.6 (bodily sinkage/rise).
Figura 18.5
L’imbarco/sbarco di un peso può essere ricondotto inizialmente ad una semplice variazione isoclina dell’im-
mersione anche se concentrato in un’estremità della nave (in questo si ha un’aumento dovuto ad un’imbar-
co che porta il galleggiamento da WL1 a WL2)
9Incremento o riduzione, di segno opposto per le due estremità, legato alla varia-
zione d’assetto, cioè al fatto che può prevalere un momento d’assetto appruante o
appoppante del sistema di pesi movimentati (figura 18.6); chiamiamo questi valori
bTA e bTF.
Figura 18.6
Considerando la reale posizione di imbarco/sbarco si può considerare la «rotazione» del nuovo galleggia-
mento raggiunto, con la conseguente assunzione di un certo assetto (da WL2 a WL3)
Si ricorda che i galleggiamenti isoclini Per capire se il momento d’assetto causato dal sistema di pesi movimentati è appop-
sono quelli delimitati da piani paralleli fra pante o appruante si deve individuare il punto in cui ogni imbarco o sbarco pesi fa
loro variare l’immersione in maniera isoclina, cioè senza variazione d’assetto. Si dimostra
che tale punto esiste ed è identificato con il centro BZ della zona di carena di so-
vraimmersione o di emersione (figura 18.7).
225
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figura 18.7
Zona di carena di sovraimmersione con il suo baricentro BZ evidenziato: l’effetto della spinta aggiuntiva ap-
plicata in tale punto si compone con la spinta iniziale, applicata in B, individuando il nuovo centro di carena
B’ (teorema dei momenti)
Con questa logica si può pensare di separare i due effetti, cioè determinare la nuove
immersioni estreme immaginando di imbarcare tutti i pesi nel centro di zona, calco-
lare la variazione di immersione media ed eseguire quindi uno spostamento longi-
tudinale fino al punto di reale imbarco/sbarco per ottenere la variazione di assetto e
quindi studiare i differenti effetti sulle due immersioni estreme.
6'uX B '< 6 uX B
X BZ 18.14
PTOT
dove le ascisse XB e XB’ dei centri di carena, convenzionalmente riferite alla AP, sono
ricavabili dalla tavola delle carene dritte con le immersioni medie vecchia e nuova.
226
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
x = XBZ − X 18.15
dove X è l’ascissa longitudinale del peso di ciascun peso considerato, cioè la sua di-
stanza dalla AP, mentre i bracci x hanno significato di rappresentare le distanze di
spostamento per portare i pesi nella reale posizione di imbarco/sbarco.
Nella determinazione dei momenti che
inclinano longitudinalmente la nave, è es- È importante svolgere la sottrazione rappresentata dalla 18.15 sempre nell’ordine
senziale il corretto uso dei segni per evitare indicato, in modo da far risultare positivi i bracci relativi a pesi imbarcati o sbarcati
errori grossolani
a poppa del centro di zona (XBZ > X) e negativi i bracci relativi a posizioni prodiere
(XBZ < X) solo così i momenti risultanti avranno un segno corretto (figura 18.8).
Figura 18.8
Rappresentazione degli elementi in gioco per l’applicazione del teorema dei momenti finalizzato alla deter-
minazione del momento d’assetto totale MX
Determinati i bracci si possono determinare tutti i momenti causati dalla totalità dei
pesi coinvolti e sommarli fra loro per avere il momento d’assetto totale MX, avendo
cura di considerare negativi i pesi che vengono sbarcati.
n
MX p1 u x1 p2 u x 2 7 pn u x n - pk u x k 18.16
k1
227
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
XB’ è ricavabile dalla tavola delle carene dritte con la nuova immersione media Tm’,
mentre XG’ si può determinare con il teorema dei momenti:
X'G
6 uX G - puX 18.19
6'
Se non si dispone dell’ascissa iniziale XG del centro di gravità, basta ricordare che per
l’equilibrio G deve essere sempre allineato con B, centro di carena, quindi se la nave è
inizialmente in condizioni di even keel basta sostituire a XG il valore di XB. Se la nave
non è longitudinalmente dritta è facile determinare il disallineamento tra B e G con
il valore dell’assetto iniziale, che è proprio la conseguenza del disallineamento stesso;
si avrà:
100u TrimuMCTC
XB < X G 18.20
6
Ricavato XG, quindi XG’ e infine MX, si deve ricordare di sommare a quest’ultimo il
valore del momento legato alla condizione di assetto iniziale (vedasi esempio a fine
paragrafo).
MX
CT 18.21
100uMCTC'
Nota la variazione d’assetto CT si procede in analogia con quanto esposto per lo spo-
stamento longitudinale di pesi; valgono infatti le 17.24 e 17.25 che qui riproponiamo
specificando che l’ascissa del centro della figura di galleggiamento deve essere quella
relativa al nuovo galleggiamento isoclino:
X CF '
bTA uCT 18.22
L
bTF
L < X CF ' uCT 18.23
L
228
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
X CF ' MX
bTA u 18.24
L 100uMCTC'
bTF
L < X CF ' u
MX
18.25
L 100uMCTC'
I segni assegnati alle variazioni delle im- T’A = TA + bTm + bTA 18.26
mersioni estreme nelle 18.25 e 18.26
risulteranno adeguati se si è seguita la con-
venzione di considerare positivi i momenti
appoppanti e negativi i momenti appruanti T’F = TF + bTm − bTF 18.27
Per l’uso dei segni è sufficiente rispettare le convenzioni già richiamate, avendo cura di
considerare negativi i pesi sbarcati (sia per il calcolo di PTOT, sia per il calcolo di MX).
Elementi noti: TA, TF, KG, pesi movimentati con loro ascissa e quota
Elementi incogniti: TA’, TF’, GM’
Step di calcolo:
1) Si calcola l’immersione media e la si utilizza per ricavare dislocamento e TPC dalla
tavola delle carene dritte:
TA TF
Tm
2
PTOT = ∑p
PTTOT
bT
Tm APP
mAPP
OT
100u TPC
4) Si trova dalle tavole il TPC corrispondente alla nuova immersione (anche se ap-
prossimata) e si media con il primo, quindi si riapplica la formula che fornisce la
229
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
PTTOT
bT
Tm OT
100u TPCm
T'm Tm bT
Tm
6'uX B '< 6 uX B
X BZ
PTTOT
OT
x X BZ < X
n
M x - pk u x k
k1
bT
TF
L < X CF ' u
MX
L 100uMCTC'
8) Si calcolano infine le nuove immersioni estreme:
T’A = TA + bTM + bT
TA
6 uKG MZ
KG'
6'
10) Si calcola infine la nuova altezza metacentrica, avendo ricavato KM’ dalle tavole:
GM’ = KM’ − KG’
230
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
(VHPSLR
9Per la stessa situazione di imbarco/sbarco dell’esempio precedente, vengono ora forniti i dati necessari alle considerazioni
9
sull’assetto: TA = 6,54 m, TF = 6,70 m e ovviamente le ascisse delle posizioni di ciascun peso movimentato.
Determinare le nuove immersioni estreme in seguito alla movimentazione di pesi descritta (dati da curve idrostatiche di figura
15.1, disponibili anche come espansione on-line).
Già dall’esempio precedente è noto che al valore di immersione media iniziale (Tm = 6,62 m) corrisponde un dislocamento di
6 = 13429 t, mentre il totale dei pesi movimentati risulta PTOT = 3590 t e quindi il nuovo dislocamento è pari a 6’ = 17019 t; con
la procedura descritta nel paragrafo 18.1 risulta bTm = 1,55 m, da cui Tm’ = 8,17 m. Con le immersioni vecchia e nuova si
ricavano dalle tavole tutti i dati necessari: XB = 72,89 m, XB’ = 72,54 m, XCF’ = 71,98 m, MCTC’ = 179,51 m.
Il calcolo dell’ascissa del cento di zona di sovraimmersione fornisce XBZ = 71,24 m, grazie al quale si calcolano i bracci
di ciascun peso con X BZ-X (17,24; -14,76; 47,24; -58,76) e si procede a calcolare il momento d’assetto totale
M X = 7138,16 t·m (indicante un appoppamento perché positivo). Un tale momento provoca una variazione di
assetto CT = 0,36 m, dalla quale con le 18.22 e 18.23 risulta bT TA = 0,18 m e bT F = 0,18 m; l’applicazione delle
18.25 e 18.26 termina il problema fornendo TA’ = 8,26 m e T F’ = 8,07 m.
Il momento d’assetto totale si può anche trovare utilizzando la 18.17 ma occorre conoscere le ascisse finali di B e G,
considerando anche che si parte da una condizione di assetto non nullo: se l’ascissa di B è data dalle curve idrostatiche, quella
di G va calcolata con la 18.19 che a sua volta necessita dell’ascissa iniziale XG.
XG si trova ricordando che il disallineamento tra B e G è causa dell’assetto, inizialmente pari a 0,16 m di appruamento, e
coincide con il braccio del momento d’assetto, determinabile dividendo il momento d’assetto (che si trova grazie a MCTC
come M = Trim·MCTC = 16·179,51 = 2872,16 t·m) per il dislocamento iniziale (MX/6 / = 2872,16/13429 = 0,21 m); ciò
significa che nelle condizioni iniziali G era più a prua di B di 0,21 m cioè collocato in XG=73,10 m, valore che inserito nella
18.19 fornisce XG’ = 72,29 m (ricordando che nella sommatoria ogni peso va moltiplicato per la sua ascissa rispetto alla AP).
La differenza tra XB’ e XG’ fornisce 0,25 m a cui corrisponde un momento appoppante MX pari a 4254,75 t·m (formula
18.17); per ottenere la variazione d’assetto totale, riferita cioè alla effettiva condizione iniziale di appruamento bisogna
sommare al momento trovato quello dovuto all’assetto iniziale, cioè 2872,19, ottenendo così MX=7126,94 t·m, molto
simile al risultato dell’applicazione del metodo tradizionale.
È lecito ritenere la quota del galleggiamento I vantaggi si concretizzano nel considerare valide le seguenti approssimazioni:
come quella neutra relativamente alla stabi- 9Si considera la quota corrispondente al galleggiamento come quella per cui non si
lità, per le nave con forme comuni (murate ha variazione delle condizioni di stabilità; in pratica ogni peso imbarcato su tale li-
verticali) perché è lì che si verrà a trovare il vello non fa spostare verticalmente il baricentro, mentre se imbarcato più in basso
cosiddetto «metacentro differenziale»
(opera viva) G si abbasserà e se imbarcato più in alto (opera morta), G si innalzerà
(figura 18.9).
231
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figura 18.9
Diversi comportamenti del baricentro in base alla posizione verticale di imbarco: risulta determinante la
collocazione del peso rispetto alla linea di galleggiamento
232
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Figura 18.10
Nel caso di pesi di lieve entità non serve determinare BZ per avere il braccio del momento d’assetto, che
coincide semplicemente con la distanza del punto di imbarco/sbarco dal centro della figura di galleggia-
mento CF: sarà questo il punto «discriminante» che detterà i diversi comportamenti in termini di assetto
(appoppamento, variazione isoclina o appruamento)
233
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
z=T−Z 18.28
Visto che si sta trattando di pesi di lieve en- È importante rispettare l’ordine di minuendo e sottraendo nell’espressione 18.27 per-
tità si può solitamente trascurare l’utilizzo ché essa è studiata in modo che z risulti positiva per imbarchi al di sotto del galleggia-
del nuovo dislocamento al denominatore mento, corrispondenti quindi ad un aumento della stabilità e negativa per imbarchi
nella 18.28
in alto, che provocano una diminuzione di stabilità.
Il logico passaggio successivo per la determinazione della nuova altezza metacentrica
è costituito dall’applicazione della 17.6, che qui riportiamo:
puz
GM' GM 18.29
6
dove è stato riportato solo il segno positivo perché si è tenuto conto della convenzione
adottata nella 18.28.
x = XCF − X 18.30
p X CF pu x
T'A TA u 18.31
100u TPC L 100uMCTC
p L < X CF pu x
,QROWUHQHOODVH]LRQH T'F TF < u 18.32
100u TPC L 100uMCTC
RQOLQHWURYHUHWH
• Formulario imbarco/sbar- Per l’uso dei segni è sufficiente rispettare le convenzioni già richiamate, avendo cura
co pesi
di considerare negativi i pesi sbarcati.
234
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
(VHPSL
9Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 7,02 m, TF = 7,14 m e con un valore di altezza
9
metacentrica GM=0,59 m si esegue l’imbarco di un peso p = 125 t sul ponte di coperta ad una distanza X=35 m dalla AP;
determinare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica sapendo che il ponte di coperta ha una quota
sulla line di base pari a Z = 11 m (dati da curve idrostatiche di figura 15.1, disponibili anche come espansione on-line).
L’immersione media iniziale risulta Tm = 7,08 m, a cui corrisponde un dislocamento di 6 = 14484 t; gli altri dati necessari
sono: TPC = 23,00 t, MCTC = 184,84 t·m, XCF = 71,52 m. La sovraimmersione risulta 0,05 m, mentre il braccio del
momento di assetto di imbarco risulta 36,52 m (x = XCF-X = 71,52-35 = 36,52) che conduce ad una variazione di assetto
CT = 0,25 m; in definitiva le nuove immersioni, con l’applicazione delle 18.31 e 18.32, risultano TA’ = 7,20 m, TF’ = 7,07 m.
Il peso risulta imbarcato 3,92 m al di sopra del galleggiamento (z = T-Z = 7,08-11 = -3,92) che applicando la 18.29 conduce
a GM’ = 0,56 m.
9Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 5,47 m, TF = 5,13 m e con un valore di altezza
9
metacentrica GM=0,63 m si esegue lo sbarco di un peso p = 114 t dal gavone poppiero, posto ad una distanza X = 18 m
dalla AP; determinare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica sapendo che la quota di sbarco è
Z = 3,5 m (dati da curve idrostatiche di figura 15.1, disponibili anche come espansione on-line).
L’immersione media iniziale risulta Tm = 5,30 m, a cui corrisponde un dislocamento di 6 = 10452 t; gli altri dati necessari sono:
TPC = 22,20 t, MCTC = 168,90 t·m, XCF = 72,81 m. L’emersione risulta -0,05 m, mentre il braccio del momento di assetto
di sbarco risulta 54,80 m (x = XCF-X = 72,81-18 = 54,80) che conduce ad una variazione di assetto CT = -0,37 m; in definitiva
le nuove immersioni, con l’applicazione delle 18.31 e 18.32, risultano TA’ = 5,23 m, TF’ = 5,26 m. Il peso risulta imbarcato
1,80 m al di sotto del galleggiamento (z = T-Z = 5,30-3,50 = 1,80) che applicando la 18.29 conduce a GM’ = 0,61 m.
Figura 18.11
Un imbarco di un peso sul punto neutro di poppa non fa variare l’immersione avanti, infatti essa subirà un
incremento dovuto alla sovraimmersione isoclina e un pari decremento dovuto al momento d’assetto; ovvia-
mente, in modo analogo, per un imbarco sul punto neutro prodiero sarà l’immersione addietro a non variare
235
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figura 18.12
Le tre zone dello scafo indviduate dalle verticali passanti per i punti neutri
p
bTm 18.33
100u TPC
X CF pu x
bTA u 18.34
L 100uMCTC
236
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Si ha dunque:
p X p ux
bTm bTA CF u
100 u TPC L 100 uMCTC
L MCTC
x u
X CF TPC
La distanza di spostamento x sarà proprio quella che individua la posizione del punto
neutro rispetto a CF, quindi valgono le seguenti espressioni:
L MCTC
x NF u 18.35
X CF TPC
L MCTC
x NA u 18.36
L < X CF TPC
Le ascisse assolute dei punti neutri saranno facilmente ottenibili confrontando i valo-
ri trovati con l’ascissa del centro della figura di galleggiamento:
(VHPSLR
9Trovare la posizione dei punti neutri per una nave galleggiante con immersioni estreme TA = 6,17 m, TF = 6,07 m (dati
9
da curve idrostatiche di figura 15.1, disponibili anche come espansione on-line).
Dalle curve idrostatiche si ricavano i dati necessari con l’immersione media Tm = 6,12 m: TPC = 22,52 t, MCTC = 175,02 t·m,
XCF = 72,39 m. Le distanze dei punti neutri dal centro della figura di galleggiamento risultano xNF = 15,37 m e xNA = 15,72 m,
da cui si ottengono
g le ascisse assolute XNF = 87,76 m e XNA = 56,67 m.
237
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
p
bTm
100u TPC
dove p è l’incognita.
2) L’entità della riduzione totale richiesta per una delle immersioni estreme dovrà
essere determinata tenendo conto della quantità appena calcolata, perché nel caso
dell’imbarco essa risulta una grandezza sommativa dell’immersione e andrà ad
incrementare la variazione richiesta, e viceversa nel caso dello sbarco.
3) La stessa riduzione totale si deve ottenere con l’ideale spostamento del peso da
CF al reale punto d’imbarco, ad una distanza x diretta verso l’estremità opposta a
quella da ridurre; in seguito a ciò si avrà una variazione d’assetto:
pu x
CT
100uMCTC
(VHPSLR
9Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 8,10 m, TF = 7,64 m si vuole portare l’immersione
9
addietro a 8 m e si ha la possibilità di imbarcare zavorra in una cassa prodiera posta a X = 110 m dalla AP. Determinare
l’entità del peso da imbarcare per ottenere la condizione desiderata (dati da curve idrostatiche di figura 15.1, disponibili
anche come espansione on-line).
L’immersione media iniziale risulta Tm = 7,87 m, a cui corrispondono TPC = 23,46 t, MCTC = 195,58 t·m, XCF = 70,71 m. Per
assumere valore 8,00 m l’immersione addietro deve diminuire di 0,10 m a cui va sommata l’entità, incognita, della sovraimmersione
causata dall’imbarco, pari a p/TPC (in centimetri), quindi in totale (10+p/TPC); tale diminuzione dovrà essere provocata dal
momento di assetto dovuto all’imbarco a prua, cioè XCFF/L·CT, dove CT = p·x/MCTC (in centimetri), con x = XCF-X = -39,29 m.
Complessivamente sarà:
p 70,71 pu39,29
10 u
23,46 143,16 195,58
£ 70,71 39,29 1 ¥
pu ² u < ´ 10
¤ 143,16 195,58 23,46 ¦
pu 0,0566 10
10
p 176,68t
0,0556
238
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
Con un tale peso si ha TA = 8,00 m, inoltre per ulteriore controllo si può determinare l’immersione avanti in modo
convenzionale, che risulta TF = 7,89 m.
Nel caso in cui la condizione da raggiungere sia quella di even keel alcuni passaggi si
semplificano, in quanto pur tenendo conto della sovraimmersione provocata dall’im-
barco o dell’emersione provocata dallo sbarco, il momento da ottenere è quello che
consente di annullare l’assetto iniziale Trim = TA-TF, cioè la variazione di assetto cer-
cata è semplicemente CT = Trim e vale la 17.21 che riproponiamo:
(VHPSL
9Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 7,59 m, TF = 7,13 m si vuole assumere la condizione
9
di even keel avendo a disposizione la possibilità di sbarcare zavorra in una cassa posta a X = 32 m dalla AP. Determinare
l’entità del peso da sbarcare per ottenere la condizione desiderata (dati da curve idrostatiche di figura 15.1, disponibili
anche come espansione on-line).
L’immersione media iniziale risulta Tm = 7,36 m, a cui corrispondono TPC = 23,17 t, MCTC = 188,48 t·m, XCF = 71,23 m. Il CT
da provocare è uguale all’assetto iniziale in quanto quest’ultimo deve essere portato a 0, quindi CT = TA-TF = 0,46 m = 46 cm, da
cui il momento d’assetto risulta Mx = CT·MCTC = 8670,08 t·m, che va provocato con lo sbarco di zavorra p·(XCF-X); si ha
p = Mx/(XCF-X) = 8670,08/39,23 = 221 t, che porta entrambe le immersioni ad un valore di 7,27 m
9Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 6,92 m, TF = 6,54 m si vuole assumere la condizione
9
di even keel; non avendo zavorra a bordo la si intende imbarcare ma senza superare una immersione finale di 6,80 m.
Determinare l’entità e la posizione del peso da imbarcare per ottenere la condizione desiderata (dati da curve idrostatiche
di figura 15.1, disponibili anche come espansione on-line).
L’immersione media iniziale risulta Tm = 6,73m, a cui corrispondono TPC = 22,82 t, MCTC = 180,67 t·m, XCF = 71,88 m.
L’entità del peso da imbarcare è vincolata al non superamento dell’immersione 6,80 m, quindi si ha a disposizione una
sovraimmersione di 7cm (6,80-6,73) a cui corrisponde un peso p = 159,74 t; il CT da provocare è uguale all’assetto
iniziale in quanto quest’ultimo deve essere portato a 0, quindi CT = TA-TF = 0,38 m = 38 cm, da cui il momento
d’assetto risulta M x = CT·MCTC = 6865,46 t·m, che va provocato con l’imbarco di zavorra p·(X CF-X); si ha
(X CF-X) = M x/p = 6865,46/159,74 = 42,98 m, da cui, trattandosi di appruamento, X = X CF+42,98 = 114,86
m che porta entrambe le immersioni ad un valore di 6,80 m.
239
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
(VHUFL]L
imbarco/sbarco pesi a bordo
Risolvere i seguenti problemi di imbarco/sbarco pesi ricavando i dati mancanti dalle curve idrostatiche di
figura 15.1, disponibili anche come espansione on-line.
1) Su una nave galleggiante con TA = 5,57 m, TF = 5,33 m, ed avente KG = 7,26 m, si eseguono i seguenti
movimenti di imbarco:
Calcolare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica conoscendo 6 = 10786 t, TPCm = 22,41 t,
XB = 73,00 m dalla AP, XB’ = 72,94 m dalla AP, MCTC’ = 175,72 t·m, XCF’ = 72,33 m dalla AP, KM’ = 8,38 m.
2) Su una nave galleggiante con TA = 5,23 m, TF = 4,67 m, ed avente KG = 8,06 m, si eseguono i seguenti
movimenti di imbarco:
3) Su una nave galleggiante con TA = 5,64 m, TF = 5,68 m, ed avente KG = 8,26 m, si eseguono i seguenti mo-
vimenti di imbarco:
4) Su una nave galleggiante con TA = 8,62 m, TF = 8,30 m, ed avente KG = 7,12 m, si eseguono i seguenti mo-
vimenti di sbarco:
5) Su una nave galleggiante con TA = 9,14 m, TF = 9,06 m, ed avente KG = 7,36 m, si eseguono i seguenti mo-
vimenti di sbarco:
6) Su una nave galleggiante con TA = 8,46 m, TF = 8,68 m, ed avente KG = 7,95 m, si eseguono i seguenti mo-
vimenti di imbarco/sbarco:
7) Su una nave galleggiante con TA = 7,12 m, TF = 7,42 m, ed avente KG = 8,13 m, si eseguono i seguenti mo-
vimenti di imbarco/sbarco:
8) Su una nave galleggiante con TA = 7,05 m, TF = 6,55 m, ed avente KG = 8,00 m, si eseguono i seguenti mo-
vimenti di imbarco/sbarco:
9) Su una nave galleggiante con TA = 8,71 m, TF = 8,91 m, ed avente KG = 7,05 m, si eseguono i seguenti mo-
vimenti di imbarco/sbarco:
10) Su una nave galleggiante con TA = 3,58 m, TF = 3,76 m, ed avente KG = 9,20 m, si eseguono i seguenti mo-
vimenti di imbarco/sbarco:
Z su baseline
TIPO P [tonn] X da AP [m]
[m]
CARGO 2450 102,0 4,6
CARGO 3560 83,5 5,6
CARGO 3360 62,6 4,8
CARGO 2913 30,4 4,7
BALLAST -420 23,0 3,0
BALLAST -350 132,0 5,0
BALLAST -480 12,4 1,7
11) Su una nave galleggiante con TA = 5,45 m, TF = 4,95 m, ed avente GM = 1,30 m, si carica un peso di 150
tonnellate ad una distanza X = 53,4 m dalla AP e ad una quota sulla baseline pari a Z = 9,6 m.
Calcolare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica.
12) Su una nave galleggiante con TA = 7,16 m, TF = 7,68 m, ed avente GM = 0,85 m, si carica un peso di 193
tonnellate ad una distanza X = 15,5 m dalla AP e ad una quota sulla baseline pari a Z = 3,9.
Calcolare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica.
13) Su una nave galleggiante con TA = 8,55 m, TF = 8,55 m, ed avente GM = 1,10 m, si carica un peso di 200
tonnellate sul ponte di coperta ad una distanza X = 53,0 m dalla AP. È nota la quota del ponte di coperta
sulla baseline pari a Z = 12,2 m.
Calcolare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica.
14) Su una nave galleggiante con TA = 9,00 m, TF = 9,08 m, ed avente GM = 0,68 m, si sbarca un peso di 175
tonnellate sul ponte di coperta ad una distanza X = 105,0 m dalla AP. È nota la quota del ponte di coperta
sulla baseline pari a Z = 12,4 m.
Calcolare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica.
242
Spostamento e imbarco/sbarco pesi U.D. 1
15) La nostra nave si trova con le seguenti immersioni TA = 7,24 m TF = 7,04 m, con GM = 0,95 m. Si deve ca-
ricare un peso di 128 t in un punto posto 13,2 m a pruavia della MP, ad una distanza di 9,2 m dall’asse
longitudinale a dritta e ad una quota di 10,9 m sulla baseline.
Calcolare le nuove immersioni estreme, la nuova altezza metacentrica e lo sbandamento.
16) Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 7,58 m, TF = 7,18 m si vuole portare
l’immersione addietro a 7,50 m e si ha la possibilità di imbarcare zavorra in una cassa prodiera posta a
X = 100 m dalla AP.
Determinare l’entità del peso da imbarcare per ottenere la condizione desiderata, quindi trovare le im-
mersioni estreme finali.
17) Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 6,57 m, TF = 7,11 m si vuole portare l’immer-
r
sione avanti a 7,00 m e si ha la possibilità di imbarcare zavorra nel gavone poppiero posto a X = 15 m dalla AP.
Determinare l’entità del peso da imbarcare per ottenere la condizione desiderata, quindi trovare le im-
mersioni estreme finali.
18) Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 8,17 m, TF = 7,99 m si vuole portare
l’immersione addietro a 8,10 m e si ha la possibilità di sbarcare zavorra in una cassa poppiera posta a
X = 46 m dalla AP.
Determinare l’entità del peso da imbarcare per ottenere la condizione desiderata, quindi trovare le im-
mersioni estreme finali.
19) Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 7,94 m, TF = 7,78 m si vuole assumere la
condizione di even keel, avendo la possibilità sbarcare zavorra da una cassa posta in X = 25 m.
Determinare l’entità del peso da sbarcare per ottenere la condizione desiderata, quindi trovare le immersioni
estreme finali.
20) Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 5,63 m, TF = 5,91 m si vuole assumere la
condizione di even keel, avendo la possibilità sbarcare zavorra da una cassa posta in X = 98 m.
Determinare l’entità del peso da sbarcare per ottenere la condizione desiderata, quindi trovare le immersioni
estreme finali.
21) Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 8,06 m, TF = 7,94 m si vuole assumere
la condizione di even keel, avendo ancora a disposizione la possibilità di imbarcare del carico.
Determinare l’entità del peso che bisogna imbarcare in una stiva posta in X = 89 m per ottenere la con-
dizione desiderata, quindi trovare le immersioni estreme finali.
22) Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 6,78 m, TF = 6,62 m si vuole assumere
la condizione di even keel; non avendo zavorra a bordo la si intende imbarcare ma senza superare un’im-
mersione finale di 6,80 m.
Determinare l’entità e la posizione del peso da imbarcare per ottenere la condizione desiderata.
23) Su una nave inizialmente galleggiante con immersioni estreme TA = 9,03 m, TF = 9,11 m si vuole assumere
la condizione di even keel; non avendo zavorra a bordo la si intende imbarcare ma senza superare una
immersione finale di 9,15 m. Determinare l’entità e la posizione del peso da imbarcare per ottenere la
condizione desiderata.
24) Trovare la posizione dei punti neutri per una nave galleggiante con immersioni estreme TA = 9,22 m, TF = 9,06 m.
25) Trovare la posizione dei punti neutri per una nave avente LPP = 220 m, TPC = 65,85 t, MCTC = 1013,82 t·m,
XCF = 112,19 m (esercizio extra curve idrostatiche fornite).
243
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
MAPPA CONCETTUALE
244
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
245
PERCORSO
MODULO 31 Introduzione alla Fisica
Movimentazione pesi a bordo
246
Spostamento
Introduzione
e imbarco/sbarco
alla Fisicapesi PERCORSO
U.D. 1
247
PERCORSO
MODULO 31 Introduzione alla Fisica
Movimentazione pesi a bordo
2) Gli effetti di un innalzamento di un peso si possono apprezzare tangibilmente a nave dritta? Perché?
3) Come si può calcolare il peso da spostare longitudinalmente per una distanza x per avere un certo asset-
to? Che applicazioni ha?
4) Quali sono le posizioni di imbarco/sbarco che non fanno variare assetto e stabilità?
248
U.D. 2
Piano di carico (con metodologia CLIL)
CONTENUTO
19. Requirements for a good stowage 20. Stowing and securing the cargo
19.1. Introduction 20.1. Introduction
19.2. Comply with minimum freeboard 20.2. Stowage plan for bulk cargoes
requirements 20.3. Stowage plan for container ships
19.3. Mantain adequate trim 20.4. Code of Safe Practice for Cargo
19.4. Mantain adequate static and dynamic Stowage and Securing (CSS Code)
stability
19.5. Mantain good seakeeping
19.6. Keep stresses under reasonable values
19.7. Avoid any cargo movement
STCW Code, as amended (Manila Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Trasporti e Logistica, Arti- Programma corso di Alli-
2010): Part A, Chapter II Master colazione «Conduzione del Mezzo», opzione «Conduzione del Mezzo neamento 500 h (allega-
and deck department (Table Navale» to A D.M. 30 novembre
A-II/1) 2007 - MIT)
Gestire in modo appropriato gli spazi a bordo e organizzare i servizi di carico e
Monitora la caricazione, lo stivaggio, scarico, di sistemazione delle merci e dei passeggeri Definire i parametri che
il rizzaggio, cura durante il viaggio e Operare nel sistema qualità nel rispetto delle normative di settore sulla sicurezza caratterizzano la nave dal
sbarco del carico Cooperare nelle attività di piattaforma per la gestione delle merci, dei servizi punto di vista commerciale
Mantenere le condizioni di navigabi- tecnici e dei flussi passeggeri in partenza ed in arrivo e della sicurezza relativa-
lità della nave Condizioni di sicurezza e di equilibrio del mezzo di trasporto in relazione alle mente al carico da imbar-
Maneggio del carico, stivaggio e riz- condizioni ambientali, all’imbarco, allo spostamento ed alle caratteristiche chi- care
zaggio mico-fisiche del carico
Conoscenza dell’effetto del carico, Criteri, procedure ed impianti per la preparazione al carico e lo sfruttamento ot-
includendo i carichi pesanti, sulle timale degli spazi, per la movimentazione, il maneggio e lo stivaggio in sicurezza
condizioni di navigabilità e stabilità Principi per pianificare una caricazione
della nave Resistenza dei materiali alle sollecitazioni meccaniche, fisiche, chimiche e tec-
Conoscenza del sicuro maneggio, niche
stivaggio e rizzaggio dei carichi, com- Pianificare la sistemazione del carico e il bilanciamento del mezzo di trasporto.
preso i carichi pericolosi, rischiosi e Programmare l’utilizzo degli spazi di carico, con criteri di economicità e sicurezza in
nocivi ed il loro effetto sulla sicurezza relazione alla intermodalità del trasporto, anche mediante l’uso software specifici
della vita e della nave Impiegare le tecniche ed i mezzi per la movimentazione in sicurezza del carico
Stabilità della nave Applicare le procedure, anche automatizzate, per la movimentazione dei cari-
Conoscenza dell’uso e utilizzo delle chi, con particolare riguardo a quelli pericolosi
tavole della stabilità, dell’assetto e Verificare la stabilità, l’assetto e le sollecitazioni strutturali del mezzo di traspor-
degli sforzi, diagrammi e attrezzature to nelle varie condizioni di carico
per il calcolo dello stress Applicare le normative d i sicurezza per la gestione del mezzo di trasporto e per
la salvaguardia degli operatori e dell’ambiente
Tipologia dei rischi presenti nei luoghi di lavoro e sistemi di protezione e pre-
venzione utilizzabili
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
19.1 INTRODUCTION
Officers in charge of the stowage plan (piano di carico/piano di stivaggio) of the
cargo on board a ship have to keep in mind the following important requirements:
1) Comply with minimum freeboard requirements
2) Mantain adequate trim
3) Mantain adequate static and dynamic stability
4) Mantain good seakeeping
5) Keep stresses under reasonable values
6) Avoid any cargo movement
Task N°1 - Group work: before going on students should be divided into 6 groups, each of them
will deal with one of the the six listed items using their own previous knowledge and skill, or using
the web, to anticipate how every aspect should be considered to perform a good stowage: you
have 30 minutes to produce a report on what you’ll have deduced, then you’ll explain it (using
your own words) to your classmates
Task N°2 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
CLOSELY INSORGERE
SPLIT UP CONDURRE
LEAD SUDDIVIDERE
FIT MANCANZA
ARISE ADATTO
LACK STRETTAMENTE
250
Piano di carico U.D. 2
HC
HW 19.1
SF
where HC is the hold capacity in cubic meters and SF is the stowage factor in cubic
meters divided by tons.
Nevertheless the formula 19.1 can’t fit in the case of a cargo where the SF is too small
because completely filling every hold would lead to the overloading of the ship; actu-
ally three different situations can arise:
1) Reaching the maximum capacity and the maximum weight at the same time: this
means that the cargo has an ideal SW for that ship, thus the SF is equal to the so
called cubic capacity (medio cubaggio) that can be calculated as follows:
2) Reaching the maximum capacity but not the maximum weight (high SF): this can
lead to a dangerous lack of stability because the cargo is too light for that ship and
therefore the center of gravity will be high on the baseline (figure 19.1)
Figure 19.1
Wood pellets have a high Stowage Factor (Courte-
sy of General Steamship Agencies – Alaska)
Figure 19.2
Coal has a low Stowage Factor
251
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Task N°3 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
AVOID FORMA
IMPROVE EVITARE
FIN MIGLIORARE
SHAPE ASPIRAZIONE
SUCTION PINNA
È corretto dire sia «trimmed by the bow» The longitudinal distribution of the cargo can make the ship to assume a certain trim
sia «trimmed by the head» (figure 19.3): she can become trimmed by the bow/head (appruata) or trimmed by
the stern (appoppata).
Figure 19.3
A ship trimmed by the stern
Come citato nel Capitolo 4 la cavitazione The second situation, for which the aft draft results to be greater than the forward
avviene quando l’acqua vaporizza sul dor- one, is usually the right choice because:
so della pala dell’elica, a causa delle basse 1) The more the propellers and the rudder work in deep water, the better it is: this
pressioni, e si trasferisce sulla faccia, dove
torna liquida implodendo: questo provoca
condition will avoid cavitation problems.
un «effetto martellamento» che produce 2) The shape of the submerged part of the stern improves the course stability, because
forti stress sulla superficie della pala of its fin-shaped construction.
3) The liquid suction arrangements are often placed on the stern side of each hold and
the same happens for the bilge.
A ship leaving the departure port with a certain trim will suffer a change of trim du-
ring the voyage due to the fuel consumption; in particular there will be two distinct
effects:
Ricordiamo che la variazione di assetto 9the movement of the centre of gravity G due to change in the distribution of the
collegata allo spostamento di B causato weights on board; the consequences depend on the position of the fuel tanks from
alla variazione di immersione è da prendere which the fuel has been taken;
in considerazione anche per passaggio in
acqua di diversa densità
9the movement of the centre of buoyancy B due to change in the ship’s draft, that will
become lighter, with the consequence that B usually moves forward as the draft
decreases.
252
Piano di carico U.D. 2
Task N°4 – After having read the paragraph check your understanding by filling in the blanks using
the following words:
HIGHER – DRAFT – STOWAGE – PROPELLERS - COURSE - FORWARD
Requirements for a good ____________ concern also with the trim, that is the difference
between the aft _________ and the _____________ one: on every ship the first has to be kept
___________ than the second one, because in this way there will be better working condition for
the _________________ and the rudder and an improved ___________ stability.
Task N°5 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
BEHAVIOUR SPORGERE/PROTENDERE
JUDGED STROZZATURA
SLOPE COMPORTAMENTO
DAMPING CONDOTTO
STRECH OUT GIUDICATO
AIRFOIL SMORZAMENTO
LIFT LEGATURA
BOTTLENECK RITARDO
DELAY PROFILO AERODINAMICO
DUCT PORTANZA
LASHING PENDIO
Seakeeping means the good behaviour of the ship in respect to her movements, that
can be of a translational or rotational nature (usually oscillations); so we can consider
two types of movements for each axis of a ship (figure 19.4):
Il surging in qualche caso si può tradurre 9Longitudinal (x) axis: the translational movement is called surging and consists
come «abbrivio», mentre allo swaying in in variations in the normal advancing (avanzamento) or reverse (retromarcia)
italiano ci si riferisce semplicemente con movement of the ship, while the rotational movement is the rolling (rollio).
«scarroccio» o «deriva»
9Transversal (y) axis: the translational movement is called swaying and consists in a
lateral component of the ship movement, mainly due to leeway and drift, while the
rotational movement is the pitching (beccheggio).
9Vertical (z) axis: the translational movement is called heaving (sussulto) and con-
sists in a vertical movement of the ship up and down the waves, while the rotational
253
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figure 19.4
Main ship motions
The seakeeping level is judged by means of the value of oscillations natural period;
the rolling motion is the most dangerous and can be determined with the following
formula:
I
T 2/ 19.3
6 uGM
where I is the moment of inertia calculated in respect to the longitudinal axis and de-
pends on the distribution of masses around it; so the period will be long when weights
are concentrated on the sides of the ship.
We already know from the paragraph 12.9 that the greater the ship’s GM the more she
will tend to roll fast and this is called a stiff ship, while a ship with slow rolling motion
due to a small GM is called a tender ship.
Stability is the main safety feature of a ship and it’s common to believe that a stiff ship
would be preferable in any case. Actually a tender ship will be more comfortable on
heavy seas and be subjected to a lower heel over a long period at sea: rolling motion
has to be kept slower than the waves because only in this way the angle of heel will be
lower than the wave slope (figure 19.5)
254
Piano di carico U.D. 2
Figure 19.5
Different behaviour on a wave for ships with different stability condition and thus different rolling natural
period: the ship on the left is stiff, so she has a short rolling period and she may experience an angle of heel
even greater than the wave slope (or steepness), while the ship on the right is tender and she will react slow-
ly to the sea movements, limiting the angle of heel
If the rolling period should become similar to the wave period, synchronous rolling
would arise, and the ship will experience exceptional heel, even with the possibility
of capsizing.
Ships can be equipped with different arrangements to reduce rolling:
Le pinne attive antirollio, come il timone, Active fin stabilizers (pinne attive stabilizzatrici)
sono superfici portanti, cioè producono These are two fins kept inside the hull that can be
una certa «portanza» che è la stessa forza stretched out in case of heavy seas; fins are airfoil
che permette agli aerei di volare
shaped and can rotate around an axis perpendicu-
lar to the hull so they produce a lift with upward
or downward orientation, with alternate effects to
the starboard and the port side. Their working ca- Figure 19.6
pability depends on the setting of the right value Bilge keel on a section of a ship during
for the rolling period which affects their move- construction
255
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
ment, and this is possible by means of adequate sensors and a software-driven con-
trolling system (figure 19.7).
Figure 19.8
Simplified scheme of a flume tank
2) U-tube tanks: these are U-shaped tanks provided usually in the double hull, having
the wing tanks interconnected by a water duct and an airflow duct; the water mo-
vement will be delayed in respect to the rolling motion, but the natural response
period of the water is fixed so it has to be set as the expected shortest rolling period
of the ship and then can be controlled by reducing the airflow between the wing
tanks.
In addition to the rolling motion, other hazardous movements are the pitching and
the heaving motions: these movements can make the fore part of the bottom hit the
256
Piano di carico U.D. 2
Pare che il nome dell’effetto green water sea surface in a violent way when getting over the waves, which is called the slamming
sia dovuto al colore che avevano i ponti effect. Pitching is also the cause of the green water effect or deck wash, which consists
di coperta delle unità della marina militare
britannica
in a heavy flowing of water coming from the waves on the deck (figure 19.9)
Figure 19.9
Deck wash due to ship motions in heavy sea (da www.hydrolance.net)
Task N°6 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
MAST CIOÈ
NAMELY EMERSIONE
PROVIDE ALBERO
RISE FORNIRE
SINK SCHIACCIARE
CRUSH IMMERSIONE
The problem of calculating the necessary strength of ships is made difficult by the pre-
sence of many and varied forces affecting the ship’s structure during her lifetime. The-
se forces may be divided into two groups, namely statical forces and dynamical forces.
The statical forces are due to:
9The weight of the structure which varies throughout the length of the ship.
9Buoyancy forces, which vary for each different transversal section.
9Direct hydrostatic pressure.
9Concentrated local weights acting where heavy equipments are installed, such as
machinery, masts, derricks, winches, etc.
257
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figure 19.10
Twisting
258
Piano di carico U.D. 2
empty holds: empty holds on a ship will provide an excess of buoyancy so the corre-
sponding section will tend to rise, while, on the contrary, fully loaded holds will provi-
de an excess of weight so the corresponding section will tend to sink. This means that
the ship will experience maximum shearing stresses on the bulkheads and maximum
bending effect at the center of each hold (figure 19.12).
Figure 19.12
On a ship with alternating full and empty holds the stresses arise because the different sections will tend to
move in different directions, driven by the resultant between weight and buoyancy
Ships are designed to be loaded with weights (cargo or ballast), indeed a comple-
tely empty ship can experience very heavy bending and shearing stresses: on an
empty ship, with the main engine astern, the central body will provide an excess
of buoyancy, due to the great volume into the water and its light weight, while the
ends will provide an excess of weight due to the small volume into the water and
the presence of the engines and other apparatus (thrusters, anchors, chains, deck
equipment etc.).
The effect of the buoyancy and weight forces on an empty ship will cause a distortion
in her shape because the ends will tend to sink and the centre will tend to rise: this
effect is called hogging (inarcamento). The opposite condition is instead called sag-
ging (insellamento), that is when the ends will tend to rise and the centre tends to
sink (figure 19.13).
259
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figure 19.13
On a completely empty ship the buoyancy force will prevail on the weight in the main body, while at the ends
the weight will be greater: the result is an hogging (ends down, centre up)
Bending is the cause of other kinds of strains: the tensile (trazione) stress and
the compressive (compressione) stress. The former is caused by an extension of
the material contemplated, while the latter is due to a crushing of the contempla-
ted material. For example on an hogged ship tensile stress can be experienced on
the main deck, while compressive stress can be experienced on the bottom of the
ship.
In caso di flessione dovuta a sollecitazio- It’s now clear that longitudinal stresses are created by the variation in the longitudinal
ni non transitorie, quindi essenzialmente distribution of weight and buoyancy: in smooth waters they can arise simply by the
alla distribuzione del carico, per il calco- action of the forces caused by the cargo distribution, but while navigating, the ship
lo dell’immersione media va considerata
anche l’immersione centrale, alla quale si
will experience continuous changes in the distribution of these forces, due to her mo-
assegna un peso maggiore, come illustrato vements across the waves (figure 19.14 and 19.15)
nel paragrafo 9.4
260
Piano di carico U.D. 2
Figure 19.14
When a ship is on the trough of a wave the weight will prevail on the buayancy force in the main body, while
at the ends the buoyancy will be greater: the result is a sagging (ends up, centre down)
Figure 19.15
When a ship is on the ridge (or crest) of a wave the buoyancy force will prevail on the weight in the main body,
while at the ends the weight will be greater: the result is a hogging (ends down, centre up)
261
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figure 19.16
Shear forces (SF) and bending moments (BM) diagrams obtained by the loads diagram for an empty ship:
when the BM diagram is positive the consequence will be a hogging
The stresses analysis takes place since the early stages of the design of a ship, normal-
ly using appropriate software programmes that give back data end graphic renderings
(figure 19.17).
Figure 19.17
Amplified rendering of different bending conditions on a cruise ship (by Courtesy of CETENA S.p.A. - all rights
reserved)
262
Piano di carico U.D. 2
Other types of stresses are the local strains (sforzi locali), due to vibrations and to
over-stressing in certain points because of the presence of concentrated loads (figure
19.17).
Figure 19.18
The structure of the ship will easily experience local strains where heavy machineries are installed
All the stresses that can affect a ship can be precisely determined using the same com-
puter software mainly intended for the calculation of the trim and stability conditions
during loading/unloading (load master).
Task N°7 – After having read the paragraph check your understanding by filling in the blanks using
the following words:
PRESSURE - LOADS - BUOYANCY - WIND – STATICAL – MOVEMENTS
Forces acting on a ship may be divided into two groups: _____________ and dynamical forces; the
former are mainly due to weight and _______________ but also direct hydrostatic ______________
and concentrated __________, while the latter are mainly due to the ship _________ and to the
action of ___________ and waves.
BOTTOM - COMPRESSIVE – EXTENSION - HOGGING - CRUSHING - TENSILE
Bending is the cause of tensile and ________________ stresses: the first is caused by an
____________________ of the material, while the second one is due to a _____________ of the
material. A ship will suffer ______________ stress on the deck and compressive stress on the
___________ when an _____________ occurs.
263
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
This kind of cargoes produces a decrease in the stability of the ship but can also cause
heavy stresses on the ship’s structure when it collides with bulwarks or internal bul-
kheads, as can happens on a tanker with tons and tons of crude oil moving from one
side to another: this effect is called sloshing.
Deformable cargoes (carichi deformabili) are cargoes that change shape and/or the
position of their center of gravity with every movement of the ship; they can be divi-
ded into 3 groups or categories:
9Rolling or hanging cargoes (carichi pendolari): these are hanging weights su-
spended in a higher position (for example something lifted with the ship’s cranes).
9Shifting cargoes (carichi scorrevoli): these are the ones that can slide because
they are made up of many little pieces of a certain substance (granular material like
grain, coal, iron ore etc.); the possibility for them to slide depends on the angle of
repose (angolo di declivio naturale) of the substance.
9Liquid cargoes (carichi liquidi): these are cargoes like crude oil, water etc. and
can be dangerous because they will always follow the ship’s movements causing
a GM reduction depending on the transversal extension of the free liquid surface.
The free surface effect is also to be considered for ballast and fresh water tanks, for
the swimming pools on the cruise ships and even for the concentration of water
due to the activation of the fire-fighting water plant.
264
Piano di carico U.D. 2
MAPPA CONCETTUALE
265
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
20.1 INTRODUCTION
Task N°1 - Group work: before reading try to find something on the web about the stowage and
securing of the cargo on board ships. Try to select the publications that give information about this
topic and their main contents: you have 30 minutes to produce a report on what you’ll have found,
then you’ll explain it (using your own words) to your classmates
SOLAS deals with the procedures for the management of non dangerous cargo in the
Chapter VI (Carriage of cargoes); in particular it applies to solid bulk cargo and cargo
carried in Cargo Transport Units (CTUs), like containers, pallets, portable tanks, etc.
The technical requirements regarding the stowage of solid bulk cargoes are stated in
the IMSBC (International Maritime Solid Bulk Cargoes) Code, while the main reference
for the packaged cargoes is the Code of Safe Practice for Cargo Stowage and Securing
(called, in short, CSS Code).
Task N°2 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
LEAD FASCIAME
THREATS SPEDIZIONIERE
SHIPPER CONDURRE
BALLAST ACCORDO
ALLOWABLE ZAVORRA
PLATING MINACCE
AGREE PERMISSIBILE
I carichi alla rinfusa, sia solidi che liquidi, The terms bulk (rinfusa) indicates every type of cargo that can be loaded directly into
rientrano nell’ambito dei carichi deforma- the holds of the ship without any intermediate form of containment.
bili, che verranno affrontati nel secondo
volume Bulk cargoes can be in solid or liquid form, but are always uniform in composition,
so the stowage plan is quite simple because only a few «cargo blocks» have to be con-
sidered, corresponding to the different holds of the ship: the weight of each block is
considered in respect to the centre of gravity of each hold, having evaluated the filling
level according to the stowage factor of the cargo.
266
Piano di carico U.D. 2
Figure 20.1
Just a few cargo weights can be found on a bulk carrier: one for each hold
If it’s quite simple to calculate the new extreme drafts and the new stability condition
of the ship, the planning of the distribution of a bulk cargo on board can lead to some
threats related to the resultant stresses and overall to the possible movements of the
cargo.
It should be remembered that bulk cargoes are deformable cargoes so the possibility
of dangerous consequences is consistent, such as the shifting for solid bulk and the
free surface effect for liquid bulk, which is why precise filling levels are to be respected;
we will examine these problems in more detail further on when we’ll face up to dan-
gerous cargoes, in the second volume of this book.
Quando si parla di trimming di un carico Included in the basic information on solid bulk cargo, that are to be provided by the
secco alla rinfusa ci si riferisce al livella- shipper to the master of the ship there is the stowage factor, the trimming procedure
mento che deve subire una volta stivato and the angle of repose; on the other hand the ship has to be provided with a booklet
containing information on:
9stability data;
9ballasting and deballasting rates and capacities;
9maximum allowable load per unit surface area of the tank top plating;
9maximum allowable load per hold;
9general loading and unloading instructions;
9any special restrictions such as limitations on the most adverse operating condi-
tions;
9where strength calculations are required, maximum permissible forces and mo-
ments on the ship’s hull during loading, unloading and the voyage.
All these data are normally managed by a special software (load master), that prepa-
res the optimal stowage plan, but it’s quite simply to carry out a basic stowage plan
manually: once the net capacity is calculated and having decided the distribution of
the cargo in each hold, the master and the terminal representative shall agree on the
sequence of the loading operations, taking into considerations the rate and speed of
loading and unloading and the ballasting/deballasting capability of the ship.
For the final draft and final GM calculation the procedures presented in Chapter 18
have to be used.
267
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Task N°3 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
WITHIN BANCHINA
STACKING DISPARI
QUAY IMPILAMENTO
WALL PARI
ODD MURO
EVEN ACCIAIO
LOCATE LOCALIZZARE
LASHING ASSICURARE
ENSURE ENTRO
STEEL LEGATURA
The stowage plan of a container ship is always prepared by ground based offices,
usually within the container terminal; the great number of cargo units makes it im-
possible to decide on adequate distribution of the cargo without the contribution of
specialized professionals, called planners, that operate appropriate software program-
mes.
Figure 20.2
The stowage plan of a container ship is always prepared by planners working in ground based offices
268
Piano di carico U.D. 2
I pesi dei container possono oscillare da Many variables have to be taken into account, such as:
circa 2,5 a 20 tonnellate e vanno presi in 9dimension of each container;
considerazione per valutare le possibilità 9weight of each container;
di stacking, cioè di impilamento di diversi
container
9allowable stacking weight related to containers and to the ship’s structures;
9port of discharge of each container;
9presence of containers carrying dangerous goods;
9presence of refeer containers;
9presence of oversize containers;
9position of the containers on the operation quay.
The finalized stowage plan has to then be managed and approved by the Chief Officer
and the Master of the ship: the position of each container is described using a conven-
tional coordinate system and usually also by a graphic representation.
Figure 20.3
Typical layout of a stowage plan for a container ship: different colors are used for different ports of call
Container ships are divided into transversal sections called bays (baie) that consist
in «walls» of containers (20’ or 40’ long): they are numbered from bow to stern with
odd numbers for 20’ containers and even numbers for 40’ containers (02, 06, 10, 14
etc.) (figure 20.4).
269
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
To locate a certain container in each bay, two parameters are used as a kind of XY
coordinate system (figure 20.5):
9rows (pila), numbered with even numbers from the center leftward and odd num-
bers from the center rightward;
9tiers (tiro), numbered with even numbers, starting from the bottom with number
00 or 02 for the under deck containers, while in the case of deck cargoes, tiers are
numbered starting with with 80 or 82.
Figure 20.5
Rows and tiers numbering within a bay as viewed from stern: the black position is placed in the row 05 and the tier 06,
so if the considered bay is for example the 18th, the location of that container will be described by the number 180506
270
Piano di carico U.D. 2
The types of lashing arrangements to be used to secure the containers on the ship are
provided by the Container Securing Manual, developed by each Classification Society:
containers can find the right position inside the holds because adequate cell guides
can ensure their immobilization (figure 20.6).
Figure 20.6
Cell guides inside a container ship’s hold and external guides on deck
271
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
For the containers loaded on deck appropriate steel structures are provided: they
work as external guides but they are limited to a certain height (figure 20.6), so many
other lashing arrangements become necessary, such as twist locks (blocchi d’ango-
lo), double stacking cones (piastre di giunzione) and rods (barre) with turnbuc-
kles (arridatoi), to be connected with the lashing points (punti di aggancio) on the
deck; on the top of each columns the containers are also secured with bridge fittings
(blocchi a vite) (figures from 20.07 to 20.10).
Figure 20.9
Lashing points on-deck
272
Piano di carico U.D. 2
Figure 20.10
Containers secured on deck (rods with turnbuckles are clearly visible in the first two deck tiers)
Figure 20.11
Well stowed containers always keep close together also in case of heavy list (wikipedia)
273
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Task N°4 - Long term Group work: students should be divided into three groups in order to simu-
late the relationships that runs between the consignor/shipper, the container terminal planning
office and the Chief Officer/Master of a container ship. The group acting as the shipper has to
prepare an excel file with a list of not less than 50 containers with data as dimensions, weight,
stacking weight, content, destination and so on; the group acting as the planners will prepare a
stowage plan considering all the variables involved and the group acting as the Officers has to
control the compliance of the plan with their necessity in terms of safety of the ship.
20.4 CODE OF SAFE PRACTICE FOR CARGO STOWAGE AND SECURING (CSS CODE)
Task N°5 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
TIMBER ATTRITO
BEHAVIOUR OBBLIGATORIO
FRICTION LEGNAME
COMPULSORY EVITARE
ENGAGED SCOPO
BARGE STABILIRE
TRAILER CHIATTA
FITTED RIMORCHIO
PURPOSE ARROTOLATO
RECEPTACLES ATTREZZATO
COILED IMPEGNATO
SCRAP COMPORTAMENTO
LOG RECIPIENTE
ADVICE ROTTAME
AVOID TRONCO
UNDERLINED CONSIGLIO
ASSESS PERSONALE MARITTIMO
SETTLE SOTTOLINEARE
INJURIES MANEGGIARE
SEAFARERS FERITE
HANDLE VALUTARE
The CSS Code has been adopted by IMO since 1991 with the Resolution A.714(17),
and then amended in different stages; it applies to cargoes carried on board ships
(other than solid and liquid bulk cargoes and timber stowed on deck) and is made up
of 7 Chapters and 14 Annexes.
274
Piano di carico U.D. 2
Il CSS Code è ricco di figure esplicative dei The seven CSS Chapters give general instructions for
metodi di rizzaggio e, nel caso dell’annesso the stowing and the securing of different types of cargo,
13, anche di esempi svolti per il calcolo dei paying particular attention to the non-standardized car-
parametri che determinano l’efficienza dei
sistemi di fissaggio
goes, which are also the theme of the annexes.
The different Chapters deal with:
Chapter 3 - Standardized stowage and securing system: this Chapter relates to ships
intended for the carriage of cargoes in a standardized stowage and securing system
(e.g. containers, railway wagons, shipborne barges, etc.), for which the vessel is nor-
mally designed (figure 20.13).
Figure 20.13
Chapter 3 deals with standardized stowage and securing system
275
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Figure 20.17
Metal scrap in bulk (Courtesy of General Steamship Agen-
cies – Alaska)
276
Piano di carico U.D. 2
Figure 20.18
Flexible intermediate bulk containers (FIBCs)
Chapter 7 – Actions which may be taken once cargo has shifted: this Chapter lists
the actions that may be considered when a cargo shifting is experienced, such as alte-
ration of course and speed and ballasting/deballasting if stability is not affected.
Il Maximum securing load (MSL) è usato As already mentioned twelve of the fourteen Annexes are related to the items listed
per i sistemi di rizzaggio al posto del tradi- in Chapter 5 while the 13th Annex (Methods to assess the efficiency of securing ar-
zionale Safe Working Load (SWL) rangements for non-standardized cargo) stipulates methods to assess the securing of
non-standardized cargo units, also defining the Maximum securing load (MSL), that
is a term used to indicate the load capacity for lashing devices by means of a certain
percentage of the breaking strength.
The Annex 14 (Guidance on providing safe working conditions for securing of contai-
ners on deck) refers to a brand-new amendment of the Code, entering into force for all
the newbuildings since 1st January 2015.
It is a fact that the majority of injuries that occurs to dockworkers and seafarers dea-
ling with container ships are due to the lashing/unlashing of containers, often because
of the use of heavy and difficult to handle securing equipment; so the CSS Code and
the guidelines for the preparation of the Cargo Securing Manual require ships which
are specifically designed and fitted for the purpose of carrying containers to have an
approved Cargo Safe Access Plan (CSAP) on board, for all the areas where containers
are secured.
277
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
Si parlerà di ISM Code nel secondo volume Furthermore it is made clear that procedures
for safe lashing and securing operations should
be included in the ship’s Safety Management
System as part of the ISM Code documentation.
Figure 20.19
Safety of personnel involved in loading and
unloading operation must be kept in great
consideration
Task N°6 - Pair work: students should be divided into 12 couples and each of them should face
with one of the twelve types of cargoes considered in the Chapter 5 of the CSS Code, searching on
the web for more information about their securing procedures. After 30 minutes a report should
be produced and explained (using your own words) to your classmates
278
Piano di carico U.D. 2
MAPPA CONCETTUALE
279
MODULO 3 Movimentazione pesi a bordo
280
IntroduzionePiano
alla Fisica
di carico PERCORSO
U.D. 2
1
3) Hogging
Tcan also be called sagging
Tis a conseguence of twisting
Tis a consequence of bending
Thappens on a fully loaded ship
4) Sloshing:
Toccurs on containerships
Tis a ship movement
Tcan be dangerous for the ship’s structure
Toccurs on solid bulk carriers
281
PERCORSO
MODULO 31 Introduzione alla Fisica
Movimentazione pesi a bordo
5) The technical requirements regarding the stowage of solid bulk cargoes are contained in:
TCTU Code
TCSS Code
TISM Code
TIMSBC Code
OPEN QUESTIONS (BUILD YOUR OWN ANSWER USING THE PROVIDED MAPS):
1) What is the stowage factor? What dangerous situations may its value imply?
2) How should the trim be considered during the preparation of a stowage plan?
282
Indice analitico
Indice analitico
(ITALIANO / INGLESE)
A Baglio (Beam), 41
Acciaio di alta qualità (Special quality steel), 62 Bagnasciuga (Boottopping), 16
Acciaio di alta qualità extra (Extra special quality steel), Baia (container) (Bay), 269
62 Baricentro (Centre of gravity), 111
Acciaio dolce (Mild steel), 62 Barre (container) (Rods), 272
Acciaio speciale ad elevata resistenza (High tensile ste- Beccheggio (Pitching), 253
el), 21 Benna (Grab), 72
Accostata (Heading), 254 Bigo (Derrick), 71
Agugliotto (Pintle), 46 Bilanciere (Spreader), 72
Alette antirollio (Bilge keel), 46, 255 Bitta (Bollard), 68
Allestimento (Outfit), 28 Blocchi a vite (container) (Bridge fittings), 272
Altezza di costruzione (Depth), 92 Blocchi d’angolo (container) (Twist locks), 272
Altezza metacentrica (Metacentric height), 152 Blocco (di nave in costruzione) (Block), 28
Altezza prometacentrica (Prometacenter height), 150 Boccaporta (Hatch), 52
Ancora assemblata (Fabricated anchor), 66 Boccaportello (Deck hatch), 54
Ancora bilanciata (Balanced anchor), 66 Bolzone del baglio (Camber), 90
Ancora di posta (Bower anchor), 64 Bordo libero (Freeboard), 127
Ancora di rispetto (Spare anchor), 64 Bordo libero estivo (Summer freeboard), 128
Ancora non bilanciata (Unbalanced anchor), 66 Braccio (di gru) (Jig/boom), 71
Angolo di allagamento (Angle of downflooding), 184 Braccio di stabilità (Righting lever/righting arm), 149
Angolo di capovolgimento (Angle of vanishing stability), 161 Bulbo (Bulbous bow), 16
Angolo di ingavonamento (Angle of loll), 155
Angolo di massimo braccio (Maximum GZ angle), 161 C
Angolo di natural declivio (Angle of repose), 264 Cala del nostromo (Bosun’s locker), 48
Anguilla (Stringer), 41 Campane (per attrezzature di tonneggio) (Barrel), 70
Anodo sacrificale (Sacrifical anode), 22 Carichi deformabili (Deformable cargoes), 264
Area della figura di galleggiamento (Waterplane area), 82 Carichi liquidi (Liquid cargoes), 264
Argano (Capstan), 70 Carichi pendolari (Hanging cargoes), 264
Argille (Clay), 64 Carichi scorrevoli (Shifting cargoes), 264
Arrestatoio (Chain stopper), 71 Carico di lavoro (Safe working load), 60
Arridatoi (container) (Turnbuckles), 272 Carico di rottura (Breaking strength/ ultimate tensile
Asse (del timone) (Stock), 46 strength), 60
Asse trasversale (Transverse/athwartship axis), 14 Casse antirollio (Antirolling tanks), 256
Asse verticale (Vertical axis), 14 Cassero centrale (Bridge), 19
Assetto (Trim), 167 Cassero poppiero (Poop), 19
Assetto (Trim), 93 Castello di prua (Forecastle), 18
Attrezzature di tonneggio (Shipboard fitting), 68 Cavitazione (Cavitation), 43
Avanzamento (Advancing), 253 Cavo (dell’onda) (Trough), 184
Cavo di ormeggio (Mooring lines), 59
B Cavo per rimorchio (Towlines), 59
Bacino di allestimento (Fitting out basin), 28 Centro della figura di galleggiamento (Center of floa-
Bacino di costruzione (Building dock), 26 ting), 82
283
INDICE ANALITICO
Centro di carena (Centre of buoyancy), 111 Doppio scafo (Double hull/doubleside skin), 39
Ceppo (dell’ancora) (Stock), 64 Dritta (Starboard), 15
Chiglia (Keel), 39 Dritto di poppa (Stern frame), 41
Chiglia a galleria o a tunnel (Duct keel), 39 Dritto di prua (Stem), 41
Chiglia massiccia (Bar keel), 39
Cicala (dell’ancora) (Crown shackle), 64 E
Cisterne per acqua dolce (Fresh water tank), 48 Elica (Propeller), 16
Cisterne per il combustibile (Fuel tank), 48 Elica a pale orientabili (Controllable pitch propeller), 44
Cisterne per la zavorra (Ballast tank/deep), 48 Elica destrorsa (Righthanded propeller), 43
Coefficiente di finezza (Coefficent of form), 95 Elica sinistrorsa (Lefthanded propeller), 43
Coefficiente di finezza dell’area trasversale immersa Eliche trasversali di manovra (Bow thruster), 16
(Midship section coefficient), 96 Eliche trasversali di manovra (Bow/stern thruster), 46
Coefficiente di finezza della figura di galleggiamento Elicoide (Helicoid), 43
(Waterplanearea coefficient), 95 Emersione isoclina (Bodily rise), 220
Coefficiente di finezza totale (Block coefficient), 96 Equilibrio (Balance), 141
Commettitura (Lay), 59 Equilibrio indifferente (Neutral equilibrium), 142
Contromarre (dell’ancora) (Tripping palm), 64 Equilibrio instabile (Unstable equilibrium), 142
Corpo cilindrico centrale (Cylindrical shell), 14 Equilibrio stabile (Stable equilibrium), 141
Corrente (struttura longitudinale) (Longitudinal), 40 Estrattore d’aria (Air pipe), 54
Corrente di sottoponte (Deck longitudinal), 41
Correzione per il peso specifico dell’acqua (draft survey) F
(Specific gravity correction), 120
Fasciame (Shell plating), 38
Correzione per l’assetto (draft survey) (Trim correction),
Fattore di stivaggio (Stowage factor), 250
119
Fianchi (Side), 17
Correzione per la flessione (draft survey) (Hull deflec-
Fibre sintetiche (per cavi) (Synthetic fibre), 59
tion correction), 119
Fibre vegetali (per cavi) (Natural fibre), 59
Correzione per la reale posizione delle scale dei pescag-
Figura di galleggiamento (Waterplane), 82
gi (draft survey) (Draft correction to the perpendicu-
Flessione (Bending), 119
lars), 118
Flessione (Bending), 258
Correzione per lo spessore della chiglia (draft survey)
Fondo (Bottom), 17
(Keel thickness correction), 119
Forme oblique (del piano di costruzione) (Diagonal), 82
Corrosione (Corrosion), 22
Foro d’alleggerimento (Lightening hole), 40
Costante nave (Ship constant), 117
Fuso (dell’ancora) (Shank), 64
Costola o ordinata (struttura verticale) (Frame), 40
Costola rinforzata (Web frame), 41
G
Cresta (dell’onda) (Crest), 184
Criterio meteorologico (Weather criterion), 165 Galleggiabilità (Buoyancy), 12
Cubia (Hawse pipe), 16 Gavone (Peak), 47
Gavone di poppa (Aft peak), 48
D Gavone di prua (Forepeak), 48
Giardinetto (Starboard/port quarter), 15
Diagramma dei momenti/bracci raddrizzanti (Righting
Ginocchio (Turn of the bilge), 17
lever curve), 184
Granigliatura (Shot blast), 27
Diagramma di stabilità (Statical stability curve), 158
Gru (Crane), 71
Dislocamento (Displacement), 111
Guarnizione di gomma (Rubber gasket), 52
Dislocamento leggero (Lightweight displacement), 112
Dislocamento pesante (Full loaded displacement/design
displacement), 113 I
Dislocamento unitario (Tons per centimeter), 113 Idrogetto (Waterjet), 44
Doppia classificazione (Double/dual classification), 33 Imbardata (Yawing), 254
Doppio fondo (Double bottom), 17, 47 Immersione addietro (Aft draught), 92
284
INDICE ANALITICO
Immersione al mezzo (Midship draught), 92 Maglia comune con traversino (Common stud link), 63
Immersione avanti (Forward draught), 92 Maglia rinforzata (Enlarged link), 63
Immersione di dimensionamento (Scantling draught), 92 Maglia tornichetto (Swivel link), 63
Impermeabilità (Impermeability/watertightness), 12 Maglie (Link/shackle), 61
Inarcamento (Hogging), 259 Maglie kenter (Kenter shackle), 62
Incattivarsi (Fouling), 64 Manica a vento (Ventilator), 54
Inclinazione (Heel), 143 Maniglione d’ancora (Anchor shackle/“D” shackles), 63
Inclinazione permanente (List), 143 Manovrabilità (Manoeuvrability), 13
Indice di compartimentazione calcolato (Attained sub- Mantello (dell’elica) (Nozzle), 44
division index), 50 Marche complementari (Load lines), 129
Indice di compartimentazione richiesto (Required sub- Marche di bordo libero (Load lines), 128
division index), 50 Marre (dell’ancora) (Arm), 64
Ingavonamento (Loll), 155 Mascone (Starboard/port bow), 15
Insellamento (Sagging), 259 Medio cubaggio (Cubic capacity), 251
Insellatura (Sheer), 83 Metacentro (Metacenter), 146
Intercapedine (Cofferdam), 48 Metacentro iniziale (Initial metacenter), 149
Ispezione (Survey), 34 Metodo deterministico (Deterministic method), 49
Metodo probabilistico (Probabilistic method), 49
L Modellazione (degli elementi di nave in costruzione)
Lamiere marginali (Margin plate), 40 (Shaping), 27
Larghezza al galleggiamento (Maximum moulded bre- Modulo di armamento (Equipment number), 56
adth at design waterline), 92 Momento di stabilità statica (Moment of statical stabi-
Larghezza di dimensionamento (Breadth, moulded), 92 lity), 149
Lega di alluminio (Aluminium alloy), 21 Momento torcente (Torque), 46
Legnolo (Strand), 59 Momento unitario d’assetto (Moment to change trim 1
Limi (Silt), 64 cm), 169
Linea d’acqua (Waterline), 79 Monachella (Pedestal roller), 70
Linea di Base (Baseline), 89 Montaggio (di nave in costruzione) (Assembly), 27
Linea di costruzione (Moulded keel line), 90 Mozzo (dell’elica) (Hub/boss), 44
Linea di galleggiamento (Water line), 82 Mulinello salpaancore (Windlass), 70
Linea di riferimento (del bordo libero) (Deck line), 128 Murata (Topside), 17
Linea di sottochiglia (Keel line), 90
Linea retta del baglio (Moulded line of deck beam), 90 N
Locale agghiaccio del timone (Steering gear compart- Nave appoppata (Trimmed by the stern), 252
ment), 48 Nave appruata (Trimmed by the bow/head), 252
Longitudinale (Longitudinal axis), 14 Nave cedevole (Tender ship), 154
Losca (Trunk), 46 Nave dura (Stiff ship), 153
Lunghezza al galleggiamento (Length of water line), 91
Lunghezza di compartimentazione (Subdivision length), 50 O
Lunghezza fra le perpendicolari (Length between per- Oblò (Sidescuttle), 54
pendicular), 91 Occhio di cubia (Hawse hole), 16
Lunghezza fuori tutto (Length overall), 91 Occhio di Plimsoll (Load line mark/Plimsoll disk), 129
Lunghezze di catena (Lengths), 62 Ombrinale (Scuper), 54
Opera morta (Upperworks), 15
M Opera viva o carena (Underwater body), 15
Madiere (Floor), 40 Ossature (Framework), 38
Madiere aperto o a telaio (Bracket floor), 40
Madiere pieno (Solid floor), 40 P
Madiere stagno (Watertight floor), 40 Pala (dell’elica) (Blade), 43
Maglia capotesta (End link), 63 Pannello di chiusura (di boccaporta) (Hatch cover), 52
285
INDICE ANALITICO
Paramezzale centrale continuo (Continuous center gir- Prove in mare (Sea trials), 31
der), 39 Prua (Bow), 16
Paramezzale intercostale laterali (Intercostal side gir- Punti di aggancio (container) (Lashing points), 272
der), 39 Punto di chiglia (Keel reference), 89
Paramezzali (Girder), 39
Parapetto (Bulwark), 68 R
Paratia (Bulkhead), 47
Raggio metacentrico (Metacentric radius), 146
Paratia del gavone poppiero (Afterpeak bulkhead), 49
Rampa (Ramp), 53
Paratia di collisione (Collision bulkhead), 49
Regresso (dell’elica) (Slip), 43
Paratie delimitanti la sala macchine (Forward/after ma-
Resilienza (Notchtough), 21
chinery space bulkhead), 49
Resistenza (Tensile strength), 60
Passacavi (Chock), 68
Retromarcia (Reverse), 253
Passacavi a rulli multipli (Fairlead), 68
Rientranza (Tumblehome), 84
Passo (dell’elica) (Pitch), 43
Rinfusa (Bulk), 266
Passo d’uomo (Manhole), 54
Riserva di stabilità (Reserve of stability/reserve dynami-
Penzolo di cima (Outboard shot/fore runner), 63
cal stability), 163
Perpendicolare addietro (Aft perpendicular), 88
Riserva di stabilità residua (Reserve of stability remai-
Perpendicolare al mezzo (Midship perpendicular), 89
ning), 164
Perpendicolare avanti (Forward perpendicular), 89
Riserva di stabilità totale (Total reserve of stability), 163
Pescaggi (Extreme draught), 93
Robustezza (Strength), 12
Pescante (Cargo runner), 72
Rollio (Rolling), 253
Piano di carico/piano di stivaggio (Stowage plan), 250
Ruota ad impronte (Gipsy), 70
Piano di costruzione (Lines plan/scantling plan/lines
drawing), 26, 80
Piano longitudinale (Sheer plan), 79 S
Piano orizzontale (Horizontal plan), 79 Sabbie (Sand), 64
Piano trasversale (Body plan), 80 Sagola (Heaving line), 59
Piastre di giunzione (container) (Double stacking co- Sala macchine (Engine room), 47
nes), 272 Sale a tracciare (Mold loft), 26
Pila (container) (Row), 270 Sbocco di cubia (Deck hawsehole), 71
Pinne attive stabilizzatrici (Active fin stabilizer), 46, 255 Scafo (Hull), 14
Poliammide (Polyamide), 60 Scala delle portate (Deadweight scale), 121
Poliestere (Polyester), 61 Scala di solidità (Displacement curve), 112
Polietilene (Polyethylene), 60 Scalo di costruzione (Slipway), 26
Polipropilene (Polypropylene), 60 Sentina (Bilge), 48
Ponte delle paratie (Bulkhead deck), 49 Sezione longitudinale (Buttock), 79
Ponte principale (Main deck), 17 Sezione maestra (Midship), 84
Poppa (Stern), 16 Sezione trasversale (Station), 80
Portata lorda (Deadweight), 121 Sezioni stellate di poppa (Run), 84
Portata netta (Net capacity), 121 Sezioni stellate di prua (Entrance), 84
Porte stagne (Watertight door), 51 Sfogo d’acqua (Freeing port), 54
Portello (Side door), 53 Sforzi locali (Local strains), 263
Portellone (Bow/stern door), 53 Sforzo di compressione (Compressive stress), 260
Pozzo delle catene (Chain locker), 48 Sforzo di trazione (Tensile stress), 260
Presa (dell’ancora) (Grip), 64 Sinistra (Port), 15
Prese a mare (Sea inlet), 46 Società di Classificazione (Classification society), 30
Pressatrecce (Gland), 49 Sovraimmersione isoclina (Bodily sinkage), 220
Progetto finale della nave (Contract design of the ship), 25 Sovrastruttura (Superstructure), 18
Prometacentro (Prometacenter), 148 Sovrastruttura chiuse (Enclosed superstructure), 18
Prova di stabilità (Inclining test), 154, 183 Sovrastruttura completa (Full superstructure), 20
286
INDICE ANALITICO
287
INDICE ANALITICO
Indice analitico
(INGLESE / ITALIANO)
Bottom (Fondo), 17
A Bottom plug (Tappo dello scafo), 46
Active fin stabilizer (Pinne attive stabilizzatrici), 46, 255 Bow (Prua), 16
Advancing (Avanzamento), 253 Bow thruster (Eliche trasversali di manovra), 16
Aft draught (Immersione addietro), 92 Bow/stern door (Portellone), 53
Aft peak (Gavone di poppa), 48 Bow/stern thruster (Eliche trasversali di manovra), 46
Aft perpendicular (Perpendicolare addietro), 88 Bower anchor (Ancora di posta), 64
Afterpeak bulkhead (Paratia del gavone poppiero), 49 Bracket floor (Madiere aperto o a telaio), 40
Air clearance (Tirante d’aria), 113 Breadth, moulded (Larghezza di dimensionamento), 92
Air pipe (Estrattore d’aria), 54 Breaking strength/ ultimate tensile strength (Carico di
Aluminium alloy (Lega di alluminio), 21 rottura), 60
Anchor shackle/“D” shackles (Maniglione d’ancora), 63 Bridge (Cassero centrale), 19
Angle of downflooding (Angolo di allagamento), 184 Bridge fittings (Blocchi a vite - container), 272
Angle of loll (Angolo di ingavonamento), 155 Building dock (Bacino di costruzione), 26
Angle of repose (Angolo di natural declivio), 264 Bulbous bow (Bulbo), 16
Angle of vanishing stability (Angolo di capovolgimento), 161 Bulk (Rinfusa), 266
Antifouling coating (Vernice antivegetativa), 22 Bulkhead (Paratia), 47
Antirolling tanks (Casse antirollio , 256 Bulkhead deck (Ponte delle paratie), 49
Arm (Marre dell’ancora), 64 Bulwark (Parapetto), 68
Assembly (Montaggio di nave in costruzione), 27 Buoyancy (Galleggiabilità), 12
Attained subdivision index (Indice di compartimenta- Buttock (Sezione longitudinale), 79
zione calcolato), 50
Automooring winch (Verricello autormeggiante), 70 C
Camber (Bolzone del baglio), 90
B Capstan (Argano), 70
Balance (Equilibrio), 141 Cargo runner (Pescante), 72
Balanced anchor (Ancora bilanciata), 66 Cavitation (Cavitazione), 43
Balanced rudder (Timone compensato), 46 Center of floating (Centro della figura di galleggiamen-
Ballast tank/deep (Cisterne per la zavorra), 48 to), 82
Bar keel (Chiglia massiccia), 39 Centre of buoyancy (Centro di carena), 111
Barrel (Campane per attrezzature di tonneggio), 70 Centre of gravity (Baricentro), 111
Baseline (Linea di Base), 89 Chain locker (Pozzo delle catene), 48
Bay (Baia - container), 269 Chain stopper (Arrestatoio), 71
Beam (Baglio), 41 Change of trim (Variazione di assetto), 168
Bending (Flessione), 119, 258 Chock (Passacavi), 68
Bilge (Sentina), 48 Classification society (Società di Classificazione), 30
Bilge keel (Alette antirollio), 46, 255 Clay (Argille), 64
Blade (Pala dell’elica), 43 Coefficent of form (Coefficiente di finezza), 95
Block (Blocco di nave in costruzione), 28 Cofferdam (Intercapedine), 48
Block coefficient (Coefficiente di finezza totale), 96 Collision bulkhead (Paratia di collisione), 49
Bodily rise (Emersione isoclina), 220 Combined framing (Struttura mista), 39
Bodily sinkage (Sovraimmersione isoclina), 220 Common stud link (Maglia comune con traversino), 63
Body plan (Piano trasversale), 80 Compressive stress (Sforzo di compressione), 260
Bollard (Bitta), 68 Continuous center girder (Paramezzale centrale conti-
Boottopping (Bagnasciuga), 16 nuo), 39
Bosun’s locker (Cala del nostromo), 48 Contract design of the ship (Progetto finale della nave), 25
288
INDICE ANALITICO
289
INDICE ANALITICO
290
INDICE ANALITICO
291
INDICE ANALITICO
Tensile stress (Sforzo di trazione), 260 Underwater body (Opera viva o carena), 15
Tier (Tiro - container), 270 Unit/module (Unità di nave in costruzione), 28
Tons per centimeter (Dislocamento unitario), 113 Unstable equilibrium (Equilibrio instabile), 142
Topside (Murata), 17 Upperworks (Opera morta), 15
Torque (Momento torcente), 46
Total reserve of stability (Riserva di stabilità totale), 163 V
Towlines (Cavo per rimorchio), 59
Ventilator (Manica a vento), 54
Transducer (Trasduttore), 46
Vertical axis (Asse verticale), 14
Transom (Specchio di poppa), 16
Transverse framing (Struttura trasversale), 38
Transverse/athwartship axis (Asse trasversale), 14 W
Trim (Assetto), 93, 167 Water line (Linea di galleggiamento), 82
Trim correction (Correzione per l’assetto - draft survey), Waterjet (Idrogetto), 44
119 Waterline (Linea d’acqua), 79
Trimmed by the bow/head (Nave appruata), 252 Waterplane (Figura di galleggiamento), 82
Trimmed by the stern (Nave appoppata), 252 Waterplane area (Area della figura di galleggiamento),
Tripping palm (Contromarre dell’ancora), 64 82
Tropical zone (Zona tropicale), 130 Waterplanearea coefficient (Coefficiente di finezza della
Trough (Cavo dell’onda), 184 figura di galleggiamento), 95
Trunk (Losca), 46 Watertight door (Porte stagne), 51
Tumblehome (Rientranza), 84 Watertight floor (Madiere stagno), 40
Turn of the bilge (Ginocchio), 17 Weather criterion (Criterio meteorologico), 165
Turnbuckles (Arridatoi - container), 272 Web frame (Costola rinforzata), 41
Twist locks (Blocchi d’angolo - container), 272 Winch (Verricello), 70
Twisting (Torsione), 258 Windlass (Mulinello salpaancore), 70
Winter seasonal zone (Zone invernali stagionali), 130
U
Unbalanced anchor (Ancora non bilanciata), 66 Y
Under keel clearance (Tirante d’acqua), 113 Yawing (Imbardata), 254
292
ACRONIMI UTILIZZATI NEL TESTO INDICE ANALITICO
293
INDICE ANALITICO RISULTATI DEGLI ESERCIZI
CAPITOLO 8 CAPITOLO 15
1) AW = 12055,68 m2, ¢ = 217044,10 m3 1) 6= 8212,0 t, TPC = 21,76 t, MCTC = 161,38 t·m, LCB =
2) AW = 6592,95 m2, ¢ = 131453,28 m3 73,01 m, LCF = 73,08 m, KM = 9,52 m
3) AW = 9389,52 m2, ¢ = 128391,48 m3 2) 6= 16827,4 t, TPC = 23,59 t, MCTC = 198,52 t·m, LCB =
4) AW = 4775,55 m2, ¢ = 33195,89 m3 72,57 m, LCF = 70,52 m, KM = 8,26 m
5) AW = 2582,80 m2, ¢ = 11036,94 m3 3) 6= 15319,4 t, TPC = 23,21 t, MCTC = 189,56 t·m, LCB =
6) IX = 3750,00 m4 72,73 m, LCF = 71,15 m, KM = 8,24 m
7) IX = 12380,73 m4 4) 6= 15973,8 t, TPC = 23,36 t, MCTC = 193,48 t·m, LCB =
8) IX = 104,17 m4 72,66 m, LCF = 70,86 m, KM = 8,24 m
9) IX = 67500,00 m4 5) 6= 12336,1 t, TPC = 22,53 t, MCTC = 175,19 t·m, LCB =
10) IX = 51,86 m4 72,95 m, LCF = 72,38 m, KM = 8,40 m
CAPITOLO 9 CAPITOLO 17
1) TPC = 53,53 t 1) [XG = 79,25, YG = 0,27 m, ZG = 7,06]
2) TPC = 30,91 t 2) [XG = 64,89 m, YG = 0,0 m, ZG = 8,21]
3) TPC = 65,42 t 3) [GM’ = 0,70 m]
4) TPC = 76,15 t 4) [GM’ = 1,29 m]
5) TPC = 37,38 t 5) [ø = 8,9° STB]
6) bT = 0,050 m 6) [ø = 5,15° PORT]
7) bT = 0,066 m 7) [TA = 8,41 m e TF = 8,64 m]
8) bT = 0,080 m 8) [TA = 6,07 m e TF = 5,76 m]
9) bT = 0,075 m 9) [GM’ = 0,86 m, ø = 5,5° STB, TA = 8,96 m e TF = 9,29 m]
10) p = 984 t 10) [GM’ = 0,57 m, ø = 20,0° PORT, TA = 6,38 m, TF = 5,56 m]
11) p = 2256 t 11) [GM’ = 0,50 m, ø = 8,2° STB, TA = 6,87 m e TF = 6,73 m]
12) p = 3948 t 12) [GM’ = 0,87 m, ø = 12.9° STB, TA = 8,25 m e TF = 8,91 m]
13) p = 1425 t 13) [p = 44,2 t]
14) p = 1604 t 14) [p = 201,7 t]
15) p = 1204 t 15) [p = 118,3 t]
16) T’ = 8,68 m 16) [p = 77,9 t]
17) T’ = 12,01 m 17) [p = 87,7 t]
18) T’ = 9,93 m 18) [p = 36,2 t]
19) T’ = 17,01 m, FWA = 33,12 cm 19) [p = 107,6 t]
20) T’ = 10,32 m, FWA = 29,58 cm 20) [x = 5 m]
21) T’ = 17,11 m, FWA = 42,73 cm 21) [x = 74,4 m]
22) T’ = 7,60 m, FWA = 12,06 cm 22) [y = 11 m]
23) T’ = 4,56 m, FWA = 23,14 cm 23) [y = 6,5 m]
24) T’ = 8,42 m, FWA = 19,06 cm 24) [z = 7,4 m]
25) T’ = 13,57 m, FWA = 32,97 cm 25) [z = 3,2 m]
CAPITOLO 11 CAPITOLO 18
1) Net capacity = 10495,2 t 1) [TA’ = 6,24 m, TF’ = 6,16 m, GM’ = 1,59 m]
2) Net capacity = 5579,0 t 2) [TA’ = 5,82 m, TF’ = 5,57 m, GM’ = 0,98 m]
3) Net capacity = 61243,6 t 3) [TA’ = 6,46 m, TF’ = 6,06 m, GM’ = 0,60 m]
4) Net capacity = 45314,4 t 4) [TA’ = 6,68 m, TF’ = 6,75 m, GM’ = 0,48 m]
5) Net capacity = 92559,0 t 5) [TA’ = 7,90 m, TF’ = 7,80 m, GM’ = 0,35 m]
294
RISULTATI DEGLI ESERCIZI INDICE ANALITICO
6) [TA’ = 9,88 m, TF’ = 9,80 m, GM’ = 0,79 m] 17) [p = 98,3 t, TA’ = 6,77 m, TF’ = 7,00 m]
7) [TA’ = 8,08 m, TF’ = 7,53 m, GM’ = 0,34 m] 18) [p = 67,6 t, TA’ = 8,10 m, TF’ = 8,00 m]
8) [TA’ = 7,79 m, TF’ = 7,79 m, GM’ = 0,79 m] 19) [p = 68,4 t, TA’ = 7,83 m, TF’ = 7,83 m]
9) [TA’ = 8,04 m, TF’ = 8,04 m, GM’ = 0,95 m] 20) [p = 189,8 t, TA’ = 5,69 m, TF’ = 5,69 m]
10) [TA’ = 8,70 m, TF’ = 8,34 m, GM’ = 1,58 m] 21) [p = 128,7 t, TA’ = 8,06 m, TF’ = 8,06 m]
11) [TA’ = 5,61 m, TF’ = 4,93 m, GM’ = 1,24 m] 22) [p = 228t, X = 84,6 m, TA’ = 6,80, TF’ = 6,80 m]
12) [TA’ = 7,53 m, TF’ = 7,48 m, GM’ = 0,89 m] 23) [p = 193,4 t, , X = 60,9 m, TA’ = 9,15 m, TF’ = 9,15 m]
13) [TA’ = 8,72 m, TF’ = 8,55 m, GM’ = 1,06 m] 24) [xNF = 18,13 m, xNA = 17,18 m, XNF = 87,79 m e XNA = 52,48 m]
14) [TA’ = 9,07 m, TF’ = 8,86 m, GM’ = 0,71 m] 25) [xNF = 30,00 m, xNA = 31,63 m, XNF = 142,19 m e XNA =
15) [TA’ = 7,25 m, TF’ = 7,14 m, GM’ = 0,92 m, ø = 5°] 80,56 m]
16) [p = 244,4 t, TA’ = 7,50 m, TF’ = 7,47 m]
295
INDICE ANALITICO RISPOSTE AI TEST DI AUTOVALUTAZIONE
RISPOSTA MULTIPLA
296
BIBLIOGRAFIA INDICE ANALITICO
Bibliografia (libri/articoli/dispense/e-book)
Dispense e appunti vari - Università di Napoli Parthenope, CSS Code, 2011 – International Maritime Organization
Facoltà di Scienze e Tecnologie, Corsi di Laurea in Scienze
Nautiche e Scienze e Tecnologie della Navigazione IS Code, 2008 – International Maritime Organization
David J. Eyres, George J. Bruce – Ship Construction – Butter- Rules for the Classification of Ships, 2012 – RINA
worth-Heinemann
Pietro del Rosso – Dictionary of Maritime terms – Witherbys
Bryan Barrass, D. R. Derrett – Ship Stability for Masters and Seamanship
Mates – Butterworth-Heinemann
Mario Bernabò Silorata, Fernando Picchi – Grande dizionario
Mino Simeone – Statica della Nave – CUEN di Marina – Di Mauro
297
NOTE
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IL CORSO DI SCIENZE DELLA NAVIGAZIONE SI COMPONE DI QUATTRO VOLUMI: