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e Gestione
della nave
Corso di Scienze della Navigazione
2 con contenuti per il
LibRO Mist O
CLIL
per il secondo biennio e il quinto anno con contenuti digitali integrativi
®
degli Istituti Tecnici Settore Tecnologico
Indirizzo Trasporti e logistica digiWORLD
tutto compreso
1
Copyright © 2016 Simone S.p.A.
Via F. Russo 33/D
80123 Napoli
Per citazioni e illustrazioni di competenza altrui, riprodotte in questo libro, l’editore è a disposizione degli aventi diritto. L’edi-
tore provvederà, altresì, alle opportune correzioni nel caso di errori e/o omissioni a seguito della segnalazione degli interessati.
Fondamenti di Costruzione e Gestione della Nave 2 è un volume pubblicato nella cd. modalità mista di tipo B
(cartaceo + e-book + contenuti digitali integrativi) e risponde pertanto ai requisiti previsti dalla normativa ministe-
riale sui libri di testo
Nomi e marchi citati sono generalmente depositati o registrati dalle rispettive case produttrici.
La riproduzione di marchi o prodotti presenti sul mercato è a scopo puramente didattico.
L’utilizzo delle immagini riguardanti prodotti IMO è stato concesso dalla stessa International Maritime Organization; ognuna delle pubblica-
zioni descritte può essere acquistata presso i rivenditori autorizzati (visitare http://www.imo.org/Publications/Distributors per ulteriori dettagli).
Copies of IMO publications may be purchased from authorised distributors. Please visit http://www.imo.org/Publications/Distributors for
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Le figure 2.12, 5.1, 5.15, 5.21, 5.25, 5.29, 5.30, 5.32, 5.33, 6.1, 6.6, 6.8, 6.9, 6.11, 6.13, 6.14, 6.16. 7.8, 7.9, 7.10, 7.11, 7.12, 7.13, 7.14, 7.15, 8.7,
8.15, 9.8, 10.9, 13.1, 13.5, 13.10, 13.12, 13.13, 14.7, 14.10, 14.13, 15.1, 15.3, 15.4, 16.8, 16.10, 16.11, 16.25, 17.1, 17.5, 18.2, 18.21 sono tratte
da Wikipedia; le figure 2,11, 5.2, 5.26, 6.2, 6.3, 7.7, 8.3, 8.14, 9.2, 9.4, 13.2, 13.4, 13.8, 18.4 sono tratte da Flickr.
PREMESSA
Questo testo è pensato per lo svolgimento della disciplina Scienze della Navigazione, Struttura e Costruzione
del Mezzo nelle articolazioni Conduzione del Mezzo (opzioni Conduzione del Mezzo Navale e Conduzione di
Apparati e Impianti Marittimi) e Logistica, oltre a rappresentare un valido supporto per i corsi tenuti presso gli
Istituti Tecnici Superiori operanti nell’ambito della mobilità sostenibile - settori trasporti marittimi e pesca; ri-
sultando coerente con le Linee Guida elaborate dal MIUR relativamente al profilo del nuovo Istituto Tecnico dei
Trasporti e Logistica e con la Convenzione Internazionale IMO STCW (Table A-II/1), si rivela adatto a sostenere le
esigenze di qualità e tracciabilità dei percorsi formativi finalizzati all’accesso alle professioni marittime, sia a livello
della scuola secondaria di secondo grado, sia a livello ITS.
I contenuti sono riconducibili ai percorsi del secondo biennio e del monoennio finale delle articolazioni citate:
gestione della sicurezza a bordo in termini di safety & security (organizzazione dei servizi di emergenza, prevenzione
infortuni, prevenzione incidenti di security, ispezioni a bordo), tutela dell’ambiente marino e prevenzione inquinamen-
to, gestione dei carichi deformabili e delle merci pericolose (petrolio, prodotti chimici, gas liquefatti, merci pericolose
diverse), gestione delle situazioni di emergenza in seguito a sinistri marittimi (incendio, incaglio, falla), dispositivi di
salvataggio, ricerca e soccorso.
Il volume è organizzato per Moduli e Unità Didattiche che vanno a costituire una struttura a blocchi pensata per
agevolare l’utilizzo su programmazioni differenti nel rispetto del curricolo locale dei diversi Istituti, inoltre tale
approccio permette di progettare Unità di Apprendimento significative anche in senso transdisciplinare.
Il testo è ricco di fotografie e immagini a colori opportunamente inserite all’interno di trattazioni mantenute il più
possibile sintetiche e dirette, caratterizzate da un pragmatismo che esclude l’intervento di pesanti considerazioni
matematiche. Particolare attenzione è stata rivolta all’inglese, sia in termini di microlingua sia in termini più orien-
tati allo sviluppo di autentiche competenze comunicative; per ogni termine tecnico, opportunamente evidenziato,
è stato riportato il corrispettivo inglese, mentre i Capitoli 12, 13 e 14, relativi al trasporto di merci pericolose, sono
predisposti per essere svolti con metodologia CLIL, quindi presentati direttamente in lingua inglese e corredati da
suggerimenti per lo svolgimento di task efficaci.
Sono presenti in grande numero esempi svolti ed esercizi con risultati, inoltre al termine di ogni Unità Didattica
viene proposta una scheda di autovalutazione contenente quesiti di diversa tipologia; non mancano sussidi per
momenti di ripasso presentati in forma di mappe concettuali, mentre numerose espansioni on-line forniscono
supporto per una migliore comprensione degli argomenti e aprono ad eventuali approfondimenti; sempre sul web
trovano spazio utili formulari. Il volume è munito di un indice analitico bilingue, comprendente anche i numerosi
acronimi, che consente di trovare agevolmente gli argomenti di proprio interesse e funge da vocabolario tecnico
italiano-inglese e inglese-italiano.
Fondamenti di Costruzione e gestione della nave 2, infine, è un volume Digiworld tutto compreso! Con l’ac-
quisto di questo libro lo studente ha già a disposizione tutto quello che occorre per studiare, integrando libro e
risorse digitali: volume cartaceo + e-book + estensioni on line. In particolare per queste ultime, gli approfon-
dimenti presenti sono segnalati da appositi box all’interno dei singoli paragrafi. Il codice alfanumerico posto alla
fine del volume consente, collegandosi al sito www.simonescuola.it, di scaricare gratuitamente la versione e-book
integrale del testo e di accedere a tutti i materiali digitali integrativi.
Ringraziamenti
L’autore ringrazia l’Istituto Tecnico dei Trasporti e Logistica «Nautico San Giorgio» di Genova, nella persona della Prof.ssa
Angela Pastorino, la Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile di Genova, nelle persone della Dott.ssa Daniela
Fara e del Presidente Eugenio Massolo, e l’Università degli Studi di Napoli «Parthenope».
Si ringraziano amici e colleghi che a vario titolo hanno reso possibile la progettazione e la realizzazione di questo testo,
in particolare Carol Isabella Stark, Com.te Giorgio Blandina, Tommaso Bozzo, Simone Bertollo, Com.te Luciano Cinelli,
Francesco Landi, Patrice Montano e Fabrizio Saponaro.
Si ringraziano enti e aziende che hanno gentilmente fornito immagini e fotografie: International Maritime Organization, CAIM
– Genova, Corpo delle Capitanerie di Porto, Costa Crociere S.p.a., Norden A/S.
Un ringraziamento particolare è riservato alla mia famiglia, ai miei studenti e ai colleghi di tutta Italia.
Riccardo Antola
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Questo libro parla di sicurezza, parla di tutti quei mattoncini che reggono,
insieme, il complesso sistema nave, parla della tutela di tutte quelle persone
apparentemente invisibili che però sostengono il commercio mondiale, parla
di ambiente, parla di vita, parla di morte.
Questo libro parla delle normative che nascono, si sviluppano e migliorano
spesso in seguito a sinistri e incidenti che tante persone hanno pagato con la
vita: a queste persone, che hanno sfidato il mare con quel coraggio che solo i
naviganti possiedono, va il mio pensiero e la dedica del presente volume.
Lui, il mare, vi è stato ingrato, noi non faremo altrettanto.
Riccardo Antola
SOMM A RIO
SOMMARIO
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SOMM A RIO
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SOMM A RIO
8.6 Prescrizioni per le zone del carico delle navi petroliere (Annex I)............................................. Pag. 126
8.7 Shipboard Oil Pollution Emergency Plan (Annex I) ................................................................... » 131
8.8 Altre prescrizioni dell’Annesso I .................................................................................................. » 132
8.9 Classificazione e gestione delle sostanze liquide nocive (Annex II) ........................................... » 133
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO ............................................................................................ » 136
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SOMM A RIO
13. The transport of dangerous goods in packaged form ................................................................. Pag. 190
13.1 General.......................................................................................................................................... » 190
13.2 Classification ................................................................................................................................ » 191
13.3 Dangerous Goods List .................................................................................................................. » 196
13.4 Packing requirements .................................................................................................................. » 197
13.5 Marking, labelling and placarding of packages .......................................................................... » 199
13.6 Stowage of dangerous cargoes in packaged form ...................................................................... » 201
13.7 Documentation ............................................................................................................................. » 203
MAPPA CONCETTUALE DI RIPASSO ............................................................................................ » 205
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SOMM A RIO
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MODULO 1
Sicurezza della nave
SOMMARIO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II - Master and deck de- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (Allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
partment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
RISPONDE ALLE EMERGENZE ne del Mezzo Navale»
ISPEZIONA E RIFERISCE I DIFETTI E I DANNI AGLI SPAZI OPERARE NEL SISTEMA QUALITÀ NEL RISPETTO
DI CARICO, BOCCAPORTE E CASSE DI ZAVORRA DELLE NORMATIVE DI SETTORE SULLA SICUREZ-
AZIONA I MEZZI DI SALVATAGGIO ZA
PROCEDURE DI EMERGENZA REDIGERE RELAZIONI TECNICHE E DOCUMEN-
Precauzioni per la protezione e sicurezza dei TARE LE ATTIVITÀ INDIVIDUALI E DI GRUPPO RE-
passeggeri nelle situazioni di emergenza LATIVE A SITUAZIONI PROFESSIONALI
Azione iniziale da prendere a seguito di una collisione ORGANIZZARE IL TRASPORTO IN RELAZIONE
o incaglio; valutazione e controllo del danno iniziale ALLE MOTIVAZIONI DEL VIAGGIO ED ALLA SICU-
Apprezzamento delle procedure da seguire per REZZA DEGLI SPOSTAMENTI
il soccorso delle persone dal mare, assistenza a Incidenza del fattore umano nella conduzione
una nave in pericolo, rispondere alle emergenze del mezzo
che avvengono in porto Identificare le procedure relative alla certifica-
Conoscenza e capacità a spiegare dove guarda- zione dei processi
re per individuare i danni e i difetti più comuni Rispettare le procedure e assumere comporta-
riscontrati dovuti a: menti adeguati all’attività svolta
.1 operazioni di carico e scarico Trasporto di persone
.2 corrosione Valutare i rischi degli ambienti di lavoro, verifi-
.3 severe condizioni meteorologiche cando la congruità dei mezzi di prevenzione e
Spiegare le cause della corrosione negli spazi di protezione ed applicando le disposizioni legi-
carico e le casse di zavorra e come la corrosio- slative
ne può essere identificata e prevenuta Applicare la segnaletica e la documentazione
Conoscenza delle procedure su come saranno sulla sicurezza
svolte le ispezioni
Capacità di spiegare come garantire una atten-
dibile individuazione dei difetti e dei danni
Salvataggio
Capacità di organizzare le esercitazioni di abbandono
nave e conoscenza del funzionamento dei mezzi di
sopravvivenza e battelli di soccorso, i loro congegni e
dispositivi per la messa a mare e loro dotazioni, inclu-
dendo le apparecchiature radio di salvataggio, EPIRB sa-
tellitari, SART, tute di immersione e ausili termo protettivi
Sicurezza della nave MODULO 1
1.1 GENERALITÀ
Fra tutti i mezzi di trasporto la nave è quello che raggiunge le dimensioni più estreme;
è un sistema complesso, dotato di numerosi impianti anche ad elevato livello tecnolo-
gico e spesso si trova a trasportare merci molto pericolose. Considerando che si muo-
ve sull’acqua e si trova facilmente ad attraversare gli oceani maggiori con qualsiasi
condizione meteorologica, si comprende come un’opportuna gestione della sicurezza
sia una necessità primaria.
Ogni attività a bordo è fonte di rischio, e solo con l’attento svolgimento delle proce-
dure corrette e lo scrupoloso rispetto delle norme esistenti sarà possibile prevenire i
sinistri: l’accurato svolgimento dei processi di navigazione allontanerà la possibilità
che si verifichino collisioni o incagli, il corretto utilizzo degli impianti e la loro ma-
nutenzione sarà essenziale nella prevenzione degli incendi e di danni alle persone, il
diligente maneggio del carico consentirà di mantenerne sotto controllo l’eventuale
intrinseca pericolosità.
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
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Gestione della Safety a bordo U.D
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Oggi il Comandante ha ancora una grossa fetta di responsabilità per quanto riguar-
da i servizi di sicurezza e di prevenzione dell’inquinamento, condivisa tuttavia con
chi detiene la gestione più operativa, che può essere un Ufficiale già parte del Bridge
Team, specificamente delegato, o un Ufficiale con incarico esclusivo: esistono così gli
Ufficiali addetti alla sicurezza (Safety Officer/Security Officer) e, sulle grandi navi da
crociera, anche Ufficiali addetti alla protezione ambientale (Environmental Officer).
Safety Officer, Security Officer e Environ-
mental Officer sono ruoli normalmente Il Safety Officer è il responsabile dell’organizzazione generale dei servizi di sicurezza,
assegnati in maniera esclusiva solo sulle
dell’addestramento del personale, del controllo dei dispositivi di emergenza e di quelli
grandi navi passeggeri: sul carico gli in-
carichi di Safety Officer e Security Officer antincendio: i suoi incarichi devono essere precisamente elencati nel Safety Manage-
sono invece spesso affidati al Primo Uffi- ment System, di cui si parlerà nel Capitolo 2.
ciale di Coperta o allo stesso Comandante
L’Autorità Marittima controlla l’organiz-
zazione e l’efficienza dei servizi di sicu-
rezza e il grado di preparazione dell’equi-
paggio, attraverso visite ispettive alla
nave e ai servizi di bordo, che rientrano
nel sistema del Port State Control, di cui
si parlerà in maniera più approfondita
nel Capitolo 4.
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
L'errore umano per scarsa preparazione tutti gli impianti e gli apparati al massimo dell’efficienza ed avendo effettuato la più
o organizzazione è la causa principale dei razionale distribuzione dei diversi incarichi al personale, se questo non è adeguata-
sinistri marittimi
mente preparato ed addestrato a svolgere i propri compiti, qualsiasi sforzo profuso
nella gestione della sicurezza risulta inutile.
La SOLAS Chapter III, Regulation 35 richiede che nelle cabine, nella mensa e nelle
sale ricreative per il personale sia reso disponibile, anche eventualmente in forma
audiovisiva, un manuale contenente istruzioni e informazioni sull’uso dei dispositivi
di salvataggio (life-saving appliances – LSA) della nave e sulle tecniche di sopravvi-
venza (figura 1.5).
Figura 1.5
Le lance di salvataggio fanne parte delle cosiddette LSA (Life-Saving Appliances), che verranno trattate nel
Capitolo 18
Per assicurare che siano mantenute le competenze acquisite dai membri dell’equi-
paggio relativamente alla gestione delle emergenze, soprattutto per quanto riguarda
le attività più operative, si rende necessario «rispolverare» quanto fa già parte del ba-
gaglio culturale tecnico di ciascuno attraverso regolari esercitazioni (drills), riguardo
alle quali la SOLAS è molto chiara nello stabilire che debbano essere condotte come
se ci fosse veramente un’emergenza, cioè con massimo realismo.
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Gestione della Safety a bordo U.D
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Fino al momento del disastro della Costa Nel caso in cui su una nave passeggeri sia previsto che questi rimangano a bordo per
Concordia, la richiesta dell'esercitazione di più di 24 ore, va effettuata una prova di raccolta nei punti di riunione prima o imme-
abbandono nave per i passeggeri prevede-
diatamente dopo la partenza della nave, dove i passeg-
va che venisse svolta semplicemente entro
24 ore dalla partenza geri possano essere istruiti su come indossare i giubbot-
ti di salvataggio e come comportarsi in caso di reale
La SOLAS chiede espressamente di inco- emergenza; ogni qualvolta si abbiano nuovi passeggeri
raggiare in maniera decisa la partecipazio- imbarcati va organizzato un passenger safety briefing, da
ne dei passeggeri alle esercitazioni
annunciare per mezzo del sistema di informazione
Il public address system è un sistema di pubblica (public address system) della nave, in cui
comunicazione previsto dalla SOLAS per le vengano fornite le informazioni necessarie per affron-
navi passeggeri, da affiancare al sistema di tare un’emergenza, avvalendosi anche, eventualmente,
allarme di emergenza generale; deve essere
di indicazioni scritte e video (figura 1.6).
udibile chiaramente al di sopra del normale
livello di rumore dei vari ambienti
Relativamente alle esercitazioni per l’equipaggio viene
richiesto che almeno ogni mese ne venga svolta una di
abbandono nave e una antincendio, ma se più del 25%
dell’equipaggio non ha partecipato all’esercitazione nel
mese precedente, tali esercitazioni vanno comunque te-
nute entro 24 ore dalla partenza; devono invece essere
eseguite prima della partenza per una nave nuova o che
ha subito modifiche rilevanti, oppure se viene imbarca- Figura 1.6
to un equipaggio nuovo. Elementi di un sistema di infor-
mazione pubblica
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MODULO
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Fire drill
9 Reporting to stations and preparing for the duties described in the muster list
9 Starting of a fire pump, using at least the two required jets of water to show that the system is in proper working order
9 Checking of fireman’s outfit and other personal rescue equipment
9 Checking of relevant communication equipment
9 Checking the operation of watertight doors, fire doors, fire dampers and main inlets and outlets of ventilation systems in the drill
area
9 Checking the necessary arrangements for subsequent abandoning of the ship
Tabella 1.2
Compiti da svolgere durante un’esercitazione antincendio
Il Regolamento per la sicurezza della navi- Sulle navi passeggeri le esercitazioni descritte vanno svolte con cadenza settimana-
gazione e della vita umana in mare, aven- le, ma non è necessario che partecipi l’intero equipaggio, infatti per ogni membro
te fonte SOLAS, prescrive che durante le
dell’equipaggio rimane l’obbligo individuale di partecipare ad una esercitazione di
esercitazioni antincendio venga scaricato
almeno un estintore portatile, il quale deve abbandono nave e antincendio con cadenza mensile.
essere immediatamente ricaricato o sosti-
tuito con altro di riserva Recentemente la SOLAS ha specificamente regolamentato anche le esercitazioni per
l’ingresso negli spazi chiusi ed il soccorso di persone, richiamando la IMO Resolution
A.1050(27), che verrà meglio analizzata nel Paragrafo 3.5.
Tabella 1.3
Compiti da svolgere durante un’esercitazione per l’ingresso entro spazi chiusi e per il soccorso di persone, solo per i membri dell’equipaggio con tali
compiti (cadenza bimestrale)
La regola 19 impone anche che per ogni membro dell'equipaggio sia eseguita una
familiarizzazione all’uso dei dispositivi di salvataggio e antincendio, con specifica
formazione sulla sopravvivenza in mare, entro due settimane dall’imbarco e poi in
occasione di ogni esercitazione, anche analizzando sistemi diversi in momenti diversi
ma in modo tale da fornire una formazione riguardante tutte le dotazioni di sicurez-
za della nave almeno ogni due mesi. Si richiede specificamente che vengano fornite
istruzioni sul maneggio delle zattere autogonfiabili e dei dispositivi antincendio, il
trattamento dei problemi di ipotermia, l’uso delle LSA in condizioni meteorologiche
critiche e i rischi correlati all’ingresso entro spazi chiusi.
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Gestione della Safety a bordo U.D
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Tabella 1.4
Ogni MES deve anche essere aperto perio-
Ispezioni settimanali e mensili a norma della SOLAS, Chapter 3, Regulation 20
dicamente in alternanza con gli altri sistemi
dello stesso tipo, con periodicità a cura
dell'Amministrazione di bandiera ma infe- La Regola 20 impone anche di effettuare la revisione delle attrezzature gonfiabili (zat-
riore a 6 anni tere, giubbotti, MES) e dei sistemi a sgancio idrostatico a intervalli non superiori a 12
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
In qualche caso per le zattere autogonfiabili mesi, da effettuarsi in stazioni operative appositamente predisposte. Relativamente ai
sono ammesse deroghe al limite di 12 mesi dispositivi di ammaino e di sgancio dei mezzi di emergenza viene disposta un’adegua-
per la revisione
ta manutenzione e un esame approfondito in occasione delle visite annuali della nave.
Le procedure di manutenzione sono stabilite da un’altra regola del Capitolo III, la 36,
che richiede l’uso di checklist, l’uso di specifiche istruzioni per la manutenzione o le
riparazioni, la pianificazione di tali operazioni, l’uso di diagrammi dei punti da lubri-
ficare e l’indicazione del lubrificante adatto, l’elenco delle parti sostituibili, l’elenco
dell’origine dei pezzi di ricambio e l’uso di un registro delle ispezioni e delle operazio-
ni di manutenzione.
La tabella predisposta dal Comandante, sulla quale sono riportate le mansioni di ogni
membro dell’equipaggio per diverse emergenze, si chiama ruolo d’appello (muster
list); esso deve essere redatto prima della partenza su modello approvato dal Mini-
stero e va successivamente approvato dall’Autorità Marittima. Il ruolo d’appello deve
essere aggiornato o completamente rideterminato a cura del Comandante in caso di
modifiche che dovessero intervenire nella composizione dell’equipaggio.
Le emergenze a cui il ruolo si riferisce sono tipicamente incendio grave, uomo a mare,
emergenza generale (che può riguardare ad esempio collisione, incaglio, falla, oppure
gravi incidenti di natura ambientale), fino al provvedimento più estremo di abbando-
no nave.
Il ruolo d’appello è regolamentato in termini generali dalla SOLAS Chapter III, Regu-
lation 8, che riguarda anche le istruzioni di emergenza da prevedere per ogni persona
a bordo, specificando che per le navi passeggeri deve essere utilizzata sia la lingua
prevista dallo Stato di bandiera sia l’inglese; il ruolo d’appello e le istruzioni di emer-
Figura 1.7 genza devono essere affisse nei punti più frequentati della nave ed in particolare sul
Il percorso per raggiungere la ponte di comando, nella sala macchine e nei locali dell’equipaggio (mensa, corridoi
muster station va indicato con ecc.), inoltre per le navi passeggeri è richiesto che nelle cabine, nei luoghi di raccolta
grande chiarezza (muster stations) e in atri spazi frequentati dai passeggeri siano esposte istruzioni e
illustrazioni che informino sulle azioni essenziali da intraprendere in caso di emer-
genza, il luogo da raggiungere e il modo corretto di indossare i giubbotti di salvatag-
gio (figura 1.7).
Tutti gli allarmi e i segnali di emergenza La SOLAS Chapter III, Regulation 37 va più a fondo nel definire la caratteristiche del
devono poter essere azionati dal ponte di ruolo d’appello, richiedendo che indichi precisamente la tipologia di allarmi previsti
comando
e le modalità della comunicazione di abbandono nave, oltre alle mansioni specifi-
che di ogni membro dell’equipaggio e degli eventuali sottoposti, tenuti a obbedire
a precise istruzioni; gli incarichi da assegnare e riportare nel ruolo d’appello sono
riassunti in tabella 1.5.
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Gestione della Safety a bordo U.D
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9 Closing of the watertight doors, fire doors, valves, scuppers, sidescuttles, skylights, portholes
and other similar openings in the ship
9 Equipping of the survival craft and other life-saving appliances
9 Preparation and launching of survival craft
9 General preparations of other life-saving appliances
9 Muster of passengers
9 Use of communication equipment
9 Manning of fire parties assigned to deal with fires
9 Special duties assigned in respect to the use of fire-fighting equipment and installations
Tabella 1.5
Incarichi da assegnare e riportare nel ruolo d’appello
Nella gestione dell'emergenza su una nave Sulle navi passeggeri devono essere previste anche speciali procedure per la ricerca e
passeggeri è importante anche il coinvolgi- il salvataggio di passeggeri rimasti intrappolati nelle proprie cabine, oltre a compiti
mento del personale di camera
aggiuntivi:
9 avvertire i passeggeri;
9 verificare che essi siano vestiti adeguatamente e indossino correttamente il giub-
botto di salvataggio;
9 raggruppare i passeggeri nei punti di raccolta;
9 controllare i movimenti dei passeggeri e mantenere l’ordine;
9 assicurarsi che le lance di salvataggio siano rifornite di coperte.
Il Regolamento per la sicurezza della navigazione e della vita umana in mare prescri-
ve in aggiunta che ogni componente dell’equipaggio sia munito di un libretto o scheda
personale che contenga, oltre alle generalità, la qualifica relativa allo specifico servizio
assegnatogli a bordo e le destinazioni nei casi di emergenza e le relative consegne da
eseguire.
Per le navi passeggeri è richiesto che le muster stations coincidano con i punti di
imbarco, o siano collocate nelle loro immediate vicinanze, e che sia garantito spazio
sufficiente per condurre in sicurezza le operazioni di schieramento e preparazione dei
passeggeri (almeno 0,35 m2 per passeggero).
Su ogni nave passeggeri devono essere previste apposite procedure per gestire in
modo efficace qualsiasi tipo di emergenza si possa presentare, dall’incendio all’inqui-
namento, dagli incidenti di security (atti illegali) alla necessità di assistere altre navi;
si parla di decision support system, consistente in una serie di piani facili da interpre-
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
Per fronteggiare le varie situazioni di emergenza a bordo sono previste varie squadre,
costituite da diversi membri dell’equipaggio, dette drappelli, a cui sono assegnati com-
piti specifici; ogni componente deve conoscere bene gli altri membri del drappello, il
capo drappello e i percorsi di sfuggita.
Oltre al ruolo d’appello, tante altre informazioni devono essere rese pubbliche ed
esposte a bordo (piani di compartimentazione, piano delle vie di sfuggita, piano delle
zone d’ombra per i walkie-talkie sulle navi passeggeri ecc.); dovranno inoltre essere
visibilmente indicati, con simbologia IMO, i mezzi antincendio e i percorsi che i pas-
seggeri devono seguire per raggiungere la propria muster station.
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Gestione della Safety a bordo U.D
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MODULO 1 Sicurezza della nave
2 Il codice ISM
Il Codice ISM ha rivoluzionato la gestione della sicurezza a bordo, passando da un approccio disordinato in cui
ogni Comandante faceva «un po’ a modo suo», prendendo iniziative di cui la Compagnia spesso non sapeva nulla,
ad un’organizzazione precisa, con procedure standardizzate e tracciabili e soprattutto un fattivo coinvolgimento del
personale dirigenziale di terra, dimostrato già dal fatto che quasi ogni paragrafo del Codice inizia con l’espressione
«The company should…».
2.1 GENERALITÀ
L’ISM Code e le linee guida sulla sua im- Nel 1994 la SOLAS subì importanti aggiornamenti che
plementazione sono state emendate diverse introdussero ex novo il Chapter IX, Management for the
volte negli ultimi anni
safe operation of ships, entrato poi in vigore nel 1998 e
successivamente modificato da diverse risoluzioni; il
nuovo capitolo recepì quanto rilevato negli anni prece-
denti in seno a varie investigazioni su sinistri marittimi,
avvenuti su navi che mostravano una scarsa attenzione
alla sicurezza in termini di implementazione di appro-
vate procedure standard e inefficace gestione della stes-
sa da bordo e da terra, e rese obbligatoria la Resolution
A.741(18) – International Management Code for the Safe
Operation of Ships and for Pollution Prevention, a cui ci si
riferisce comunemente con l’espressione International
Safety Management Code (ISM Code).
Prima della Herald of Free Enterprise si re- Fu in particolare un grave incidente marittimo, avvenuto Figura 2.1
gistrarono ben cinque casi simili (senza le il 6 marzo 1987, a spingere verso la progettazione di un ISM Code (Per gentile conces-
stesse tragiche conseguenze) su altre navi
codice per la gestione della sicurezza a bordo: il RO-RO sione dell’International Mariti-
della stessa Compagnia me Organization)
pax inglese Herald of Free Enterprise, impiegato sulla rot-
ta tra Zeebrugge e Dover, partì dal porto belga con il por-
tellone esterno e le porte interne
di prua completamente aperte, imbarcò progressivamente
acqua e affondò, adagiandosi su un lato sopra i bassi fondali
immediatamente adiacenti al porto di partenza (figura 2.2).
24
Gestione della Safety a bordo U.D
U.D.
.D . 1
standing orders completi ed accurati, non aver attivato procedure e stabilito linee guida
per le operazioni ordinarie di bordo, non possedere criteri per prendere nella dovuta
considerazione le opinioni e le segnalazioni dei Comandanti, ed altre gravi mancanze.
La triste storia della Herald of Free Enterprise mostra come uno o più passaggi man-
cati, anche apparentemente insignificanti, nelle procedure di gestione operativa della
nave possano condurre a conseguenze tragiche: si tratta del classico anello debole che
contribuisce a spezzare quella che si può definire «catena della sicurezza».
Tutte le aziende sono ormai alle prese con i sistemi di ge-
stione della qualità secondo gli standard ISO 9000, che si
propongono di ottimizzare i processi e renderli tracciabili,
migliorando l’efficienza delle proprie operazioni: la gestione
della sicurezza a bordo, come stabilita dal Codice ISM, si
muove esattamente sugli stessi principi.
L’obbligatorietà del Codice ISM è stata mo- Il SOLAS Chapter IX si limita a imporre l’obbligatorietà dell’ISM Figura 2.3
dificata ed estesa alle navi extra-SOLAS, Code per tutte le navi passeggeri e per quelle da carico con stazza L’ISM Code ha lo scopo di
dal Regolamento (CE) n. 336/2006, rece-
superiore alle 500 GT e a disporre che ogni compagnia sia muni- prevenire l’esistenza del
pito con Circolare n. 69 del Comando Ge- classico «anello debole»
nerale del Corpo delle Capitanerie di Porto ta di un Document of Compliance, rilasciato dall’amministra-
nella «catena» della ge-
zione di bandiera, che ne attesti la rispondenza alle prescrizioni stione delle operazioni di
dell’ISM Code. Per ogni nave è invece previsto un Safety Ma- sicurezza di bordo
La rispondenza a quanto stabilito nel SMS nagement Certificate, sempre rilasciato dall’amministrazione
va periodicamente verificata con adeguati di bandiera, che dimostri che nave e Compagnia operino in conformità con un approvato
controlli attuati dall’Amministrazione o da sistema di gestione della sicurezza (Safety Managemet System – SMS) (figura 2.4).
un corpo da essa riconosciuto
Lo scopo principale dell’ISM Code
è quello di fornire degli standard
internazionali per la sicura gestio-
ne della nave e per la prevenzione
dell’inquinamento, riconoscendo
nella competenza, nell’impegno e
nella motivazione dei più alti livelli
gerarchici la pietra angolare di una
buona gestione della sicurezza.
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Esso richiama il rispetto del Code for Recognized Organizations (RO Code), relativo
Il concetto di enhanced survey riguarda alle organizzazioni private che svolgono ispezioni per conto delle Amministrazioni
l’esecuzione delle visite periodiche della
nave, durante le quali è richiesta una mag-
di bandiera, come le Società di classificazione, estende alle bulk carrier il regime di
giore attenzione soprattutto allo stato del enhanced survey già previsto per le tanker, obbliga navi e Compagnie a dotarsi di un
fasciame (corrosione, pitturazione, spes- numero di identificazione internazionale, assegna di fatto maggiori poteri a chi svolge
sore ecc.) le ispezioni PSC e istituisce l’obbligo di tenere a bordo un Continuous Synopsis Record
(CSR), cioè un documento rilasciato dall’Amministrazione di bandiera che contiene
Il PSC – Port State Control sarà trattato nel
Capitolo 4 tutti i dati inerenti la storia amministrativa della nave (bandiera e nome della nave,
numero IMO, luogo e data di registrazione, nome e recapiti dell’armatore e dell’even-
tuale noleggiatore, numero identificazione Compagnia, Società di classificazione, Au-
torità che hanno rilasciato i principali documenti di sicurezza quali DOC, SMC, ISSC
ecc.); infine il SOLAS Chapter XI contiene requisiti aggiuntivi sulle investigazioni in
seguito a incidenti marittimi, richiedendo l’applicazione del Code of the International
Standards and Recommended Practices for a Safety Investigation into a Marine Casualty
or Marine Incident (Casualty Investigation Code).
Il CSR è certamente utile per prevenire
le dinamiche fraudolente che vedevano
alcune navi cambiare spesso bandiera o
proprietà in un gioco che faceva perdere
le tracce di condizioni di non rispetto de-
gli standard internazionali, messe in atto
in malafede, spesso per motivi economici,
che potevano mettere in pericolo la sicu-
Esternamente il numero IMO deve essere
marcato sulla poppa o su entrambi i lati
rezza. Queste finalità sono le stesse che
dello scafo a centro nave o ancora su en- hanno condotto all’istituzione, ancora
trambi i lati delle sovrastrutture o sul fronte prima del CSR, del numero di identifi-
delle stesse, inoltre, per le navi passeggeri, cazione internazionale (IMO number):
su una superficie orizzontale visibile dal
un numero di sette cifre preceduto dalla
cielo
sigla IMO che deve rimanere permanen-
temente marcato con caratteri in rilevo Figura 2.5
e colore di contrasto su alcune superfici
Marcatura, sullo specchio di poppa, del nome della
della nave, anche internamente, e ripor- nave (Hua Wen), la bandiera di registrazione (Pa-
tato su tutti i certificati rilevanti, e non nama) e il numero IMO (IMO 8309816); si può no-
deve cambiare per tutta la vita della nave tare come si intravedano i segni di una modifica di
(figura 2.5). nome e bandiera, ma non del numero IMO
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Il numero IMO si applica a tutte le navi passeggeri con stazza maggiore o uguale a 100
GT e da carico con stazza maggiore o uguale a 300 GT e viene assegnato al momento
della costruzione o della registrazione da IHS Maritime, un ente appositamente creato
dall’IMO.
La stessa regola della SOLAS Chapter XI-1 che ha istituito l’IMO number impone che
anche le Compagnie si dotino di un numero internazionale da riportare in tutti i do-
cumenti rilevanti.
Perché questo sia possibile ogni Compagnia deve attivare un SMS (Safety Management
System), conforme alle normative internazionali, che miri a garantire un ambiente di
lavoro sicuro e buone pratiche per condurre operazioni sicure, un’attenta valutazione
dei rischi identificati ed un miglioramento continuo delle competenze del personale in
termini di sicurezza e di preparazione alle situazioni di emergenza, sia a bordo sia a
terra.
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L’importanza data al near miss reporting è La «rivoluzione» è rappresentata quindi dal coinvolgimento attivo della Compagnia
estremamente marcata in ambito ISM nella gestione della sicurezza, dalla necessità di rendere documentabile ogni aspetto
dell’organizzazione di emergenza e dalla condivisione delle responsabilità in caso di
incidente o mancato incidente (near miss).
Elementi di novità apportati dal Codice ISM sono certamente il preciso inquadramen-
to delle procedure, concretizzabile attraverso la redazione di check list che il persona-
le deve compilare ogni volta che si esegue quella data azione, e la grande importanza
assegnata al reporting e alla successiva analisi di ogni avaria o incidente, anche poten-
ziale, occorso nel tempo, in modo che si possa effettivamente lavorare in termini di
miglioramento continuo.
È raccomandabile tenere almeno un safety meeting ogni mese, presieduto dal Coman-
dante, in cui analizzare non conformità riscontrate, near miss della propria nave o di
altre navi della flotta, cambiamenti in corso a livello aziendale ecc.; le risultanze della
riunione andranno affisse nei luoghi frequentati dall’equipaggio.
Le prescrizioni del Codice ISM sono relativamente nuove e, come spesso accade in
questi casi, si registra ancora una generale ritrosia ad implementarlo correttamente,
più per dinamiche di resistenza al cambiamento che per effettive difficoltà di com-
prensione o mancanza di tempo.
In Italia l’ente autorizzato ad emettere il Si è già accennato al fatto che l’Amministrazione di bandiera deve rilasciare ad ogni
DOC è l’Autorità Marittima, cioè il corpo Compagnia che dimostra di agire in conformità con l’ISM Code il Documento di
delle Capitanerie di Porto
Conformità (Document of Compliance - DOC), che ha una durata massima di 5
anni, con annuale verifica della sua validità da parte dell’Amministrazione, in seguito
alla quale può anche essere ritirato.
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Il DOC può essere rilasciato anche solo per Una copia del DOC deve essere mantenuta a bordo affinché il comandante possa esi-
una certa tipologia di navi birlo, su richiesta, per la verifica.
Le visite di rinnovo o verifica del DOC e del Il documento specifico per ogni determinata
SMC possono essere eseguite entro ben nave della Compagnia che ha ricevuto il DOC,
determinate finestre temporali intorno alla
che ne attesta la rispondenza con il SMS, quin-
data di scadenza
di con il Codice ISM, si chiama invece Certi-
ficato di Gestione della Sicurezza (Safety
Management Certificate - SMC), anch’esso
con durata di 5 anni, ma soggetto ad una sola
verifica intermedia anziché a quella annuale.
Molte Amministrazioni, tra cui l’Italia, dele- Essendo il SMC rilasciato per ogni singola nave,
ga le Società di classificazione per le visite l’originale sarà mantenuto a bordo e una copia
finalizzate all’emissione del SMC
verrà archiviata in Compagnia.
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modo che possano essere adottate misure correttive allo scopo di prevenire il ripre-
sentarsi degli stessi problemi.
Nella pratica l’SMS contiene i dati di tutto il personale (CV, CoC, abilitazioni ecc.), i
piani di emergenza e di manutenzione e le procedure per tutte le attività di bordo e la
loro registrazione, in particolare relativamente a:
9 aspetti strettamente inerenti la navigazione e la tenuta della guardia (aggiorna-
mento carte e pubblicazioni e loro utilizzo, utilizzo strumentazione di bordo, co-
municazioni, gestione informazioni meteo, bridge and engine manning, deleghe,
conduzione della nave in condizioni particolari, Master standing orders ecc.);
9 maneggio e stivaggio del carico (chiusura boccaporte e altre aperture, rizzaggio,
stabilità, gestione della zavorra ecc.);
9 prove e verifiche strumenti e impianti (motore principale, timone, generatori, at-
trezzature di tonneggio, strumenti di navigazione, mezzi di comunicazione ecc.);
9 servizi di emergenza (allarmi, sorveglianza, ronde ecc.);
9 gestione ambientale (scarico in mare di liquidi, rifiuti, lavaggio cisterne ecc.).
Per creare un legame tra la Compagnia e il bordo, deve essere individuata una persona
scelta tra il personale di terra che abbia accesso ai più alti livelli dirigenziali e che as-
suma la responsabilità di monitorare gli aspetti inerenti la sicurezza e la prevenzione
dell’inquinamento nelle operazioni di ciascuna nave e garantire che siano disponibili
le risorse e il supporto da terra necessario, avendo l’autorità per farlo; questa figura,
completamente nuova nell’ambito della gestione della sicurezza, prende il nome di
persona designata a terra (Designated Person Ashore – DPA), meglio descritta nel
paragrafo seguente.
La Compagnia deve effettuare internal audits a intervalli non superiori a 12 mesi, sia
a bordo, sia a terra, per verificare l’ottemperanza al SMS e che il personale coinvolto
nella gestione della sicurezza stia operando secondo quanto stabilito dalla Compa-
gnia in termini di responsabilità.
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MODULO
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Ogni contatto con la persona designata a Il DPA rappresenta la prima figura che si contatta dalla nave in caso di qualsiasi criti-
terra va anche registrato a Giornale parte II cità, fino alle emergenze più serie, per le quali ovviamente può essere necessario coin-
volgere prima la macchina dei soccorsi. Il bordo deve conoscere tutti i recapiti mobili
e fissi del DPA, che deve essere adeguatamente sostituito in caso di assenza.
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Figura 2.12
Il supporto della cosiddetta unità di crisi da terra è essenziale per la gestione delle emergenze
Nel 2013 sono stati adottati due strumenti contenenti le linee guida per l’implementa-
zione dell’ISM Code da parte delle Amministrazioni e delle Compagnie; si tratta della
Resolution A.1071(28) - Revised guidelines on the implementation of the International
Safety Management (ISM) Code by Administrations e della circolare emessa congiun-
tamente dai comitati IMO per la sicurezza e la tutela dell’ambiente MSC-MEPC.7/
Circ.8 - Revised guidelines for the operational implementation of the International Safety
Management (ISM) Code by companies.
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MODULO
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La A.1071(28) mira a stabilire principi e fornire strumenti per verificare che il SMS
di una Compagnia sia conforme alle prescrizioni del Codice ISM, quindi convalidare
DOC e SMC; alle Amministrazioni viene chiesto espressamente di limitare lo sviluppo
di criteri prescrittivi per la determinazione delle caratteristiche del sistema di gestio-
ne della sicurezza, in pratica si chiede di non irrigidire i requisiti lasciando massima
libertà alle imprese di adattare le soluzioni possibili alle proprie peculiarità.
Molte operazioni di bordo sono caratteristiche della specifica nave e devono trovare
concretizzazione in manuali, procedure e istruzioni: tutta la documentazione prodot-
ta a bordo, compresi i report dei controlli di classe, dei PSC e dei report sui sinistri
possono essere utilizzati per determinare la conformità con l’ISM Code.
Le verifiche addizionali sono previste in L’iter del processo di verifica di DOC e SMC per la conseguente certificazione com-
seguito a situazioni che sfuggono dalla prende normalmente i seguenti step:
normale gestione operativa della nave, ad
esempio la detenzione in seguito di un PSC 1) interim verification;
negativo, il rientro in servizio dopo un pe-
riodo di disarmo o per verificare la messa 2) initial verification;
in opera di specifiche azioni correttive ri-
3) annual or intermediate verification;
chieste
4) renewal verification;
5) additional verification.
Si inizia normalmente con la parte di terra, per poi passare ad effettuare le verifiche
a bordo di ogni nave: in entrambi i casi devono essere mostrate prove oggettive che il
SMS è stato correttamente implementato durante gli ultimi 3 mesi in ambito di Com-
pagnia e a bordo di almeno una nave per ogni tipologia.
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MODULO 1 Sicurezza della nave
3.1 GENERALITÀ
Il lavoro a bordo può regalare belle soddisfazioni ma allo stesso tempo richiede enormi
sacrifici, come lo stare lontano dai propri affetti per lunghi periodi, avere poco tempo
libero a disposizione (o comunque non spendibile adeguatamente), vivere a stretto
contatto con altre persone con le quali non sempre si riescono a stabilire buoni rap-
porti e trovarsi a lavorare, anche svolgendo compiti pericolosi, su un mezzo che per
sua natura presenta diversi rischi e opera in un ambiente spesso ostile: oltre ai sinistri
propri del mezzo nave, come falla, incaglio e collisione, sono tanti gli infortuni a cui
è soggetto l’equipaggio, e alcuni possono condurre purtroppo a conseguenze tragiche.
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Le passerelle di accesso a bordo devono I lavori fuori bordo e quelli sopraelevati implicano un concreto rischio di caduta,
essere ben protette, munite di passamani e mentre i lavori a caldo possono provocare ustioni e incendi; le cadute a bordo posso-
con superfici di camminamento antiscivolo
no essere prevenute curando con grande at-
tenzione le vie di accesso alla nave quando in
porto, segnalando scalini e punti pericolosi
(figura 3.3), indicando chiaramente aperture
pericolose, utilizzando pitture e dispositivi
antiscivolo, proteggendo le scale verticali con
gabbie di metallo ed utilizzando adeguati di-
spositivi di protezione per i lavori ad altezze
elevate.
La valutazione del rischio si può definire Tra le innovazioni proposte da tale testo si evidenzia soprattutto la grandissima im-
come quel procedimento globale e docu- portanza attribuita alla valutazione dei rischi ed il conferimento di precise responsa-
mentato con cui si analizzano le situazioni
bilità agli attori coinvolti quali datore di lavoro, dirigenti, preposti, Responsabile del
che possono compromettere la sicurezza
e la salute dei lavoratori durante l’espleta- Servizio di Prevenzione e Protezione - RSPP, Lavoratori, Rappresentante dei lavoratori
mento delle loro mansioni per la sicurezza - RLS e medico competente.
Per parlare di valutazione del rischio, bisogna chiarire la differenza tra rischio e pe-
ricolo:
9 pericolo: è la proprietà intrinseca di una determinata entità (sostanza, attrezzatura,
procedura) avente il potenziale di causare danni;
9 rischio: è la probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di danno.
Si definisce incidente un evento indeside- A tali concetti sono collegate ben precise azioni penali, cioè il reato di pericolo, ri-
rato e inaspettato, non necessariamente entrante nella fattispecie della contravvenzione, quando si omette di svolgere una
avente un danno come conseguenza qualsiasi delle tante attività di prevenzione, e il reato di danno, molto più grave perché
subentrante quando, a causa delle proprie omissioni, si provocano lesioni gravi ad un
lavoratore.
R=P·M 3.1
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La 3.1 mostra come si possano avere livelli simili di rischio per situazioni completa-
mente diverse, ad esempio in casi di incidenti molto frequenti ma con conseguenze
moderate e in casi di incidenti rari ma disastrosi.
Per i lavoratori marittimi esistono norme dedicate, che si ricollegano in gran parte
al citato D.Lgs. 81/08: si tratta del Decreto Legislativo 27 luglio 1999, n. 271 - «Ade-
guamento della normativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori marittimi a bordo delle
navi mercantili da pesca nazionali, a norma della legge 31 dicembre 1998, n. 485» e del
Decreto Legislativo 27 luglio 1999, n. 272 - «Adeguamento della normativa sulla sicu-
rezza e salute dei lavoratori nell’espletamento di operazioni e servizi portuali, nonché di
operazioni di manutenzione, riparazione e trasformazione delle navi in ambito portuale,
a norma della legge 31 dicembre 1998, n. 485».
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c) fissare, in materia di igiene del lavoro, i criteri relativi alle condizioni di igiene
ed abitabilità degli alloggi degli equipaggi;
d) definire i criteri relativi al l’organizzazione del sistema di prevenzione, igiene e si-
curezza del lavoro a bordo ed all’impiego dei dispositivi di protezione individuale;
e) definire la durata dell’orario di lavoro e del periodo di riposo del personale ma-
rittimo;
f) dettare le misure di sicurezza in presenza di particolari condizioni di rischio;
g) assicurare l’informazione e la formazione degli equipaggi;
h) prevedere i criteri per il rilascio delle certificazioni e attestazioni dell’avvenuta
formazione».
Il decreto 271/99 individua soprattutto in maniera molto precisa i compiti e le respon-
sabilità dei principali attori che intervengono nel campo della gestione della sicurez-
za a bordo, cioè armatore, Comandante, Responsabile del Servizio di Prevenzione e
Protezione RSPP, Rappresentante alla sicurezza dell’ambiente di lavoro (in pratica
il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza - RLS) e medico competente, oltre
ovviamente ai doveri del lavoratore.
Uno dei compiti principali dell’armatore è la valutazione dei rischi per la sicurezza
e per la salute dei lavoratori marittimi e la conseguente predisposizione del Piano di
sicurezza dell’ambiente di lavoro che deve contenere il progetto dettagliato dell’uni-
tà, comprensivo delle sistemazioni inerenti l’ambiente di lavoro, la specifica tecnica
dell’unità, comprendente tutti gli elementi ritenuti utili per l’esame delle condizioni
di igiene e sicurezza del lavoro, e una relazione tecnica proprio sulla valutazione dei
rischi per la tutela della salute e la sicurezza del lavoratore marittimo connessi allo
svolgimento dell’attività lavorativa a bordo.
Comandante e armatore devono anche garantire la tenuta a bordo del registro degli
infortuni e consentire al RLS l’accesso alla documentazione di sicurezza e la verifica
dell’applicazione delle misure.
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Il decreto 271/99 contiene anche indicazioni relative all’orario di lavoro, come rias-
sunto in tabella 3.1.
Tabella 3.1
Orari di lavoro a bordo come previsti dal D.lgs. 271/99
Infine il decreto 271/99 obbliga l’armatore a convocare con cadenza almeno annuale
una Riunione periodica di prevenzione e protezione a bordo, con Comandante, RSPP
e RLS, e indica tempi e modalità di svolgimento delle visite ispettive mirate ad ac-
certare la conformità con quanto stabilito; sono organi di vigilanza le ASL, l’Autorità
Marittima, la Sanità Marittima e in qualche caso i Vigili del Fuoco.
Tra la documentazione prevista dal decreto 271/99 compare il Manuale di gestione per
la sicurezza dell’ambiente di lavoro a bordo, che deve essere compilato in modo da sod-
disfare i requisiti del 271 e dell’ISM Code (le prescrizioni del decreto 271/99 possono
far parte del Safety Management Manual, come chiaramente specificato dal decreto
stesso nell’articolo 17).
La struttura della Convenzione ne evidenzia tre parti: gli Articoli, le Regole ed il Codi-
ce, suddiviso in parte A, obbligatoria (standards), e parte B, non obbligatoria (guideli-
nes); Regole e Codice sono strutturate secondo 5 titoli:
9 Title 1 - Minimum requirements for seafarers to work on a ship: si riferisce a temi
quali l’età minima di Lavoro e la necessità di adeguata certificazione medica e cer-
tificati che attestino la formazione percepita;
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9 ogni Stato Membro vigila, nell’ambito della sua giurisdizione, affinché i diritti in
materia di impiego e i diritti sociali della gente di mare siano pienamente rispettati
secondo le prescrizioni della Convenzione. Il rispetto di questi diritti può essere
assicurato dalla legislazione nazionale, dai contratti collettivi applicabili, da altre
misure o dalla pratica, salvo disposizioni specifiche nella Convenzione.
Nella Convenzione risulta particolarmente ricca la parte afferente al Titolo 3 (Allog-
gi, strutture ricreative, alimentazione e servizio mensa), contenente requisiti precisi,
stabiliti nei minimi particolari, che si riferiscono ad aspetti della vita quotidiana dei
marittimi che spesso sono molto trascurati (figure 3.6 e 3.7).
Figura 3.6
Sono molte le prescrizioni che definiscono molto in dettaglio i criteri di qualità degli alloggi equipaggio e dei
servizi igienici
Si riporta, a titolo di esempio, una piccola parte della Convenzione, estratta dalla tra-
duzione non ufficiale del nostro Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, molto
rappresentativa sebbene facente parte delle Linee Guida (Part B), non obbligatorie:
«Le dotazioni per le attività ricreative dovranno almeno includere una biblioteca e
dei mezzi necessari per la lettura, la scrittura e ove praticabile per il gioco.
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Il purging effettuato con azoto è particolar- ché sono state effettuate operazioni di purging (immissione gas inerte a scopi antin-
mente pericoloso: è un gas inodore e inco- cendio) o lavori a caldo. Uno dei rischi più insidiosi è rappresentato dai rapidi e in-
lore e ne basta una «boccata» per giungere
alla morte
tensi processi di corrosione che si sviluppano, nel tempo, all’interno degli spazi chiusi
e che possono ad esempio danneggiare le scale di accesso; essi si sviluppano anche in
seguito a lavori di manutenzione (ad esempio picchettamenti) con i quali si sottraggo-
no strati di ruggine lasciando libero l’acciaio vivo che inizierà un violento processo di
ossidazione in grado di sottrarre ossigeno molto velocemente.
Deve essere il Comandante ad autorizzare qualsiasi lavoro negli spazi chiusi e do-
vranno essere stabiliti adeguati canali di comunicazione tra gli operatori, il personale
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Le aperture che danno accesso agli spazi chiusi devono essere mantenute chiuse se
non sono previste attività all’interno: un accesso aperto, magari solo per ventilazione,
può far pensare a condizioni sicure all’interno del locale, per cui per prevenire ingres-
si accidentali va sistemata una persona all’ingresso o una chiara indicazione dissuasi-
va (figura 3.10), magari collocata su una catena che impedisca chiaramente l’ingresso.
I rilevatori di gas infiammabili sono detti Sulla nave devono essere disponibili strumenti (multi-
anche esplosimetri gas detectors) per la misurazione continua dell’atmosfera
all’interno degli spazi chiusi, cioè sensori in grado di de-
terminare la percentuale di ossigeno e la presenza di altri
Figura 3.10
gas tossici, combustibili o comunque pericolosi come ad
È necessario prevenire qual-
siasi ingresso accidentale in
esempio il monossido di carbonio (carbon monoxide);
spazi chiusi pericolosi la misurazione andrà eseguita in più punti possibili del
Il monossido di carbonio è la causa di tan-
te morti in ambito casalingo, infatti è gas locale, a tutte le altezze, in quanto si possono formare an-
incolore, inodore, insapore e non irritante, che sacche di gas molto localizzate, soprattutto se questi
facilmente prodotto da impianti di riscal- hanno densità sensibilmente differente rispetto a quella dell’aria, inoltre va ripetuta in
damento domestici non opportunamente continuo o a intervalli determinati in base alla pericolosità della situazione, tuttavia
manutenuti
la prima misurazione è richiesto che venga effettuata a ventilazione interrotta da al-
meno 10 minuti, quindi a condizioni stabilizzate. Tutti gli strumenti utilizzati per tali
scopi devono essere adeguatamente calibrati, conservati e manutenuti.
Non bisogna entrare in un locale se l’atmo- Quando la valutazione dei rischi mostra l’esistenza di identificabili condizioni perico-
sfera mostra una concentrazione di ossige- lose si potrà entrare solo con sistemi di autorespirazione, imbracature costantemente
no inferiore al 21%, una concentrazione di
indossate e speciali indumenti protettivi in caso di rischio di contaminazioni chi-
gas infiammabili maggiore dell’1% del LFL
(Lower Flammable Limit), o una concentra- miche o da sostanze tossiche. Va sottolineato che i sistemi di autorespirazione sono
zione di gas tossici maggiore del 50% del quelli che forniscono ossigeno da apposita bombola, non quelli che fungono sempli-
Occupational Exposure Limit (OEL) cemente da filtro: un’atmosfera asfittica è pericolosa per la mancanza di ossigeno, non
per la presenza di sostanze dannose.
Il personale di supporto deve resistere alla Le procedure per l’ingresso negli spazi chiusi dovrebbe
tentazione di entrare nello spazio chiuso in prevedere anche una persona di supporto (attendant)
caso di richiesta di aiuto, a meno che non
che stia di guardia all’ingresso, anche per evitare che altri
sia adeguatamente addestrato, e comunque
non prima di aver allertato chi di dovere e possano entrarvi o cadervi, ma soprattutto per comunicare
Figura 3.11
attivato correttamente le procedure di emer- prontamente ogni situazione di difficoltà o emergenza.
genza previste nel SMS Il kit di emergenza da predi-
sporre per l’ingresso entro
Per sicurezza deve essere disponibile all’ingresso dello spa- spazi chiusi deve compren-
zio chiuso un kit comprendente autorespiratori di emer- dere anche i cosiddetti EEBD
genza (emergency escape breathing device), da non usare
al di fuori delle emergenze, oltre a funi, imbracature, ba-
relle, torce ecc.
Per prevenire danni fisici a seguito di incidenti a bordo o comunque per tutelare la
salute dei lavoratori durante qualsiasi operazione tecnica, è necessario che tutto il
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Figura 3.17
Cuffie antirumore Figura 3.18
Respiratore
Figura 3.19
Imbracatura di si-
curezza
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Figura 3.20
Alcuni dei principali simboli IMO
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Sicurezza della nave MODULO 1
4 Ispezioni a bordo
Le ispezioni a bordo, ad opera di enti governativi o privati, avvengono ormai con una frequenza ed un livello di ap-
profondimento tale che è quasi impossibile per il Comando e la Compagnia «nascondere» situazioni non conformi.
Anche i temi trattati dalla MLC 2006, come Il PSC è utilizzato perché un certo Stato possa tutelare la sicurezza della navigazione
quelli afferenti all’igiene e alle condizioni nelle proprie acque territoriali, soprattutto in riferimento al transito di navi battenti
di lavoro, sono elementi valutati in fase di
bandiere di altri Paesi che per le condizioni socio-politiche non possono garantire il to-
PSC
tale rispetto delle normative internazionali in materia di shipping (flags of convenience).
Figura 4.1
Il PSC è una tutela per il cosiddetto Stato costiero (per gentile concessione del Corpo delle Capitanerie di Porto)
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MODULO
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La SOLAS, Chapter I, Regulation 19 stabilisce che quando una nave si trova in un por-
to di uno Stato contraente diverso da quello di bandiera può essere soggetta a control-
lo dei certificati di bordo da parte di Ufficiali autorizzati (duly autorized) dall’Autorità
preposta, a cui ci si riferisce normalmente con l’espressione PSCO – Port State Control
Officer.
Esempi di chiari indizi verranno riporta- L'approccio di base esclude ulteriori indagini se i certificati sono in regola, ma se essi
ti nel Paragrafo 4.3: essi possono anche risultano scaduti o comunque non validi, o se esistono chiari indizi (clear grounds)
consistere in difficoltà di comunicazione tra
di non conformità della nave o dei suoi apparati con le Convenzioni e i regolamenti
membri dell’equipaggio o nella presenza di
documentazione essenziale per la gestione internazionali pertinenti, l’Ufficiale può arrivare a fermare la nave (detention) o con-
della sicurezza in linguaggio non compren- sentire di lasciare il porto solo per raggiungere un luogo dove apportare le riparazioni
sibile da tutti necessarie, senza arrecare pericolo alla nave o alle persone a bordo. In tale evenienza
l’Ufficiale deve avvertire per iscritto il Consolato o la rappresentanza diplomatica più
vicina dello Stato di bandiera, specificando i motivi che hanno reso necessario l’in-
tervento; allo stesso modo deve essere notificato l’evento all’ente che ha rilasciato i
certificati e apposita informativa deve essere inviata all’IMO.
L’autorità ispettiva deve anche informare il porto successivo se non è stato possibile
bloccare la nave o se è stata autorizzata a procedere.
Tutto quanto possibile deve essere fatto per evitare ingiuste detenzioni o ritardi, e
in caso di tale evenienza è previsto un risarcimento; è tipico il caso di una non con-
formità legata a un danno subito durante la navigazione poco prima dell’ispezione,
infatti in tal caso la nave non potrà essere fermata, sempre che dal bordo sia stato
denunciato l’evento critico all’Autorità locale prima dell’arrivo, sia già stata informata
l’Amministrazione di bandiera e siano state avviate opportune misure correttive.
In seguito agli aggiornamenti SOLAS del 1994, descritti nel Capitolo 2, sono state in-
trodotte disposizioni più severe relativamente al PSC: la SOLAS, Chapter XI-1, Regula-
tion 4 allarga infatti i controlli ai requisiti operativi in termini di sicurezza, da attuarsi
quando risulta evidente che il Comandante o l’equipaggio non hanno familiarità con
le principali procedure di sicurezza di bordo.
Anche in questo caso è previsto il fermo nave fino a quando non vengano ripristinate
le condizioni di sicurezza: valgono le procedure già descritte nella SOLAS, Chapter I,
Regulation 19.
Oltre alla SOLAS anche le altre principali convenzioni IMO (STCW, MARPOL e Load
Lines) contengono prescrizioni simili a quelle sopra riportate.
52
Gestione della Safety a bordo U.D
U.D.
.D . 1
Figura 4.2
Stati aderenti al Paris MoU e relativo impegno: si tratta di Belgium, Bulgaria, Canada, Croatia, Cyprus, Den-
mark, Estonia, Finland, France, Germany, Greece, Iceland, Ireland, Italy, Latvia, Lithuania, Malta, the Nether-
lands, Norway, Poland, Portugal, Romania, the Russian Federation, Slovenia, Spain, Sweden, United Kingdom
(fonte parismou.org)
53
MODULO
M OD
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LO 1 Sicurezza della nave
certa periodicità nelle visite, con frequenza correlata al livello di rischio di ogni nave
(dipendente dal tipo e dall’età della nave, dallo Stato di bandiera e dalle «prestazioni»
precedenti di nave e Compagnia); tale direttiva individua con grande enfasi i piloti
come soggetti che possono segnalare situazioni particolarmente compromesse.
Figura 4.4
Estratto del Paris MoU 2104 Annual Report on PSC relativo alle principali non con-
formità registrate, da cui si vede come la principali mancanze si collochino nell’am-
bito della sicurezza, soprattutto in termini di dotazioni antincendio
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Gestione della Safety a bordo U.D
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
I primi elementi da verificare in una ispe- Il controllo inizia con una ispezione iniziale (initial inspection) durante la quale il
zione PSC sono la validità dei documenti PSCO raggiunge la nave ed esegue una prima valutazione del suo aspetto in acqua
elencati e la presenza dell’equipaggio come
(stato della pitturazione, corrosione, danni non riparati ecc.) (figura 4.9).
riportato nel minimum Safe Manning Do-
cument
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Gestione della Safety a bordo U.D
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MODULO
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Gestione della Safety a bordo U.D
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For reference:
1. Certificate of Registry or other document of nationality (UNCLOS art.9.1.2);
2. Certificates as to the ship’s hull strength and machinery installations issued by the classifica-
tion society in question (only to be required if the ship maintains its class with a classification
society);
3. Cargo Gear Record Book (ILO Convention No.32 art.9.2(4) and ILO Convention No.152 art.25);
4. Certificates loading and unloading equipment (ILO Convention No.134 art.4.3(e) and ILO Con-
vention No.32 art.9(4));
5. Medical certificates (ILO Convention No.73); and
6. Records of hours of work or rest of seafarers (ILO Convention No.180 part II art. 8.1).
Tabella 4.1
Certificati da controllare in un’ispezione PSC: la Risoluzione A.1052(27) elenca ben 66 Certificati, oltre a 6 altri
documenti aggiuntivi
59
MODULO
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Gestione della Safety a bordo U.D
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4.4 VETTING
Il noleggio è il contratto con il quale l’arma- Spesso si dimentica che le Convenzioni internazionali dettano sempre i requisiti mi-
tore noleggiante, in corrispettivo del nolo nimi, che quindi si possono superare introducendo condizioni ancora più restrittive,
pattuito, si obbliga a compiere con una
ed è auspicabile che questo accada.
nave determinata uno o più viaggi ordinati
dal noleggiatore alle condizioni stabilite dal
contratto o dagli usi (si possono prestabili- Un noleggiatore che intende utilizzare una nave ed esige la certezza che sussistano le
re direttamente i viaggi o semplicemente il condizioni di sicurezza, può imporre procedure stringenti per la gestione della sicu-
tempo entro cui la nave viene resa disponi- rezza e la conduzione del mezzo, che poi verifica attraverso l’attività di ispezione di
bile – time charter)
propri addetti, soprattutto su navi che trasportano merci pericolose.
Tra le istanze che vanno oltre le normali condizioni di lavoro si può avere ad esempio
la richiesta di effettuare periodicamente il punto nave astronomico o la richiesta di
continuare ad utilizzare anche le carte nautiche tradizionali nonostante la dotazione
full-ECDIS.
Anche per il vetting esitono procedure standard come il Ship Inspection Report (SIRE)
Programme della Oil Companies International Marine Forum (OCIMF), dedicato so-
prattutto a petroliere, chimichiere e gasiere, che definisce un questionario utile per
guidare i lavori dell’ispettore che dovrà per ogni elemento apporre una risposta del
tipo «Yes» «No», «Not Seen» or «Not Applicable» con eventuale aggiunta di commenti;
questo programma indica il tempo standard di una ispezione in 8-10 ore.
61
MODULO
M OD
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LO 1 Sicurezza della nave
62
MODULO 1 Sicurezza della nave
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
1. La safety: V F
riguarda ad esempio l’antincendio
riguarda ad esempio l’uso di casco e guanti di protezione durante i lavori a bordo
riguarda ad esempio la pirateria
riguarda ad esempio il controllo degli accessi a bordo
2. Le esercitazioni antincendio: V F
sono obbligatorie anche per i passeggeri
si svolgono sempre all’imbarco di un nuovo equipaggio
si svolgono sempre quando la nave lascia il porto
per l’equipaggio si svolgono con cadenza mensile
3. Le informazioni all’equipaggio sull’uso delle LSA: V F
vengono fornite solo nell’eventualità di un’emergenza
devono essere fornite all’imbarco nei momenti di familiarizzazione
devono essere rese disponibili in ogni momento nei locali più frequentati
possono essere rese disponibili anche in forma audiovisiva
4. Il ruolo d’appello: V F
è l’elenco dei passeggeri
è la tabella contenente le mansioni di ogni membro dell’equipaggio per diverse emergenze
deve essere approvato dall’Autorità Marittima
viene preparato dalla Società di classificazione
5. Il codice ISM: V F
ha privato il Comandante della sua autorità
investe l’impresa di navigazione di doveri
ha istituito la figura del DPA
riguarda la security
6. L’SMS: V F
va istituito dalla Compagnia
è necessario per ottenere il DOC
deve stabilire chiaramente l’organizzazione gerarchica
è il documento di conformità per ciascuna nave
63
MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
7. Il DPA: V F
è un membro dell’equipaggio con particolari incarichi relativi alla sicurezza
fa parte del personale di terra
si occupa tra l’altro dell’organizzazione degli internal audit
fornisce supporto in ogni caso di emergenza
8. La valutazione dei rischi: V F
non è prevista per l’ambito marittimo
in Italia per l’ambito marittimo è regolamentata dal Decreto legislativo 271/99
in Italia per l’ambito marittimo è regolamentata dalla legge attuativa della MLC 2006
permette di stabilire le misure di prevenzione e protezione
9. Relativamente ai lavori entro spazi chiusi: V F
c’è il rischio di asfissia
verificato che l’atmosfera è salubre si può entrare e lavorarvi anche individualmente
per entrarvi serve un entry permit
bisogna predisporre un particolare set di emergenza
10. Il PSC: V F
è svolto dallo Stato di bandiera
può nascere anche a seguito di una segnalazione del pilota
riguarda solo scafo e macchine
può portare al fermo della nave
3) Il DOC:
R è rilasciato alla Compagnia
R è rilasciato a ciascuna nave
R ha validità 3 anni
R va conservato in originale a bordo
64
Gestione
Introduzione
della Safety
alla Fisica
a bordo PERCORSO
U.D
U.D.
.D . 1
4) Indicare quali dei seguenti elementi non è tema della MLC 2006:
R salari
R assistenza sanitaria
R tutela ambientale
R alimentazione
65
U.D. 2
Gestione della Security a bordo
CONTENUTO 5.7. Procedure pratiche per la valutazione
dei rischi di security e la predisposizione
5. Il codice ISPS del piano di security
5.1. La necessità della tutela della security 5.8. Strumenti per prevenire e fronteggiare
5.2. Generalità e normative inerenti la incidenti di security
security 5.9. Pirateria
5.3. Responsabilità delle Autorità nazionali
5.4. Responsabilità dei gestori e operatori
della nave
5.5. Lo Ship Security Alert System
5.6. Responsabilità dei gestori e operatori
delle infrastrutture portuali
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck depart- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (Allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
ment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
ne del Mezzo Navale»
RISPONDE ALLE EMERGENZE
Procedure di emergenza OPERARE NEL SISTEMA QUALITÀ NEL RISPETTO
Precauzioni per la protezione e sicurezza dei DELLE NORMATIVE DI SETTORE SULLA SICUREZZA
passeggeri nelle situazioni di emergenza REDIGERE RELAZIONI TECNICHE E DOCUMEN-
Apprezzamento delle procedure da seguire per TARE LE ATTIVITÀ INDIVIDUALI E DI GRUPPO RE-
il soccorso delle persone dal mare, assistenza a LATIVE A SITUAZIONI PROFESSIONALI
una nave in pericolo, rispondere alle emergenze ORGANIZZARE IL TRASPORTO IN RELAZIONE
che avvengono in porto ALLE MOTIVAZIONI DEL VIAGGIO ED ALLA SICU-
REZZA DEGLI SPOSTAMENTI
COOPERARE NELLE ATTIVITÀ DI PIATTAFORMA
PER LA GESTIONE DELLE MERCI, DEI SERVIZI
TECNICI E DEI FLUSSI PASSEGGERI IN PARTENZA
ED IN ARRIVO
Incidenza del fattore umano nella conduzione
del mezzo
Identificare le procedure relative alla certifica-
zione dei processi
Rispettare le procedure e assumere comporta-
menti adeguati all’attività svolta
Trasporto di persone
Valutare i rischi degli ambienti di lavoro, verifi-
cando la congruità dei mezzi di prevenzione e
protezione ed applicando le disposizioni legi-
slative
Applicare la segnaletica e la documentazione
sulla sicurezza
Sicurezza della nave MODULO 1
5 Il codice ISPS
Il commercio mondiale avviene per la massima percentuale attraverso il traffico navale, e ogni giorno navi di ogni
genere attraversano i mari di tutto il pianeta in un gioco che vale somme di denaro difficilmente immaginabili: tutto
questo non può, per sua natura, essere immune dai rischi tipici del mondo che ci siamo costruiti.
67
MODULO
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DUU LO
LO 1 Sicurezza della nave
Nel preambolo dell’ ISPS Code sono Questo Capitolo prescrive specifici obbli-
espressamente richiamati i tragici fatti ghi per le Compagnie e per le Amministra-
dell’11 settembre 2001
zioni governative, oltre che per il persona-
le marittimo, e impone di fatto l’utilizzo di
un nuovo strumento normativo introdotto
proprio nel 2002 per regolamentare questi
temi: l’International Ship and Port Facili-
ties Security Code (ISPS Code), che ha lo Figura 5.2
stesso campo di applicazione del Capitolo L’attacco dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers
XI-2 (figura 5.4). di New York
Figura 5.3
Applicazione delle norme IMO sulla security
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Gestione della Security a bordo U.D
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.D . 2
Agli strumenti IMO, che si completano con altre Risoluzioni e Circolari, si affiancano
alcune normative europee, su tutte il Regolamento n. 725/2004 del Parlamento europeo
e del Consiglio, relativo al miglioramento della sicurezza
delle navi e degli impianti portuali e la direttiva 2005/65/CE
del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa al migliora-
mento della sicurezza dei porti; quest’ultima, recepita in
Italia con Decreto legislativo 203/07, ha reso obbligatorie
alcune parti dell’ISPS Code, Part B: l’ISPS Code concede
espressamente di adottare norme più stringenti rispetto a
quanto in esso stabilito, e in particolare l’Europa ha scelto
di estendere le norme sulla security anche alla navigazio-
ne nazionale. Dalla direttiva 2005/65/CE ha avuto origine
L’ISPS Code già nel preambolo richiede il Programma Nazionale di Sicurezza Marittima – PNSM,
espressamente che nel valutare i piani di che recepisce le principali norme dettate a livello interna-
security, l’Autorità Nazionale ricordi quanto zionale implementandole nell’ordinamento italiano.
previsto da una Convenzione poco cono-
sciuta, adottata nel 1965, la Convention on
Facilitation of International Maritime Traffic
Con l’adozione degli emendamenti del 2002, l’IMO era ben
(FAL), nata per snellire le partiche ammini- consapevole del fatto che le nuove misure potevano da una
strative portuali, ma contenente specifici ri- Figura 5.4 parte influire negativamente con quanto riconducibile ai
ferimenti al diritto dei marittimi di scendere diritti umani fondamentali dei marittimi, soprattutto in
ISPS Code (per gentile conces-
a terra quando la nave è in porto, a meno di
sione dell’International Mariti- termini di limitazione della loro mobilità, dall’altra parte
giustificati motivi legati a ragioni sanitarie,
me Organization) creare un ostacolo al traffico commerciale; fu stabilita la
di ordine pubblico ecc.
necessità di un buon equilibrio tra la tutela della sicurezza
e le esistenti misure relative ai diritti dei marittimi, da prendere bene in considerazio-
ne nel valutare soprattutto i piani di sicurezza delle infrastrutture portuali (PFSP).
Il fine ultimo dell’ ISPS Code è sempre la La struttura del codice si snoda in un’analisi delle procedure e dei ruoli di responsabi-
protezione della nave: si può dire che la lità che afferiscono alle parti coinvolte, che sono essenzialmente tre:
protezione dei terminal portuali sia funzio-
nale a tale scopo primario 1) Governo nazionale o Autorità da esso specificamente designata (Contracting Go-
vernments/Designated Authority): spesso non è il governo centrale ad occuparsi di-
rettamente di security marittima, ma viene individuato un ente statale che operi
in suo nome, scelta che solitamente ricade sulla Guardia Costiera, come accade in
Italia dove la Designated Authority è il corpo delle Capitanerie di Porto;
2) Gestori e operatori della nave: si tratta del personale di bordo che vive e lavora sulla
nave ma anche delle persone che ne gestiscono le attività, cioè i dipendenti della
Compagnia con speciali mansioni inerenti la security;
L’assegnazione dello «status» di port faci- 3) Gestori e operatori dell’infrastruttura portuale (port facility): si tratta di chi lavora
lity ad un certo sito avviene ad opera della nell’ambito dei terminal portuali e ne gestisce le attività; in particolare La SOLAS
Designated Authority
definisce port facility il luogo in cui avviene l’interfaccia nave/porto.
69
MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
Le Società di Classificazione sono state A queste tre parti si aggiungono le Recognized Security Organizations (RSO) cioè
trattate nel primo volume di Fondamenti di gli enti o società riconosciuti per svolgere controlli di security e rilasciare certificati in
Struttura e Gestione della nave
nome dell’Amministrazione stessa: si tratta in pratica delle Società di Classificazione
come RINA, ANS, LR, BV ecc.
Ogni attore coinvolto nella gestione della security ha specifiche responsabilità normal-
mente ricondotte a professionalità ben precise: se l’Autorità ha soprattutto un compito
di regolamentazione, approvazione/rilascio documentazione, e gestione delle condi-
zioni generali di security, come l’individuazione delle Port Facility e la definizione dei
security level di cui si parlerà nel prossimo paragrafo, i gestori di nave e infrastrutture
devono individuare figure professionali e mettere in atto procedure assolutamente
analoghe, come risulta chiaro dallo schema presentato in figura 5.5.
Figura 5.5
Schema dei soggetti coinvolti nella gestione della security, con relative procedure di valutazione e piani di security
Per raggiungere gli obiettivi imposti dall’ISPS Code sono previsti diversi requisiti fun-
zionali:
9 raccogliere informazioni sui rischi di security e condividerle con le Amministrazio-
ni interessate;
9 mantenere adeguati protocolli di comunicazione fra navi e infrastrutture portuali;
9 prevenire gli accessi non autorizzati sulle navi e nelle infrastrutture portuali;
9 prevenire l’introduzione di armi non autorizzate, dispositivi incendiari ed esplosivi
a bordo e nelle infrastrutture portuali;
9 prevedere sistemi di allarme in caso di minacce o incidenti di security;
9 introdurre piani di security (SSP e PFSP) basati sulla valutazione dei rischi;
9 prevedere specifica formazione ed esercitazioni relativamente ai piani e alle proce-
dure di security.
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Gestione della Security a bordo U.D
U.D.
.D . 2
L’ISPS Code Part B chiarisce che per la L’ISPS Code definisce i tre livelli di security (figura 5.6) come segue:
massima rapidità nella comunicazione da
parte dello Stato costiero dell’aggiorna- 9 Security level 1: è il livello con il quale sono mantenute in continuo le minime ap-
mento del security level, si può utilizzare il propriate misure di protezione in termini di security;
sistema NAVTEX
9 Security level 2: è il livello con il quale vengono adottate appropriate misure di
protezione aggiuntive in termini di security, da mantenere per un periodo di tempo
limitato, a causa dell’innalzamento del rischio di un incidente di security;
9 Security level 3: è il livello con il quale vengono adottate ulteriori specifiche misure
di protezione aggiuntive in termini di security, da mantenere per un periodo di
tempo limitato, in quanto un incidente di security è probabile o imminente, anche
se può non essere identificato l’obiettivo specifico.
71
MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
Il PSC – Port State Control è stato descritto La SOLAS Chapter XI-2 Regulation 9 chiarisce che l’Autorità del porto, in fase di PSC,
nel Capitolo 4 effettuerà anche verifiche in termini di security, accertandosi inizialmente della pre-
senza di un International Ship Security Certificate (ISSC), ma potendo svolgere in-
dagini approfondite qualora vi siano fondati motivi per dubitare della rispondenza
della nave con l’ISPS Code Part A; all’Ufficiale debitamente autorizzato dallo Stato ad
effettuare verifiche e ispezioni ci si riferisce normalmente con l’espressione DAO –
Duly Authorized Officer. Lo Stato del porto ha diritto ad intervenire con misure quali
la trattenuta o il fermo nave, la limitazione delle operazioni, compresi i movimenti in
porto, fino all’espulsione dal porto (figura 5.7).
Le statistiche mostrano che circa il 3-5% La SOLAS Chapter XI-2 Regulation 9 sta-
delle non conformità riscontrate a bordo bilisce che ai fini della corretta gestione
durante i PSC sono correlate alla gestione
delle politiche di security e per evitare
della security
controlli non programmati, l’Autorità
competente possa richiedere a qualsiasi
nave in procinto di entrare in un proprio
porto di comunicare le seguenti infor-
mazioni (pre-arrival notification):
9 dichiarazione di possesso di un In-
ternational Ship Security Certificate
(ISSC) in corso di validità;
9 il security level della nave;
9 il security level con cui sono state svol-
te attività di interfaccia nave/porto
nelle ultime 10 soste;
9 le misure di security addizionali adot-
Figura 5.7
tate durante le attività di interfaccia
nave/porto nelle ultime 10 soste; In fase di PSC si controllano anche gli elementi che
afferiscono alla security (per gentile concessione del
9 dichiarazione che nelle ultime 10 so- Corpo delle Capitanerie di Porto)
ste sono state adottate appropriate
procedure di security nelle operazioni
ship-to-ship;
9 ogni altra informazione rilevante concernente la security (salvo dettagli dello ship
security plan – SSP), ad esempio posizione, ETA, descrizione del carico, crew list,
passenger list, dati del Continuous Synopsis Record, informazioni sul contratto di
noleggio ecc.
Se in seguito alla ricezione delle informazioni descritte esistono fondati motivi per
ritenere che la nave non sia conforme alle prescrizioni dell’ISPS Code Part A deve
essere richiesta alla nave la rettifica di tali non conformità, con il coinvolgimento
dell’Amministrazione di bandiera; se questo non conduce a risultati sostanziali si può
arrivare alla richiesta alla nave di dirigersi in una località specificata entro le acque
territoriali, all’ispezione della nave (solo entro le acque territoriali) o al rifiuto di con-
cedere l’ingresso in porto.
In caso dell’insorgenza di dubbi sulla conformità della nave, lo Stato costiero dovrà
informare il bordo delle sue intenzioni di procedere con i passaggi descritti e, in se-
72
Gestione della Security a bordo U.D
U.D.
.D . 2
guito a ciò, il Comandante può revocare la sua intenzione ad entrare in porto; ade-
guata comunicazione va anche rivolta all’Amministrazione di bandiera e all’ente che
ha rilasciato lo International Ship Security Certificate (ISSC), inoltre va inviata notifica
anche all’IMO.
Anche in questo caso, come nelle generi- Il divieto di ingresso in porto o l’espulsione di una nave dal porto sono misure gravi
che norme sul PSC, è richiesto che venga che devono essere attuate solo se esistono fondati motivi per cui la nave rappresenta
profuso ogni sforzo per evitare che una
una minaccia immediata alla sicurezza di persone e cose e non c’è altro modo di ri-
nave sia fermata o ritardata indebitamente
muovere tale minaccia; in caso tali misure vengano adottate vanno informati gli altri
Stati costieri che possono essere coinvolti e, in particolare, se noto, il successivo porto
di destinazione della nave.
Lo Stato costiero deve anche rendere disponibili punti di contatto attraverso i quali
qualsiasi nave possa segnalare situazioni poco chiare oppure chiedere consigli o as-
sistenza in termini di security, ad esempio su particolari rotte da seguire, tempi da
rispettare o sulla disponibilità di mezzi per la scorta.
In caso di rischio di attacco identificato lo Stato costiero deve avvertire le navi coin-
volte e le loro Amministrazioni di bandiera comunicando:
9 il security level;
9 le misure che devono essere adottate dalla nave in conformità con l’ISPS Code;
9 le misure che intende adottare lo stato costiero stesso.
Al momento dell’entrata in vigore delle nuove norme sulla security l’IMO ha richiesto
agli Stati contraenti di comunicare le caratteristiche della loro organizzazione di ge-
stione della security: Autorità competenti, località per le quali è stato sviluppato un
PFSP e nomi e contatti di chi è stato designato per ricevere le allerte SSAS, per fornire
assistenza in seguito a richieste di informazioni inerenti la security effettuate attraver-
so il punto di contatto stabilito e per gestire le comunicazioni in caso di adozione di
misure restrittive nei confronti delle navi; inoltre vanno comunicate anche le RSO e
l’eventuale esistenza di accordi con altri Stati per la gestione della security o l’adozio-
ne di misure alternative.
Si tenga presente che l’Amministrazione statale può delegare alcune attività di gestio-
ne della security alle RSO, ma l’ISPS Code specifica che tale delega non può riguardare
la definizione del security level, l’approvazione dei PFSA e PFSP, individuazione delle
infrastrutture per le quali è richiesta la designazione di un PFSO e la definizione dei
requisiti della Declaration of Security, di cui si parlerà nel prossimo paragrafo.
73
MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
È richiesto che le navi si adeguino al security level del porto visitato se maggiore del li-
vello di bordo, rispondendo ad ogni variazione con minimo ritardo; se impossibilitate
a farlo si rende necessario avvertire le autorità competenti. In caso contrario, cioè se
il security level della nave è maggiore di quello del porto di destinazione, la nave deve
comunicare a terra la situazione e concordare il da farsi con le autorità competenti
ed il PFSO.
Se l’Amministrazione di bandiera ha motivo Se viene richiesto dalla propria Amministrazione di bandiera o dallo Stato costiero di
di richiedere il passaggio al security level passare ai livelli di security 2 e 3, la nave deve dare ricevuta della disposizione e inizia-
2 o 3 mentre la nave è nel porto di un altro
re ad implementare procedure aggiuntive per ognuna delle misure elencate, seguendo
Stato contraente, ne deve dare immediata-
mente notifica a tale Stato quanto specificamente previsto dallo SSP.
74
Gestione della Security a bordo U.D
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.D . 2
La controparte del CSO a bordo è lo Ship Security Officer (SSO), ruolo spesso ri-
coperto dal Comandante salvo per le navi passeggeri, dove è previsto un Ufficiale
dedicato; egli sarà responsabile dell’applicazione dello SSP, quindi dovrà garantire lo
svolgimento delle operazioni di vigilanza e delle ispezioni di security e assicurare il
controllo delle fasi di movimentazione del carico che possono portare minaccia alla
security, inoltre dovrà relazionare la Compagnia relativamente a non conformità e
incidenti di security, assicurarsi che il personale di bordo sia adeguatamente formato
e curare la manutenzione degli equipaggiamenti di security.
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
Le aree ad accesso limitato devono essere Tra le misure più importanti si evidenziano quelle
chiaramente indicate con segnaletica: con- legate al controllo degli accessi a bordo e quelle per
sistono nella plancia, sala macchine e sala
la gestione delle aree sensibili a bordo e relativi ac-
pompe, zone da cui si controllano gli equi-
paggiamenti di security, zone contenenti cessi, cioè delle aree ad accesso limitato (restric-
sistemi di ventilazione e aria condizionata, ted areas).
zone con accesso a cisterne dell’acqua po-
tabile, spazi contenenti merci pericolose, Nel primo caso ci si riferisce ad esempio al mante-
stive e depositi dotazioni di bordo, cabine
equipaggio ecc.
nimento di un adeguato registro visitatori, all’asse-
gnazione ai visitatori stessi di un apposito cartellino
«visitor» quando a bordo (figura 5.9) e all’accurato Figura 5.9
controllo di ogni accesso di personale e passegge- La gestione dei visitatori a bordo è un
elemento essenziale dello SSP
ri, mediante tesserino identificativo; nel secondo
caso si tratta di adottare sistemi di apertura a com-
binazione segreta o addirittura a riconoscimento
impronta digitale per aree più strategiche come la
plancia, la sala macchine, i locali con impianti e do-
tazioni importanti, ma anche le zone del carico e le
aree in cui vengono depositati bagagli non custoditi
(figura 5.10).
76
Gestione della Security a bordo U.D
U.D.
.D . 2
Una valutazione della sicurezza della nave SSA dovrebbe vertere sui seguenti elementi
a bordo:
9 sicurezza fisica;
9 integrità strutturale;
9 sistemi di protezione individuale;
9 politiche procedurali;
9 sistemi radio e per le telecomunicazioni, compresi reti e sistemi informatici;
9 altri elementi che, se danneggiati o utilizzati per osservazioni illecite, possono rap-
presentare un rischio per le persone, i beni o le operazioni a bordo della nave o
all’interno dell’infrastruttura portuale.
La rispondenza dello SSP e degli equipaggiamenti di security di ogni nave alle norma-
tive vigenti è soggetta ad una verifica iniziale da parte dell’Amministrazione di ban-
diera, in seguito alla quale viene rilasciato un International Ship Security Certificate
Anche per le visite quinquennali e interme- che avrà validità di 5 anni, trascorsi i quali è prevista una verifica di rinnovo; il Codice
die l’Amministrazione può incaricare una prevede inoltre almeno una visita intermedia, inoltre in casi particolari è ammesso un
RSO certificato provvisorio (Interim International Ship Security Certificate).
La Declaration of Security può anche non In qualche caso può essere necessario che il Comandante di una nave e un rappre-
riguardare l’infrastruttura portuale se si sentante di una infrastruttura portuale, tipicamente il PFSO, siglino un accordo che
tratta di operazioni che avvengono fra due
stabilisca quali misure di security implementare: si parla di Declaration of Security
navi e in tal caso sarà stipulata fra i due
Comandanti (DoS). A meno di accordi precedenti tra Governi o presenza di specifiche minacce di
security, la necessità della Declaration of Security è solitamente sollevata da una nave
avente security level maggiore di quello della controparte o quando tale controparte
non è tenuta ad adottare un piano per la gestione della security (PFSP o, se si tratta di
una nave, SSP). Le condizioni che possono condurre alla richiesta di un DoS dovreb-
bero essere contenute nello SSP o nel PFSP.
Figura 5.11
Come sempre la formazione è essenziale per raggiungere efficientemente gli obiettivi posti dalle complesse
normative internazionali
L’ISPS Code, Part B contiene indicazioni precise sulla formazione che devono posse-
dere le figure con responsabilità inerenti la security, a partire da CSO, SSO, PFSO,
ma anche membri dell’equipaggio o operatori portuali a cui sono assegnati specifici
77
MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
doveri in termini di gestione della security, fino a coinvolgere tutto il personale anche
più semplice (figura 5.11).
Le stesse parti del codice stabiliscono anche la periodicità con cui effettuare esercita-
zioni: un’esercitazione che testi la conoscenza di SSP da una parte e PFSP dall’altra
è prevista almeno ogni tre mesi (ma a bordo anche in caso di cambio di più del 25%
del personale), inoltre almeno una volta all’anno, con intervalli inferiori a 18 mesi,
va condotta un’esercitazione a grande scala che coinvolga sia il bordo sia la terra, su
tutti il CSO e il PFSO in un unico scenario a grande scala, spesso adottando tecniche
di simulazione.
In caso di vero allarme bomba non si deve Viste le molteplici forme con cui può presentarsi un incidente di security, anche gli
toccare l’ordigno e bisogna evitare vibrazio- scenari di esercitazione possono variare: è tipica la simulazione di ricerca bomba ne-
ni e influenze magnetiche ad esempio con
gli spazi comuni delle navi passeggeri o ricerca merci illecite sulle navi da carico; si
l’uso di cellulari: occorre avvertire subito il
Comando e far allontanare tutte le persone tenga presente che possono rendersi necessarie tipologie e periodicità di esercitazione
diverse tenendo in considerazione il tipo di nave, le località geografiche frequentate,
l’avvicendamento di personale ecc.
Sono i sistemi satellitari Cospas-Sarsat e L’attivazione, che non deve innescare alcun allarme a
Inmarsat a rappresentare il mezzo principa- bordo, fa partire un messaggio indicante che la security
le per l’invio delle segnalazioni SSAS
è minacciata e deve contenere l’identificativo della nave
(nome, IMO number, call sign, MMSI), la sua posizione
GNSS, data e ora; la trasmissione, che avviene attraverso
le dotazioni GMDSS, deve durare fino a che il sistema
Il SSAS deve ovviamente soddisfare i Per-
formance Standard dell’IMO
non sia disattivato o resettato. L’attivazione del SSAS
deve poter avvenire dal ponte di comando e da almeno
un’altra postazione a bordo, posizionati in modo da evi-
tare attivazioni involontarie.
L’allerta del SSAS è del tipo ship-to-shore e In seguito alla ricezione di una allerta SSAS non va data
non deve essere inviata ad altre navi apertamente accusa di ricevuto, ma va verificato che l’al-
lerta sia reale, cioè si deve contattare la nave assicuran- Figura 5.12
dosi che sussista effettivamente una situazione che met- L’attivazione del SSAS deve
te a rischio la security: il CSO è nella posizione migliore poter avvenire dal ponte di
comando e da almeno un’altra
per farlo, quindi è bene sia indicato come destinatario, postazione a bordo
oltre al MRCC, dell’allerta. In questo caso si parla di co-
vert verification, solitamente messa in atto attraverso uno
scambio di messaggi che avviene secondo una schema pre-accordato, cioè in pratica
mediante l’uso di parole o frasi segrete che, normalmente, conosce solo lo SSO e il
Comandante.
In Italia tutte le allerte SSAS sono ricevute L’Amministrazione di bandiera della nave che ha inviato un segnale SSAS deve in-
da un focal point istituito presso il Coman-
do Generale delle Capitanerie di Porto formare gli Stati della zona in cui la nave sta operando, come anche deve fare, se ne-
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Gestione della Security a bordo U.D
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Un PFSO può essere anche responsabile di Stando alle disposizioni dell’Autorità Designata, per ogni infrastruttura portuale deve
più di una «port facility» essere individuato un Port Facility Security Officer (PFSO), cioè la persona respon-
sabile dell’applicazione del PFSP, con compiti del tutto analoghi a quelli del CSO e
dello SSO, figure con cui deve relazionarsi e collaborare.
In analogia allo SSA, anche le infrastrutture portuali devono essere sottoposte ad un
Port Facility Security Assessment (PFSA) in cui si valutino gli elementi sensibili e le
contromisure di protezione più adeguate; anche questo può essere svolto da una RSO
ma va approvato dall’Amministrazione statale.
Ai PFSO in qualche caso (in Europa è ob- In Italia è il Corpo delle Capitanerie di Porto, o meglio il Capo del Compartimento Ma-
bligatorio) si affianca un Port Security Of- rittimo (Designated Authority) ad aver la delega per l’approvazione dei PFSA e lo fa
ficer, direttamente dipendente dall’Autorità sentita la Prefettura. Il PFSA è svolto, in Italia, dall’Autorità Portuale, dove esiste, che
del porto, responsabile della gestione della
security per l’intera area portuale
può elaborarlo anche avvalendosi di soggetti esterni: dopo l’approvazione del PFSA
ogni terminalista può predisporre il proprio piano PFSP, mentre all’Autorità Portuale
può rimanere l’incombenza di predisporre il piano per gli spazi comuni e il piano in-
tegrato. Anche i piani andranno inviati al Capo del Compartimento che li approverà.
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
L’assessment assume la forma di una normale valutazione dei rischi, cioè nella costru-
zione della matrice di rischio come descritto nel paragrafo 3.2, utilizzando però tre
indicatori anziché due:
9 minaccia (threat), intesa come probabilità che essa abbia luogo;
9 magnitudo (impact), intesa come gravità dei danni che può causare;
9 vulnerabilità (vulnerability), intesa come grado di protezione del sistema.
I vari livelli di rischio possono così oscillare teoricamente tra 1 e 64 e si possono indi-
viduare tre livelli principali:
9 HIGH: indice di rischio maggiore o uguale a 27;
9 MEDIUM: indice di rischio compreso tra 8 e 24;
9 LOW: indice di rischio inferiore o uguale a 6.
Accessi a bordo Verificare l’identità delle per- Implementare ronde di pat- Limitare gli accessi a bordo
sone che salgono a bordo e tugliamento delle aree del ad un unico punto
la motivazione ponte
Consentire l’accesso solo a
Prevedere, insieme al gesto- Limitare il numero di punti di chi può contribuire a fron-
re dell’infrastruttura portua- accesso teggiare un problema di se-
le, zone sicure per la perqui- curity
sizione di persone e mezzi
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Gestione della Security a bordo U.D
U.D.
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Aree ad accesso limita- Chiudere i punti di accesso Allargare l’area ad accesso Predisporre aree ad acces-
to (restricted area) limitato al di fuori del punto so limitato addizionali nelle
Usare dispositivi di sorve- di accesso zone a rischio
glianza
Usare dispositivi di sorve- Effettuare la perquisizione
Predisporre ronde di guardia glianza con presidio perma- delle zone ad accesso limi-
e pattugliamento nente tato
Maneggio del carico Eseguire controlli di routine del Eseguire controlli più detta- Sospendere le operazioni di
l controllo del carico può essere visuale o
carico e degli spazi di carico gliati del carico e degli spazi carico/scarico
da effettuare con sistemi di scanning/de-
di carico
tection, oppure con i cani; al security level
Eseguire controlli di corrispon- Verificare la presenza a bor-
2 si può chiedere la collaborazione dello
denza tra carico e quanto ri- Incrementare i controlli di do di merci pericolose e la
spedizioniere, in seguito a specifici accordi
portato sulla documentazione corrispondenza tra quanto loro posizione
previsto e quanto effettiva-
Perquisire i mezzi in entrata mente imbarcato
con la frequenza prevista
Incrementare le perquisi-
Controllare i sigilli zioni e la frequenza con cui
controllare i sigilli
Uno degli scopi dei controlli di security alle Consegna delle forniture Eseguire controlli di corri- Incrementare controlli e Incrementare controlli e
forniture di bordo è assicurarsi che non spondenza tra fornitura e ispezioni pre-imbarco ispezioni
venga imbarcato nulla che non sia stato quanto ordinato
effettivamente richiesto e ordinato Preparare per eventuale re-
Assicurare l’immediato sicu- strizione o sospensione delle
ro stivaggio delle forniture operazioni di imbarco forniture
Nel maneggio dei bagagli è essenziale la Maneggio di bagagli Perquisire o esaminare il Adottare misure aggiuntive Eseguire il controllo a raggi
collaborazione fra nave e infrastruttura por- non custoditi 100% dei bagagli, anche con che consentano di esami- X da almeno due angolature
tuale anche per evitare un’inutile ridondan- sistemi a raggi X nare il 100% dei bagagli con
za dei controlli sistemi a raggi X Preparare per eventuale
restrizione o sospensione
delle operazioni di imbarco
bagagli
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
Per controllo della security della nave si Monitoraggio della se- Adottare i sistemi di illumi- Incrementare la frequenza ed Accensione di tutte le luci
intende il controllo di tutti gli spazi della curity della nave nazione, guardia e disposi- il dettaglio dei controlli delle sulla nave o nelle aree cir-
nave, soprattutto quelli con accesso li- tivi di sorveglianza tali da ronde di pattugliamento costanti
mitato, e delle aree circostanti, possibile consentire il controllo della
attraverso un adeguato sistema di illumina- nave, delle aree circostanti e Incrementare copertura e Attivazione di tutti i sistemi
zione, sistemi di guardia e pattugliamento dei punti di accesso in par- intensità dell’illuminazione di sorveglianza in grado di
e sistemi per la rilevazione automatica ticolare o dei sistemi di sorveglianza rilevare attività a bordo o
delle intrusioni, in grado di attivare allarmi nelle vicinanze della nave, e
visuali e/o sonori presso un centro di con- Assegnare personale ag- massimizzarne il periodo di
trollo continuo giuntivo ai servizi di vedetta registrazione
di security
Prepararsi per ispezione su-
Assicurare il coordinamento bacquea della nave
con i sistemi di controllo a
terra previsti in accordo con Attivare misure (ad esempio
il gestore dell’infrastruttura lenta rotazione eliche) per
portuale dissuadere accessi subacquei
Tabella 5.1
Principali elementi da tenere in cosiderazione nella redazione di uno SSP; misure analoghe sono previste per le
infrastrutture portuali, cioè verranno inserite nel PFSP
La cyber security è appena citata nell’ISPS Oggi non si può prescindere dal considerare Figura 5.13
Code, quando elencando gli elementi da anche un campo relativamente nuovo attraver- La presenza di pacchi sospetti, come zaini
prendere in considerazione in un SSA o
so cui possono essere dirette minacce alle navi, o imballi di vario tipo, deve mettere in atto
un PFSA, cita i sistemi di comunicazione,
comprese reti e sistemi informatici, ma si cioè la cyber security riguardo alla quale c’è una misure di tutela
interpreta normalmente come protezione consapevolezza molto bassa e altrettanta scar-
fisica degli apparati, essendo assenti spe- sità di misure di prevenzione e contrasto; le
cifiche norme sulla sicurezza informatica navi hanno sistemi tecnologici complessi che ormai ne gestiscono tutte le condizioni
operative e non è trascurabile la possibilità che un attacco di security possa essere
condotto anche da hacker ed avvenire nella forma di accessi illeciti nei sistemi di bor-
do con conseguente violazione di dati e sabotaggio o addirittura controllo della nave
da remoto.
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Gestione della Security a bordo U.D
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AIS e LRIT sono il tema del Capitolo 11 del A livello di prevenzione giocano certamente un ruolo importante i sistemi di identifi-
secondo volume di Fondamenti di Naviga- cazione AIS e LRIT che nel primo caso consentono alla nave di mantenere controllato
zione e Meteorologia nautica
il traffico navale intorno a sé, mentre nel secondo caso consentono alle Amministra-
È proprio del 2002 l’emendamento al SO- zioni e agli enti coinvolti nel trasporto internazionale di monitorare le traiettorie delle
LAS Chapter V che prscrive di mantenere navi e le loro soste; proprio il secondo sistema, riguardando una trasmissione indiriz-
l’AIS sempre acceso a meno di specifiche zata e non semplicemente trasmessa come l’AIS, si addice maggiormente alla gestione
necessità di protezione dei dati legate ad della security.
accordi internazionali
Per prevenire e fronteggiare minacce di security le navi sono ormai dotate di numerosi
sistemi ed equipaggiamenti soprattutto di controllo e monitoraggio:
9 close-circuit television (CCTV) (figura 5.14);
9 illuminazione;
9 sistemi a raggi X (figura 5.15);
9 metal detector a transito (archway) o manuali (figure 5.16 e 5.17);
9 sistemi di comunicazione dedicati;
9 rilevatori intrusioni (a contatto, radar, a vibrazione o infrarossi);
9 controllo automatico degli accessi;
9 rilevatori di sostanze esplosive.
Figura 5.14
I sistemi di controllo con telecamere sono
diffusi sia a bordo sia a terra
Figura 5.15
Sistemi di screening dei bagagli a raggi X come quelli degli aeroporti sono installati sulle navi
da crociera
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
Sulle navi da crociera si associa la foto Sia per le navi, sia per le infrastrutture portuali è previsto ovviamente il riconosci-
dell’ospite alla sua card personale, in modo mento all’ingresso attraverso un documento di riconoscimento anti-manomissione,
che ad ogni discesa e salita a bordo, stri-
mentre per i visitatori è previsto il già citato Registro visitatori ed il cartellino «visi-
sciando semplicemente la tessera, compaia
sul sistema di controllo degli addetti alla tor».
security l’immagine del viso del soggetto
Per prevenire accessi indesiderati a bordo si chiudono le porte dall’interno o si appon-
gono lucchetti, a seconda del livello di security, oppure si utilizzano, per accessi non
muniti di chiusure, semplici barriere meccaniche, cioè grate e cancelli (figura 5.18),
anch’essi spesso chiusi con lucchetti, fino ad arrivare all’utilizzo di filo spinato (figura
5.19); queste ultime misure sono caratteristiche della prevenzione di attacchi da parte
di pirati, trattati nel prossimo paragrafo, inoltre si tenga
presente che la chiusura dei collegamenti con l’esterno
può essere adottata solo se compatibile con le misure per
la safety.
Figura 5.18
Grate e cancelli installati per evitare accessi indesiderati
Figura 5.19
Filo spinato a bordo
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Gestione della Security a bordo U.D
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5.9 PIRATERIA
Pare che le basi dei pirati somali siano Ha- La pirateria è forse il rischio maggiore soprattutto per le navi che percorrono tratte
radheere ed Eyl, città peraltro controllate da ben precise, concentrate nella zona del corno d’Africa (Somalia) e Mare Arabico (più
gruppi di integralisti islamici
della metà degli attacchi mondiali) e in particolare nel Golfo di Aden, classica zona
di attacchi; altre zone famigera-
te per l’attività dei pirati sono il
Golfo di Oman, le isole Madive
In qualche zona, soprattutto della Nigeria, e Seychelles, le coste al largo
sono attivi i pirati portuali, che salgono a
bordo delle navi e rubano ogni tipo di bene
dell’Indonesia, Golfo del Benga-
presente a bordo, non sono normalmente la, lo Stretto di Malacca, il Mar
particolarmente violenti ma purtroppo la Cinese Meridionale e la Nigeria,
polizia locale ne è complice o quantomeno dove gli attacchi sono normal-
connivente
mente rivolti alle navi all’ancora
o all’ormeggio nei porti princi-
pali e presso il delta del Niger.
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
grandi multinazionali della pesca nelle loro acque o gravi fenomeni di inquinamento
sempre legati a scarichi illeciti con origine probabilmente occidentale; ci sarebbe poi
da chiedersi chi vende loro le armi, pagate generosamente con i lauti guadagni dei
riscatti.
Le misure approntate dalle forze internazionali sono tante, tuttavia qualche Com-
pagnia ha già scelto di non avvalersi del passaggio per Suez, ma di circumnavigare
l’Africa per raggiungere i Paesi orientali, con danni economici pesanti sia propri, per-
ché legati ai maggiori costi da sostenere e ai maggiori tempi impiegati, sia all’Autorità
egiziana che gestisce il canale di Suez.
Esiste oggi anche una cartografia dedicata delle zone a rischio contenente numerose
informazioni per la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria, inoltre l’Inter-
national Maritime Bureau ha istituito un Piracy Reporting Center (PRC) a Kuala Lum-
pur, presso cui è possibile segnalare eventi legati alla pirateria.
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Gestione della Security a bordo U.D
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9 navigare ad alta velocità, prevedendo la messa in atto di rapide accostate nel caso
di attacco;
9 limitare l’illuminazione dell’unità durante le ore notturne;
9 evitare, per quanto possibile, le aree a maggior rischio e possibilmente attraversar-
le in gruppo con altre unità mercantili;
9 non avvicinarsi troppo alle unità della cui identità non si è certi;
9 non avvicinarsi troppo alla costa.
Figura 5.23
Una murata poco protetta diventa facilmente lo
scenario di un arrembaggio; è necessario, prima
ancora che installare dissuasori, rimuovere ogni
appendice
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
Le imbarcazioni dei pirati sono solitamente L’attacco avviene con unità co-
lunghe 10-12 metri, snelle, con prua mol- stiere se entro circa 70 miglia
to rialzata, in legno o vetroresina e colore
chiaro, con due motori fuoribordo con po-
dalla costa o con navi appoggio
tenza di circa 50 CV che consente di rag- più grandi che possono allonta-
giungere velocità di 35/40 kts narsi dalla costa per qualche cen-
tinaio di miglia e rilasciare, al
momento dell’attacco, unità ve-
Si stima che tra riscatto, pagamento ne- loci d’assalto (figura 5.25): alcuni
goziatori, consulenza legale, costi di uomini, solitamente mascherati
assicurazione, comunicazioni satellitari, e ben armati, assaltano la nave e
consegna riscatto (che normalmente viene la sequestrano, conducendola
paracadutato sul ponte della nave con ae-
reo), costo del mancato noleggio della nave nelle acque interne, da dove ini-
ecc. si arrivi frequentemente intorno ai 10 zia la trattativa con l’armatore
milioni di dollari per il pagamento del riscatto.
Figura 5.25
Le armi dei pirati possono esse- Imbarcazione di pirati
re armi bianche, come coltelli e
machete, o armi da fuoco, come
pistole, kalashnikov (figura 5.26),
fucili mitragliatori, lancia granate ecc.; alle armi conven-
zionali si affiancano quelle non convenzionali rappresen-
tate essenzialmente da armi batteriologiche, nucleari e
chimiche.
88
Gestione della Security a bordo U.D
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tensità superiore alla soglia del dolore per l’orecchio umano e lo emette in un fascio
molto direttivo (figura 5.29);
9 Anti-Piracy Laser Device: utilizza un fa-
scio laser per accecare temporaneamen-
te o quantomeno disturbare visualmente
e distrarre i pirati (esistono anche versio-
ni portatili come dazzle gun) (figura 5.30);
9 Pain ray: utilizza onde elettromagneti-
che in una banda tale da provocare calo-
re insopportabile sulla pelle, senza pro-
vocare danni gravi, ma costringendo la
persona colpita a buttarsi in acqua;
9 Water cannon: si tratta di idranti molto
Figura 5.29
potenti che rendono impossibile l’avvi-
Long Range Acoustic Device (LRAD)
cinamento e riempiono rapidamente
di acqua la nave pirata rallentandola e
creando difficoltà di manovra (spesso
sono costituiti dai sistemi antincendio
di bordo – fire hoses, ma talvolta vengo-
no applicati specificamente con finalità
anti-piracy e in tal caso possono essere
manovrati da remoto);
9 Anty piracy curtain: sistema costituito
da tubi flessibili lasciati penzolare sulle
murate che alla necessità vengono fatti
attraversare da acqua ad altissima pres-
sione (0,2 MegaPascal) che li fa muove-
re in maniera vorticosa e imprevedibile;
Figura 5.30
9 Razor wire canister: si tratta di recipien- Dazzle gun
ti, da disporre lungo il parapetto, conte-
nenti qualche decina di metri di filo spi-
nato che in caso di necessità viene rila-
sciato e va a raggiungere l’acqua for-
mando una serie di barriere diagonali
instabili e continuamente in movimento
(figura 5.31);
9 P-trap: si tratta di sistemi più o meno
complessi costituiti essenzialmente da
reti formate da fili d’acciaio che una vol-
ta in acqua si avviluppano sulle eliche
della barca dei pirati intrappolandola;
9 Foul smelling liquid: prevede di rove-
sciare addosso ai pirati un liquido ma- Figura 5.31
leodorante e irritante, in modo che i Razor wire canister
malintenzionati, sentendo la puzza ed il
bruciore, decidano di buttarsi in acqua;
89
MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
9 Ship borne shore launcher: è un’arma ad aria compressa che lancia diversi tipi di
proiettili non letali;
9 Taser/stun gun: si tratta di apparati nella
forma di pistole o manganelli, utilizza-
bili solo a breve o brevissima distanza,
quindi in caso di pirati già a bordo, che
causano uno shock elettrico in grado di
provocare un’immobilizzazione neuro-
muscolare (figura 5.32);
9 Stun granade: granata che produce lam-
pi accecanti e forte rumore, tali da diso-
rientare i pirati, a volte associati anche
all’emissione di proiettili di gomma
(rubber ball granade) (figura 5.33). Figura 5.32
Taser
Si consideri inoltre che ormai è diffuso do-
tare le navi della cosiddetta cittadella (ci-
tadel/safe room), cioè un locale nascosto e
protetto in cui si possa rifugiare l’equipag-
gio in caso di attacco; dalla cittadella deve
essere possibile comunicare con l’esterno
e solitamente disabilitare alcuni apparati
della nave impedendone il governo. Il suo
utilizzo, oltre che permettere la protezio-
ne diretta dell’equipaggio dal rischio di at-
tacco fisico di pirati già a bordo, consente
alle forze militari esterne di intraprende-
re azioni finalizzate alla liberazione della
nave, che possono prevedere anche l’uso Figura 5.33
della forza contro i pirati, sapendo l’equi- Stun granade
paggio al sicuro.
90
Gestione della Security a bordo U.D
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91
MODULO 1 Sicurezza della nave
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
92
Gestione
Introduzione
della Security
alla Fisica
a bordo PERCORSO
U.D
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1
2) Individuare il raggruppamento logico che individua elementi corrispondenti fra nave e infrastruttura por-
tuale:
R SSA-PFSP
R SSP-CSO
R SSP-RSO
R PFSO-SSO
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MODULO
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LO 1 Sicurezza della nave
3) L'ISSC:
R indica il responsabile dell'infrastruttura portuale
R è un piano di prevenzione di incidenti di security
R è un allarme silente di bordo
R è un certificato
94
MODULO 2
Tutela dell’ambiente marino
SOMMARIO
CONTENUTO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck de- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (Allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
partment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
ne del Mezzo Navale»
ASSICURA LA CONFORMITÀ CON I REQUISITI
DELLA PREVENZIONE DELL’INQUINAMENTO OPERARE NEL SISTEMA QUALITÀ NEL RISPETTO
Prevenzione dell’inquinamento dell’ambiente DELLE NORMATIVE DI SETTORE SULLA SICUREZZA
marino e delle procedure antinquinamento ORGANIZZARE IL TRASPORTO IN RELAZIONE
Conoscenza delle precauzioni da prendere per ALLE MOTIVAZIONI DEL VIAGGIO ED ALLA SICU-
prevenire l’inquinamento dell’ambiente marino REZZA DEGLI SPOSTAMENTI
Procedure antinquinamento e tutte le attrezza- GESTIRE L’ATTIVITÀ DI TRASPORTO TENENDO
ture relative CONTO DELLE INTERAZIONI CON L’AMBIENTE
Importanza di misure proattive per proteggere ESTERNO (FISICO E DELLE CONDIZIONI METEO-
l’ambiente marino ROLOGICHE) IN CUI VIENE ESPLETATA
Incidenza del fattore umano nella conduzione
del mezzo
Identificare le procedure relative alla certifica-
zione dei processi
Rispettare le procedure e assumere comporta-
menti adeguati all’attività svolta
Sistemi ed impianti di trattamento degli efflussi
nocivi derivanti da processi ed attività svolte a
bordo.
Valutare l’utilizzo di soluzioni tecnologiche per
la gestione dei processi nel rispetto delle nor-
mative di tutela dell’ambiente
Applicare la segnaletica e la documentazione
sulla sicurezza
Tutela dell’ambiente marino MODULO 2
6.1 GENERALITÀ
In tutti i campi aziendali si moltiplicano i Nel diritto internazionale la tutela dell’ambiente ricopre un’importanza sempre
sistemi di certificazione e gestione ambien- maggiore, soprattutto dagli anni ‘80, quando si è iniziato a parlare di sviluppo
tale, quali EMAS (Eco-Management and
sostenibile (sustainable development), cioè la forma di sviluppo economico
Audit Scheme) e ISO 14001
rispettoso del nostro pianeta e compatibile con la salvaguardia delle risorse naturali
per le generazioni future.
L’argomento è trattato a fondo anche nella Convenzione delle Nazioni Unite sul
Diritto del Mare (United Nations Convention on the Law of the Sea - UNCLOS)
firmata a Montego Bay nel 1982, che definisce l’inquinamento marino come segue:
«introduction by man, directly or indirectly, of substances or energy into the ma-
rine environment, including estuaries, which results or is likely to result in such
deleterious effects as harm to living resources and marine life, hazards to human
health, hindrance to marine activities, including fishing and other legitimate uses
of the sea, impairment of quality for use of sea water and reduction of amenities».
Tale Convenzione riconosce l’obbligo generale di proteggere e preservare l’ambiente
marino, chiedendo a tutti gli Stati di adottare adeguate misure per la prevenzione
dell’inquinamento.
La UNCLOS stabilisce che gli Stati debba- La UNCLOS pone particolare attenzione allo sversamento in mare di sostanze tossiche,
no prevedere misure specifiche, in termini dannose o nocive, in particolare se non biodegradabili, provenienti da fonti terrestri,
di tutela ambientale, per la progettazione, la
dall’atmosfera, oppure da immissione (dumping), cioè introduzione intenzionale in
costruzione, l’armamento, le operazioni e la
gestione delle navi e delle altre installazioni acqua di rifiuti o sostanze inquinanti da parte di navi o aerei; l’inquinamento da parte
operanti in mare di navi è preso molto in considerazione, come anche quello causato da installazioni
utilizzate per l’esplorazione o lo sfruttamento delle risorse naturali del fondo marino
e del sottosuolo e da altre installazioni che operano nell’ambiente marino, con
particolare riferimento alle situazioni di emergenza in seguito a incidenti.
Le specifiche tipologie di inquinamento considerate nella Convenzione delle Nazioni
Unite sul Diritto del Mare sono le seguenti:
9 Articolo 207 - Inquinamento da fonti terrestri: è causato da sostanze che provengono
dalle aree continentali, trasportate in mare da canali e corsi d’acqua, quindi riguar-
da anche gli Stati interni;
9 Articoli 208 e 209 - Inquinamento da attività condotte sui fondali marini sottoposti
alle giurisdizioni nazionali o oceanici: è riferito allo sfruttamento di risorse naturali;
9 Articolo 210 Inquinamento da immissione (dumping): consiste negli scarichi volon-
tari di rifiuti o altre sostanze da parte di navi, aeromobili, piattaforme o comunque
strutture artificiali;
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MODULO
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DULO
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
Quando in un ambiente acquatico la quan- L’immissione in mare di sostanze organiche biodegradabili, cioè quelle che i batteri
tità di ossigeno diventa scarsa a causa aerobi possono trasformare in molecole elementari quali ad esempio CO2, acqua e
della concentrazione di sostanze nutritive,
azoto, implica comunque alcuni rischi; l’azione batterica è infatti possibile solo con
in particolare di nitrati e fosfati, si parla di
eutrofizzazione l’utilizzo di ossigeno, che quindi, in presenza di forti concentrazioni di sostanze da
«smaltire», diventerà insufficiente per le altre forme di vita (figura 6.2).
98
Inquinamento marino U.D.. 1
U.D
Figura 6.5
Isola Mapelo, nell’Oceano Pacifico al largo della Co- Figura 6.6
lombia (fonte pacific-diving.com) Paracas National Reserve, in Perù
99
MODULO
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
Figura 6.8
Anche le nostre Bocche di Bonifacio sono una PSSA
100
Inquinamento marino U.D.. 1
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La AFS Convention è entrata in vigore nel Tra i passaggi più importanti si registra quello della Ballast Water Management (BWM)
2008 Convention, che verrà trattata nel prossimo Capitolo e che riguarda la prevenzione
della diffusione di specie invasive, trasportate con l’acqua di zavorra delle navi, in
ecosistemi diversi.
La Hong Kong Convention si rivolge proprio da una parte alle condizioni di lavoro
nei siti di demolizione «improvvisati», e dall’altra ai rischi ambientali rappresentati
soprattutto dall’elevato numero di sostanze e materiali pericolosi che si trovano a
bordo della navi alla fine del loro ciclo di vita, come amianto (asbestos), metalli
101
MODULO
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
La Honk Kong Convention è stata adottata nel 2009 ma deve ancora entrare in vigore
(gennaio 2016): molte delle sue prescrizioni sono state tuttavia già anticipate da
alcune risoluzioni IMO, come la Resolution A.981(24) - New legally-binding instrument
on Ship Recycling, che richiama a sua volta la Resolution A.962(23) - Guidelines on
Ship Recycling del 2003, successivamente emendata dalla Resolution A.980(24).
In Italia tra gli strumenti normativi più im- Agli strumenti IMO si aggiungono le normative locali, che spesso riprendono il
portanti si evidenzia soprattutto il D.Lgs. contenuto delle Convenzioni internazionali, interpretandolo in modo più restrittivo;
152/2006, ma anche la Legge 31 dicembre
in Europa sono molto numerose le direttive UE.
1982 n. 979
«Gli Stati membri provvedono affinché gli scarichi di sostanze inquinanti effettuati
dalle navi, inclusi i casi di minore entità di detti scarichi, in una delle aree di cui
all’articolo […] siano considerati violazioni se effettuati intenzionalmente, temeraria-
mente o per negligenza grave».
Figura 6.12
In Italia la Guardia Costiera ha grandi responsabilità
anche in termini di controlli e gestione delle norme
ambientali (per gentile concessione del Corpo delle
Capitanerie di Porto)
102
Inquinamento marino U.D.. 1
U.D
Avendo densità minore di quella dell’acqua, gli oli galleggiano e rimangono confinati
in superficie, andando a costituire uno strato il cui spessore è funzione proprio della
densità, ma anche del tempo di spandimento e del quantitativo immesso; normalmente
lo spessore è limitato a ordini di grandezza millimetrici. È dunque di gran lunga
meglio mantenere la «marea nera» confinata in mare, evitando che raggiunga la
costa, la cui pulizia risulta molto più
complessa e onerosa (figura 6.14): questa
sarà la primaria necessità delle Autorità
competenti per il luogo del sinistro.
In un caso come quello della Deepwater Non esistono molte procedure standard
Horizon il confinamento era difficilissimo e codificate, perché le modalità di
il petrolio ha continuato a sversarsi in mare
intervento dipendono sensibilmente dal
per mesi provocando enormi danni all’am-
biente e alla fauna marina in particolare tipo di idrocarburi sversati, dal valore
naturalistico del sito, dalle condizioni
meteorologiche, dallo stato della nave
e dai mezzi disponibili; si possono però
identificare tre fasi principali.
103
MODULO
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
FASE 2 - CONTENIMENTO
Il contenimento consiste nel limitare il più possibile lo spandimento,
cioè la superficie marina coperta dallo strato di petrolio; normalmente
si adottano barriere meccaniche costituite da elementi galleggianti,
dette panne (booms), con cui si circonda la zona interessata come
una barriera (figura 6.15), ricordando che la loro efficacia può essere
molto compromessa da condizioni di mare ondoso o forti correnti.
Il funzionamento dello skimmer è analogo 9 Rimozione (skimming): gli idrocarburi contenuti con le panne vengono rac-
alle aperture poste nel bordo delle piscine colti da un dispositivo sfioratore (skimmer), aspirati con una pompa e convo-
per il prelievo dell’acqua superficiale fina-
gliati a bordo di altre unità; siccome è inevitabile l’ingresso di acqua serviranno
lizzato alla sua depurazione e ricircolo
ulteriori dispositivi in grado di separare gli oli dall’acqua;
La dispersione accelera in partica il proces- 9 Dispersione (dispersion): la dispersione prevede l’utilizzo di agenti chimici
so naturale con cui l’idrocarburo in parte (disperdants) che agevolano la soluzione delle gocce di petrolio nell’acqua attra-
evapora e in parte si decompone nell’acqua
verso un’azione di emulsione per la quale è necessaria un’agitazione meccanica;
in seguito ad un processo in cui interviene
anche il Sole favoriscono la biodegradazione dell’idrocarburo ma possono essere a loro volta
inquinanti, inoltre sono poco efficaci sugli oli pesanti;
104
Inquinamento marino U.D.. 1
U.D
105
MODULO 2 Tutela dell’ambiente marino
7.1 GENERALITÀ
Si pensi ai traghetti dove il carico è rappre- Le navi non sono fatte per viaggiare scariche: la loro navigabilità è garantita solo se
sentato da molti mezzi semoventi da carica- viene collocato un certo peso nelle zone più basse dello scafo, pena condizioni di sta-
re e scaricare in brevissimo tempo: esistono
bilità precarie o del tutto insufficienti e sforzi strutturali inammissibili. La zavorra
sistemi spesso automatizzati della gestione
della zavorra per compensare in tempo reale (ballast) è una necessità, soprattutto per i tratti da effettuare senza carico, ma anche
la distribuzione dei pesi a bordo per migliorare le qualità nautiche della nave e garantire un assetto ed un pescaggio
adeguati in presenza di carico (figura 7.1).
Si calcola che ogni anno siano movimentati Con l’acqua di zavorra vengono trasportati microorganismi di vario genere tra cui
fino a 12 miliardi di tonnellate di acqua di microbi e batteri, ma anche spore riconducibili a forme vegetali, inoltre nei sedimenti
zavorra da parte delle navi e ogni giorno
delle casse di zavorra sono in gran parte contenute le uova di organismi di dimensioni
siano coinvolte in questi spostamenti circa
7000 specie maggiori, come pesci e granchi.
106
Inquinamento marino U.D.. 1
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Già nel 1991 e poi nel 1993 furono proposti strumenti in forma di Risoluzioni IMO per
prevenire i danni causati dall’introduzione di organismi dannosi contenuti nelle acque
di zavorra trasportate dalle navi e nei relativi sedimenti; nel 1997 l’IMO adottò la Re-
solution A.868(20) - Guidelines for the control and management of ships’ ballast water to
minimize the transfer of harmful aquatic organisms and pathogens, che di fatto anticipa
molte delle prescrizioni della futura BWM Convention, tema di questo capitolo.
Le lingue ufficiali della BWM Convention Nel 2004 l’IMO ha infatti proposto un nuovo strumento normativo proprio per limitare
sono arabo, cinese, inglese, francese, rus- l’inquinamento biologico, la Convenzione internazionale per la gestione dell’acqua
so e spagnolo
di zavorra (International Convention for the Control and Management of Ships’
Ballast Water and Sediments – BWM, 2004). Essa definisce gli organismi acquatici e
patogeni dannosi (harmful aquatic organisms and pathogens) come «aquatic organ-
isms or pathogens which, if introduced into the sea including estuaries, or into fresh water
courses, may create hazards to the environment, human health, property or resources,
impair biological diversity or interfere with other legitimate uses of such areas».
Grazie alla ratifica della BWM Convention La sua entrata in vigore è vincolata all’accettazio-
da parte di Marocco, Indonesia e Ghana nel ne, attraverso firma e deposito di uno strumento di
2015 e Belgio e Fiji nel 2016 si è vicinis-
ratifica, da parte di non meno di 30 Stati, la flotta
simi ai requisiti di tonnellaggio richiesti: al
momento della redazione di questo testo mercantile dei quali rappresenti almeno il 35% del
(marzo 2016) si è giunti a 34,82%, mentre tonnellaggio mondiale; da allora devono trascorre-
il numero di Stati è già ampiamente supe- re 12 mesi per l’entrata in vigore. La procedura di
rato (49) emendamento non è, nei principi, diversa da quella
Tra gli Stati più importanti che non hanno
che caratterizza le altre Convenzioni IMO, infatti
ancora ratificato la BWM Convention si evi- anche in questo caso, oltre all’accettazione diretta, Figura 7.2
denziano (gennaio 2016): Australia, Cina, è prevista la procedura di accettazione tacita, con Ballast Water Management Convention
Finlandia, Italia, Malta, Panama, Filippine, tempistica di 12 mesi. (Reproduced by permission of the Interna-
Singapore e USA tional Maritime Organization)
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Viene richiesto che gli Stati contraenti garantiscano, anche attraverso visite e ispe-
zioni, che le proprie navi siano conformi con le prescrizioni della Convenzione e
predispongano, nei porti in cui sono svolte operazioni di pulizia o riparazione delle
cisterne di zavorra, apposite strutture per il conferimento dei sedimenti che si ven-
gono a formare al loro interno.
9 avvenga una raccolta e una successiva discarica della stessa acqua in alto mare;
9 un’esenzione sia specificamente prevista da uno Stato per viaggi tra ben determi-
nati porti o località (durata massima del provvedimento 5 anni, trascorsi i quali è
necessaria una revisione dello stesso).
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La Convenzione prevede anche misure È previsto che uno Stato o un gruppo di Stati possa implementare requisiti aggiuntivi
equivalenti per le unità da diporto o le uni- rispetto a quanto stabilito dalla Convenzione, anche in caso di emergenze o situazioni
tà SAR con lunghezza inferiore a 50 m e 8
epidemiche: ovviamente ci sono da rispettare specifiche norme ed eseguire precisi
metri cubi di capacità massima di zavorra
passaggi che comprendono anche la notifica di quanto stabilito all’IMO.
Tra i contenuti della MEPC.127(53), che Uno Stato può anche emettere avvisi di dissuasione a caricare zavorra in determina-
contiene le linee guida per il ballast water te aree, diffondendo l’annuncio, e successivamente la sua eventuale cessata validità,
management, c’è l’indicazione di evitare,
se possibile, la caricazione di zavorra, oltre
attraverso mezzi adeguati, anche indicando, se possibile, località alternative per il
che nelle aree per le quali è stato emesso carico di zavorra: le motivazioni di un tale provvedimento sono legate al possesso
specifico avviso, anche durante l’oscurità dell’evidenza di gravi condizioni ambientali nell’area, come epidemie, infestazioni,
(per l’avvicinamento di microorganismi alla vicini afflussi fognari o scarso ricambio naturale d’acqua.
superficie), in acque basse, nel caso in cui
le eliche sollevino sedimenti e in zone dove
sono state effettuate operazioni di dragaggio Molti Stati hanno iniziato a prevedere specifiche norme sulla gestione della zavorra
già a BWM Convention non ancora in vigore.
Relativamente agli impianti di trattamento sono previsti anche specifici periodi di test
di apparati, durante i quali la Convenzione non è totalmente applicabile, inoltre l’IMO
stabilisce chiaramente un sistema di revisione periodica al contenuto della Convenzione.
Il giornale di zavorra rappresenta un ulte- Le navi devono essere altresì dotate di un giornale di zavorra (ballast water record
riore elemento di controllo in fase di PSC book) in cui registrare ogni azione eseguita relativamente alla gestione della zavorra,
compresi gli eventi accidentali; essenzialmente i dati da inserire sono data, ora, loca-
lità e volume di acqua movimentata (figura 7.4).
109
MODULO
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
additional), che in questo caso viene esteso alle navi con stazza pari o superiore a 400
GT; la conformità viene sancita attraverso il rilascio di un International Ballast Water
Management Certificate, avente validità 5 anni.
La Risoluzione citata descrive i tre metodi principali per questa tecnica, dei quali
il secondo e il terzo ricadono nella categoria pumping-through:
9 sequential method: una tanca viene completamente svuotata e quindi riempita
con nuova acqua;
9 flow-through method: l’acqua nuova viene pompata all’interno della cassa piena
che sarà dotata di sistemi per la discarica di acqua in eccedenza (troppo pieno);
Il ballast water exchange è già previsto e at- 9 diluition method: l’acqua nuova viene immessa dall’alto mentre quella presente
tuato: rientra nei contenuti della Resolution viene scaricata dal basso con lo stesso rateo, mantenendo il livello costante.
A.868(20)
I rischi legati al ballast water exchange sono legati alla possibile violazione delle
condizioni di stabilità, considerando anche le superfici liquide libere, agli sforzi
strutturali, allo sloshing (sbattimento dell’acqua sulle pareti delle cisterne semi-
vuote), alle vibrazioni che possono nascere a causa del movimento dell’acqua,
Se non esistono zone che soddisfano i re-
quisiti richiesti in termini di distanza dalla
fino alle indesiderate variazioni di pescaggio che possono provocare problemi
costa e profondità, uno stato può stabilire di immersione delle eliche, violazione del minimo pescaggio di prua, ma anche
speciali aree dove eseguire il ballast water visibilità dal ponte di comando e altri generi di problemi, tutto da prendere in
exchange considerazione nella redazione del piano per la gestione dell’acqua di zavorra.
110
Inquinamento marino U.D.. 1
U.D
Tabella 7.1
Limiti per i microrganismi contenuti nelle acque di zavorra delle navi (per cfu si intende colony-forming unit)
Oltre al trattamento delle acque la Convenzione richiede che ogni nave provveda a
smaltire i sedimenti che si vengono a formare nelle casse di zavorra; per le navi nuove
sono richieste soluzioni costruttive tali da minimizzare la formazione di sedimenti e
comunque agevolare l’accesso sicuro entro le casse per la rimozione e il campiona-
mento degli stessi.
Esistono anche la brown tide e la green tide Spesso le specie coinvolte sono varie
famiglie di alghe, che infestano letteral-
mente le acque e sono difficilmente ri-
movibili; si parla soprattutto di red tide
ad indicare ammassi di alghe microsco-
piche che formano una patina rossa sul-
la superficie del mare, molto diffusa in Figura 7.5
Sudafrica, che tra l’altro produce tossine Red tide (fonte feelgrafix.com)
dannose anche per l’uomo (figura 7.5).
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
Inizialmente lo sviluppo degli Zebra mussel Tra le invasioni più famose si registra quella, avvenuta a
fu visto positivamente negli USA perché fine anni ‘80, del cosiddetto Zebra mussel (Dreissena po-
il loro potere filtrante rendeva l’acqua più
lymorpha), di origine europea (Mar Nero): si tratta di un
pulita
piccolo mollusco (figura 7.6) che, una volta che si fu tro-
vato nelle acque dei grandi laghi tra Canada e USA, si
moltiplicò in modo incontrollato creando danni stimati
Lo Zebra mussel ha creato problemi anche di miliardi di dollari e disagi enormi dal momento che ha
nell’Europa Nord-occidentale, ad esempio occupato chilometri di coste e bloccato migliaia di siste-
in Irlanda, e nel Mar Baltico
mi idraulici (figura 7.7).
È in circolazione anche sul web un bel Particolarmente problematici sono stati anche gli effetti
video della BBC, «Invaders from the sea» causati presso il Rio de la Plata, in Argentina, da un altro
riguardante gli effetti delle specie aliene
mollusco, il Golden mussel (Limnoperna fortunei), origina-
trasportate dalle navi
rio dei fiumi cinesi: da lì si è moltiplicato ed ha infestato
quasi tutte le acque interne del Sud America fino al Brasile
creando moltissimi inconvenienti tecnici agli im-
pianti di trattamento delle acque e addirittura a Figura 7.6
quelli delle numerose dighe presenti nell’area. Zebra mussel (fonte NOAA, Photo by Simon
van Mechelen, University of Amsterdam,
1990)
Ma le minacce delle specie aliene sono molto più
La comb jelly è stata introdotta anche nel
numerose:
Mar Caspio dove ha fortemente danneggia-
to la produzione del caviale più pregiato al 9 North American comb jelly (Mnemiopsis leidyi): originaria delle coste orientali ame-
mondo, derivante dallo storione beluga, la ricane, ha causato un’enorme riduzione di acciughe e spratti nel Mar Nero e nel
cui popolazione ha risentito fortemente del-
Mare di Azov (figura 7.9);
la presenza di tale specie invasiva
112
Inquinamento marino U.D.. 1
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9 Cladoceran Water Flea (Cercopagis pengoi): originaria del Mar Nero e Mar Caspio
ha creato problemi nel Mar Baltico costituendo un impedimento fisico per le reti
da pesca (figura 7.10);
9 Mitten crab (Eiocheir sinensis): chiamato anche granchio cinese, è originario dell’Asia
settentrionale ed è stato trasportato nell’Europa Occidentale, nel Mar Baltico e nella
costa Nord Occidentale degli Stati Uniti; crea problemi agli argini dei fiumi, che su-
biscono erosione a causa delle sue tane, e caccia le specie locali (figura 7.11);
9 Round Goby (Neogobius melanostomus): originario del Mar Nero, Mar d’Azov e
Mar Caspio ha creato problemi nel Mar Baltico e nel Nord America, dove caccia i
piccoli e le uova delle specie native e sottrae loro il cibo; è una specie molto resi-
stente anche a condizioni ambientali difficili (figura 7.12);
9 European Green Crab (Carcinus maenus): chiamato anche granchio ripario, è origi-
nario delle coste atlantiche europee, ma è diventato una delle specie dominanti nel
Sud dell’Australia, in Sudafrica, USA e Giappone (figura 7.13);
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9 North Pacific Seastar (Asterias amurensis): originaria del Nord Pacifico ha creato
problemi nel Sud dell’Australia dove si nutre di molluschi anche di un certo valore
commerciale come le ostriche e le capesante (figura 7.15).
Nel caso in cui vengano utilizzate sostanze La maggior parte dei sistemi utilizzano una combinazione di queste tecniche: al fil-
attive è richiesta l’approvazione delle stesse traggio, sempre previsto, si affianca la disinfezione, eseguita soprattutto attraverso
da parte dell’IMO
l’utilizzo di raggi UV.
L’utilizzo dei raggi UV si è dimostrato essere il sistema più semplice e affidabile: di-
strugge il DNA degli organismi colpiti con luce ultravioletta policromatica avente lun-
ghezza d’onda intorno a 260 nm, non varia le proprietà fisiche dell’acqua e non ha
prestazioni differenziate in base alla salinità dell’acqua, cioè è utilizzabile in acque
I sistemi che sfruttano l’ossidazione lavo-
rano male con acqua poco salata o molto dolci, salmastre e salate, anche a temperature di congelamento, inoltre l’effetto si re-
fredda alizza in pochissimi secondi.
Citiamo di seguito alcune soluzioni attualmente presenti sul mercato senza presun-
zione di completezza:
114
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Figura 7.16
Sistema PureBallast di Alfa Laval
Figura 7.17
Sistema Oceansaver
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
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MODULO 2 Tutela dell’ambiente marino
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
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118
Introduzione
Inquinamento
alla Fisica
marino PERCORSO
U.D.. 1
U.D
5) La specie invasiva che creò grossi problemi nei Grandi Laghi tra Canada e USA era:
R un granchio
R una medusa
R un’alga
R un mollusco
119
U.D. 2
La Convenzione MARPOL
CONTENUTO
8 La Convenzione MARPOL
Escludendo la MLC 2006, che è un prodotto ibrido, sono solo tre le cosiddette «Key Conventions» adottate
dall’IMO, cioè SOLAS, STCW e MARPOL: basti questo a introdurre l’importanza del tema di questo Capitolo.
8.1 GENERALITÀ
La convenzione MARPOL è stata bre- La gran parte delle norme che regolano la prevenzione
vemente analizzata nel primo volume di dell’inquinamento marino, sia esso operativo o acciden-
Fondamenti di Navigazione e Meteorologia
tale, sono contenute della Convenzione MARPOL 73/78,
nautica, nel Paragrafo 9.3
il cui nome completo è International Convention for the
Prevention of Pollution from Ships, 1973 as modified by
the Protocol of 1978.
Dall’adozione al 1976 la MARPOL aveva La MARPOL fu infatti adottata dall’IMO nel 1973 ma
ricevuto soltanto tre ratifiche - Giordania, venne radicalmente modificata nel 1978, prima che en-
Kenya e Tunisia trasse in vigore, dalla International Conference on Tanker
Safety and Pollution Prevention (TSPP Conference), in cui
Il protocollo del 1978 è stato adottato in furono modificate in senso più severo alcune norme re-
risposta ad un flusso degli incidenti di lativamente alla sicurezza delle navi cisterna, ma al con-
navi cisterna nel periodo 1976-1977, ma
tempo venne procrastinato l’obbligo di ottemperare alle
nonostante le misure poi adottate, è del
1979 l’incidente più grave che ha coinvolto regole dell’Annesso II, tecnicamente troppo impegnativo
una petroliera: quello della greca Atlantic per alcuni Stati; la MARPOL originale di fatto non è mai Figura 8.1
Empress, che collise con un’altra petroliera entrata in vigore, mentre lo strumento congiunto MAR-
greca vicino all’Isola di Tobago, nei Caraibi, MARPOL Convention (Reprodu-
POL+1978 Protocol entrò in vigore nel 1983. ced by permission of the Inter-
provocando lo sversamento di ben 287.000
tonnellate di petrolio national Maritime Organization)
La MARPOL subì rilevanti modifiche anche nel 1997,
quando venne adottato l’importante Annesso VI sull’inquinamento atmosferico cau-
sato da navi, entrato poi in vigore nel 2005: per questo motivo ormai si preferisce
l’espressione MARPOL al più riduttivo MARPOL 73/78.
La MARPOL si applica a tutte le navi che battono bandiera di uno Stato firmatario o
che operano sotto la sua autorità anche con altra bandiera, escluse le unità militari
e quelle utilizzate dallo Stato per servizio non commerciale; l’aggiornamento della
Convenzione e la predisposizione di risoluzioni integrative è a cura del Marine Envi-
ronment Protection Committee (MEPC), organo tecnico dell’IMO.
Figura 8.2 La MARPOL è uno dei più importanti strumenti IMO e va a completare, con il tema
La MARPOL completa il puzzle dell’inquinamento, le prescrizioni già previste dalle altre Convenzioni fondamentali
degli strumenti normativi essen- afferenti all’ambito marittimo, cioè la SOLAS sulla sicurezza, la STCW sulla forma-
ziali per il mondo dello shipping
zione e la MLC sui diritti dei lavoratori (figura 8.2).
Il PSC-Port State Control, è stato trattato Gli articoli 5, 6 e 7 della Convenzione stabiliscono chiaramente come in fase di PSC
nel Capitolo 4 debbano essere controllati anche gli elementi riferiti alla tutela dell’ambiente e con-
tengono prescrizioni relative al fermo nave, alla negazione del permesso di entrata in
porto e alla rilevazione di violazioni delle norme antinquinamento.
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
La parte tecnica della MARPOL è costituita da sei annessi, suddivisi a loro volta in
Capitoli che ne agevolano la consultazione:
Fin dalla prima versione del 1973 fu prevista una ratifica flessibile, cioè fu concesso
agli Stati di firmare e ratificare solo alcuni annessi: in particolare gli Annessi III, IV e
V furono individuati come «Optional Annexes», inoltre anche per alcune regole degli
Annessi I e II è concessa la rinuncia dell’Amministrazione ad adempiervi in casi parti-
colari. In tabella 8.1 sono riportate le date di entrata in vigore degli annessi MARPOL.
Tabella 8.1
Date di entrata in vigore dei vari annessi MARPOL
122
La Convenzione MARPOL U.D.. 2
U.D
Figura 8.4
9 the Black Sea area: definita come area limi-
tata a Ovest dal Parallelo 41°N (confine con
Aree speciali relativamente all’Annesso I (confini approssimati)
il Mar Mediterraneo);
9 the Red Sea area: definita come area limitata a Sud dalla lossodromia tra Ras si Ane
e Husn Murad (punti definiti a mezzo coordinate);
9 the Gulfs area: definita come area limitata a Sud dalla lossodromia tra Ras al Hadd
e Ras al Fasteh (punti definiti a mezzo coordinate), che comprende in pratica il
Golfo Persico e gran parte del Golfo di Oman;
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O 2 Tutela dell’ambiente marino
9 the Gulf of Aden area: definita come area limitata a Ovest dal Mar Rosso come sopra
definito e a Est dalla lossodromia tra Ras Asir e Ras Fartak (punti definiti a mezzo
coordinate);
9 the Antarctic area: definita come area a Sud della latitudine 60°S;
9 the North West European waters: definita come area individuata da una spezzata
che partendo dalla costa settentrionale francese racchiude l’arcipelago britannico e
le adiacenti coste norvegesi e danesi estendendosi ad una latitudine di 62°N (punti
definiti a mezzo coordinate); in pratica comprende il Canale della Manica e il Mare
del Nord, riguardando dunque anche le coste settentrionali dei maggiori Paesi eu-
ropei continentali (Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania e Danimarca);
9 the Oman area of the Arabian Sea: definita come area individuata da una spezzata
che racchiude le acque antistanti allo Stato di Oman, nel Mar Arabico (punti defi-
niti a mezzo coordinate);
9 the Southern South African waters: definita come area individuata da una spezzata
che racchiude le acque antistanti all’estremità meridionale del Sud Africa compren-
dendo le città di Cape Town e Port Elizabeth (punti definiti a mezzo coordinate).
Il Port State Control è stato trattato nel Ca- Relativamente al Port State Control viene chiaramente sancito che l’ottemperanza alle
pitolo 4 prescrizioni dell’Annesso I può essere verificata durante le ispezioni eseguite dallo
Stato costiero nei confronti delle navi straniere, secondo i canoni del PSC, compresa
l’eventualità del fermo nave.
124
La Convenzione MARPOL U.D.. 2
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Per oily mixture si intende qualsiasi com- La MARPOL, Annex I, Regulation 14 impone la dotazione, per navi con stazza pari o
posto liquido contenente idrocarburi superiore a 400 GT, di sistemi di filtraggio per miscele oleose (oily mixtures) da sca-
ricare in mare tali da garantire che, successivamente al filtraggio, la concentrazione
di idrocarburi non sia superiore a 15 ppm (part per million in volume); se la nave ha
stazza pari o superiore a 10000 GT il sistema deve essere dotato anche di allarme e
Oily blige water indica l’acqua che può es- blocco automatico qualora il livello richiesto non possa essere mantenuto. La regola
sere contaminata da idrocarburi provenienti può non essere applicata per navi con sistemi tali da poter sempre garantire la conser-
dalle operazioni della sala macchine, come
perdite e residui dei lavori di manutenzione
vazione della miscela oleosa di sentina (oily bilge water) a bordo per il successivo
conferimento a terra.
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9 discarica fuoribordo o
smaltimento a terra di ac-
qua di sentina provenien-
te dalla zona macchine;
9 operazioni di bunkerag-
gio, sia in termini di com-
bustibile sia di oli lubrifi-
canti da trasportare alla
rinfusa.
8.6 PRESCRIZIONI PER LE ZONE DEL CARICO DELLE NAVI PETROLIERE (ANNEX I)
Il Capitolo 4 dell’Annesso I riguarda i requisiti per le zone del carico delle navi petro-
liere, che rappresentano evidentemente le destinatarie primarie dell’Annesso I; è in
questa parte della Convenzione che sono stabilite alcune fra le norme più importanti e
più note della MARPOL, come la segregazione completa della zavorra, l’introduzione
del doppio scafo e il sistema COW.
126
La Convenzione MARPOL U.D.. 2
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Le norme MARPOL differenziate in base La Regola prevede requisiti diversi per petroliere con diversa portata ed età, ma
all’età della nave, tese a garantire una certa di base impone che le navi con portata pari o superiore a 20000 DWT (30000 nel
gradualità di applicazione, sono ormai da
prendere in scarsa considerazione perché,
caso del trasporto di petrolio greggio) vengano dotate di SBTs aventi capacità
essendo la Convenzione degli anni ‘70, le tale da garantire condizioni di galleggiabilità sufficienti anche a nave vacante; in
navi allora esistenti sono ormai probabil- particolare vengono imposti:
mente in gran parte fuori servizio; in questo
ambito si colloca la concessione, per al- 9 pescaggio in metri a metà nave pari almeno a d = 2,0 + 0,02L (con L lunghezza
cune navi, a dotarsi delle cosiddette clean nave);
ballast tanks, in luogo delle SBTs, cioè ci-
sterne in cui vi è stato il carico, ma sono 9 pescaggio alle estremità come sopra in combinazione con appoppamento non
state pulite in modo tale che la discarica superiore a 0,015L;
dell’acqua dalla nave ferma in acque cal-
me e in una giornata limpida non produca 9 pescaggio di poppa comunque tale da non far emergere le eliche.
tracce visibili o anche se le produce, il con-
tenuto misurato da un adeguato sistema di
La caricazione di zavorra negli spazi del carico è concessa in casi particolari (ad
monitoraggio indichi un valore massimo di esempio condizioni meteorologiche severe), ma in ogni caso l’evento va registrato
15 ppm di olio sul registro degli idrocarburi e, nel caso delle petroliere adibite al trasporto di
greggio, l’operazione è concessa solo entro cisterne lavate con il sistema COW.
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Il doppio fondo non è obbligatorio se la Viene imposto che la capacità complessiva delle wing tank, del doppio fondo e
nave è stata progettata in modo che sia dei gavoni sia non inferiore a quella stabilita dalla regola 18 per le SBTs.
mantenuta sempre una pressione nega-
tiva nelle cisterne, cioè inferiore a quella
dell’acqua sull’esterno La regola 19 si applica alle petroliere con portata pari o superiore a 600 DWT con
consegna dal 1996, mentre per quelle precedenti interviene la MARPOL, Annex I,
Regulation 20 a stabilire una tabella di implementazione graduale, individuando
La capacità delle cisterne si riferisce sem- tre categorie di navi, che comunque ha come termine ultimo per l’adozione del
pre al livello di riempimento 98%
doppio scafo l’anno 2010, ad oggi dunque trascorso. Inoltre la Regola 21 prevede
particolari prescrizioni per le navi che trasportano heavy grade oil come carico
(cioè prodotti petroliferi ad alta densità e viscosità come il bitume).
SLOP TANKS
La MARPOL, Annex I, Regulation 29 stabilisce che ogni petroliera con stazza pari o
superiore a 150 GT deve essere dotata di cisterne di decantazione (slop tank) in
cui trasferire le acque sporche derivanti dal lavaggio delle cisterne o la zavorra spor-
ca; lo scopo è quello di separare l’acqua dai rifiuti oleosi che si concentreranno sulla
superficie e poter effettuare lo scarico in mare rispettando quanto stabilito dalle
regole successive in termini di concentrazione di idrocarburi nelle acque scaricate.
La capacità totale delle slop tanks non deve essere inferiore al 3% della capacità
di carico della nave, valore riducibile fino a 0,8% in casi particolari, ad esempio
per navi dotate di SBTs o di sistema COW.
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A parte qualche caso particolare, specifica- 9 fuori dalle aree speciali: è concesso lo scarico di idrocarburi solo se la nave è in
mente definito, riferito alla zona australia- navigazione, a più di 50 miglia dalla terra più vicina (nearest land), se il rateo
na e riguardante in pratica la Great Barrier
istantaneo di scarico (istantaneous rate of discharge) non eccede i 30 litri per
Reef, per «nearest land» si considera la ter-
ra più vicina utilizzando come riferimento miglio nautico, se la quantità totale scaricata non supera 1/30000 della quantità
le linee base da cui si misura l’estensione totale di carico e se la nave è munita di un sistema monitoraggio e controllo per la
delle acque territoriali; l’«istantaneous discarica degli idrocarburi e di slop tanks;
rate of discharge» è invece definito come
la quantità in litri di idrocarburi scaricata 9 entro le aree speciali: nelle aree speciali non è concessa
in un’ora, divisa per la velocità della nave: alcuna discarica di questo tipo.
l’operazione fornisce dunque la quantità
scaricata per ogni miglio nautico La regola 34 non si applica ovviamente ai casi di zavorra
completamente segregata (SBTs).
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La Convenzione MARPOL U.D.. 2
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Per il suo contenuto sono state elaborate apposite line guida attraverso le Risoluzioni
MEPC.54(32) e MEPC.86(44), ma in generale deve comprendere:
9 le procedure per effettuare il reporting di un incidente ambientale con inquinamen-
to da idrocarburi;
9 l’elenco delle Autorità o delle persone da contattare in caso di incidente;
9 una descrizione dettagliata delle iniziative da intraprendere a bordo nell’immedia-
tezza dell’emergenza per ridurre o controllare lo sversamento;
9 le procedure e i punti di
contatto a bordo per co-
ordinare le operazioni
con le Autorità.
Figura 8.14
Le procedure per gestire un incidente ambientale devono essere
parte di un SOPEP: nella foto un particolare dei danni provocati dal-
la petroliera monoscafo Exxon Valdez in seguito al suo incaglio nel
Prince William Sound, in Alaska, nel 1989, particolarmente gravi per
il valore naturalistico del sito (perirono centinaia di migliaia di uccelli
marini e migliaia tra foche, lontre e orche)
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SOPEP content
Ship identification data (Coverpage)
Table of Contents
Record of Changes
Section 2: Reporting Requirements Procedures stating when, how and what to re-
port and who to contact
Section 4: National and Local Coordination Procedures to make the coordination with the
local Authorities effective
Section 5: Non-Mandatory Information Training and drill procedures, plan review pro-
cedures, record keeping procedures, public af-
fairs policy, response equipment, salvage, etc.
Minimum Appendices:
9 List of Coastal Contacts
9 List of Port Contacts
9 List of Ship Interest Contacts
9 Required Ship’s drawings
9 General Arrangement
9 Tank Plan
9 Fuel Oil Piping Diagram
9 Further appendices on owners’ decision
NB: lists of contact are to be updated regularly
Tabella 8.2
Schema dei principali contenuti di un SOPEP
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La Convenzione MARPOL U.D.. 2
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Relativamente alle visite della nave viene ribadito il regime quinquennale con ispezio-
ni annuali già ripreso dall’Annesso I, a cui corrisponde, in termini di certificazione,
il rilascio del International Pollution Prevention Certificate for the Carriage of Noxious
Liquid Substances in Bulk, avente validità 5 anni.
Il riferimento principale dell’Annesso II è Per le caratteristiche costruttive delle navi viene richiamato l’IBC Code, mentre per
l’International Code for the Construction le tubolature e i mezzi di discarica vengono stabilite le quantità residue massime di
and Equipment of Ships carrying Dange-
carico che possono rimanere nelle cisterne e nelle relative linee (tabella 8.3) e viene
rous Chemicals in Bulk (IBC Code), ma
per le navi più vecchie l’Annesso richiama stabilito che le navi certificate per trasportare sostanze del tipo X, Y, Z dovranno avere
ancora il suo predecessore, il BCH Code uno sbocco di discarica sotto il galleggiamento.
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ANNEX II - Regulation 12
Ship age before 01/07/1986 on or after 01/07/1986 on or after
but before 01/01/2007 01/01/2007
Tabella 8.3
Massime quantità residue di carico, in litri, che possono rimanere in ciascuna cisterna e nelle relative linee di
carico in base alla data di costruzione della nave
Posto dunque che le cisterne devono essere svuotate il più possibile e premettendo
comunque che la discarica di sostanze nocive dovrebbe essere proibita, salvo per mo-
tivi di sicurezza o a causa di danni alla nave, oppure se disposto dall’Autorità perché
utile per fronteggiare specifici problemi di inquinamento, sono stabilite deroghe per
la discarica delle acque risultanti dal lavaggio delle cisterne o della zavorra, a patto
che siano rispettate le seguenti condizioni:
9 nave in navigazione ad almeno 7 nodi (ridotti a 4 se non propulsa autonomamente);
9 la discarica è effettuata sotto il livello del mare rispettando il rateo previsto per il
sistema di discarica;
9 la discarica è effettuata ad una distanza non inferiore a 12 miglia dalla terra più
vicina, su profondità non inferiori a 25 metri.
Tali norme non sono vincolanti se si tratta di sostanze i cui residui possono essere
rimossi mediante ventilazione.
L’obbligo del prelavaggio può essere de- Normalmente per i carichi di categoria X è richiesto un prelavaggio (prewash) delle
rogato se verrà imbarcato lo stesso tipo di cisterne con acqua prima che la nave lasci il porto di scarico, in seguito al quale è
carico, se la cisterna non verrà lavata o ri-
necessario conferire i residui presso centri di raccolta specializzati a terra: solo dopo
empita di zavorra in mare o se si rimuovono
i residui a mezzo ventilazione il prelavaggio l’acqua successivamente immessa può essere scaricata in mare con le
modalità descritte. Il prelavaggio si effettua mediante dispositivi rotanti che produ-
cono getti d’acqua ad alta pressione che, per le sostanze con maggior viscosità, deve
arrivare ad una temperatura di almeno 60°C.
In qualche caso il prelavaggio può essere previsto per le altre categorie, ad esempio
per prodotti di categoria Y ad alta viscosità o tendenti a solidificare, oppure se la
procedura di discarica non è stata conforme a quanto previsto dal Manuale delle do-
tazioni e delle procedure (Procedures and Arrangements Manual); tale manuale
è richiesto dalla MARPOL, Annex II, Regulation 14 ed un format standard è fornito
come allegato: deve contenere essenzialmente una descrizione degli impianti e delle
dotazioni di bordo, oltre alla descrizione delle procedure per la discarica del carico e
lo strippaggio, per il lavaggio delle cisterne e la conseguente discarica dei residui e per
lo zavorramento e dezavorramento.
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Anche l’Annesso II stabilisce requisiti per le Nella Antarctic area, definita come nell’Annesso I, di fatto l’unica area speciale previ-
strutture di conferimento a terra sta dall’Annesso II, la discarica in mare è sempre vietata (figura 8.16).
Per le navi a cui si applica il presente annesso è prevista anche la dotazione di un
giornale del carico o Registro liquidi nocivi (Cargo record book) (figura 8.17), in cui
registrare gli eventi rilevanti relativi al carico come imbarco, sbarco, movimenti inter-
ni, prelavaggio o lavaggio delle cisterne, zavorramento, discarica a mare dei residui
di lavaggio o della zavorra, discariche accidentali (con motivazione), ispezioni ecc.
Figura 8.17
Figura 8.16
Cargo record book (fonte cata-
Ai fini dell’Annesso II l’unica area speciale è quella antartica (confini approssimati) logo CAIM, Genova)
In totale analogia con il SOPEP, di cui al Paragrafo 8.7, per le navi aventi stazza pari
o superiore a 150 GT, a cui si applica l’Anesso II è previsto un Shipboard marine pollu-
tion emergency plan for noxious liquid substances.
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Tutela dell’ambiente marino MODULO 2
9.1 GENERALITÀ
Tutti i dati sulle ratifiche sono aggiornati al In origine gli Optional Annexes della MARPOl erano il terzo, il quarto e il quinto, a cui
gennaio 2016 in tempi più recenti si è aggiunto il sesto sull’inquinamento atmosferico.
Gli USA non hanno firmato l’Annesso IV, Gli annessi III, IV e V, sebbene da molti anni facciano parte del sistema MARPOL, an-
che tratta lo scarico di liquami, perché cora non sono stati ratificati in blocco: alcuni Stati hanno firmato, oltre ai primi due,
l’argomento è trattato dal loro National
solo il V, come Messico, Cuba, Maldive e Bahrain, oppure hanno mancato di ratificare
Pollutant Discharge Elimination System
(NPDES) Program, anche più restritti- il IV, come Islanda, Israele, Nuova Zelanda e addirittura gli USA.
vo, istituito dal Clean Water Act (CWA)
dell’EPA (Environment Protection Agency) Diverso è il discorso per l’Annesso VI, relativamente nuovo, e guardato ancora con
molta diffidenza, come dimostra il fatto che sia stato ratificato da soli 86 Stati, rispet-
to ai 145 (in media) degli altri Annessi, sebbene si tratti dei Paesi più rappresentativi
a livello di tonnellaggio mondiale (più del 95%): mancano ancora Paesi come Albania,
Corea, Filippine, Sri Lanka e moltissimi Stati africani, mediorientali e sudamericani.
Si riferisce cioè a sostanze che rientrano in gran parte nella famiglia delle merci peri-
colose in colli, di cui si parlerà nel Capitolo 13, per la gestione delle quali il riferimen-
to normativo principale è l’IMDG Code: lo stesso vale per il MARPOL, Annex III, che
definisce l’oggetto del testo, cioè le sostanze dannose (harmful substances), come
quelle identificate come inquinanti marini proprio dallo stesso IMDG Code, al quale
la Convenzione si rifà anche per definire cosa si intende per «packaged form».
Viene premesso che il trasporto di tali sostanze è vietato a meno di attenersi alle pre-
scrizioni del presente annesso, come vietato è lo scarico a mare a meno di motivazioni
tese a garantire la sicurezza della nave o evitare la perdita di vite umane; inoltre viene
chiesto agli Stati contraenti di elaborare specifiche prescrizioni relativamente a im-
ballaggio, marcatura, etichettatura, documentazione, stivaggio, limiti quantitativi ed
esenzioni per prevenire o limitare l’inquinamento da sostanze dannose.
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Altre regole riguardano la limitazione, per fondati motivi scientifici e tecnici, della
quantità di determinate sostanze a bordo, il lavaggio delle colature fuoribordo delle
sostanze trasportate e il regime di PSC, per il quale si prevede di verificare la familia-
rità dell’equipaggio con le procedure relative al trasporto delle sostanze dannose.
Per l’Annesso III non è necessario prevedere aree speciali in quanto non esiste la di-
scarica a mare operativa di merci in colli.
Il tema sono dunque essenzialmente le acque nere, costituite dal refluo dei ri-
fiuti biologici delle persone a bordo (figura 9.1): da sempre è il mare a svolgere
l’azione batterica che consente la decomposizione degli scarti organici degli
esseri viventi, ma in presenza di concentrazioni antropiche rilevanti la sua
azione può non essere più sufficiente e l’immissione di tali scarti, per quanto
naturali, può diventare un problema (figura 9.2); l’attenta gestione delle acque
di scolo non si può trascurare neanche per le navi, in particolare per le navi
passeggeri che spesso trasportano un numero di persone pari agli abitanti di
una piccola città.
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L’Annesso IV si applica a tutte le navi con stazza pari o superiore a 400 GT e alle navi
passeggeri anche con stazza inferiore, se certificate per trasportare più di 15 persone.
Come per gli altri annessi sono previste visite periodiche, qui limitate a quelle di rin-
novo quinquennali e alle visite occasionali, oltre alla visita iniziale: esse servono per il
controllo delle condizioni della nave e dei suoi equipaggiamenti finalizzato al rilascio
ed al mantenimento dell’International Sewage Pollution Prevention (ISPP) Certificate,
avente validità 5 anni, di cui la Convenzione riporta un format standard in appendice.
Per essere conformi all’Annesso IV si richiede alle navi di essere dotate di uno dei tre
seguenti sistemi (ma per le navi passeggeri solo il primo o il terzo):
1) un impianto per il trattamento del sewage approvato rispondente gli standard IMO
(Risoluzioni MEPC.2(VI) e MEPC.159(55));
2) un impianto di triturazione e disinfezione approvato, dotato di sistema di con-
servazione temporanea del sewage per i periodi in cui la nave si trova a meno di 3
miglia dalle terre più vicine;
Le cisterne utilizzate per raccogliere e con- 3) una holding tank con capacità adeguata per la conservazione del sewage con indi-
tenere il sewage sono dette holding tank
catore di livello.
Anche nel caso del sewage la discarica in mare viene dichiarata proibita, a meno di
motivazioni tese a garantire la sicurezza della nave o la salvezza di vite umane, oppu-
re per perdite accidentali dovute a danni alla nave, ma sono anche previste deroghe
qualora siano soddisfatte alcune condizioni:
9 se la nave sta utilizzando un impianto per il trattamento del sewage approvato,
rispondente agli standard IMO, tale da non rilasciare elementi solidi galleggianti e
provocare tracce visibili in acqua;
9 se la nave utilizza i sistemi più semplici previsti a patto che la discarica avvenga ad
almeno 3 miglia dalla terra più vicina, se il sistema consente triturazione e disinfe-
zione, o 12 miglia se il sistema non consente triturazione e disinfezione; inoltre se
si tratta di sewage che è stato contenuto in una holding tank o proveniente da spazi
con presenza di animali vivi la discarica deve avvenire con nave in navigazione ad
almeno 4 nodi, con un rateo approvato.
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9 olio da cucina (cooking oil): ogni tipo di grasso animale o vegetale commestibile
utilizzato per cucinare cibi;
9 carcasse di animali (animal carcasses): il corpo di ogni animale morto, o a cui è
stata praticata l’eutanasia, a bordo durante il viaggio;
I residui del carico sono tali se non è pos- 9 residui di carico (cargo residues): ogni rimanenza a bordo, sul ponte o nelle stive,
sibile rimuoverli usando i normali mezzi di di carichi secchi o liquidi non coperti da altri annessi MARPOL, anche ricompresi
discarica e comunque non devono essere
nelle acque di lavaggio;
classificati come dannosi per l’ambiente
marino; lo stesso vale per le sostanze di 9 residui da incenerimento (incinerator ashes): il risultato del processo di incene-
lavaggio
rimento di spazzatura effettuato con l’inceneritore di bordo.
9 the Gulfs area: definita come area limitata a Sud dalla lossodromia tra Ras al Hadd
e Ras al Fasteh (punti definiti a mezzo coordinate), che comprende in pratica il
Golfo Persico e gran parte del Golfo di Oman;
9 the North Sea area: definita come l’area del Mare del Nord limitata a NW da un pun-
to nei pressi delle Faroe Islands e comprendente il Canale della Manica, esteso fino
all’estremità nord occidentale della Francia, e lo Skagerrak, esteso fino allo Skaw
(tutti i punti definiti a mezzo coordinate);
9 the Antarctic area: definita come area a Sud della latitudine 60°S;
La Wider Caribbean Region esisteva già per 9 the Wider Caribbean Region: definita come area comprendente il Golfo del Messico,
altri scopi ed è stata istituita da una Con- il Mar dei Caraibi e una buona parte dell’Oceano Atlantico antistante che abbrac-
venzione internazionale del 1983 finalizzata
cia anche le coste di Venezuela, Guyana e Suriname (tutti i punti definiti a mezzo
alla sua protezione e sviluppo
coordinate).
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Per le altre tipologie di rifiuti valgono invece altre deroghe, diversificate soprattutto
in base al trovarsi o meno in una special area; la tabella 9.1 riassume le prescrizioni
dell’Annesso V per la discarica del garbage indicando le distanze minime di discarica
dalle terre più vicine, posto che la nave deve essere in navigazione.
Tabella 9.1
Possibilità di discarica di diverse tipologie di rifiuti, fuori e dentro le aree speciali, con nave in navigazione
Entro le special area gli scarti di cibo non devono essere contaminati da altri rifiuti
Per la Antarctic area è espressamente ri-
chiesto che esista la possibilità di mante-
e addirittura i rifiuti comprendenti pollame o volatili in generale devono essere resi
nere i rifiuti a bordo e scaricarli al ritorno, sterili; inoltre lo scarico di residui del carico, indicato in tabella 9.1 come possibile a
in apposite strutture a terra 12 NM, comprende anche i prodotti utilizzati per le acque di lavaggio delle stive, se
non pericolosi, ed è effettivamente possibile se nel viaggio la nave non esce mai dalle
aree speciali e se nei porti toccati non sono disponibili strutture per il conferimento
a terra.
Per l’organizzazione e la registrazione di quanto attiene alla gestione dei rifiuti a bor-
do sono previsti alcuni strumenti specifici:
9 Piano di gestione dei rifiuti (garbage management plan): è il piano conforme
con le linee guida IMO, obbligatorio per tutte le navi con stazza pari o superiore
Viene espressamente richiesto che sulle
navi con lunghezza pari o superiore a 12 a 100 GT, per le navi passeggeri con stazza inferiore se certificate per trasportare
m le norme relative alla discarica in mare di più di 15 persone e per le piattaforme galleggianti, che contiene le procedure per
rifiuti siano riportate in appositi cartelloni raccogliere, conservare, trattare e scaricare i rifiuti, comprendendo l’uso degli equi-
da affiggere a bordo ad uso di equipaggio paggiamenti di bordo e individuando la persona responsabile della conduzione del
e passeggeri
piano stesso;
9 Registro di scarico dei rifiuti (Garbage Record Book) (figura 9.7): è obbligatorio
per tutte le navi con stazza pari o superiore a 400 GT, per le navi passeggeri con
stazza inferiore se certificate per trasportare più di 15 persone, dirette verso un
altro Stato firmatario, e per le piattaforme galleggianti; deve contenere l’annota-
zione di tutte le operazioni inerenti la gestione dei rifiuti quali la discarica, anche
accidentale, con motivazione, e l’incenerimento (data, ora, posizione della nave,
tipologia e quantità dei rifiuti scaricati o inceneriti); ai fini della sua compilazione
i rifiuti sono stati ricondotti alle 9 categorie contrassegnate da una lettera ben pre-
cisa ed elencate in tabella 9.2.
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Garbage Category
plastics A
food wastes B
domestic wastes C
cooking oil D
incinerator ashes E
operational wastes F
cargo residues G
animal carcasses H
fishing gear I
Tabella 9.2
Codici per la categoria dei rifiuti a bordo
Il Garbage Record Book va tenuto a bor- L’Annesso V invita gli Stati Contraenti, so-
do, compilato anche in inglese, francese o prattutto se facenti capo ad aree speciali, a
spagnolo, firmato dal Comandante in ogni
dotare i propri porti di adeguate strutture per
pagina completata e conservato per almeno
due anni dopo l’ultima annotazione il conferimento a terra di rifiuti, inoltre, come
per gli altri annessi, viene ribadito che quanto
previsto è oggetto di verifica in fase di PSC.
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Anche in questo caso viene ribadito il regime quinquennale di visite alla nave da parte
dell’Amministrazione di bandiera con ispezioni intermedie e annuali, riservato alle
navi con stazza pari o superiore a 400 GT e alle piattaforme fisse e galleggianti; esso
riguarda solo le prescrizioni relative al controllo delle emissioni e conduce al rilascio
dell’International Air Pollution Prevention (IAPP) Certificate con validità 5 anni e del
quale l’Annesso VI riporta un format standard.
L’IEE Certificate cessa di essere valido solo Allo IAPP Certificate sia affianca l’Engine International Air Pollution Prevention Certifi-
in caso di una modifica significativa della cate (EIAPP Certificate), previsto dal NOX Technical Code, adottato con la Risoluzione
nave, in seguito alla quale è prevista una
MEPC.177(58) come modificata dalla Risoluzione MEPC.251(66), che attesta la ri-
nuova visita, parziale o totale, o al cambia-
mento di bandiera spondenza del motore ai requisiti imposti in termini di emissioni di ossidi di azoto;
inoltre, per le navi a cui si applica la nuova parte dell’Annesso VI relativa all’efficienza
energetica, di cui si parlerà più avanti, è prevista la verifica della conformità alle rela-
tive prescrizioni in occasione di una visita iniziale che conduce al rilascio di un Inter-
national Energy Efficiency (IEE) Certificate avente durata illimitata (figura 9.9).
Figura 9.10
Aree speciali previste dall’Annesso VI: l’area nord europea, in
arancione, riguarda le sole emissioni di ossidi di zolfo, mentre
l’area americana, in rosso, riguarda sia le emissioni di SOX, sia
quele di NOX (confini approssimati)
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OZONE-DEPLETING SUBSTANCES
Il Protocollo di Montreal ha importanza Si tratta di sostanze specificamente definite dal protocollo di Montreal del 1987
almeno pari al più famoso protocollo di e rappresentate essenzialmente dai clorofluorocarburi (CFC) cioè sostanze, come
Kyoto: il primo si occupa in particolare del
ad esempio il metano, in cui è stata operata una sostituzione degli atomi di idro-
buco nell’ozono, il secondo del riscalda-
mento globale (gli USA sono fra gli Stati geno con atomi di alogeni (cloro, fluoro, bromo), ottenendo ad esempio i freon
che non hanno ancora ratificato il protocol- utilizzati per la refrigerazione o gli halon usati per l’antincendio.
lo di Kyoto)
L’annesso VI vieta installazioni che contengono sostanze lesive dell’ozono diver-
se dagli idroclorofluorocarburi per le navi costruite o consegnate dal 19 maggio
2005, mentre per gli idroclorofluorocarburi il riferimento temporale è il 01 gen-
naio 2020; le navi che non ricadono nel divieto devono mantenere un ozone-
depleting substances record book, dove siano registrate le operazioni di ricarica e
manutenzione delle apparecchiature che le utilizzano e le discariche nell’atmo-
sfera, inoltre tali apparecchiature devono essere registrate nello IAPP Certificate.
Le prescrizioni su NOX riguardano anche L’annesso VI regolamenta le emissioni dei motori diesel con potenza pari o su-
motori non necessariamente nuovi ma che periore a 130kW su navi costruite dopo il 01 gennaio 2000, salvo che siano usati
subiscono una modifica significativa suc-
solo per le emergenze o che siano installati su navi che rimangono entro le acque
cessivamente a date specificate
territoriali (ma in questo caso servono comunque misure alternative); la tabella
9.3 riassume le prescrizioni dell’annesso in termini di limiti delle emissioni di
NOX in g/KWh, forniti in funzione dei giri al minuto n del motore.
Giri motore
Data di costruzione n < 130 rpm 130 ≤ n < 2000 rpm n ≥ 2000 rpm
Tabella 9.3
Prescrizioni MARPOL relative alle emissioni di NOX
Gli standard specificati per le navi costruite dopo il 01/01/2016 sono riferiti solo
alle navi operanti entro una emission control area, inoltre non si applicano alle
navi con motore avente potenza inferiore a 750 kW, se ne viene dimostrata l’im-
possibilità a conformarsi a tali limiti, e alle unità da diporto con lunghezza in-
feriore a 24 metri.
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I limiti imposti per le navi costruite dopo il 01/01/2000 e prima del 01/01/2011
si applicano anche alle navi costruite a partire dal 01/01/1990 aventi motore con
potenza superiore a 5000 kW e una cilindrata unitaria pari o superiore a 90 litri.
Tabella 9.4
Prescrizioni MARPOL relative al massimo contenuto di zolfo nei combustibili marini
I VOC possono provenire anche da vernici 9 gestione dei composti organici volatili (Volatile Organic Compounds – VOC):
e prodotti per la pulizia, oltre che dalla ben- si tratta di idrocarburi gassosi prodotti soprattutto dal petrolio greggio durante il
zina delle auto (benzene) trasporto, particolarmente dannosi per l’ambiente; l’Annesso VI regolamenta rela-
tivamente alla dotazione delle petroliere di un sistema di recupero dei VOC e alla
conseguente installazione di impianti corrispondenti nei terminal portuali, richie-
dendo anche l’implementazione, a bordo, di un approvato VOC management plan;
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Riguardo agli inceneritori sono stabilite an- 9 processi di incenerimento a bordo (shipboard incineration): a bordo è possibile
che indicazioni per il manuale di istruzioni, incenerire sostanze e rifiuti solo entro appositi inceneritori aventi caratteristiche
la formazione degli addetti all’utilizzo e il
stabilite in un allegato all’annesso, salvo per il caso di morchie e fanghi di depu-
monitoraggio della temperatura
razione (sewage sludge) il cui incenerimento può avvenire, se al di fuori dei porti,
anche attraverso i normali impianti e boiler della nave; è vietato l’incenerimento di
residui dei carichi regolamentati nei primi tre annessi della MARPOL e imballaggi
da essi contaminati, di policlorobifenili (polychlorinated biphenyl - PCB), spaz-
zatura come definita dall’Annesso V con più che tracce di metalli pesanti, prodotti
petroliferi raffinati contenenti componenti alogeni, morchie e fanghi di depura-
zione non prodotti a bordo, residui del sistema di lavaggio dei gas di scarico
(exhaust gas cleaning system);
9 strutture di conferimento a terra (reception facilities): viene richiesto agli Stati
contraenti di approntare strutture adeguate per il ricevimento di residui del siste-
ma di lavaggio dei gas di scarico e di sostanze lesive dell’ozono, anche in termini di
smaltimento di apparati contenenti tali sostanze;
Il combustibile deve essere costituito da 9 disponibilità e qualità del combustibile (fuel oil): è richiesto ad ogni Stato contra-
una miscela di idrocarburi derivati da pro- ente di fare in modo che nei propri porti sia garantita la disponibilità, da parte di
cessi di raffinazione del petrolio ed essere fornitori iscritti in apposito registro, di combustibile di tipologia tale da soddisfare
privo di acidi inorganici e ogni additivo
chimico che possa essere pericoloso, in-
i requisiti dell’Annesso VI, mentre alle navi si richiede di notificare alla propria
quinante o nocivo per le persone; se pro- Amministrazione di bandiera e alle Autorità di destinazione qualunque difficoltà
dotto in modo diverso dalla raffinazione del riscontrata per procurarsi il combustibile necessario, posto che, qualora venisse-
petrolio valgono le stesse condizioni a cui ro riscontrate non conformità da parte dello Stato costiero, bisognerà dimostrare
si aggiunge il rispetto dei limiti di SOX e
tutti gli sforzi profusi per ottemperare alle normative dell’Annesso VI; per le navi
successivamente alla combustione di NOx
munite di IAPP Certificate è altresì obbligatorio compilare un bollettino di con-
segna (bunker delivery note) contenente le informazioni su nave e fornitore e le
principali caratteristiche del combustibile acquistato (nome, quantità, densità a
15°C, contenuto di zolfo ecc.), da accompagnare con un campione del combusti-
bile stesso.
Un ambito MARPOL ancora più nuovo è La Resolution MEPC.203(62) ha introdotto un nuovo capitolo (il numero 4) nell’An-
quello che riguarda il noise reduction nesso VI che riguarda l’efficienza energetica delle navi (energy efficiency for ships);
esso si applica alle navi con stazza pari o superiore a 400 GT, a meno che non siano
impiegate solo entro le acque di uno Stato membro, inoltre non si applica in caso di
propulsione diesel-elettrica, a turbina o ibrida.
Le categorie di navi considerate per valuta- Le prescrizioni di questa nuova parte riguardano essenzialmente la definizione di un
re l’efficienza energetica sono bulk carrier, indice di efficienza energetica raggiunto, Attained Energy Efficiency Design Index (At-
gas carrier, tanker, container ship, general
tained EEDI), da confrontare con un massimo valore richiesto dello stesso indice, Re-
cargo ship, refrigerated cargo carrier, com-
bination carrier, passenger ship, veichle quired Energy Efficiency Design Index (Required EEDI); il calcolo dell’Attained EEDI va
carrier, ro-ro cargo ship e ro-ro passenger eseguito per le navi nuove, intese come navi di categorie ben definite commissionate
ship o iniziate a costruire dal 1 luglio 2013 o consegnate dal 1 luglio 2015, comprendendo
anche le navi nuove che subiscono modifiche significative o le navi esistenti che subi-
scono modifiche talmente significative da essere considerate nuove.
147
MODULO
M O DU
DULO
U LLO
O 2 Tutela dell’ambiente marino
L’Attained EEDI viene calcolato in conformità con le linee guida stabilite nella Resolu-
tion MEPC.245(66) del 4 aprile 2014 «2014 guidelines on the method of calculation of
the attained Energy Efficiency Design Index (EEDI) for new ships»: si tratta di un cal-
colo piuttosto complesso che prende in considerazione la capacità (portata o stazza
lorda a seconda del tipo di nave) della nave, le sue dimensioni e velocità, la potenza
dell’apparato motore, i consumi, il combustibile utilizzato, fattori correttivi che di-
Per confronto con le emissioni delle navi pendono da particolari soluzioni costruttive ecc. Si giunge ad un valore, nell’ordine di
si pensi che una Fiat 500 1.4 16v emette diverse migliaia, che esprime i grammi di CO2 emessi per ogni tonnellata di carico al
149 gCO2/Km miglio nautico (gCO2/tnm).
dove X è un fattore di riduzione tabulato, diverso per i vari tipi di navi, dipendente
dalle loro dimensioni e dalle fase di implementazione dell’Annesso VI, mentre il refe-
rence line value è dato da:
Sono previste 4 fasi di implementazione del Ogni nave deve essere dotata di uno Ship Energy Efficiency Management Plan (SEEMP)
Capitolo 4 dell’Annesso VI: si parte dal 1 realizzato in base alle linee guida IMO, che può anche essere incorporato del SMS.
gennaio 2013 per arrivare oltre il 1 gennaio
2025
148
La Convenzione MARPOL U.D.. 2
U.D
149
MODULO
M O DU
DULO
U LLO
O 2 Tutela dell’ambiente marino
150
MODULO 2 Tutela dell’ambiente marino
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
1. Il MARPOL, Annex I: V F
riguarda solo il petrolio greggio
riguarda principalmente l’inquinamento operativo
riguarda solo le petroliere
riguarda anche i prodotti petrolchimici
2. Tra le aree speciali dell’Annesso I si ha: V F
il Mar Mediterraneo
il Mar Baltico
il Golfo del Messico
il Canale della Manica
3. Le SBTs: V F
contengono «zavorra pulita»
contengono «zavorra segregata»
devono garantire specifiche condizioni di stabilità
vanno collocate verso l’esterno, a protezione degli spazi di carico
4. Le navi non petroliere superiori a 400 GT devono avere: V F
uno IOPP
un SOPEP
Oil record book – Part I
Oil record book – Part II
5. La discarica di idrocarburi dagli spazi del carico delle petroliere: V F
nelle aree speciali è vietata
fuori dalle aree speciali è vietata
nelle aree speciali deve avvenire a 50 mg dalla costa
fuori dalle aree speciali deve avvenire in navigazione, a 50 mg dalla costa, con un certo rateo e quantità
6. Il MARPOL, Annex II: V F
riguarda le sostanze chimiche
individua 5 categorie di sostanze
limita le quantità residue di carico nelle cisterne
riguarda anche i prodotti petrolchimici
7. Il MARPOL, Annex IV: V F
si rifà all’IMDG Code
riguarda l’inquinamento da liquami fognari
consente lo scarico in quasi tutto il mondo di sewage specificamente trattato senza limiti
consente lo scarico in quasi tutto il mondo di sewage specificamente trattato solo a 12 mg dalla costa
8. Il MARPOL, Annex V: V F
riguarda gli scarti di cibo
riguarda il pesce fresco
151
MODULO
M O DU
DULO
U LLO
O 2 Tutela dell’ambiente marino
152
MODULO 3
Rischi legati alla tipologia
di carico trasportato
SOMMARIO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck depart- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
ment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
ne del Mezzo Navale»
MONITORA LA CARICAZIONE, LO STIVAGGIO, IL
RIZZAGGIO, CURA DURANTE IL VIAGGIO E SBAR- IDENTIFICARE, DESCRIVERE E COMPARARE LE
CO DEL CARICO TIPOLOGIE E FUNZIONI DEI VARI MEZZI E SISTE-
MANTENERE LE CONDIZIONI DI NAVIGABILITÀ MI DI TRASPORTO IN RIFERIMENTO ALL’ATTIVITÀ
DELLA NAVE MARITTIMA
GESTIRE IN MODO APPROPRIATO GLI SPAZI A
Maneggio del carico, stivaggio e rizzaggio BORDO E ORGANIZZARE I SERVIZI DI CARICO E
Conoscenza dell’effetto del carico, includendo i SCARICO, DI SISTEMAZIONE DELLE MERCI E DEI
carichi pesanti, sulle condizioni di navigabilità e PASSEGGERI
stabilità della nave OPERARE NEL SISTEMA QUALITÀ NEL RISPETTO
Conoscenza del sicuro maneggio, stivaggio e DELLE NORMATIVE DI SETTORE SULLA SICUREZZA
rizzaggio dei carichi, compreso i carichi peri-
colosi, rischiosi e nocivi ed il loro effetto sulla Rispettare le procedure e assumere comporta-
sicurezza della vita e della nave menti adeguati all’attività svolta
Stabilità della nave Valutare i rischi degli ambienti di lavoro, verifi-
Conoscenza dell’uso e utilizzo delle tavole della cando la congruità dei mezzi di prevenzione e
stabilità, dell’assetto e degli sforzi, diagrammi e protezione ed applicando le disposizioni legi-
attrezzature per il calcolo dello stress slative
Applicare la segnaletica e la documentazione
sulla sicurezza
Rischi legati alla tipologia di carico trasportato MODULO 3
10 Carichi deformabili
Il trasporto di merci alla rinfusa non fa immediatamente pensare a qualcosa di pericoloso, soprattutto se si tratta
di grano, orzo, soia e prodotti simili. Proprio le granaglie tuttavia sono quelle che fra i carichi solidi nascondono
le minacce più inaspettate!
10.1 GENERALITÀ
I problemi legati ai carichi alla rinfusa sono I carichi deformabili sono quelli che si muovono, per propria natura, in seguito ai moti
stati introdotti nei Capitoli 19 e 20 del pri- della nave, con conseguente spostamento del proprio centro di gravità: essi possono sem-
mo volume di Fondamenti di Costruzione e
plicemente cambiare posizione, come avviene per i carichi pendolari, o possono cambiare
Gestione della nave
anche la forma del volume che occupano, come avviene per i carichi scorrevoli e liquidi.
In ogni caso la loro presenza a bordo può provocare una seria compromissione delle
condizioni di stabilità, che com’è noto è una delle qualità nautiche della nave da valu-
tare con grande attenzione e rappresenta probabilmente la prima preoccupazione per
eseguire un buon piano di carico.
I carichi sospesi non fanno che riproporre il Quando un certo peso viene sostenuto soltanto con una gru che lo solleva attraver-
principio del filo a piombo, classico meto- so un cavo, è come se tale peso fosse applicato direttamente sulla testa della gru, o
do di ricerca della direzione verticale
meglio nel punto in cui il cavo è vincolato ad una struttura solida: in effetti il cavo si
mantiene sempre verticale, cioè allineato con la direzione in cui agisce la forza di gra-
vità, dunque la posizione di vincolo è sempre attraversata dalla retta di azione della
forza peso del carico sospeso.
Figura 10.1
Una volta che un peso viene sollevato si comporta come se fosse applicato sulla testa della gru, a
qualsiasi altezza lo si porti
155
MODULO
M OD
DUU LO
LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
La teoria del calcolo delle nuove condizioni di stabilità in seguito alla movimentazione
di pesi a bordo ci offre alcune formule per valutare l’effetto dei carichi pendolari, sia nel
caso in cui il peso si trovi già a bordo e da lì venga sollevato (caso di spostamento), sia nel
caso in cui il peso si trovi a terra e vada trasferito sulla nave (caso di imbarco).
In entrambi i casi l’elemento da determinare è la quota del punto di vincolo del cavo,
utile per calcolare la distanza verticale di spostamento o la quota di caricazione se il
peso non era inizialmente a bordo (figure 10.2 e 10.3); la formula per valutare lo spo-
stamento del baricentro è la nota:
p>z
GG' 10.1
6
dove la distanza verticale z assume diversi significati a seconda del problema proposto.
Figura 10.2
È importante capire come calcolare l’effettiva altezza di ap-
plicazione del peso note le dimensioni della gru (in partico-
lare la lunghezza del braccio b) e il suo angolo d’inclinazione
156
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
Figura 10.3
A seconda che si sposti semplicemente il peso (a sinistra) o che lo si imbarchi (a destra) si utilizzano diversi valori di z, come è noto dalla teoria
della nave; nel caso dell’imbarco, per questo tipo di movimentazioni, è sufficiente normalmente il metodo dei pesi di lieve entità
(VHPSL GDWLGDFXUYHLGURVWDWLFKHGLVSRQLELOLFRPHHVSDQVLRQHRQOLQH
9 Una nave avente immersione media Tm = 6,00m solleva un peso di 39t dal fondo della stiva (quota sulla baseline pari
a 2,5m) sollevandolo con la propria gru avente braccio lungo 16,4m. Per giungere sulla verticale del carico è necessario
inclinare il braccio di 32° rispetto alla verticale. Calcolare la nuova altezza metacentrica conoscendo quella iniziale, pari a
GM = 0,48m, e la quota del ponte di coperta (punto di articolazione) sulla baseline, pari a 9,8m.
Una volta che il peso è sollevato è come se fosse collocato sulla testa della gru, la cui quota sulla baseline si trova
sommando alla quota della base il contributo verticale del braccio inclinato, cioè Z = 9,8 + 16.4 · cos32° = 23,7m, da
cui si ottiene l’entità dello spostamento confrontando questo valore con la posizione iniziale del peso z = 23,7 – 2,5 =
21,2m. Ricavato dalle tavole il dislocamento Δ = 12019t si può calcolare lo spostamento del baricentro GG’ = (p · z) /
Δ = 0,07m, da cui si ha la nuova altezza metacentrica (GM)’ = GM – GG’ = 0,41m.
9 Una nave avente immersioni TA = 4,55m, TF = 4,95m carica un peso di 85t sollevandolo dalla banchina del molo con la
propria gru avente braccio lungo 12,5m. Per giungere sulla verticale del carico è necessario inclinare il braccio di 54°
rispetto alla verticale. Calcolare la nuova altezza metacentrica e l’angolo di sbandamento provocato dal sollevamento
conoscendo l’altezza metacentrica iniziale, pari a GM = 1,12m, e la quota del punto di articolazione del braccio della gru
sulla baseline, pari a 18,9m.
Una volta che il peso è sollevato è come se fosse collocato sulla testa della gru, la cui quota sulla baseline si trova
sommando la quota della base al contributo verticale del braccio inclinato, cioè Z = 18,9 + 12.5 · cos54° = 26,2m, da
cui si ottiene la quota di imbarco sul galleggiamento (metodo dei pesi di lieve entità) con
z = T – Z = 4,75 – 26,2 = –21,45m. Ricavato dalle tavole il dislocamento Δ = 9239t si
,QROWUHQHOODVH]LRQH può calcolare lo spostamento del baricentro GG’ = (p · z) / Δ = – 0,20m, da cui si ha la nuova
RQOLQHWURYHUHWH altezza metacentrica (GM)’ = GM + GG’ = 0,92m. Con la nuova altezza metacentrica si può
• Curve idrostatiche calcolare l’angolo di sbandamento con le formule note posto y = 12,5 · sen54° = 10,1m,
ottenendo tgq = (p · y) / (Δ · GM) = 0,10108, da cui q = 5,8°.
157
MODULO
M OD
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
I carichi liquidi provocano problemi anche se Questo accade solo se i carichi liquidi presentano effettivamente una superficie libera
non chiusi entro le cisterne: i ponti devono (free surface), cioè sono liberi di muoversi all’interno delle cisterne che li contengo-
essere continuamente liberati dall’acqua che
no, eventualità possibile solo se il livello di riempimento è limitato: una cisterna piena
vi si può concentrare per effetto dei fenomeni
meteomarini o anche, addirittura, per l’attiva- al 100% infatti non provocherà alcuna riduzione di stabilità perché il carico liquido al
zione dei sistemi antincendio ad acqua suo interno si comporta come un carico statico.
Una certa quantità di liquido collocata su un mezzo soggetto a sensibili movimenti come
una nave, assumerà in ogni istante forme diverse rispondendo liberamente alla forza di
gravità e il suo baricentro occuperà posizioni continuamente variabili (figura 10.4).
Figura 10.4
I carichi liquidi sono i carichi deformabili per eccellenza, infatti cambiano continuamente forma e posizione
del baricentro
La forza peso del carico assume direzioni Lo spostamento del baricentro del carico nella direzione dell’inclinazione farà dimi-
sempre variabili rispetto alla nave, ma non nuire il braccio di stabilità, esattamente come farebbe lo spostamento del baricentro
va dimenticato che in realtà rimane fissa
verso l’alto di un’entità molto maggiore rispetto all’effettivo spostamento semi-oriz-
lungo la verticale ed è la nave a muoversi
intorno ad essa! zontale; l’effetto è rappresentato in figura 10.5 dove GV rappresenta la posizione vir-
tuale del baricentro, che in realtà si è mosso da G a G’.
La superficie dei centri di carena isocare- Per valutare l’innalzamento virtuale del baricentro GGV, detto FSE (Free-Surface Effect) si
nici, luogo geometrico delle possibili posi- usa paragonare il movimento del baricentro di un carico liquido a superficie libera al movi-
zioni di B, è stato trattato nel primo volume
mento a cui è soggetto il centro di carena isocarenico della nave in seguito alle inclinazioni:
di Fondamenti di Struttura e Costruzione
della Nave per questo si usa parlare di carena liquida. È noto che, per inclinazioni limitate, la retta
d’azione della spinta idrostatica di una nave converge sempre in un punto chiamato me-
tacentro, dunque lo stesso farà la retta d’azione della forza peso del liquido, con un effetto
simile a quello di un carico sospeso, virtualmente posizionato molto più in alto rispetto alla
realtà (figura 10.6).
158
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
Figura 10.5
In rosso sono rappresentate le diverse condizioni di azione della forza peso
del liquido in seguito ad un’inclinazione della nave: l’effetto sul baricentro è
quello dello spostamento da G a G’ che provoca una riduzione del braccio
di stabilità pari a quella che si avrebbe se G fosse collocato in GV – nuovo Figura 10.6
braccio GVZV (per semplicità G’ è posto sulla direttrice GZ, cioè sul braccio
I carichi liquidi si comportano come se fossero carichi pendolari
di stabilità, ma nella realtà avrà come unico vincolo in termini di direzione
sospesi in un punto più in alto dell’entità z, calcolabile a partire dal
di spostamento la direzione in cui si sposta il baricentro del carico liquido)
momento d’inerzia trasversale delle superficie liquida
Il raggio metacentrico è stato affrontato nel Sfruttando l’analogia con il metacentro, per trovare il punto di sospensione virtuale
primo volume di Fondamenti di Costruzio- si può applicare proprio la relazione già studiata in teoria della nave per ottenere il
ne e Gestione della nave al Paragrafo 12.4,
raggio metacentrico, che confronta il momento d’inerzia della figura di galleggiamento
mentre il calcolo del momento d’inerzia si
trova al Paragrafo 8.2 dello stesso testo con il volume di carena: qui il rapporto sarà tra il momento d’inerzia della superficie
liquida e il volume della carena liquida, cioè il volume del carico liquido, come mo-
strato dalla relazione 10.2 che fornisce in pratica la distanza z tra la reale posizione
del baricentro del carico liquido ed il punto di sospensione virtuale.
ix
z 10.2
v
dove ix è il momento d’inerzia trasversale della superficie libera (cioè calcolato rispet-
to all’asse longitudinale x) e v è il volume del liquido coinvolto.
Anche in questo caso si è interessati alle sole inclinazioni che avvengono sul piano trasver-
sale, cioè quelle per cui le condizioni di stabilità sono più precarie, ed è dunque evidente
come il momento d’inerzia della superficie liquida vada calcolato rispetto all’asse x; ricor-
dandone l’espressione per forma rettangolare, riproposta dalla 10.3, risulta chiaro come
la quota del punto di sospensione sia tanto maggiore quanto più risulta estesa in senso
trasversale la cisterna, visto che la larghezza l interviene con proporzionalità cubica.
L · l3
ix m 4 10.3
12
159
MODULO
M OD
DUU LO
LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
Figura 10.7
Il comportamento dei liquidi a bordo è molto variabile in base alla
presenza di suddivisioni longitudinali
L · l / n
3
i'x n · 10.4
12
L l3 2 i
Figura 10.8
i'x 2 · · · ix x
Nel caso delle gas carrier o delle OBO (Ore-Bulk-Oil) è possibile ridurre 12 8 8 4
le superfici libere rispettando i livelli di riempimento
160
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
L l3 3 i
i'x 3 · · · ix x
12 27 27 9
(VHPSLR
9 Calcolare il momento d’inerzia causato da una cisterna del carico parzialmente riempita di una nave petroliera, sapendo
le dimensioni L = 35m e l = 25,4m, in assenza di suddivisioni longitudinali, quindi ipotizzando una suddivisione e infine
due suddivisioni.
L · l3
i'x 47795,6 m4
12
i
i'x x 11948,9 m4
4
i
i'x x 5310,6 m4
9
L’utilità pratica delle considerazioni presentate consiste nel calcolo del free surface
effect considerato come riduzione dell’altezza metacentrica, possibile utilizzando la
quantità z calcolata con la 10.2 come distanza di spostamento verticale del peso:
p · z p ix
GGv FSE · 10.5
6 6 v
Infine sarà:
161
MODULO
M OD
DUU LO
LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
(VHPSL GDWLGDFXUYHLGURVWDWLFKHGLVSRQLELOLFRPHHVSDQVLRQHRQOLQH
9 Calcolare il FSE dovuto ad una cassa rettangolare parzialmente riempita di acqua di zavorra avente dimensioni L = 14,2m
e l = 6,6m, collocata su una nave avente dislocamento Δ = 14000t.
Si calcola il momento d’inerzia della cassa con la 10.3, trovando i X = 340,2m 4, quindi si applica la 10.6
ipotizzando che la densità del carico liquido, trattandosi di acqua di zavorra, sia pari al valore standard per
l’acqua di mare (t = 1,025t/m 3); si trova FSE = 0,02m
9 Una nave inizialmente galleggiante even keel con un valore di immersione media Tm = 7,60m ed una iniziale quota
del baricentro KG = 7,65m, imbarca le seguenti quantità di liquidi in due coppie di casse simmetriche, che rimangono
riempite parzialmente:
Determinare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica tenendo conto delle superfici libere, sapendo che
il diesel oil caricato come fuel ha densità t = 0,900t/m3.
Al valore di immersione media iniziale corrisponde un dislocamento di Δ = 15693t e un KM di 8,24m che conduce a
GM = 0,59; il totale dei pesi movimentati risulta PTOT = 740t, da cui si ottiene, con le procedure note, Tm’ = 7,92m,
per la quale, dalla tavole, si ha KM’ = 8,25m.
Ricavati anche gli altri dati necessari si trovano
le nuove immersioni TA = 8,46m e TF = 7,36m,
mentre relativamente alla stabilità si trova che il
momento verticale totale (escluso il dislocamento
iniziale, quindi ottenuto solo coma sommatoria
dei prodotti p · Z) risulta MZ = 3040t · m, da cui
ha KG’ = 7,49m, che sottratto a KM’ fornisce
GM’ = 0,76m.
162
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
In qualche caso la riduzione di stabilità diventa solo un problema secondario tra quel-
li legati al trasporto di carichi liquidi: quando una nave cisterna si trova a navigare
con mare particolarmente agitato, si hanno grandi quantità di liquido che si muovono
da una parte all’altra delle cisterna, producendo carichi considerevoli sulle paratie in-
terne. Questo fenomeno si chiama sloshing e può produrre gravi danni strutturali; l’au-
mento della suddivisione con paratie longitudinali è certamente utile per ridurlo, ma
ancora più efficace è il rispetto dei livelli di riempimento della cisterna (almeno 98%).
Le navi bulk sono strutturalmente molto semplici, caratterizzate da stive a tutta lar-
ghezza dotate di grandi boccaporte attraverso le quali il carico viene immesso e pre-
levato a mezzo di benne (figure 10.10 e 10.11); esistono tuttavia anche le cosiddette
OBO (Ore Bulk Oil) o Combination Carrier cioè navi bulk proviste di tubolature, pom-
pe e sistemi a gas inerte che le rendono adatte a trasportare anche liquidi.
Versando un sacchetto di zucchero o di riso Il formato granulare delle rinfuse secche le rende capaci di scorrere in seguito ai mo-
sul tavolo si nota come esso si disponga vimenti della nave sul mare ondoso, infatti esse si dispongono naturalmente a bordo
formando un cono, caratterizzato da una
andando a costituire una forma conica avente caratteristiche tipiche da sostanza a
«pendenza» che è tipica dello zucchero o
del riso sostanza e il parametro che la caratterizza è l’angolo di declivio naturale (angle of
repose), cioè l’angolo formato dalle generatrici del cono con il piano orizzontale (figu-
ra 10.12): lo scorrimento avviene solo se le inclinazioni superano, in entità, tale valore.
163
MODULO
M OD
DUU LO
LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
Figura 10.12
Angolo di declivio naturale
Tabella 10.1
Valori tipici dell’angolo di declivio naturale delle sostanze non coesive normalmente trasportate alla rinfusa
164
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
Le disposizioni relative
al trimming sono stabilite
per tre gruppi di carico,
differenziati a seconda
dell’angolo di declivio na-
turale: sotto i 30° viene
richiamato il Grain Code, Figura 10.14
da 30° a 35° è richiesto un Le navi autostivanti sono costruite in modo da non lasciare spazi vuoti
livellamento, da effettuar- ai lati
si con sistemi approvati,
tale che la distanza tra il punto più alto e quello più basso sia inferiore a B/10, con B
larghezza della nave, e comunque non superiore a 1,5 m, infine oltre i 35° valgono le
stesse prescrizioni precedenti, ma con il limite innalzato a 2,0 m.
165
MODULO
M OD
DUU LO
LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
per riempire i vuoti e ottimizzare lo spazio di stiva, sia prima della discarica per di-
sporre il carico nella posizione migliore per essere prelevato dalla nave, sebbene in
questo secondo caso non si parli di «livellamento».
I carichi alla rinfusa possono generare anche problemi di sforzi eccessivi se carat-
terizzati da peso specifico elevato, infatti le navi sono normalmente progettate per
trasportare merci con stowage factor compreso nel range tra 1,39 e 1,67 m3/ton e se un
prodotto da trasportare dovesse essere caratterizzato da valori molto minori le strut-
ture della nave sarebbero troppo sollecitate.
Se tali pesi vengono concentrati in stive alte si possono verificare anche seri problemi
di stabilità.
Alcuni carichi secchi alla rinfusa possono poi emettere gas tossici e infiammabili, per
cui può essere necessario dotare la nave di sistemi per la ventilazione meccanica o,
solo nel caso dei gas tossici, provvedere alla ventilazione naturale.
(VHUFL]L
Carichi deformabili
Risolvere i seguenti problemi relativi ai carichi deformabili ricavando i dati, quando mancanti, dalle curve
idrostatiche disponibili come espansione on-line.
1 Una nave avente immersione media Tm = 8,20m solleva un peso di 75t dal fondo della stiva (quota sulla baseline pari a
2,5m) sollevandolo con la propria gru avente braccio lungo 15,4m. Per giungere sulla verticale del carico è necessario
inclinare il braccio di 42° rispetto alla verticale. Calcolare la nuova altezza metacentrica conoscendo quella iniziale, pari
a GM = 0,62m, e la quota del ponte di coperta (punto di articolazione) sulla baseline, pari a 11,8m.
2 Una nave avente immersione media Tm = 7,35m solleva un peso di 83t dal fondo della stiva (quota sulla baseline pari a
1,5m) sollevandolo con la propria gru avente braccio lungo 10,8m. Per giungere sulla verticale del carico è necessario
inclinare il braccio di 20° rispetto alla verticale. Calcolare la nuova altezza metacentrica conoscendo quella iniziale, pari
a GM = 0,26m, e la quota del punto di articolazione del braccio della gru sulla baseline, pari a 15,6m.
3 Una nave avente immersioni TA = 5,15m, TF = 4,85m carica un peso di 90t sollevandolo dalla banchina del molo con la
propria gru avente braccio lungo 20,8m. Per giungere sulla verticale del carico è necessario inclinare il braccio di 70°.
Calcolare la nuova altezza metacentrica e l’angolo di sbandamento provocato dal sollevamento conoscendo l’altezza
metacentrica iniziale GM = 0,90m e la quota del ponte di coperta (punto di articolazione) sulla baseline, pari a 10,5m.
4 Una nave avente immersioni TA = 5,85m, TF = 5,95m carica un peso di 108t sollevandolo dalla banchina del molo con la
propria gru avente braccio lungo 23,5m. Per giungere sulla verticale del carico è necessario inclinare il braccio di 64°.
Calcolare la nuova altezza metacentrica e l’angolo di sbandamento provocato dal sollevamento conoscendo l’altezza
metacentrica iniziale GM = 1,42m e la quota del punto di articolazione del braccio della gru sulla baseline, pari a 15,8m.
5 Una nave avente immersioni TA = 6,85m, TF = 6,25m carica un peso di 98t sollevandolo dalla banchina del molo con la
propria gru avente braccio lungo 24,9m. Per giungere sulla verticale del carico è necessario inclinare il braccio di 74°.
Calcolare la nuova altezza metacentrica e l’angolo di sbandamento provocato dal sollevamento conoscendo l’altezza
metacentrica iniziale GM = 0,36m e la quota del ponte di coperta (punto di articolazione) sulla baseline, pari a 13,6m.
166
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
6 Calcolare il FSE dovuto ad una cassa rettangolare parzialmente riempita di acqua di zavorra avente dimensioni
L = 18,2m e l = 7,6m, collocata su una nave avente dislocamento 6 = 15200t.
7 Calcolare il FSE dovuto a due casse rettangolari parzialmente riempite di bunker (t = 0,980t/m3) avente dimensioni
L = 26,2m e l = 10,6m, collocata su una nave avente dislocamento 6 = 28400t.
8 Una nave avente immersioni TA = 8,05m, TF = 7,75m ed altezza metacentrica GM = 1,68m, effettua un parziale spo-
stamento di zavorra da due casse poppiere simmetriche completamente piene a due casse prodiere, tutte aventi
dimensioni L = 22,2m e l = 8,6m e tutte collocate alla stessa quota nel doppiofondo; considerando che in seguito allo
spostamento tutte le casse risultano parzialmente riempite calcolare la nuova altezza metacentrica.
9 Una nave avente immersioni TA = 7,50m, TF = 7,40m ed altezza metacentrica GM = 1,02m, effettua uno spostamento di
zavorra (quantitativo totale 420t) da due casse basse simmetriche completamente piene a due casse alte, tutte aven-
ti dimensioni L = 11,4m e l = 6,1m e collocate ad una differenza di quota z = 12m; considerando che in seguito allo
spostamento le casse basse risultano completamente vuote, mentre quelle alte, più capienti, risultano parzialmente
riempite, calcolare la nuova altezza metacentrica.
10 Una nave inizialmente galleggiante even keel con un valore di immersione media Tm = 7,60m ed una iniziale altezza
metacentrica GM = 0,48m carica zavorra per un totale di 180t in due casse laterali alte aventi dimensioni L = 13,5m,
l = 4,5m distanti dal piano diametrale dell’entità y = 12,5m collocate ad una quota di 10,6m sulla baseline; determi-
nare la nuova altezza metacentrica e l’angolo di sbandamento.
11 Una nave avente immersioni TA = 6,25m, TF = 5,85m ed una iniziale quota del baricentro KG = 7,54m, imbarca le seguen-
ti quantità di liquidi in due casse simmetriche, che rimangono riempite parzialmente:
Determinare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica tenendo conto delle superfici libere, sapen-
do che il diesel oil caricato come carburante ha densità t = 0,920t/m3.
12 Una nave petroliera avente immersioni TA = 8,30m, TF = 8,10m ed una iniziale quota del baricentro KG = 7,29m, imbarca
le seguenti quantità di zavorra (in due casse simmetriche) e di carico (in due cisterne centrali):
Determinare le nuove immersioni estreme e la nuova altezza metacentrica tenendo conto che tutte le cisterne rimar-r
ranno parzialmente riempite, quindi presenteranno superfici libere, sapendo che l’acqua di zavorra è salmastra ed ha
densità t = 1,013t/m3 e che il crudo caricato ha densità t = 0,870t/m3.
167
MODULO
M OD
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
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Rischi legati alla tipologia di carico trasportato MODULO 3
169
MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
iscritto, eventualmente integrata con sistemi elettronici quali Electronic Data Proces-
sing (EDP) o Electronic Data Interchange (EDI); a titolo di esempio si riportano i dati
richiesti dal codice IMSBC:
Il BCSN è il Bulk Cargo Shipping Name 9 the BCSN when the cargo is listed in the IMSBC Code;
Il «cargo group» si riferisce a carichi che 9 the cargo group (A and B, A, B or C);
possono liquefare se trasportati ad umidità
maggiore del loro transportable moisture 9 the IMO Class of the cargo, if applicable;
limit o che implicano un rischio chimico;
9 the UN number, preceded by letters «UN» for the cargo, if applicable;
saranno descritti nel prossimo Paragrafo
9 the total quantity of the cargo offered;
La «IMO Class» riguarda solo i carichi
del gruppo B e si rifà alle pertinenti classi 9 the stowage factor;
dell’IMDG Code
9 the need for trimming and the trimming procedures, as necessary;
9 the likelihood of shifting, including angle of repose, if applicable;
9 additional information in the form of a certificate on the moisture content of the cargo
and its transportable moisture limit in the case of a concentrate or other cargo which
may liquefy;
9 likelihood of formation of a wet base;
9 toxic or flammable gases which may be generated by cargo, if applicable;
9 flammability, toxicity, corrosiveness and propensity to oxygen depletion of the cargo,
if applicable;
9 self-heating properties of the cargo, and the need for trimming, if applicable;
9 properties on emission of flammable gases in contact with water, if applicable;
9 radioactive properties, if applicable;
9 any other information required by national authorities.
Relativamente allo stivaggio e al rizzaggio di carichi non alla rinfusa viene racco-
mandata grande cura per garantire la sicurezza per la nave e le persone a bordo e per
minimizzare il rischio di perdita di carico in mare, in particolare per i carichi molto
pesanti o di dimensioni eccezionali, e per la sistemazione delle unità di carico sulle
ro-ro; viene comunque prescritto l’uso del Cargo Securing Manual, introdotto dal CSS
Code.
Il MSDS è stato introdotto dalla Resolution Una recente modifica del Capitolo ha imposto a tutte le navi, quelle che trasportano
MSC.286(86) idrocarburi relativamente al carico e le altre relativamente al bunker, la consegna del
Material Safety Data Sheets (MSDS), prima di procedere alla caricazione o al bun-
keraggio: si tratta di un documento che contiene informazioni di sicurezza, rischio
inquinamento e maneggio dei prodotti forniti. Viene inoltre proibita ogni procedura
con cui si intenda mischiare diversi prodotti liquidi a bordo per ottenere una sostanza
di diversa tipologia, come anche è vietata la produzione di sostanze ottenute provo-
cando deliberatamente reazioni chimiche a bordo.
La fumigazione consiste nella disinfesta- Altre prescrizioni della parte A del Capitolo VI riguardano la dotazione di esplosimetri
zione, ad esempio delle unità di carico, a nel caso in cui si trasportino merci in grado di emettere gas tossici, infiammabili o
mezzo di speciali gas
che possano ridurre la quantità di ossigeno, e l’attenzione nell’uso di pesticidi per le
procedure di fumigazione (fumigation).
170
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
La parte B del Capitolo VI contiene prescrizioni speciali per i carichi solidi alla rinfu-
,QROWUHQHOODVH]LRQH sa, per i quali nella parte A è già stata richiesta la conformità con il IMSBC Code (ad
RQOLQHWURYHUHWH esclusione delle granaglie): oltre a sancire la necessità per il comando di disporre di
• MSDS content adeguate informazioni sulla stabilità e sulla distribuzione standard nelle stive, sono
riportate alcune prescrizioni relativamente alle operazioni di caricazione, discarica e
stivaggio, ed un esplicito richiamo di un altro prodotto IMO, il Code of Practice for the
Safe Loading and Unloading of Bulk Carriers (BLU Code); viene poi imposta la dotazio-
ne di uno speciale fascicolo, scritto nella lingua di lavoro della nave e in inglese, che
possa permettere al comando di stabilire un adeguato piano di carico senza produrre
sforzi eccessivi e che dovrà contenere:
9 informazioni sulla stabilità (tabelle o diagrammi dell’andamento dei minimi GM o
massimi KG in funzione del pescaggio, impianti per le operazioni di cross-flooding
ecc.);
9 portate e capacità di zavorramento e de-zavorramento;
9 massimo carico ammissibile per unità di superficie del fondo stiva;
9 peso massimo per stiva;
9 istruzioni generali di carico/scarico ed eventuali limitazioni;
9 sforzi e momenti massimi ammissibili agenti sullo scafo nelle fasi di carico, scarico
e navigazione (se richiesti).
Viene inoltre richiesto che prima dell’inizio delle operazioni di caricazione o discarica
il Comandante ed un rappresentante del terminal condividano un piano in cui siano
stabiliti sequenza e ratei di movimentazione, quantità coinvolte, tempi
di esecuzione, capacità di zavorramento; esso deve essere ovviamente
seguito accuratamente durante i lavori, che andranno monitorati con
attenzione.
171
MODULO
M OD
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
I carichi che possono liquefare devono es- Esso tratta tutti i carichi solidi trasportati alla rinfusa suddividendoli in tre grandi
sere trasportati da navi con criteri costrutti- gruppi:
vi particolari se il loro livello di umidità su-
pera il Transportable Moisture Limit (TML), 9 Group A: cargoes which may liquefy if shipped at a moisture content in excess of their
che è il massimo contenuto di umidità con- transportable moisture limit;
siderato sicuro
9 Group B: cargoes which possess a chemical hazard which could give rise to a dange-
rous situation on a ship;
9 Group C: cargoes which are neither liable to liquefy (Group A) nor to possess chemi-
cal hazards (Group B).
Il Codice, obbligatorio per tutte la navi SOLAS (salvo poche parti da considerare rac-
comandate), è formato da 13 sezioni e 4 appendici:
9 Section 1 - General provisions: riguarda applicazione, esenzioni, definizioni ed altre
indicazioni generali, inoltre ripropone i SOLAS, Chapters VI/VII;
9 Section 2 - General loading, carriage and unloading precautions: riguarda precau-
zioni da tenere in considerazione relativamente alla distribuzione del carico nelle
stive e alle operazioni di carico e scarico;
9 Section 3 - Safety of personnel and ship: riguarda azioni preventive nei confronti dei
rischi dovuti a formazione di atmosfere asfittiche o infiammabili, emissione di gas
tossici e rischi per la salute del personale dovuti all’esposizione alle polveri, inoltre
viene sottolineata la necessità di un’adeguata ventilazione per alcuni carichi;
9 Section 4 - Assessment of acceptability of consignments for safe shipment: sottolinea
l’importanza dell’utilizzo del Bulk Cargo Shipping Name (BCSN) e stabilisce le in-
formazioni da fornire al comando per il carico in procinto di essere imbarcato, da
redigere dopo adeguati test effettuati su campioni del carico stesso;
9 Section 5 - Trimming procedures: riguarda le procedure di livellamento del carico,
distinguendo tra carichi coesivi e carichi non coesivi con diversi angoli di declivio
naturale;
9 Section 6 - Methods of determining the angle of repose: si limita a richiamare l’appen-
dice del codice in cui tali metodi sono descritti in modo approfondito;
9 Section 7 - Cargoes that may liquefy: riguarda i carichi che hanno un’apparenza
granulare quando asciutti, ma durante il trasporto possono liquefare se assorbono
sufficiente umidità, e creare seri problemi di stabilità;
9 Section 8 - Test procedures for cargoes that may liquefy: riguarda le procedure per
determinare sperimentalmente il grado di umidità del carico;
9 Section 9 - Materials possessing chemical hazards: vengono stabiliti i criteri per ge-
stire e segregare sia le sostanze che rientrano nella classificazione dell’IMDG Code
(classi 4.1, 4.2, 4.3, 5.1, 6.1, 7, 8, 9), sia i cosiddetti Materials hazardous only in bulk
(MHB), che comprendono sostanze combustibili, che tendono ad auto-riscaldarsi,
che emettono gas infiammabili o tossici quando umide, sostanze corrosive ecc;
Per il trasporto di rifiuti è previsto un Waste 9 Section 10 - Carriage of solid wastes in bulk: riguarda il trasporto di carichi alla rin-
Movement Document fusa contenenti o contaminati da sostanze riconducibili ad alcune classi dell’IMDG
Code (classi 4.1, 4.2, 4.3, 5.1, 6.1, 8, 9) per i quali non è previsto un utilizzo diretto
se non il loro incenerimento o qualsiasi tipo di eliminazione;
172
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
Si è parlato di Security nel Capitolo 5 9 Section 11 - Security provisions: richiama il rispetto delle norme sulla security per il
trasporto di quei carichi, come il nitrato d’ammonio, che possono essere utilizzati
per fabbricare esplosivi;
9 Section 12 - Stowage factor conversion tables: contiene semplicemente le tabelle per
convertire valori di stowage factor da cubic feet per long ton a cubic metres per metric
tonne e viceversa;
9 Section 13 - References to related information and recommendations: contiene i rife-
rimenti agli strumenti IMO più rilevanti.
Hazard
Stowage and segregation
Hold cleanliness
Weather precautions
Loading
Precautions
Ventilation
Carriage
Discharge
Clean-up
Emergency procedures
Emergency procedures
Emergency action in the event of fire
Medical First Aid
Tabella 11.1
Format per le tabelle indicanti le proprietà dei carichi e le condizioni di trasporto contenute nella IMSBC Code,
Appendix 1
173
MODULO
M OD
DUU LO
LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
Un altro strumento IMO importante per i carichi bulk è il già citato Code of Practice
for the Safe Loading and Unloading of Bulk Carriers (BLU Code), fornito come supple-
mento all’interno dell’IMSBC Code: esso è costituito da 6 sezioni e 5 appendici ed è
stato adottato nel 1997 per mezzo della Resolution A.862(20), con lo scopo di ridurre
la perdita di navi bulk.
Un’appendice del BLU Code contiene il for- Il BLU Code contiene precise prescrizioni per assicurare le buone condizioni della
mat per il Loading or Unloading Plan nave e la sicurezza della banchina di attracco nel terminal, inoltre stabilisce in manie-
ra dettagliata le informazioni che devono scambiarsi il Comandante ed un rappresen-
tante del terminal prima dell’arrivo della nave (tabella 11.2) e prima dell’inizio delle
operazioni, come già previsto dalla SOLAS, per le quali sono previste anche apposite
check list.
Information given by the ship to the terminal Information given by the terminal to the ship
The ship should provide the estimated time of arrival (ETA) off The terminal should provide details of the following:
the port as early as possible. This advice should be updated as
9
the name of the berth at which loading or unloading will take
appropriate.
place and the estimated times or berthing and completion of
At the time of initial ETA advice, the ship should also provide de- loading or unloading;
tails of the following: 9
characteristics of the loading or unloading equipment, inclu-
ding the terminal’s nominal loading or unloading rate and the
9name, call sign, IMO Number of the ship, its flag State and port
number of loading or unloading heads to be used;
of registry;
9
features of the berth or jetty the master may need to be aware
9a loading plan stating the quantity of cargo required, stowa-
of, including the position of fixed and mobile obstructions, fen-
ge by hatches, loading order and the quantity to be loaded in
ders, bollards and mooring arrangements;
each pour, provided the ship has sufficient information to be
9
minimum depth of water alongside the berth and in approach
able to prepare such a plan;
or departure channels;
9arrival and proposed departure draughts;
9
water density at the berth;
9time required for deballasting;
9
the maximum distance between the waterline and the top of
9the ship’s length overall, beam, and length of the cargo area
cargo hatch covers or coamings, whichever is relevant to the
from the forward coaming of the forwardmost hatch to the
loading operation, and the maximum air draught;
after coaming of the aftmost hatch into which cargo is to be
9
arrangements for gangways and access;
loaded or from which cargo is to be removed;
9
which side of the ship is to be alongside the berth;
9distance from the waterline to the first hatch to be loaded or
9
maximum allowable speed of approach to the jetty and availa-
unloaded and the distance from the ship’s side to the hatch
bility of tugs, their type and bollard pull;
opening;
9
the loading sequence for different parcels of cargo, and any
9the location of the ship’s accommodation ladder;
other restrictions if it is not possible to take the cargo in any
9air draught;
order or any hold to suit the ship;
9details and capacities of ship’s cargo handling gear;
9
any properties of the cargo to be loaded which may present a
9number and type of mooring lines; and
hazard when placed in contact with cargo or residues on board;
9any other item related to the ship requested by the terminal.
9
advance information on the proposed cargo handling opera-
Ships arriving at loading or unloading terminals in a part-loaded
tions or changes to existing plans for cargo handling;
condition should also advise:
9
if the terminal’s loading or unloading equipment is fixed, or has
9berthing displacement and draughts;
any limits to its movement;
9previous loading or unloading port;
9
mooring lines required;
9nature and stowage of cargo already on board and, when so-
9
warning of unusual mooring arrangements;
lid bulk cargoes are on board, the Bulk Cargo Shipping Name
9
any restrictions on deballasting;
(BCSN), the IMSBC Code Class and UN Number, when applica-
9
maximum sailing draught permitted by the port authority; and
ble;
9
any other items related to the terminal requested by the master.
9distribution of cargo on board, indicating that to be unloaded
and that to remain on board.
Tabella 11.2
Principali informazioni che devono essere scambiate tra bordo e terminal prima dell’arrivo della nave
174
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
Il BLU Code è completato dal Manual on Loading and Unloading of solid bulk cargoes
for terminal representatives (BLU Manual).
9 table of liquid free surface corrections; Grain Code (Reproduced by permission of the inter-
national Maritime Organization)
9 capacities and centres of gravity;
9 curve or table of angle of flooding, where less than 40°, at all permissible displace-
ments;
175
MODULO
M OD
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
9 curves or tables of hydrostatic properties suitable for the range of operating draughts;
9 cross curves of stability which are sufficient for the purpose of the requirements of the
code and which include curves at 12° and 40°.
Figura 11.3
Caricazione di granaglie
Posto che la nave deve essere dritta prima di prendere il mare, il codice richiede le
seguenti importanti criteri di stabilità:
9 l’angolo di sbandamento dovuto allo scorrimento del grano deve essere non su-
periore a 12° (o l’angolo al quale risulta immerso il ponte, se inferiore, per le navi
costruite dopo il 1 gennaio 1994);
9 nel diagramma di stabilità, l’area residua compresa tra il momento sbandante e
quello raddrizzante, considerata fino al più piccolo tra l’angolo a cui risulta massi-
ma la differenza tra le due curve, il valore fisso 40° o l’angolo di allagamento, deve
essere non inferiore a 0,075 metri-radianti in condizioni di carico;
176
Gestione del carico U.D
U.D.
.D . 1
Figura 11.4
Requisiti di stabilità prescritti dal Grain Code
La parte B del codice contiene le procedure di calcolo per la stima dei vuoti lasciati
all’interno delle stive che saranno evidentemente correlati ai volumi di carico che pos-
sono subire spostamento e quindi proporzionali ai momenti sbandanti che può subire
la nave, qui ottenuti in termini di momento volumetrico convenzionale (assumed
volumetric heeling moment).
177
MODULO
M OD
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
178
MODULO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
1. I carichi pendolari: V F
vengono normalmente trasportati sospesi per tutto il viaggio
in genere provocano un innalzamento del baricentro
in genere provocano uno sbandamento
sono vietati dalla SOLAS
2. Un carico sollevato con una gru: V F
è un carico pendolare
è un carico deformabile
è come fosse collocato sulla testa della gru
è come fosse collocato nel punto di articolazione della gru
3. I carichi liquidi: V F
formano una carena liquida
si comportano come i carichi pendolari
si comportano come i carichi scorrevoli
sono caratterizzati dall’angolo di naturale declivio
4. IL FSE: V F
è un innalzamento del baricentro
è un riduzione dell’altezza metacentrica
è notevole se il volume di liquido trasportato è grande
esiste solo se la nave ha carichi liquidi negli spazi chiusi e non all’aperto
5. Un riempimento di una cisterna al 100%: V F
annulla il FSE
annulla lo sloshing
crea problemi di stabilità trattandosi comunque di un carico liquido
non è possibile per il petrolio
6. L’angolo di declivio naturale: V F
cambia a seconda della nave usata
cambia a seconda della sostanza trasportata
ha senso solo per i carichi non coesivi
più è grande più crea problemi
179
MODULO
M OD
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
7. Il trimming: V F
si può effettuare a mano
si può effettuare con bulldozer
si effettua dopo la caricazione
si effettua dopo la discarica
8. Il SOLAS, Chapter VI: V F
richiama il CSS Code
richiama il IMSBC Code
richiama il IBC Code
richiama il Grain Code
9. Il BLU Code: V F
riguarda le merci trasportate in colli
riguarda le merci alla rinfusa
ha un contenuto riferito alla sicurezza
ha un contenuto commerciale
10. Per il trasporto delle granaglie: V F
serve un’apposita autorizzazione
la minima GM consentita è 0,15m
il problema principale è il piccolo angolo di declivio naturale
il problema principale è il grande stowage factor
1) Un carico sollevato di 5 m dal suo punto di appoggio con il cavo di una gru alta 15m e collocata 10m sopra
il punto di appoggio:
R fa diminuire la quota del baricentro di un valore proporzionale a 10m
R fa aumentare la quota del baricentro di un valore proporzionale a 10m
R fa aumentare la quota del baricentro di un valore proporzionale a 20m
R fa aumentare la quota del baricentro di un valore proporzionale a 25m
2) Il FSE:
R è direttamente proporzionale alla dimensione longitudinale della cisterna
R è direttamente proporzionale alla dimensione trasversale della cisterna
R è direttamente proporzionale al volume specifico del carico liquido
R è direttamente proporzionale alla massa del liquido
3) Il trimming:
R è la procedura di livellamento del carico
R è lo spostamento del carico da una stiva all’altra
R è la procedura di svuotamento delle stive
R si effettua solo sulle navi autostivanti
180
Introduzione
Gestione
alla del
Fisica
carico PERCORSO
U.D
U.D.
.D . 1
5) Le merci che risultano pericolose solo se trasportate alla rinfusa sono identificate dall’acronimo:
R MSDS
R BCSN
R MHB
R IMDG
181
U.D. 2
Dangerous Cargoes
(con metodologia CLIL)
CONTENUTO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck depart- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
ment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
ne del Mezzo Navale»
MONITORA LA CARICAZIONE, LO STIVAGGIO, IL
RIZZAGGIO, CURA DURANTE IL VIAGGIO E SBAR- IDENTIFICARE, DESCRIVERE E COMPARARE LE
CO DEL CARICO TIPOLOGIE E FUNZIONI DEI VARI MEZZI E SISTE-
MANTENERE LE CONDIZIONI DI NAVIGABILITÀ MI DI TRASPORTO IN RIFERIMENTO ALL’ATTIVITÀ
DELLA NAVE MARITTIMA
GESTIRE IN MODO APPROPRIATO GLI SPAZI A
Maneggio del carico, stivaggio e rizzaggio BORDO E ORGANIZZARE I SERVIZI DI CARICO E
Conoscenza dell’effetto del carico, includendo i SCARICO, DI SISTEMAZIONE DELLE MERCI E DEI
carichi pesanti, sulle condizioni di navigabilità e PASSEGGERI
stabilità della nave
Conoscenza del sicuro maneggio, stivaggio e Rispettare le procedure e assumere comporta-
rizzaggio dei carichi, compreso i carichi peri- menti adeguati all’attività svolta
colosi, rischiosi e nocivi ed il loro effetto sulla Sistemi ed impianti di trattamento degli efflussi no-
sicurezza della vita e della nave civi derivanti da processi ed attività svolte a bordo
Valutare i rischi degli ambienti di lavoro, verifican-
do la congruità dei mezzi di prevenzione e pro-
tezione ed applicando le disposizioni legislative
Valutare l’utilizzo di soluzioni tecnologiche per
la gestione dei processi nel rispetto delle nor-
mative di tutela dell’ambiente
Applicare la segnaletica e la documentazione
sulla sicurezza
Rischi legati alla tipologia di carico trasportato MODULO 3
12.1 GENERAL
Task N°1 - Group work: before reading look for something on the web about the transport at sea
of dangerous cargoes. Try to select the publications that give information about this topic and
their main contents: each group has 30 minutes to produce a report on what has been found,
then the members should explain it (using their own words) to the classmates.
In addition, dangerous cargoes are «hidden» on board other ships too, mainly ro-ro and
container carriers, and this is where we can find the dangerous goods in packaged form.
Cargo management is probably the most important issue for a ship, basically because
cargo is what produces profits and consequently the legislation in this field is very
abundant: currently most of the prescriptions about oil tankers are contained in the
MARPOL Convention, but the other types of cargoes are considered within the SO-
LAS system, that means the convention itself and the codes it refers to.
183
MODULO
M OD
DUU LO
LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
goods in packaged form, taking into account the guidelines developed by the
Organization (EmS Guide and MFAG).
Ships are asked to be provided with the Cargo Securing Manual and a special list,
manifest or stowage plan setting forth, in accordance with the relevant provisions
of the IMDG Code, the dangerous goods on board and the location thereof (with
a copy made available before departure to the port State authority). Ships (or
companies) should also prepare a report in the case of an incident taking place
involving the loss or likely loss of dangerous goods in packaged form overboard.
The IMDG Code states what cargoes are dangerous cargoes, but the rules on
the carriage of dangerous goods in solid form in bulk are covered by the IMSBC
Code, which is the main reference for this type of transport.
Special attention is paid to the stowage of cargoes which are liable to spontane-
ous heating or combustion or which give off dangerous vapours; it is recom-
mended that incompatible goods shall be segregated from one another.
This part simply requires the compliance with the International Bulk Chemical
Code (IBC Code), including the survey, certification and subsequent control regime.
This part simply requires the compliance with the INF Code, including the sur-
vey, certification and subsequent control regime.
184
Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
U.D.
.D . 2
185
MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
and containers for the transport of solid substances in bulk) requiring them to be
of good quality and with no possibility of being affected by their content;
9 Part 5 - Consignment procedures: this part sets the provisions for dangerous goods
consignments relative to the authorization of consignments and advance notifi-
cations, marking, labelling, placarding and documentation (by manual, electronic
data processing, EDP or electronic data interchange, EDI techniques);
Si tenga presente che alcune parti, ben 9 Part 6 -Construction and testing of packagings, intermediate bulk containers (IBCs),
specificate, dell’ IMDG Code sono da con- large packagings, portable tanks, multiple-element gas containers (MEGCs) and road
siderarsi raccomandate e non obbligatorie
tank vehicles: this part deals with the construction and testing of packaging for any
class;
9 Part 7 - Transport operations: this part deals with stowage and segregation of dan-
gerous goods, also taking into account special requirements in the event of an inci-
dent and fire precautions involving dangerous goods.
In 1985 it was amended to also cover the marine pollution prevention issues related
to this type of cargo: it is the only transport where safety and pollution provisions
for classification and documentation blend together to create an all-in-one product,
indeed both SOLAS and MARPOL refer to the code.
A major amendment to the code was carried out in 2004 and now the IBC Code is the
only source of names for chemical products to be carried by ship at sea.
The IBC Code is divided into 21 Chapters covering many issues about the transport of
chemicals in bulk, from the construction and subdivision of the ship to the systems of
monitoring the cargo conditions and the safety arrangements.
186
Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
U.D.
.D . 2
187
MODULO
M OD
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
La maggior parte dei capitoli dell’IGC Code The IGC Code deals with the transport of liquefied gases in bulk and sets the stand-
hanno esattamente lo stesso titolo di quelli ards for the design and constructional
dell’IBC Code
characteristics of gas tanker ships and the
equipment they should carry; its structure
is very similar to that of the IBC Code.
The IGC Code applies to ships regardless of
their size, including those of less than 500
tons gross tonnage, engaged in the carriage
of liquefied gases having a vapour pressure
exceeding 2.8 bar absolute at a temperature
of 37.8°C, and other products, when car-
ried in bulk.
Hazards of liquefied gases include fire, tox-
icity, corrosivity, reactivity, low tempera-
ture and high pressure.
The Operational requirements of the Code
deal with:
9 cargo information (physical and chemi-
cal properties, action to be taken in
event of spills, fire-fighting procedures,
procedures for cargo transfer, gas-
freeing, ballasting, tank cleaning and
changing cargoes etc.);
9 compatibility (to avoid dangerous
chemical reactions);
Figure 12.3
9 personnel training;
IGC Code (reproduced by permission of the Inter-
9 procedures for entry into enclosed national Maritime Organization)
spaces where gas may accumulate;
9 care for the carriage of cargo at low temperature;
Sia il Codice IBC sia il Codice IGC impon-
9 protective equipment;
gono specifiche dotazioni per i dispositivi
di protezione individuale per l’equipaggio 9 systems and control (cargo emergency shutdown and alarm systems involved in car-
go transfer should be tested and checked before cargo handling operations begin);
9 cargo transfer operations.
The IGC Code allows the use of methane (LNG) vapour or boil-off gas as fuel, but only
in machinery spaces with certain characteristics and may be utilized only in boilers,
inert gas generators, combustion engines and gas turbines, given that all equipment
(heaters, compressors, filters, etc.) for making up the gas for its use as fuel and the
related storage tanks should be located in the cargo area.
In relation to certification, the five-year regime of surveys required by SOLAS for the
classification of ships (initial, renewal, intermediate, annual, additional) is reaffirmed;
it leads to the release of the International Certificate of Fitness for the Carriage of Lique-
fied Gases in Bulk (ICOF Certificate) valid for 5 years.
Task N°2 - Group work: perform task number 1 again in order to evaluate the adequateness of the
previous work and adjust it, if deemed necessary, in the light of the new issues you have learned
in this chapter.
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U.D.
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MODULO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
13.1 GENERAL
Task N°1 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
FORBIDDEN UMIDO/BAGNATO
LIABLE VIETATO
HAZARD SCINTILLA
SPARK AMIANTO
FRICTION MALATTIA
ROCKET PERICOLO
HAY RAZZO
STRAW COMPLETO
DAMP MAGAZZINO
HARM FIENO
SHALLOWED PAGLIA
DISEASE ATTRITO
In Italia il trasporto di merci pericolose è
regolamentato dal D.P.R. n. 134 del 6 giu- TISSUE DANNEGGIARE
gno 2005 (Regolamento recante discipli- ASBESTOS SPESSORE
na per le navi mercantili dei requisiti per
l’imbarco, il trasporto e lo sbarco di merci WAREHOUSE INGERITO
pericolose) THICKNESS TESSUTO
COMPREHENSIVE SOGGETTO A…
The IMDG Code, Part 1 states that the transport of some prod-
ucts is forbidden, in particular any substance or article which
is liable to explode, dangerously react, produce a flame or dan-
gerous evolution of heat or dangerous emission of toxic, cor-
rosive or flammable gases or vapours under normal conditions
of transport, while for all the other cargoes carriage at sea is
allowed if appropriate rules are complied with.
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13.2 CLASSIFICATION
Classification of dangerous cargoes is provided by the IMDG Code, Part 2, which lists
9 classes of products, characterized by different types of hazard.
CLASS 1: EXPLOSIVES
This class deals with explosive substances, namely solid or liquid substances
(or a mixture of substances) which are capable, in themselves, of starting a
chemical reaction which produces gas at such a temperature and pressure and
at such a speed as to cause damage to the surroundings, and explosive articles
(an article containing one or more explosive substances); these types of cargo
substances may explode on contact with flames, sparks, heat sources, impact or
friction.
Some compatibility group are also defined for the substances in the Class 1
(there are 13 groups identified by letters): they indicate what substances can be
safely stowed or transported together without significantly increasing either the
probability of an accident or, for a given quantity, the magnitude of the effects
of such an accident.
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MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
CLASS 2: GASES
This class deals with compressed gases, liquefied gases, dis-
solved gases, refrigerated liquefied gases, articles charged
with a gas and aerosols (figure 13.3).
Figure 13.3 9 Class 2.3: toxic gases (an example of these substances is
Class 2 also deals with compressed gases compressed carbon monoxide).
II < 23 > 35
III ≥ 23 to ≤ 60 > 35
Table 13.1
Class 3 packing group
Examples of substances in this class are acetone, benzene, gas oil etc. (figure 13.4).
Figure 13.4
Acetone is a Class 3 product
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Figure 13.6
Hydrogen peroxide is a Class
5.2 product
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MODULO
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Examples of substances in this class are those involving uranium and thorium.
Figure 13.8
Radioactive substances are Class 7 products
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Il sodium hydroxide (idrossido di sodio) Examples of substances in this class are sodium hydroxide and various type of
è comunemente noto come soda caustica, acids such as the hydrochloric acid (figure 13.9).
molto utilizzata nell’industria dei detergenti
Figure 13.9
Hydrochloric acid is a Class 8 product
Examples of substances in this class are solid carbon dioxide (dry ice), asbestos,
lithium batteries etc. (figure 13.10).
Figure 13.10
Lithium batteries are Class 9 products
195
MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
Task N°2 - Game based group work: students are divided into 4 or 5 groups and each group
prepares a list of at least 10 dangerous items which can be transported at sea (enough time
should be left to find specific substances and articles on the web or on the IMDG Code if deemed
necessary by the teacher). One group starts the game by choosing another group and asking its
members to correctly match the first item listed with the pertinent IMDG Class: at the first correct
answer the group who gave the answer becomes in charge and chooses another group and then
asks the questions, Remember: the more difficult your items are the more possibility there is of
not being in the group answering… enjoy this «pass the ball» game.
Lo UN number è un numero di quattro ci- 9 UN Number: this is the United Nations number assigned to each dangerous good by
fre che individua le sostanze e gli articoli the United Nations Sub-Committee of Experts on the Transport of Dangerous Goods;
pericolosi coinvolti nel commercio interna-
zionale, al fine di stabilire standard per l’in- 9 Packing group: this is the packing group number (i.e., I, II or III) where assigned to
dividuazione delle caratteristiche di questi the substance or article;
prodotti
9 Proper shipping name (PSN): this is the correct technical name (in capital letters)
L’UN number e il PSN sono essenziali an- that most accurately describes the goods, and may have to be followed by addition-
che per avere un immediato e preciso rife-
rimento nei casi in cui si renda necessario
al descriptive text in lower-case characters; generic and «not otherwise specified»
intervenire subito nel modo più corretto per (NOS) proper shipping names shall be supplemented with the technical or chemi-
fronteggiare un’emergenza (contaminazio- cal group names (the technical name shall be a recognized chemical or biological
ne di persone, fuoriuscita di carico ecc.) name, while trade names shall not be used for this purpose);
L’indicazione di prodotto inquinante, ripor- 9 Marine Pollutant (MP): this is mainly related to the indication, by mean of the letter
tata in tabella 13.2 nella colonna MP, è in «P», that the substances is a marine pollutant;
realtà contenuta nella quarta colonna della
scheda completa redatta per ogni sostanza, 9 Class or division: this is the class number and, in the case of class 1, the division
che si riferisce ai rischi accessori (subsi- and the compatibility group assigned to the substance or article.
diary risk)
Other special indications are provided, mainly about packaging and segregation re-
quirements, in separate tables for each substance, which contain 18 entries in addi-
tion to the graphic indications of the Labels/Marks/Signs for each substance.
196
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Table 13.2
Extract of the Dangerous Goods list ,QROWUHQHOODVH]LRQH
RQOLQHWURYHUHWH
• Example of a substance
table
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Precise prescriptions are provided in terms of filling both for liquids and liquefied
gases and it is recommended that a sufficient ullage shall always be respected (limits
are from 95% to 98%); for liquids the degrees of filling are given by formulas.
«The marking indicates that the packaging which bears it corresponds to a success-
fully tested design type and that it complies with the provisions of this chapter which
are related to the manufacture, but not to the use, of the packaging»
Figure 13.17
After being tested, packagings are marked with a special code: the present marking is about a new
steel drum to contain solids or inner packagings
9 Marking (marcatura): it is prescribed that the proper shipping name for the dan-
gerous goods and the corresponding UN number shall be displayed on each pack-
age; in addition the proper shipping name of the contents shall be durably marked
on at least both sides of cargo transport units;
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MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
9 Labels (etichette): these are symbols indicating precautions to be taken into ac-
count in handling or storing a package and are essentially related to danger indica-
tions;
9 Placards (cartelli): these are enlarged labels to be affixed to the exterior surfaces
of a cargo transport unit.
Labels for each class and sub-class are shown in figure 13.18.
Figure 13.18
Labels for IMDG Code classes of dangerous goods
200
Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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Task N°3 - Group work: students are divided into 3 groups and each group is assigned with a type
of transport other than maritime transport, namely AIR, RAIL or ROAD. Each group does an online
search for the characteristics of the transport of dangerous goods by these means of transport
and makes a comparison report with respect to sea transport. The reports are presented to the
classmates and the teacher. Then teamwork, involving the whole class, is carried out to create a
final report taking the best from each group.
La caricazione sotto coperta è sempre vieta- Stowage categories, stowage codes and handling codes are also defined and identified
ta per la Classe 1 in the dangerous goods list:
9 Stowage categories are used to indicate when it is prohibited to carry certain classes
of cargoes under deck for cargo ships and passenger ships with specific passenger
limits, and sometimes prohibits both on deck and under deck transport;
9 Stowage codes consist of 28 different codes each describing specific stowing instruc-
tions dealing with, for example, the necessity of ventilation or temperature control,
the protection from source of heat, indications to keep clear of living quarters etc.;
9 Handling codes are similar to stowage codes and consist of indications such as
«keep as dry as practicable» etc.
The most important requirements of this part of the IMDG Code is about segregation,
that means the process of separating two or more substances or articles which are
considered mutually incompatible.
201
MODULO
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Figure 13.20
Segregation table: 1 means «away from», 2 means «separated from», 3 means «separated by a complete compartment or hold from», 4 means
«separated longitudinally by an intervening complete compartment or hold from», X means «see the Dangerous Goods List for specific segregation
provisions». Segregation shall also take account of the subsidiary risk labels (articles with two or more hazards)
Alcune sostanze con caratteristiche chimi- Special instructions on how to interpret the segregation tables are provided for con-
che simili sono state unite in soli 18 «se- tainerships, ro-ro ships and general cargo ships.
gregation groups»
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The IMDG Code also contains instructions on the stowage of different substances in
,QROWUHQHOODVH]LRQH the same outer packaging, such as freight containers: this is usually forbidden where
RQOLQHWURYHUHWH segregation provisions apply, but it is almost always possible for products of the same
• Segregation table class (provided that there is no risk of reaction).
Task N°4 - Group work: students form a big group seated around a table (or similar) and the tea-
cher provides each student with some rigid paper cards having the name of a dangerous product
(and related IMDG Class) written on. A big drawing of a model plan of different decks of a ship lies
in the middle of the table and then a stowage plan simulation is carried out by putting all the cards
on the ship’s compartments in the correct position on the basis of the segregation table. Students
are asked to interact with each other in English.
Task N°5 - Group work: the same as Task N°4 but with the label symbols only on the cards.
Task N°6 - Group work: the same as Task N°4 but with the name of a substance or article on the
card (students interact to find the pertinent Class first, then proceed with the stowage game)
13.7 DOCUMENTATION
L’ordinamento italiano (D.P.R. 134/2005) Documentation for the transport of dangerous goods in packaged form are dealt with
richiede che le navi coinvolte in questo tipo in the IMDG Code, Part 5.
di trasporti siano dotate di «Attestazione di
idoneità al trasporto di merci pericolose»
The consignor who offers dangerous goods for transport shall give to the carrier the
information applicable to those dangerous goods, and this can be done by mean of a
dangerous goods transport document or, in agreement with the carrier, by EDP or EDI
techniques.
The dangerous goods transport document shall contain the following information for
each dangerous substance, material or article offered for transport:
9 the UN number preceded by the letters «UN»;
9 the proper shipping name, including the technical name enclosed in parenthesis, as
applicable;
9 the primary hazard class or, when assigned, the division of the goods, including, for
class 1, the compatibility group letter;
9 subsidiary hazard class or division number(s) shall be entered following the pri-
mary hazard class or division and shall be enclosed in parenthesis;
9 where assigned, the packing group for the substance or article.
In addition to the dangerous goods description, many other informations are request-
ed for specific classes; furthermore the total quantity of dangerous goods has to be
provided.
When dangerous goods are packed or loaded into any container or vehicle, those re-
sponsible for packing the container or vehicle shall provide a container/vehicle packing
certificate specifying the container/vehicle identification number(s) and certifying that
the operation has been carried out in accordance with specific conditions.
The information applicable to the dangerous goods shall accompany the dangerous
goods to their final destination.
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MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
The purpose of indicating the proper shipping name and the UN number of a sub-
stance, material or article offered for transport and, in the case of a marine pollutant,
of the addition of «marine pollutant» on documentation accompanying the consign-
ment, and of marking the proper shipping name on the package, including IBCs con-
taining the goods, is to ensure that the substance, material or article can be readily
identified during transport.
It should be remembered that, as requested by SOLAS, Chapter VII and MARPOL, An-
nex III, each ship carrying dangerous goods and marine pollutants shall have a special
list or manifest or stowage plan setting out the dangerous goods and marine pollut-
ants and the location thereof.
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MODULO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
14 Tankers
The VLCC Haven caught fire and sank following an explosion in 1991 while anchored off the coast of Genoa, due
to a failed oil internal transfer procedure: this sad event is the worst oil incident that has ever happened in the
Mediterranean Sea and shows how hazardous the management of these ships can be.
14.1 GENERAL
Task N°1 - Before reading be sure you know the meaning of the following words (match the En-
glish words with their correct Italian meaning).
PERVASIVE ESEGUIRE
EFFECTIVE RAFFREDDAMENTO
LEAD CAMERA DI EQUILIBRIO
JETTY MEDIA
STRANDING MOLO
ENCASED CONDURRE
AIRLOCK SOVRAPPOSIZIONE
PERFORM EFFICACE
AVERAGE RACCHIUSO
PROBE DIFFUSO
HEATING ARENAMENTO
COOLING SONDA
OVERLAPPING RISCALDAMENTO
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Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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La liquefazione del gas permette di ridurne Gases can only be carried at sea if previously liquefied and this is possible only by
il volume di circa 600 volte lowering the temperature and/or increasing the pressure, so the main characteristics
of these ships are the cargo refrigerating installations, the insulation arrangements
and, in the case of pressurized transport, the provision of thick tanks.
Chemicals tankers have many common features with oil and gas tankers, but the
types of products to be carried are extremely diversified and different types of cargo
may be chemically incompatible.
The products dealt with are some of the worse pollutants; they are usually highly
flammable and can lead to explosions and, furthermore, entail the problem of free
surface effect described in the Paragraph 10.3.
Other than the safety and pollution issues, all these types of transport require highly
qualified personnel; that’s why the STCW Convention asks for specific familiarization
and extra specialized training courses to be provided for the crew of the ships that
should carry dangerous liquids (STCW, Chapter V):
9 Basic training for oil and chemical tanker cargo operations (Table A-V/1-1-1);
9 Advanced training for oil tanker cargo operations (Table A-V/1-1-2);
9 Advanced training for chemical tanker cargo operations (Table A-V/1-1-3);
9 Basic training for liquefied gas tanker cargo operations (Table A-V/1-2-1);
9 Advanced training for liquefied gas tanker cargo operations (Table A-V/1-2-2).
There are many more chemicals than oils: the IBC Code, Chapter 17 provides a com-
prehensive list of chemical products it covers (from Acetic acid to Zinc alkyl dithio-
phosphate), in the form of a table where the following informations are given:
9 Product name;
9 Pollution Category (MARPOL categories X, Y or Z);
9 Hazards (S for safety hazard, P for pollution hazard or S/P for both);
9 Ship type (1, 2 or 3);
9 Tank type (1 for independent tank, 2 for integral tank, G for gravity tank or P for
pressure tank);
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9 Tank vents (Cont. for controlled venting or Open for open venting);
9 Tank environmental control (Inert for inerting, Pad for liquid or gas padding, Dry
for drying, Vent for natural or forced ventilation or No if no special requirements
are required);
9 Electrical equipment (Temperature classes, Apparatus group, Flashpoint);
9 Gauging (O for open gauging, R for restricted gauging, C for closed gauging);
9 Vapour detection (F for flammable vapours, T for toxic vapours, No if no special
requirements are required);
9 Fire protection (A for alcohol-resistant foam or multi-purpose foam, B for regular foam,
C for water-spray, D for dry chemical, No if no special requirements are required);
9 Emergency equipment (Yes or No);
9 Specific and operational requirements.
Gases to be carried at sea in liquid form can instead be gathered under two major
categories:
In italiano si parla di GPL (Gas di Petroli 9 Liquefied Petroleum Gas (LPG): a mixture of hydrocarbon gases coming from the
Liquefatti) e GNL (Gas Naturali Liquefatti) refinery processes of crude oil and are usually propane and butane;
9 Liquefied Natural Gas (LNG): substances that occur as gas in nature like methane.
I gas liquefatti più diffusi sono propano,
butano, etano, etilene e, per quanto riguar-
da gli LNG, metano Type of gas Name Liquefying (boiling) temperature
LPG Butane -1°C
Le navi LNG sono solitamente le più grandi
perché il metano è molto leggero e con le
LPG Ethane -89°C
navi piccole se ne trasporterebbe troppo
poco
LPG Ethylene -104°C
Table 14.1
Main types of gases carried at sea with corresponding liquefying temperature
9 Product name;
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Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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Oil tankers are usually divided into five categories with respect to their deadweight:
9 ULCC (Ultra Large Crude Carrier): tankers of 320000 DWT and above;
9 VLCC (Very Large Crude Carrier): tankers of 200000 DWT and above;
9 Suezmax: medium to large-sized tankers (or ships in general) between 120000 to
200000 DWT which are the largest marine vessels that meet the restrictions of the
Suez Canal, and are capable of transiting the canal in a laden condition;
L’espressione AFRA (Average Freight Rate 9 Aframax: medium-sized crude tanker with a deadweight tonnage (DWT) ranging
Assessment) di «aframax» fu creata dalla from 80000 and 120000;
Shell nel 1954 per standardizzare i contratti
di trasporto di greggio 9 Panamax: mid-sized cargo ships (60000 to 80000 DWT) that are capable of pass-
ing through the lock chambers of the Panama Canal. With the enlargement of the
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MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
canal, the maximum breadth is now 55m so bigger ships, called New-Panamax can
now cross the American continent (figure 14.5).
Esistono altre categorie di navi, quali Sea-
waymax (riferite alla St. Lawrence Seaway)
Malaccamax (riferite allo Strait of Malacca), Smaller tankers, intended to carry refined products are called product carriers.
oltre a Handysize (da 15,000 a 35,000 DWT),
Handymax e Supramax (<60000 DWT)
Chemical tankers are very sophisticated ships and often provided with many tanks
that allow the transport of several different products (figure 14.6): this leads to a se-
vere risk of reactivity, that is the possibility for chemical reactions to take place.
Il contenimento del carico è ovviamente The IBC Code identifies three types of ship with respect to the environmental and
collegato alla possibilità di sopravvivenza safety hazards of the products they carry and, consequently, the severity of the meas-
della nave in seguito ad una falla
ures to preclude a leakage of such cargo:
9 Type 1 ship: very severe hazards which require maximum preventive measures;
9 Type 2 ship: appreciably severe hazards which require significant preventive meas-
ures;
9 Type 3 ship: sufficiently
severe hazards which re-
quire a moderate degree
of containment, pro-
vided only to increase
survival capability in a
damaged condition.
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Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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In realtà è in particolare il nickel (ad esem- the low temperatures that have to be maintained; in fact they weaken metals and
pio la lega al 36%) che previene la defor- make them shrink. In order to overcome this problem special alloys should be used,
mazione della cisterna: nel caso ad esempio
such as carbon-manganese steel, nickel steel, austenitic steel and aluminium alloys.
delle leghe di alluminio occorre prevedere
appositi sistemi per permettere lo «scorri-
mento» della cisterna rispetto allo scafo, A classification similar to that provided by the IBC Code, is provided by the IGC Code too,
cioè deve trattarsi di cisterne indipendenti which divides gas carriers into four groups, presented here in decreasing hazard rank:
9 type 1G ship: gas carriers which require maximum preventive measures to preclude
the escape of such cargo;
9 type 2G ship: gas carriers which require significant preventive measures to preclude
the escape of such cargo;
Le navi di tipo 2PG sono quelle per il tra- 9 type 2PG ship: gas carriers of 150 m in length or less which require significant
sporto totalmente pressurizzato preventive measures to preclude escape of such cargo, and where the products are
carried in independent type C tanks designed for a MARVS of at least 7 bar gauge
and a cargo containment system design temperature of -55°C or over;
Per la navi gasiere è caratteristica la tipolo- 9 type 3G ship: a gas carrier which require moderate preventive measures to preclude
gia Q-Max (Qatar Max) the escape of such cargo.
DAMAGE ASSUMPTIONS
As we know, nowadays oil tankers are provided with double hull and double bottom,
but something similar has been required for chemical and gas tankers for a long time.
Specific assumed maximum extent of damage are provided both for chemical
and gas tankers and are subsequently used to determine the minimum inboard
distances of the cargo tanks from the bottom and the side shell plating, which is
I requisiti delle chimichiere su doppiofondo practically the provision for the double bottom and the double hull. This allows
e doppio scafo riguardano solo le navi di the tanks to be protected from penetration in the case of minor damage to the
categoria 1 e 2 ship resulting, for example, from contact with a jetty or tug, and gives a measure
of protection from damage in the case of collision or stranding.
Both the assumed damage and the proximity of the tanks to the ship’s shell should
be dependent upon the degree of hazard presented by the product to be carried.
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Task N° 2 - Group work: students are divided into small groups and each group prepares a «ship
description sheet» using information both found on the web (real ships) and invented but that
should be consistent with the particular characteristics of a certain type of tanker. The ships will
be presented to the others by means of a slide presentation (pictures are more than welcome).
This is the first step for the next task.
The construction material of tanks with associated piping, pumps, valves, etc. for a
chemical tankers (usually steel) should be selected with great accuracy bearing in mind:
9 notch ductility at the operating temperature;
9 corrosive effect of the cargo;
9 possibility of hazardous reactions between the cargo and the material of construction.
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Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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La barriera secondaria è l’elemento di con- The classification of the tanks of a gas carrier is determined by the structural con-
tenimento esterno, a tenuta stagna, proget- figuration, design temperature, design pressure and the interaction between the tank
tato per confinare temporaneamente even-
and the ship’s structure. The cargo containment systems are generally made up of a
tuali perdite di carico e di evitare l’abbas-
samento della temperatura al di sotto del primary barrier, usually constituted by a corrugated metal sheet, in direct contact
livello di guardia sulle strutture della nave with the cargo and a secondary liquid-tight barrier (figure 14.9). There is an insulation
system consisting of thermal insulators such as rigid polyurethane foam between the
two and between secondary barrier and the hull (figure 14.10).
La tensione di vapore di progetto normal- According to the IGC Code gas carriers can be fitted with different types of tanks, each
mente non supera i 0,25 bar, ma per le with different provisions on the allowed maximum vapour pressure:
totalmente pressurizzate si arriva a 0,7 bar
Le integral tanks sono normalmente strut-
9 Integral tanks: these are tanks that form a structural part of the ship’s hull and are
turali, cioè contribuiscono alla completezza influenced in the same manner and by the same loads which stress the adjacent
strutturale dello scafo hull structure;
9 Membrane tanks: these are non-self-supporting tanks which consist of a thin layer
(membrane) supported through insulation by the adjacent hull structure, in such a
way that thermal and any other type of expansion or contraction are compensated
for without undue stressing of the membrane (figure 14.11);
9 Semi-membrane tanks: these are non-self-supporting tanks in the loaded condition
and consist of a layer, parts of which are supported through insulation by the adja-
cent hull structure, whereas the rounded parts of this layer connecting the above-
L’IGC Code suddivide ulteriormente le ci- mentioned supported parts are designed to also accommodate thermal or other
sterne indipendenti nelle categorie A, B, C; types of expansion or contraction;
quelle di tipo C sono cisterne indipendenti
progettate per sostenere elevati livelli di 9 lndependent tanks: these are self-supporting tanks that do not form part of the ship’s
pressione hull and are independently able to resist to dynamic stresses caused by the cargo
213
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
motions. These tanks are also called spherical or cylindrical tanks because of their
shape, which guarantees a more even distribution of the pressure (figure 14.12);
9 lnternal insulation tanks: these
are non-self-supporting and
consist of thermal insulation
materials which contribute to
the cargo containment and are
supported by the structure of
the adjacent inner hull or of
an independent tank (the inner
surface of the insulation is ex-
posed to the cargo).
214
Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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L’IBC Code stabilisce precisamente i ratei Gas tankers fire-fighting requirements consist of a main fire water system for the deck,
di scarico del sistema fisso a schiuma a water-spray system, mainly for the exposed parts of the tanks and the boundaries of
superstructures, a dry chemical powder fire-extinguishing systems for cargo areas and
cargo handling areas and carbon dioxide system for cargo compressor and pump-rooms.
This process is called purging and it is mandatory for all the ships intended for the
transport of dangerous liquids. Purging is slightly different from a simple inerting
procedures where the purpose is to reduce the oxygen content of a closed space to a
value less than 8%. In order to enter a tank a gas-freeing procedure also has to be car-
ried out, meaning any type of gas (hydrocarbon or inert) is removed and the level of
oxygen is brought back to 21%.
La pressione positiva a bordo delle navi Purging can take place by dilution, that consists of gas mixing, or by displacement,
gasiere può essere mantenuta anche con- that is when the inert gas is slowly introduced at the top of the tank and the heavier
trollando opportunamente la temperatura
hydrocarbon gas is allowed to escape from the bottom.
del carico
ELECTRICAL INSTALLATIONS
The IBC Code states that electrical installations shall be such as to minimize the risk
of fire and explosion from flammable products.
The IGC Code does the same as it provides specific requirements for the installation
of electrical equipment (wires, lighting, electric motors etc.) within special areas such
as hold spaces, cargo pump and cargo compressor rooms, zones on open decks etc.
Obviously provisions change if a secondary barrier for the cargo is provided.
GAS DETECTION
The provision of gas detection systems is a primary necessity for gas tankers, indeed
the IGC Code requires a permanently installed system of gas detection and audible
and visual alarms to be provided for:
9 cargo pump-rooms;
9 cargo compressor rooms;
9 motor rooms for cargo handling machinery;
9 cargo control rooms unless designated as gas-safe;
9 other enclosed spaces in the cargo area where vapour may accumulate including hold
spaces and interbarrier spaces for independent tanks other than type C;
9 ventilation hoods and gas ducts where required;
9 airlocks.
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
The amount of cargo can be determined by mean of meters placed on the pipe
lines while both measurements of weight or volume can be carried out on board:
Il draft survey è stato trattato nel primo vo- 9 weight measurements: these can be done by means of the draft survey tech-
lume di Fondamenti di Costruzione e Ge- niques, but that is more suitable for bulk carriers;
stione della nave (Paragrafo 9.4)
9 volume measurements: these can be done by determining the void space over
the level reached by the liquid cargo inside the tanks and then using special
tables (calibration book) that give the volume of each tank calculated from the
filling level (note that the load master provide this function automatically).
L’American Petroleum Institute ha introdot- Once the volume has been determined the consequent steps are the calculation of
to l’API Gravity, che fornisce un numero a the mass by multiplying the volume and the density of the cargo, but the actual
partire dal peso specifico rispetto all’ac-
value of the density is related to the current temperature and can be different
qua, per avere un’indicazione immediata e
comparabile delle caratteristiche dell’idro- from the standard one, usually referred to as 15°C or 60°F.
carburo
Therefore, to perform this step it is therefore necessary to determine the tem-
perature of the cargo: since the temperature is not the same at every point of the
tank, an average should be calculated, and this can be done by simply measur-
ing the temperature at half depth (if within 12 hours from loading), or making a
weighted average if later.
216
Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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.D . 2
It should be noted that the liquid level is the result of the balance between sufficient
coverage to prevent sloshing and a sufficient empty space, called ullage, to allow ex-
pansion of the load should the temperature rise during the journey (figure 14.14).
For each type of liquid transported adequate gauging systems are provided to meas-
ure the cargo level inside the tanks.
The IBC Code requires for chemical tankers to be equipped with gauging systems and
vapour detection systems: gauging devices can be of open type, restricted type or closed
type with respect to the amount of cargo vapour or liquid which is exposed to the atmos-
phere, while vapour detection systems should detect both toxic or flammable vapours.
The IGC Code states that each cargo tank should be provided with means for indicat-
ing level, pressure and temperature of the cargo. Pressure gauges and temperature in-
dicating devices should be installed in the liquid and vapour piping systems, in cargo
refrigerating installations and in the inert gas systems. Furthermore where a second-
ary barrier is required, permanently installed instrumentation should be provided to
detect when the primary barrier fails to be liquid-tight anywhere on the ship or also
when and where liquid cargo is in contact with the secondary barrier.
Cargo tank liquid level gauges for gas tankers may be of the following types:
9 indirect devices, which determine the amount of cargo by means of weighing or
pipe flow meters;
217
MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
9 closed devices, which do not penetrate the cargo tank, such as devices using radio-
isotopes or ultrasonic devices;
9 closed devices, which penetrate the cargo tank, but which form part of a closed sys-
tem and keep the cargo from being released, such as float type systems, electronic
probes, magnetic probes and bubble tube indicators;
9 restricted devices, which penetrate the tank and when in use permit a small quantity
of cargo vapour or liquid to escape into the atmosphere, such as fixed tube and slip
tube gauges.
Chemicals have greater necessity in terms of tank conditions, so the IBC Code goes
more in deep regarding the definition of systems to control the tank atmosphere, pro-
viding four different actions, including ventilation:
1) Inerting: this is the replacement of the dangerous atmosphere, as already specified;
2) Padding: this is filling the cargo tank and associated piping systems with a liquid,
gas or vapour which separates the cargo from the air, and maintaining that condi-
tion (usually water pad or nitrogen pad are used);
3) Drying: by filling the cargo tank and associated piping systems with moisture-free
gas or vapour with a dewpoint of -40°C or below at atmospheric pressure, and
maintaining that condition;
4) Ventilation: forced or natural.
OVERFLOW CONTROL
The IGC Code asks for cargo pumps and compressors to be provided with an emer-
gency shutdown system which can operate within 30 seconds of actuation, while for
chemicals tankers the overflow-control is required to take place simply by mean of
visual and audible tank-overflow alarms.
On a gas tanker the risks of an excessive loading are also prevented with respect to a
certain rate of loading.
On each type of tanker usually two types of alarm are provided: high level alarm (95%)
and overfill alarm (98%).
PRESSURE CONTROL
On a gas tanker it is very important to maintain the cargo tank pressure below the
MARVS (maximum allowable relief valve setting) and this can be done by mean of
different system such as those providing a pressure regulation in the cargo tanks by
L’uso del boil-off del gas trasportato come means of mechanical refrigeration or heating, or a system whereby the boil-off va-
combustibile è concesso solo per le meta-
niere
pours are utilized as fuel for shipboard use.
218
Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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The IGC Code states that all cargo tanks should also be provided with a pressure relief
system appropriate to the design of the cargo containment system and the cargo be-
ing carried (the same for other spaces which may be subject to pressures beyond their
design capabilities). A piping system should be provided to enable each cargo tank to
be safely gas-freed and to be safely purged with inert gas.
TEMPERATURE CONTROL
The necessity to maintain a specific temperature is a primary necessity for gas tank-
ers and this is met with a refrigeration system made up of one or more units capable
of maintaining the required cargo pressure/temperature also in the worst conditions,
represented by the upper ambient design temperatures (32°C for the sea and 45°C
for the air). The refrigeration system should also be used to cool and/or compress the
evaporated cargo, condense it and then return it to the cargo tanks.
Ventilation requirements for spaces required to be entered during normal cargo han-
dling operations and spaces not normally entered are also provided within the IGC
Code.
TANK CLEANING
Sulle chimichiere al lavaggio delle cisterne Tanks cleaning is particularly important for the chemical tanker and specific cleaning,
segue un’accurata asciugatura, spesso ef- drying and inspection procedures have to be carried out for certain products.
fettuata anche agendo a mano
Clean tanks means good pollution prevention, and this is one of the major problems
arising from oil tankers operations because it is as important as the compliance with
the safety measures.
As seen in Chapter 8 of this book, the MARPOL Convention requires the provision
of a COW system for tankers of 20000 DWT and over. This entails washing the cargo
tanks using high-pressure jets of crude oil (making part of the cargo), with the dual
advantage of reducing the formation of oily mixtures during the subsequent washing
with water and salvaging a considerable amount of cargo.
Le operazioni di caricazione e discarica e The system consists of a series of tank washing machines installed on the tank top,
relativa preparazione, pulizia ecc. vanno made up of a washing head with a rotating nozzle (ugello) that simultaneously per-
concordate con il terminal e vanno eseguite
forms a rotational movement on a vertical axis and an angular movement of elevation
seguendo apposite check list
and lowering with a range of about 135°.
219
MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
Il principio del COW si basa sull’ele- COW procedures have to comply with the COW Operation and Equipment Manual
vato potere detergente del petrolio (MEPC.3/XII and MEPC.81(43)). Different washing procedures are allowed, primarily
depending on the oil level inside the tank (figure 14.15):
L’angolo raggiunto nel top wash 9 multi-stage procedures: the wash-
deve essere tale da fare in modo che ing operations begin soon after the
non venga ripetutamente colpita la
starting of the discharge opera-
superficie del liquido ancora pre-
sente nella tanca tions, so different phases are pro-
vided depending on the unloading
Anche la combinazione full wash progress (top wash - washing an-
– bottom wash è una multi-stage gle 135° to 60° or 50° - and bottom
procedure
wash - washing angle 60° or 50° to
0°);
9 single-stage procedures: the wash-
ing operations begin near the end
of the discharge operations, so
the nozzle performs a single cycle
covering the entire angular range,
called full wash - washing angle
135° to 0°.
Per le product carrier le COW After the COW has been carried out a final water rinse is usually performed but the
Lines sono chiamate Tank Clean- amount of water involved is very low; this is particularly necessary when a change in
ing Lines
the type of cargo is foreseen.
Task N° 3 - Group work: in the previous tasks the groups of students prepared a «ship description
sheet». Now it’s time to leave the floor to those students who were simply attending the presentations.
They should ask for more information about the ship (tank characteristics, safety arrangements, cargo
management plants etc.). The activity should be seen as an investigation carried out by a charterer in
order to decide if the ships fits with his needs. Evaluation is both on the pertinence of the question and
on the skills of the group involved to provide correct, credible and persuasive answers… obviously this
should be carried out by each group.
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Dangerous Cargoes (con metodologia CLIL) U.D
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221
MODULO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato
6 ( / ) $ 6 6 ( 6 6 0 ( 1 7 7(67
TRUE OR FALSE (ANY OF THE FOUR STATEMENTS CAN BE TRUE OR FALSE)
222
6 ( / ) $ 6 6 ( 6 6 0 ( 1 7 7(67 Dangerous Cargoes
Introduzione
(con metodologia
alla FisicaCLIL) PERCORSO
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1
7. Labelling: T F
indicates the class
includes the UN number
should be replicated by placards
include the substances’ trade name
8. Inert gas: T F
is a gas used as a propellant for ventilation
is also used for purging
is usually CO2
is usually oxygen
9. Double bottom and double hull are: T F
provided only for oil tankers
provided only for oil and chemical tankers
provided only for oil and gas tankers
provided for each type of tankers
10. COW can be carried out: T F
both by multi-stage or single-stage procedures
both by open-cycle or closed-cycle methods
both in inert or non-inert atmospheres
both in oil tankers and in chemical tankers
1) What is the reference code for dangerous goods in solid form in bulk?
R IGC Code
R IBC Code
R BCH Code
R IMSBC Code
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MODULO
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LO 3 Rischi legati alla tipologia di carico trasportato 6 ( / ) $ 6 6 ( 6 6 0 ( 1 7 7(67
1) You have to transport ACETONE in bulk. What ship do you need? What are the required characteristics?
2) You have to transport ISOPRENE in bulk. What ship do you need? What are the required characteristics?
3) You have to transport VIRGIN NAPHTA in bulk. What ship do you need? What are the required characteri-
stics?
4) You have to transport packaged CHARGES, PROPELLING, FOR CANNON. What special care does this cargo
require?
5) You have to transport a cargo of bottles of whisky. What special care does this transportation require?
224
MODULO 4
Sinistri marittimi e
salvataggio in mare
SOMMARIO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Part A, Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Tra- Programma corso di Allineamento 500 h (alle-
Chapter II Master and deck department (Table sporti e Logistica, Articolazione «Conduzione gato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
A-II/1) del Mezzo», opzione «Conduzione del Mezzo INDIVIDUARE I MEZZI E LE DOTAZIONI DI SALVATAG-
RISPONDE ALLE EMERGENZE PREVIENE, CONTROLLA Navale» GIO DI UNA NAVE
E COMBATTE GLI INCENDI A BORDO AZIONA I MEZ- OPERARE NEL SISTEMA QUALITÀ NEL RISPETTO DEL- Il candidato dovrà apprendere come:
ZI DI SALVATAGGIO CONTRIBUISCE ALLA SICUREZZA LE NORMATIVE DI SETTORE SULLA SICUREZZA a. definire i mezzi di salvataggio in relazione alle
DEL PERSONALE E DELLA NAVE ORGANIZZARE IL TRASPORTO IN RELAZIONE ALLE loro caratteristiche ed al tipo di nave
Procedure di emergenza MOTIVAZIONI DEL VIAGGIO ED ALLA SICUREZZA DE-
Precauzioni per la protezione e sicurezza dei passeg- GLI SPOSTAMENTI
geri nelle situazioni di emergenza Incidenza del fattore umano nella conduzione del
Azione iniziale da prendere a seguito di una collisione mezzo
o incaglio; valutazione e controllo del danno iniziale Rispettare le procedure e assumere comportamenti
Apprezzamento delle procedure da seguire per il adeguati all’attività svolta
soccorso delle persone dal mare, assistenza a una Sistemi ed impianti di trattamento degli efflussi nocivi
nave in pericolo, rispondere alle emergenze che av- derivanti da processi ed attività svolte a bordo
vengono in porto Trasporto di persone
Prevenzione antincendio e attrezzature antincendio Valutare i rischi degli ambienti di lavoro, verificando la
Capacità di organizzare le esercitazioni antincendio congruità dei mezzi di prevenzione e protezione ed
Conoscenza delle classi e della chimica del fuoco applicando le disposizioni legislative
Conoscenza dei sistemi antincendio Applicare la segnaletica e la documentazione sulla
Conoscenza dell’azione da effettuare in caso di incen- sicurezza
dio, incluso gli incendi che interessano impianti ad olio
Salvataggio
Capacità di organizzare le esercitazioni di abbandono
nave e conoscenza del funzionamento dei mezzi di
sopravvivenza e battelli di soccorso, i loro congegni e
dispositivi per la messa a mare e loro dotazioni, inclu-
dendo le apparecchiature radio di salvataggio, EPIRB sa-
tellitari, SART, tute di immersione e ausili termo protettivi
Conoscenza delle tecniche individuali di sopravvi-
venza
Conoscenza delle tecniche di prevenzione degli in-
cendi e capacità di combattere e spegnere gli incendi
Conoscenza della sicurezza personale e delle re-
sponsabilità sociali
Sinistri marittimi e salvataggio in mare MODULO 4
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
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Per tutte le tipologie di sinistro vale quanto già riportato nel primo Capitolo di questo
libro, cioè una gestione adeguata della sicurezza deve comprendere sempre tre ele-
menti essenziali:
1) Addestramento: deriva da una formazione nautica iniziale di qualità, un addestra-
mento pratico su temi specifici ed un piano di «mantenimento» delle competenze
acquisite svolto a bordo per mezzo delle esercitazioni; la capacità di valutare le
condizioni di galleggiabilità e stabilità in stato non integro, la conoscenza delle più
frequenti cause d’ignizione, la capacità di utilizzare correttamente gli strumenti di
navigazione, gli impianti antincendio, i mezzi di salvataggio, e di rispettare le regole
di tenuta della guardia sono tutti esempi di efficace utilizzo, ai fini di prevenzione e
gestione delle emergenze, delle competenze acquisite con una buona formazione;
2) Prevenzione: si mette in pratica con un adeguato piano di controllo di tutti gli spa-
zi della nave e della funzionalità degli impianti, al fine, ad esempio, di accorgersi
in tempo di problemi che possono dar vita ad un sinistro (vie d’acqua, perdite di
liquidi infiammabili, fili scoperti ecc.); è un elemento essenziale della prevenzione
anche l’assunzione di comportamenti consapevoli, sempre orientati verso la tutela
della sicurezza;
3) Ruolo d’appello: consiste nel dotarsi di uno schema programmato di azione, fatto
di una precisa suddivisione dei compiti, procedure chiare ed univoche ed una buo-
na consapevolezza da parte di ciascun membro dell’equipaggio del significato e
dell’utilità del proprio incarico.
A volte si fanno rientrare nella
prevenzione tutti quei sistemi
cosiddetti di protezione passiva,
come la compartimentazione
stagna, la suddivisione con para-
tie tagliafuoco e la sistemazione
di impianti di rivelazione fumo
e calore ecc., cioè tutto quanto
è installato a scopo «preventi-
vo» per affrontare un sinistro; si
tratta tuttavia di sistemi che ri-
sultano utili solo quando l’emer-
genza ha effettivamente luogo e
semplicemente non mirano ad
eliminare l’emergenza ma a ri- Figura 15.5
durne l’impatto. Il rispetto delle regole viene richiamato costantemente a bordo
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long blast on the ship’s whistle or siren and additionally on an electrically operated
bell or klaxon or other equivalent warning system, which shall be powered from the
ship’s main supply and the emergency source of electrical power […]»
«Il comandante non può ordinare l’abbandono della nave in pericolo se non dopo
esperimento senza risultato dei mezzi suggeriti dall’arte nautica per salvarla, senti-
to il parere degli ufficiali di coperta o, in mancanza, di due almeno fra i più provetti
componenti dell’equipaggio. Il comandante deve abbandonare la nave per ultimo,
provvedendo in quanto possibile a salvare le carte e i libri di bordo, e gli oggetti di
valore affidati alla sua custodia.»
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MODULO 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
16 Incendio
Il 7 aprile 1990 sulla ro-ro pax Scandinavian Star, in servizio fra Oslo, in Norvegia, e Frederikshavn, in Danimarca,
si sviluppò un incendio doloso che condusse alla morte di ben 159 persone: contro le azioni incendiarie volontarie
c’è poco da fare in termini di prevenzione, ma l’evento dimostra come sia difficile controllare un incendio su una
nave e come sia drammaticamente alta la probabilità di avere numerose vittime.
16.1 GENERALITÀ
Il SOLAS, Chapter II-2, si occupa interamente di protezione, rivelamento ed estinzio-
ne degli incendi, ma anche in questo caso le informazioni tecniche dettagliate sono
comprese in una pubblicazione esterna, il FSS Code (International Code for Fire Safety
Systems), adottato con la Resolution MSC.98(73) del 5 dicembre 2000.
232
Emergenze a bordo U.D.
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Il significato di flashpoint verrà chiarito nel Un’altra categoria molto importante è rappresentata dalle navi cisterna (tankers): i cari-
seguito chi per i quali si considera un rischio di incendio addizionale sono quelli aventi flashpoint
inferiore a 60°C e quelli aventi una tensione di vapore maggiore di 1,013 bar a 37,8°C.
Per le navi cisterna destinate al trasporto di prodotti chimici o di gas liquefatti vengo-
no in larga misura richiamate le prescrizioni antincendio contenute nei codici speci-
fici della categoria (IBC Code e IGC Code).
16.2 LA COMBUSTIONE
Le reazioni di ossidoriduzione o RedOx La combustione (burning) è una reazione chimica di ossidoriduzione che avviene tra un
sono reazioni nelle quali varia il numero di combustibile (fuel) ed un comburente (oxidant) a causa dell’apporto di calore (heat).
ossidazione di ioni o atomi, cioè quelle in
cui una sostanza perde elettroni (si ossida),
Perché si abbia una combustione, i due elementi oggetto della reazione e la fonte di
mentre un’altra li acquista (si riduce); in
particolare, nella combustione, le mole- energia rappresentata dal calore devono essere contemporaneamente presenti, per
cole che compongono il combustibile si questo si usa rappresentare la reazione come un triangolo, detto triangolo del fuoco
ossidano e si trasformano in CO2 ed altri (figura 16.3), che è dunque composto da:
residui ossidati, mentre l’ossigeno dell’aria
si riduce 9 Combustibile: i combustibili sono in massima parte composti organici, cioè sostan-
ze solide, liquide o gassose contenenti carbonio; l’esempio più classico è rappresen-
tato dagli idrocarburi, cioè composti organici contenenti solo carbonio e idrogeno,
prevalentemente di origine fossile.
9 Comburente: il comburente è l’ossigeno (oxygen) normalmente contenuto nell’aria;
altre sostanze indicate come comburenti, a meno di casi molto particolari, sono
comunque caratterizzate dal fatto di produrre ossigeno, come i perossidi organici.
C’è chi identifica la reazione stessa di 9 Calore: la quantità di calore necessaria per avviare la combustione è molto variabile
combustione come un quarto elemento del da sostanza a sostanza e il meccanismo che interviene verrà meglio descritto nel
triangolo, nell’ottica di sottolineare come
sia essenziale l’aspetto chimico: si parla
prossimo paragrafo; la forma può essere quella di una fiamma o una scintilla ma
allora di tetraedro o quadrato del fuoco anche un mezzo di trasmissione meno diretto.
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Il calore necessario all’innesco può essere trasmesso al combustibile per contatto diret-
to di una fiamma, una scintilla o un corpo incandescente, oppure per moto relativo di
due corpi a contatto, cioè per attrito, o ancora in modo indiretto, con diverse modalità:
Conduzione, convezione e irraggiamento 9 convezione (convection): il calore si trasmette grazie al moto di molecole a mag-
sono anche le modalità con cui viene dif-
gior temperatura che, nel loro movimento, cedono il calore ad altre molecole (è la
fuso il calore prodotto da un incendio già
in corso, e risulta particolarmente temibile modalità tipica dei gas e dei liquidi non in quiete);
la diffusione del calore per convezione, con
9 conduzione (conduction): il calore si trasmette da una molecola all’altra di due
cui i fumi trasportano calore anche molto
lontano: in particolare i fumi sono i respon- corpi a contatto, ma senza movimento di materia (è la modalità tipica dei solidi e
sabili dell’asportazione di circa il 60% della dei liquidi in quiete);
potenza termica generata
9 irraggiamento (radiation): il calore si trasmette a distanza, per mezzo di onde
elettromagnetiche (ne è esempio la trasmissione dell’energia solare).
Non si deve confondere l’autoaccensione In presenza di una fonte esterna di innesco come una fiamma libera, che può avere tem-
con l’autocombustione, che è il processo perature molto elevate, agente con continuità, si avvia facilmente la combustione, tuttavia
con cui una sostanza inizia a bruciare spon- essa può avvenire anche in modo spontaneo, senza necessità di innesco, quando la tempe-
taneamente senza nessun apporto di ener-
gia dall’esterno, a seguito di una reazione ratura ambientale supera la cosiddetta temperatura di autoaccensione (kindling point
lenta che sviluppa calore, provocata da or autoignition temperature), che è la temperatura minima alla quale la sostanza inizia
fenomeni di fermentazione e di ossidazione spontaneamente a bruciare in presenza di ossigeno, senza sorgenti esterne di innesco.
Tabella 16.1
Temperature di autoaccensione di alcune sostanze e prodotti
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Tabella 16.2
Temperature di infiammabilità di alcuni liquidi: assestandosi su valori inferiori a 20°C, virgin naphta, benzina,
acetone e alcol etilico sono considerate sostanze esplosive
Non è detto che il raggiungimento del flashpoint basti a mantenere una combustione,
infatti può accadere che la produzione di calore non sia sufficiente ad autoalimenta-
re il fuoco una volta innescato, in pratica se si rimuove la sorgente la combustione
potrebbe cessare. A tal proposito si definisce temperatura o punto di combustione
(firepoint) la temperatura alla quale una sostanza inizia a bruciare e continua a farlo
per almeno 5 secondi.
La SOLAS prescrive per alcune navi ci- Una volta che la tempera-
sterna la dotazione di un sistema per il tura supera il flashpoint e
monitoraggio della concentrazione degli
idrocarburi utilizzando come riferimento
il liquido produce i vapori
per l’allarme ben precise percentuali del necessari per la combustio-
LFL (10% o 30%) ne si apre un’altra variabile
che può consentire o impe-
dire la reazione chimica del
fuoco, cioè la concentrazio-
ne di questi vapori nell’aria:
esistono due ben definiti
limiti, caratteristici di ogni
sostanza, che racchiudono
un campo di infiammabi- Figura 16.4
lità (flammability range) al Limiti di infiammabilità di alcune sostanze liquide e gassose
di fuori del quale la combu-
stione non è possibile, cioè
il limite inferiore di infiammabilità (lower flammability limit - LFL) e il limite
superiore di infiammabilità (upper flammability limit - UFL) (figura 16.4).
I limiti di infiammabilità sono definiti per un’atmosfera standard, cioè con un con-
tenuto di ossigeno di circa 21%, ma per concentrazioni minori il campo si restringe
fino ad annullarsi; essi dipendono anche da pressione e temperatura: l’aumento della
pressione provoca un avvicinamento delle molecole di gas combustibile e di combu-
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Figura 16.5
Se diminuisce la pressione il campo di infiammabilità si riduce (lo stesso vale per la temperatura)
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Trasportava proprio GPL il treno che a fine come il GPL che tenderà ad accumularsi in basso creando pericolose sacche infiam-
giugno 2009 deragliò presso la stazione di mabili anche a distanza.
Viareggio con la tragica conseguenza della
diffusione del carico, più pesante dell’aria,
per le strade della cittadina toscana provo- Una volta che la combustione è avviata, essa può
cando morte e distruzione avvenire con fiamma o senza fiamma (figura 16.7):
nel primo caso bruciano i vapori sprigionati dalla
sostanza ed è la combustione tipica dei gas e dei
liquidi ma vale anche per i solidi, mentre nel se-
condo caso si ha la cosiddetta brace (ember), che
evidentemente è prerogativa dei solidi e consiste
nella combustione del carbonio nel residuo.
Va ricordato che una fiamma rappresenta Quasi tutte le combustioni avvengono in fase
un fenomeno superficiale: non è la so- gassosa, cioè è necessaria l’evaporazione dei li-
stanza in sé che brucia, ma i gas che essa quidi e la sublimazione dei solidi (figura 16.8).
sprigiona
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Le conseguenze di un incendio
dipendono molto dalla sua ve- Figura 16.13
locità di propagazione, detta Il backdraft è pericolosissimo e avviene ad esempio quando
anche velocità di accensione, di- si tenta di accedere ad un locale chiuso interessato da un in-
rettamente correlata al tipo di cendio
combustibile coinvolto.
Si è detto che l’aumento di temperatura provoca un aumento della velocità della rea-
zione di combustione: negli ambienti chiusi è facile che il calore prodotto dallo stesso
incendio, non potendo disperdersi, porti la temperatura a crescere di molto, con la
conseguenza che il rapido sviluppo della combustione provochi anche fenomeni mec-
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Perché l’esplosione sia possibile, la misce- canici (luce, suono, onda d’urto), caratteristici di quella che viene chiamata esplosio-
la combustibile-comburente deve trovarsi ne (explosion), possibile però solo a determinati valori di concentrazione del combu-
entro certi limiti di concentrazione detti li-
stibile, quindi ben precisi valori di pressione e temperatura (figura 16.14).
mite inferiore e limite superiore di esplosi-
vità LEL/UEL (lower/upper explosive limit);
tuttavia spesso si assumono come limiti Una normale combustione si pro-
quelli di infiammabilità, più ampi paga di solito lentamente, mentre
le esplosioni possono raggiungere
le decine e centinaia di metri al
secondo: in particolare si parla di
deflagrazione (deflagration) se
la velocità è inferiore alla velocità
del suono (341 m/s a 15°C) e deto-
nazione (detonation) per veloci-
tà superiori, nell’ordine dei km/s.
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Emergenze a bordo U.D.
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Da quanto esposto emerge dunque un aspetto duale della protezione passiva antin-
cendio:
9 prevenzione: mettere in atto «buone pratiche» per fare in modo che un incendio ab-
bia difficoltà a verificarsi, possibili, come già ricordato, solo se a monte esiste una
buona strategia di formazione e addestramento del personale e sensibilizzazione
di eventuali passeggeri;
9 segnalazione e contenimento: rilevare la presenza dell’incendio e limitarne estensio-
ne e conseguenze.
L’insieme degli impianti e delle dotazioni utilizzabili per spegnere l’incendio prende il
nome di protezione attiva antincendio.
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I requisiti funzionali necessari per raggiungere gli obiettivi della Convenzione sono:
9 adeguata suddivisione antincendio verticale e orizzontale attraverso barriere ter-
miche e strutturali;
Con l’espressione accomodation spaces si 9 separazione degli accomodation spaces dal resto della nave attraverso barriere ter-
intendono gli alloggi ma anche la maggior miche e strutturali;
parte dei locali comuni e destinati allo svago
9 limitato utilizzo di materiale combustibile;
9 rivelazione degli incendi nel punto di origine;
9 contenimento ed estinzione degli incendi nel punto di origine;
9 protezione delle vie di fuga e degli accessi per l’azione antincendio;
9 pronta disponibilità di sistemi estinguenti;
9 riduzione possibilità di innesco dei vapori infiammabili del carico.
I locali macchina di categoria A sono quelli La prima problematica posta dalla SOLAS riguarda il fuel (SOLAS, Chapter II-2, Regu-
che contengono le macchine per la propul- lation 4): non è ammesso l’uso di carburanti con flashpoint inferiore a 60°C, o 43°C per
sione principale, macchine per altri usi con
potenza non inferiore a 375 kW o impianti a
i generatori di emergenza, inoltre le relative cisterne non devono essere poste entro
combustione di altro tipo (caldaie, genera- locali macchina di categoria A, nei gavoni di prua o dove una perdita può creare un
tori gas inerte, inceneritori ecc.) rischio d’incendio; devono poi essere previsti sistemi di misurazione della temperatu-
ra e della quantità del carburante e devono essere installate valvole di intercettazione
combustibile azionabili a distanza.
Per il locale pompe del carico delle petro- Una parte specifica è poi
liere è richiesto un impianto di ventilazione prevista per le cisterne del
tale da garantire il ricambio almeno 20 volte
all’ora carico delle tankers, soprat-
tutto in termini di posizio-
namento e ventilazione; è Figura 16.17
infatti prescritto che siano La SOLAS contiene prescrizioni specifiche per le petroliere (Courtesy
collocate a pruavia del lo- of Norden A/S)
cale macchine, della stazio-
ne di controllo o altri locali di servizio, inoltre il sistema di sfogo (vent system) dei
vapori del carico deve essere organizzato in modo che la discarica avvenga in vertica-
le, con una certa velocità e lontano da prese d’aria di altri locali sensibili.
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Emergenze a bordo U.D.
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Per ridurre il potenziale di crescita del fuoco la SOLAS, Chapter II-2, Regulation 5
impone prescrizioni specifiche per la chiusura delle condotte di ventilazione su tutte
le navi.
Una delle eccezioni per l’uso di materiale Relativamente a superfici come rivestimenti, soffitti, pareti divisorie, finiture, pitture
non combustibile è rappresentata dalle e arredi, presenti soprattutto sulle navi passeggeri, sono previsti specifici requisiti in
saune
termini di incombustibilità, propagazione della fiamma e sviluppo di fumo e prodotti
tossici
243
MODULO
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
Per le navi da carico sono previsti tre me- La SOLAS, Chapter II-2, Regulation 7 impone sistemi fissi di rivelazione e allarme nel-
todi diversi (IC, IIC, IIIC) per stabilire le le aree di macchine non presidiate e in molte aree alloggio o di servizio: in particolare
dotazioni in termini di segnalazione e con-
la convenzione si muove, per la maggior parte delle zone abitative, tra la rivelazione
tenimento
di incendio e fumo e la sola rilevazione di incendio, eventualmente integrata da un
impianto sprinkler, imponendo diverse prescrizioni a seconda che si tratti di navi da
carico o di navi passeggeri, ulteriormente differenziate in base al numero di passeg-
geri (più o meno di 36).
Nei corridoi di ogni ponte la distanza da È inoltre prevista l’installazione di avvisatori manuali (fire alarm call point) nelle
percorrere per raggiungere un avvisatore zone alloggio, di servizio e di controllo (figura 16.20).
manuale non dovrebbe essere mai supe-
riore a 20 m
Sulle navi passeggeri il pannello degli
allarmi deve essere continuamente pre-
sidiato: viene per questo posizionato in
plancia ed è richiesto che sia centra-
lizzato con quello del controllo porte
tagliafuoco e condotte di ventilazione.
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Emergenze a bordo U.D.
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È particolarmente importante che le sale di La SOLAS, Chapter II-2, Regulation 8 riguarda invece i sistemi per il controllo, l’aspi-
controllo adiacenti alla sala macchine sia- razione e l’espulsione dei fumi.
no mantenute libere dal fumo, in modo da
garantire la funzionalità della propulsione;
lo stesso vale per i locali pubblici delle navi Relativamente alla compartimentazione tagliafuoco è utile comprendere le definizio-
da crociera per agevolare l’evacuazione ni che fornisce la SOLAS, Chapter II-2, Regulation 3 relativamente alle suddivisioni
strutturali: ne esistono tre tipologie principali, cioè le suddivisioni di tipologia A, co-
struite in acciaio, adeguatamente rinforzate e isolate con materiali approvati e quelle
di tipologia B e C, con capacità isolante minore. Per una classificazione più precisa
il riferimento di base è rappresentato dai risultati della prova standard del fuoco
(standard fire test), che ne testa la resistenza al calore e al contenimento di fumo e
fiamme.
La prova standard del fuoco si svolge in laboratorio con forni particolari e consiste nel
sottoporre un campione di queste divisioni ad una temperatura crescente (tabella 16.3),
che in un’ora arriva a quasi 1000°C.
Tabella 16.3
Progressione della temperatura nella prova standard del fuoco
In base ai risultati della prova si individuano le seguenti già citate tipologie di divi-
sioni:
9 Class-A divisions: resistono per l’intera durata della prova del fuoco confinando
fumo e fiamme per 1h intera;
Si definisce non combustibile ogni mate-
riale che non brucia, né emette vapori in- 9 Class-B divisions: resistono parzialmente alla prova del fuoco confinando solo le
fiammabili in quantità sufficiente all’accen-
fiamme per 30 minuti;
sione quando è portato ad una temperatura
di 750°C 9 Class-C divisions: costruite semplicemente con materiale non combustibile.
245
MODULO
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(VHPSLR
9 una divisione di classe A30 resisterà per 1h impedendo il passaggio di fumo e fiamme ad una fonte di calore di 945°C ma
non viene garantito, dopo 30 minuti, il mantenimento della temperatura sull’altro lato entro 140°C (e 180° in singoli punti).
Le paratie tagliafuoco non possono lasciare Le ulteriori suddivisioni entro le zone verticali sono diversamente distribuite tra le tre
ampi spazi non suddivisi superiori a 1600 tante tipologie esistenti, in base alle indicazioni di tabelle che prendono in considera-
m2, prescrizione che limita ad esempio i te-
zione in maniera molto precisa diverse categorie di locali.
atri nelle navi da crociera
Le aperture tra le divisioni tagliafuoco devono essere chiuse da porte tagliafuoco (fire
doors) che garantiscano lo stesso livello di protezione della divisione stessa; relativa-
mente a quelle di categoria A sono stabilite specifiche caratteristiche tecniche, tra cui:
9 devono poter essere aperte e chiuse da
ciascun lato da una sola persona;
9 devono chiudersi automaticamente
anche con nave sbandata di 3,5°;
9 il tempo di chiusura deve essere non
superiore a 40 sec e non inferiore a 10
sec;
9 devono poter essere chiuse sia dalla
stazione di controllo, una ad una o
in gruppo, sia localmente, ma in ogni
Per le porte lungo le vie di fuga non è pre- caso devono poter essere riaperte sul
vista la chiusura da remoto posto;
9 nel pannello di controllo deve essere
indicato se la porta è aperta o chiusa;
9 devono chiudersi automaticamente in
caso di interruzione dell’energia elet-
trica e comunque devono essere mu-
nite di accumulatori locali che ne per-
mettano la manovra almeno 10 volte;
9 devono essere munite di un allarme
che segnali l’imminente chiusura, cioè
da 5 a 10 secondi dopo il comando di Figura 16.22
chiusura da remoto e prima che la por- Vari pannelli utili per l’antincendio tra cui estratto-
ta inizia a muoversi, e continui a suo- ri di fumo e sistema di informazione pubblica (per
nare durante la chiusura; gentile concessione di Costa Crociere S.p.A.)
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Alcune porte sono progettate per riaprirsi, 9 il sistema di controllo deve garantire la manovra della porta ad una temperatura di
lasciando almeno 1 m di passaggio, se rile- 200°C per almeno 1 ora; oltre i 200°C il sistema si isola dal sistema di alimentazio-
vano un ostacolo, ad esempio una persona,
ne elettrica e la mantiene chiusa fino ad almeno 945°C.
durante la chiusura
Nell’ottica di ottimizzare le vie di fuga non sono In particolare per i locali macchine le due vie di
ammessi corridoi ciechi più lunghi di 7m sfuggita devono essere costituite da scale di acciaio
il più possibile lontane fra loro, che conducano a
porte collocate nella parte superiore del locale, an-
che se è consentito che la seconda uscita sia nella
parte bassa; in tali locali è anche prevista la collo-
cazione di un adeguato numero di emergency escape
breathing devices (EEBD), cioè sistemi di auto-respi-
razione con autonomia di 10 minuti da utilizzare
solo per aggiungere un luogo sicuro (figura 16.24).
247
MODULO
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ACQUA
L’acqua (water) raffredda il combustibile spendendo calore per l’evapora-
zione, per cui l’aria si arricchisce di vapore acqueo che compie anche una
certa azione di diluizione dell’ossigeno; l’uso di forti getti d’acqua contribui-
sce a separare fisicamente il combustibile dal comburente.
L’acqua è utilizzata nei più importanti impianti fissi, che verranno descritti nel
L’uso dell’acqua è essenziale anche per raf- prossimo paragrafo, ciascuno dei quali utilizza diverse modalità di erogazione:
freddare le strutture esposte al fuoco
9 a getto pieno: modalità tipica degli idranti, è molto penetrante ma può
contribuire a disperdere il combustibile;
L’acqua è de evitare in particolare per spe-
gnere incendi di merci pericolose ricondu- 9 frazionata: l’acqua a getto frazionato ha maggior potere raffreddante per-
cibili alla classe 4.3 dell’ IMDG Code (sub- ché aumenta la superficie di estinguente esposta al calore ed è molto uti-
stances which, in contact with water, emit lizzata in alcuni spazi chiusi, inoltre risulta utile anche per creare schermi
flammable gases) protettivi per l’operatore;
9 nebulizzata: essendo ridotta in gocce piccolissime ha un’efficacia raffred-
dante ancora maggiore ed è usata esclusivamente negli spazi chiusi.
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SCHIUMA
La schiuma (foam) si ottiene combinando con l’aria un liquido detto soluzione o
miscela schiumogena costituito da acqua alla quale è stata aggiunta una certa percen-
tuale (dall’1% al 10%) di liquido schiumogeno.
Esistono due grandi categorie di liqui- La schiuma crea una pellicola sulla su-
di schiumogeni: proteinici e sintetici, a perficie del combustibile, separandolo
ciascuno dei quali si possono aggiun-
dall’aria, inoltre, per l’elevato contenu-
gere additivi fluorurati per migliorarne
le caratteristiche to di acqua possiede anche un notevole
potere raffreddante; risulta quindi uti-
le, come l’acqua, essenzialmente sugli
incendi di classe A e B, mentre non si
può usare sugli incendi elettrici.
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Quanto descritto riguarda la cosiddetta schiuma meccanica, ma esiste anche una ti-
pologia speciale di schiuma chimica (wet chemical), molto adatta per la classe F:
viene usata in alcuni estintori e si forma grazie alla reazione fra una sostanza basica
organica o inorganica (es. bicarbonato di sodio) ed una sostanza acida (es. solfato di
alluminio) contenuta in una cartuccia.
ANIDRIDE CARBONICA
La CO2 è mantenuta liquida all’inter- L’anidride carbonica (carbon dioxide) è utilizzata moltissimo a scopo preventivo,
no delle bombole fisse o degli estin- nelle descritte operazioni di inertizzazione, ma è molto efficace anche come agente
tori, a pressione di 70 bar, affiancata
estinguente: agisce principalmente per soffocamento, ma ha anche un’azione raffred-
da una piccola parte allo stato gas-
soso che serve come propellente dante, cioè da una parte occupa l’atmosfera interessata abbassando il contenuto di os-
sigeno, dall’altra sottrae calore grazie all’intensa evaporazione che si verifica quando
erogata: si tenga presente che la temperatura può raggiungere i -79°C, cioè quella a
cui l’anidride carbonica ha forma solida, a cui ci si riferisce come ghiaccio secco, che
infatti può formarsi all’atto dell’erogazione.
POLVERE CHIMICA
La polvere chimica (dry chemical) consiste in un miscuglio di polveri in grado di
inibire la reazione chimica di combustione (bicarbonato di sodio o di potassio, solfa-
to di ammonio, fosfato monoammonico ecc.) e altre polveri inerti che garantiscono
caratteristiche fisiche adeguate della composizione; il composto viene espulso dall’im-
pianto estinguente, quasi sempre portatile, grazie ad un gas propellente come anidri-
de carbonica o azoto.
Gli ambiti di azione della polvere sono più ampi rispetto agli altri agenti estinguenti,
coprendo quasi tutte le classi, tuttavia non avendo azione raffreddante è poco efficace
sugli incendi di classe A, inoltre può danneggiare in modo molto serio le attrezzature
su cui viene utilizzata; esistono speciali polveri appositamente previste per gli incendi
di classe D.
HALON
Halon è la crasi di halogenated hydrocarbon e indica composti ottenuti da idrocarburi
saturi in cui alcuni atomi di idrogeno sono stati sostituiti con alogeni, cioè atomi di
cloro, fluoro e bromo; risultano molto utili come agenti estinguenti perché inibiscono
la reazione chimica di combustione.
In particolare gli halon 1211, 1301 Tuttavia gli halon tradizionali non vengono più utilizzati perché lesivi dell’ozono, inol-
e 2402 sono espressamente proibiti tre i primi erano anche molto tossici per l’uomo; via via ne sono stati sviluppati di
dalla SOLAS
meno tossici ma sempre dannosi a livello ambientale.
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Oggi esistono nuove sostanze non inquinanti e non tossiche, che assolvono allo
scopo e risultano particolarmente adatti dove l’anidride carbonica non può es-
sere utilizzata, cioè nelle zone con persone; alcuni sono riportati in tabella 16.4.
Tabella 16.4
Alcuni tra i «nuovi halon»
Figura 16.28
Principali agenti estinguenti con relativi colori e classi di azione
251
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Figura 16.31
Figura 16.30
Lancia per impianto ad acqua: nelle lance di questo tipo la posizione tutta avanti
Manichetta antincendio (per gentile conces- corrisponde alla posizione di chiusura, quella tutta indietro corrisponde al getto
sione di Costa Crociere S.p.A.) pieno mentre nella posizione intermedia si ha frazionamento e nebulizzazione
L’impianto hi-fog lavora con acqua dolce 9 Impianti a pioggia e hi-fog: si usano nei locali chiusi come i garage delle navi ro-ro
e garantiscono l’apporto di acqua frazionata o nebulizzata che produce un’impor-
tante azione di raffreddamento e di diluizione dell’ossigeno, inoltre tende ad occu-
pare l’intero volume disponibile, raggiungendo anche anfratti difficilmente acces-
sibili (figure 16.32 e 16.33); l’utilizzo di impianti che liberano grandi quantitativi
252
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Figura 16.32
Stazione di controllo e testina impianto hi-
fog (per gentile concessione di Costa Cro-
ciere S.p.A.)
Figura 16.33
Figura 16.34
L’impianto hi-fog è molto usato nei garages delle navi ro-ro
(per gentile concessione del Corpo delle Capitanerie di Porto) Testina impianto sprinkler (fonte remas.it)
Le testine sprinkler sono dappertutto a L’elemento sensibile nelle testine erogatrici dell’impianto sprinkler è costituito da una
bordo e sono molto diffuse nelle zone capsula contenente un liquido con specifiche caratteristiche di espansione: se la tem-
passeggeri, tuttavia è necessario prevedere
peratura è tale da far aumentare il volume del liquido abbastanza da rompere la cap-
elementi sensibili diversi per zone con di-
verse temperature attese sula e chiudere il circuito, il sistema si attiva, innescando anche un allarme in plancia
(tabella 16.5).
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Tabella 16.5
Temperature di rottura degli elementi sensibili dell’impianto sprinkler
Figura 16.35
Sono soprattutto le aree di macchina ad essere protette con
CO2
Figura 16.36
Pannelli di controllo e stazione bombole dell’impianto fisso a CO2 (per gentile
concessione di Costa Crociere S.p.A.)
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Gli impianti fissi a CO2 hanno grande efficacia d’intervento e sono diffusi sulle navi
soprattutto per i locali macchina e generatori, le zone del carico, il locale pompe delle
cisterne e depositi contenenti liquidi infiammabili (figura 16.35): si tratta di un gruppo
bombole (figura 16.36) collegato attraverso adeguate tubolature ai locali interessati.
Il valore di 34% è solo indicativo è può Lo scopo è creare un’atmosfera contenente CO2 con concentrazione di almeno 34%, in
variare anche di molto a seconda della so- media: tale quantità è ben al di sopra del limite tollerabile per la vita umana, quindi è
stanza che sta bruciando, ad esempio per
molto importante assicurarsi che nel locale non ci siano persone prima di procedere;
l’idrogeno si deve arrivare fino a circa 72%
se viene utilizzato l’azoto la percentuale è tendenzialmente più alta.
Figura 16.37
Gli impianti fissi che utilizzano schiuma a bassa/media espansione sono molto usati per il ponte delle navi
cisterna, dove con appositi monitor si controllerà l’invio di estinguente
255
MODULO
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dirittura, sebbene rari, ad acqua; ai classici estintori portatili, che siamo abituati a
vedere ovunque (scuole, uffici, supermercati, fino ai box di casa propria), aventi peso
inferiore ai 20 Kg e carica da 1 a 12 Kg, si affiancano gli estintori carrellati che posso-
no arrivare ai 150 Kg (figura 16.42).
Gli estintori a schiuma chimica vanno ca- Negli estintori a schiuma meccanica la soluzione schiumogena viene espulsa grazie
povolti e battuti contro il pavimento per ad un gas propellente (CO2 o azoto) e si mischia con l’aria che viene risucchiata grazie
rompere la membrana di separazione tra le
due sostanze contenute all’interno e dar vita
a feritoie che sfruttano l’effetto Venturi, posto sull’erogatore.
alla reazione
Su ogni estintore vengono riportate la lettera di riferimento e il simbolo delle classi
di incendio per cui esso è indicato, inoltre è sempre presente uno speciale codice
che fornisce importanti informazioni sul potere estinguente dell’estintore. Si tratta di
Per i sistemi antincendio di bordo sono un’indicazione alfanumerica dove le lettere si riferiscono evidentemente alle classi di
previsti specifici maintenance plans incendio e i numeri che le precedono, riportati limitatamente alle classi A e B, sono
riferiti a quantità di combustibile che l’estintore è in grado di spegnere:
Ad ogni classe di capacità estinguente corrisponde anche una certa durata minima di
funzionamento e specifiche possibilità di carica.
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(VHPSLR
9 se un estintore ha un’indicazione del tipo «55A 233B C» significa che può spegnere una catasta di traversini lunga 550 cm lungo
cui sono disposti, a strati alternati, 55 traversini lunghi 50 cm, oltre a 233 litri di composto benzina + acqua e incendi gassosi.
Lettera Significato
WT Watertight
SWT Semi-Watertight
FD Fire Door
A Accomodation and service spaces
M Machinery spaces
C Cargo spaces
CO2 Anidride carbonica
N Azoto
H Gas diversi (Halon)
P Polvere
W Acqua
S Sprinkler
F Schiuma
Tabella 16.6
Indicazioni alfabetiche usate negli IMO fire symbols
257
MODULO
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Nella figura 16.45 sono presentati alcuni tra i simboli più importanti.
Figura 16.45
Principali simboli IMO per i piani antincendio
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MODULO 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
17 Incaglio e falla
Ci siamo abituati ad assistere a operazioni di marine salvage fino a qualche anno fa inimmaginabili, possibili
grazie allo sviluppo dei mezzi di recupero e all’incredibile professionalità dei salvage master, dotati di competenze
specifiche molto diverse da quelle che può avere un qualsiasi Comandante: questo suggerisce che sempre più,
in caso di sinistri quali incaglio e falla, sia conveniente chiamare soccorsi specializzati anziché eseguire tentativi
autonomi che spesso possono solo peggiorare la situazione.
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In fisica si parla di reazione di vincolo per L’«appoggio» sul fondale fa inevitabilmente nascere una reazione di vincolo che si
indicare la forza uguale e contraria al peso oppone alla forza peso della nave, sommandosi alla spinta idrostatica, cioè al disloca-
di un oggetto applicata dal piano che lo so-
mento; è dunque necessaria un’immersione minore di quella precedente all’incaglio
stiene: quella che il tavolo applica al libro
che vi è appoggiato sopra perché il dislocamento non deve più uguagliare tutto il peso della nave, ma solo una
certa percentuale, e da qui nasce la riduzione di immersione che subisce una nave
incagliata.
(VHPSLR
9 Una nave in navigazione con dislocamento 20000 tonnellate (dunque uguale al suo peso), a cui corrisponde un’immersione
di 8m, si incaglia ricevendo una reazione di vincolo dal fondale pari a 300 tonnellate: ne consegue che la spinta idrostatica
(quindi il dislocamento) necessaria a sostenere il peso di 20000 t sarà ora, considerando il contributo del fondo, di soli
19700 t, a cui corrisponde un’immersione di 7,9 m.
Figura 17.2
Una nave incagliata riceve una reazione di vincolo da parte del fondale, che si somma alla spinta idrostatica
(ridotta) per uguagliare il peso della nave
La reazione del fondo è anche chiamata re- La reazione di vincolo del fondale prende il nome di reazione del fondo (ground
azione d’incaglio reaction) R (figura 17.2), che sarà dunque pari alla differenza tra i dislocamenti pre e
post incaglio, oppure si può determinare utilizzando il dislocamento unitario, nota la
variazione dell’immersione intervenuta a causa dell’incaglio:
R = Δ – Δ' 17.1
Nella 17.2 la variazione di immersione è Si tenga presente che il TPC varia con l’immersione, quindi se la variazione bTm è par-
espressa in centimetri, altrimenti bisogne- ticolarmente rilevante bisognerebbe utilizzare il TPC medio fra quelli corrispondenti
rebbe moltiplicare per 100
alle due immersioni pre e post incaglio; in questo senso la prima espressione, ricavata
con i dislocamenti ottenuti dalla tavola delle carene dritte è meno immediata ma più
affidabile.
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(VHPSLR
9 Una nave in navigazione avente immersione even keel di 8,26 m e dislocamento Δ = 25420 t, si incaglia assumendo
immersioni pari a TA = 8,28 m TF = 7,88 m; calcolare la reazione del fondo in acqua salata e dolce essendo noti
TPC = 36,4 t, LPP = 157 m, B = 26 m, CWP = 0,87.
La nuova immersione media è Tm = 8,08 m, cioè si è registrata una sovraimmersione media di 0,18 m; utilizzando il
dislocamento unitario si ha direttamente R = 18 · 36,4 = 655,2 t, mentre eseguendo il calcolo attraverso l’area della figura
di galleggiamento si ha R = 157 · 26 · 0,87 · 0,18 · 1,025 = 655,2 t in acqua salata e 639,2 t in acqua dolce.
Si è detto che con l’incaglio si ha una reazione orientata verso l’alto che fa ridurre il
dislocamento: il suo effetto fisico è cioè esattamente corrispondente a quello di uno
sbarco di un peso coincidente con la reazione del fondo dal punto di contatto della
nave con il fondo.
Se in seguito all’incaglio c’è stata una variazione d’assetto, si può valutare la rotazio-
ne, cioè la variazione d’assetto CT, per stabilire l’ascissa del punto d’incaglio xK (figura
17.3); grazie alla similitudine con lo sbarco di pesi si può ipotizzare che il momento
d’assetto sia stato causato dallo sbarco di un peso R da un punto avente ascissa xK
rispetto al centro della figura di galleggiamento CF, quindi vale la seguente:
R · xK = CT · MCTC' 17.4
Da cui:
CT uMCTC'
xK CT in cm 17.5
R
100uCT uMCTC'
xK
R
CT in m 17.6
Nelle espressioni 17.5 e 17.6 è stato inserito il momento unitario d’assetto nuovo
(MCTC’), cioè relativo all’immersione post incaglio, in quanto si considera valida la
semplificazione per cui ogni aggiunta/sottrazione di pesi si ipotizza avvenire prima
sul CF, dove l’effetto è una variazione isoclina dell’immersione, e solo dopo si effettua
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Figura 17.3
Similitudine tra incaglio e sbarco di un peso in visione vera e relativa, su sezione longitudinale
TRIM'uMCTC'< TRIMuMCTC
xK TRIM in cm 17.7
R
Le rotazioni sono due perché bisogna pen- Si può riflettere sull’opportunità di utilizzare un’espressione come la 17.7, che appare
sare di portare l'assetto pre-incaglio a zero subito molto teorica: già le espressioni più semplici 17.5 e 17.6 sono di scarsa applica-
(even keel) e quindi l’assetto post-incaglio
zione pratica a bordo in caso di una vera emergenza, inoltre l’assetto post-incaglio ha
da zero (even keel) al valore registrato
solitamente un’entità molto maggiore rispetto a quello di partenza, che è un assetto
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MODULO
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normale di navigazione, quindi spesso nullo (cosa che riporterebbe la 17.7 alla forma
della 17.5).
Una volta ricavata l’ascissa del punto d’incaglio rispetto al CF si può riportare la stessa
ad altri riferimenti, ad esempio alla perpendicolare addietro sommando xK all’ascissa
del centro di galleggiamento XCF.
(VHPSLR
9 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 8,18 m e TF’ = 6,98 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio
TA’ = 8,00 m, TF’ = 7,30 m) determinare la reazione del fondo e l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla
(T
perpendicolare addietro.
Si calcolano le immersioni medie pre e post incaglio in modo da poter ricavare i dati corrispondenti dalle curve idrostatiche
(disponibili come espansione on-line): da Tm = 7,65 m si ha Δ = 15810 t, TPC = 23,32 t, MCTC = 192,50 t · m, mentre
da Tm’ = 7,58 m si ha Δ’ = 15646,3 t, TPC’ = 23,28 t, MCTC’ = 191,52 t · m, XCF’ = 71,00 m. Gli assetti risultano
TRIM = 0,70 m e TRIM’ = 1,20 m mentre la variazione di immersione media è bTm = 0,07 m.
La reazione del fondo calcolata con il dislocamento unitario medio (TPCm = 23,30 t) risulta R = 163,1 t, mentre come
differenza dei dislocamenti si ha R = 163,7 t, che riteniamo più attendibile; essendo presente un assetto discreto prima
dell’incaglio applichiamo l’espressione 17.7 ottenendo xK = 58,08 m (utilizzando semplicemente il CT = 0,50 m e il MCTC’,
cioè l’espressione 17,5 si ottiene xK = 58,50 m). Sommando l’ascissa rispetto al CF ad XCF’ si ha XK = 129,1 m.
,QROWUHQHOODVH]LRQH
RQOLQHWURYHUHWH
• Curve idrostatiche
17.3 VALUTAZIONE DELLA STABILITÀ IN SEGUITO ALL’INCAGLIO
È noto che lo sbarco di un peso dal basso, cioè da un punto collocato al di sotto del
galleggiamento, crea una diminuzione di stabilità legata allo spostamento del bari-
centro verso l’alto, quindi una riduzione di altezza metacentrica; ricordando le formu-
le di imbarco/sbarco di pesi di lieve entità, si può scrivere l’espressione della riduzione
di GM, ricordando che lo spostamento del baricentro è proporzionale alla distanza z
del punto di sbarco dal galleggiamento, valore che nel caso dell’incaglio chiamiamo
zK, che assume però il significato dell’immersione media della nave Tm prima dell’in-
caglio, cioè si ha:
L’inserimento del valore del nuovo disloca-
mento, oltre che corretto, permette anche di
usare un approccio prudenziale mettendosi R u Tm
GM' GM< 17.8
dalla parte della sicurezza: si ottengono in- 6'
fatti valori maggiori di riduzione della GM
Perché l’altezza metacentrica non diventi negativa, indicando cioè una condizione di
instabilità iniziale, si deve avere:
R u Tm
GM 17.9
6'
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U.D
U.. . 1
nuzione ulteriore del dislocamento a favore della reazione del fondo e sarà dunque
questo il parametro da valutare; in pratica si ha stabilità se:
6'uGM
R
Tm 17.10
6'uGM
bT
Tm cm 17.11
Tm u TPC
6'uGM
bT
Tm m 17.12
100u Tm u TPC
(VHPSLR
9 In prosecuzione dell’esempio presentato nel precedente paragrafo si determini l’ordinata del punto d’incaglio sapendo
che la quota del baricentro precedente all’incaglio era KG = 7,20 m.
Dalle tavole si può ricavare, con l’immersione iniziale di Tm = 7,65, il valore KM = 8,24 m, da cui si trova l’altezza
metacentrica GM = KM — KG = 1,04 m. Essa subirà una riduzione proporzionale alla reazione del fondo, come sancito
dall’espressione 17.8, da cui si ha GM’ = 0,96 m.
R u yK
tan q 17.13
6'uGM'
Figura 17.4
Similitudine tra incaglio e sbarco di un peso in visione vera e relativa, su sezione trasversale
265
MODULO
M O DU
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
6'uGM'u tan q
yK 17.14
R
Si noti che in entrambe le espressioni 17.13 e 17.14 si è inserito il nuovo dislocamento
e la nuova altezza metacentrica della nave, in quanto la riduzione che si registra in
seguito all’incaglio può essere notevole.
(VHPSLR
9 In prosecuzione dell’esempio presentato nei precedenti paragrafi si determini l’ordinata del punto d’incaglio sapendo che
si registra uno sbandamento sulla dritta di q = 10°.
Ricordando la nuova GM ricavata nel paragrafo precedente si può applicare direttamente l’espressione 17.14 ottenendo
yK = 16,2 m verso sinistra.
Una volta valutata l’emersione, quindi la reazione del fondo, e determinata la posizio-
ne del punto d’incaglio, si potrebbe procedere matematicamente per trovare diverse
combinazioni di spostamento o sbarco pesi ed ottenere la liberazione della nave, op-
pure agire d’istinto e mettere le macchine indietro.
9 disincaglio con rotazione: si effettua sbarcando o spostando pesi senza curarsi trop-
po dell’assetto che avrà la nave dopo il disincaglio; l’unico scopo è portare l’immer-
sione corrispondente al punto di incaglio a coincidere con il valore della profondità
in quel punto.
L’uso delle proprie macchine può essere tentato solo per incagli di lieve entità, fondale
non roccioso e assenza di danni alla nave o comunque situazioni che possono aggra-
varsi con ulteriori strisciamenti sul fondo; si tenga però presente che in questi casi è
facile danneggiare seriamente i propri apparati, sia per l’eventuale contatto di eliche
266
Emergenze a bordo U.D.
U
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e timone con il fondale, sia per la possibile otturazione delle prese a mare a causa del
movimento, da parte delle eliche, dei sedimenti del fondale, con conseguenze quali,
ad esempio, il blocco dell’impianto di raffreddamento.
(VHPSLR
9 Il 9 dicembre 2005 la nave portacontainer CP VALOUR (figura 17.5) si incagliò per un errore di manovra presso
la Baia da Praia do Norte a NW dell’isola di Faial, nelle Azzorre, dove stava andando alla fonda per eseguire alcuni
urgenti lavori di riparazione in seguito a problemi di surriscaldamento del motore occorsi durante la navigazione
da Montreal a Valencia; l’incaglio sembrava inizialmente poca cosa non avendo creato danni e fu tentata prima
l’opzione di mettere le macchine indietro tutta, quindi si tentò con piccoli rimorchiatori locali, tentativi entrambi
falliti. Purtroppo le condizioni meteorologiche iniziarono a peggiorare e solo dopo tre giorni fu possibile eseguire
un tentativo serio con un’impresa specializzata, ma ormai era stato perso troppo tempo: la nave fu abbandonata e
dichiarata perduta (si procedette poi con un wreck removal dopo aver liberato la nave dal carburante e da alcune
merci pericolose).
267
MODULO
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
P k uSu 2u g uh m s
3
17.16
Nell’espressione della portata della falla,
quando il livello dell’acqua penetrata ha
superato il centro della falla, h va misurato dove k è un coefficiente di riduzione legato all’attrito con i bordi del foro avente valori
a partire dal livello istantaneo tra 0,60 e 0,80 (solitamente si sceglie 0,66), S è la superficie della falla in m2, g è l’ac-
celerazione di gravità (9,81 m/s2) e h è la distanza tra il centro della falla e la linea di
galleggiamento in m.
(VHPSLR
9 Una falla di 1 m2 avvenuta 3 metri sotto la linea di galleggiamento provoca, ipotizzando k = 0,66, una portata di 5,1 m3/sec,
cioè 18228,7 m3/h, valore decine di volte più elevato della normale portata che possono garantire le pompe navali.
La compartimentazione della nave è stata Per quanto esposto è evidente che l’unica protezione efficace nei confronti della falla è
affrontata nel primo volume di Fondamenti quella procurata da un’adeguata compartimentazione stagna; altrettanto importante è
di Costruzione e Gestione della nave (pa- evitare di dar luogo a vie d’acqua per omissioni nel controllo delle aperture dello scafo.
ragrafo 4.4)
La SOLAS, Chapter II-1, Regulation7-3 stabilisce i valori definiti in tabella 17.1 per
valutare la permeabilità standard di diversi tipi di locali, ribaditi anche da altre nor-
mative quali ad esempio MARPOL e IBC Code.
268
Emergenze a bordo U.D.
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Spaces Permeability
Appropriated to stores 0,60
Occupied by accommodation 0,95
Occupied by machinery 0,85
Void spaces 0,95
Intended for liquid 0 or 0,95
Tabella 17.1
Valori standard della permeabilità
Gli effetti di una falla sulla galleggiabilità si traducono normalmente in una variazio-
ne di assetto, eventualmente associata ad uno sbandamento, dal lato dell’allagamento,
ed una variazione di stabilità che da una parte aumenterà per l’aumento di peso che
solitamente è concentrato nella parte bassa dello scafo, e dall’altra diminuirà per la
presenza di specchi liquidi liberi; la teoria della nave offre due diversi metodi per va-
lutare queste variabili:
Nel metodo per imbarco di un carico liqui- 9 Metodo per imbarco di un carico liquido: si considera la quantità di acqua penetrata
do, quando si ha un locale che si estende (calcolata ad esempio valutando il volume dei locali interessati e la loro permeabi-
al di sopra della linea di galleggiamento si
lità) al pari di un imbarco pesi, per cui si usano le note formule per avere assetto
crea un circolo vizioso in cui più acqua en-
tra più la nave si inclina, ma più la nave si sbandamento e stabilità; l’applicazione è molto semplice se il locale è stagno e inte-
inclina più acqua entra; la soluzione può ramente collocato sotto il galleggiamento, mentre se si ha un regime di continuous
essere una procedura iterativa con peso flooding o se il locale si eleva al di sopra della linea di galleggiamento si crea una
progressivamente crescente ma rateo in- situazione dinamica soggetta continuamente a rivalutazione.
crementale decrescente
9 Metodo per sottrazione di carena: prevede di considerare immutato il peso della
nave e di imputare l’aumento di immersione ad una diminuzione del dislocamento,
dovuta al fatto di ritenere lo scafo privato della parte interessata dall’allagamento;
è particolarmente adatto per le falle più grandi.
Secondo il principio di base del metodo per sottrazione di carena, il centro di care-
na B, dopo essersi innalzato per l’aumento di immersione media (B’), si sposta dalla
parte opposta rispetto alla zona allagata, non essendo questa più parte della nave,
portandosi in B’’, come risulta in figura 17.6.
La sovraimmersione è dovuta in pratica al tentativo di uguagliare il volume v perduto
con l’allagamento, incrementando la parte immersa della porzione rimasta stagna,
avente superficie (AW – a), con a area del compatimento allagato; ne deriva che la so-
vraimmersione bTm vale:
i
bT
Tm 17.17
AW < a
iu+
bT
Tm 17.18
A W < au+
269
MODULO
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
iud
B'B" 17.19
¢<i
dove v è il volume del compartimento allagato, d è la
distanza fra il baricentro g del compartimento allagato e
B’’, e ¢ è il volume di carena.
dove IX’ è il momento d’inerzia della figura di galleggiamento iniziale rispetto al nuovo
asse non baricentrico longitudinale e iX’ è il momento d’inerzia della superficie liquida
,QROWUHQHOODVH]LRQH
RQOLQHWURYHUHWH rispetto allo stesso asse.
• Applicazione del metodo
per sottrazione di carena
al caso dell’Andrea Doria
270
Emergenze a bordo U.D.
U
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(6(5&,=,
Incaglio
Risolvere i seguenti esercizi (dati mancanti dalle curve idrostatiche disponibili come espansione on-line):
1 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 7,30 m e T F’ = 6,90 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio
(TA = 7,20 m, T F = 7,20 m) determinare la reazione del fondo e l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla per-
pendicolare addietro.
2 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 6,22 m e T F’ = 6,00 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio
(TTA = 6,24 m, T F = 6,16 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla perpen-
dicolare al mezzo.
3 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 4,22 m e T F’ = 4,06 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio
(TA = 4,22 m, T F = 4,30 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla perpen-
dicolare avanti.
4 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 5,50 m e TF’ = 4,90 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio ((T
TA = 5,40 m,
TF = 5,30 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla perpendicolare addietro e la
nuova altezza metacentrica, sapendo che la quota del baricentro precedente all’incaglio era KG = 7,60 m.
5 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 7,80 m e TF’ = 7,00 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio (T (TA = 7,62 m,
TF = 7,48 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla perpendicolare addietro e la nuova
altezza metacentrica, sapendo che la quota del baricentro precedente all’incaglio era KG = 7,00 m.
6 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 6,10 m e TF’ = 5,40 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio (T
(TA = 6,05 m,
TF = 5,95 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla perpendicolare al mezzo e la
nuova altezza metacentrica, sapendo che la quota del baricentro precedente all’incaglio era KG = 7,50 m.
7 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 8,32 m e TF’ = 7,48 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio (T
TA = 8,20 m,
TF = 8,20 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla perpendicolare addietro e la
nuova altezza metacentrica, sapendo che la quota del baricentro precedente all’incaglio era KG = 7,25 m. Registrando-
si inoltre uno sbandamento sulla dritta di 6,4°, determinare l’ordinata del punto d’incaglio.
8 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 6,46 m e T F’ = 6,23 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio
(TA = 6,48 m, T F = 6,53 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla perpen-
dicolare addietro e la nuova altezza metacentrica, sapendo che la quota del baricentro precedente all’incaglio era
KG = 7,03 m. Registrandosi inoltre uno sbandamento sulla sinistra di 15°, determinare l’ordinata del punto d’incaglio.
9 Una nave si incaglia assumendo TA’ = 7,08 m e T F’ = 6,45 m; conoscendo le immersioni precedenti all’incaglio
(TTA = 7,00 m, T F = 7,00 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla perpen-
dicolare al mezzo e la nuova altezza metacentrica, sapendo che la quota del baricentro precedente all’incaglio
era KG = 6,85 m. Trovandosi in zona di marea ed essendo in particolare l’incaglio avvenuto nella fase di riflusso,
si determini la variazione di immersione critica per la perdita della stabilità.
10 Una nave si incaglia in retromarcia assumendo TA’ = 5,86 m e TF’ = 6,42 m; conoscendo le immersioni precedenti
all’incaglio (TTA = 6,35 m, TF = 6,33 m) determinare la reazione del fondo, l’ascissa del punto d’incaglio rispetto alla per-
r
pendicolare addietro e la nuova altezza metacentrica, sapendo che la quota del baricentro precedente all’incaglio
era KG = 7,56 m. Trovandosi
T in zona di marea ed essendo in particolare l’incaglio avvenuto nella fase di riflusso, si
determini la variazione di immersione critica per la perdita della stabilità.
271
MODULO
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
272
Sinistri marittimi e salvataggio in mare MODULO 4
18 Dispositivi di salvataggio
Il mare, insieme ai deserti e all’alta montagna, è uno degli ambienti più ostili all’essere umano: la sopravvivenza è
una di quelle scommesse che suscitano da sempre curiosità nell’Uomo, come dimostra la sconfinata produzione
letteraria e cinematografica dedicata a storie di naufraghi. Ma le scommesse si possono vincere, a patto di dotarsi
di un’adeguata formazione e di strumenti efficaci.
18.1 GENERALITÀ
I dispositivi di salvataggio (Life Saving Appliances
- LSA) sono tutte quelle dotazioni che consentono di
abbandonare la nave in sicurezza o di proteggere e as-
sistere persone che vengono a trovarsi accidentalmente
in mare, ma comprendono anche mezzi di segnalazio-
ne e allarme.
La SOLAS tratta anche l’omologazione dei La materia è coperta dal SOLAS, Chapter III, ma anche
dispositivi di salvataggio, infatti sancisce in questo caso le informazioni tecniche dettagliate sono
chiaramente che devono essere adeguata-
comprese in una pubblicazione esterna, il LSA Code (e
mente testati e approvati
International Life-Saving Appliance Code) adottato con la
Resolution MSC.48(66) del 4 giugno 1996 e successiva-
mente emendato a varie riprese, soprattutto nel 2006 e
nel 2008 (figura 18.1).
Il Capitolo III della SOLAS si applica alle navi costruite Figura 18.1
a partire dal 1 luglio 1998 ma sono ammesse esenzioni, LSA Code (reproduced by per-
da attuarsi o meno su decisione dell’Amministrazione di mission of the International
Maritime Organization)
bandiera, ad esempio per le navi che non si allontanano
per più di 20 miglia dalla costa. In molti casi vengono
stabiliti requisiti anche per le navi da carico extra-SO-
LAS, cioè quelle con stazza inferiore a 500 GT.
La parte più importante del Capitolo è la Parte B che stabilisce le caratteristiche dei
dispositivi di salvataggio differenziando in parte le prescrizioni tra navi passeggeri e
navi da carico. Esistono poi speciali requisiti per le navi ro-ro, sulle quali deve essere
prevista una zona di prelievo da elicottero o, se con lunghezza pari o superiore a 130
m, anche una zona di atterraggio per elicottero.
Relativamente alle navi passeggeri è molto importante il passaggio che impone, ai fini
delle operazioni di ricerca e salvataggio che possono rendersi necessarie in seguito a
eventuali incidenti, la continua disponibilità, anche a terra, di informazioni quali il
numero e il sesso delle persone a bordo, distinguendo tra adulti, bambini e neonati,
con particolare attenzione alle persone con bisogni speciali.
273
MODULO
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
SALVAGENTE
I salvagenti (lifebuoy) devono essere
I salvagenti anulari possono utilizzarsi in predisposti in numero sufficiente sui
diversi casi, ma in particolare essi devono
due lati della nave e a poppa, sistema-
essere gettati fuoribordo, dal lato ove è ca-
duto il naufrago, appena si sente il grido di ti in modo tale da poter essere lanciati
«Uomo in mare» in mare comodamente; almeno la metà
dei salvagenti previsti deve essere mu-
nita di luce ad attivazione automatica
Il LSA Code stabilisce che i salvagenti deb-
bano avere un diametro esterno non mag- e almeno due di questi devono esse-
giore di 80 cm e quello interno non minore re muniti anche di segnalazione con
di 40 cm fumo, costituendo una dotazione detta Figura 18.2
comunemente Manoverboard (MOB), Salvagente con luce
Le luci dei salvagenti devono essere bian-
inoltre almeno un salvagente per lato
che, fisse o galleggianti, e durare con inten- deve essere munito di sagola galleggiante con lunghezza pari al valore maggiore
sità specificata per almeno 2 ore tra 30 m e il doppio della quota di collocazione (figura 18.2).
I MOB devono emettere fumo ad alta visi- Ogni salvagente deve essere dotato di una cima di sostegno (grabline) fissata
bilità (solitamente arancione) per almeno su quattro punti equidistanti lungo la circonferenza e deve riportare in stampa-
15 minuti tello il nome della nave ed il compartimento di iscrizione.
274
Emergenze a bordo U.D.
U
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Tabella 18.1
Dotazione minima salvagenti navi passeggeri (si tenga presente che anche se la metà di 8 è 4, i salvagenti con
luce devono essere sempre almeno 6)
Tabella 18.2
Dotazione minima salvagenti navi da carico
I giubbotti di salvataggio nelle tre misure
(adulti, bambini e neonati) devono soddi- GIUBBOTTI DI SALVATAGGIO
sfare specifici requisiti per adattarsi a de-
Un giubbotto di salvataggio (lifejacket) (figura 18.3) deve essere disponibile per
terminati pesi e altezze: i limiti sono < 15
kg e < 100 cm per i neonati e ⱖ 43 kg e ogni persona a bordo e in aggiunta deve essere disponibile:
ⱖ 155 cm per gli adulti (quelli per bam-
9 un numero di giubbotti per bambini pari
bini si riferiscono ovviamente all’intervallo
intermedio) al 10% del numero di passeggeri a bordo,
o comunque tanti da garantire la disponi-
bilità per ogni bambino a bordo;
9 un numero di giubbotti per neonati pari
al 2,5% del numero di passeggeri a bordo
per viaggi inferiori alle 24h, o pari al nu-
mero esatto di neonati a bordo per viaggi
superiori alle 24 ore;
9 un numero adeguato di giubbotti per per-
sone di peso fino a 140 kg e con una cir-
conferenza toracica fino a 1750 mm, se
quelli previsti per gli adulti non garanti-
scono tali prestazioni;
9 un numero adeguato di giubbotti nei posti
di guardia (principalmente plancia e sala
macchine), per il personale in servizio in Figura 18.3
tali postazioni nel momento di un’even- Giubbotto di salvataggio (per gentile
tuale emergenza, e nei punti di imbarco concessione di Costa Crociere S.p.A.)
delle zattere di salvataggio (figura 18.4);
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MODULO
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La riduzione di temperatura corporea di Le caratteristiche di isolamento termico sono le più importanti per una tuta da
2°C è normalmente considerato il limite immersione, che deve garantirne il mantenimento dopo un salto da un’altezza di
oltre cui si può parlare di ipotermia
4,5 m e mantenere la riduzione della temperatura interna corporea entro 2°C, in
tempi che variano a seconda della tipologia di tuta:
9 6 h in acque calme ad una temperatura compresa tra 0°C e 2°C se la tuta ha
intrinseche proprietà di isolamento termico;
9 1 h in acque calme ad una temperatura di 5°C se la tuta non ha intrinseche
proprietà di isolamento termico ma va usata congiuntamente a indumenti
caldi.
La tuta anti esposizione deve essere costruita con materiale tale da ridurre il ri-
schio di stress termico, ma essendo un indumento più operativo è richiesto che
lasci liberi i piedi oltre a mani e testa, per i quali sono previsti guanti e cappuccio
separati ma permanentemente collegati alla tuta (il cappuccio deve permettere
una visione laterale di almeno 120°), inoltre deve avere una tasca per un VHF
portatile; nel caso in cui venga utilizzata in acqua deve garantire un certo isola-
mento termico, una specifica galleggiabilità intrinseca e deve poter raddrizzare
la persona che la indossa portandola in posizione supina in 5 sec, inoltre deve
permettere di nuotare per almeno 25 m.
Molte altre caratteristiche sono comuni a quelle richieste per le tute da immer-
sione, ad esempio relativamente ai requisiti di incombustibilità, tempi per indos-
sarla e capacità di movimento una volta indossata.
Figura 18.7
Lancia totalmente chiusa
278
Emergenze a bordo U.D.
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ti possono aprirsi tirando una Le zattere di salvataggio sono conservate in gusci cilindrici
barbetta (painter) dopo il
lancio in acqua (intended for
throw overboard) o possono
essere calati con cavo gover-
nato da una gruetta (davit-
launched) e quindi gonfiati
e occupati quando ancora a
bordo (figura 18.8);
9 battelli di emergenza (re-
scue boats): sono mezzi agili
di dimensioni contenute (max
8,5 m) e pensati per poche
persone, utili soprattutto per
il recupero di naufraghi o per
l’assistenza e il coordinamen-
to di altri mezzi di salvataggio Figura 18.9
(figura 18.9); alcuni modelli Rescue boat
possono raggiungere elevate
velocità (fast rescue boats).
Per le navi cisterna esistono speciali requi- Tutti i mezzi di salvataggio devono poter essere messi in mare, al massimo della ca-
siti, che impongono il funzionamento dei pacità e con tutto e solo l’equipaggio ad essi destinato, nelle condizioni sfavorevoli di
sistemi di messa in mare ad angoli anche
assetto maggiore di 10° e sbandamento maggiore di 20°, utilizzando solo la gravità o
maggiori di 20°
energia meccanica indipendente dall’alimentazione elettrica della nave.
279
MODULO
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
Le imbarcazioni che devono essere am- A questo proposito la SOLAS, Chapter III, Regulation 9 impone che nelle postazioni
mainate lungo il fianco della nave vanno di ammaino siano affissi speciali poster indicanti le istruzioni di manovra dei mez-
attrezzate con adeguati parabordi per evita-
zi di salvataggio, compilati con simbologia stan-
re danni allo scafo durante l’operazione di
ammaino dard e facilmente visibili in condizioni di illumi-
nazione di emergenza (figura 18.10). Si tenga
presente che esistono sistemi diversi per la mes-
sa in mare dei mezzi di salvataggio, dalle gruet-
Relativamente ai dispositivi di messa a
te (per zattere e rescue boat) alla caduta libera:
mare la SOLAS arriva a imporre un siste- per le imbarcazioni di salvataggio si hanno nor-
ma per il rientro di emergenza delle pinne malmente sistemi con bracci in grado di ruotare
stabilizzatrici se queste creano intralcio e che sostengono le lance in posizione di riposo e
pericolo per i mezzi di salvataggio
le espongono fuori bordo quando manovrati op-
In Italia i brevetti per l’utilizzo dei mezzi di pure sistemi con bracci di sostegno telescopici
emergenza si chiamano MAMS (Marittimo (figura 18.11).
Abilitato ai Mezzi di Salvataggio) e MABEV
(Marittimo Abilitato ai Battelli di Emergenza La SOLAS, Chapter III, Regulation 10 stabilisce
Veloci)
che il maneggio dei mezzi di salvataggio possa
Il regolamento per la sicurezza della navi- avvenire solo da parte di Ufficiali di coperta o
gazione e della vita umana in mare, all’arti- persone certificate: un membro dell’equipaggio
colo 205, recita: «come capo lancia di ogni con queste caratteristiche deve essere messo a
imbarcazione di salvataggio deve essere
designato un ufficiale di coperta o un marit-
capo di ogni mezzo, coadiuvato da un vice nel
timo abilitato; deve essere altresì designato Figura 18.10
caso delle lance, e deve avere l’elenco dei mem-
un sostituto capo lancia […]»
Istruzioni per zattere di salvataggio lan-
bri dell’equipaggio assegnati a tale mezzo; nel
ciabili (fonte catalogo CAIM – Genova) caso di mezzi motorizzati serve una persona in
grado di gestire il motore ed effettuare piccole
riparazioni.
Per i mezzi free fall e quelli manovrati con La SOLAS, Chapter III, Regulation 11 stabi-
gruetta è richiesto che i punti di imbarco lisce i requisiti per le stazioni di raccolta
siano tali da consentire l’imbarco di barelle
(muster station) e di imbarco sui mezzi di
salvataggio, imponendone un posizionamen-
to idoneo, cioè vicino all’area alloggi e locali
di servizio e facilmente raggiungibili da tutte
le postazioni di lavoro, ed una illuminazione
e segnalazione adeguata, sia delle stazioni
sia degli accessi (figura 18.12); particolare at-
tenzione è posta alle caratteristiche delle bi-
scagline di imbarco (embarkation ladder)
utilizzate per condurre le persone ai mezzi di
salvataggio calati in mare.
Figura 18.11
Diversi sistemi di ammaino delle lance
280
Emergenze a bordo U.D.
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Esistono specifici limiti minimi per la di- pericolosi, il più possibile vicino all’acqua (ma non a meno di 2 m dalla linea di
stanza dalle eliche del punto di messa in galleggiamento in condizioni di pieno carico e con assetto maggiore di 10° e con
mare delle lance
sbandamento maggiore di 20°), in modo da
non interferire con altri sistemi di salvataggio
e in modo da poter essere preparati per l’im-
barco e la messa in mare in meno di 5 minuti.
NAVI PASSEGGERI
Un viaggio internazionale breve è un viag- Per le navi passeggeri la dotazione di mez-
gio fra Stati diversi nel quale ci si mantiene zi di salvataggio è stabilita dalla SOLAS,
sempre a meno di 200 mg da un porto di Chapter III, Regulation 21 che impone
rifugio e nel quale la massima distanza
diversi requisiti a seconda dell’impiego o
percorsa, sia all’andata sia al ritorno, non
ecceda le 600 mg meno della nave su viaggi internazionali
brevi (short international voyage): viene
stabilito un numero minimo di imbarca-
zioni di salvataggio parzialmente o total-
mente chiuse, che si possono in parte so-
stituire con zattere di salvataggio, e un nu-
mero minimo di zattere aggiuntive, come
riassunto in tabella 18.3.
Figura 18.12
L’accesso alle lance, di quasiasi tipo esse sia-
no, deve essere collocato in una posizione
idonea
Imbarcazioni Zattere di
Zattere di salvataggio
di salvataggio salvataggio aggiuntive
In alternativa le navi con stazza inferiore
a 500 GT che trasportano meno di 200 Nave non impie- in numero tale da ac- in sostituzione delle in numero tale da acco-
passeggeri possono essere dotate solo di gata in viaggi in- cogliere non meno del imbarcazioni in nume- gliere non meno del 25%
zattere di salvataggio in grado di accogliere ternazionali corti 50% delle persone a ro tale da non ridurre delle persone a bordo
il 100% delle persone a bordo, ma se esse bordo su ciascun lato a meno di 37,5% (per
non sono posizionate in modo tale da esse- ciascun lato) il nume-
re trasferite agevolmente da un lato all’altro ro di persone imbar-
ne sono previste di ulteriori fino a coprire il cabili dalle imbarca-
150% delle persone a bordo zioni
Nave impiegata in numero tale da ac- in affiancamento alle in numero tale da acco-
in viaggi interna- cogliere non meno del imbarcazioni in nu- gliere non meno del 25%
zionali corti 30% delle persone a mero tale da arrivare delle persone a bordo
bordo al 100% del numero di
persone a bordo
Tabella 18.3
Dotazione mezzi di salvataggio per le navi passeggeri
L’insieme dei mezzi di salvataggio previsti deve consentire l’abbandono nave en-
tro 30 minuti dal momento in cui è tale provvedimento è stato dichiarato, dopo
il raduno di tutte le persone nei punti di raccolta.
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MODULO
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In caso di abbandono nave, i mezzi più performanti quali lance e rescue boat rac-
colgono intorno a sé un certo numero di zattere collegandole fisicamente (mar-
shaling); la dotazione deve essere tale che non sia necessario raccogliere più di 6
zattere (o 9 per viaggi internazionali brevi).
NAVI DA CARICO
Sulle navi da carico sono possibili le seguenti combinazioni relativamente alla
dotazione di mezzi di salvataggio:
Sulle navi da carico devono essere previste 9 una (o più) imbarcazioni di tipo totalmente chiuso per lato tali da poter ac-
delle zattere in aggiunta se esistono spazi cogliere, per ciascun lato, tutte le persone a bordo e, in aggiunta, una zattera
orizzontali più lunghi di 100 m non coperti
con capacità tale da poter accogliere tutte le persone a bordo avente massa
da mezzi di salvataggio
inferiore a 185 kg e agevole da trasferire da lato a lato oppure una zattera per
ciascun lato, con stessa capacità;
9 una (o più) imbarcazioni di tipo free-fall sistemata in maniera da essere lan-
ciata verso poppa e tale da poter accogliere tutte le persone a bordo e, in ag-
giunta, una zattera per ciascun lato, con capacità tale da poter accogliere tutte
le persone a bordo;
9 per navi con lunghezza pari o superiore a 85 m, una zattera per ciascun lato,
ciascuna con capacità tale da poter accogliere tutte le persone a bordo e, a
Sulle navi da carico nel valore di 150% può
essere inclusa la rescue boat se del tipo to- meno che non si tratti di zattere con massa inferiore a 185 kg e agevoli da tra-
talmente chiuso sferire da lato a lato, altre zattere tali da garantire, per ogni lato, la copertura
del 150% delle persone a bordo (in ogni caso deve essere garantito il 100% su
ogni lato anche in caso di danneggiamento di una qualsiasi delle zattere).
Nel caso delle navi da carico il tempo massimo che può trascorrere dal segnale di
abbandono alla messa in mare è di 10 minuti.
Sulle navi da carico l’imbarco e la messa in mare delle imbarcazioni deve avveni-
re dalla posizione in cui esse sono alloggiate e, se la nave ha stazza pari a 20000
GT o superiore devono poter essere messe in mare con nave in navigazione con
velocità fino a 5 nodi.
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Emergenze a bordo U.D.
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Deve essere possibile remare dalle lance Molte di queste lance hanno si-
totalmente chiuse stemi di protezione contro il fuo-
co (Fire-Resistance Lifeboats) co-
stituiti da un sistema che pompa
acqua dal mare e la emette da
numerosi ugelli distribuiti su
tutta la superficie, in modo da
creare uno schermo d’acqua che
protegge la lancia da fiamme e
calore (figura 18.19).
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MODULO
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con diverse informazioni tra cui il nome del produttore, il numero di serie, il nome
dell’Autorità che lo ha approvato, il numero di persone che può contenere, il tipo di
dotazioni contenute, la data dell’ultimo controllo/manutenzione, la lunghezza della
barbetta, la massa (se maggiore di 185 kg) l’altezza massima a cui può esser alloggia-
to, le istruzioni di messa in mare (figura 18.20).
Il sistema a sgancio idrostatico libera la
zattera a profondità non superiore a 4 metri Le zattere devono essere permanentemente collegate alla nave ma con sistema
di rilascio float-free, detto a sgancio idrostatico, che ne consenta il distacco (ed il
gonfiaggio automatico) quando la nave affonda, inoltre devono poter essere rila-
Se la zattera è del tipo manovrabile con sciate manualmente una ad una. Le zattere da lancio devono essere collocate in
gruetta deve soddisfare determinati requi-
siti di impatto con la murata e con l’acqua
posizione tale da poter essere trasferite comodamente da ciascun lato della nave,
se non presenti in numero sufficiente da entrambi i lati, mentre quelle da calare
con gruetta (davit-launched) devono essere sistemate entro il raggio d’azione del
Le davit-launched liferafts devono soste- sistema di ammaino (figura 18.21).
nere, a temperatura ambientale normale,
quattro volte il peso previsto a pieno carico
quando sospese
Ogni zattera di salvataggio deve resistere ad una caduta da almeno 18 metri e sostene-
re ripetuti salti al suo interno da 4,5 metri, inoltre deve essere in grado di galleggiare
per almeno 30 giorni in qualsiasi condizione di mare e deve poter essere rimorchiata
a pieno carico e con l’ancora galleggiante (sea-anchor) in mare, ad almeno 3 nodi.
Le zattere gonfiabili devono essere costituite da due compartimenti separati tali che,
in caso di danneggiamento di uno di essi, l’altro sia in grado di sostenere tutte le
persone previste, ciascuna con peso di 75 kg e seduta nella posizione normale. Ogni
zattera deve avere inoltre sufficiente stabilità in posizione dritta, mentre in posizione
capovolta la stabilità deve essere abbastanza ridotta da consentire il rovesciamento
da parte di una sola persona.
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L’ancora galleggiante è un dispositivo co- 5. due ancore galleggianti ciascuna legata ad un cavo resistente, una di rispetto e una permanen-
stituito da una specie di sacco di plastica temente collegata attaccata alla zattera in modo da mantenere il mezzo, una volta gonfiato e
collegato ad una cima che consente di galleggiante, sempre orientato verso il vento in maniera stabile
ridurre lo scarroccio delle zattere di salva-
taggio 6. due pagaie (paddles) galleggianti
7. tre apriscatole e un paio di forbici
8. un corredo per il primo soccorso contenuto in un recipiente stagno, che possa richiudersi con-
servando la sua tenuta stagna
287
MODULO
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Tabella 18.4
«SOLAS A PACK» per le zattere di savataggio
Il MES sarà trattato nel paragrafo 18.9 Sulle navi ro-ro le zattere devono essere del tipo float-free e servite da un MES (Marine
Evacuation System), inoltre devono essere munite di rampa di salita per l’imbarco e
Il SART per le zattere delle ro-ro deve avere
di un dispositivo di localizzazione (normalmente un SART) ogni 4 zattere, da erigere
un’altezza sull’acqua di almeno 1 m
da parte degli occupanti una volta che la zattera è aperta. Viene altresì richiesto che
Le zattere reversibili sono quelle utilizzabili le zattere siano del tipo auto-raddrizzante o reversibili, a meno che non si scelga di
su ciascuno dei due lati dotare la nave con zattere di questo tipo in aggiunta a quelle normali ma in numero
tale da coprire il 50% delle persone in eccesso rispetto alla capacità massima aggre-
gata delle lance.
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Emergenze a bordo U.D.
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Figura 18.24
Rescue boat su nave passeggeri (per gentile concessione di Costa Crociere S.p.A.)
Figura 18.25
Figura 18.26
Imbarcazione con doppia valenza lifeboat – rescue boat su una nave
da carico Free-fall lifeboat
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MODULO
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Figura 18.28
Accesso di una free-fall boat
Figura 18.29
Ingresso in una free-fall boat
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Emergenze a bordo U.D.
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Figura 18.30
Procedura di lancio di una free-
fall boat
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MODULO
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MODULO 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
1. Un incendio di un liquido: V F
riguarda tutto il liquido fino in profondità
riguarda i vapori emessi dal liquido
può svilupparsi solo entro determinati limiti di infiammabilità
si sviluppa se si raggiunge la temperatura di infiammabilità
2. La CO2, come agente estinguente: V F
si può usare su apparecchi in tensione
agisce anche per raffreddamento
inibisce la reazione chimica della fiamma
è utilizzata in impianti antincendio fissi e mobili della nave
3. L’impianto sprinkler: V F
è a schiuma
è sempre in pressione
si attiva in seguito alla rottura di una fialetta rivelatrice
non si installa nei locali frequentati da passeggeri
4. La prova standard del fuoco: V F
serve per testare i mezzi di protezione attiva
serve a definire la classe delle paratie
prevede di sottoporre un campione a temperature di circa 2000°C
dura 60 minuti
5. Nell’incaglio: V F
la nave può perdere stabilità
la nave riceve una forza aggiuntiva dall’alto verso il basso
la spinta rimane invariata
il peso rimane invariato
6. Il disincaglio: V F
può avvenire naturalmente durante il flusso di marea
è sempre conveniente tentarlo mettendo indietro le macchine
se è «con rotazione» può provocare altri incagli o falle
se è «senza rotazione» la nave riacquista l’assetto precedente all’incaglio
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MODULO
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7. La permeabilità: V F
è una percentuale
più è alta più l’allagamento può creare problemi
in un locale pieno di liquido è zero
va valutata in entrambi i metodi per la determinazione delle condizioni conseguenti ad una falla
8. I giubbotti di salvataggio: V F
devono essere incombustibili
devono avere almeno tre luci
possono facoltativamente essere muniti di fischietto
possono essere gonfiabili
9. Le zattere di salvataggio: V F
sono certificate per essere spinte in mare da un’altezza max di 4,5 m
possono essere raggiunte con un sistema a scivolo
tra gli accessori devono essere compresi fuochi a mano e razzi paracadute
sono normalmente autoraddrizzanti
10. Le imbarcazioni di salvataggio a caduta libera: V F
hanno all’interno sedili imbottiti e cinture di sicurezza
possono essere parzialmente chiuse
hanno un’altezza di caduta certificata
il loro sistema di «lancio» deve tenere conto di possibili sbandamenti della nave
2) Riguardo alle classi di incendio, stabilire quale tra le seguenti associazioni è vera (sistema EN 2):
R trucioli di legno – classe B
R petrolio – classe C
R GPL – classe D
R tendaggi – classe A
294
Introduzione
Emergenze
alla Fisica
a bordo PERCORSO
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5) La rescue boat:
R solitamente è totalmente coperta
R è un mezzo autogonfiabile
R serve soprattutto per abbandonare la nave
R deve poter essere messa in mare anche con nave in movimento
295
U.D. 2
Salvataggio in mare
CONTENUTO
STCW Code, as amended (Manila 2010): Linee guida MIUR per Istituto Tecnico dei Programma corso di Allineamento 500 h
Part A, Chapter II Master and deck depart- Trasporti e Logistica, Articolazione «Con- (allegato A D.M. 30 novembre 2007 - MIT)
ment (Table A-II/1) duzione del Mezzo», opzione «Conduzio-
RISPONDE ALLE EMERGENZE ne del Mezzo Navale»
RISPONDE A UN SEGNALE DI PERICOLO IN MARE OPERARE NEL SISTEMA QUALITÀ NEL RISPETTO
MANOVRA LA NAVE DELLE NORMATIVE DI SETTORE SULLA SICUREZ-
Procedure di emergenza ZA
Precauzioni per la protezione e sicurezza dei Incidenza del fattore umano nella conduzione
passeggeri nelle situazioni di emergenza del mezzo
Apprezzamento delle procedure da seguire per Rispettare le procedure e assumere comporta-
il soccorso delle persone dal mare, assistenza a menti adeguati all’attività svolta
una nave in pericolo, rispondere alle emergenze Trasporto di persone
che avvengono in porto Valutare i rischi degli ambienti di lavoro, verifi-
Ricerca e soccorso cando la congruità dei mezzi di prevenzione e
Conoscenza dei contenuti del manuale dell’IMO protezione ed applicando le disposizioni legi-
Manuale Internazionale per la ricerca marittima slative
e aeronautica e il soccorso (IAMSAR) Applicare la segnaletica e la documentazione
Manovra e governo della nave sulla sicurezza
Manovre e procedure per il soccorso di persona
in mare
Sinistri marittimi e salvataggio in mare MODULO 4
19 La Convenzione SAR
Pare che il record di permanenza in mare come naufraghi spetti a tre pescatori messicani, Lucio Rendón, Salvador
Ordóñez e Jesús Eduardo Vidaña: partiti il 28 ottobre 2005 dal porto di San Blas con una barca di poco più di 8
metri e rimasti senza carburante, furono «ripescati» nel Pacifico il 27 agosto 2006.
19.1 GENERALITÀ
Il servizio SAR riguarda sia la ricerca e Tutti gli Stati costieri sono muniti di una specifica organizzazione per la ricerca e il
soccorso in mare sia l’assistenza a persone salvataggio di persone in mare, fatta di strutture, persone, mezzi e procedure ope-
eventualmente rimaste naufraghe in località
rative, tuttavia negli anni ’70 si sentì il bisogno di razionalizzare questo ambito, ri-
costiere remote
cercando una più fattiva collaborazione fra Paesi diversi, soprattutto se confinanti,
attraverso un’adeguata condivisione delle fasi operative di ricerca e salvataggio, ed
ottimizzando il dispendio di energie di ciascuno, in modo che le operazioni potessero
risultare più efficaci, sia in termini di risultato, sia in termini di tempo impiegato.
La Convenzione SAR fu ulteriormente La Convenzione SAR, nome completo International Convention on Maritime Search
emendata con la Resolution MSC.155(78), and Rescue, fu adottata nel 1979 ed entrò successivamente in vigore nel 1985, tut-
entrata in vigore nel 2006
tavia il processo di ratifica fu lento a causa
di prescrizioni troppo stringenti soprattutto
relativamente all’installazione di strutture
costiere dedicate, per cui si attuò un rilevan-
te processo di emendamento che si conclu-
se nel 1997 con l’adozione della Resolution
MSC.70(69): il nuovo testo della Convenzio-
ne entrò in vigore nel 2000.
297
MODULO
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
Ogni RCC può essere coadiuvato da più RSC (Rescue sub-centre) con compiti speci-
fici: perché ad un RCC o un RSC possa giungere l’informazione di un emergenza sono
previste strutture di intermediazione dette Alerting post, che possono essere Coast Ra-
dio Stations (CRSs), LUTs e MCCs del sistema Cospas Sarsat, LESs Inmarsat, Air Traffic
Sercices (ATS) units o qualsiasi mezzo che riceva un allerta e la reinoltri.
La Convenzione non va a fondo nel dispor- Gli elementi di base di un sistema SAR, che ogni Stato si deve premurare di stabilire,
re quali infrastrutture, mezzi e dotazioni individualmente o in cooperazione con altri Paesi, sono:
sono necessarie per un RCC, ma dispone
che siano adatti allo scopo: informazioni 9 inquadramento legale del servizio;
più specifiche sono contenute nel manuale
IAMSAR 9 individuazione di un’Autorità responsabile;
9 organizzazione delle risorse disponibili;
9 infrastrutture per le comunicazioni;
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Salvataggio in mare U.D.
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9 funzioni operative e
di coordinamento;
9 processi di miglio-
ramento del servi-
zio.
Viene espressamente
richiesto che, nel pre-
disporre il servizio,
ogni Stato renda il
più possibile coerenti
il servizio marittimo
e quello aereo, che
dovrebbero anche
condividere RCC ed
RSC o almeno ga-
rantirne il più stretto
Figura 19.4
coordinamento e fare
In Italia è la Guardia Costiera ad occuparsi dei servizi SAR (per gentile conces-
uso di procedure co- sione del Corpo delle Capitanerie di Porto)
muni.
19.3 COOPERAZIONE
Il tema della cooperazione è molto ricorren- Il Capitolo 3 della Convenzione tratta il delicato tema della Cooperazione fra Stati:
te nella Convenzione viene riconosciuto il diritto di uno Stato impegnato in un’operazione SAR di entrare
nelle acque territoriali di un altro Paese al solo scopo di svolgere operazioni di ricer-
ca e salvataggio, previa però richiesta contenente
informazioni specifiche sulla missione in corso.
Di tale richiesta va data immediata accusa di ri-
cevuta e vanno comunicate le condizioni con cui
l’operazione può avere luogo.
299
MODULO
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I dati da comunicare sono diversi per le tre tipologie, maggiori per il sailing plan re-
port e minori per il final report.
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(VHPSLR
A: SP
B: M/V Cardhu – VBGT
C: 120400
D: Genoa
F: 220
G: 16
H: RL
I: 200830 – Turku
J: Valencia
K: 140600
I reporting system consentono di creare quella che viene chiamata SURPIC cioè sur-
face picture della situazione di traffico in una certa zona, per la quale risultano utili
anche altri sistemi come AIS, LRIT, VMS e VTS.
In seguito alle prime due fasi l’azione del RCC o del RSC è in gran parte di tipo indaga-
tivo, magari comprendente azioni concrete, ma finalizzata soprattutto a far chiarezza
sull’esistenza o meno del pericolo; solo in seguito alla dichiarazione di distress phase
vengono attivate le procedure previste dal piano operativo del centro (figura 19.6).
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MODULO
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«Search and rescue operations shall continue, when practicable, until all reasonable
hope of rescuing survivors has passed»
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MODULO 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
20.1 GENERALITÀ
Il Manuale IAMSAR (International Aeronautical and Maritime Search and Rescue
Manual) è il riferimento pratico della Convenzione SAR, cioè il documento che con-
tiene le disposizioni più concrete sull’attivazione del servizio e sulle procedure opera-
tive delle azioni di ricerca a salvataggio.
Come si intuisce dal titolo, il manuale vale sia per l’ambito marittimo sia per l’ambito
aereo ed è proprio questa la principale caratteristica che lo distingue dai precedenti
prodotti IMO, cioè il MERSAR (Merchant Ship Search and Rescue Manual) pubblicato
nel 1971 e l’IMOSAR (IMO Search and Rescue Manual), pubblicato nel 1978.
I due prodotti citati erano destinati al solo settore nautico, mentre in ambito aeronau-
tico si utilizzava l’ICAO Search and Rescue Manual; in particolare il MERSAR, pre-
cedente alla Convenzione SAR, rappresentò soprattutto un supporto procedurale per
le operazioni di ricerca e salvataggio svolte da Comandanti in normale servizio che
fossero stati chiamati a prestare soccorso, mentre il manuale IMOSAR era pensato
più per la parte organizzativa di implementazio-
ne, da parte dei vari Stati, dei servizi di ricerca
e salvataggio secondo quanto previsto dalla na-
scente Convenzione SAR, soprattutto in termini
di allineamento e cooperazione fra Stati.
Figura 20.1
IAMSAR Manual, Volume I (Reproduced
by permission of the International Mariti-
me Organization)
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Salvataggio in mare U.D.
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20.2 ORGANIZZAZIONE
Gli aspetti più organizzativi sono stabiliti dal primo volume che, oltre a fornire indi-
cazioni generali sui concetti di base del sistema di ricerca e salvataggio, insiste molto
su elementi essenziali quali le comunicazioni, l’addestramento del personale e l’orga-
nizzazione del sistema, comprendente ad esempio la pianificazione delle operazioni.
Viene innanzitutto sottolineata l’importanza della collaborazione fra forze civili e mi-
litari, inoltre viene chiarito il ruolo delle figure chiave del servizio a livello di coordi-
namento, cioè:
9 SAR co-ordinator (SC): gestione generale;
9 SAR mission co-ordinator (SMC): pianificazione della missione;
9 On-scene co-ordination (OSC): supervisione operazioni.
Particolare attenzione è posta alle difficoltà che possono avere gli Stati in termini fi-
nanziari per attivare il servizio, per cui viene specificamente prevista la possibilità di
utilizzare strutture esistenti, inoltre è ancora una volta ribadita la possibilità di ope-
rare su base regionale, con accordi di cooperazione anziché a livello dei singoli Stati:
in effetti in ogni SRR è previsto un RCC, ma, soprattutto nelle aree oceaniche, non è
necessario che ogni Stato stabilisca una SRR, quindi un RCC può servire più Stati.
Ai fini aeronautici le SRR solitamente coin- Ogni SRR va sempre pensata come parte di un sistema globale e non deve essere
cidono con le FIRs (Flight Information Re- vincolata dai confini tra gli Stati: le sue dimensioni e forma dipenderanno dal traffico
gions)
marittimo ed aereo, dalla disponibilità di infrastrutture SAR e dai loro possibili tempi
di reazione, e dall’affidabilità dei sistemi di comunicazione.
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MODULO
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Le RCC o gli RSC possono occuparsi soltanto dell’ambito aereo (ARCC e ARSC) o
di quello marittimo (MRCC o MRSC), ma il manuale consiglia, anche per un rispar-
mio economico, di unire le due funzioni presso centri unici, che vengono detti JRCC
(Joint Rescue Co-ordination Centre); in caso permanga la separazione è consigliata
l’instaurazione di mezzi per la relazione tra i due.
Per gli RCC sono richieste diverse dotazioni, orientate soprattutto a garantire un ade-
guato sistema di comunicazione e informazione, ma anche una sufficiente dotazione
di carte e pubblicazioni nautiche e aeronautiche e un adeguato elenco di contatti degli
enti che possono essere utili per un’operazione SAR.
Ciascun RCC deve predisporre piani per ogni possibile scenario di emergenza che si
può presentare nella SRR di competenza: essi devono essere chiari, facili da usare,
rispondenti ai requisiti del manuale (come stabiliti dal Volume II) e aggiornati fre-
quentemente.
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20.4 COMUNICAZIONI
Il sistema GMDSS è trattato nel secondo La comunicazione è ovviamente uno degli elementi cardine delle procedure di Search
volume di Fondamenti di Navigazione e and Rescue e qui entra in gioco in modo preponderante l’efficienza del sistema GM-
Meteorologia Nautica
DSS, che garantisce adeguati livelli di performance relativamente ai seguenti requisiti
Il manuale chiarisce che la lingua più con- operativi stabiliti dal Manuale:
veniente non è necessariamente l’inglese,
9 velocità di notifica dell’allerta;
infatti a livello locale è più conveniente
usare la lingua della località interessata; 9 completezza e facilità di interpretazione delle informazioni contenute nell’allerta;
per la prima volta strumenti quali l’Interna-
tional Code of Signals e le Standard Marine 9 minime possibilità di avere fase allerte;
Comuication Phrases non vengono citati
come valore assoluto, ma si apre ad ogni 9 capacità di contattare l’unità che ha inviato l’allerta (se ancora in grado di condurre
mezzo pur di soddisfare il valore supremo comunicazioni);
dell’efficacia della comunicazione
9 condivisione di una lingua comune.
307
MODULO
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Figura 20.7
Una buona pianificazione è essenziale nel SAR (per gentile concessione
del Corpo delle Capitanerie di Porto)
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Salvataggio in mare U.D.
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qualsiasi mezzo una situazione di pericolo, in modo che la notizia giunga il prima
possibile ad un RCC;
Le numerose appendici dello IAMSAR, 2) Initial action: consiste nell’insieme delle azioni che seguono immediatamente la
Volume 2, contengono moltissime infor- ricezione di una notizia di una situazione di pericolo, comprendenti la ricerca di
mazioni pratiche, tabelle ed esempi svolti
informazioni più complete e la definizione della fase dell’emergenza (uncertainty,
di vari casi di ricerca
alert, distress);
3) Planning stage: consiste nella pianificazione delle operazioni concrete di ricerca,
particolarmente importante se lo scenario del sinistro non è precisamente localiz-
zato e se le persone in pericolo possono muoversi;
4) Operation stage: consiste nell’esecuzione delle operazioni, sotto coordinamento del
SMC, e nella pianificazione ulteriore delle fasi successive, magari in seguito ad in-
tervenute variazioni in quanto inizialmente previsto;
5) Conclusion stage: le operazioni terminano quando il pericolo risulta non reale,
quando si sono effettivamente localizzati i mezzi in pericolo e salvate le persone
coinvolte o quando si ritiene che ogni sforzo ulteriore non possa condurre a risul-
tati positivi e quindi si interrompono le ricerche.
Il manuale si spinge a definire le caratte- Per lo svolgimento concreto delle operazioni il manuale contiene istruzioni per vari
ristiche fisiche (colore e resistenza) dei casi di emergenza, spesso fornite in forma di checklist, soprattutto nel Volume III
contenitori con le dotazioni di emergenza e
che è nato proprio per essere utilizzato sui mezzi coinvolti nella ricerca; è addirittura
prima necessità da lasciar cadere sul luogo
del sinistro la SOLAS (Chapter V, Regulation 21) a sancire l’obbligatorietà di averne una copia a
bordo.
Per attivare una ricerca il primo passo è la valutazione dell’attendibilità della posizio-
ne del sinistro, che può essere precisamente nota o molto incerta, come nel caso in cui
si dispone solo di una LKP (Last Known Position).
Lo IAMSAR propone nel volume 2 proce- Il datum sarà infatti diverso a seconda che si conosca la posizione al momento del-
dure matematiche ben determinate e piut- la richiesta di soccorso oppure solo l’ora, o ancora si abbia a disposizione soltanto
tosto complesse per determinare le proba-
l’ultimo reporting effettuato regolarmente: si dovrà tenere conto del movimento che
bilità di scoperta e di contenimento (cioè la
probabilità che un oggetto sia effettivamen- possono aver subito i naufraghi, sia con l’uso di mezzi propri sia in seguito a vento o
te in un’area stimata); il loro prodotto è la corrente, e in base a questo si stimerà una certa probability area. Nel valutare l’effetto
probabilità di successo (POS) della corrente al fine di stimare il nuovo datum bisogna considerare tutte le com-
ponenti possibili, quali correnti di deriva, termoaline, correnti di marea e fenomeni
locali.
I principali metodi di ricerca dipendono dalla larghezza dei corridoi di ricerca (swe-
ep width) e dalla capacità dei mezzi di ricerca di seguire una traiettoria stabilita; la
scelta dei parametri dello schema di ricerca dipende da variabili quali tipo di oggetto
cercato, i mezzi e i sensori utilizzati e le condizioni ambientali, comprendenti sia le
condizioni meteo sia, ad esempio, l’ora del giorno in cui si eseguono le ricerche.
I segnali di soccorso principali sono con- Il personale dei mezzi di ricerca dovrà essere ben addestrato a notare qualsiasi segna-
tenuti anche nelle COLREGs, Annex IV e le che possa indicare la presenza di naufraghi o segnali di soccorso; anche sulle navi
sono già stati descritti trattando le SMCP non specializzate, la SOLAS (Chapter V, Regulation 29) sancisce l’obbligo di dotarsi, in
nel Secondo volume di Fondamenti di Na-
vigazione e Meteorologia nautica (Paragra-
plancia, di una tavola illustrata che mostra i segnali di soccorso previsti proprio dallo
fo 21.4) IAMSAR, Volume III.
309
MODULO
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Gli schemi di ricerca (search patterns) devono garantire una copertura uniforme
dell’area ritenuta probabile per il ritrovamento di persone in pericolo; l’utilizzo di
schemi standard permette un’efficienza maggiore, essendo infatti essi univoci, quindi
particolarmente adatti alle azioni con più mezzi, dove il coordinamento è essenziale.
Esistono schemi di ricerca particolari per la presenza di orografia, per le ore notturne
(con rilascio di speciali fuochi a paracadute che illuminano la zona), o pensati per la
navigazione elettronica con i sistemi di homing (soprattutto per gli aerei), ma gli sche-
mi tradizionali sono quelli di ricerca visiva, che presentiamo nel seguito.
Figura 20.8
Sector pattern
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Salvataggio in mare U.D.
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Figura 20.9
Expanding square search con specifica dlle dimensioni di ogni leg
Figura 20.10
Expanding square search con due mezzi
311
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Figura 20.12
Parallel sweep search (il CSP è il Commence Search Point)
312
Salvataggio in mare U.D.
U
U.D
U.. . 2
Figura 20.13
Creeping line search
Figura 20.14
Creeping line search con due mezzi
313
MODULO
M O DU
U LO
O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
Una disposizione della SOLAS aggiunta in tempi relativamente recenti (SOLAS, Chap-
ter III, Regulation 17-1) ha imposto che ogni nave abbia specifici piani e procedure per
il recupero di persone dall’acqua.
Nella maggior parte dei casi si tratta di una persona caduta in acqua dalla stessa nave
che sarà poi coinvolta nell’operazione di recupero; l’approccio all’emergenza sarà
molto diverso a seconda che la persona sia stata vista cadere in acqua oppure la perso-
na risulti assente e sia trascorso un certo tempo da quando è stata vista l’ultima volta.
Nel primo caso chi ha assistito alla scena si preoccuperà di lanciare in acqua un MOB
o un qualsiasi oggetto galleggiante e di avvertire immediatamente il comando, quindi
possono partire subito le operazioni di recupero, nel secondo caso sarà necessario un
intervento di più ampio respiro coinvolgendo le organizzazioni SAR.
Quando una persona cade in acqua da una nave influisce in modo preponderante
sulle possibilità di sopravvivenza la consapevolezza del naufrago di essere stato vi-
sto cadere o meno, perché questo ne cambia profondamente l’approccio psicologico;
ovviamente influiscono molto anche le condizioni legate all’ambiente, cioè l’ora del
giorno, le condizioni di visibilità, la temperatura dell’acqua e lo stato del mare.
Uno dei rischi maggiori per chi si trova disperso in mare è l’ipotermia (figura 20.15);
esistono diversi elementi che rendono il processo di perdita di calore corporeo più
veloce, cioè:
Si calcola che nell’acqua a 5°C metà delle 9 corporatura: una persona grassa resisterà di più;
persone ha un tempo di sopravvivenza di 1
ora (tempo di ricerca raccomandato 6 ore) 9 sesso ed età: donne, bambini e anziani sono più soggetti ad ipotermia;
9 abbigliamento: un vestiario leggero non aiuta, mentre risulta ideale l’utilizzo di
indumenti di sopravvivenza;
9 comportamento: è essenziale
evitare di sprecare energie, in-
fatti una persona ad esempio
senza giubbotto che si trova
costretta a nuotare sarà più
soggetta ad ipotermia.
314
Salvataggio in mare U.D.
U
U.D
U.. . 2
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MODULO
M O DU
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O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
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MODULO 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
VERO O FALSO (RICORDA CHE OGNUNA DELLE QUATTRO AFFERMAZIONI PUÒ ESSERE VERA O FALSA)
1. Un RCC: V F
coordina la ricerca e salvataggio all’interno di una SRR
coordina la ricerca e salvataggio all’interno di più SRR
può comprendere più RSC
dispone di infrastrutture, uomini, navi, aerei ed elicotteri
2. Un Alerting post: V F
serve a ricevere i distress alert
può essere un LUT
può essere una stazione radio costiera
coordina le operazioni SAR
3. In ambito SAR la cooperazione fra Stati: V F
non è necessaria
è possibile solo a livello delle operazioni
è possibile solo a livello dell’organizzazione del servizio
permette agli Stati di risparmiare denaro
4. I reporting systems permettono di: V F
sapere chi può portare assistenza
definire meglio le aree di ricerca
ottimizzare i tempi di intervento
facilitare le operazioni di assistenza medica
5. Nella alert phase: V F
l’azione SAR è prevalentemente indagativa
partono navi, elicotteri e aerei
si ha notizia di un pericolo non grave
il pericolo può non essere ancora identificato
6. Il manuale IAMSAR: V F
sostituisce il MERSAR
sostituisce l’IMOSAR
è stato realizzato grazie al contributo dell’ICAO
prende in considerazione l’uso del sistema GMDSS
317
MODULO
M O DU
U LO
O 4 Sinistri marittimi e salvataggio in mare
318
Salvataggio in mare U.D.
U
U.D
U.. . 2
4) Quale fra i seguenti dati può non essere ricompreso in un reporting SAR:
R data/ora
R identificazione nave
R velocità
R carico trasportato
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Indice Analitico
Indice Analitico
(ITALIANO / INGLESE)
320
INDICE ANALITICO
G M
321
INDICE ANALITICO
322
INDICE ANALITICO
Stabilità Tuta
— allo stato integro (Intact stability), 129 — anti esposizione (Anti-exposure suits), 277
— allo stato non integro (Damage stability), 129 — da immersione (Immersion suits), 277
Stazioni di raccolta (Muster station), 280
Stivaggio (Stowage), 138 U
Strippaggio (Stripping), 130
Strutture di conferimento a terra (Reception facilities), Ugello (Nozzle), 219
147 Unità di carico (Cargo transport units), 169
Superficie libera (Free surface), 158
Sversamento (Spill), 103 V
Sviluppo sostenibile (Sustainable development), 97
Vasche di lavaggio (Wash tub), 138
T Verifica interna (Internal audit), 32
Vie di sfuggita (Means of escape), 247
Taniche (Jerricans), 198 Vulnerabilità (Vulnerability), 820
Temperatura
— di autoaccensione (Kindling point or autoignition Z
temperature), 234
— o punto di combustione (Firepoint), 235 Zattere di salvataggio (Liferafts), 279, 285
— o punto di infiammabilità (Flashpoint), 234 Zavorra (Ballast), 106
Terra più vicina (Nearest land), 130 — permanente (Permanent ballast), 106
Tettuccio (Canopy), 287 Zone verticali antincendio (Main vertical zones), 246
Tubolature (Piping), 130
323
Indice Analitico
Indice Analitico
(INGLESE / ITALIANO)
324
INDICE ANALITICO
325
INDICE ANALITICO
326
INDICE ANALITICO
327
ACRONIMI UTILIZZATI NEL TESTO E NORMATIVE RICHIAMATE
328
ACRONIMI UTILIZZATI NEL TESTO E NORMATIVE RICHIAMATE
SMC - SAR Mission Co-ordinator Hong Kong International Convention for the Safe and
SMS - Safety Managemet System Environmentally Sound Recycling of Ships (Hong
SOPEP - Shipboard Oil Pollution Emergency Plan Kong Convention)
SRR - Search and Rescue Region International Convention for the Control and Manage-
SRS - Standard Risk Ship ment of Ships’ Ballast Water and Sediments (BWM
SRUs - Search and Rescue Units Convention)
SS - Expanding Square Search International Convention for the Prevention of Pollution
SSA - Ship Security Assessment from Ships, 1973 as modified by the protocol of 1978
SSAS - Ship Security Alert System (MARPOL Convention)
SSO - Ship Security Officer International Conference on Tanker Safety and Pollu-
SSP - Ship Security Plan tion Prevention (TSPP Conference)
TMAS - Telemedical Assistance Service International Code for the Safe Carriage of Grain in
TSN - Track Line Search, Non Return Bulk (International Grain Code)
TSR - Track Line Search, Return International Maritime Solid Bulk Cargoes Code (IM-
UFL - Upper Flammability Limit SBC Code)
ULCC - Ultra Large Crude Carrier Code of Safe Practice for Cargo Stowage and Securing
VLCC - Very Large Crude Carrier (CSS Code)
VOC - Volatile Organic Compounds Code of Practice for the Safe Loading and Unloading of
Bulk Carriers (BLU Code)
NORMATIVA International Maritime Dangerous Goods Code (IMDG
International Safety management Code (ISM Code) Code)
International Ship and Port Facilities Security Code International Bulk Chemical Code (IBC Code)
(ISPS Code) International Gas Carrier Code (IGC Code)
Convention for the Suppression of Unlawful Acts International Nuclear Fuel Code (INF Code)
against the Safety of Maritime Navigation (SUA International Code for Fire Safety Systems (FSS Code)
Convention) International Life-Saving Appliance Code (LSA Code)
United Nations Convention on the Law of the Sea (UN- International Convention on Maritime Search and Re-
CLOS) scue (SAR Convention)
International Convention for the Prevention of Pollution International Aeronautical and Maritime Search and
of the Sea by Oil (OILPOL Convention) Rescue Manual (IAMSAR Manual)
329
RISULTATI DEGLI ESERCIZI
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330
RISPOSTE AI TEST DI AUTOVALUTAZIONE
RISPOSTA MULTIPLA
331
BIBLIOGRAFIA
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Code), 2007 ed. the Design, Operation and Control of Crude Oil Wa-
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IMO - International Code for the Safe Carriage of Grain
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IMO - International Convention for the Control and
the transfer of harmful aquatic organisms and patho-
Management of Ships’ Ballast Water and Sediments
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(BWM Convention), 2009 ed.
IMO Resolution MEPC 54(32) e IMO Resolution MEPC
IMO - International Convention for the Prevention of
86(44) - Guidelines for the development of Shipboard
Pollution from Ships, 1973 as modified by the proto-
Oil Pollution Emergency Plans (SOPEP)
col of 1978 (MARPOL Convention), 2011 ed.
332
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therbys Seamanship
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www.feelgrafix.com
www.guardiacostiera.gov.it
www.imo.org
www.itopf.com
www.kuvastot.fi
www.marineinsight.com
www.maritime-connector.com
www.mschoa.org
www.noaa.gov
www.oceansaver.com
www.pacific-diving.com
www.parismou.org
www.remas.it
www.science.howstuffworks.com
www.steamshipmutual.com
www.wikipedia.com
333
APPUNTI
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APPUNTI
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IL CORSO DI SCIENZE DELLA NAVIGAZIONE SI COMPONE DI QUATTRO VOLUMI: