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Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma

Quaderno
N 1/2016
Quaderno

In copertina:
Arch. Zaha Hadid
Maxxi (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo) - Roma

Foto di: Copyright © Moreno Maggi


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N. 1/2016

Sommario
GLI EDITORIALI

Il saluto del Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5


di Carla Cappiello

L’Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
di Francesco Marinuzzi

GLI ARTICOLI

Partenariato Pubblico-Privato strumento per lo sviluppo dei sistemi TPL a guida vincolata . . . . . . . . . . 8
R. Emili

Previsione e valutazione delle esondazioni: applicazione della modellistica matematica


mono e bidimensionale nella Media Valle del Tevere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
G. Mellace, V. Piergrossi

Il ruolo del Procurement nella gestione di un progetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38


A. Avallone

Dispositivi meccanici di supporto, strategie di approccio progettuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48


P. Ladisa

La valutazione del rischio rinvenimento O.B.I. e la bonifica degli ordigni bellici . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60


M. Di Pasquale, N. Scirocco, M. Simoncini

La crittografia e la sicurezza dei dati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68


M. Raso

Illuminazione e segnalazione degli ostacoli al volo - Il doc 9157/4 cap 14 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76


G. Mazza, P. Mazzaracchio

GLI APPROFONDIMENTI

CERN: dove ingegneria e fisica si incontrano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96


D. Iacomini

I prossimi programmi di esplorazione e sbarco umano su Marte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110


C. Di Leo

L’AREA WEB DEL QUADERNO E DELLA RIVISTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .128


Arch. M.Fuksas - Mab Zeil (Francoforte) þ
Quaderno
Direttore responsabile
Stefano Giovenali

Direttore editoriale
Francesco Marinuzzi

Comitato di redazione

Sezione A
Carla Cappiello Manuel Casalboni
Filippo Cascone Lucia Coticoni
Alessandro Caffarelli Giuseppe Carluccio
Carlo Fascinelli Francesco Fulvi
Gioacchino Giomi Maurizio Lucchini
Lorenzo Quaresima Tullio Russo

Sezione B
Giorgio Mancurti

Amministrazione e redazione
Piazza della Repubblica, 59 - 00185 Roma
Tel. 06 4879311 - Fax 06 487931223

Direzione artistica e Progetto grafico


Tiziana Primavera

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Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma


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segreteria@ording.roma.it

Finito di stampare: giugno 2016

Il Quaderno IOROMA è un allegato alla rivista IOROMA


La Direzione rende noto che i contenuti, i pareri e le opinioni espresse negli articoli pubblicati rappresentano l’esclusivo pensiero
degli autori, senza per questo aderire ad esse.
La Direzione declina ogni qualsiasi responsabilità derivante dalle affermazioni o dai contenuti forniti dagli autori, presenti nei suddetti
articoli.
Il saluto del Presidente
Dott. Ing. Carla Cappiello

Linee guida per la manutenzione degli edifici

L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma ha realizzato con il CNIM e altri gruppi di studio
il volume “Linee guida per la manutenzione degli edifici”.
Il recente crollo degli ultimi tre piani della palazzina del centro di Roma a lungo Tevere Flaminio,
porta a compiere una riflessione sulla manutenzione degli edifici, da considerare come un’attività
strategica nel settore delle costruzioni di ogni Paese sviluppato, soprattutto in Italia. Qui, infatti, il
volume di edificato pro-capite è tra i più alti di Europa e il volume in euro di lavoro generato dalle
attività sul costruito supera quello legato alle nuove costruzioni.
Tra il 2014 e il 2015 su un valore complessivo del settore delle costruzioni pari a 169 miliardi di
euro, la spesa di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria si è aggirata sui 117 miliardi.
L’attività di salvaguardia dell’esistente è stata, quindi, pari al 70% dell’intero fatturato del comparto
edile. Nello specifico, gli interventi straordinari sul patrimonio residenziale di impianti, strutture e
finiture hanno rappresentato un valore economico di circa 47 miliardi di euro. La crescita di questo
ambito è stata sostenuta dalle misure di incentivazione erogate dal Governo negli ultimi anni, ma
anche dalla crisi delle costruzioni e delle vendite immobiliari.
La manutenzione è, a mio avviso, un argomento trasversale, che incrocia varie aree e discipline.
Non è possibile scorporarla da tutto il resto, pena la perdita della sua reale essenza ed importanza.
Si dovrebbe comprendere che può essere un centro di profitto e non di costo. Evitare investimenti
in manutenzione spesso non è un risparmio, bensì un aggravio di spese, conseguente alla mancata
gestione preventiva di guasti, avarie e malfunzionamenti che causano o prolungano l’indisponibilità
dei beni di riferimento. Nel nostro Paese non si investono le risorse necessarie per assicurare la
salvaguardia dei beni immobili.
In questo quadro il libro, la cui parte di competenza per l’ordine romano è stata coordinata dal
Consigliere Segretario Ing. Filippo Cascone, con la proposta dell’introduzione di due nuovi stru-
menti, quali l’Archivio Tecnico del Fabbricato e il Libretto di Uso e Manutenzione di un edificio, si
mira a sviluppare una cultura della manutenzione, che non deve essere considerata esclusiva-
mente come un intervento straordinario. I beni edilizi non sono immutabili, poiché subiscono, tra
l’altro, il degrado naturale del tempo, che si può contrastare solo con una manutenzione graduale
e programmata, che permetterebbe da una parte di dare maggiore sicurezza ai fruitori di un edificio
e dall’altra a non alterare il valore di mercato degli immobili.
Questo testo, rientra nell’ambito di alcuni fattori che reputo di discontinuità rispetto al passato. Il
primo è costituito dall’importanza dell’aspetto gestionale nella nuova manutenzione. Il secondo è
rappresentato dallo sviluppo dei contenuti e concetti che vanno sotto il nome di “ingegneria di ma-
nutenzione”, i quali costituiscono il presidio e l’intelligenza di tutta la tematica manutentiva. L’ultimo
e assai rilevante fattore, che valorizza i due precedenti, è la nascita, grazie allo sviluppo delle tec-
nologie, di nuove forme tecniche e organizzative della manutenzione, che sono anche in grado di
far sviluppare nuove occasioni di lavoro in un tempo di recessione.
L’auspicio è, quindi, che le proposte formulate nel testo possano entrare nel quadro di accordi di
autoregolamentazione tra CNIM, ABI, Rappresentanze di Proprietà Edilizia, Agenti Immobiliari, Am-
ministratori di Condominio, Società Assicuratrici, Ordini professionali.

Carla Cappiello
Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma
L’Editoriale
Ing. Francesco Marinuzzi Ph.D.

La sicurezza per Roma

Care colleghe, cari colleghi,


recentemente si è svolto all’aula magna del Rettorato della Terza Università di Roma un convegno sulla
Videosorveglianza che ha avuto grande partecipazione. Nel curare l’evento, affinché fosse di successo, devo
ringraziare soprattutto la Commissione Sicurezza Informatica ed in particolare la sua presidente Paola Rocco
per tutte le energie spese.

Fra i rilevanti contributi segnalo quello interessante del collega Fabio Garzia per un nuovo modello integrato e
multidisciplinare per la gestione della sicurezza e quelli tecnici e giuridici riguardo le implicazioni sulla
privacy, la utilizzabilità delle prove audiovisive e il controllo a distanza. A seguire c’è stata una sessione più
operativa e tecnica sulle analisi video evolute e sui sistemi di videosorveglianza modulari.

Nell’intervento di apertura ho voluto segnalare il ruolo prezioso che gli ingegneri, con particolare attenzione a
quelli del settore dell’informazione, possono svolgere grazie a questi sistemi per fronteggiare la nuova
minaccia internazionale cosi attuale per Roma. Infatti, la progressiva digitalizzazione iniziata nel 1999 con i
supporti di memorizzazione è appena arrivata a comprendere logiche evolute di analisi delle persone e degli
oggetti presenti nelle scene. Ad esempio, nella soluzione open source son sufficienti soltanto 10 foto del viso
della persona per addestrare la rete neuronale a riconoscere il soggetto dinamicamente e in tempo reale nelle
riprese di videosorveglianza ma maggiori dettagli possono essere trovati negli atti del seminario liberamente
scaricabili da tutti dal sito web dell’ordine www.ording.roma.it come di abitudine per tutti i seminari gratuiti.

Queste nuove possibilità inducono un cambiamento radicale nel ruolo della videosorveglianza che da
elemento “ex post” strumentale alla ricerca delle responsabilità può e deve diventare un elemento “ex ante”
per dare rassicurazione ed allerta in tempo reale e preventiva della possibile minaccia. Il ruolo dell’ingegnere
è fondamentale nella progettazione e realizzazione della soluzione in linea con il DPR 328/2011, Art. 46. Infatti
questi sistemi catturano i movimenti delle persone potendole anche riconoscere.

E noi comprendiamo bene quanto queste nuove soluzioni possano esser utili, ora, alla città di Roma dove la
percezione di insicurezza ha prevalso sull’attrazione del giubileo, la popolazione ha cambiato le sue abitudini
quotidiane e abbiamo visto quanto sia facile girare con un fucile per le stazioni romane senza esser
intercettati per tempo. Il tutto senza cadere in scenari orwelliani.

Ci dobbiamo sentire tutti orgogliosi e partecipi nell’aver creato un momento di riflessione così importante su
una tematica di estrema attualità nella e per la nostra città di Roma indicando soluzioni concrete e fattibili.

Francesco Marinuzzi
Direttore Editoriale

ÿ Ingenium Real Estate - Da Vinci Business Center - Fiumicino - Roma


PARTENARIATO
a cura di
PUBBLICO-PRIVATO
Ing. R. Emili
STRUMENTO PER LO
SVILUPPO
commissione
Tranvie e

DEI SISTEMI TPL A


Sistemi ferroviari

visto da:
Ing. G. Mantovani
Ing. A. Fuschiotto GUIDA VINCOLATA
L’esempio del “Gautrain” in Sudafrica

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È sempre più evidente la dif-
ficoltà per le Amministrazioni
Locali di procedere alla co-
struzione di nuovi sistemi di
trasporto pubblico a guida
vincolata, come anche per le
tradizionali aziende di gestio-
ne dell’esercizio di garantire
adeguati livelli di manuten-
zione, efficienza e decoro dei
moderni e molto sofisticati si-
stemi in questione con la tra-
dizionale organizzazione ba-
sata su maestranze e attrez-
zature interne alle aziende
stesse. Caratteristica que-
st’ultima che ha distinto tutta
l’epoca delle tecnologie mec-
caniche ed elettromeccani-
che, ormai in molta parte
soppiantate dall’esteso im-
piego delle tecnologie elet-
troniche e informatiche.
Contribuiscono a questa diffi-
coltà la maggiore comples-
sità dei moderni sistemi, la
rapida obsolescenza e le pri-
vative industriali cui sono
soggetti i componenti di ri-
cambio in tecnologia elettro-
nica, con le conseguenti pro-
blematicità a reperire questi
componenti a mezzo delle
tradizionali procedure di gara
dell’appalto concorso.
In buona sostanza, per ragio-
ni commerciali ed economi-
che nell’epoca delle tecnolo-
gie elettroniche ed informati-
che occorre che i fornitori/co-
struttori dei diversi compo-
nenti siano vincolati contrat-
tualmente alle necessità della
manutenzione ordinaria e
straordinaria per tutta la du-
rata di vita prevista dei veico-
li e infrastrutture.
Questo fatto naturalmente
comporta diverse implicazio-

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ni e complicazioni inerenti il rapporto contrat- Unico delle Leggi sull’ordinamento degli Enti
tuale da istituirsi, sia in relazione al controllo di Locali”). Il complesso delle norme giuridiche in
prefissati termini di efficienza e disponibilità dei atto, peraltro ancora in continua evoluzione e
diversi componenti, sia in relazione alla indivi- interpretazione, considera ormai come ordina-
duazione delle responsabilità nel caso di con- ria la gestione del trasporto pubblico da parte
10 tenziosi e incidenti. degli Enti Locali mediante l’affido con gare
Per rispondere a questi nuovi bisogni si atta- pubbliche a imprese private; al contrario consi-
gliano alcune forme contrattuali che, originaria- dera straordinaria (e in quanto tale soggetta a
mente introdotte nel mercato nei paesi anglo- procedure giustificative o in deroga) quella ge-
sassoni, sono state successivamente recepite stita dagli Enti Locali in “House” con proprie
nell’ambito della Comunità Europea e sono og- aziende pubbliche.
gi previste anche dall’ordinamento italiano. Nella Tabella 1 si riassumono le tipologie dei
Queste nuove forme vanno sotto la denomina- contratti PPP introdotti nel nostro ordinamento
zione di PPP (Partenariato Pubblico Privato). anche a seguito di direttive e comunicazioni
Infatti il Codice dei Contratti Pubblici (D.lgs. n. della Commissione Europea.
163/2006 e ss.mm.ii.) prevede molti tipi dei co- Il ricorso alla contrattualistica in ambito PPP
siddetti PPP contrattuali (cioè basati su legami non è tuttavia privo di criticità, sia in relazione
di tipo contrattuale), come anche dei cosiddetti alla relativa novità di questo tipo di rapporto ri-
PPP istituzionalizzati (cioè basati sull’esistenza spetto alla consolidata prassi dell’appalto con-
di una società detenuta in quote sia da partner corso, sia in relazione alla capacità analitica ri-
pubblici che privati) finalizzati alla fornitura di chiesta alla P.A. perché questa possa trarne un
opere o servizi a favore della collettività (disci- effettivo vantaggio rispetto alla contrattualistica
plinati dal D.lgs. 267/2000 e ss.mm.ii “Testo tradizionale.

Tabella 1 - Tipologie dei contratti PPP


Contraente Generale Ex artt. 9 Contratto tra un soggetto privato e la P.A. avente ad
D.lgs. 190/02 oggetto la progettazione, l’esecuzione con qualsiasi
mezzo e il prefinanziamento di ll.pp. contro un
corrispettivo pagato, tutto o in parte, a lavori ultimati
Concessione di Lavori Ex artt.142 e ss. Schemi operativi:
Pubblici D.lgs. 163/2006 1) Struttura che si autofinanzia;
2) Infrastruttura che necessita di un contributo o un
canone (o entrambi) da parte della P.A.
Project Financing (Promotore Ex artt. 152 e ss.
finanziario) D.lgs. 163/2006
Locazione finanziaria Ex artt. 160-bis e ss. Il soggetto utilizzatore stipula un contratto
(leasing) di opere pubbliche D.lgs. 163/2006 impegnandosi al pagamento di un canone
o di pubblica utilità periodico a fronte del godimento del bene. Al
termine del contratto la P.A. potrebbe o meno
acquisire la proprietà dello stesso bene

Appalto di lavori con Ex artt. 53 comma 6 e


trasferimento all’affidatario ss. D.lgs. 163/2006
della proprietà dei beni
immobili
Sponsorizzazione Ex artt. 26 e ss.
D.lgs. 163/2006

Società di Trasformazione Ex artt. 120 e ss. Tra P.A. e soggetti privati per realizzare interventi di
Urbana D.lgs. 267/2000 trasformazione urbana

Altre forme di società miste Ex art. 2247 e ss. Cod. Tra P.A. e soggetti privati per realizzare e/o gestire
compatibili con la vigente Civ. Opere Pubbliche
normativa
Concessione di immobili Ex artt. 3 bis e ss. D.L.
pubblici per la valorizzazione 351/2001, come
modificato da art. 3,
comma 14 D.L. 95/2012
Contratto di disponibilità Ex artt. 160 ter e ss.
D.lgs. 163/2006

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Alcune di queste criticità sono le seguenti: un’operazione in finanza di progetto o in
• Maggiore complessità delle procedure ri- PPP rispetto a un appalto tradizionale) e, in
spetto all’appalto tradizionale con necessità conclusione, un piano economico finanzia-
per la P.A. di sviluppare al proprio interno rio “PEF” idoneo a individuare i costi di co-
capacità di analisi e valutazione economica struzione e gestione e i mezzi finanziari da
circa i rischi che l’attuazione di un PPP attivare nelle due fasi;
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comporta, ponendosi almeno allo stesso li- • Come accennato, un altro elemento impor-
vello dei privati. Questo, sia allo scopo di tantissimo nell’iter d’istruzione del contratto
contemperare le più idonee clausole con- PPP è l’analisi dei rischi, la loro natura e ri-
trattuali ai fini del controllo, monitoraggio ed partizione tra pubblico e privato durante la
eventuale contenzioso, sia, qualora consen- fase di costruzione delle opere (vedasi la
tito dalla normativa in relazione alla natura Tabella 2, la matrice dei rischi).
del servizio da espletare, per acquisire la Il Regno Unito e i paesi da questo influenzati
consapevolezza sul tipo di gara da svolge- (in particolare le ex colonie) sono stati precur-
re ai fini del migliore risultato economico; sori nell’applicazione della metodologia di affi-
• Necessità di accurate verifiche preventive damento e gestione di opere pubbliche in PPP.
circa l’effettiva fattibilità tecnica dei progetti Complessivamente in questi paesi il nuovo me-
allo scopo di prevenire situazioni impreviste todo ha dato risultati molto soddisfacenti, tutta-
che porrebbero la P.A. in condizioni di de- via, all’inizio, si sono verificati episodi in cui i
bolezza rispetto agli interlocutori privati (lo concessionari privati hanno realizzato guada-
studio di fattibilità “SDF” deve cioè costitui- gni fuori dall’ordinario con notevole svantaggio
re una modalità ordinaria nel processo de- economico per la P.A.
cisionale che porta alla scelta di un rappor- Pertanto la contrattualistica in ambito PPP, co-
to contrattuale del tipo PPP o meno), non- me già accennato, richiede alla committente
ché capacità di sviluppare attendibili analisi P.A. un’adeguata preparazione tecnico-econo-
economiche estese all’intero arco tempora- mica, non sempre presente soprattutto negli or-
le che caratterizza il rapporto contrattuale ganici degli Enti Locali dove a volte non è per-
(life cycle cost analysis) atte a concludersi cepita completamente la complessità della ma-
con il conseguimento del Value for Money teria in questione.
(inteso come margine di convenienza di Per cercare di sopperire a queste lacune il Go-

Tabella 2 - Matrice dei rischi


Rischio Pubblico Privato
1 normativo/amministrativo X
2 di progettazione X
3 di costruzione X
4 di finanziamento X
5 di mercato X
6 di gestione X
7 da causa di forza maggiore X

1) Rischio amministrativo: ritardi e/o extra-costi derivanti dalle procedure amministrative connesse alla realiz-
zazione delle opere (autorizzazioni, permessi, collaudi, etc.) dovrebbero essere a carico della parte pub-
blica;
2) Rischio di progettazione: errori nella progettazione esecutiva che comportano ritardi o extra-costi o diffi-
coltà a garantire le prestazioni previste, in particolare dal punto di vista impiantistico ed energetico;
3) Rischio di costruzione: ritardi e/o extra-costi nella fase di costruzione delle opere (mancato rispetto della
tempistica o delle prestazioni progettuali, superamento dei budget, problemi di RCT, fallimento di subcon-
tractors, soluzioni tecnologiche inadeguate, etc.);
4) Rischio di finanziamento: mutazione dei termini e/o delle condizioni per il reperimento delle risorse finan-
ziarie a supporto del progetto;
5) Rischio di mercato (e.g. rischio di domanda): possibilità di variazioni della domanda (al di sopra o al di sot-
to del livello previsto al momento della firma del contratto di PPP), a prescindere dalla qualità delle presta-
zioni offerte dal Partner privato. Tali variazioni possono derivare da fattori quali il ciclo economico, l’emer-
gere di nuove tendenze di mercato, i mutamenti nelle preferenze degli utenti finali oppure l’obsolescenza
tecnologica;
6) Rischio di gestione: mancata erogazione dei servizi previsti nella fase di gestione;
7) Rischi da cause di forza maggiore: aumento dei costi o dei tempi o variazione delle condizioni di costruzio-
ne o erogazione dei servizi dovuti ad eventi imprevedibili ed incontrollabili per entrambe le parti contrattua-
li.
Fonte: www.affariregionali.it

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Tabella 3 - Bandi di gara e aggiudicazioni di opere pubbliche Numero*, importo e variazioni % per
sistema di realizzazione lavori: 2002, 2010 e Gennaio-Settembre 2010 e 2011

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Fonte: CRESME Europa Servizi e www.infopieffe.it; promosso da Unioncamere, Dipe-Utfp e Ance e realizzato
dal CRESME.
1) comprende concessioni di costruzione e gestione, concessioni di servizi e altre procedure di partenariato.
2) comprende concessioni su proposta del promotore (ex art. 37 quater l. 109/94 come sostituito dall’art. 153
Dlgs 163/06) e concessione su proposta della SA (ex art. 19 c. 2 l. 109/94 come sostituito dall’art. 143
Dlgs 163/06).
3) comprende appalti integrati e appalti concorso.

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verno ha pubblicato sul proprio sito le “linee Figura 1: L’evoluzione delle gare di PPP 2002-2011
guida al Partenariato Pubblico-Privato”, che co-
stituiscono un manuale introduttivo per capire e
applicare questo strumento. È prevista altresì
l’emissione di modelli e contratti tipo, oltre che
un servizio di assistenza tecnica per le singole
specificità nell’ambito dei “Piani UE”.
La Tabella 3 mostra la situazione delle gare e
aggiudicazioni inerenti la contrattualistica PPP
registrata in Italia tra il 2002 e settembre 2011.
Mentre il grafico di Figura 1 esplicita nello stes-
so periodo l’andamento crescente dei contratti
PPP in Italia, sia in termini di miliardi di euro
complessivi, sia in numero di gare svolte.
Considerato il successo di queste nuove for-
mule contrattuali nel mondo anglosassone,
sembra particolarmente interessante illustrare
l’esperienza dell’importante linea ferroviaria su-
dafricana per il collegamento della capitale del
paese Pretoria con Johannesburg e l’aeroporto
internazionale O.R. Tambo, della quale lo scri-
vente ha potuto prendere cognizione in un re- Figura 2:
cente viaggio organizzato dal CIFI (Collegio Percorso del “Gautrain”
degli Ingegneri Ferroviari Italiani).
Quest’opera, per il rispetto degli impegni eco-
nomici preventivati, per il rispetto dei tempi di
realizzazione programmati, per l’efficacia del
servizio reso, oltre che per l’originalità costituita
dall’impiego della ferrovia ad alta velocità con
modalità di accesso e tipologia di esercizio as-
similabili a quelle di una vera e propria linea
metropolitana, è un esempio virtuoso e ben ap-
plicato di contrattualistica PPP. L’opera è stata
realizzata da un Consorzio di imprese private
che per 20 anni dovrà provvedere anche alla
manutenzione di rotabili e sistemi di via, non-
ché all’esercizio operativo della linea.
Veramente più che di una semplice linea ferro-
viaria si tratta di un sistema che collega le tre
polarità costituite dalla città di Pretoria (capitale
amministrativa, in quanto vi risiede il Governo,
mentre il Parlamento è situato a Cape Town),
Johannesburg (principale città industriale del
Paese con 8 milioni di abitanti), l’aeroporto in-
ternazionale di Johannesburg “O.R. Tambo”,
oltre che i quartieri della zona est della Provin-
cia di Gauteng (da cui l’appellativo di “Gau-
train”, attribuito al treno stesso).
Nella Figura 2 è indicato in colore giallo il per-
corso ferroviario. La sezione in tratteggio tra la
stazione di Malboro e quella di Johannesburg
Park è interamente in galleria.
La ferrovia è stata costruita per mitigare il con-
gestionato traffico sul corridoio stradale Preto-
ria-Johannesburg e per collegare l’aeroporto
internazionale O.R.Tambo con Pretoria, Johan-
nesburg e i relativi nuclei periferici più impor-
tanti, aggirando gli intasatissimi collegamenti
autostradali. Per queste caratteristiche l’opera
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può appropriatamente classificarsi come una sistema ferroviario che attestano l’efficacia del-
vera e propria metropolitana ferroviaria che su la formula contrattuale PPP prescelta (costru-
80 km di percorso, alla velocità di punta di 160 zione, manutenzione ed esercizio per 20 anni).
km/h, realizza un transito per verso di marcia I lavori di costruzione iniziarono il 28 settembre
ogni 12 minuti. del 2006. Il collegamento di Johannesburg (sta-
È interessante dare cognizione di alcuni parti- zione di Sandton) con l’aeroporto (19,8 km, di
colari sui lavori e costi di costruzione di questo cui 5,3 km in galleria) fu aperto al pubblico il

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Figura 3:
Vista del convoglio
del “Gautrain”

giorno 8 giugno 2010, dopo meno di quattro an- ca 7 mesi, esattamente nel mese di giugno
ni dall’inizio dei lavori e giusto in tempo per l’ini- 2012, a motivo di infiltrazioni d’acqua nella gal-
zio dei campionati mondiali di calcio del 2010. leria tra Rosebank e Park Station superiori a
L’attivazione della tratta Rosebank-Hatfield (Fi- quelle previste.
gura 2) avvenne il 2 agosto del 2011, dunque Complessivamente, il tempo richiesto per ese-
una durata di appena cinque anni. guire i lavori per 80 km di linea (di cui 15,8 km
La tratta in galleria tra Rosebank e Johanne- in galleria) è risultato di appena cinque anni e
sburg Park Station fu aperta con il ritardo di cir- mezzo.

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Dalle notizie di agenzia cui si è potuti risalire a
mezzo Internet, risulterebbe che nel 2006 il co-
sto complessivo in sede di approvazione del
progetto era preventivato pari a 25,2 miliardi di
Rand (la moneta Sudafricana).
Dal report del GMA (Gautrain Management
Agency), organo indipendente di alta sorve-
glianza che controllava i lavori e la relativa con-
tabilità, il costo risultante nel 2011 per la co-
struzione dell’infrastruttura di via, delle officine
e l’acquisto dei treni, risultava pari a 26,23 mi-
liardi di Rand (al cambio dell’epoca circa 3,78
miliardi di dollari USA). Infatti, un importante in-
cremento dei costi fu dovuto alle difficoltà in-
contrate per le infiltrazioni d’acqua di cui si è
fatto cenno, nell’ultimo tratto della galleria sotto
Johannesburg.
Invero, ai costi di cui sopra occorrerebbe ag-
giungere la somma di circa 4.5 billion di Rand
necessari per le competenze della stessa
GMA.
La ferrovia in questione ha uno scartamento
Figura 4: Incarrozzamento a raso, tipologia metro pari a 1.435 mm ed è quindi dissimile dallo
standard sudafricano che prevede general-
mente uno scartamento di 1.067 mm. L’elettrifi-
cazione è a 25 kV AC. Queste citate caratteri-
stiche, come già accennato, consentono ai tre-
ni di raggiungere velocità fino a 160 km/h, per-
mettendo di coprire il percorso Pretoria-Johan-
nesburg in circa 42 minuti. Il deposito officina
(Figura 5) attualmente ospita 24 treni Bombar-
dier Electrostar del tipo ampiamente collaudato
nel sud-est dell’Inghilterra, ciascuno composto
da quattro carrozze, con una capacità com-
plessiva per treno di 450 passeggeri (Figura
3).
Come sopra detto, l’organizzazione della co-
struzione ed esercizio del sistema è basata su
un PPP (Partenariato Pubblico Privato) che riu-
nisce le competenze di costruzione, manuten-
zione ed esercizio, tutte affidate al Consorzio
“Bombela”, al quale partecipa oltre la Bombar-
dier (fornitura e manutenzione dei treni) anche
la francese RATP ai fini delle competenze ine-
Figura 5: L’officina di manutenzione renti l’esercizio.

Studio ABDR - Stazione Tiburtina, Cantiere (Roma) Copyright © Moreno Maggi ÿ

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PREVISIONE E VALUTAZIONE DELLE ESONDAZIONI:
APPLICAZIONE DELLA MODELLISTICA
MATEMATICA MONO E BIDIMENSIONALE NELLA
MEDIA VALLE DEL TEVERE
Introduzione
a cura di Le metodologie e gli strumenti attualmente disponibili consentono di simulare le dinamiche di de-
Ing. G. Mellace flusso di una piena lungo una rete fluviale e valutare gli allagamenti attesi mediante l’utilizzo di mo-
Ing. V. Piergrossi delli numerici idraulici.
commissione I modelli per la propagazione di onde di piena si prefiggono lo scopo di descrivere le modalità
Dissesto
con le quali si modificano nel tempo e nello spazio le caratteristiche di una piena (portata al col-
mo, forma dell’idrogramma, celerità) intesa come notevole e rapido innalzamento del livello idrico.
Idrogeologico
La scelta dei modelli applicabili nelle analisi idrauliche avviene in base alle caratteristiche morfolo-
visto da giche e idrauliche del tratto fluviale oggetto di studio e al principio di funzionamento dell’opera di
Ing. M. R. Di Lorenzo difesa idraulica da eseguire, se prevista.
Ing. D. Saltari L’applicazione di due modelli, tra i più diffusi nell’ambito dell’ingegneria idraulica, sarà oggetto di
Ing. M. Pasca alcune riflessioni riportate nei paragrafi seguenti.

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matematica”, “integrazione numerica”, “inte-
grazione alle differenze finite”. In Italia ebbero
una consacrazione ufficiale nel 1972, quando
uno dei temi del XIII Convegno di Idraulica e
Costruzioni Idrauliche di Milano fu dedicato,
appunto, ai modelli matematici.
19
Attualmente nel campo dell’ingegneria idrauli-
ca fluviale il metodo di simulazione numerico è
il più diffuso in virtù dei considerevoli risparmi
da questo permessi sia in termini economici
che sulle tempistiche di progettazione.
Diversamente, nel campo della ricerca e princi-
palmente in sede di progettazione di grandi
opere idrauliche quali dighe di ritenuta e organi
di scarico di sbarramenti fluviali due metodi di
simulazione vengono spesso utilizzati in manie-
ra congiunta. Tale approccio permette di otte-
nere attraverso l’impiego di un modello numeri-
co la soluzione approssimata di un sistema di
equazioni approssimate, e contemporanea-
mente, attraverso il modello fisico di “risolvere”
un sistema di equazioni approssimate ottenen-
do la soluzione corretta.

Richiami analitici sui modelli matematici


Una importante base teorica del fenomeno si
ottenne nel 1871, quando Barrè De Saint-Ve-
nant formulò la teoria per l’analisi del moto gra-
dualmente vario in correnti a pelo libero. A cau-
sa della complessità del problema solamente
negli anni quaranta, grazie allo sviluppo del
calcolo automatico, si sono potuti sviluppare
modelli basati sulle equazioni di De Saint-Ve-
nant in forma completa o estesa, integrate per
via numerica. Le equazioni di base per questo
studio si possono ottenere dal sistema: teore-
Le origini dei modelli idraulici e le ma della quantità di moto nella forma globale –
equazione globale di continuità applicate ad
applicazioni attuali un tronco elementare di corrente.
Le prime simulazioni in campo idraulico furono Nello sviluppo delle equazioni si fanno le se-
condotte mediante modelli fisici in scala ridotta guenti ipotesi (dette Ipotesi di De Saint-Venant):
quando nella seconda metà del XIX secolo • corrente monodimensionale: velocità unifor-
(Montuori, 2010), l’ingegnere inglese William me nella sezione trasversale e pelo libero
Froude realizzò alcune prove di trascinamento orizzontale della sezione;
su modelli di navi da lui stesso concepiti. • curvatura piccola della superficie libera e
Pochi anni dopo furono realizzati i primi modelli accelerazioni trascurabili, ciò implica che la
fisici finalizzati alla riproduzione in scala di tratti distribuzione della pressione sia idrostatica
di aste fluviali. Il primo fu realizzato in Francia nel nelle sezioni trasversali;
1875 dall’ingegnere Louis Jèrome Fargue, per lo • effetti dell’attrito al contorno e della turbo-
studio del tratto terminale della Garonna, e suc- lenza possono essere considerati attraver-
cessivamente nel 1885 da Osborne Reynolds so leggi di resistenza analoghe a quelle di
per lo studio dell’estuario del fiume Mersey. flusso in moto uniforme;
I modelli matematici si diffusero a partire dagli • pendenza media del canale così “piccola”
anni settanta del XX secolo grazie alla soprag- che può assumersi il coseno dell’angolo ri-
giunta disponibilità di strumenti elettronici mo- spetto alla orizzontale pari a 1.
derni in grado di restituire, attraverso processi
di calcoli automatizzato, soluzioni numeriche
delle equazioni rappresentative dei moti idrici. ■ Equazioni
Spesso tali modelli venivano indicati con deno- Le equazioni di De Saint Venant costituiscono il
minazioni diverse come: “rappresentazione modello matematico del moto vario nei corsi

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d’acqua, e nel caso monodimensionale sono zione dell’oscillazione anche alle altre sezioni.
rappresentabili come: In pratica in corrispondenza di queste disconti-
nuità da una parte non è più valido il modello di
equazione di continuità: equazioni di De Saint-Venant (distribuzione del-
20 le pressioni non idrostatica), dall’altra lo sche-
ma di calcolo alle differenze finite non riesce
ad essere risolto. Particolare attenzione deve
quindi essere prestata nel caso si vogliano si-
equazione dinamica mulare fenomeni di moto rapidamente variato
(forma della conservazione della quantità di in cui le linee di flusso presentano generalmen-
moto): te una forte curvatura, poiché viene meno l’ipo-
tesi di distribuzione idrostatica delle pressioni.
In questi casi le equazioni di De Saint Venant
non sono in grado di rappresentare alcune
condizioni di moto nei dettagli, pur restando
pienamente sufficienti a descrivere il fenomeno
dove: globalmente da un punto di vista ingegneristi-
A = area bagnata della sezione trasversale co.
Q = portata
U = velocità ■ Schematizzazione numerica delle equazioni di
Y = altezza del pelo libero De Saint Venant
g = accelerazione di gravità Il sistema di equazioni differenziali di De Saint-
So = pendenza dell’alveo Venant può essere integrato numericamente. I
Sf = cadente piezometrica due approcci più diffusi sono quelli dei metodi
“agli elementi finiti” ed “alle differenze finite”.
L’equazione di continuità esprime il concetto fi- Entrambe le schematizzazioni trasformano il si-
sico di conservazione della massa, mentre l’e- stema di equazioni differenziali in un sistema di
quazione dinamica può esprimere sia la con- equazioni algebriche in cui le incognite sono
servazione dell’energia che la conservazione rappresentate dai valori delle variabili dipen-
della quantità di moto, a seconda della forma denti in alcuni punti del dominio, in prefissati
in cui le equazioni vengono scritte. istanti. In particolare l’espressione delle deriva-
Le equazioni così scritte risultano valide in as- te trasformate in termini di differenze finite si
senza di afflussi o deflussi laterali. basa sugli sviluppi in serie di Taylor. Sono stati
Il sistema di equazioni è un sistema di equazio- sviluppati tuttavia numerosi schemi numerici
ni differenziali alle derivate parziali di tipo iper- per la soluzione delle due equazioni, che pos-
bolico con le seguenti caratteristiche: sono essere di tipo esplicito o implicito, a pas-
• tendenza a propagare gli errori numerici so singolo o a passo multiplo.
(per cui diminuendo l’intervallo di calcolo si Tra gli schemi maggiormente utilizzati si ricor-
può aumentare l’instabilità poiché si som- dano lo schema esplicito diffusivo di Lax e lo
mano gli errori); schema implicito di Preissman-Cunge.
• sensibilità alla presenza di discontinuità (ri-
salto, brusche variazioni geometriche, por- Tipologie di modelli idraulici utilizzati per
tate sfiorate rilevanti rispetto a quelle in arri- l’applicazione ingegneristica
vo da monte, in generale brusche variazioni I modelli idraulici attualmente disponibili si di-
di Q o h); stinguono l’uno dall’altro a seconda delle sem-
• sensibilità alle condizioni al contorno; plificazioni apportate alle equazioni differenziali
• sistema è non lineare in virtù del termine di generali del moto vario (equazioni di De Saint
accelerazione convettiva . Venant) ed ai vari metodi di soluzione numerica
delle stesse. Nella realtà i caratteri della corren-
te idrica variano assai gradualmente durante
Per un modellista il termine convettivo risulta gli eventi di piena così che risulta spesso lecito
particolarmente delicato. Ad esempio in corri- trascurare alcuni termini dell’equazione di De
spondenza di un risalto idraulico il termine Saint Venant rispetto ad altri fino a pervenire a
∂U/∂s è grande rispetto agli altri termini, in modelli semplificati che riproducono il fenome-
quanto si ha una variazione di velocità ∂U gran- no in modo più che soddisfacente per gli scopi
de in corrispondenza di un intervallo di ∂s pic- pratici.
colo. Perciò, se il risalto non è modellato corret- La scelta del tipo di modello da utilizzare di-
tamente si può avere instabilità su tutto il model- pende dalla problematica di studio, dalle di-
lo poiché è possibile che si inneschi la propaga- mensioni del tratto di asta fluviale da esamina-

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Tabella 1 - Tipologia di moto e ambito di applicazione

Inerzia relativa
Inerzia relativa
all’accelerazione Forze gravitazionali Ambito di
all’accelerazione Tipologia moto
convettiva+forze e d’attrito APPLICAZIONE
locale
pressione 21

Sezione costante,
Trascurabile Trascurabile Non trascurabile Moto uniforme Valori di massima
piena
Sezione variabile,
Trascurabile Non trascurabile Non trascurabile Moto permanente Valori di massima
piena
Sezione variabile,
Non trascurabile Non trascurabile Non trascurabile Moto vario Sviluppo temporale
della piena

re e dalla capacità di calcolo del computer a duata dall’alveo. In tali condizioni idrodinami-
disposizione. Di solito i modelli con un’elevata che le informazioni topografiche necessarie al-
risoluzione spaziale o comprendenti grandi su- la rappresentazione dello schema geometrico
perfici di calcolo richiedono tempi di elabora- richiedono un minore livello di dettaglio (sezioni
zione lunghi. Tali tempi di calcolo possono es- trasversali) e per tali ragioni i modelli 1D ven-
sere ridotti semplificando il modello o riducen- gono sovente utilizzati per il dimensionamento
do la dimensione spaziale. di infrastrutture di laminazione del rischio di
Generalmente un corso d’acqua è caratterizza- piena di tipo arginature fluviali e nello studio
to da grandezze idrauliche variabili nel tempo idraulico di corsi d’acqua anche di grandi di-
e nello spazio, quindi le simulazioni andrebbe- mensioni al fine di individuare i livelli idrici rag-
ro eseguite in moto vario, ma in alcuni casi lo giungibili e le velocità medie di deflusso. L’ele-
studio può limitarsi ad alcuni aspetti (ad esem- vato risparmio in termini di tempi di calcolo ren-
pio massimi livelli raggiungibili durante la pie- de così i modelli monodimensionali adatti per
na), consentendo l’analisi in condizioni sempli- simulazioni su lunghi tratti e lunghi periodi di
ficate. Infatti le condizioni di moto uniforme e di tempo.
moto permanente possono ottenersi come casi
particolari delle equazioni De Saint-Venant, a Modelli 2D
seconda che si trascurino i primi due termini La modellazione numerica bidimensionale ri-
dell’equazione del moto oppure solo il primo. sulta opportuna nei casi in cui l’area oggetto di
In Tabella 1 si riporta uno schema di sintesi del studio è caratterizzata da zone particolarmen-
grado di trascurabilità delle componenti iner- te complesse dal punto di vista orografico e
ziali e di attrito al variare della tipologia di moto idrodinamico, ovvero contraddistinta da un de-
e del campo applicativo. flusso non schematizzabile attraverso ipotesi di
Un’altra distinzione può essere realizzata in monodimensionalità del fenomeno. Tali condi-
funzione del dominio di calcolo (1D, 2D, 3D), e zioni di moto sono riscontrabili in corsi d’acqua
per il quale possono essere adottati i seguenti dall’andamento curvilineo particolarmente ac-
schemi. centuato (meandriforme) oppure nello studio
dei meccanismi di esondazione dovuti alle pie-
Modelli 1D ne fluviali o ancora, nel dimensionamento di in-
La modellazione numerica di natura monodi- frastrutture di laminazione del rischio di piena
mensionale risulta particolarmente opportuna di tipo cassa di espansione laterale, nello stu-
nei casi in cui nella fenomenologia fisica di de- dio idraulico delle zone di ritenzione, delle aree
flusso prevale una dimensione di avanzamento golenali e degli allagamenti, essendo questi fe-
del moto rispetto alle altre e non vi sono incer- nomeni di natura intrinsecamente bidimensio-
tezze rispetto alla direzione di avanzamento, nale. Per tali modelli risulta necessario disporre
condizioni tipicamente riscontrabili per alvei in di dettagliati rilievi topografici da cui è possibi-
canale o alvei a forte pendenza dove l’acqua le ricostruire il modello plano - altimetrico.
fluisce principalmente nella direzione indivi- La simulazione bidimensionale permette di va-

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lutare, oltre al tirante idrico, anche la velocità e lizzati dalle amministrazioni pubbliche e dai
la direzione della corrente per ogni elemento di professionisti del settore idraulico.
calcolo mediati sull’altezza. Facendo riferimento alle indicazioni fornite dal-
Per ottenere una modellazione idraulica effi- le pubblicazioni esaminate, per la simulazione
22 ciente ed esaustiva di un tratto di asta fluviale mono e bi-dimensionale si è deciso di utilizzare
possono essere accoppiati modelli 1D e 2D: i seguenti software:
ciò consente di valutare le principali grandezze • il programma HEC-RAS sviluppato dallo
con il modello 1D e di integrare successiva- Hydrologic Engineering Center (HEC) dello
mente le conoscenze con le simulazioni del U.S. Army Corps of Engineers (1982 e suc-
modello 2D. cessivi aggiornamenti). Il software utilizza
un modello 1D in grado di simulare le con-
Modelli 3D dizioni di deflusso in corrente lenta e/o velo-
I modelli 3D sono consigliati per progetti su di- ce calcolando i profili di corrente a superfi-
mensioni spaziali decisamente ridotte e dove le cie libera di una portata costante / variabile
correnti turbolente svolgono un ruolo principale in canali naturali o artificiali, operando una
(ottimizzazione delle condizioni di deflusso a discretizzazione di dettaglio delle caratteri-
monte di una centrale idroelettrica o analisi di stiche geometriche del canale e di eventua-
un fenomeno d’erosione localizzato in prossi- li opere d’arte (ponti, restringimenti, tombi-
mità di opere di sbarramento o di pile di ponti). ni, argini) interessate dalla corrente liquida.
• il codice di calcolo BASEMENT - Basic Si-
mulation for Computation of Environmental
Tipologia dei software di simulazione
Flow and Natural Hazard Simulation, svilup-
Nel campo dell’idraulica fluviale il mercato offre
pato presso il Laboratorio di Idraulica, Idro-
diverse tipologie di codici di calcolo le cui
logia e Glaciologia (VAW) dell’Istituto Fede-
performance ed affidabilità risultano molto ete-
rale Svizzero di Tecnologia di Zurigo (ETH).
rogenee. Per la scelta del software più idoneo
In particolare è stato utilizzato il modulo BA-
da utilizzare nelle simulazioni 1D e 2D si fa rife- SEplane per la simulazione bidimensionale
rimento sia alle pubblicazioni della FEMA (Fe- di alvei fluviali e aree golenali.
deral Emergency Management Agency), che
negli Stati Uniti fornisce una valida guida sulle
caratteristiche dei modelli matematici ed effet-
Procedura di implementazione
La modellazione inizia con una prima fase di
tua l’analisi e il monitoraggio della performance
raccolta dei dati necessari: l’acquisizione di
ed affidabilità dei codici di simulazione numeri-
informazioni topografiche, delle condizioni ini-
ca di tipo idrologico, idraulico ed idrogeologico
ziali e delle condizioni di contorno (i dati relativi
al fine di definire specifiche liste di modelli ap-
ai livelli idrici, alle tracce delle piene, …).
provati in campo fluviale e marittimo-costiero,
sia all’inglese Environment Agency che, attra-
■ Dati topografici
verso periodiche pubblicazioni, fornisce i risul-
La conoscenza della topografia del territorio da
tati delle performance di diversi modelli nume-
esaminare ha una duplice funzione: fornisce la
rici attualmente disponibili ed ampiamente uti-
base dei dati di ingresso per il modello mate-
matico, e consente di individuare sul territorio
Figura 1: Raccolta dei dati le curve di intersezione tra la superficie idrica
Fasi caratteristiche ed il suolo, ovvero il perimetro delle aree inon-
della modellazione dabili.
idraulica Nei casi più semplici, ove non è richiesta una
Creazione della griglia
individuazione dettagliata delle aree inondabili,
questo secondo tipo d‘informazione topografi-
Fase di simulazione ca si può desumere dalla cartografia disponibi-
le e da un accorto uso della tecnica d‘interpo-
Calibrazione
lazione lineare tra le curve di livello.
Le informazioni topografiche di un corso d’ac-
Validazione qua vengono quindi discretizzate sotto forma
di sezioni trasversali dell’alveo e utilizzate per
la costruzione del dominio di calcolo dei mo-
Studio delle varianti delli 1D.
Per l’area golenale di esondazione durante le
condizioni di piena, situata fuori dalla sezione
bagnata dell’alveo, si possono utilizzare infor-
Valutazione/Visualizzazione
mazioni sulle quote ad alta risoluzione (p. es.

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dati provenienti da rilievi laser-scanning), che Per la taratura, i coefficienti di attrito del fondo
potranno essere utilizzate per la costruzione dell’alveo e delle golene vengono adattati (nei
della mesh composta da un insieme di elemen- limiti possibili) nel modello numerico fino a
ti di forma triangolare e quadrangolare costi- quando i livelli dell’acqua “coincidono” con i
tuenti il dominio di calcolo dei modelli 2D. valori misurati o fino a quanto la differenza tra
questi risulti minima.
23
■ Creazione del dominio di calcolo (griglia) Il modello una volta calibrato, potrà essere uti-
La costruzione del reticolo di calcolo (griglia) lizzato per le simulazioni inerenti le verifiche
rappresenta l’operazione più delicata per la si- idrauliche di sistemazione dell’asta fluviale da
mulazione, in quanto influisce sia sul grado di esaminare, associando differenti portate di pie-
dettaglio che sulla stabilità numerica del calco- na.
lo.
La delimitazione del dominio deve racchiudere ■ Precisione e tempi di calcolo
al suo interno l’area d’interesse, estendendosi La precisione dei risultati dipende dai procedi-
fino alle quote che si possano considerare in- menti impiegati, dalle ipotesi di partenza, dalla
sormontabili, per il fenomeno in esame, com- qualità dei dati topografici e delle condizioni al
prendendo tutti quegli elementi che si possano contorno. In generale, l’errore è inversamente
ritenere influenti nel fenomeno di propagazione proporzionale alla precisione con cui si è indivi-
della piena. duato il dominio di calcolo: tale correlazione
Per evitare errori nelle simulazioni è necessaria viene definita come «convergenza» (nella pra-
una particolare cura nella creazione del domi- tica, la risoluzione del reticolo è limitata dal
nio di calcolo (mesh). tempo di calcolo); tuttavia, poiché in casi di
Dopo l’eventuale interpolazione dei valori delle mesh eccessivamente fitte è possibile osserva-
quote da utilizzare nella rappresentazione geo- re un decadimento dei risultati, Il risultato otte-
metrica del dominio (finalizzata ad una riduzio- nibile da uno studio di simulazione numerica
ne dei nodi di calcolo ed al conseguente ri- dipende in ogni caso da un inevitabile compro-
sparmio dei tempi di calcolo), devono essere messo tra la precisione dei risultati ed i tempi
controllate ed eventualmente adattate le princi- di calcolo necessari per ottenerli.
pali linee di discontinuità. Particolare attenzio- In relazione alle ipotesi e alle semplificazioni
ne deve essere dedicata alle zone del dominio che vengono introdotte nei modelli, conside-
in corrispondenza delle condizioni al contorno rando anche le metodologie applicate per la
che in alcuni casi sono collocate in punti sfavo- valutazione della pericolosità e del rischio
revoli e tali da provocare comportamenti irrego- idraulico, i risultati ottenuti possono esser affetti
lari del modello di calcolo. da fattori di incertezza che ne riducono l’appli-
cabilità e l’affidabilità.
■ Calibrazione del modello idraulico Tra questi fattori sono da sottolineare l’incertez-
A causa delle imprecisioni connesse con la de- za idrologico-idraulica e l’approssimazione to-
finizione della morfologia dell’alveo (anche pografica. Per il primo, la definizione statistica
quello golenale) e delle loro specifiche caratte- della portata di progetto al variare del tempo di
ristiche idrauliche, va sottolineato che l’aderen- ritorno Tr , laddove sia presente una rete di mo-
za alla realtà del modello matematico utilizzato nitoraggio idrologico, avviene attraverso un’a-
va assicurata attraverso accurate operazioni di nalisi statistica riferita ad un campione di dati
taratura. In questo modo, noti, ad esempio, per spesso non specificamente rappresentativi del-
alcune sezioni trasversali i valori di uno o più le reali portate transitate lungo un corso d’ac-
parametri idraulici (altezza idrica e/o portata), è qua in condizioni di piena. Questo avviene
possibile “regolare” empiricamente il modello spesso a causa di reti di monitoraggio dotate
agendo sui valori dei coefficienti che in esso di insufficienti stazioni pluviometriche preposte
compaiono (es. coefficienti di scabrezza) al fi- alle misure delle altezze di pioggia caduta nei
ne di rendere i risultati del calcolo numerico bacini scolanti, di insufficienti stazioni idrome-
quanto più possibile in accordo con le osserva- triche necessarie al monitoraggio dei livelli idri-
zioni sperimentali. ci in alveo, di sezioni di misura della portata vo-
Nel caso specifico delle verifiche di deflusso, lumetrica in alveo il più delle volte inesistenti,
in sede di calibrazione del modello, vengono ti- nonché di inefficienti attività programmate di
picamente utilizzati quali “dati osservati” i valori manutenzione spesso legate alle scarse risorse
di livello dell’acqua, registrati in diversi periodi. economiche destinate alle attività di monitorag-
Poiché spesso non si dispone dei necessari gio. Tali problematiche, quando riscontrabili,
dati osservati si ricorre, sempre se disponibili, unite alle limitazioni di natura tecnologica che
alle tracce misurate delle piene “storiche” di frequentemente impediscono alle stazioni idro-
cui sono noti i picchi di deflusso. metriche di restituire misure di livello affidabile

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in condizioni idrauliche estreme, possono ren- Lo studio ha avuto come principale obiettivo
dere la modellazione idrologica, e successiva- l’individuazione degli aspetti critici per il deflus-
mente quella idraulica, non rappresentativa so fluviale su una porzione di territorio legati al-
delle reali condizioni idrauliche che caratteriz- la realizzazione di un viadotto di attraversa-
zano il particolare problema dell’individuazione mento del fiume Tevere e di un rilevato stradale
24 della pericolosità da affrontare. di collegamento con la S.S. 4 Salaria da trasfor-
Per quanto concerne l’approssimazione topo- mare successivamente in argine fluviale.
grafica, è fondamentale ricordare il significato La configurazione descritta è stata studiata per
di scala di una carta topografica, alla quale so- eventi di piena associati a diversi tempi di ritor-
no associati diversi livelli di precisione e tolle- no, nel medio e nel lungo termine, utilizzando
ranza dei dati raccolti e rappresentati, sia pla- per l’analisi sulle condizioni di deflusso due
nimetricamente che altimetricamente. Analoga- modelli, il primo 1D (HEC-RAS) ed iI secondo
mente, per i rilievi desunti da campagne di in- 2D (BAS.E.MENT: modulo BASEplane), in regi-
dagini specifiche, vengono solitamente fissati me di moto vario. Sono stati inoltre simulati di-
dei limiti alle tolleranze di rilievo. versi scenari di piena con tempo di ritorno due-
L’insieme degli aspetti descritti influisce sui centennale, legati alle successive fasi tempora-
tempi necessari ad un corretto utilizzo degli li di realizzazione delle infrastrutture stradali e
strumenti di modellazione numerica. Per otte- delle opere di difesa idraulica passiva ed atti-
nere risultati quantitativamente e qualitativa- va.
mente affidabili, è necessario dunque valutare Lo sviluppo dello studio idraulico ha seguito le
il caso oggetto di studio e gli obiettivi da rag- specifiche tecniche contenute nell’Allegato
giungere. La sola definizione approssimata del Tecnico al verbale 19/3/2008 del Comitato Tec-
dominio può influenzare la stabilità della simu- nico dell’Autorità di Bacino del fiume Tevere.
lazione, i tempi di calcolo e la qualità dei risul-
tati, ciò implica che la predisposizione del do- ■ Elementi topografici e cartografici
minio di calcolo deve essere eseguita con la La definizione del dominio di calcolo dei mo-
necessaria “sensibilità” nella ricostruzione delle delli idraulici utilizzati per la rappresentazione
peculiari caratteristiche topografiche del sito dell’alveo di magra e delle golene è stata otte-
da esaminare e da sottoporre successivamente nuta mediante l’utilizzo di alcune campagne to-
a verifica di deflusso in condizioni di piena. pografiche eseguite sul territorio della Media
valle del Tevere di seguito indicate:
Studio idraulico sul fiume Tevere mediante • rilievo topografico realizzato tra il 1996 ed il
applicazione modelli 1D e 2D 1997 con tecniche tradizionali (EuroGeos);
• rilievo laser scanning (Aquater) con restitu-
■ Oggetto dello studio zione di DEM a maglia regolare 2x2 m;
L’area studiata con i modelli numerici 1D e 2D • risultati dello studio “Attività sperimentale di
ha interessato, nel caso specifico, un tratto del rilievo dei fondali del fiume Tevere con me-
fiume Tevere posto a monte della città di Roma. todologia Multibeam” (DITS dell’Università
Tale studio è stato eseguito a supporto della di Roma Sapienza) realizzato nel 2006;
progettazione di opere stradali ed idrauliche • campagna di indagini batimetriche e topo-
realizzate nei comuni di Monterotondo e Ca- grafiche lungo l’asta del Fiume Tevere fra
stelnuovo di Porto (vedi Figura 2). Nello specifi- Orte e Castel Giubileo, (DITS della Sapien-
co tali elaborazioni sono state sviluppate nel- za, Università di Roma) tra ottobre 2008 e
l’ambito dell’analisi idraulica di supporto alla marzo 2009.
progettazione definitiva del 1° stralcio del Pro- Il rilievo topografico ha consentito la rappre-
getto integrato del Collegamento Stradale tra sentazione di dettaglio dei particolari al suolo,
l’autostrada “A1 DIR” e la S.S. 4 Salaria a Mon- dei manufatti e della batimetria non percepibili
terotondo Scalo “Bretella Sud”. Scopo degli in- allo stato attuale dal laser-scanning. Il laser-
terventi è quello di garantire la sicurezza idrau- scanning fornisce un rilievo quasi continuo che
lica della Media Valle del Tevere, in località ha invece permesso l’infittimento e l’estensione
Monterotondo Scalo, garantendo contempora- delle sezioni fluviali, per contro è limitato nel-
neamente la tutela della sicurezza idraulica l’accuratezza dal disturbo prodotto dalla pre-
della Città di Roma. I risultati presentati fanno senza di vegetazione, acqua ed edificato che
riferimento ad attività svolte nell’ambito di un in- mascherano la reale quota del terreno. Le resti-
carico ricevuto dal “Commissario Delegato per tuzioni dei rilievi DEM Aquater e Multibeam so-
il superamento dell’emergenza determinatasi in no risultate tra loro complementari.
relazione agli eventi atmosferici che hanno col-
pito il territorio nazionale nei mesi di novembre ■ Descrizione degli interventi di progetto
e dicembre 2008”. L’intervento su cui è stato redatto lo studio

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25

Figura 2:
Area oggetto di studio
e sede degli interventi

idraulico riguarda il collegamento stradale tra ristiche del tipo C2 (D.M. 5 novembre 2001).
la rotatoria, denominata Nodo E, e quella deno- Il progetto, parzialmente modificato in seguito
minata Nodo C (a ridosso del fiume Tevere e al parere VIA, propone l’esecuzione delle ope-
della spalla del Nuovo Viadotto Tevere), me- re necessarie all’impermeabilizzazione del rile-
diante realizzazione della sede stradale con vato stradale, finalizzate alla trasformazione
uno sviluppo totale pari a 2.096 m. con caratte- dello stesso in opera arginale a difesa idraulica

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dell’abitato di Monterotondo Scalo, una volta sione 4.1.0. I risultati ottenuti dalle simulazioni
che siano state completate le altre opere di di- sono illustrati nel seguito.
fesa attiva, necessarie per la messa in sicurez-
za idraulica delle Media Valle del Tevere. ■ Implementazione del modello idraulico 1D
26 Il rilevato stradale è caratterizzato da un’altez- tra Nazzano e Castel Giubileo
za media pari a 4,45 m. Lungo lo stesso sono Il modello idraulico è stato applicato ad un do-
stati previsti 7 attraversamenti di cui 2 presidiati minio di calcolo che ha interessato il tronco flu-
da idrovore in corrispondenza dei corsi d’ac- viale compreso tra i due estremi fisici costituiti
qua minori. dalle traverse idroelettriche di Nazzano e Ca-
stel Giubileo, rappresentativi di due importanti
■ Simulazione idraulica mediante modello disconnessioni idrauliche presenti nel tratto
monodimensionale della Media Valle che di fatto “disgiungono
Gli scenari di piena presi in esame nello studio idraulicamente” il tratto di fiume contenente l’a-
sono stati realizzati utilizzando dapprima il mo- rea oggetto di studio per una lunghezza dell’a-
dello idraulico monodimensionale globale, im- sta fluviale pari a 43,853 km.
plementando un tratto di ampiezza limitata al Il tratto di asta fluviale simulato è caratterizzato
tronco compreso tra la traversa idroelettrica di dalla presenza di 6 ponti con relativi argini di
Nazzano e la traversa di Castel Giubileo, e spalla che necessitano, oltre ad una definizio-
successivamente approfondendo attraverso il ne sotto l’aspetto idraulico delle opere d’arte
modello 2D lo studio delle condizioni idrauliche (pile, impalcati, luci di deflusso), anche l’inseri-
locali per alcuni tratti dell’alveo ritenuti di parti- mento di due sezioni ravvicinate, che rappre-
colare complessità idrodinamica. I modelli mo- sentano le geometrie delle sezioni di deflusso
no e bidimensionali, hanno esaminato per di- immediatamente a monte e valle dei manufatti
verse estensioni e con differente grado di det- stessi. Inoltre alle sezioni trasversali desunte
taglio le condizioni di moto vario. dai rilievi topografici sono state aggiunte, me-
Il codice di calcolo 1D utilizzato è stato, come diante interpolazione lineare, le sezioni ritenute
già accennato, il software HEC-RAS, sviluppato utili ad una migliore descrizione dell’andamen-
negli U.S.A. dall’Hydrologic Engineering Cen- to meandriforme del tronco di fiume da investi-
ter dell’U.S. Army Corps of Engineers nella ver- gare.

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Si è pertanto integrato il modello 1D aumentan- ■ Il modello idraulico monodimensionale di
do il numero di sezioni trasversali (per un totale approfondimento Nazzano-Castel Giubileo
di 1093 sezioni) caratterizzate da una interdi- In linea con le specifiche tecniche dell’Autorità
stanza media di circa 20 m lungo l’intero tratto di Bacino è stato predisposto il modello 1D in
di asta fluviale oggetto di studio. grado di restituire una più affidabile, e fisica- 27
Oltre alla discretizzazione geometrica ed idrau- mente realistica, ricostruzione dei possibili ef-
lica del dominio di calcolo è stato assegnato il fetti di eccezionale criticità. A tal fine, una inter-
valore del coefficiente di scabrezza, impostato distanza di 20 m tra le sezioni ha permesso di:
suddividendo ogni sezione in 4 parti: il canale • raggiungere una elevata accuratezza geo-
principale centrale, la zona golenale destra, la metrica di calcolo;
zona golenale sinistra e, laddove presenti, i • rappresentare più realisticamente il fenome-
tratti di suolo urbano, secondo valori coerenti no di propagazione dei volumi di acqua;
con quelli stimati nello studio idraulico del Pia- • risolvere i problemi di instabilità numerica,
no Stralcio approvato dall’Autorità di Bacino e caratteristici delle simulazioni in moto vario;
adottati nell’applicazione del Modello Tevere. • ridurre l’errore di approssimazione dovuto
Per descrivere le grandezze idrauliche asso- alla scelta di una rappresentazione monodi-
ciate ad ogni sezione di calcolo sono stati im- mensionale del fenomeno di propagazione
posti, quindi, i seguenti valori del coefficiente dei volumi d’acqua esondati.
di scabrezza di Manning: Sono stati utilizzati i seguenti ulteriori accorgi-
• per l’alveo 0,036 m-1/3s, menti:
• per le golene 0,053 m-1/3s • i tratti terminali delle sezioni coincidono con
• per le superfici urbane o industriali 0,1 ostacoli fisici insormontabili, quali zone oro-
m-1/3s; graficamente elevate o il rilevato autostra-
Altri parametri di carattere idraulico assegnati dale dell’autostrada A1 (vedi Figura 3);
per l’esecuzione delle simulazioni con il model- • le sezioni in prossimità dei ponti sono state Figura 3:
lo 1D sono: disegnate seguendo l’andamento planime- Sezioni trasversali
• coefficiente di contrazione ed espansione trico dei rilevati in corrispondenza delle di calcolo utilizzate
pari rispettivamente a 0.6 e 0.8 in corrispon- spalle; per le simulazioni
denza delle traverse fluviali, 0.3 e 0.5 in cor-
rispondenza dei ponti e 0.1 e 0.3 per tutte
le restanti sezioni trasversali in modo da te-
nere conto adeguatamente delle perdite di
carico che si possono verificare per la tran-
sizione graduale da un sezione a quella
consecutiva;
• coefficiente di efflusso pari a 1.7 per ponti e
per stramazzo a soglia larga.

■ Condizioni al contorno
I dati relativi alle condizioni al contorno (idro-
grammi di monte, scale di deflusso e livelli di
valle) sono stati scelti pari a quelli indicati dallo
studio di revisione del vigente Piano Stralcio
PS1.
Relativamente agli scenari di piena aventi Tr =
200 anni, è stato inserito a monte l’idrogramma
di piena in uscita dalla traversa di Nazzano,
così come ottenuto dal modello sviluppato nel-
lo studio approvato nel 2008 per la revisione
del PS1, ed a valle è stato utilizzato il valore
della quota di massima regolazione della tra-
versa di Castel Giubileo supposto costante e
pari a 17 m. s.l.m., così come dichiarato nel
documento “Foglio di condizioni per l’esercizio
e la manutenzione” del Servizio Nazionale Di-
ghe – Ufficio periferico di Perugia. I contributi
degli affluenti sono stati modellati tramite otto
immissioni laterali mediante i relativi idrogram-
mi di piena.

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• ogni area di accumulo naturale è stata ■ Scenari di piena simulati
schematizzata attraverso lo strumento “sto- Le simulazioni idrauliche hanno interessato i
rage area” (aree di accumulo) di HEC RAS seguenti scenari di riferimento, tutti relativi ad
in grado di rappresentare il fenomeno di im- un tempo di ritorno di duecento anni:
28 magazzinamento dei volumi idrici esondati,
disegnata e caratterizzata in termini volu- SCENARIO 1
metrici in ambiente GIS in base all’orografia Condizioni di libera esondazione del corso
del terreno dedotta da supporto DEM; d’acqua in assenza di opere di difesa idraulica,
• le zone di connessione idraulica tra le aree attiva o passiva (scenario ante operam).
di accumulo e la golena dovute alla presen- SCENARIO 2
za di sottopassaggi autostradali più grandi, Condizioni di realizzazione delle sole opere
sono state schematizzate con delle lateral stradali, previste da ANAS per il 1° Stralcio
structures (stramazzi laterali) di altezza nul- (scenario transitorio): è stato considerato il rile-
la, con coefficiente di efflusso pari a vato previsto tra i nodi C ed E, i tombini e i sot-
topassi che, in fase iniziale, non vengono dotati
di valvole di non ritorno e consentono pertanto
caratteristico delle soglie di fondo di tipo l’esondazione dell’area di Monterotondo Scalo
Belanger e quindi in grado di schematizza- a tergo dell’opera stradale.
re le soglie sfioranti laterali che alimentano Ai fini della schematizzazione dei fenomeni di
le aree di accumulo golenali; esondazione nell’area di Monterotondo dovute
• i tubi ARMCO sono stati schematizzati co- al deflusso idrico lungo i culvert del rilevato
me culvert (tombini) rappresentativi dei sot- stradale, è stata utilizzata una storage area in
topassaggi autostradali ivi presenti. quanto coerenti con la locale morfologia del
• le aree di allagamento non attive (“ineffecti- territorio, caratterizzata da soglie di sfioro natu-
ve flow areas”) per le zone golenali non ralmente presenti nell’area di Monterotondo
partecipanti al deflusso principale in alveo Scalo costituite da via Semblera e viale Leonar-
(ad es. vasche di cavatura di inerti presenti do da Vinci.
ai lati del fiume), sono state applicate al fine
di non considerare tali contributi al deflusso SCENARIO 3
complessivo; Condizioni di completa realizzazione delle ope-
• le aree di accumulo (storage area) come re del 1° Stralcio delle opere ANAS integrato
parte dei deflussi; con le opere di sicurezza idraulica passive (ar-
• il passo di integrazione temporale (compu- ginature fluviali) in località di Monterotondo
tation interval) è stato assunto pari ad 1 mi- Scalo e valvole di non ritorno.
nuto, coerentemente con il passo di discre- SCENARIO 4
tizzazione spaziale della geometria delle Condizioni di completa realizzazione delle ope-
sezioni, assegnato pari a 20 m. re di sicurezza idraulica attive di tipo casse di
Grazie all’insieme degli accorgimenti elencati, espansione ed opere passive di tipo arginature
così, essendo il grado di accuratezza di un fluviali, opportunamente integrate con le opere
modello idraulico dipendente dal livello di det- ANAS.
taglio della riproduzione geometrica (densità
delle sezioni utilizzate) e dalle scelte di sche- ■ Considerazioni di supporto al progetto
matizzazione concettuale dei fenomeni idraulici L’introduzione di 16 tubi ARMCO nel rilevato che
locali, è stato possibile effettuare una riprodu- costituisce la spalla destra del viadotto (vedi Fi-
zione delle aree adiacenti al corso d’acqua, gura 4) consente il deflusso della piena senza
potenzialmente allagabili, rappresentative del un significativo aggravio dello scenario di piena
reale comportamento in golena del deflusso in in termini di tirante idraulico. Infatti dalle simula-
condizioni di piena. zioni post operam (scenari 3 e 4) comprensive
Le sezioni, in base ai criteri sopra elencati, so- di interventi attivi e passivi ed in presenza di pie-
no state disegnate in ambiente CAD assicuran- na fluviale con tempo di ritorno pari a 200 anni,
done l’ortogonalità alla direzione di deflusso, si registrano aumenti massimi di 4 cm del tirante
successivamente sono state importate in un idrico di massima piena, e variazioni di velocità
software denominato SMS1 che attraverso un in alveo irrisorie, in media pari allo 0,8%.
proprio modulo chiamato 1D-Hyd ha permesso Al fine di ottemperare alle prescrizioni contenu-
di ricostruire automaticamente il dominio di cal- te nel già citato Allegato Tecnico dell’Autorità di
colo per il modello geometrico di HEC-RAS Bacino sono stati implementati circa 50 eventi
estraendo le sezioni dal DEM (Digital Terrain di piena equiprobabili, ottenuti mediante il me-
Model) ed ottenendo una discretizzazione spa- todo Montecarlo e caratterizzati tutti da un tem-
ziale avente un elevato grado di accuratezza. po di ritorno pari a 200 anni.

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Figura 4:
Particolare della
geometria del viadotto
e del rilevato di
accesso (in alto) con i
tombini di
attraversamento
(particolare in basso)
sul fiume Tevere -
come da inserimento
nel software Hec Ras.

A titolo di esempio è stato riportato nella figura nari descritti nel paragrafo precedente.
seguente l’andamento della fase di colmo a L’idrogramma relativo all’evento n. 68 in condi-
Castel Giubileo di uno dei 50 eventi di piena zioni “ante operam” rappresenta l’idrogramma
equiprobabili simulati, ovvero l’evento denomi- di piena che si verificherebbe immediatamente
nato “68”, caratterizzato da una portata massi- a monte della traversa di Castel Giubileo in as-
ma dell’idrogramma in ingresso a Nazzano pari senza di interventi di difesa idraulica attiva e
a 3.097 m3/s e da una portata massima alla se- passiva e in assenza dei rilevati stradali previsti
zione di controllo immediatamente a valle di dal 1° stralcio del progetto ANAS Collegamen-
Monterotondo pari a 2.945 m3/s. to Stradale tra l’autostrada “A1 DIR” e la S.S. n.
L’evento n. 68 è stato considerato dagli studi 4 Salaria a Monterotondo Scalo.
dell’Autorità di Bacino del Tevere come la solle- L’idrogramma relativo all’evento n. 68 in condi-
citazione di progetto su cui effettuare un primo zioni “transitorie” (corrispondente allo scenario
dimensionamento delle opere, mentre i restanti 2) rappresenta l’andamento della portata di
eventi saranno utilizzati successivamente per piena che si verificherebbe in presenza del rile-
una verifica del grado di sicurezza. vato compreso tra i nodi C ed E riportati in figu-
In riferimento all’evento n. 68 sono stati riportati ra 2 relativo al progetto ANAS di 1° Stralcio.
in figura 5 gli idrogrammi relativi ai quattro sce- L’idrogramma relativo all’evento n. 68 in condi-

Figura 5:
Idrogramma di piena in
prossimità del colmo
nella sezione di Castel
Giubileo per i 4 scenari
dell’evento 68.

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zioni “post operam 1” (scenario 3) rappresenta dominio di calcolo e del modello altimetrico) e
l’andamento della portata di piena che si verifi- di post-processamento dei dati (rappresenta-
cherebbe a seguito della completa realizzazio- zione sul dominio di calcolo delle grandezze
ne delle opere del 1° Stralcio del progetto idrauliche di interesse). I dati di input per il cal-
ANAS e delle opere di sicurezza idraulica pas- colo delle variabili idrauliche sono stati elaborati
30 siva nell’area di Monterotondo Scalo (arginatu- mediante l’utilizzo del software di simulazione
re fluviali). numerica BAS.E.MENT, modulo BASEplane, im-
L’idrogramma relativo all’evento 68 in condizio- piegato per il calcolo della quota della superfi-
ni “post operam 2” (scenario 4) rappresenta cie idrica, della velocità, mediata sulla verticale,
l’andamento della portata di piena che si verifi- e della tensione tangenziale di ciascuno dei
cherebbe se in aggiunta alle opere di interven- punti nodali del dominio (mesh) agli elementi fi-
to considerate nello scenario post operam 1 niti, che rappresentano la discretizzazione sul
venissero realizzate le opere di sicurezza piano del corpo idrico superficiale.
idraulica attive nell’area di Capena in destra Le considerazioni seguenti si riferiscono, per
idraulica (casse di espansione in derivazione) necessità di sintesi, al solo scenario relativo al-
finalizzate alla laminazione dei volumi idrici non le condizioni ante operam 1, ovvero quello più
più esondabili nella zona di Monterotondo Sca- gravoso, anche se le simulazioni sono state
lo a causa delle arginature. Per il dimensiona- sviluppate per numerosi altri scenari.
mento delle opere in progetto, a favore di sicu-
rezza, è stato considerata la quota idrica asso- ■ Sviluppo del modello bidimensionale
luta massima relativa allo scenario ”post ope- Per la determinazione del campo idrodinamico
ram 1” (scenario 3), che rappresenta la condi- sono state eseguite una serie di operazioni,
zione più gravosa in quanto priva dell’effetto di specificate nella sequenza indicata nel seguito:
laminazione dovuto alla presenza della cassa • costruzione del dominio di calcolo (mesh),
di espansione prevista nell’area di Capena. composto da nodi ed elementi connessi fra
Al fine di non ostacolare il deflusso di alcuni af- loro, che delimita e definisce l’area di inte-
fluenti secondari, di importanza locale, a segui- grazione del fenomeno fisico che si deside-
to della esecuzione del tracciato stradale con ra simulare;
funzione di tenuta idraulica, si è reso necessa- • associato un indice ID, ad ogni nodo e ad
rio per questi fossi minori prevedere degli im- ogni elemento della griglia, a cui corrispon-
pianti di sollevamento, che in caso di piena de una lista di proprietà del materiale (coef-
consentano il trasferimento delle portate nelle ficiente di Manning e coefficienti di scambio
aree di inondazione situate a valle del rilevato turbolento) che per il caso in esame sono
arginale. Tale situazione è stata considerata stati assunti variabili nello spazio;
nella determinazione del valore della portata di • imposizione delle condizioni al contorno;
piena, e non presa in esame nelle simulazioni • scelta dei parametri di output del modello
effettuate. costituiti dall’insieme dei valori di deflusso
Per il dimensionamento di tali impianti è stata calcolati (velocità mediate sulla verticale e
prevista la concomitanza dell’evento di piena livelli idrici in ciascun nodo di calcolo).
‘critico’ con tempo di ritorno duecentennale sia
per il corso d’acqua locale, sia per il Tevere ■ Costruzione del dominio di calcolo
(condizione più gravosa). Dopo aver definito i limiti esterni della porzione
di area di interesse del fiume Tevere, si è pro-
■ Simulazione idraulica mediante modello ceduto alla costruzione del dominio di calcolo.
bidimensionale Tale dominio è sostanzialmente costituito al suo
Utilizzando i risultati ottenuti con il modello 1D interno da un grigliato irregolare (mesh riporta-
è stato realizzato un approfondimento a scala ta in Figura 6), formato da nodi ed elementi
locale del campo idrodinamico in concomitan- triangolari (golene) e quadrangolari (alveo),
za dell’evento di piena duecentennale di riferi- che intercetta i punti limite tracciati durante la
mento secondo gli scenari 1, 2, 3 e 4. definizione delle aree d’interesse. La base alti-
A tal fine si è fatto ricorso a un modello di cal- metrica da associare al dominio è stata ottenu-
colo agli elementi finiti, mediato sulla verticale, ta mediante la triangolazione vincolata di un
per lo studio dei deflussi a superficie libera, di cospicuo numero di punti quotati, ricavati dal
tipo bidimensionale completo, per la individua- rilevamento laserscanning per l’area golenale e
zione dei campi idrodinamici. dal rilievo Multibeam oltre che dalle sezioni ba-
Per l’implementazione dell’input e dell’output timetriche dell’alveo. In fase di costruzione del-
del modello 2D sono stati utilizzati i due moduli la geometria della mesh, ad ogni nodo e ad
del software SMS1 di comprovata affidabilità per ogni elemento della griglia, è stato associato
la fase di pre-processamento (costruzione del un indice univoco (ID), cui corrisponde una

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proprietà del materiale definito principalmente grazione ottenuta con i restanti rilievi ha con-
dal coefficiente di Manning, ottenuto grazie alle sentito di ricostruire il modello 3D dell’alveo
operazioni di calibrazione del modello monodi- principale.
mensionale e da quella del coefficiente di vi- Sono state inserite inoltre le quote relative ai ri-
scosità turbolenta (Eddy viscosity). levati in prossimità dei nodi C ed E (sulla base
L’ordine, secondo il quale i nodi e le maglie del progetto in esame) e le quote della spalla
31
vengono numerati, incide in modo rilevante sul- in sinistra idraulica del viadotto sul Tevere (se-
la efficienza computazionale del procedimento condo il rilievo specifico realizzato sull’opera).
di risoluzione del sistema risolvente. Pertanto, Il risultato finale è stato quindi “mosaicato” ed
prima di passare alla soluzione del sistema di esportato in formato ASCII, facilmente leggibile
equazioni discretizzate, è stata applicata una dal programma di pre-processamento utilizzato
procedura cosiddetta di numerazione frontale a in seguito in sede di costruzione della mesh di
partire dal confine di monte del dominio di cal- calcolo necessaria alla simulazione bidimen-
colo che ha portato ad ottenere le caratteristi- sionale.
che della mesh riportate in figura 6.
■ Calcolo del campo idrodinamico
Figura 6: Dati caratteristici della mesh di calcolo La soluzione del sistema di equazioni discretiz-
CARATTERISTICHE DOMINIO DI CALCOLO zate sul dominio in base alla mesh di calcolo
Numero di elementi finiti 114541 avviene con una procedura iterativa, a causa
della non-linearità del problema, sia per effetto
Numero di nodi 66149 Figura 7:
della struttura delle equazioni differenziali che
Quota minima terreno 0.13 governano il moto vario, sia per l’indetermina- Rappresentazione del
Quota massima terreno 44.95 zione dei contorni dell’area bagnata, la cui dominio di calcolo.
Negli ingrandimenti è
N° elementi quadrilateri 16198 estensione è funzione dei livelli idrici raggiunti possibile osservare i
N° elementi triangolari 98343 nel tempo dalla corrente nelle condizioni di de- particolari dei rilevati
flusso simulato. arginali in
Terminata la costruzione del dominio, si è pro- L’output del modello ha fornito, anche median- corrispondenza delle
ceduto all’imposizione delle condizioni al con- te la rappresentazione grafica del reticolo di opere di
torno, ottenute dai livelli idrici e dalle portate calcolo, i valori dei livelli e dei tiranti idrici in attraversamento.
elaborate dal modello 1D (monodimensionale)
descritto nei precedenti paragrafi. Nel caso
specifico, si è assunto che l’ingressione delle
acque di piena possa avvenire a valle dell’at-
traversamento del viadotto E45 inserendo l’an-
damento temporale dei valori di portata indivi-
duato dallo studio idraulico monodimensionale.
Il dominio a valle è stato quindi delimitato dal
viadotto dell’autostrada E35 Diramazione Roma
Nord, dove è stata imposta la relativa scala di
deflusso come condizione al contorno.
La costruzione del dominio per lo scenario pre-
so in esame considera la presenza, oltre che
del rilevato previsto per il viadotto sul fiume Te-
vere e di quello subito a monte della Traversa
del Grillo, del collegamento tra la rotatoria, no-
do “C”, e l’intersezione a T in corrispondenza
di via Semblera, nodo “E”.
Ai fini della determinazione del dominio di cal-
colo, la parte del rilevato superiore ai 26 m
s.l.m. è stata considerata insormontabile dalla
piena. Quest’ultima è stata ripristinata in corri-
spondenza dei sottopassi e dei nodi C ed E
dove le quote di sommità delle opere risultano
più basse.

■ Costruzione del modello altimetrico


In virtù delle caratteristiche dei rilievi citati, so-
no state ricavate dal rilievo laser scanning le
quote pertinenti all’area golenale, mentre l’inte-

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roma
ciascun nodo e i valori di velocità mediati sulla
verticale in ciascun nodo.

■ Analisi dei risultati


L’analisi dei risultati ottenuti mediante modello
32 bidimensionale ha permesso di mettere in evi-
denza i risultati rappresentati graficamente nel-
le seguenti figure che rappresentano il campo
dei valori del livello idrico e di velocità nel do-
minio considerato, come quello riportato in fi-
gura 8.
In Figura 10 è rappresentato mediante fasce
cromatiche l’intero dominio di integrazione e il
dettaglio dell’area del campo vettoriale delle
velocità nella zona più critica. I valori massimi
del livello di piena ottenuti dalle simulazioni ri-
sultano variare lungo il tratto in esame tra il va-
lore 23.79 (nodo E) ed il valore 24.11 m s.l.m.
(rotatoria C).
Nella restituzione dei risultati sono state ripro-
dotte, mediante utilizzo di frecce, le direzioni di
deflusso individuate per ciascun elemento co-
stitutivo della mesh di calcolo.
Tale risultato, confrontato con il modello digitale
del terreno, consente di individuare lungo il
Figura 8: tracciato stradale un tirante idrico variabile tra
Rappresentazione dei tiranti idrici 1,14 e 0,00 m con un valore medio di 0,70 m.
massimi nell’area in studio Un altro parametro utilizzato a supporto della
progettazione è stato quello inerente l’indivi-
duazione delle azioni tangenziali lungo linee
di controllo opportunamente scelte; esso ha
consentito in particolare la verifica alle azioni
di trascinamento lungo il rivestimento del rile-
vato.
Al fine di avere una visione d’insieme dello
sviluppo dinamico dell’evento di piena sul ter-
ritorio si riportano le seguenti figure (figure
11-15), dove sono rappresentati in sequenza i
tiranti idrici su foto satellitare in diversi istanti
della simulazione di piena con l’indicazione
della relativa portata entrante a monte. Tali fi-
gure evidenziano la capacità dei sottopassi di
rendere “trasparente” il rilevato stradale in
progetto.

Conclusioni
La disponibilità di nuovi e più potenti mezzi di
elaborazione nell’ambiente tecnico scientifico
ha consentito di applicare con maggiore facilità
la modellistica numerica per la soluzione di
problemi legati all’idraulica fluviale.
Con l’ausilio di tali modelli è possibile indivi-
duare la dinamica di propagazione di una pie-
na e le relative grandezze idrauliche anche in
fase di esondazione.
Figura 9: Il compito non facile del tecnico modellista è,
Rappresentazione del campo inizialmente, quello di predisporre ed eseguire
cinematico nell’are in studio e le simulazioni per passare poi alla valutazione
rappresentazione vettoriale delle critica dei risultati ottenuti dalle simulazioni nu-
velocità nell’area più critica

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roma

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Figura 10:
Andamento delle
velocità lungo il
tracciato stradale

Figura 11:
Idrogramma di piena
ottenuto dalla
simulazione mediante
modello 1D ed
utilizzato come
condizione al contorno
di monte del modello
2D

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Figura 12: Simulazione dello scenario di piena per Figura 13: Simulazione dello scenario di piena per
una portata pari a 1200 mc/s una portata pari a 2100 mc/s

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meriche, individuando l’ordine di grandezza
dei principali parametri idraulici di interesse al
fine di ottenere una soluzione corretta sia dal
punto di vista formale che tecnico-applicativo.
Nel presente articolo è stato illustrato in detta-
glio lo studio idraulico relativo al Progetto inte-
35
grato del Collegamento Stradale tra l’autostra-
da “A1 DIR” e la S.S. n. 4 Salaria a Monteroton-
do Scalo “Bretella Sud” con la messa in sicu-
rezza idraulica della Media Valle del Tevere a
tutela della sicurezza idraulica della Città di
Roma in località Monterotondo Scalo.
Le analisi numeriche svolte a supporto della
progettazione hanno evidenziato come l’appli-
cazione di software per la simulazione numeri-
ca, possa essere efficacemente utilizzata per il
dimensionamento di argini, sottopassi e viadot-
ti in un’area golenale del fiume Tevere, fornen-
do preziosi contributi alla progettazione degli
interventi di difesa idraulica dalle inondazioni.
L’analisi idraulica è stata sviluppata in regime
di moto vario dapprima mediante un modello
1D per un tratto fluviale esteso, e successiva-
mente è stato eseguito un approfondimento di
indagine mediante una simulazione idraulica di
tipo 2D.
La modellazione idraulica 2D è stata impiegata
per lo studio di dettaglio in corrispondenza di
un’opera arginale di nuova costruzione e fina-
lizzata all’individuazione sia del campo idrodi-
namico (direzione e velocità in ciascun ele-
mento finito del dominio di calcolo) sia delle
azioni di trascinamento della corrente sulle
scarpate del rilevato arginale.
Tale analisi di dettaglio bidimensionale si è
dunque dimostrata necessaria nel caso in esa-
me per definire grandezze associate alle con-

Figura 14: Simulazione dello scenario di piena per Figura 15: Simulazione dello scenario di massima esten-
una portata pari a 2400 mc/s sione della piena per una portata pari a 2930 mc/s

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dizioni di deflusso nell’intorno del nuovo rileva-
to non deducibili dalla sola analisi 1D. Note
In conclusione pur avendo comportato un note- 1
Surface-Water Modeling System, sviluppato
vole aggravio dell’onere computazionale, con dall’Engineering Computer Laboratory della
tempi di calcolo superiori a 4 giorni, lo studio Brigham Young University, in collaborazione con
36 2D condotto ha fornito preziose informazioni lo U.S. Army Corps of Engineers Warterways Ex-
periment Station (WES) e lo U.S. Federal Highway
che sono state utilizzate per la verifica delle Administration (FHWA).
opere di protezione idraulica progettate.

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semblea Generale del 31 marzo 2000, voto n. • U.S.A.C.E. Hydrologic Engineering Center, Hy-
427/99. draulic Reference Manual, HEC-RAS River Analy-
• Frosini P., Il Tevere: le inondazioni di Roma e sis System, 2002.

Arch. M. Fuksas - Mab Zeil (Francoforte) Copyright © Moreno Maggi ÿ

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Quaderno

IL RUOLO DEL
PROCUREMENT NELLA
GESTIONE DI UN PROGETTO

Per le aziende moderne il valore degli acquisti esterni


“Outsourcing”, sta assumendo un ruolo sempre più
predominante rispetto alla produzione propria “In
House”. Per questo motivo risulta fondamentale, al
fine di reggere la sfida di un mercato sempre più
competitivo, avere una gestione degli acquisti
efficace ed efficiente.
L’articolo ha l’obiettivo, attraverso l’analisi di punti
chiave come i vincoli di partnership, pianificazione,
analisi dei costi e la competenza nell’acquisto, di
evidenziare l’importanza strategica del procurement
nella gestione di un progetto. Ognuno dei temi è
strato analizzato nell’ottica di massimizzare la
potenzialità dell’acquisto in termini di tempi, costi e
qualità e di riduzione dei rischi associati.
In particolare sono stati evidenziati i seguenti temi:
- Come un risparmio su un acquisto rappresenti un
margine netto per il progetto;
- I vincoli di partnership del tipo Back to Back ed
a cura di
accordi quadro; Ing. A. Avallone
- La pianificazione di acquisto tenendo conto dei
commissione
tempi inerenti le diverse fasi del processo; Project Management in ambito industriale
- Il ruolo fondamentale della conoscenza per
visto da:
effettuare un acquisto congruo. Ing. W. Reali, Ing. A. Callisti, Ing. G. Boschi
Con la breve trattazione di questi punti chiave,
l’articolo ha il compito di focalizzare l’attenzione su un
ruolo, a volte sottovalutato nelle realtà aziendali, su Il Procurement è la funzione aziendale che ha
cui si gioca una delle sfide di domani relativamente la come mission l’acquisto di materiali e/o servizi
rispondenti ai requisiti tecnici e contrattuali, nei
redditività di un’azienda e dei suoi progetti. tempi coerenti con il bisogno delle attività
aziendali e/o di progetto, al miglior costo e
presso fornitori affidabili.

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Importanza strategica del Procurement cifiche del prodotto. Con lo sviluppo dell’elet-
Le grandi realtà aziendali, negli ultimi anni, tronica di massa a livello globale l’architettura
stanno modificando sempre più il proprio asset dedicata, ove possibile, è stata sostituita da
organizzativo/produttivo, consolidando “In Hou- prodotti COTS (Commercial Off The Shelf) re-
se” le attività di tipo “Core” cioè tutte quelle che peribili facilmente sul mercato. In questo modo
sono non replicabili e ad alto contenuto tecnolo- vengono ridotti i costi relativi allo sviluppo e
gico e spostando in “Outsourcing”, cioè affi- mantenimento di una tecnologia specifica il cui
dando a terzi specializzati, la produzione di be- costo beneficio potrebbe essere non competiti-
ni e/o servizi complementari. In questo modo è vo rispetto ad un equivalente prodotto commer-
possibile concentrare le risorse interne sullo svi- ciale. Ovviamente in un’azienda ad alta tecno-
luppo di attività/prodotti cardine piuttosto che logia non possono essere terzializzate quelle
su tutta la filiera organizzativa necessaria alla parti SW “core” che caratterizzano il prodotto e
realizzazione del bene/servizio destinato alla che lo rendono competitivo rispetto alla con-
vendita, evitando così dispersioni non produtti- correnza.
ve che ridurrebbero la remunerazione dell’a- Un altro esempio potrebbe essere quello della
zienda in generale e del progetto in particolare. componentistica meccanica. Un’azienda che
Un esempio potrebbe essere quello della com- produce alta tecnologia, con la necessità di
ponentistica HW e SW dedicata, cioè prodotta carpenteria metallica dedicata per i propri siste-
internamente per rispondere alle esigenze spe- mi, può facilmente reperirla sul mercato rivol-

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gendosi ad aziende specifiche del settore. Tali dal fornitore specifico con forti ricadute econo-
realtà, essendo specializzate nel settore, pos- miche sul business.
sono fare economie di scala ed abbattere in Lo spostamento di asset verso le attività “Co-
questo modo i costi di produzione. Un’azienda, re”, ha portato le aziende a doversi confrontare
il cui core business non è rivolto alla carpente- con una percentuale in volume economico di
40 ria metallica, per poter realizzare tali compo- beni e/o servizi acquistati rispetto al budget, in
nenti dovrebbe svilupparne la tecnologia ed as- vertiginosa crescita raggiungendo valori a volte
sorbirne oltre ai costi di sviluppo anche quelli di anche del 70%.
un reparto volto alla produzione. In quei casi in In uno scenario di questo tipo, così dipendente
cui la componentistica meccanica rappresenta dal mondo esterno, una società che voglia
un elemento di innovazione e unicità del prodot- controllare l’andamento dei propri progetti non
to è consigliabile non terziarizzarne la progetta- può prescindere da una gestione efficiente ed
zione e fare accordi specifici con i fornitori che efficace del processo di acquisto. Come esem-
si occuperanno di produrla. pio per avvalorare questa tesi si può conside-
Per quanto riguarda i servizi acquistabili ester- rare sia l’impatto che una consegna di un forni-
namente, esempi potrebbero essere quelli di tore può avere sui tempi di progetto oppure co-
stabilimento come la pulizia e la mensa, non ri- me un rischio inerente una fornitura venga con-
volti direttamente al business, oppure servizi di siderato parte focale della gestione rischi del
call center o in alcuni casi la manutenzione ed progetto.
assistenza di parti non critiche del sistema. Un aspetto da non sottovalutare è l’impatto
A fronte degli esempi riportati sopra, è molto economico che hanno gli acquisti sul bilancio
importante che siano definiti correttamente e di un progetto sia in termini di Budget (bilancio
con approfondite analisi di Make or Buy i beni di previsione) che di Cashflow (flusso di cas-
ed i servizi da terzializzare e le ditte alle quali sa). Infatti, ogni extra-costo o saving riguardan-
affidare il lavoro. Non è raro infatti che a fronte te un acquisto ha un riscontro immediato sul
di un beneficio immediato in termini di saving, conto economico del progetto, inoltre il piano
si abbiano enormi problemi/extracosti nel tem- pagamenti concordato con i fornitori può met-
po, a causa della perdita di Know-How, e la tere a rischio la sostenibilità economica della
possibilità non remota di diventare dipendenti commessa.

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Tabella 1 – Conto economico è il documento nerativo deve avere un EBIT (risultato economi-
contabile del bilancio d’esercizio aziendale co ante oneri finanziari, esempio in tabella 1)
che, contrapponendo i costi e i ricavi di almeno del 15% - 20% del prezzo di vendita;
competenza del periodo amministrativo, illustra dunque raggiungere un saving su una fornitura
il risultato economico della gestione del di valore 10 equivale all’acquisizione di un con-
tratto del valore di almeno 60. Infatti il valore 10
41
periodo considerato.
rappresenta un guadagno netto per l’azienda,
per ottenere lo stesso guadagno attraverso una
Conto Economico a Valore aggiunto Euro nuova vendita bisognerebbe sommare a que-
Valore della Produzione 100
sto valore il costo del personale, il costo della
produzione e i costi indiretti di struttura. Parten-
– Costi Esterni 40 do da un contratto di valore 60 e consideran-
= Valore aggiunto 60 done una percentuale tra il 15% e il 20% relati-
- Costo del personale 30 va all’EBIT, otteniamo un valore 10, valore con-
siderato in precedenza. Raggiungendo tale ri-
= Margine Operativo Lordo 30 sultato con un saving, l’azienda ha risparmiato
– Accantonamenti e ammortamenti 10 in termini di tempo e risorse che possono esse-
= Margine Operativo Netto 20 re dedicati ad altre attività. Tali dati sono solo a
titolo esemplificativo in quanto i costi ed i mar-
+ Proventi gestione accessoria 7 gini di guadagno dipendono fortemente dai
– Oneri gestione accessoria 5 settori di business presi in considerazione.
+ Proventi finanziari 8
Fabbrica estesa e vincoli di partnership
= Risultati Ante Oneri Finanziari (EBIT) 30
Oggigiorno, i progetti nelle realtà aziendali
– Oneri finanziari 10 complesse, si confrontano con un orizzonte lo-
= Risultato Ordinario 20 gistico che non è più quello regionale o nazio-
nale (domestico) ma, nell’ottica della globaliz-
+ Proventi Straordinari 3
zazione, vengono a raffrontarsi con ambienti in-
– Oneri Straordinari 5 ternazionali sia nelle relazioni con i clienti sia
= Risultati Ante - imposte (EBT) 18 nella ricerca di nuovi fornitori per rispondere in
– Imposte d’esercizio 8 modo adeguato alle richieste del mercato.
Tale scenario porta le organizzazioni moderne,
= Risultato netto 10 strutturate per progetti, ad avvicinarsi sempre
più al concetto di fabbrica estesa. Con questo
termine si intende la definizione di accordi di
Al fine di evidenziare ulteriormente la strategi- partnership con fornitori strategici, passando
cità del procurement, non solo nell’ambito di un dallo stato di semplici provider di beni e/o ser-
progetto specifico, è utile notare come riuscire vizi a quello di diretto prolungamento del pro-
ad ottenere un saving su una fornitura rappre- getto/azienda e beneficiando in questo modo
senti un fattore moltiplicativo in termini di bene- di aspetti positivi come condizioni di pagamen-
ficio economico per l’azienda, rispetto all’ac- to e volumi di fornitura, restando però coinvolti
quisizione di un nuovo contratto finalizzato alla nei rischi di progetto per la loro quota parte.
vendita di beni e/o servizi. Basti pensare che il Generalmente, il modo più diretto e vincolante
risparmio ottenuto è al netto dei costi che sa- per garantire il coinvolgimento completo del
rebbe necessario sostenere per realizzare un fornitore sulle attività di progetto, in termini di ri-
progetto, produrre un bene o fornire un servizio spetto delle milestone contrattuali e ribaltamen-
per ottenere un ritorno economico. I costi di un to del piano finanziario che consente l’abbatti-
progetto per poter essere realizzato e quelli mento di eventuali problemi di cashflow di
che l’azienda dovrebbe sostenere in fase di commessa, è l’accordo “Back to Back”. Tale
gara per poter acquisire quella commessa so- accordo prevede il ribaltamento al fornitore,
no a titolo esemplificativo: diretti, indiretti, con- per la sua quota parte, di tutte le clausole con-
tingency (inerenti i rischi), material handling trattuali stipulate con il cliente, riducendo così
(gestione materiali), garanzie bancarie, costi fi- tutti i rischi relativi alla fornitura interessata
nanziari e accantonamenti. Quando si realizza dall’accordo.
un risparmio su una fornitura (saving), quest’ul- I rischi principali calmierati con questa tipolo-
timo è al netto di tali costi che sono già stati so- gia di accordo sono:
stenuti a monte dal progetto. • Finanziari, dovuti a scostamenti tra fattura-
Esplicitando questo concetto, possiamo dire zioni attive e passive, che vengono azzerati
che un progetto per essere considerato remu- dalla possibilità di pagare in modo “Flow

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Down Basis” cioè solo ad avvenuto paga- diatamente a valle della ricezione di quello del
mento da parte del cliente; cliente finale, nonché la possibilità di diventare
• Possibili penali applicate dal cliente, che in partner abituale per progetti similari ed imple-
una situazione del genere sarebbero ribal- mentare così il proprio business.
tate direttamente al fornitore per la sua quo- Un altro modo per stringere rapporti commer-
ta parte. ciali strategici è la creazione di accordi quadro
Figura 2: A vantaggio del fornitore c’è il riconoscimento di fornitura, che si basano essenzialmente sulla
Flusso del processo dell’eventuale anticipo convenuto con il cliente definizione di condizioni agevolate e prestabili-
di acquisto e la garanzia di ricevere il pagamento imme- te a fronte di volumi garantiti in un periodo di
tempo stabilito. L’accordo quadro è un vero e
proprio contratto firmato tra le parti, indipen-
Definizione delle esigenza di progetto dente dal progetto specifico ma a cui tutti i pro-
getti possono attingere per le loro esigenze. La
in termini di bene e/o servizio
stesura di un accordo quadro agevola il pro-
cesso di acquisto poiché le parti a priori hanno
già stabilito il perimetro di pertinenza, in termini
Definizione dei requisiti tecnici, di di clausole contrattuali, in cui ci si intende muo-
progetto e del budget di massima vere.
Tutti gli accordi sono dinamici e nel corso della
vita del progetto potrebbe essere necessario
Ricerca dei fornitori aggiornarli. Qualora se ne presentasse l’esi-
(Analisi di Mercato) genza sarà possibile effettuare un amendment
contrattuale in accordo tra le parti.
Richiesta di quotazione e ricezione
delle offerte Ruolo fondamentale della Pianificazione
Durante la fase di pianificazione di un progetto
è fondamentale valutare correttamente la tem-
Procurement Plan (OBS, Budget, pistica legata all’approvvigionamento in senso
GANTT, condizioni contrattuali) lato; questa, infatti, può essere causa di slitta-
menti e ritardi.
Nella fase di pianificazione dell’approvvigiona-
Richiesta di acquisto mento è necessario porre molta attenzione non
(approvazione del budget) solo ai tempi di consegna della merce/servizio
acquistato, ma anche al processo interno all’a-
zienda necessario per effettuare l’acquisto, sot-
Negoziazione finale con il fornitore tovalutarlo infatti potrebbe portare al non ri-
spetto della tempistica di progetto/aziendale
pianificata (figura 2).
Una caratteristica importante da evidenziare, è
Emissione ODA/Contratto che quanto più un’organizzazione cresce in ter-
mini di dimensioni, tanto più la burocrazia inter-
na, per attivare, realizzare e chiudere dei pro-
Gestione dell’ODA/Contratto per la cessi, si appesantisce; ciò accade anche per il
realizzazione del progetto processo di acquisto.Il processo per l’emissio-

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ne dell’ordine di acquisto (ODA)/contratto, a renti la fornitura che potrebbero sorgere du-
fronte di un’esigenza di progetto, prevede a rante lo svolgimento del progetto;
grandi linee le seguenti fasi: • Sottovalutare la definizione dei requisiti ne-
• Definizione dei requisiti relativi al bene/ser- cessari all’acquisto del prodotto che andrà
vizio da acquistare (Statement of Work); integrato nel progetto, potrebbe mettere a
• Ricerca dei fornitori con le corrette creden- rischio la qualità del bene/servizio da con-
43
ziali (Analisi di Mercato); segnare al cliente finale. Non è banale ri-
• Realizzazione della Gara di Appalto; cordare che i documenti tecnici che defini-
• Definizione del Procurement Plan; scono i requisiti del bene/servizio richiesto,
• Approvazione del budget; sono parte integrante del contratto di ac-
• Negoziazione con il fornitore selezionato; quisto ed hanno dunque valore legale.
• Emissione dell’ Ordine/Contratto di acqui- Questo aspetto è essenziale per la corretta
sto; identificazione delle necessità di progetto e
• Gestione dell’ Ordine/Contratto di acquisto. cautela la buona riuscita dello stesso in ca-
Di seguito si riporta un esempio di diagramma so di una consegna da parte del fornitore
di flusso: non rispondente alle specifiche.
Ogni singola fase ha una durata che dipende Il piano di procurement è parte integrante del
essenzialmente da: piano di progetto e, dunque, per essere com-
• Tipologia di fornitura; pleto deve prevedere:
• Tipo di organizzazione; • Fornitura da acquisire;
• Valore e complessità dell’acquisto da effet- • Fornitori contattabili;
tuare; • Documentazione tecnica da utilizzare;
• Numero di fornitori coinvolti. • OBS di procurement (Organization Break-
A seconda dei parametri stabiliti sopra è ne- down Structure: quale buyer segue la forni-
cessario dare la giusta importanza ad ogni sin- tura specifica);
gola fase in modo che l’acquisto possa rispet- • Valore economico della fornitura;
tare le caratteristiche di progetto. • Date di consegna al progetto (Milestone di
Effettuare un acquisto senza analizzare questi progetto);
passi, può comportare dei rischi non solo per il • Lead time di consegna della fornitura;
progetto in corso, ma anche per i progetti futu- • Tempistica relativa al processo di acquisto,
ri, come ad esempio: al fine di rispettare le milestone di progetto;
• La mancata analisi di mercato può vincolare • Vincoli sulla fornitura e possibili criticità.
alla scelta di un solo fornitore che può assu- Nella tabella sottostante si riporta un esempio
mere nel tempo (progetti futuri) caratteristi- di piano.
che di monopolio con conseguenti impatti Ciascuno di questi aspetti, se definito corretta-
sui costi e sulle condizioni contrattuali. Ri- mente ad inizio progetto ed aggiornato durante
chiedere più preventivi, possibilmente facen- tutto il ciclo di vita, consente di gestire il pro-
do una gara con condizioni e tempi prede- cesso in modo efficace anticipando eventuali
terminati, consente di confrontare più solu- criticità.
zioni tecnico-economiche rendendo più am-
pia e facile la scelta per rispondere in modo Acquistare con competenza
adeguato alle esigenze di progetto. Inoltre, Per poter effettuare un acquisto non si può pre-
la gara di appalto aumenta le possibilità di scindere dalle competenze necessarie a fina-
ridurre i costi inerenti la fornitura specifica; lizzare l’accordo tra le parti Cliente - Fornitore.
• Non effettuare una corretta e approfondita In particolare si evidenziano i seguenti elementi
negoziazione, rischia di compromettere la di competenza:
definizione delle clausole di salvaguardia • Tecnici
necessarie per la gestione di problemi ine- • Contrattuali

Descri- Natura Descri- VALORE Data Data Data Data Criti-


Data Valori
zione Tipologia zione Milestone Attiva Milestone Fornitore Un. Q.tà A BUD- RDA ODA Cons Pag cità Buyer
ODA
Progetto Acquisto GET

Progetto subforni- Fornitura Fornitura System FAT (Factory dd/mm/yyyy Fornitore xxxxxx
001 tura 1 Acceptance Test) A 1 yyyyyy Buyer A

Progetto materiali Spare Fornitura


001 Parts 2 Warranty dd/mm/yyyy Fornitire
B xxxxxx 5 yyyyyy Buyer B

Progetto Prestazio- Fornitura


001 ni Task 3 Training dd/mm/yyyy Fornitore
C xxxxxx 1 yyyyyy Buyer C

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• Negoziazione • Requisiti definiti in un documento tecnico


• Pianificazione specifico (Statement of Work);
La conoscenza approfondita di questi elemen- • Competenza del buyer che dovrà effettuare
ti, contribuisce a rendere l’acquisto aderente la negoziazione e poi l’acquisto.
alle necessità di progetto, compatibile con la La documentazione tecnica viene utilizzata per
missione della funzione Procurement e sicuro definire in modo esaustivo il perimetro dell’og-
dal punto di vista legale. getto di fornitura; è molto importante che essa
La competenza tecnica è alla base di ogni ac- sia puntuale e chiara cioè non soggetta all’in-
quisto, senza la conoscenza dell’oggetto di for- terpretazione del fornitore, per evitare possibili
nitura di cui si necessita, non sarà possibile rin- difformità sul risultato finale e, di conseguenza,
tracciarlo sul mercato. Tale competenza dun- tensioni in fase di gestione della fornitura (fase
que si esplicita su due livelli differenti: operativa). Tale documentazione fa parte, co-
me allegato, del contratto/ordine acquisendo,
in tal modo valore legale.
Al fine di poter controllare efficacemente l’acqui-
sto in termini di valutazione della tipologia del
bene/servizio da acquistare e di scelta del forni-
COST tore adeguato, in termini di capacità tecnico e
gestionali, è necessario che il buyer possegga
le giuste conoscenze tecniche e di mercato atti-
nenti all’area merceologica di riferimento.
I rischi associati alla mancanza di tali compe-
tenze possono essere a titolo di esempio:
PROCUREMENT • allungamento dei tempi per effettuare la ri-
cerca di fornitori idonei per il bene/servizio;
• errata attribuzione di un contratto a fornitori
che non presentano le corrette peculiarità
per l’oggetto di fornitura;
QUALITY DELIVERY • attribuzione di un valore economico al be-
ne/servizio non coerente con i prezzi di
mercato, legato solamente alla quotazione
del singolo fornitore;

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• attribuzione di tempistiche di consegna non progetto. Tutte le clausole di un contratto sono


idonee alle necessità di programma legate legate tra di loro e, quindi, in funzione delle cir-
solo al GANTT proposto dal singolo fornitore. costanze, la necessità di modificarne una du-
Al fine di poter stipulare un contratto coerente rante la negoziazione può avere impatto sulla
con le esigenze di programma e valido per tut- totalità del contratto cambiandone il perimetro,
to il tempo necessario al progetto, non sono da al fine di arrivare ad un accordo tra le parti in
sottovalutare le competenze contrattuali. un ottica del tipo “Win to Win”, in cui l’accordo
Il mondo della contrattualistica è caratterizzato viene stipulato con la soddisfazione di entram-
da una vastissima quantità di clausole e condi- be le parti in gioco.
zioni applicabili in un contratto. Il Buyer, sup- La competenza in ambito negoziale consente
portato dall’ufficio legale, deve discriminare di facilitare quelle situazioni in cui entrambe le
quelle applicabili e inserirle nel contratto in mo- parti in gioco hanno la convinzione di aver otte-
do coerente alle esigenze di progetto relativa- nuto un buon risultato nella negoziazione. Ciò
mente al tipo di fornitura, fornitore, valore del fa sì che si instauri un rapporto di fiducia, che
contratto e alle tempistiche di realizzazione. come valore intangibile, consente lo sviluppo
A titolo esemplificativo e non esaustivo, le prin- del contratto con disponibilità e soddisfazione
cipali clausole da considerare nella stipula di reciproca, evitando o riducendo l’insorgere di
un contratto sono: problemi tra le parti durante la fase operativa
• Assicurazione di qualità ed estendendo il perimetro di azione oltre quel-
• Definizione delle parti lo contrattuale.
• Definizione dello scopo di fornitura La competenza relativa alla pianificazione è
• Fatturazione e pagamenti necessaria per seguire il principio del “timing”
• Fideiussioni (in tempo utile), cioè di fare in modo che gli
• Forza maggiore elementi acquistati si integrino perfettamente
• Garanzia con la pianificazione di progetto. Durante una
• Incoterms (International Commercial Terms) negoziazione non è possibile prescindere dalla
• Penali definizione dei tempi con i quali il contratto do-
• Proprietà intellettuale vrà essere eseguito, infatti, un contratto siglato
• Risoluzione per una componente chiave ma che, tuttavia,
• Rescissione non rispetti la pianificazione del progetto, risul-
• Varianti ta totalmente inutile. Le esigenze di progetto
Ognuna di queste clausole ha un impatto sul devono necessariamente essere soddisfatte al

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momento esatto in cui si presentano, un ritardo si sta distruggendo, riducendo i costi e i margi-
nel soddisfacimento di tale esigenza implica il ni della commessa. Stiamo acquistano rispet-
ritardo del progetto e, quindi, l’applicazione tando il budget di commessa? La tempistica di
delle penali o, in casi estremi, la rescissione approvvigionamento rispetta il GANTT del pro-
del contratto da parte del cliente finale. getto o le tempistiche aziendali? il prodotto/ser-
46 vizio acquistato ha le caratteristiche necessarie
Conclusioni al soddisfacimento del requisito?
Il Procurement a fronte di quanto evidenziato, Inoltre, acquistare, mette in gioco numerose
può risultare una carta vincente per la crescita variabili che bisogna controllare in modo pro-
del business nelle realtà aziendali. Efficientare fessionale e con particolare attenzione, come
il processo con il quale un’azienda reperisce le relazioni con i fornitori, per evitare non solo
da terze parti il necessario per realizzare il suo di avere ricadute economiche immediate ma
prodotto/servizio, può essere la chiave per mi- anche nei business futuri e nei rapporti con i
gliorare la marginalità di un progetto/azienda. clienti. Un esempio potrebbe essere il ritardo
Il punto di partenza per effettuare un buon ac- nella consegna di un componente che può por-
quisto rimane la corretta analisi dei requisiti tare ad un ritardo di consegna verso il cliente
corredata da un approfondito studio Make or finale, oppure può essere la causa della neces-
Buy. È obbligatorio avere chiara la necessità e sità di un cambio di tecnologia se il fornitore è
capire se l’acquisto sul mercato è conveniente in regime monopolistico.
rispetto alla produzione interna, valutando at- Il Procurement ha dunque la peculiarità di ave-
tentamente tutti gli aspetti, come ad esempio il re impatto su tutti gli aspetti critici di un proget-
Know-How e non solo quelli economici. to dal tempo ai rischi, dal budget alla qualità,
Fatte le opportune verifiche, e avendo deciso non è possibile pensare di gestire una realtà
di acquistare sul mercato ciò di cui si necessi- aziendale senza avere il totale controllo di que-
ta, bisogna domandarsi se il modo in cui lo si sta funzione, assicurandosi che svolga il suo
fa è veramente ottimale per il business e se si ruolo nel modo più efficiente ed efficace possi-
sta creando valore aggiunto per il progetto o lo bile ed adatto al business di riferimento.

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Studio ABDR - Museo dei Bronzi di Riace (Reggio Calabria) Copyright © Moreno Maggi
Quaderno 3

DISPOSITIVI MECCANICI
DI SUPPORTO,
STRATEGIE DI
APPROCCIO PROGETTUALE
Attività manifatturiere industriali o in cantiere
richiedono attrezzature e macchine di
supporto che incidono su costi e tempi

Introduzione
a cura di Le attività manifatturiere coinvolgono attrezza-
Ing. P. Ladisa ture per permettere la realizzazione materiale
della produzione. Il campo è vastissimo: dal
commissione semplice utensile fino alla macchina a gestione
Strutture Tipologiche informatizzata.
L’imprenditore che voglia investire nella produ-
visto da: zione di determinati beni si trova presto a do-
Ing. E. Ceracchi ver affrontare, tra gli altri, il problema dell’alle-
Ing. S. Arangio stimento delle aree o dei cantieri con le specifi-
Ing. A. Bozzetti che attrezzature e macchine di produzione.
L’approccio all’approvvigionamento di queste
cambia in modo determinante in funzione della
tipologia di prodotto e produzione.

Tipologie
Le tipologie di attrezzature sono definite dalla
produzione che si vuole realizzare. Differenze
sostanziali vengono evidenziate soprattutto se
si vuole allestire una linea di produzione indu-
striale in serie o delle isole di lavoro per prodot- to in modo informatico in una linea CAD-CAM
ti in numero limitato o anche pezzi unici, inclu- collegata con i centri di progettazione. Tale
dendo anche tutte quelle attrezzature da istal- processo influenza costi e tempi ed è soggetto
lare in cantiere per la realizzazione di opere ci- a rigorosa ottimizzazione.
vili e infrastrutturali. L’elevata quota d’investimento iniziale e di ge-
Per la realizzazione seriale di prodotti soggetti stione impone particolare attenzione alla fles-
a frequenti modifiche in risposta alle esigenze sibilità di produzione, tale da garantire un
di mercato, definite fino alle esigenze del sin- tempo sufficientemente lungo di assorbimento
golo cliente finale, occorrono attrezzature fles- da parte del mercato per i necessari ammorta-
sibili e riconfigurabili in linea anche via softwa- menti.
re. Invece per linee di prodotto di quantità limitata,
L’attenzione si rivolge a prodotti il cui design è definite proprio per essere modificate di volta
influenzato dalle novità introdotte con una certa in volta in base al prodotto, con minor impatto
frequenza, dagli stili, dalle tendenze. di costo possibile, occorrono sia attrezzature e
L’automazione informatica nella programmazio- macchine standard, come può essere una
ne delle linee di produzione è requisito essen- macchina per lavorazione meccanica il cui co-
ziale: la macchina di produzione capace di sto può essere facilmente ammortizzato su un
leggere le informazioni di input su ogni prodot- gran numero di prodotti per quanto diversi tra

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roma

di loro, sia attrezzature dedicate al prodotto e mento fino a sistemi complessi per il varo travi
al suo stadio di produzione: telai di supporto, o la posa di cavi per ponti sospesi.
bilancini, carrelli, posizionatori dedicati.
La flessibilità di queste attrezzature assume Legislazione
particolare rilevanza così come il controllo dei Gran parte delle attrezzature da produzione in-
costi del loro approvvigionamento che influisce dustriale e da cantiere ricade sotto l’applicabi-
in maniera significativa sulle limitate quantità lità delle direttive europee che riguardano le
del prodotto finale. macchine e le attrezzature speciali, con relativi
Per attrezzature e macchine da cantiere occor- decreti attuativi.
re tener presente che ciascuna opera realizza- Direttiva Macchine: 2006/42/EC attuato in Italia
tiva fa storia a se ed è intuitivo ricondurre la dal Dlgs 17/2010 – applicabile per le macchine
progettazione delle attrezzature per questa ti- azionate da forza motrice diversa da quella
pologia di produzione a quella per produzioni umana e per i dispositivi di sollevamento, defi-
di piccolo numero ma ad alto valore aggiunto nito come tutto quello che serve a trasferire il
come nell’aerospaziale, con la difficoltà ag- carico dall’oggetto sollevato al gancio: grilli e
giuntiva di dover operare in cantiere aperto. Si golfari, cinghie e funi e telai con o senza mec-
va da dispositivi abbastanza standardizzati co- canismi di bilanciamento sia a motore che ma-
me le gru a braccio o le impastatrici del ce- nuali.

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Direttiva per le Atmosfere Esplosive (ATEX): nergia potenziale immagazzinata.
94/9/EC attuato in Italia dal Dlgs 233/2003 – Requisiti minimi per sicurezza e salute per l’uti-
applicabile a tutte le attrezzature destinate al- lizzo di attrezzature da lavoro per i lavoratori:
l’impiego in aree con atmosfere potenzialmente 95/63/CE e Testo Unico sulla salute e sicurezza
esplosive, catalogate a seconda della tipologia sul lavoro: Dlgs 81/2008 (e s.m.i.) – legislazio-
50 di rischio. ne applicabile a cantieri temporanei/mobili, luo-
Direttiva Equipaggiamenti in Pressione (PED): ghi di lavoro, attrezzature e movimentazione
97/23/EC (nuova Direttiva: 2014/68/UE) attuato dei carichi.
in Italia dal Dlgs 93/2000 – applicabile agli ap- La legislazione è basilare per stabilire il livello
parecchi in pressione, catalogati in base all’e- di sicurezza delle macchine in funzione dell’o-
peratore e definirne i dispositivi di sicurezza
con un criterio direttamente legato all’analisi di
Figura 1: rischio.
Produzione di piccola La legislazione però non definisce la progetta-
serie di satelliti per la zione strutturale e i criteri di dimensionamento
telefonia Thales Alenia nello specifico di queste applicazioni, l’unico
Space Italia obbligo esplicito è solo quello di “limitazione
dello stress per corretta calcolazione”.

Normativa
Alla normativa armonizzata citata e regolamen-
tata dalle direttive, è raccomandabile aggiun-
gere anche le seguenti per gli aspetti peculiari
della progettazione strutturale:
UNI CNR 10011, 1988 – Costruzioni d’Acciaio,
calcolo, esecuzione, collaudo e manutenzione;
UNI EN 1991 EUROCODICE 1 - Basi di
calcolo ed azioni sulle strutture (e sottoparti);
UNI EN 1993 EUROCODICE 3 - Progetta-
zione delle strutture in acciaio (e sottoparti);
UNI EN 1999 EUROCODICE 9 - Progetta-
Figura 2: zione delle strutture d’alluminio (e sottoparti).
Dispositivo di varo travi La metodologia a stati limite diventa linea gui-
per la realizzazione di da anche per la progettazione strutturale in
un ponte - Doka ambito meccanico. Resta il delicato compito
del progettista di andare ad individuare tutte le
combinazioni di carico applicabili per ogni suo
caso di “stato limite” ed i relativi coefficienti di
contemporaneità. Aspetti che la normativa defi-
nisce bene in ambito edilizio ma non sufficiente
nel campo meccanico. L’esperienza e la cono-
scenza da parte del progettista di normativa
specifica, caso per caso, anche extra-UE assu-
me rilevante importanza per la buona riuscita
del progetto.
Figura 3:
Caricamento di Aspetti progettuali
propellente Idrazina La progettazione di attrezzature dedicate alla
produzione richiede esperienza in aspetti spe-
cifici del settore, aspetti come già detto legati
alle caratteristiche della linea di prodotto da al-
lestire e al settore in cui si trova ad operare.

Contaminazione ambientale e di prodotto


L’impatto ambientale e sul prodotto di un’attrez-
zatura non visto solo da un punto di vista ecolo-
gico comune, ma di come la macchina stessa
può contaminare e influenzare la qualità del pro-
dotto. Vengono definiti ben determinati criteri di

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scelta di materiali e trattamenti con lo scopo Fondamentale la determinazione di come,
principale di garantire la qualità del prodotto. quanto e per quanto lavorerà la nostra attrezza-
tura, quindi la vita utile e la determinazione del-
Modularità le scadenze manutentive.
Permettere che componenti e sottoassiemi di
analoga funzione possano essere interscambia- Analisi e ottimizzazione strutturale
51
ti su progetti di diversa destinazione, ricondotta L’ottimizzazione strutturale è un concetto con-
anche solo a un diverso assiemaggio degli solidato nella progettazione di un prodotto fina-
stessi componenti. L’utilizzo di componentistica le, nell’aerospaziale come anche all’automobili-
di mercato al più possibile contribuisce sia per stico, ma pur se con minore priorità assume la
ridurre i costi progettuali e realizzativi che per sua importanza anche nella progettazione di
facilitarne la manutenzione e la gestione. attrezzature nell’ottica di riduzione dei costi e
facilitazione nell’uso, istallazione e maneggio.
Automazione In passato si massimizzavano i coefficienti di
Permettere alla macchina di realizzare il suo sicurezza per semplificare i calcoli e ridurre i
compito con minor intervento esterno possibile, costi di progetto, questo però ha indotto ad in-
limitato solo a input ed output. L’automazione crementare masse ed ingombri trasferendo co-
può essere di tipo rigido, quando le funzioni sì l’aggravio di costo, con relativi rischi, alla fa-
della macchina rimangono sempre le stesse, se operativa. Oggi le metodologie permettono
oppure di tipo flessibile, quando dette funzioni
possono essere facilmente modificate nei para-
metri dall’operatore.

Analisi di rischio e previsioni di carico


L’analisi di rischio ben eseguita, che vada an-
che oltre quanto prescritto dalla norma armo-
nizzata EN ISO 12100 e con la metodologia de-
finita dalla BS 18004, diventa propedeutica al
processo di dimensionamento e verifica stessa
del progetto strutturale, può aiutare il progetti-
sta a definire anche tutti quei casi di verifica Figura 4:
che la legislazione o la normativa non impone, Dimensionamento di un
in particolare per tanti casi dove la peculiarità posizionatore.
della linea di produzione non può essere nota a Per ottimizzazione della
livello normativo. distribuzione di stress

%FmOJ[JPOF
Requisiti di
del progetto
progetto
(CAD, ecc)

7FSJmDIF QFS
$BMDPMJ
"OBMJTJEJ
TUSVUUVSBMJ
rischio
$BMDPMP
*NQJBOUJ FDD

%JTFHOB[JPOF $PMMBVEJ
DPTUSVUUJWB $PMMBVEJ EBTTJFNFF
"TTFNCMBHHJP
1SPDVSFNFOU F EJNFOTJPOBMJ WFSJmDIFQFS
1SPEV[JPOF test

Primo
VUJMJ[[P

Figura 5

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Figura 6:
Dispositivo
per prove
aerodinamiche
- NHOE Srl

una maggiore accuratezza e controllo di verifi- L’analisi di rischio


ca nella fase progettuale e dimensionale e Nella progettazione delle macchine e delle at-
questo permette di ottimizzare la struttura an- trezzature che vanno a fare parte della linea
che per applicazioni in cui prima erroneamente produttiva l’analisi di rischio assume importan-
non lo si riteneva necessario. za particolarmente critica non solo, secondo
direttiva, per la sicurezza delle persone ma an-
Flusso di progetto e verifica che per la valutazione d’impatto di ciascun ri-
Il processo di verifica per le attrezzature e le schio sulla produzione. Per questo in taluni ca-
macchine prevede che tutti i requisiti sia quelli si si parla anche di propagazione del rischio e
prestazionali definiti dal cliente, sia qualitativi e valutazioni d’impatto e criticità.
certificativi siano oggettivamente verificati. Essa prevede la quantificazione di ogni rischio
Le metodologie di verifica sono sia di tipo do- definito, così come prescritto dalla EN ISO
cumentale analitico sul processo di definizione 12100 e dalla metodologia descritta nella
e progettazione sia di carattere ispettivo e di BS18004:2008, per valutazione delle combina-
collaudo sul pezzo concreto. zioni dei parametri di Probabilità e Danno e
Nella validazione dei modelli CAE (CAD e FEM) quindi della loro accettabilità o meno con con-
viene in aiuto la normativa e la buona pratica seguenti azioni di mitigazione.
che prevedono tutta una serie di controlli anali-
Elenco dei rischi principali per attrezzature e
tici di coerenza e condizione dei modelli sia di
macchine di supporto
carattere automatico che di natura manuale.
• Meccanici
Ma in ogni caso nella meccanica usualmente si
• Elettrici
considera prioritario il collaudo finale per prova
• Termici e incendio
di carico strumentata, potendo misurare gli
• Rumore
spostamenti in vari punti della struttura per
• Vibrazioni
confrontarli con i risultati di calcolo ed even-
• Radiazioni
tualmente correggere la modellazione per un ri-
• Materiali e chimici
sultato finale di previsione più attendibile.

Figura 7:
Matrice per la stima del BS 18004:2008 Danno
rischio – BS18004:2008 Matrice di stima del rischio DL danno lieve DM danno moderato DG Danno grave
MI molto improbabile Rischio molto basso Rischio molto basso Rischio alto
Probabilità

I improbabile Rischio molto basso Rischio medio Rischio molto alto

P probabilità Rischio basso Rischio alto Rischio molto alto

MP molto probabile Rischio basso Rischio molto alto Rischio molto alto

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53

• Ergonomici scomposizione del processo, prodotto o siste- Figura 8:


• Altri specifici caso per caso ma in esame in sottosistemi elementari. Nell’a- Pechino - Almeno 32
• Combinazioni di rischi, contemporaneità. nalisi dei guasti di ogni sottosistema, occorre operai morti in una
È importante, prima che si affronti la stessa verifi- elencare: fabbrica quando un
crogiulo contenente
ca par analisi strutturale, definire quali sono i rischi • Tutti i possibili modi di guasto o anomalia acciaio fuso si è
strutturali stessi da verificare e con quali margini • Tutte le possibili cause per ogni guasto o rovesciato - Il Giornale
gestirli. Nell’elenco dei rischi principali, il rischio anomalia 18/04/2007
strutturale è presente in più di una voce, ovvero si • Tutti i possibili effetti
presenta come rischio meccanico, termico, dina- • Tutti i controlli in essere (a prevenzione o a
mico (vibrazioni e rumore), ergonomico. rilevamento del modo di guasto)

Rischi derivanti da risposte strutturali: Esempio


• elastiche ai carichi funzionali, sia essi statici Prodotto: “serbatoio del carburante di un’auto-
che dinamici mobile”.
• da carichi accidentali, sporadici, indeside- Un modo di guasto sarà: il serbatoio è vuoto. Il
rati termine “guasto” non è utilizzato nel suo signifi-
• dalle combinazioni dei carichi, definite an- cato corrente di “danneggiato”, ma denota
che con criteri probabilistici un’anomalia che non permette al componente
di svolgere correttamente la sua funzione e di
Azioni di mitigazione del rischio strutturale: conseguenza ha delle ripercussioni più o meno
• Criteri di ridondanza strutturale gravi sul funzionamento del sistema di cui fa
• Resilienza e tolleranza elastoplastica a rot- parte, nel nostro caso dell’automobile.
ture o cedimenti (eventi accidentali o ecce- Le cause che hanno portato al modo di guasto
zionali) “serbatoio vuoto” possono essere:
• Gestione dei margini minimi di stress: come • La benzina è finita senza essere stata rab-
rapporto tra i livelli limite al netto dei coeffi- boccata per via del mancato invio alla spia
cienti parziali di sicurezza e lo stress rag- della riserva del segnale “benzina in esauri-
giunto dall’attrezzatura in fase operativa.1 mento”;
• C’è una perdita nel serbatoio”;
FMEA • Il fondo del serbatoio non è piano, ma pre-
Per quel che riguarda le macchine e le attrez- senta una bombatura verso l’alto che ha fal-
zature più o meno complesse ed in particolare sato l’indicazione della riserva di carburan-
quando queste vengono messe insieme in una te e il relativo pescaggio.
linea, in un cantiere così come in uno stabili- L’effetto di questo modo di guasto è che l’auto-
mento oltre all’analisi di rischio così definita mobile non è in grado di procedere. I controlli
può rendersi necessario anche effettuare una sono tutti quegli accorgimenti che, nel caso di
FMEA (Failure Mode Effects Analysis), per ana- FMEA di prodotto, prevengono o rilevano ca-
lizzare le modalità di guasto o di difetto di una renze progettative che possono sfociare nel
linea di processo, prodotto o sistema. modo di guasto anzidetto o che, nel caso di
Il primo passo da realizzare consiste nella FMEA di processo, prevengono o rilevano ca-

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Figura 9: Previsioni prestazionali dinamiche di
tavola vibrante

Figura 10: Percorso di carico in un clampaggio


in configurazione deformata

Question time:
Sono state effettuate tutte le verifiche dei collegamenti attraverso il percorso di carico?
Il proprio modello di calcolo risponde fedelmente alla simulazione del corretto percorso di carico, dai punti di applicazio-
ne dei carichi fino ai nodi di vincolo esterno?
Verificare sempre che lungo il percorso di carico le giunzioni siano state modellate con sufficiente similitudine alla condizione
reale. Nel caso può rendersi necessario sviluppare un modello locale a parte della giunzione o almeno calcolarla a mano.

Coerenza del sistema di unità di misura

• Necessaria nelle analisi dinamiche


• Raccomandabile sempre
La coerenza di un sistema di unità di misura sta nella verifica dimensionale delle formule fondamentali della fisica, co-
me il primo principio della dinamica: F =m a.
Se il sistema non è coerente, i risultati delle analisi dinamiche non sono corretti.
In particolare il primo errore che salta all’occhio sono i valori sballati delle frequenze modali, da verificare anche a mano
se necessario.
NOTA: Nei codici più utilizzati di solito non c’è controllo automatico di coerenza delle unità in cui vengono immessi i dati, anche se in fase di pre-
processing è possibile selezionare il sistema di unità di misura che si vuole utilizzare.

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renze produttive che possono sfociare nello requisiti desiderati nell’ottica della tutela della
stesso modo di guasto. sicurezza delle persone e tale verifica può ri-
Per tutte le combinazioni modo di guasto - cau- chiedere analisi in campo elasto-plastico e/o
sa si devono valutare i fattori di probabilità di con determinate storie di carico.
accadimento e gravità dell’effetto e quindi trat-
55
tarli nella stessa modalità vista per l’analisi di ri- Prove di carico
schio con eventuali azioni di mitigazione. La prova di carico è una prova sulla struttura
costruita. Cura particolare dev’essere prestata
Verifiche analitiche affinché la struttura non sia inutilmente dan-
Le verifiche per analisi di calcolo sui modelli neggiata durante il test (non distruttivo). Que-
avranno lo scopo sia di prevedere le prestazio- sto richiede un monitoraggio continuo del cari-
ni richieste all’attrezzatura e che queste possa- co e della risposta elastica.
no essere garantite per la vita utile richiesta, Una distinzione è fatta fra:
sia di verifiche di sicurezza che siano previste • Prova di accettazione
dalla normativa o derivanti dall’analisi di ri- • Prova di stress
schio. Esse si svolgono principalmente secon- Si intende che la prova di accettazione confer-
do i seguenti criteri. mi ciò che erano le intenzioni di progetto ri-
Criteri di funzionalità e prestazione strutturale guardo la prestazione strutturale. Il carico viene
elastica incrementato a valori tra il valore caratteristico
Per una macchina o attrezzatura di supporto funzionale ed il valore di progetto per le verifi-
può assumere primaria importanza la sua con- che a stato limite ultimo. Requisiti possono es-
figurazione deformata sotto carico statico o an- sere definiti per le deformazioni, il grado di non
che, e in alcuni casi soprattutto, la sua risposta linearità ed il residuo delle deformazioni dopo
dinamica ad un carico oscillante, periodico o rimozione del carico di prova.
impulsivo. Per questo il criterio è quello a “Sta- Fattore di prova: fattore moltiplicativo da appli-
to limite di servizio”, quindi di ottenere come ri- care al carico massimo previsto (incluso di ef-
sposta strutturale le prestazioni elastiche ri- fetti accelerativi); il suo valore da normativa co-
chieste. munemente va da 1.1 a 1.25.
Carico di prova: carico da applicare riferito alla
Criteri di resistenza massa WLL del carico utile.
I criteri di resistenza a rottura o a danneggia-
mento in generale per un’attrezzatura sono lega- P = WLL x fp x f(v)
te alle verifiche a stato Limite Ultimo in confronto Dove f(v) è il valore d’inviluppo delle accelera-
ai carichi limite di resistenza dei materiali. Per zioni quasi statiche previste nelle condizioni
una macchina è certamente basilare mantenere nominali. Ad esempio comunemente per attrez-
la sua resistenza in campo elastico e soprattutto zature di maneggio e sollevamento si conside-
entro i limiti dati dalla resistenza a fatica o a usu- ra f(v) = 1.2g (con g accelerazione di gravità),
ra secondo gli specifici criteri e relativi margini quindi il carico di prova risulta:
di sicurezza. Fondamentale la verifica di ogni P = WLL x 1.25 x 1.2 = 1.5 x WLL [ kgf ]
giunzione o trasferimento di carico secondo il
“load path”, il percorso dei carichi, onde non la-
Esempi di metodi di misurazione:
sciare assolutamente nulla di non verificato.
Dinamometro o cella di carico: misurazione del
Criteri di verifica per la sicurezza carico di prova applicato.
In taluni casi si può rendere necessario appli- Comparatore: misura di spostamento comples-
care criteri di verifica a stato limite per le sivo in un punto.
macchine ed attrezzature anche per eventi ad Estensimetri: misura di deformazioni localizzate.
esempio come incendio, sisma o vento. In Fotogrammetria: misura della deformata in vari
questi casi diventa importante definire limiti e punti (target).

Esempio tabella di
% WLL Cella Comparatore Comparatore …. Estensimetro Estensimetro …. Tempo rilevamento misurazioni
1 2 1 2 (minuti)
0
50 3
100 3
150 10
100 3
50 3
0

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Figura 11: Definizione secondo Eurocodice 1

56

Figura 12: Fotogrammetria Thales Alenia Spaces.


I riflessi bianchi nella foto evidenziano la posizione dei target

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Lesson learned gestionale amministrativa di project manage-
“Imparare la lezione”: fare tesoro dell’esperien- ment.
za alla fine di un progetto o a seguito di un Comunemente capita che a seguito di un dan-
evento verificatosi. no verificatosi istintivamente si cerca di scan-
Un concetto che nei paesi anglosassoni è di- sarne la responsabilità, illusoriamente coprirsi
dietro l’aver fatto il proprio compito corretta-
57
ventato metodologia, poi esportata, superando
la semplice fase della “ricerca del responsabi- mente e di avere la coscienza a posto, e quindi
le”. di scaricare ogni responsabilità ad altri e di-
Individuare gli errori e le mancanze quando menticare l’accaduto.
hanno generato danni o eventi contingenti di Ma questo è l’approccio più sbagliato, perché
qualche tipo. anche applicando le corrette metodologie pro-
Individuare i rischi corsi anche quando non si babilmente non ci siamo curati di verificare che
sono verificati. i dati che ci sono stati forniti fossero corretti, le
Individuare le aree di possibile miglioramento condizioni al contorno correttamente definite, o
dove l’ottimizzazione non è stata efficace o do- comunque non ne abbiamo sentito la respon-
ve le previsioni non sono state rispettate. sabilità.
Il metodo è applicabile sia alla fase puramente Dimenticare l’accaduto “pulendosi la coscien-
tecnica, sia essa progettuale o operativa, sia za” fa sì che gli errori e gli eventi catastrofici si

Figura 13: Cedimento del palco di Laura Pausini a Reggio Calabria (Stronger 2012)

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ripetano, anche perché spesso i danni più gra- di “farne tesoro”, know how, al di là di quello
vi derivano da concause e responsabilità con- che può essere il semplice “atto d’accusa” nei
divise. confronti della responsabilità dell’evento, ma
Per ogni evento definire il contesto: la condizio- proprio per farne metodo progettuale.
ne al contorno, le situazioni di pressione e del
58 “clima” in cui l’attrezzatura si trovava a lavora-
re.
Ricostruire la storia progettuale e operativa del-
l’attrezzatura. Note
Individuazione delle cause e delle loro conca- 1
la gestione dei margini minimi non significa au-
tenazioni, il metodo delle “fette di emmenthal”. tomaticamente la loro massimizzazione, in quanto
Definire le possibili limitazioni metodologiche ogni sovradimensionamento non correttamente
progettuali e operative che possono aver con- gestito può portare ad una serie di altri rischi cor-
tribuito. relati, sia essi legati all’incremento dei pesi che a
quello che comporta metallurgicamente l’aumen-
Di conseguenza definire le azioni di migliora-
to degli spessori.
mento e mitigazione e documentarle allo scopo

Figura 14:
Cedimento di una
giunzione a causa di
carichi non
correttamente previsti

Studio ABDR - Nuovo Auditorium (Firenze) Copyright © Moreno Maggi ÿ

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Quaderno

a cura di
Ing. M. Di Pasquale
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Ing. N. Scirocco
Ing. M. Simoncini RINVENIMENTO O.B.I.
commissione
Sicurezza nei cantieri E LA BONIFICA DEGLI ORDIGNI BELLICI
temporanei

visto da:
Ing. M. Cerri
La Legge n.177 del 1/10/2012 “Modifiche al Coordinatore per la progettazione, impresa
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in mate- specializzata per le operazioni di B.O.B.;
ria di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli • Il comma 2 riporta i modi per la definizione
ordigni bellici”, pubblicata in G.U. del 18 otto- dei criteri per l’accertamento dell’idoneità
bre 2012, n.244, è strutturata in un unico artico- delle imprese ai fini dell’iscrizione all’albo
lo e tre commi: per l’esercizio dell’attività specifica di
• Il comma 1, articolato in 6 lettere, apporta B.O.B.;
modifiche al D.Lgs. 81/08 e s.m.i., che ri- • Il comma 3 riporta le tempistiche per l’en-
guardano direttamente Datore di Lavoro, trata in vigore della legge.

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L. 1/10/2012, Modifica al Oggetto della modifica Soggetto interessato
n.177 – art. 1 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
co. 1 lett a art. 28, co. 1 Oggetto della Valutazione dei Rischi DdL impresa esecutrice
scavi
co. 1 lett b art. 91 Obblighi del coordinatore per la CSP + Committente
61
progettazione
co. 1 lett c art. 100, co.1 Piano di Sicurezza e Coordinamento CSP

Co. 1 lett.d rt.104 Definizione impresa specializzata Impresa specializzata B.O.B.

co. 1 lett e Allegato XI p.to 1 Elenco dei lavori comportanti rischi CSP + Committente
particolari per la sicurezza e la salute
dei lavoratori

co. 1 lett f Allegato XV p.to Contenuti minimi dei Piani di CSP


2.2.3 Sicurezza nei cantieri temporanei o
mobili

■ ART. 1, co. 1 lett a. - Modifica il co. 1 dell’art. 28 provvede a incaricare un’impresa specializza-
del D.Lgs. 81/08 (Oggetto della Valutazione dei ta, in possesso dei requisiti di cui all’articolo
Rischi). 104, comma 4-bis.
1. La valutazione di cui all’articolo 17, comma L’attività di bonifica preventiva e sistematica
1, lettera a), anche nella scelta delle attrezzatu- è svolta sulla base di un parere vincolante
re di lavoro e delle sostanze o dei preparati dell’autorità militare competente per territorio
chimici impiegati, nonché nella sistemazione in merito alle specifiche regole tecniche da
dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi osservare in considerazione della collocazio-
per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi ne geografica e della tipologia dei terreni in-
compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori teressati, nonché mediante misure di sorve-
esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli glianza dei competenti organismi del Mini-
collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i stero della difesa, del Ministero del lavoro e
contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre delle politiche sociali e del Ministero della
2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato salute»;
di gravidanza, secondo quanto previsto dal de-
creto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché ■ ART. 1, co. 1 lett c. - Modifica il co.1 dell’art.
quelli connessi alle differenze di genere, all’età, 100 del D.Lgs. 81/08 (Piano di Sicurezza e
alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi Coordinamento).
alla specifica tipologia contrattuale attraverso 1. Il piano é costituito da una relazione tecnica
cui viene resa la prestazione di lavoro, e i rischi e prescrizioni correlate alla complessità dell’o-
derivanti dal possibile rinvenimento di ordigni
pera da realizzare ed alle eventuali fasi critiche
bellici inesplosi nei cantieri temporanei o mobi-
del processo di costruzione, atte a prevenire o
li, come definiti dall’articolo 89, comma 1, lette-
ridurre i rischi per la sicurezza e la salute dei
ra a), del presente decreto, interessati da atti-
lavoratori, ivi compresi i rischi particolari di cui
vità di scavo.
all’allegato XI con specifico riferimento ai rischi
■ ART. 1, co. 1 lett b. - Modifica l’art. 91 del D.Lgs. derivanti dal possibile rinvenimento di ordigni
81/08 (Obblighi del coordinatore per la bellici inesplosi nei cantieri interessati da atti-
progettazione). vità di scavo, nonché la stima dei costi di cui al
«2-bis. Fatta salva l’idoneità tecnico-professio- punto 4 dell’allegato XV. Il piano di sicurezza e
nale in relazione al piano operativo di sicurez- coordinamento (PSC) é corredato da tavole
za redatto dal datore di lavoro dell’impresa esplicative di progetto, relative agli aspetti del-
esecutrice, la valutazione del rischio dovuto alla la sicurezza, comprendenti almeno una plani-
presenza di ordigni bellici inesplosi rinvenibili metria sull’organizzazione del cantiere e, ove la
durante le attività di scavo nei cantieri è esegui- particolarità dell’opera lo richieda, una tavola
ta dal coordinatore per la progettazione. Quan- tecnica sugli scavi. I contenuti minimi del piano
do il coordinatore per la progettazione intenda di sicurezza e di coordinamento e l’indicazione
procedere alla bonifica preventiva del sito nel della stima dei costi della sicurezza sono defi-
quale è collocato il cantiere, il committente niti all’allegato XV.

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■ ART. 1, co. 1 lett d. - Modifica l’art. 104 del b-bis) al rischio di esplosione derivante dall’in-
D.Lgs. 81/08 (Modalità attuative di particolari nesco accidentale di un ordigno bellico ine-
obblighi). sploso rinvenuto durante le attività di scavo.
4-bis. È considerata impresa specializzata, ai … (omissis);
sensi del comma 2-bis dell’articolo 91, l’impre- Il comma 2 riporta i modi per la definizione dei
62 sa in possesso di adeguata capacità tecnico- criteri per l’accertamento dell’idoneità delle im-
economica, che impiega idonee attrezzature e prese ai fini dell’iscrizione all’albo per l’eserci-
personale dotato di brevetti per l’espletamento zio dell’attività specifica di B.O.B.;
delle attività relative alla bonifica sistematica e Il comma 3 riporta le tempistiche per l’entrata
che risulta iscritta in un apposito albo istituito in vigore della legge e prevede che le modifi-
presso il Ministero della difesa. che apportate dalla legge 177 del 01/10/2012,
L’idoneità dell’impresa è verificata all’atto dell’i- acquistano efficacia decorsi 6 mesi dalla data
scrizione nell’albo e, successivamente, a sca- della pubblicazione del decreto del Ministero
denze biennali; della Difesa, D.M. 11 maggio 2015 n° 82.

■ ART. 1, co. 1 lett e. - Modifica il punto 1 dell’All. Le figure interessate dalle modifiche
XI del D.Lgs. 81/08 (Elenco dei lavori
normative:
comportanti rischi particolari per la sicurezza e la
• Committente:
salute dei lavoratori).
provvede ad affidare ad un’impresa specia-
1-bis. Lavori che espongono i lavoratori al ri-
lizzata la bonifica preventiva del sito quan-
schio di esplosione derivante dall’innesco acci-
do previsto nel PSC;
dentale di un ordigno bellico inesploso rinvenu-
• Datore di lavoro dell’impresa affidataria:
to durante le attività di scavo;
nella redazione del piano di sicurezza ope-
■ ART. 1, co. 1 lett f. - Modifica il punto 2.2.3 rativo “master” dell’appalto, l’Affidataria va-
dell’All. XV del D.Lgs. 81/08 (Contenuti minimi luta tutti i rischi e predispone le misure di
dei Piani di Sicurezza nei cantieri temporanei o coordinamento di primo livello;
mobili). • Datore di Lavoro impresa esecutrice degli
2.2.3. In riferimento alle lavorazioni, il coordina- scavi:
tore per la progettazione suddivide le singole deve ai sensi dell’art. 17 valutare tutti i ri-
lavorazioni in fasi di lavoro e, quando la com- schi con la conseguente elaborazione del
plessità dell’opera lo richiede, in sottofasi di la- documento previsto dall’art. 28, compresi i
voro, ed effettua l’analisi dei rischi presenti, con rischi derivanti dal possibile rinvenimento di
riferimento all’area e alla organizzazione del ordigni bellici inesplosi nei cantieri tempora-
cantiere, alle lavorazioni e alle loro interferenze, nei o mobili.
ad esclusione di quelli specifici propri dell’atti- I datori di lavoro delle imprese esecutrici
vità dell’impresa, facendo in particolare atten- hanno tra l’altro l’obbligo di curare (sia in
zione ai seguenti: presenza che in assenza di un piano di si-
a) … (omissis) curezza e coordinamento), secondo l’art.
95, le interazioni con le attività che avven-
gono sul luogo o in prossimità del cantiere;
• Coordinatore per la progettazione dei lavori:
deve ai sensi dell’art. 91 redigere il PSC di
cui all’art. 100, valutando il rischio dovuto
alla presenza di ordigni bellici inesplosi rin-
venibili durante le attività di scavo, qualora
presenti;
• Coordinatore per l’esecuzione dei lavori:
Verifica ai sensi dell’art. 92 co.1 lett. a le di-
sposizioni contenute nel PSC; sospende in
caso di pericolo grave e imminente diretta-
mente riscontrato, le singole lavorazioni fino
alla verifica degli avvenuti adeguamenti;

Il coordinatore per la progettazione dei lavori


1. Se sono presenti operazioni di scavo deve
eseguire la valutazione del rischio dovuto al
rinvenimento di O.B.I. ordigni bellici ine-
splosi.
In funzione dell’esito della VR:

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2. Deve descrivere la tipologia di intervento di l’effettuazione di un’analisi preventiva dell’even-
bonifica, in relazione alla natura dei terreni tuale inquinamento magnetometrico derivante
riscontrati e della tipologia di opera da rea- dalla presenza di residuati bellici interrati e si
lizzare; sviluppa secondo le seguenti fasi operative:
3. Deve valutare i costi dell’intervento di BOB, 1. Analisi storica (raccolta di valutazioni e me-
al fine di inserirli nei costi della sicurezza. morie storiche del I e II conflitto mondiale);
63
2. Analisi su campo (mappatura del sito).
La valutazione del rischio rinvenimento O.B.I.
Il rischio della presenza di un ordigno bellico Per quanto riguarda il primo punto di possibile
interrato non è quasi mai escludibile a priori, aiuto sono le fonti reperibili, quali:
l’effettuare considerazioni in merito ai dati stori- • i ricordi degli anziani del luogo;
ci, alla localizzazione dell’area d’intervento, alla • la letteratura storica specializzata in mate-
natura del terreno, alle aree già bonificate nelle ria;
vicinanze, permette di individuare una poten- • i rapporti sui bombardamenti stilati dalle
ziale probabilità di ritrovamento o meno, ma Prefetture;
non la certezza dell’assenza di ordigni nel sot- • le analisi fotografiche e le relative interpre-
tosuolo. tazioni;
Per adempiere al processo di valutazione è • i dati di archivio degli Uffici B.C.M. e delle
possibile per il coordinatore della sicurezza in locali Stazioni Carabinieri.
fase di progettazione interfacciarsi con le auto- Anche se rimangono dubbi sull’attendibilità di
rità competenti (5° Reparto Infrastrutture del alcune di queste fonti, nel caso in cui venga
Ministero della Difesa di Padova per il Nord e evidenziata in sede di analisi storico-documen-
10° Reparto Infrastrutture del Ministero della tale una situazione di potenziale presenza di
Difesa di Napoli per il Centro, Sud e Isole), ri- residuati bellici interrati, il Coordinatore della
chiedendo un parere sull’opportunità di esegui- Sicurezza in fase di Progettazione deve proce-
re la BOB sull’area di intervento, fornendo alla dere comunque alla valutazione di tale rischio,
stessa le specifiche tecniche di intervento (pla- mediante l’elaborazione di uno studio sul sito,
nimetrie catastali, descrizione delle opere da una mappatura, costituita da:
realizzare con particolare riferimento a quelle in • lo stato di fatto dell’area di analisi;
fondazione, altezza degli scavi da eseguirsi). • le condizioni ambientali presenti in area;
L’approccio alla valutazione del rischio impone • le attività previste per la determinazione del

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roma 4
grado e della estensione dell’inquinamento Il coordinatore per l’esecuzione dei lavori
ferromagnetico; In caso di bonifica preventiva, al termine delle
con la predisposizione di elaborati grafici, in attività, al CSE dovranno essere consegnati:
opportuna scala, quali: a) la certificazione delle aree bonificate, costi-
• planimetria del sito di intervento e delle tuita dall’Attestato di Bonifica Bellica Totale
64 aree adiacenti; (o Parziale) rilasciato dalla Ditta Incaricata;
• planimetria dello stato di fatto dell’area con b) il Verbale di Constatazione rilasciato dall’Uf-
l’ubicazione dei sottoservizi e delle aree di ficio BCM dei competenti Reparti Infrastrut-
accumulo discariche/rifiuti (se presenti); ture.
• planimetria con ubicazione dei punti o delle In caso di rinvenimento occasionale il CSE
aree di campionamento proposte e con ubi- provvederà alla sospensione dei lavori, per la
cazione o mappatura delle anomalie ferro- propedeutica attivazione dell’iter procedurale
magnetiche note. che coinvolgerà numerosi Enti e che terminerà
con le operazioni di brillamento dell’ordigno e/o
L’esecuzione delle indagini geofisiche potrà con la rimozione e bonifica del sito.
avere i seguenti esiti:
1. assenza di masse ferrose nel sottosuolo ri- Iter procedurale della B.O.B.1
conducibili ad ordigni bellici (Rischio as- In Italia, annualmente vengono ritrovati all’incir-
sente e si allegano al PSC i certificati di mi- ca tremila ordigni (una media di oltre otto al
sura redatti dall’Impresa specializzata in in- giorno), duecento dei quali sono costituiti da
dagini geofisiche finalizzate alla ricerca nel bombe aeree. Difatti il territorio nazionale è sta-
sottosuolo di ordigni bellici); to sottoposto, pressoché nella sua totalità, ad
2. presenza di masse ferrose nel sottosuolo ri- attività belliche risalenti al 1° e 2° conflitto mon-
conducibili ad ordigni bellici (Rischio pre- diale, con varie tipologie di bombardamenti
sente, nel PSC sarà prevista la bonifica si- (aerei, navali, da terra).
stematica del sito). Si rileva come anche prima della Legge n°177
L’esito della Valutazione complessiva potrà es- del 01/10/2012 si potevano ricondurre respon-
sere schematizzata come di seguito: sabilità per la mancata valutazione del rischio
1. rischio molto basso di rinvenimento di rinvenimento O.B.I. a carico del Coordinatore
O.B.I.; della Sicurezza, per mancata diligenza nella
2. rischio basso di rinvenimento di O.B.I.; predisposizione del PSC, non avendo analizza-
3. rischio medio di rinvenimento di O.B.I.; to tale rischio.
4. rischio alto di rinvenimento di O.B.I.; In base all’esito della valutazione del rischio
ed in funzione di tale esito andrà prevista o me- rinvenimento O.B.I. il CSP prescrive:
no la esecuzione di bonifica preliminare. • l’indagine strumentale ferromagnetica,
• la eventuale bonifica da ordigni e residuati
bellici esplosivi,
operazioni da eseguire prima dell’inizio dei la-
vori (finanche prima delle indagini geologiche),
che permettono di valutare cosa è presente nel
terreno al di sotto del piano campagna.
Per bonifica da ordigni inesplosi si intende una
serie di fasi operative che riguardano: la ricer-
ca, la localizzazione, l’individuazione, lo scopri-
mento, l’esame, la disattivazione, la neutraliz-
zazione e/o rimozione di residuati bellici risa-
lenti al primo e al secondo conflitto mondiale.
Si può fare una prima distinzione tra:
• bonifica sistematica o preventiva: riguarda
le operazioni di ricerca, localizzazione, indi-
viduazione, scoprimento ed esame di ordi-
gni residuati bellici presenti in una determi-
nata area. Viene eseguita da ditte civili spe-
cializzate, che in caso di ritrovamento prov-
vedono a recintare/delimitare l’area limitrofa
all’ordigno, disponendo un margine di sicu-
rezza, senza mai toccare o maneggiare il
residuato bellico, in attesa dell’intervento
delle competenti Autorità Militari (che effet-

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tueranno la bonifica occasionale); smesso al Reparto Infrastrutture unitamente ad
5 • bonifica occasionale: riguarda le operazioni una dichiarazione del Soggetto Interessato a
di disattivazione, neutralizzazione e/o rimo- conferma dell’effettivo svolgimento in cantiere
zione di ordigni residuati bellici, quindi a ri- delle attività e delle tempistiche dichiarate dalla
trovamento avvenuto, sia esso fortuito o vo- Ditta Incaricata.
luto (bonifica sistematica). Anche in questo Tutte le attività di B.O.B. saranno concluse con
65
caso sono sempre le competenti Autorità una Verifica di Conformità da parte del Reparto
Militari dell’Esercito Italiano che intervengo- Infrastrutture con controlli documentali, sopral-
no sull’ordigno. luoghi in corso di esecuzione e sopralluogo de-
Il D.Lgs. n.320/46, nel suo primo articolo, stabi- finitivo: ad esito positivo della suddetta Verifica
lisce che l’organizzazione del servizio e l’ese- il Reparto Infrastrutture rilascerà il Verbale di
cuzione dei lavori di bonifica sono affidati al Mi- Constatazione che attesterà l’esecuzione della
nistero della Difesa il quale provvede alla for- B.O.B. in osservanza delle Prescrizioni Tecni-
mazione del personale specializzato. che impartite.
Il predetto decreto dà la facoltà anche a privati
di eseguire i lavori di bonifica, sempre tramite Tempistica:
personale specializzato, osservando le prescri-
zioni che saranno imposte dall’Amministrazione L’iter amministrativo della suddetta procedura
Militare e sotto la sua sorveglianza. prevede la seguente tempistica:
La procedura per l’esecuzione di una B.O.B. a. Il rilascio del Parere Vincolante e delle an-
sistematica e preventiva è la seguente: nesse Prescrizioni Tecniche entro 30 giorni
dalla data di assunzione al protocollo del-
l’Istanza di Bonifica Bellica;
Prima Fase: b. L’approvazione del progetto concessa entro
I soggetti interessati (art. 22 del D.Lgs. 30 giorni dalla data di ricezione al protocollo;
15/03/2010 n° 66) che intendono eseguire delle c. Il rilascio del Verbale di Constatazione en-
opere di Bonifica Bellica dovranno presentare tro 60 giorni dall’assunzione al protocollo
domanda al competente Reparto Infrastrutture dell’Attestato di Bonifica Bellica.
(5°Reparto Infrastrutture - Ufficio B.C.M. di Pa-
dova per il centro-nord Italia e 10°Reparto In- L’interpello n.14/2015 del 29/12/15
frastrutture - Ufficio B.C.M. di Napoli per il sud) Nelle more è da rilevare l’interessante risposta
per il rilascio del parere vincolante relativo all’e- n.14/2015 del 29/12/15 all’istanza di Interpello
secuzione della B.O.B.. presentata dal CNI, che ha per oggetto la “ri-
Le Ditte civili specializzate B.C.M. - Bonifica sposta al quesito in merito alla bonifica preven-
Campi Minati incaricate potranno presentare tiva degli ordigni bellici”.
domanda per nome e per conto del soggetto
interessato.
Il Reparto Infrastrutture ricevuta l’istanza:
• redige una Relazione Tecnica ove saranno
riportate tutte le informazioni storiche ed
esplicitate le modalità esecutive e le pre-
scrizioni per l’esecuzione della B.O.B.;
• elabora e rilascia il Parere Vincolante e le
relative Prescrizioni Tecniche al Soggetto
Interessato.
Il soggetto interessato restituirà al Reparto In-
frastrutture copia controfirmata per accettazio-
ne del Parere Vincolante e delle Prescrizioni
Tecniche unitamente al Progetto di Bonifica
Bellica.
L’esecuzione della B.O.B. potrà avere inizio so-
lo dopo l’approvazione del Progetto di Bonifica
Bellica ed il conseguente rilascio del NULLA
OSTA da parte del Reparto Infrastrutture.

Seconda Fase:
A bonifica ultimata l’impresa B.C.M. rilascerà al
soggetto interessato un attestato di bonifica
bellica totale (o parziale) che dovrà essere tra-

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66

In primis viene evidenziato come “la valutazio- competenti, rispettivamente, per l’Italia set-
ne del rischio inerente la presenza di ordigni tentrionale e per l’Italia meridionale e le iso-
bellici inesplosi deve intendersi riferita alle atti- le;
vità di scavo, di qualsiasi profondità e tipolo- • Stazioni dei Carabinieri;
gia, come espressamente previsto dall’art. 28 • Aerofototeca Nazionale a Roma;
del D.Lgs. n. 81/2008”. • vicinanza a linee viarie, ferroviarie, porti o
Viene precisato che “la valutazione del rischio comunque infrastrutture strategiche duran-
derivante da ordigni bellici inesplosi deve es- te il conflitto bellico;
sere sempre effettuata dal coordinatore per la • eventuali aree precedentemente bonificate
sicurezza, in sede progettuale, qualora in can- prossime a quelle in esame;
tiere siano previste attività di scavo. Tale valuta- oppure
zione, nell’ambito del Piano di Sicurezza e di • attraverso un’analisi strumentale”.
Coordinamento (PSC), può essere effettuata E, in ogni caso, la valutazione documentale, se
ad esempio sulla base di dati disponibili: “insufficiente per la scarsità di dati disponibili,
• analisi storiografica; potrà essere integrata da un’analisi strumenta-
• fonti bibliografiche di storia locale; le”.
• fonti conservate presso gli Archivi di Stato: Si evidenzia per ultimo “che non esiste al mo-
archivi dei comitati provinciali protezione mento alcuna mappatura ufficiale comprensiva
antiaerea e archivi delle prefetture; di tutte le aree del territorio nazionale interes-
• fonti del Ministero della Difesa: Uffici BCM sate dalla presenza di possibili ordigni bellici.
del 5° Reparto Infrastrutture di Padova e Al riguardo, il Ministero della Difesa ha avviato
del 10° Reparto Infrastrutture di Napoli. un progetto per la realizzazione di un database

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tiva e sistematica da ordigni bellici inesplosi.
Per poter ottenere detta iscrizione le imprese
dovranno produrre apposita istanza, corredata
da autocertificazione attestante il possesso dei
requisiti di carattere soggettivo previsti nel
provvedimento stesso (art. 8), nonché l’iscrizio-
67
ne nel registro delle imprese. All’istanza dovrà
altresì essere allegata la documentazione atta
a comprovare il possesso dei seguenti requisiti
di carattere speciale, previsti anch’essi nel
provvedimento stesso (art. 9). La sussistenza
dei requisiti di iscrizione è soggetta a verifica
biennale previa istanza da presentare da parte
dell’impresa, almeno novanta giorni prima della
scadenza.
Con il decreto legge 30/12/2015, n. 210 (c.d.
Decreto Milleproroghe), è stata differito di altri
sei mesi il termine per l’efficacia delle modifi-
che apportate al decreto legislativo n. 81/2008
(testo unico della sicurezza sul lavoro), riguar-
dante la bonifica degli ordigni bellici.
Le modifiche, che sono state apportate dalla
legge 01/10/2012, n. 178, dovevano diventare
effettive decorsi sei mesi dalla pubblicazione
del decreto del Ministero della Difesa
11/05/2015, n. 82 (Regolamento per la defini-
zione dei criteri per l’accertamento dell’idoneità
delle imprese ai fini dell’iscrizione all’albo delle
imprese specializzate in bonifiche di ordigni
esplosivi e residuati bellici…) avvenuta il
26/06/2015.
Il decreto legge 30/12/2015, n. 210, all’articolo
4, comma 6, ha differito di altri sei mesi l’effica-
cia delle modifiche apportate.
Le modifiche in questione entreranno dunque
in vigore il 26/06/2016.
Per quanto esposto si auspica pertanto l’ema-
geografico, sul quale registrare tutti gli ordigni nazione, in tempi celeri, di un Decreto attuativo
rinvenuti, da mettere in futuro a disposizione di o di Linee Guida che indirizzino le varie figure
chi ne ha necessità”. interessate alla predisposizione di una idonea
valutazione del rischio rinvenimento ordigni
L’entrata in vigore delle modifiche al D.Lgs. bellici inesplosi, prodromica all’inizio dei lavori
n.81/08 e s.m.i. oppure alla bonifica preventiva.
Il decreto del Ministero della Difesa
11/05/2015, n. 82, regolamenta l’iscrizione al-
l’Albo delle imprese specializzate in bonifiche
da ordigni esplosivi residuati bellici, previsto
dall’articolo 1, comma 2, della legge
01/10/2012, n. 178, definendo i criteri per l’ac-
certamento dell’idoneità delle imprese specia-
lizzate in B.O.B..
Il provvedimento introduce, per le imprese ope-
ranti nel settore della bonifica dagli ordigni Note
esplosivi residuati bellici, l’onere di richiedere 1 Tratto da Alma Mater Studiorum - Università Di
l’iscrizione nell’apposito Albo, istituito presso il Bologna, Tesi di laurea di Gironi Daniele: “Aspetti
Ministero della difesa – Segretariato generale operativi ed evoluzione normativa della sicurezza
della difesa – Direzione dei lavori e del dema- in cantiere: indagini preliminari del sito e bonifica
nio. L’iscrizione all’Albo è condizione necessa- da ordigni bellici inesplosi”, anno accademico
ria per l’esercizio dell’attività di bonifica preven- 2010/2011;

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Quaderno

a cura di
Ing. M. Raso L’USO MODERNO DELLA CRITTOGRAFIA
commissione
Sicurezza informatica

visto da
Ing. P. Rocco
Ing. G. D’Agnese Introduzione storica
Dalla sua etimologia di origine greca (kryptos, nascosto e graphein, scrivere), la crittografia, da
scienza incline allo studio delle scritture segrete, nella sua accezione moderna ha assunto nel
tempo la definizione di disciplina dedita allo studio di tecniche matematiche necessarie a conse-
guire gli obiettivi di una trasmissione sicura di dati.
Al giorno d’oggi, con la globalizzazione e l’avvento di internet, le comunicazioni avvengono su ca-
nali normalmente accessibili anche a utenti non autorizzati alla loro acquisizione (che chiameremo
a seconda del contesto, oppositori, spie, frodatori, falsificatori, ecc.). La sicurezza, in questo caso,

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dipende dall’ipotesi che un utente non autoriz- re le comunicazioni del nemico, ha reso neces-
zato riesca a intercettarla, compromettendo co- sario lo sviluppo della teoria della crittografia.
sì la riservatezza della trasmissione ed even- Gli ambienti militari e governativi sono sempre
tualmente anche l’integrità dei dati in transito. stati tra i maggiori fruitori delle tecniche critto-
È a partire dalla fine del secolo XIX che i canali grafiche e spesso il destino delle guerre ha do-
comunicazione e le relative tecniche hanno ca- vuto sottendere anche alla capacità o meno di
povolto totalmente il modo di inviare, distribuire poter comunicare celermente con le proprie
e ricevere le informazioni. Ciò ha comportato truppe in modo sicuro e allo stesso tempo di
un progressivo adeguamento delle tecniche intercettare e decifrare le comunicazioni degli
per salvaguardare le informazioni dinanzi alla avversari. E se da un lato le esigenze dei go-
diffusa facilità con cui esse possono essere tra- verni e dei militari hanno generato un continuo
smesse, ma anche per la facilità con cui inter- sviluppo della crittografia e della crittoanalisi, si
cettarle e decifrarle. La necessità, quindi, di pensi al secondo conflitto mondiale e alla fun-
cercare di soddisfare le richieste di cifrari più zione avuta nello stesso dalla decifrazione dei
robusti ed al contempo di tecniche per decifra- messaggi di Enigma (macchina cifrante a rotori

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utilizzata dalle forze armate tedesche per cifra-


re le comunicazioni) da parte del governo in-
glese, dall’altro questo ha avuto quale conse-
guenza che i principali risultati teorici in critto-
grafia sono rimasti segreti per diversi anni,
ignoti a molti, anche negli ambienti universitari
(Fig.1). Non è certamente un caso il fatto che
l’algoritmo ad oggi noto con il nome di RSA
(dal nome dei suoi inventori R. Rivest, A. Sha-
mir e L. Adleman) del 1977 fosse stato ideato
già alla fine degli anni ‘60 da matematici del
servizio segreto inglese GCHQ (Government
Communications HeadQuaters). Ed è proprio
la mancanza di informazioni ad aver prodotto
una lunga polemica a proposito del DES (Data
Encryption Standard, da molti considerato il
più importante algoritmo crittografico della se-
conda metà del XX secolo) dal 1975 al 1992,
che si risolse solo a seguito della riscoperta
pubblica delle tecniche di crittoanalisi differen-
ziale che risultarono poi già note venti anni pri-
ma alla NSA (National Security Agency, agen-
zia di intelligence degli Stati Uniti d’America, la
cui missione primaria è il dominio dei principali
problemi di sicurezza e di crittografia).
Figura 1

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Principi moderni • la Sicurezza (Informatica);


La crittografia non è utile solo a garantire la nel senso che le informazioni sono l’oggetto su
confidenzialità attraverso la cifratura, ma attra- cui agisce la crittografia e la sicurezza è il fine
verso i suoi algoritmi e protocolli di trasmissio- che essa vuole conseguire.
ne anche a risolvere il problemi legati a:
• verifica dell’integrità dei dati; Cifrari simmetrici ed asimmetrici
• autenticazione dell’utente legittimo; Possiamo classificare efficacemente i sistemi
• confidenzialità (protezione della riservatez- crittografici mediante l’introduzione della defini-
za dell’informazione); zione di complessità computazionale, la quale
• non ripudiabilità di un utente che ha effet- si occupa della valutazione del costo degli al-
tuato una trasmissione legittima. goritmi in termini di risorse di calcolo, quali il
Siamo passati quindi dalla definizione intuitiva tempo di elaborazione e la quantità di memoria
di crittografia quale arte di rendere un messag- utilizzata. Nel contesto della complessità com-
gio incomprensibile a chiunque non sia autoriz- putazionale vengono anche studiati i costi in-
zato a leggerlo, allo studio di tecniche matema- trinseci alla soluzione dei problemi, con l’obiet-
tiche connesse ad aspetti della sicurezza delle tivo di comprendere le prestazione massime
informazioni: integrità, autenticità e confiden- raggiungibili da un algoritmo applicato a un
zialità. problema.
Ne consegue come la Crittografia interagisca Avremo, quindi, la seguente classificazione:
con due campi ad essa più generali, quali: • cifrari simmetrici (o della chiave segreta)
• la Teoria delle Informazioni (nata nel 1949 ad essi appartengono i crittosistemi in cui
ad opera del suo ideatore, Claude Shan- (nota la chiave di cifratura) la funzione di
non, mediante la pubblicazione del articolo decifratura può essere implementata con
rimasto negli annali “Communication theory una complessità computazionale equivalen-
of secrecy systems”); te a quella della cifratura. La filosofia della

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Figura 2: Cifrario di Cesare. Tra gli esempi di cifrari simmetrici è da citare il caso dei crittosistemi a pacchetto
in cui i messaggi vengono codificati in sottopacchetti di lunghezza fissata, ossia aventi lo stesso numero L di
caratteri (lunghezza del pacchetto). Esempi lo sono il cifrario di Cesare, in cui L=1, e di Vigenerè, in cui la
lunghezza del pacchetto è pari al numero di caratteri della parola chiave utilizzata.

72

Figura 3: Cifrario di Vigenerè. Immaginiamo di voler cifrare il messaggio “NEMICO AVANZA” con la chiave
“KEYS”. Si procede dividendo in messaggio in gruppi di 4 lettere e si cifrano i tre gruppi che si ottengono con
la chiave. La caratteristica di questo metodo è che due lettere uguali del messaggio in chiaro posso essere
cifrate in modo differente, infatti:

N E M I C O A V A N Z A
K E Y S K E Y S K E Y S
X I K A M S Y N A R X A

Come si può notare, i due caratteri “N” sono stati cifrati con caratteri differenti. Viene utilizzata una tabella di
26 righe e 26 colonne in cui si ricercano le coppie composte dai caratteri del testo in chiaro e della chiave.

crittoanalisi moderna si basa sul principio di un crittosistema non deve dipendere dal-
di Kerckhoffs (formulato nel libro La cripto- la segretezza dell’algoritmo usato, ma solo
graphie militarie, nel 1883, dall’omonimo fi- dalla segretezza della chiave” (Fig.2 e
losofo olandese) per il quale, “la sicurezza Fig.3). Tuttavia, il problema principale nel-

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Figura 4: Cifrari asimmetrici (o della chiave pubblica). Nel 1975, W. Diffie e M. Hellman, dell’Università di
Stanford, svilupparono l’idea dei cifrari asimmetrici, basati su determinate funzioni matematiche, dette “funzioni
unidirezionali” o “funzioni trappola” che rendono possibile la cifratura, ma virtualmente impossibile la
decifratura se non si conosce la chiave. L’idea è che ogni utilizzatore possieda un paio di chiavi, una pubblica
e un’altra privata.
Se desidero inviare un messaggio ad una persona, cifro il messaggio secondo la sua chiave, che è pubblica, 73
nel senso che chiunque può conoscerla, però solo il destinatario, con la sua chiave privata, lo può decifrare.

l’uso dei sistemi crittografici simmetrici è Vantaggi della crittografia a chiave pubblica
probabilmente quello dello scambio delle La maggior parte delle persone lega l’uso della
chiavi e del loro numero, che utenti inten- crittografia ai film di spionaggio o film di guer-
zionati ad utilizzare un tale sistema dovran- ra, in cui vi sono due soggetti distinti tra loro e i
no concordare. personaggi sono spesso legati da vincoli di fe-
• cifrari asimmetrici (o della chiave pubblica) deltà ad una delle due parti. Quindi è ragione-
ad essi appartengono i crittosistemi in cui vole aspettarsi che l’agente segreto di turno
la funzione di decifratura presenta una impari la chiave di cifratura prima della propria
complessità computazionale di ordine mag- missione, evitando così il problema dello scam-
giore rispetto a quella di cifratura (Fig.4). bio di chiavi.

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L’uso preminente, oggi, della crittografia è con- nico, nel quale, non è ammissibile che possano
nesso ad applicazioni diffuse ma che possie- esservi rapporti di fiducia fra i due utenti del si-
dono esigenze di riservatezza dissimili da quel- stema crittografico (commerciante e potenziale
le tradizionali. acquirente), né tanto meno è ipotizzabile la
Ciascuno di noi, spesso, è un utente inconsa- creazione di un elaborato sistema crittografico
74 pevole di sistemi di crittografia a chiave pubbli- per un uso saltuario, perlomeno da parte del-
ca, o comunque di sistemi di crittografia fonda- l’acquirente, come in questo caso. Il problema
ti su di essi: ad esempio, quando si accede ad è risolto brillantemente dalla crittografia a chia-
uno sportello bancario automatico (ATM), op- ve pubblica: l’acquirente è in grado di trasmet-
pure quando si ricarica la SIM del proprio cel- tere le cifre della sua carta di credito al com-
lulare, si fa uso del concetto di funzione unidi- merciante in totale sicurezza, giacché un even-
rezionale. tuale malintenzionato non sarebbe in grado di
L’ATM nel quale inseriamo la nostra carta Ban- ricavare utili informazioni dall’intercettazione
comat ci chiede il codice segreto (PIN) ad esso del messaggio.
associato, per poterlo confrontare con quello
memorizzato nei server della sede centrale, e Curiosità
fornisce l’autorizzazione all’operazione richiesta Il governo degli Stati Uniti d’America permette
solo se i due valori coincidono. Genericamente l’uso di determinate chiavi crittografiche sola-
la trasmissione di questi dati avviene su una li- mente nel suo territorio e nel Canada, al di fuori
nea telefonica, facilmente a rischio di intercetta- di queste frontiere non se ne autorizza la vendi-
zione da parte di possibili malintenzionati. ta, a meno che non si tratti di ente finanziario.
In quale modo è possibile impedire che ciò av- L’esportazione non autorizzata di modelli di
venga? In aiuto, ci viene in soccorso proprio il criptazione è considerata alla stessa stregua
concetto di funzione unidirezionale: il terminale del traffico di armi. Le imprese che si dedicano
remoto non trasmette il PIN bensì piuttosto una alla creazione di programmi di criptazione im-
funzione unidirezionale dello stesso: per poter magazzinano le chiavi segrete in una sorta di
indentificare il PIN reale, un probabile attac- “pastiglia” dotate di sofisticati dispositivi di si-
cante dovrebbe calcolare l’inversa della funzio- curezza. Quando si aprono, entrando in contat-
ne unidirezionale ma, data la sua natura, que- to con l’ossigeno, si solidificano in una massa
sto è un compito arduo. informe e se si tenta di esaminarle ai raggi X,
Un‘ulteriore applicazione in veloce diffusione tutto quello che c’è scritto in esse si trasforma
della crittografia è legata al commercio elettro- in una serie di zeri.

Arch. Fuksas - The Admirant (Eindhoven) Copyright © Moreno Maggi ÿ

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Quaderno

ILLUMINAZIONE E SEGNALAZIONE
DEGLI OSTACOLI AL VOLO
IL DOC 9157/4 cap 14

a cura di
Ing. G. Mazza Prefazione • il rilascio dei brevetti per i piloti e per il
Ing. P. Mazzaracchio In base ad una normativa standardizzata a personale di bordo;
livello internazionale dalla International Ci- • la definizione delle aerovie e la predi-
commissione vil Aviation Organization (ICAO) a cui l’Ita- sposizione delle carte aeronautiche;
Aviazione Civile
lia ha aderito in base alla convenzione di • l’immatricolazione degli aeromobili, a
visto da Chicago del 1944, sono definite le SARPs ognuno dei quali è assegnata una sigla
Ing. S. A. Sciuto (Standard and Recommended Practices), (una lettera che identifica il paese di
pubblicate in forma di annessi alla citata immatricolazione più quattro lettere
convenzione (ANNEXs). Tali annessi, che combinate in modo diverso; ad es. un
per essere operativi nei diversi paesi de- aereo italiano può essere identificato
vono essere trasformati in norme nazionali, come I ALFA);
in generale riguardano: • la navigabilità, vale a dire l’idoneità tec-
• le regole generali di volo; nica degli aeromobili a volare;

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• la manutenzione degli aeromobili (ogni (RCEA) ha recepito tale normativa.


quante ore di volo va fatta la revisione L’ICAO inoltre sviluppa ulteriori prodotti
degli aerei, il tipo di controlli ai quali de- normativi quali le PANs (Procedures for Air
vono essere sottoposti, come deve es- Navigation) o documenti di semplice riferi-
sere eseguita una revisione ecc.); mento tecnico quali i DOCs (documents).
• la funzionalità degli aeroporti. Il DOC 9157 costituisce il documento di ri-
In merito a quest’ultimo punto con l’AN- ferimento per la progettazione degli aero-
NEX 14 alla citata convenzione, ICAO ha dromi, in particolare la parte 4 si occupa
definito i requisiti regolamentari riguar- degli aiuti visivi e luminosi (AVL) che al
danti gli aeroporti; l’Ente Nazionale Avia- cap. 14 analizzano le tecniche e le moda-
zione Civile, quale organo istituzionale lità di segnalazione degli ostacoli al volo
deputato con il Regolamento per la Co- sul territorio ed eventualmente esterni al
struzione e l’Esercizio degli Aeroporti sedime aeroportuale.

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14.1 Generale consentono all’ostacolo di essere localizzato
facilmente, ma in molte circostanze migliora-
■ Requisiti operativi menti sulla segnalazione non risultano essen-
14.1.1 La sicurezza nella pratica del volo a ziali. Di giorno in molte circostanze, se il pilota
può vedere l’ostacolo, ne può apprezzare an-
78 bassi livelli di quota seguendo le regole del vo-
che la dimensione e la forma.
lo a vista (VFR) dipende in modo significativo
dalla capacità del pilota di vedere qualsiasi
elemento che costituisce un ostacolo al volo in 14.1.4 In alcuni Stati si assume che i piloti di
tempo utile per effettuare una manovra evasiva aerei che viaggiano a 165 nodi o meno dovreb-
in modo non affrettato e controllato; le circo- bero essere in grado di vedere le luci ostacolo
stanze più impegnative si verificano quando i in tempo utile per evitare la struttura ad alme-
voli si svolgono in condizioni di visibilità vicino no 600 m di distanza in senso orizzontale in tut-
al valore limite per quella classe di operazioni te le condizioni operative. I piloti che operano
praticata all’atto del volo (valore limite di visibi- tra 165 e 250 nodi dovrebbero essere in grado
lità). Gli ostacoli non possono essere visti a di- di vedere le luci di segnalazione ostacolo a 1,9
stanze superiori a quelle consentite dalla visibi- km, a meno che il tempo non si deteriori fino a
lità prevalente e spesso sono avvistati a distan- una visibilità notturna di 1,5 km, nel qual caso
ze minori. Il deficit in termini di riscontri alla vi- sarebbero necessarie 2000 cd per vedere le
sibilità di un ostacolo è ciò che costituisce una luci alla stessa distanza di 1,5 km. Una più alta
condizione di rischio per il volo. In termini prati- intensità con una maggiore visibilità notturna
ci, le riflessioni sulla sicurezza del volo assu- può generare un disturbo ottico fastidioso ai re-
mono come indispensabile che la visibilità de- sidenti locali. Inoltre gli aerei in queste gamme
gli ostacoli sia migliorata in modo che il loro di velocità possono essere generalmente con-
campo visivo sia almeno uguale alla visibilità siderati come operativi sotto le regole del volo
prevalente in condizioni climatiche marginali. strumentale notturno (IFR) quando la visibilità è
di 1,5 km.
14.1.2 Di notte, si presentano considerazioni
analoghe. I piloti hanno lo stesso bisogno di 14.1.5 In altri Stati il fondamento logico per l’i-
vedere gli ostacoli in tempo utile per effettuare dentificazione della intensità necessaria alla lu-
eventuali manovre diversive che si rendessero ce ostacolo si basa su l’ipotesi che le luci de-
necessarie. vono essere visibili al livello di visibilità più bas-
so in cui un pilota può volare in VFR, ovvero 3.7
14.1.3 In ogni caso, i piloti dovrebbero essere km.
in grado di determinare la posizione e l’entità
dell’ostacolo. Di notte, questo richiede sempre ■ Tipi di ostacoli
l’applicazione di misure finalizzate a delineare 14.1.6 Sia in ambito aeroportuale, sia lungo la
l’ostacolo (sagoma) nel dettaglio. Di giorno è rotta, gli ostacoli sono determinati da diverse ti-
importante la valorizzazione di elementi che pologie di strutture; i più comuni sono i tralicci,
i pali, i ponti, le torri di raffreddamento, i pali e i
cavi per la tele-comunicazione. Tutte queste
strutture sono trattate nell’Annesso 14 ICAO,
volume I, anche se le specifiche in esso indica-
te sono strettamente correlate con le operazioni
svolte sull’aeroporto.

■ Realizzazione
14.1.7 I residenti ritengono che molti ostacoli
determinino un impatto visivo negativo sull’am-
biente locale. I requisiti operativi sono quindi
inevitabilmente influenzati da un conflitto di in-
teressi, dato che i piloti richiedono un migliora-
mento della visibilità degli ostacoli, mentre gli
ambientalisti richiedono che gli ostacoli siano il
meno appariscenti possibile. Il requisito di ba-
se è quindi quello di rendere gli ostacoli evi-
denti se visti da un aereo, senza aumentarne
significativamente l’impatto visivo se visti da
terra.

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14.1.8 Il metodo scelto per accrescere la visibi- di prestazioni. Sistemi luminosi con livelli pre-
lità dell’ostacolo deve essere in grado di ope- stazionali così elevati possono di fatto ottenersi
rare efficacemente in ogni momento. Si richie- solo con l’uso di luci bianche lampeggianti. Lu-
de quindi un livello elevato di affidabilità e di- ci di questo tipo sono ampiamente utilizzate in
sponibilità, nel presupposto che le caratteristi- alcuni stati. La dimensione e il peso delle at-
che del sistema debbano essere assicurate trezzature per questo tipo di illuminazione ren-
79
per lunghi periodi di tempo. dono impossibile applicare questa soluzione
ad alcuni ostacoli. Inoltre le caratteristiche
14.2 Tecniche per l’incremento della visibilità dell’emissione luminosa di tali luci lampeggianti
14.2.1 Le tecniche di cui all’Annesso 14, Volu- non sono accettate da alcuni residenti locali
me I, Capitolo 6, per incrementare la visibilità durante il giorno e in molti luoghi sono forte-
di un ostacolo rientrano principalmente in due mente contestate durante la notte, anche se i li-
categorie, la marcatura e l’illuminazione. Un velli di intensità sono ridotti. Queste condizioni
terzo metodo in cui le dimensioni dell’ostacolo sfavorevoli causano particolari difficoltà lontano
vengono aumentate ampliandone la struttura è dai centri urbani, laddove i livelli di luce am-
utilizzato anche in alcune applicazioni. Un bientale sono generalmente bassi.
esempio di quest’ultimo metodo è rappresenta-
to dall’inserimento di sfere ad intervalli regolari 14.3 Marcatura
lungo i cavi. La marcatura o pigmentazione 14.3.1 Le circostanze in cui un ostacolo do-
della superficie dell’ostacolo con aree alternate vrebbe essere contrassegnato e le tecniche
di grandi dimensioni e di colore contrastante, a per l’applicazione delle marcature sono de-
bande o quadrati, di bassa o alta riflettenza, è scritti nell’Annesso 14, volume I, Capitolo 6. Le
un requisito che si può applicare in particolare tecniche utilizzate sono quelle che complessi-
ad ostacoli quali edifici, pali o torri. Appena ap- vamente forniscono il migliore incremento della
plicato alla struttura, questo metodo di colora- visibilità degli oggetti, anche se non sono pro-
zione può essere efficace nel rendere l’ostaco- priamente efficaci in alcune circostanze.
lo ben visibile di giorno, in una vasta gamma di
condizioni di visibilità. Tuttavia i costi e la diffi- 14.3.2 Se un oggetto è osservato sullo sfondo
coltà di mantenere le caratteristiche iniziali di del cielo, il contrasto maggiore sarà raggiunto
questa soluzione sono significativi. Inoltre di se l’oggetto è nero. In condizioni di cielo co-
notte il sistema deve essere completato da un perto, gli oggetti che sono colorati di arancio-
impianto di illuminazione. ne possono avere un campo visivo che corri-
sponde quasi a quello ottenuto con il nero. In
14.2.2 Sistemi d’illuminazione operativamente condizioni assolate volando con il sole alle
efficaci sono ampiamente utilizzati. Questi si- spalle, superfici in nero, arancio o bianco pro-
stemi forniscono ai piloti adeguate informazioni ducono tutte valori simili di visibilità utile.
circa l’ubicazione e l’estensione degli Quando si vola contro sole, il contrasto con l’a-
oggetti a cui sono applicati. L’esperienza ha di- rancio è ridotto, ma aumenta con il bianco. Co-
mostrato che, di notte, luci fisse di adeguati co-
lore e intensità riescono a soddisfare i requisiti
operativi, in modo tale da soddisfare sia i piloti
che gli abitanti della zona.

14.2.3 Le pratiche raccomandate per migliora-


re la visibilità degli ostacoli hanno una serie di
difficoltà oggettive ad esse associate. Come
già accennato, l’incremento del contrasto attra-
verso l’uso di vernice, o analoghi prodotti colo-
ranti, è efficace solo per il volo diurno e deve
sempre essere integrata da luci durante la not-
te; i costi d’installazione e manutenzione sono
alti, con l’aggravante delle condizioni di acces-
so al sito, in particolare su strutture alte.

14.2.4 Mentre i sistemi con luci rosse fisse pos-


sono essere utilizzati per indicare adeguata-
mente gli ostacoli ai piloti durante la notte, di
giorno l’intensità delle luci deve essere notevol-
mente aumentata per produrre lo stesso livello

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sì, per oggetti identici, una combinazione di dalla pigmentazione degli oggetti con una illu-
vernice arancione e bianca ha in genere la minazione specifica. Il raggiungimento di be-
stessa efficacia della vernice nera. Inoltre, se nefici operativamente significativi in termini di
osservata contro uno sfondo territoriale com- campo visivo da assicurarsi in tutte le condizio-
plesso, la combinazione di colori bianco e ni atmosferiche diurne richiederebbe l’uso di
arancio fornisce significativi riferimenti per un intensità che non risultano applicabili in alcune
immediato contatto visivo. circostanze. Questo è particolarmente rilevante
per le piccole strutture in cui le dimensioni e il
14.3.3 Di giorno è teoricamente possibile rag- peso dei corpi illuminanti rende tali soluzioni
giungere o superare il limite di visibilità dato inapplicacabili.

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14.3.4 Il campo visivo di una struttura reticolare 14.4.2 Le luci ostacolo possono emettere luce
alta e sottile, come un traliccio radio o televisi- bianca o rossa tranne che per una applicazione
vo, è una funzione complessa della riflettenza in cui può essere utilizzata la luce blu. Alcuni tipi
dei singoli componenti strutturali, della loro am- di luci forniscono un’emissione costante, altri tipi
6
piezza e spaziatura, delle condizioni del cielo, hanno caratteristiche lampeggianti. Nel caso di
della direzione della sole, della direzione da cui luce lampeggiante va specificata la frequenza
81
è vista, così come della trasmissività dell’atmo- di ripetizione. Questo varia tra vari tipi di luci.
sfera e dello sfondo contro il quale la struttura
è percepita. Quando la visibilità del traliccio ri- 14.4.3 Per fornire ai piloti un segnale ottimale,
sulta ridotta, non è escluso che i singoli ele- la frequenza di ripetizione dovrebbe essere di
menti strutturali possano essere percepiti da un circa 90 lampi al minuto. Frequenze da 60 a
pilota osservando l’oggetto anche al limite del- 120 flash al minuto sono in genere considerate
la visibilità. Viceversa, quando la visibilità è ele- idonee dai piloti per fornire un segnale visibile.
vata, gli elementi strutturali possono non esse- Queste frequenze permettono di mantenere il
re colti e il traliccio deve essere considerato contatto con le luci dopo l’acquisizione iniziale.
come un oggetto di grandi dimensioni con bas- Frequenze inferiori determinano un intervallo
so contrasto con lo sfondo. In questo caso, il troppo lungo tra i segnali. Questo rende difficile
contrasto è determinato dalla luminosità media individuare le luci e mantenerle nel campo visi-
della superficie complessiva del traliccio, degli vo istantaneo del pilota. Valutazioni progettuali
elementi strutturali e dello sfondo all’intorno possono comportare l’uso di frequenze di ripe-
dell’oggetto. tizione inferiori ai valori ottimali, anche se tali lu-
ci risultano essere ancora operativamente effi-
14.4 Caratteristiche delle luci caci. Al contrario, le frequenze superiori a que-
14.4.1 Le caratteristiche dell’ illuminazione de- sti valori possono essere fastidiose per qualsia-
gli ostacoli sono quelle di cui all’Annesso 14, si osservatore.
volume I, Tabella 6-3 e Appendice 6. A secon-
da della particolare applicazione sono obbliga- 14.4.4 Le luci ostacolo devono essere visibili
torie luci a bassa, media o ad alta intensità. In sotto tutti gli angoli di azimut. Il raggiungimento
alcune circostanze è utilizzato, una combina- di questa caratteristica richiede l’uso di dispo-
zione di tipi di luce diverse. sitivi multipli in applicazioni quali le torri di raf-

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Tabella 14-1 – Relationship between intensity 14.4.5 Le intensità di cui all’annesso 14, volu-
and visual range me I, Tabella 6-3, sono state scelte per dare
una gamma visuale adeguata nelle condizioni
operative più impegnative in cui le luci devono
essere utilizzate. La relazione tra intensità e
82 campo visivo per una serie di circostanze è
mostrata in Tabella 14-1. Le intensità indicate
coprono l’intera gamma di intensità alta, media
e bassa utilizzate per illuminare gli ostacoli.

14.4.6 I vantaggi operativi di luci ad alta inten-


sità in condizioni diurne sono illustrati dalla Fi-
gura 14-1. Dati sulle prestazioni per luci da
200.000, 20.000 e 2.000 candele sono propo-
ste per una varietà di condizioni meteorologi-
che.

14.4.7 Per rappresentare un beneficio operati-


vo, una luce deve garantire una visibilità supe-
riore a quella dell’oggetto non illuminato su cui
si trova. L’estensione visuale dell’oggetto non il-
luminato può essere pari alla visibilità meteoro-
freddamento. L’ampiezza verticale del fascio logica. Per definizione, non può mai essere
luminoso assicura che un numero sufficiente di maggiore e, in pratica, sarà spesso minore. Ai
luci possa essere visto dai piloti per identificare fini della progettazione, si può presumere che il
la posizione e l’estensione di qualsiasi oggetto, requisito di progetto sia tale che il campo visivo
che rappresenti un ostacolo alla navigazione della luce debba essere maggiore rispetto al
sicura di un aeromobile. campo visivo dell’ostacolo spento.

Tabella 6-1 – Characteristics of obstacle lights

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Tabella 6-2 – Light distribution for low-intensity obstacle lights

83

Tabella 6-3 – Light distribution for medium - and high-intensity obstacle lights according to
benchmark intensities of Table 6-1

14.4.8 Luci ad alta intensità (200.000 cd) pro- tali. La dimensione del problema dipende dalla
ducono il richiesto potenziamento del campo di posizione dell’ostacolo. Alcune aree sono più
visibilità nell’ambito dell’intera gamma delle di- sensibili alle problematiche ambientali. Queste
stanze operativamente significative. Per tutte le aree includono le periferie, i parchi nazionali, le
distanze superiori a circa 6 km, il campo visivo valli e le località dove le luci si trovano su edifi-
di luci ad alta intensità tende ad essere inferio- ci di importanza storica o architettonica. I fattori
re a quello meteorologico dell’ostacolo, ma a caratteristici del sistema d’illuminazione che
queste distanze il potenziamento delle indica- possono produrre riscontri positivi o negativi
zioni visive naturali non è generalmente neces- dal punto di vista ambientale sono:
sario. a) i colori;
b) l’intensità in direzione dell’osservatore;
14.4.9 Con l’utilizzo dell’illuminazione degli c) le caratteristiche del lampo;
ostacoli sono stati riscontrati problemi ambien- d) la configurazione delle luci sulla struttura.

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L’accettabilità ambientale dei diversi colori ap- 14.4.13 La pitturazione di segnaletica cromatica
plicabili alle luci costituisce un’altra problemati- su qualsiasi struttura è un’attività costosa e po-
ca. E’ opinione comune che sul territorio luci tenzialmente pericolosa. Per essere operativa-
ostacolo aeronautiche di colore rosso siano mente efficace, le segnaletiche verniciate devo-
meno contestate rispetto a luci ostacolo lam- no sempre essere mantenute in buono stato, re-
84 peggianti bianche. quisito che implica un forte impegno economi-
co. L’uso di luci a media intensità in queste cir-
14.4.10 L’intensità della luce nella direzione costanze è spesso frutto di una valutazione co-
dell’osservatore è un fattore determinante per sti-benefici. Inoltre tali unità luminose sono meno
l’accettabilità ambientale di notte delle luci costose, più piccole, più leggere e assorbono
bianche lampeggianti. Il livello di illuminazione una potenza inferiore rispetto alle luci ad alta in-
a terra è determinato da diversi fattori, tra cui: tensità. Sono molte le strutture ove risulta impos-
sibile l’utilizzo luci ad alta intensità.
a) la configurazione del fascio luminoso;
b) l’altezza rispetto al suolo del dispositivo lu- 14.4.14 In condizioni diurne in cui un ostacolo
minoso; deve essere ben visibile a distanze brevi e me-
c) la distanza dell’osservatore dall’ostacolo; die, ma dove il campo visivo naturale dell’og-
d) le condizioni di visibilità meteorologica; getto è sufficientemente esteso a lunga distan-
e) le regolazioni di puntamento del dispositivo za, luci a media intensità offrono una valida al-
luminoso. ternativa alla marcatura.

14.4.11 Come si può vedere dalla Figura 14-1, 14.4.15 Sono descritti quattro tipi di luci a bas-
le luci a bassa intensità di giorno non fornisco- sa intensità, tutte per l’impiego al crepuscolo e
no alcun beneficio operativo. Tranne che con di notte, sebbene le intensità specificate per lu-
visibilità molto bassa, quando le operazioni in ci di tipo C e D siano sufficienti per renderle
VFR non hanno luogo, le luci a bassa intensità ben visibili di giorno per i ridotti campi visivi per
hanno caratteristiche di portata inferiori rispetto le quali sono utilizzate. Ad esempio, le luci Ti-
alla portata meteorologica. po D per veicoli “follow me” saranno usate nor-
malmente per campi visivi inferiori a 100 m. Ci
14.4.12 Luci di media intensità (20.000 cd) sono due luci a bassa intensità, di Tipo A e B,
possono produrre piccoli miglioramenti del specifiche per la marcatura di ostacoli fissi. Il
campo visivo in condizioni di visibilità scarsa o Tipo A è normalmente usato da solo o in uno
media. In tali situazioni si può considerare che schema in cui è richiesta solo l’illuminazione
questo tipo di luci fornisca un livello di presta- notturna. L’efficacia operativa di questa luce, in
zioni che equivale alla visibilità di un oggetto particolare sul sedime e nell’intorno aeroportua-
pitturato. Questa equivalenza rende le luci a le, è stata dimostrata da molti anni di utilizzo.
media intensità come utile alternativa alla pig-
mentazione dell’oggetto. La caratteristica lam- Il 14.4.16 La luce a bassa intensità, di tipo B, è
peggiante di questa illuminazione è vantaggio- stata sviluppata per l’uso con la media intensità
sa, in quanto migliora la visibilità dell’ostacolo luminosa, la tipo A, in un sistema di illuminazio-
attirando l’attenzione del pilota verso la posizio- ne a doppio lampada che consente di attuare
ne dell’ostacolo. opzioni in termini di praticabilità e tutela am-
bientale.

14.4.17 Negli ambienti in cui la presenza di altri


fonti d’illuminazione incide notevolmente sulla
visibilità di una luce a bassa intensità di tipo A,
può essere preso in considerazione l’uso di
una luce a bassa intensità di tipo B.

14.4.18 I seguenti tre tipi di luci a media inten-


sità sono specificati nell‘ANNESSO14, volume
I, Tabella 6-3:
a) Tipo A - media intensità - luce lampeggian-
te bianca;
b) Tipo B - media intensità - luce lampeggian-
te rossa;
c) Tipo C - media intensità - luce rossa fissa.

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14.4.19 La luce di media-intensità, tipo A, è Figura 14-1 – Comparison of the typical
progettata per l’uso diurno, crepuscolare e not- daytime range of lights and the range of large
turno. In quest’ultima condizione l’intensità del- unlit objecs for three valutes of intensity
la luce è ridotta al 10 per cento di quella massi-
ma. Un’intensità di 20.000 cd non è necessaria
durante la notte ai fini aeronautici e se utilizzata
85
può comportare difficoltà operative causate
dall’abbagliamento o dai vincoli ambientali.
Una luce di questo tipo può essere utilizzata
da sola per fornire un segnale di allerta sia di
giorno, sia di notte.
La luce Tipo A è installata ove vi è una neces-
sità operativa per segnalare o illuminare un
ostacolo, in cui non sia possibile accendere o
installare luci ad alta intensità o dove le marca-
ture sarebbero di difficile mantenimento. La lu-
ce di tipo A non ha la gamma di prestazioni di
una luce ad alta intensità, ma vi sono molte ap-
plicazioni in cui uno studio ambientale può evi-
denziare che non è necessario installare luci
ad alta intensità e che il livello di prestazioni
delle luci a media intensità risulta adeguato.

14.4.20 La luce Tipo B a media intensità è stata


sviluppata specificatamente per l’utilizzo in si-
stemi di illuminazione doppi. Essa ha la stessa
intensità (2.000 cd) della luce a media intensità più impegnativi di visibilità diurna. Le imposta-
di tipo A e la regolazione notturna delle luci ad zioni d’intensità per il crepuscolo e la notte (lu-
alta intensità di tipo A e B, ma dato che emette minanze dello sfondo da 50 a 500 cd/m2 e me-
luce rossa supera le obiezioni relative all’uso no di 50 cd/m2, rispettivamente), forniscono li-
notturno di luci bianche lampeggianti, come ri- velli inferiori adeguati di emissione luminosa.
scontrato con gli altri sistemi. Poiché è di me- Quando si specificano questi tipi di luce è ne-
dia potenza e non richiede alcun controllo del- cessario considerare non solo le esigenze ope-
l’intensità, il costo della luce di Tipo B rende rative di intensità elevate, ma anche la dimen-
economicamente sostenibile l’uso di sistemi di sione e il peso delle attrezzature. Laddove altri
illuminazione doppi. tipi d’illuminazione hanno una copertura orizzon-
tale di 360 gradi, i dispositivi d’illuminazione ad
14.4.21 La luce Tipo B a media-intensità è uti- alta intensità di norma sono costituiti da unità
lizzata in combinazione con luci alta e a bassa aventi una copertura orizzontale di circa 120
intensità, per fornire sistemi doppi che soddi- gradi. È pertanto necessario installare un nume-
sfano una serie di requisiti diversi. ro di unità in ciascuna posizione da illuminare
per ottenere una copertura su tutto l’orizzonte.
14.4.22 La luce Tipo C a media-intensità è pro-
gettata per uso notturno. Viene utilizzata in par-
ticolare qualora questioni ambientali impedi-
scano l’uso di segnali luminosi bianchi o lam-
peggianti. Questo tipo di luce è un mezzo effi-
cace per l’illuminazione di ostacoli in un am-
biente urbano, in cui la grande quantità e il co-
lore delle luci forniscono uno sfondo inappro-
priato per visualizzare le luci ostacolo. Luci ros-
se di 2.000 cd soddisfano questo requisito. La
natura continua dell’emissione luminosa del se-
gnale è particolarmente vantaggiosa in questo
tipo di ambiente, rendendo più facile per un pi-
lota mantenere il contatto visivo con l’ostacolo
dopo l’acquisizione iniziale.

14.4.23 Le luci ad alta intensità di tipo A e B


hanno intensità sufficienti a soddisfare requisiti i

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Figura 14-1 – Lighting of building 14.5.6 Un esempio di un sistema di illuminazio-
ne ostacolo per un oggetto esteso è riportato
nell’annesso 14, volume I, Capitolo 6, Figura 6-
3. Questa figura mostra come illuminazione
può essere applicata per delineare gli oggetti
che costituiscono l’ostruzione.

14.5.7 Ogni ostacolo deve essere oggetto di


uno studio progettuale per identificare la confi-
gurazione richiesta da quella particolare situa-
zione. Il progetto deve essere conforme alle
raccomandazioni di cui all’Annesso 14, volume
I, 6.3, le quali forniscono anche esempi di si-
stemi di illuminazione degli ostacoli per struttu-
re alte come tralicci e ciminiere. Questi in alcu-
ni casi possono anche superare altezze di 600
m. Altezze di circa 250 m sono comuni per i
tralicci delle antenne TV. Gli esempi di cui al-
14.5 Ubicazione delle luci l’Annesso 14, volume I, appendice 6, mostrano
14.5.1 I sistemi luminosi descritti dall’annesso come le luci possono essere scelte e messe in
14. Volume I, Capitolo 6, 6.3, prevedono uno opera per soddisfare una vasta gamma di si-
svariato numero di schemi di progetto. Questa tuazioni operative.
gamma di opzioni è necessaria per affrontare
la grande varietà di sistemi operativi in un mo- 14.5.8 Nell’Annesso 14, volume I, appendice 6,
do appropriato. Figura 6.1, i dettagli della posizione sono indi-
cati per un sistema di illuminazione a media in-
14.5.2 Lo schema di luci da utilizzare e la posi- tensità.
zione delle luci all’interno dello schema è un Questo schema può essere adottato per osta-
importante aspetto del progetto. E’ solo attra- coli quali tralicci/torri per comunicazione. Se il
verso la scelta appropriata dei modelli e del ti- traliccio ha un’altezza superiore a 150 m, oc-
po di luce all’interno del modello che un siste- corre considerare l’uso di luci ad alta intensità.
ma di illuminazione degli ostacoli è in grado di In questo caso la segnalazione cromatica diur-
soddisfare l’esigenza operativa. na è necessaria se non viene utilizzata l’illumi-
nazione ad alta intensità. L’illuminazione a me-
14.5.3 Per gli oggetti di piccole dimensioni di dia-intensità, tipo A, è particolarmente utile sui
altezza inferiore a 45 m, sono normalmente uti- tralicci esili, laddove la capacità di sostenere il
lizzate luci a bassa Intensità. Per oggetti più peso è limitata e dove non è facile da realizza-
ampi e per oggetti che hanno altezze superiori re l’accesso per scopi di manutenzione. Que-
a 45 m, si raccomanda l’uso di luci di media in- sto layout fornisce una serie di linee guida di
tensità. Per oggetti che si estendono oltre 150 progettazione. Lo schema propone una luce
m sopra il circostante livello del suolo, di norma nel punto più alto della struttura per tutti i pali
sono da utilizzare luci ostacolo ad alta intensità di altezza di 45 m o superiore. Nello schema
al fine di soddisfare i requisiti operativi. sono presenti almeno due luci per tutti i pali di
altezza uguale o superiore a 105 m. Le luci nel
14.5.4 In tutti i casi una luce dovrebbe essere modello sono equi-distanziate e lo spazio tra di
installata quanto più vicino possibile punto più esse non è mai superiore a 105 m. La luce più
alto di ogni oggetto, indipendentemente dal bassa è sempre pari o inferiore a 105 m.
fatto che siano presenti altre luci.
14.5.9 Nell’ annesso 14, volume I, appendice
14.5.5 Per gli oggetti estesi come un gruppo di 6, Figura 6.2, vi è un esempio di un sistema a
edifici, le luci ostacolo devono essere sistema- luci doppie adatto per solo per uso notturno.
te in modo da porre in evidenza la posizione di Il modello propone l’alternanza di luci a 2.000
tutti gli angoli e spigoli principali. Quando si cd lampeggianti rosse e luci fisse rosse 32 cd.
progettano sistemi per uso notturno, è partico- Le luci a bassa intensità si alternano tra le unità
larmente importante assicurare che la posizio- di media intensità, che sono distanziate secon-
ne e l’estensione dell’oggetto possa essere ri- do i parametri indicati nell’allegato 14, volume
conosciuta da un pilota. La definizione di linee I, 6.3.17. Le luci lampeggianti rendono eviden-
rette e angoli tramite uno schema adeguato di te questa configurazione, ma la loro frequenza
luci è particolarmente utile. di ripetizione è bassa.

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Una volta che il pilota ha individuato l’ostacolo, Figura A6-1 – Medium-intensity flashing-white obstacle
le luci fisse a bassa intensità presentano uno lighting system, Type A
schema continuo che aiuta il pilota a mantene-
re la percezione dell’ostacolo. Senza questa
funzione (luce fissa), l’esperienza ha dimostra- 87
to che non è possibile per un pilota avere solo
un contatto intermittente con l’ostacolo dovuto
alla bassa frequenza di ripetizione del segnale
luminoso lampeggiante. La continuità delle
informazioni visive è un requisito importante
che non può essere soddisfatte solo da luci
che hanno basse frequenze di ripetizione. Un
ostacolo illuminato come indicato nell’Annesso
14, volume I, appendice 6, Figura 6.2, deve es-
sere dotato di segnaletica cromatica diurna in
conformità con l’Annesso 14, volume I, Capito-
lo 6, 6.2.

14.5.10 Qualora un sistema di illuminazione a


media intensità utilizzi solo luci rosse fisse, do-
vrebbe essere utilizzato lo schema di cui An-
nesso 14, volume I, appendice 6, Figura 6.3.
La spaziatura tra le luci è scelta per assicurare
che sull’ostacolo siano collocate luci in numero
sufficiente, così da individuare facilmente sia la
posizione che l’estensione dell’ostacolo. L’e-
sperienza operativa ha dimostrato che questa
configurazione fornisce ai piloti le indicazioni
necessarie senza causare alcun problema am-
bientale.
Figura A6-2 – Medium-intensity flashing-red obstacle lighting
14.5.11 Il doppio sistema d’illuminazione defini- system, Type B
to nell’Annesso14, volume I, appendice 6, Fi-
gura 6.4, utilizza una combinazione di luci a
media e bassa intensità.

Per uso diurno si devono impiegare luci di me-


dia intensità, tipo A. Di notte si devono impie-
gare, luci di media intensità Tipo B, potenziate
da luci a bassa intensità di Tipo B. In pratica,
questa configurazione consiste in uno schema
per uso diurno di luci bianche lampeggianti da
20.000 cd, intervallate a non più di 105 m e in
uno schema per uso notturno, in cui si alterna-
no luci rosse lampeggianti da 2.000 cd e fisse
da 200 cd, con una spaziatura pari alla metà di
quella utilizzata per le operazioni diurne. Que-
sta disposizione è quindi identica a quella di
cui all’allegato 14, volume I, Appendice 6, figu-
re 6.1 e 6.2, rispettivamente operazioni diurne
e notturne. Il progetto illuminotecnico è partico-
larmente utile per gli oggetti di altezza minore
di 150 m, dove si riscontra una preferenza per
luci diurne bianche lampeggiante e luci nottur-
ne lampeggianti rosse.

14.5.12 Un altro sistema d’illuminazione doppio


è definito dall’Annesso 14, volume I, appendice
6, Figura 6.5.

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Figura A6-3 – Medium-intensity fixed-red obstacle lighting Figura A6-4 – Medium-intensity dual obstacle lighting
system, Type C system, Type A/Type B

Figura A6-5 – Medium-intensity dual obstacle lighting Figura A6-6 – High-intensity flashing-white obstacle lighting
system, Type A/Type C system, Type A

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Figura A6-7 – High/Medium-intensity dual obstacle lighting Figura A6-8 – High/Medium-intensity dual obstacle lighting
system, Type A/Type B system, Type A/Type C

Esso utilizza luci di media intensità di Tipo C Nell’Annesso 14, Volume I, appendice 6, figure
(rosso fisso) per fornire una portata notturna 6.7 e 6.8, è definito un sistema luminoso doppio
identica a quella di cui all’Annesso 14, Volume che risponde alla necessità di illuminare il punto
I, appendice 6, Figura 6.3. Adottando luci a più alto di un ostacolo in circostanze in cui la
media intensità, tipo A, in posizioni alternate parte superiore della struttura non è adatta per
sull‘ostacolo, si aggiunge una funzionalità il fissaggio di unità luminose ad alta intensità.
diurna mediante luci bianche lampeggianti da Questo problema viene superato tramite l’uso in
20.000 cd. La specificità di questo sistema a quella posizione di una luce a media intensità.
doppia illuminazione è l’impiego di luci bian- Di notte, come indicato nell’Annesso 14, volume
che lampeggianti a media intensità di giorno e I, appendice 6, Figura 6,7, la configurazione lu-
di sole luci rosse fisse da 2.000 cd di notte. minosa consiste in un insieme di luci rosse sia
Questa configurazione consente l’utilizzo diur- fisse che lampeggianti; in questa combinazione
no di luci bianche lampeggianti di media in- non sono previste luci bianche.
tensità, ma è accettabile durante la notte in
luoghi in cui luci bianche associate a segnali Il sistema luminoso di cui all’Annesso 14, volu-
lampeggianti non sono accettabili. Come per me I, Appendice 6, Figura 6.8, è simile a quello
altri schemi che utilizzano le luci di media in- di Figura 6,7, ma durante la notte tutte le unità
tensità di tipo A, esso è principalmente desti- sono luci rosse fisse di media intensità. Lo
nato per l’utilizzo su ostacoli di altezza inferio- schema di cui all’Annesso 14, volume I, appen-
re a 150 m. dice 6, Figura 6,8, è usato specificamente
quando le questioni ambientali sono da tenere
14.5.13 Ove l’informazione di allerta assicurata in seria considerazione.
dalle luci ad alta intensità debba essere fornita
su strutture elevate, viene utilizzato lo schema 14.6 Installazione di luci ostacolo ad alta
di progettazione di cui all’Annesso 14, volume intensità
I, Appendice 6, da Figura 6.6 a 6.8. Una guida
più dettagliata per l’installazione di questo tipo 14.6.1 Le luci ostacolo bianche ad alta inten-
d’illuminazione è dato nel successivo para- sità sono utilizzate per indicare la presenza di
grafo 14.6, mentre l’Annesso 14, volume I, ap- strutture elevate se la loro altezza, rispetto al li-
pendice 6, Figura 6.6, dà la configurazione di vello del terreno circostante, supera i 150 m e
base. se uno studio aeronautico indica tali luci come

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nell’intervallo da zero a otto gradi sopra l’oriz-
zontale. Normalmente le luci dovrebbero esse-
re installate con il picco del fascio luminoso a
zero gradi sulla verticale. Laddove il terreno, le
zone residenziali limitrofe o altre situazioni lo ri-
90 chiedano, può essere utile elevare i fasci lumi-
nosi delle unità inferiori di uno o due gradi
sull’orizzontale. Il fascio di luce prodotta dalle
unità ai livelli inferiori non dovrebbe raggiunge-
Figura 14-2 re il suolo a meno di 4,8 km dalla struttura, al fi-
High-intensity ne di non disturbare i residenti locali.
obstacle lights
installed on a 14.6.3 Un’emissione relativamente ristretta del
chimney fascio verticale è necessaria per fornire la pie-
na intensità della luce alla quota di possibile
essenziali per il riconoscimento di giorno della collisione con l’ostacolo. Parimenti una minima
struttura. Esempi di tali alte strutture sono le porzione di luce dovrebbe essere visibile a
torri delle antenne radio e televisive, le ciminie- quote più elevate dell’altezza dell’ostacolo e ri-
re e le torri di raffreddamento (vedi Figure 14-2 spetto al suolo.
e 14-3). Nel segnalare tali strutture tutte le luci
devono lampeggiare simultaneamente. 14.6.4 Luci ostacolo bianche lampeggianti ad
alta intensità poste su strutture elevate devono
Luci ostacolo ad alta intensità vengono anche avere un’intensità efficace non inferiore a
utilizzate per le strutture di sostegno delle linee 200.000 cd. L’intensità delle luci dovrebbe di-
elettriche aeree (vedi Figura 14-4). In questo minuire automaticamente a 20.000 cd al crepu-
caso le luci lampeggiano in una sequenza ver- scolo e 2.000 cd nelle ore notturne attraverso
ticale specificamente codificata, che viene uti- l’uso di fotocellule.
lizzata non solo per identificare le torri e la pre-
senza di elettrodotti, ma anche per indicare ai 14.6.5 Nel caso in cui non sia possibile installa-
piloti che stanno avvicinandosi ad un ostacolo re una luce ad alta intensità sul vertice di una
complesso, non ad uno isolato. torre strallata o di un’antenna, si dovrebbe por-
re una luce ad alta intensità nel punto più alto
14.6.2 L’intensità del picco dei fasci luminosi accessibile e una luce ostacolo a media inten-
deve essere dotata di regolazione angolare sità luminosa in sommità. Qualsiasi luce lam-
peggiante a media intensità dovrebbe lampeg-
giare in sincronia con le luci ad alta intensità in-
Figura 14-3 stallate sulla struttura. Durante il giorno la luce
A typical high- bianca a media-intensità identifica il vertice
intensity obstacle della struttura, dopo che il pilota ha stabilito un
light unit contatto visivo con le luci ad alta intensità.

14.6.6 Le strutture di supporto degli elettrodotti


sospesi richiedono un sistema unico, lampeg-
giante in verticale e in sequenza, per fornire ai
piloti un’allerta adeguata circa la presenza sia
delle torri che dei cavi sospesi tra le torri stes-
se. Sistemi di segnalazione costituiti da vernice
e da luci rosse a media intensità non fornisco-
no alcuna indicazione della presenza di elettro-
dotti. Per questa applicazione si raccomanda-
no quindi sistemi di luci ad alta intensità; si rac-
comandano sistemi luminosi lampeggianti an-
che sulle strutture di supporto.

14.6.7 Le luci ostacolo ad alta intensità su torri


di sostegno di cavi sospesi devono avere
un’intensità diurna non inferiore a 100.000 cd.
L’intensità delle luci diminuirà a 20.000 cd al
crepuscolo e a 2.000 cd di notte mediante un
sistema di controllo a fotocellula.

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91

Figura 14-4
Location of high-
intensity obstacle
lights on towers
supporting overhead
wires

14.6.8 Indipendentemente dalla loro altezza, le 14.6.11 Due o più unità luminose devono esse-
strutture di supporto dei cavi sospesi devono re installate a ciascun livello e dirette su un pia-
essere segnalate su tre livelli. La luce più alta no orizzontale così da fornire 180 gradi di co-
dovrebbe essere al livello della sommità della pertura centrati sulla linea di trasmissione.
struttura di supporto. L’altezza effettiva di mon- Quando l’attraversamento di una catenaria si
taggio può essere scelta così da fornire un ac- trova presso la curva di un fiume, ecc., le luci
cesso sicuro per la manutenzione della luce. Il devono essere orientate in modo da fornire la
livello più basso dovrebbe corrispondere al li- copertura luminosa più efficace, per allertare i
vello dell’elemento inferiore della catenaria so- piloti in avvicinamento da entrambe le direzioni
spesa tra le due strutture di sostegno. Se la ba- circa la presenza degli elettrodotti.
se della struttura di supporto è più alta del pun-
to inferiore della catenaria, la luce al livello più 14.6.12 Ogni luce ostacolo ad alta intensità ri-
basso deve essere installata sul terreno adia- chiede una potenza di circa 200 W. La sezione
cente, in modo da garantire che la sua visione del cavo di alimentazione dovrebbe essere di-
non sia schermata. Il livello centrale dovrebbe mensionata su una potenza media di 400 V/A
essere ad una quota intermedia tra i livelli su- per luce. Se devono essere utilizzati trasforma-
periore e inferiore (si veda la Figura 14-4). tori, essi devono essere predisposti a 600 V/A
per evitare la saturazione del nucleo con le cor-
14.6.9 Il numero di luci necessario per ogni li- renti di picco. Le luci ostacolo ad alta intensità
vello dipende dal diametro esterno della struttu- di solito sono alimentate a 240 V o 480 V per ri-
ra da illuminare. I numeri raccomandati per ot- durre le dimensioni del cavo e del condotto,
tenere un’adeguata copertura sono i seguenti: ma si possono adottare tensioni più basse, fino
a 120 V. Frequenze di 50 Hz e 60 Hz sono en-
trambe disponibili.
Diametro Unità luminose per ogni livello
6 m o meno 3 14.6.13 Gli elettrodotti ad alta tensione soprae-
da 6 m a 30 m 4 levati presentano un rischio rilevante per gli ae-
rei che volano bassa quota. Sovente l’estensio-
da 30 m a 60 m 6
ne dei cavi è molto lunga. In alcune località i
più di 60 m 8 cavi ad alta tensione attraversano una valle o
un fiume senza supporti intermedi, così da ren-
14.6.10 Il livello centrale dovrebbe lampeggia- dere inefficace la segnalazione dei tralicci con
re per primo, quello superiore per secondo e luci a bassa e media intensità. In questo caso
quello inferiore per ultimo. L’intervallo di tempo occorre valutare l’installazione delle luci diretta-
tra il lampo al livello superiore e il lampo al li- mente sui cavi.
vello inferiore dovrebbe essere circa il doppio
dell’intervallo tra il livello centrale e il livello su- 14.6.14 Ci sono notevoli difficoltà per il mon-
periore. L’intervallo tra la fine di una sequenza taggio sui cavi di luci ostacolo a bassa inten-
di lampi e l’inizio della successiva dovrebbe sità. Se la tensione del corrente è considerevo-
essere di circa dieci volte l’intervallo dei lampi le, è estremamente difficile utilizzarla diretta-
tra il livello centrale e il livello superiore. mente per alimentare lampade convenzionali,

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Figura 14-5 – Installation of obstacle lights on high-tension wires

92

poiché sorgono problemi di isolamento e di tra- 14.6.15 La sorgente luminosa è costituita da


sformazione della corrente elettrica. Il costo una lampada scarica a bassa pressione in at-
per fornire a tali lampade un’alimentazione elet- mosfera di gas neon, che emette luce rossa.
trica a bassa tensione (110 V o 220 V) può es- La lampada ha una durata di decine di migliaia
sere considerevole. Il dispositivo descritto di di ore. Il principio di derivazione dell’energia si
seguito è stato specificamente sviluppato al fi- basa su una sorgente elettrica con corrente
ne di risolvere questi problemi e per facilitare bassa e ad alta tensione; la lampada è costitui-
l’installazione di luci ostacolo conformi alle spe- ta da un lungo tubo di vetro di piccolo diame-
cifiche di cui all’Annesso 14, volume I, Capitolo tro, ad avvolgimento elicoidale e con due elet-
6, 6.3. Il sistema comprende trodi a freddo. L’unità è alloggiata in una guai-
a) una sorgente luminosa, na protettiva di vetro temperato, con un diame-
tro di circa 50 millimetri. Le estremità del tubo
b) un conduttore ausiliario per trasmettere l’e- di protezione sono ermeticamente sigillate con
nergia elettrica necessaria.

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tappi metallici, in modo che lo spazio interno attiva ad una tensione di alcune migliaia di
possa essere riempito con un liquido speciale volt.
per eliminare emissioni radio parassite. La lam-
pada stessa è sospesa su supporti flessibili e 14.6.17 Il sistema è mostrato in figura 14-5. Per
collegata da una parte alla linea attiva e dall’al- tensioni diverse vi sono due configurazioni, in
grado di rispondere alla necessità di semplifi- 93
tra al conduttore ausiliario.
carne il montaggio e per evitare di causare di-
14.6.16 Il conduttore ausiliario è una porzione sturbi supplementari su frequenze radio diver-
di cavo metallico conduttore, isolato dal cavo se da quelle emesse naturalmente dalle linee
ad alta tensione. In questo modo l’obiettivo di
principale, e destinato a produrre per effetto
illuminare tali cavi ad alta tensione con luci a
capacitivo l’energia elettrica necessaria al fun-
bassa intensità può essere raggiunto in sicu-
zionamento della lampada. La geometria del
rezza.
conduttore ausiliario dipende dalla linea attiva
e dal suo voltaggio. Il conduttore è costituito
da tubi di 4 metri di lunghezza in alluminio di 14.7 Monitoraggio e manutenzione
alta qualità; il numero e la configurazione sono 14.7.1 Le luci ad alta intensità per la segnala-
determinate dalle condizioni di funzionamento. zione di ostacoli dovrebbero essere controllate
continuamente mediante un sistema di monito-
La lunghezza del cavo ausiliario è inversamen-
raggio automatico o controllate visivamente
te proporzionale alla tensione del cavo princi-
ogni 24 ore.
pale. Il conduttore ausiliario è sospeso da iso-
latori in vetro ad elevata resistenza meccanica 14.7.2 Tutti i componenti di un dispositivo d’illu-
e da ganasce in alluminio, per evitare qualsiasi minazione a scarica di gas, compresa la sor-
problema di accoppiamento elettrico con i ca- gente luminosa, dovrebbero essere progettati
vi. Le ganasce sono dimensionate sul diame- per consentire un’agevole manutenzione forni-
tro esatto dei cavi elettrici. Tale diametro può re le prestazioni specificate per un periodo di
variare tra 16 mm e 34 mm. Questa lampada si almeno un anno senza manutenzione.

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Arch. Santiago Calatrava - Città dello Sport - Tor Vergata (Roma)
Copyright © Moreno Maggi
Gli approfondimenti
6

CERN: DOVE INGEGNERIA E FISICA


SI INCONTRANO
a cura di Ing. Davide Iacomini
La parte scientifica è stata curata dal Prof. Matteo Martini
Università degli Studi Guglielmo Marconi (Roma) & INFN Laboratori di Frascati

Punto di riferimento per la fisica subnucleare, il Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire (CERN) è stato isti-
tuito nel settembre del 1954 con lo scopo di far confluire in un unico grande laboratorio la ricerca europea in fisica
delle particelle, diventando con il tempo il fiore all’occhiello della ricerca internazionale.
Il percorso che ha condotto verso l’istituzione del CERN è stato lungo e articolato e merita quindi, almeno a grandi
linee, di essere ricordato in questa sede. Dopo la seconda guerra mondiale si avverte la necessità di fondare un
centro europeo all’avanguardia per la ricerca scientifica, con lo scopo di restituire all’Europa un primato che, fino a
quel momento, sembrava esser stato soppiantato dall’egemonia scientifica statunitense. Per fare questo, viene riuni-
to un consiglio di scienziati con lo scopo di elaborare un piano per la realizzazione di un laboratorio con sede a Gi-
nevra. La scelta di collocarlo nel cantone svizzero assume un carattere simbolico seppur denso di significato: que-
gli stessi scienziati giungevano da Paesi che fino a poco tempo prima si dichiaravano guerra a vicenda ma che ora
sedevano allo stesso tavolo per collaborare, gomito a gomito, ad un progetto scientifico senza precedenti.
Il laboratorio ospita alcuni tra i progetti più ambiziosi nell’ambito degli studi scientifici. La ricerca del bosone di
Higgs è solo uno, anche se il principale, dei motivi che hanno condotto alla realizzazione del più grande accelerato-
re di particelle esistente, il Large Hadron Collider (LHC).
Ad LHC operano quattro esperimenti principali – ALICE, ATLAS, CMS e LHCb – oltre a numerosi altri esperimenti atti

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allo studio della fisica delle alte energie. Tale ternavano decine di esperimenti con lo sco-
schieramento di forze è reso necessario per po di comprendere le proprietà dei nuclei
verificare a livelli mai raggiunti prima la validità altamente instabili per studiarne, in tal mo-
dell’ormai noto Modello Standard ma anche, e do, le applicazioni in fisica dello stato soli-
soprattutto, per cercare quelli che vengono do, fisica delle superfici e fisica medica.
chiamati “segnali di nuova fisica” cioè tutti que- • Il programma LEAR (Low Energy Antiproton
97
7 gli eventi, cercati da tempo, che indicherebbe- Ring):
ro la presenza di qualcosa di assolutamente Accelerando un fascio di protoni all’energia
nuovo rispetto a quanto conosciamo oggi. di 26 GeV dal Booster del PS, questi veni-
Per capire il ruolo attuale del CERN e della ri- vano utilizzati per un duplice scopo: una
cerca nella fisica delle alte energie è necessa- frazione veniva inviata al SPS per esser ul-
rio ricordare, seppur brevemente, l’evoluzione teriormente accelerata, mentre la parte re-
degli esperimenti che sono stati condotti a Gi- stante veniva estratta e inviata su un bersa-
nevra. glio per produrre antiprotoni successiva-
Durante i primi trent’anni di ricerche, l’attenzio- mente accumulati, raffreddati ed inviati al-
ne si è focalizzata su collisori a protoni che, l’acceleratore LEAR. Quest’ultimo aveva lo
grazie alla massa delle particelle accelerate, scopo di produrre fasci di antiprotoni di
consentono di raggiungere energie maggiori. bassissima e bassa energia destinati a stu-
Prima il Sincrociclotrone (SC), successivamen- di dell’annichilazione nell’urto con un proto-
te smontato, poi il Protosincrotrone (PS) ed infi- ne bersaglio.
ne il Superprotosincrotrone (SPS). Con l’espe- • Il programma a bersaglio fisso al SPS (Su-
rienza acquisita utilizzando questi acceleratori, per Proton Synchrotron):
nei primi anni ottanta è stato costruito il LEP L’acceleratore SPS è stato progettato per
che permetteva l’annichilazione elettrone-posi- raggiungere una energia di 300 GeV, au-
trone attraverso la quale si è contribuito in mo- mentata poi successivamente fino a 450
do significativo a delineare il quadro globale GeV. E’ stato costruito per accelerare e stu-
della struttura della materia. Come è noto, oltre diare diversi tipi di particelle: protoni, anti-
alla fisica delle particelle, sono numerosi i set- protoni, elettroni, positroni e ioni pesanti. Si
tori che beneficiano dei risultati (sia tecnologici tratta di un sincrotrone costruito all’interno
che scientifici) di queste ricerche. Solo per fare di tunnel circolare lungo 7 km. L’SPS è
un esempio, forse il più noto al grande pubbli- tutt’ora in attività con la funzione di preac-
co, molti degli strumenti oggi in uso per la dia- celerare i protoni che successivamente
gnostica medica sono il frutto di ricerche lega- vengono iniettati nell’attuale grande colliso-
te alla fisica degli acceleratori di particelle. re LHC. Costruito nel 1976, ha permesso di
Uno dei motivi del successo del CERN è senza realizzare esperimenti per lo studio di Muo-
dubbio rintracciabile nella buona gestione del- ni, Neutrini e ioni pesanti. E’ stato utilizzato
le risorse economiche messe a disposizione anche per fornire dati importanti riguardo la
dalla Comunità. Solo per dare un esempio, collisione protone-antiprotone agli esperi-
ogni acceleratore costruito è stato poi utilizzato menti UA1 e UA2 grazie ai quali è stata
non solo in vista della sperimentazione, ma an- possibile la scoperta dei bosoni W e Z per
che come pre-acceleratore e iniettore dell’ac- la quale sono stati premiati con il premio
celeratore costruito successivamente. Ciò con- Nobel per la fisica Carlo Rubbia e Simon
sente un notevole risparmio nell’economia ge- van der Meer.
nerale della struttura e un’ottimizzazione delle
risorse, permettendo così di veicolare gli inve- Figura 1:
The Globe of Science
stimenti verso apparati di grande efficacia ed
and Innovation, uno
efficienza. Questo e altri aspetti gestionali han- spazio espositivo e
no contribuito a creare un laboratorio di eccel- divulgativo presente
lenza mondiale sotto tutti i punti di vista. all'interno del CERN.
Come accennato in precedenza, per conte- (Photo credits: CERN)
stualizzare il quadro scientifico del CERN pas-
siamo ora ad elencare i maggiori programmi
che si sono succeduti nel corso del tempo, ri-
portandoli in ordine di energia crescente.
• Il programma ISOLDE (Isotope Separator
On Line): Accelerando un fascio di protoni
all’energia di 1 GeV dal Booster del PS ve-
nivano prodotti fasci di ioni radioattivi invia-
ti, poi, in una sala sperimentale in cui si al-

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• Il programma LEP (Large Electron-Positron dall’equivalenza tra massa inerziale ed
Collider): energia sintetizzata dall’equazione di Albert
Il LEP – acronimo di Large Electron-Positron Einstein E=mc².
Collider – era un acceleratore circolare lun- Il LEP, con i suoi quattro esperimenti
98 go 27 km, costruito in un tunnel sotterraneo ALEPH, DELPHI, L3, OPAL, ha rappresen-
in grado di far collidere fasci di elettroni e tato il punto focale delle ricerche eseguite
positroni con un’energia massima iniziale al CERN in tutti gli anni novanta, coinvol-
nel centro di massa di circa 91 GeV. Questo gendo fisici provenienti da tutti i paesi evo-
valore è stato poi aumentato fino a 209 GeV luti del mondo. Tra le altre cose, proprio
poco prima della dismissione del comples- sfruttando il LEP, è stato possibile iniziare in
so avvenuta nel 2000. modo sistematico la ricerca del bosone di
Il LEP, precursore di LHC, è stato costruito Higgs, la cui esistenza è stata esclusa in
basandosi sulla tecnologia del sincrotrone quegli anni fino ad una massa di 114,5
unita al principio dell’anello di collisione GeV. Come vedremo in seguito, questo va-
materia-antimateria proposto da Bruno Tou- lore ha poi rappresentato il punto di parten-
schek(1), era installato sotto terra a una za da cui ripartire per la costruzione del
profondità media di 100 metri e aveva la ben più potente LHC.
forma di poligono ottagonale con otto se-
zioni dritte di circa 500 metri e otto archi cir- Costruzione del Large Hadron Collider – LHC
colari il cui raggio di curvatura era di 3,3 Si iniziò a parlare del Large Hadron Collider già
km, la circonferenza complessiva era di nel 1974, molto prima della costruzione del
26,658 km. LEP, quando John Adams – in quel momento
Come anticipato, la funzione di un collisore direttore del CERN – voleva che il tunnel che
di particelle è quella di far scontrare fasci di doveva ospitare il LEP fosse abbastanza ampio
particelle in modo da raggiungere elevate da permettere, in futuro, l’installazione di una
energie nel centro di massa, cioè nel punto macchina a protoni. Questa osservazione fa
dove avviene lo scontro. Il processo in cui ben capire quale sia, da sempre, l’animo che
l’energia può trasformarsi in materia è ben spinge il CERN; una visione globale, competiti-
noto poiché si basa sul fatto che la materia va e, soprattutto, a lungo raggio non solo per
e l’energia sono due aspetti differenti della quello che si deve realizzare ma anche per
stessa grandezza fisica, come discende quello che dovrà venire negli anni successivi
(fig. 2).
Figura 2: Punto di svolta per la realizzazione di LHC fu la
Schema teorico del decisione del governo americano di interrom-
tunnel del LEP pere, nel 1993, il progetto già avviato del SSC
(Photo credits: CERN)
(Superconducting Super Collider), un grande
acceleratore a protoni che sarebbe stato co-
struito nel laboratorio Enrico Fermi di Chicago.
LHC rimaneva dunque il più grande progetto
scientifico di carattere internazionale. Solo un
anno dopo infatti, nel 1994, il Consiglio del
CERN approvò il progetto che aveva l’intento di
realizzare in due tempi una macchina potentis-
sima che avrebbe permesso di raggiungere
nel 2004 un’energia nel centro di massa di 9,2
TeV e di 14 TeV nel 2008. Nella realtà, in segui-
to ad una serie di problemi di varia natura, il
Large Hadron Collider iniziò a funzionare il 20
novembre 2009, inizialmente con una energia
di 2,36 TeV (1,18 TeV per fascio) che già di per
se rappresentava un record in questo settore.
In termini estremamente semplici possiamo
considerare il Large Hadron Collider un gigan-
tesco microscopio che permette di studiare i
costituenti fondamentali della materia, come i
Quark e gli elettroni, ovvero le particelle ele-
mentari che - per quanto ne sappiamo oggi -
rappresentano i mattoncini fondamentali che
costituiscono tutto ciò che ci circonda. In fisica,

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tale campo di esplorazione viene anche defini- canalizzata. Questo è quello che è succes-
to dell’infinitamente piccolo. Al contrario di so con il Bosone di Higgs che è una parti-
quanto si potrebbe erroneamente pensare, tali cella “pesante” prodotta in modo raro, mai
studi non sono limitati solo a queste scale di osservata prima della messa in funzione di
grandezza ma, al contrario, l’osservazione di LHC.
nuove particelle e la misura sempre più precisa • Infine, il terzo scopo riguarda il fatto che in
99
delle loro caratteristiche, ci consente di trarre seguito alle collisioni viene a ricrearsi la
importanti conclusioni anche per quello che stessa temperatura che l’universo aveva in
possiamo definire l’infinitamente grande. Solo un certo istante della sua vita e, quindi, è
per dare un esempio su tutti, il valore della possibile riprodurre in laboratorio le condi-
massa del bosone di Higgs è direttamente col- zioni di quel dato momento.
legato alla stabilità del nostro universo. Dal punto di vista strutturale, il tunnel che ospi-
Proseguendo questa descrizione in modo ta LHC è posto nel sottosuolo con una inclina-
scientificamente non rigoroso ma solo a scopo zione di circa 2 gradi. Questo valore si è reso
introduttivo, possiamo dire che accelerando necessario perché una parte del tunnel si trova
due fasci di particelle (nel caso di LHC i proto- nelle vicinanze delle montagne del Jura e c’era
ni) e facendoli scontrare ad alta energia avven- la necessità di diminuire la pressione della ter-
gono essenzialmente tre cose: ra contro il tunnel. La profondità minima del
• I protoni, che non sono particelle elementari tunnel è di 52 metri mentre la massima è di 175
ma sono a loro volta formati da tre quark le- metri.
gati tra loro, vanno in frantumi. I mini technical-stop ovvero gli interventi di ma-
• Nella collisione c’è la creazione di un gran- nutenzione ordinaria della macchina vengono
de quantitativo di energia che può trasfor- eseguiti ad intervalli regolari solitamente mensi-
marsi in materia, così come previsto dall’e- li della durata di 1-4 giorni e riguardano preva-
quazione di Albert Einstein E=mc2. Maggio- lentemente i motori per la criogenia, le installa-
re è l’energia della collisione e più massic- zioni elettriche e la strumentazione. Vi sono poi
ce possono essere le particelle prodotte. interventi di manutenzione con frequenza an- Figura 3:
Dunque le particelle che non sono mai sta- nuale che possono durare anche due mesi e Ing. Davide Iacomini
te osservate in passato possono diventare che riguardano ad esempio il filtraggio delle all’interno del
“accessibili” al Large Hadron Collider, pro- impurezze della criogenia. In caso di manuten- laboratorio 904
prio perché si dispone di una alta energia zione straordinaria, ad esempio la sostituzione del CERN

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Figura 4: di un magnete guasto, è necessario circa un LHC è capace di accelerare fasci di protoni e
Fase di assemblaggio mese per riscaldare il pezzo della macchina su ioni pesanti in direzioni opposte ad una velo-
dei componenti di LHC cui bisogna lavorare, un altro mese per raffred- cità molto vicina a quella della luce (precisa-
all’interno del tunnel dare il pezzo più il tempo necessario per fare il mente il 99,9999991%) facendoli viaggiare nel
(Photo credits: CERN) lavoro. Detto questo, possono servire anche tre vuoto e poi collidere in determinati punti della
mesi di stop, per cui è chiaro come in fase pro- circonferenza in corrispondenza dei quali sono
gettuale siano state identificate e corrette tutte installati i quattro esperimenti: ATLAS, ALICE,
le potenziali sorgenti di guasti (fig. 4). LHCb e CMS (fig. 5).
Nonostante l’incidente del 19 settembre 2008,
durante il quale una connessione elettrica difet- Descrizione sintetica dell’accelerazione di
tosa ha cominciato a dissipare potenza gene-
rando in seguito un arco voltaico in grado di particelle in LHC:
bucare il contenitore dell’elio e provocando un Per raggiungere le energie più elevate i protoni
rilascio del gas, il Large Hadron Collider ha re- che vengono iniettati nell’anello di LHC seguo-
golarmente iniziato la sua attività e rappresenta no una sequenza precisa comandata dalla sala
una meraviglia dell’Ingegneria. di controllo del CERN chiamata CCC (Cern
Control Center). All’inizio di tutta la catena di
acceleratori che porta a LHC vi è un apparato
chiamato duoplasmatron nel quale viene im-
messo idrogeno gassoso a cui vengono strap-
CMS pati gli elettroni, quindi i protoni vengono accu-
mulati ed incanalati nel primo stadio di accele-
razione: il LINAC2, acceleratore lineare lungo
Figura 5: LHC 36 metri in grado di accelerare i protoni fino a
Schema di massima LHCb 50 MeV (prossimamente sarà sostituito dal LI-
del complesso di ALICE NAC4 lungo 80 metri in grado di accelerare
accelerazione di LHC SPS ATLAS protoni fino a 160 MeV).
in cui sono riportati Successivamente vi è un altro piccolo pre-ac-
anche i punti di
installazione dei
celeratore: il PSB (Proton Syncrotron Booster)
quattro esperimenti di 157 metri di circonferenza che dall’uscita del
p
oggi in corso. Pb PS LINAC accelera le particelle fino a 1,4 GeV. A
(Photo credits: CERN) cascata vi sono altri due pre-acceleratori di cir-

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conferenza sempre maggiore, il Proto-Sincro-
trone (PS) di 628 metri di circonferenza che ac-
celera le particelle da 1,4 a 25 GeV ed infine il
Super-Proto-Sincrotrone (SPS) di 7 km di cir-
conferenza che porta le particelle ad una ener- 101
gia da 25 a 450 GeV (fig. 6).
Per comprendere a grandi linee il funzionamen-
to di un collisore di particelle è necessario ri-
chiamare alcuni semplici concetti di elettroma-
gnetismo. All’interno dell’anello sono ripetuti di-
versi elementi che comprendono: cavità a ra- Figura 6:
Schema di massima di
diofrequenza e magneti multipolari. Nel vuoto, un collisore di
le particelle viaggiano in linea retta. Per poterle particelle
“intrappolare” su traiettorie (quasi) circolari è (Photo credits:
necessario agire mediante campi magnetici. Marco Delmastro -
Infatti, come noto, quando una particella carica www.borborigmi.org)
passa attraverso una regione in cui è presente
un campo magnetico, quest’ultimo esercita una
forza (detta di Lorentz) che tende a curvare le
particelle. Proprio in virtù di questo, e come ac-
cennato in precedenza, la traiettoria delle parti-
celle, cioè l’anello in cui vengono fatte passare,
è formato da una sequenza di tratti lineari uniti ga di niobio e titanio e raffreddati da elio liqui-
da archi di circonferenza. Proprio lungo questi do superfluido ad una temperatura vicina allo
archi sono presenti i magneti dipolari che han- zero assoluto (1,9 K = -271,25° C).
no il compito di curvare le particelle. Il sistema criogenico dell’LHC è il più grande
Aspetto negativo di questo processo è che che esista al mondo (fig. 9).
quando vengono curvate, le particelle perdono I fasci nell’anello LHC sono organizzati in pac-
Figura 7:
parte della loro energia emettendo radiazione. chetti denominati bunch contenenti circa 1011
Spaccato di LHC in cui
Questa è quella che viene detta “radiazione di protoni, questa operazione viene chiamata in sono visibili i tubi a
sincrotrone”. Per compensare queste perdite di gergo “rampa”. Questi fasci si incrociano con vuoto per i due fasci.
energia, e garantire dunque l’energia di proget- una frequenza di 25 nano-secondi che, visto la (Photo Credits: CERN)
to durante lo scontro, lungo l’anello sono pre-
senti delle cavità a radiofrequenza, cioè sistemi
che sfruttano un campo elettrico per accelera-
re le particelle facendogli quindi riacquisire l’e-
nergia persa a ogni giro per radiazione di sin-
crotrone.
Oltre a questi già citati, all’interno di un colliso-
re sono presenti anche magneti multipolari.
Sempre sfruttando la forza di Lorentz, tali siste-
mi hanno il compito di focalizzare o defocaliz-
zare il fascio cioè di avvicinare o allontanare tra
loro le particelle con lo scopo principale di au-
mentare la probabilità di urto tra fasci opposti.
I protoni che escono dal SPS per andare a cir-
colare dentro LHC, entrano in realtà in due
punti di giunzione diversi gli uni per circolare in
una direzione e gli altri nell’altra, per cui sono
presenti due campi magnetici distinti con verso
opposto.
LHC non è fatto dunque da un anello unico,
bensì da due anelli che corrono paralleli per la
maggior parte del percorso (fig.7), per scam-
biarsi posizione in quattro punti di collisione
(fig.8).
Vista la grande energia dei fasci di LHC, i ma-
gneti superconduttori che realizzano un campo
magnetico di circa 8 tesla sono realizzati in le-
roma
velocità prossima a quella della luce, corri-
Figura 8: Schema dei sponde ad una distanza tra pacchetti chiamati
due anelli di LHC in cui
sono visibili i punti di
in gergo “treni” di circa 7 metri tra uno e l’altro.
interazione e i LHC è stato progettato per far circolare 2808
successivi scambi di bunch nominali in ognuno dei due fasci. Tali
102 valori danno l’idea dell’enorme quantità di dati
posizione.
(Photo credit: LHC, prodotta da LHC e, soprattutto, della velocità
outreach) dell’elettronica di gestione sia del collisore che
degli esperimenti presenti. (fig. 10)
Durante il funzionamento, soprattutto a causa
delle collisioni, i fasci diminuiscono la loro in-
tensità facendo diminuire anche la quantità di
Figura 9: Doppia cavità di LHC avvolta dai magneti superconduttori. dati prodotti. Dopo un tempo più o meno lungo,
(Photo Credits: CERN) e che dipende da moltissimi fattori, è necessa-
rio iniettare nuovi fasci all’interno del collisore
dal momento che quelli presenti potrebbero
anche diventare instabili. Tale condizione deve
essere assolutamente evitata per prevenire
danni sia alla struttura di LHC ma anche agli
esperimenti qualora il fascio si allontani troppo
dalla traiettoria stabilita.
Per questa ragione la procedura di arresto dei
fasci, denominata dump, deve essere rapida:
c’è un punto di LHC attrezzato con degli scam-
bi magnetici in grado di estrarre i fasci dalla lo-
ro traiettoria circolare e di deviarli lungo due
gallerie tangenziali all’anello dove, per evitare
surriscaldamenti locali, un sistema di magneti
deflettori sparpaglia il fascio a monte dell’as-
sorbitore, in modo che non tutti i pacchetti lo
colpiscano nello stesso punto.
L’elevata mole di dati raccolta dagli esperimen-
ti installati ad LHC necessita di una infrastruttu-
ra informatica molto evoluta e che sfrutta il si-
stema del calcolo distribuito. Tale rete, denomi-
nata Worldwide LHC Computing Grid (WLCG),
è formata da diversi centri di calcolo sparsi per
il mondo e interconnessi da rete ad alta velo-
cità. Solo per avere un’idea dell’ordine di gran-
dezza di questi sistemi, basti pensare che ogni
anno LHC produce dati per almeno 30 petaby-
Figura 11: Sala del centro di calcolo del CERN dove sono ospitati i server per la te! (fig. 11)
gestione e la distribuzione dei dati raccolti. (Photo credits: CERN)

Figura 10: Point 6:


il punto lungo LHC attrezzato
per gli scambi magentici per
l’estrazione dei fasci
(photo credit: LHC outreach)

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I quattro esperimenti a bordo del Large l’esterno del rivelatore, si trova il calorimetro
Hadron Collider elettromagnetico per l’identificazione degli elet-
troni e dei fotoni e la misura della loro energia,
■ ATLAS e successivamente il calorimetro adronico per
la misura dell’energia di jet di particelle adroni-
L’esperimento ATLAS (A Toroidal LHC Appara-
che (pioni, protoni, neutroni, etc.).
103
tuS) ha dimensioni enormi se pensiamo che si
trova nel sottosuolo: 46 metri di lunghezza, 26 Questi rivelatori sono situati al centro di un
metri di altezza ed un peso di circa 7.000 ton- grande magnete toroidale, formato da 8 grandi
nellate. E’ stato concepito per misurare il più bobine superconduttrici (rettangolari: 25 m x 5
ampio intervallo possibile di segnali non con- m), che determinano la geometria dell’intero
centrandosi su un fenomeno fisico ben preciso, esperimento. Al suo interno, nelle zone in avan-
questo perché quando il fascio di protoni colli- ti, sono stati inseriti due toroidi superconduttori
de al centro del rivelatore viene a prodursi una più piccoli.
grande varietà di particelle con un vasto inter- Nel campo magnetico del grande toroide sono
vallo di energia ed in questo modo si è sicuri posti i rivelatori per il trigger e la misura della
che qualunque nuova particella o processo fisi- traiettoria dei muoni di alta energia. Rivelatori
co che si presenti possa essere rivelato e misu- simili, per l’identificazione dei muoni emessi a
rato. (fig. 12) meno di 15° dai fasci di protoni, sono posizio-
L’esperimento è costruito intorno al punto di nati dopo i due toroidi più piccoli. A 17 metri
collisione dei protoni con una sequenza di rive- dal punto di interazione e in prossimità dei fa-
latori posti in modo stratificato di diverso tipo e sci di protoni si trovano i rivelatori per la misura
funzione determinata dalle proprietà di intera- della luminosità (fig. 13).
zione con la materia delle particelle da osser- In una hall sotterranea contigua all’esperimen-
vare. In prossimità del punto di interazione pro- to, è situata l’elettronica per il trigger degli
tone-protone, è situato il tracciatore interno per eventi ritenuti interessanti e per la registrazione
la determinazione della traiettoria delle particel- dei dati per la successiva analisi.
le cariche emesse nella collisione, questo è po-
sto in un campo magnetico di 2 Tesla, generato ■ ALICE
da un magnete solenoidale superconduttore: L’esperimento ALICE, acronimo di “A Large Ion
dalla curvatura della traiettoria nel campo ma- Collider Experiment”, è dedicato allo studio
gnetico si può determinare la quantità di moto della fisica dello stato di materia denominato
delle particelle osservate. Procedendo verso “plasma quark-gluone” (QGP), che ci si aspet-

ATLAS Experiment © 2014 CERN Figura 12:


Spaccato
dell’esperimento
ATLAS in cui sono
visibili i rivelatori che lo
compongono
(Photo credit:
ATLAS Experiment ©
2014 CERN)
Figura 13: ta si formi ad altissima energia a causa delle fico dei decadimenti in muoni. L’esperimento
Immagine della interazioni forti. ALICE è complementare rispetto agli altri espe-
costruzione di ATLAS L’apparato ALICE è suddiviso in un rivelatore rimenti di LHC essendo caratterizzato da una
in cui sono visibili le centrale e in uno spettrometro per muoni. Il rive- alta capacità di identificazione di particelle, da
bobine che formano il
campo magnetico
latore centrale è costituito da più sotto-rivelatori un miglior tracciamento in eventi ad alta molte-
richiesto (Photo deputati a identificare le particelle, ricostruirne il plicità e da una migliore ricostruzione delle trac-
Credits: ATLAS percorso, misurare la loro energia e ad effettua- ce a basso impulso (fig. 14).
Experiment © 2014 re studi di molteplicità e di produzione di fotoni
CERN) durante le fasi di formazione del QGP. Lo spet- ■ LHCb
trometro per muoni è deputato allo studio speci- (Large Hadron Collider beauty) è un esperi-

Figura 14: Figura 15:


Spaccato dell’esperimento ALICE Complesso del rivelatore LHCb
(Photo Credits: CERN, ALICE) (Photo Credits: CERN, LHCb)

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mento che ha lo scopo principale di studiare la Gli obiettivi dell’esperimento CMS coprono an-
cosiddetta asimmetria materia-antimateria. Co- che tutta una serie di studi fondamentali come
me noto al grande pubblico, durante le prime la ricerca di particelle super-simmetriche, lo
fasi del Big Bang, si suppone che materia e studio della fisica del Quark bottom e la viola-
antimateria fossero entrambe presenti e in zione della simmetria CP. L’apparato contiene
equilibrio tra loro. Successivamente, con l’e- altri sotto-rivelatori capaci di misurare l’energia
105
spansione dell’universo, l’antimateria è scom- e l’impulso di fotoni, elettroni, muoni e altre par-
parsa lasciando il posto solo alla materia, la ticelle che vengono a crearsi nelle collisioni.
quale forma tutto quello che oggi vediamo e L’apparato ha un diametro di 15 metri e lungo 22
che rappresenta il nostro stesso universo. con un peso di circa 14.500 tonnellate (fig. 16).
Nelle collisioni di protoni ad alta energia vengo-
no prodotte anche mesoni-b ovvero particelle Scoperta del bosone di HIGGS
contenenti Quark b (bottom o beauty) o anti- Il 4 luglio 2012 la fisica italiana Fabiola Gianotti,
Quark b. I mesoni-b non sono presenti nell’uni- allora responsabile e coordinatrice dell’esperi-
verso attuale perché molto instabili mentre do- mento ATLAS ed oggi direttrice generale del
vevano essere presenti subito dopo il Big Bang. CERN, annuncia al mondo la scoperta del Bo-
I fisici al lavoro nel progetto LHCb ritengono sone di Higgs.
che dallo studio dei decadimenti dei mesoni e La definizione molto nota di Particella di Dio
dei corrispondenti anti-mesoni, costituiti preva- non piace molto alla comunità scientifica ma,
lentemente da Quark-b e anti-b, sarà possibile dato che è una particella chiave per capire la
ottenere altre importanti informazioni sui mec- nostra esistenza, l’evoluzione dell’universo e
canismi che permettono di distinguere in natu- forse il suo futuro, tale definizione può essere
ra la materia dall’antimateria. intesa come supporto dell’importanza di tale
Nel novembre 2012, analizzando un campione scoperta (fig. 17).
di dati contenente più di cinquanta miliardi di La teoria afferma che nei primi istanti dell’uni-
mesoni-b il rivelatore LHCb ha individuato alcu- verso tutte le particelle elementari avevano
ni eventi in cui il mesone-b decade in due muo- massa nulla e si muovevano liberamente alla
ni. È uno dei decadimenti più rari mai osservati velocità della luce. In questo contesto, un
in natura e l’impresa sperimentale è stata enor- centesimo di miliardesimo di secondo dopo il
me (fig. 15). Big Bang, si è creato il campo di Higgs e
questo ha avuto un effetto determinante sull’e-
■ CMS voluzione successiva poiché il campo di
Il Compact Muon Solenoid (CMS), insieme ad Higgs agisce come una specie di ragnatela e
ATLAS, è l’altro esperimento “general-purpose” le particelle elementari che prima si muoveva-
installato ad LHC. no liberamente ora interagiscono col campo
Nel 2012 l’acronimo CMS è apparso spesso di Higgs. In questa interazione, alcune parti-
nei media perché con un lavoro parallelo al celle passano nel campo in maniera indistur-
progetto ATLAS è stata possibile la scoperta bata e continuano a muoversi alla velocità
del Bosone di Higgs anche grazie al suo parti- della luce, altre vengono rallentate acquistan-
colare calorimetro elettromagnetico ad alta ri- do massa differente. Ad esempio, una parti-
soluzione. cella che passa attraverso il campo di Higgs
in maniera indisturbata avrà massa estrema-
mente piccola o nulla (il fotone ne è un esem-
pio che risulta indifferente alla presenza del
campo ed ha quindi massa nulla) viceversa il
Quark top, la particella elementare più pesan-
te conosciuta, è molto influenzato dal campo
di Higgs. Il campo di Higgs è dunque respon-
sabile dell’esistenza della massa delle parti-
celle, una proprietà fondamentale nella storia
del nostro universo. Ora, affinché possa esi-
stere questo campo di Higgs, è necessaria
l’esistenza di un particolare bosone che rap-
presenti dunque la prova inconfutabile dell’e-
sistenza di questo campo e quindi della veri-
dicità del meccanismo di formazione della
massa delle particelle.
Figura 16:
Dettaglio dei rivelatori che compongono l’esperimento
Tutto questo meccanismo venne formulato nel
CMS (Photo Credits: CERN, CMS) lontano 1964 dal fisico scozzese Peter Higgs (e

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106

Figura 17:
Foto scattata il 4 Luglio
2012 durante
l’annuncio della
scoperta del bosone
di Higgs
(Photo Credits: CERN)

indipendentemente dall’altro fisico Francois En- non è possibile “vedere” direttamente il bosone
glert) appunto per provare a spiegare la massa di Higgs ma che questo, una volta prodotto,
delle particelle, precedentemente non contem- esiste per un tempo brevissimo prima di deca-
plata dai modelli prima conosciuti. (fig. 18) dere in altre particelle. I diversi modi di decadi-
Come visto in precedenza, le ricerche fatte con mento vengono anche detti “canali” e la ricerca
il LEP avevano escluso una massa del bosone del bosone (come per tante altre particelle) av-
con valori inferiori a 114 GeV. A partire dal viene proprio identificando con precisione le
2001 la ricerca fu spostata negli USA studian- particelle prodotte e ricostruendo in questo
do le collisioni registrate all’interno dell’accele- modo il capostipite che ha dato vita allo stato
ratore Tevatron del Fermilab e in quel caso è osservato.
stata esclusa l’esistenza del bosone di Higgs In apparenza, il canale più semplice per la ri-
con massa compresa tra 160 e 170 GeV. cerca del bosone di Higgs è quello in cui han-
Queste ricerche, anche se infruttuose, non so- no due fotoni nello stato finale (H—> γγ). In
no state intese come fallimenti ma hanno posto questo caso, è sufficiente osservare due fotoni
dei limiti che hanno consentito ai ricercatori nello stato finale e ricostruire, partendo dai loro
successivi di focalizzare l’attenzione su parti impulsi, la massa dello stato iniziale. In realtà,
non ancora esplorate. questo tipo di misure, che si occupano di ca-
La ricerca strumentale tiene conto del fatto che nali rari, cioè con bassa probabilità di avvenire,
sono fortemente complicate dalla presenza di
Figura 18:
segnali di fondo molto simili a quello cercato e
Da sinistra: Francois che avvengono con probabilità molto più alta.
Englert, Peter Higgs Per ovviare a questo, si richiedono rivelatori
(Photo Credits: CERN) molto precisi, cioè in grado di distinguere suffi-
cientemente bene particelle diverse, ma anche
una impegnativa e complessa analisi dei dati
per distinguere l’evento cercato (segnale) dai
fondi presenti.
Grazie proprio all’analisi dei dati raccolti dai
due grandi esperimenti installati ad LHC,
ATLAS e CMS, è stato possibile identificare con
sufficiente precisione statistica il bosone di
Higgs con massa di 125,3 +/- 0,6 GeV. (fig. 18)

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Il futuro del CERN
La principale domanda nell’opinione pubblica
a seguito della scoperta del bosone di Higgs è
stata ovviamente “E adesso?”, proprio per indi-
care cosa sarebbe stato del grande collisore 107
costruito al CERN. In realtà, come già accen-
nato in precedenza, i punti di forza principali
del laboratorio sono da sempre una eccellente
gestione delle risorse economiche e una visio-
ne ampia del futuro.
Come noto, dopo l’upgrade che ha innalzato
nuovamente l’energia raggiungibile da LHC, la
presa dati è ricominciata con il solito vigore e
l’immutato entusiasmo. Prima di tutto, l’eviden-
za del bosone di Higgs non chiude assoluta- Figura 19:
mente questa tipologia di ricerca. I nuovi dati Massa ricostruita da un campione di eventi gamma-
raccolti da LHC serviranno per misurare con gamma. la distribuzione continua è il fondo. Sopra
precisione le proprietà di questa particella ma questo si distingue chiaramente un picco che indica
anche per vedere se esistono altri bosoni di un eccesso di eventi proveniente da una particella
Higgs. da circa 125 GeV, appunto il bosone di Higgs.
Oltre a questo, vista proprio l’energia mai rag- (Photo Credits: CERN)
giunta prima a disposizione, LHC potrà offrire
un’opportunità unica per produrre grandi quan-
tità di particelle già note, migliorando così la ra maggiore di quella che chiamiamo “energia
nostra conoscenza delle loro proprietà e delle oscura” sulla quale le nostre conoscenze sono
loro interazioni. veramente ridotte all’osso.
Parlando invece di particelle sconosciute, LHC Spostando un attimo lo sguardo da LHC, il
offre la possibilità di esplorare per la prima vol- CERN è da sempre attivo anche su altri fronti
ta settori della fisica delle particelle ad oggi so- della fisica delle alte energie. Se per LHC par-
lo ipotizzati. Un esempio su tutti è quello della liamo di “energy frontier”, intendendo la fine-
materia oscura. Solo per dovere di cronaca, l’u- stra aperta andando ad energie sempre più
niverso che noi conosciamo è composto solo elevate, vi è poi il settore delle “intensity fron-
per il 4% di materia “barionica”, cioè la stessa tier”, esperimenti di altissima precisione che
che forma gli atomi e le molecole che ci circon- sono in opera o stanno nascendo per esplorare
dano. Questa minima frazione è diluita in un proprio i settori dove la nostra conoscenza è
qualcosa che è composta per più del 26% di più frammentaria. Come potete facilmente im-
materia oscura qualcosa che sappiamo che maginare, anche per la frontiera in intensità il
esiste, di cui vediamo gli effetti ma che, ad og- CERN rappresenta un punto di riferimento uni-
gi, non siamo riusciti ad identificare ed osser- co nel quale far convogliare e far lavorare insie-
vare. Oltre a questo, vi è poi una frazione anco- me studiosi provenienti da tutto il mondo.

"Con un ragionamento molto pittoresco e forse poco scientifico si può dire che, qualora fos-
se dimostrata l'esistenza della materia oscura per mezzo delle ricerche fatte al CERN, si
potrebbe ipotizzare realmente l'esistenza di un universo parallelo e vivere con questa nuo-
va consapevolezza.
Come è fatto questo universo parallelo nessuno lo sa, potrebbe essere composto da una
massa informe di particelle o chissà cos'altro.
Nell'allegoria "il mito della caverna" scritta da Platone approssimativamente tra il 390 e il
360 a.C. il filosofo greco dimostra che aveva capito qualcosa.
Ora è inutile lasciare spazio a supposizioni o suggestioni che potrebbero essere accostate
ad un film di fantascienza piuttosto che a credenze di ogni tipo.
Sono certo che le ricerche in corso avranno l'esito sperato. Ciò che più impressiona sarà
l'ennesima dimostrazione di potenza del Large Hadron Collider (LHC) e del CERN guidato
da Fabiola Gianotti attraverso i quali saremo noi per primi a "presentarci" al nuovo universo
e non viceversa."
D. Iacomini

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108

Note
1
Bruno Touschek il 7 marzo 1960 tenne un seminario nei Laboratori Nazionali di Frascati che passò
alla storia: partendo da una semplice considerazione cinematica, ovvero che è molto più conve-
niente far collidere due fasci di particelle che viaggiano alla stessa velocità piuttosto che far urtare
particelle contro un bersaglio fisso, venne avanzata l’idea di costruire collisori di particelle. La pro-
posta di Touschek andò anche oltre questa semplice considerazione proponendo l’urto tra elettroni
e positroni aventi carica opposta e che quindi avrebbero potuto circolare in un unico anello sfruttan-
do gli stessi campi magnetici che li avrebbero curvati in direzioni opposte.

Bibliografia
• L’italia al CERN – Le ragioni di un successo – a cura di Filippo Menzinger Ed. SIS Pubblicazioni
Divisione Ricerca – INFN Frascati
• home.web.cern.ch/about/accelerators/super-proton-synchrotron
• Claudio Luci Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e INFN sezione di Roma1 – Monticel-
li_310306.ppt (31-mar-2006)
• Caccia al Bosone di Higgs – a cura di Marco Boscolo - Ing. Luca Bottura © 2008 - 2015 Zani-
chelli Editore SpA
• Borborigmi di un fisico renitente a cura di Marco Delmastro – www.borborigmi.org
• Proceedings of the 2014 - Evian workshop on LHC beam operation, CERN-ACC-2014-0319 Edi-
ted by B. Goddard, S. Dubourg
• Dalle correnti neutre al Bosone di Higgs: 60 anni di scoperte del CERN Guido Tonelli - Incontri di
Fisica - 10 ottobre 2014- Laboratori Nazionali di Frascati INFN
• Gian Francesco Giudice - Un viaggio nella fisica dell’LHC – Ed. Springer
• Fondamenti di Fisica 2 – Philip R. Kesten, David L. Tauck – Ed. Zanichelli

Architetti M. e D. Fuksas - The Admirant (Eindhoven) Copyright © Moreno Maggi ÿ

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Gli approfondimenti

I PROSSIMI PROGRAMMI DI ESPLORAZIONE


E SBARCO UMANO SU MARTE
a cura di Ing. Carlo Di Leo

“Ciò che rende più arditi i nostri sogni


è il fatto che essi si possono realizzare”
Le Corbusier

Introduzione
Nel quinto capitolo del libro “Cosmo” il grande prof. Carl Sagan, uno dei massimi astronomi, astrofisici e astrochimi-
ci del XX secolo parlando del pianeta Marte narra un aneddoto secondo il quale, molti anni fa, un celebre direttore
di giornale mandò ad un famoso astronomo, il seguente telegramma : “PREGO INVIARE CINQUECENTO PAROLE
SU QUESTIONE VITA SU MARTE.” L’astronomo raccolse l’invito ed inviò a sua volta un telegramma di risposta in cui
vi era scritto: “NESSUNO SA, NESSUNO SA, NESSUNO SA,…” ripetendo il messaggio fino al numero di parole ri-
chiesto. Ma a questa ammissione di ignoranza, caparbiamente ribadita da un esperto, nessuno fece caso e ancor
oggi, si possono sentire autorevoli prese di posizione sia da parte di chi sostiene di poter argomentare l’esistenza di
vita su Marte, sia da parte di chi ritiene di doverne negare la possibilità stessa. Alcuni scienziati in passato hanno
creduto (ed altri lo credono ancora oggi) che Marte fosse abitato, sulla base di prove rivelatesi però il più delle volte
inconsistenti in quanto ricerche preliminari di specifiche manifestazioni di vita non hanno avuto successo o hanno

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avuto (come nel caso delle Viking) esiti ambi-
gui.
A questo punto è d’obbligo una domanda: per-
ché proprio i marziani? Perché tante fervide
speculazioni e congetture nonché strabilianti 111
fantasie su di essi piuttosto che, ad esempio su
abitanti di altri pianeti quali potrebbero essere i
venusiani, i gioviani o i saturniani? Perché in al-
tre parole, il termine “marziano” è divenuto a
tutti gli effetti un sinonimo di “extraterrestre“?
Con ogni probabilità perché a prima vista Mar-
te somiglia molto alla Terra (in realtà è, tra tutti Figura 1:
gli altri pianeti del Sistema Solare, sicuramente Foto ripresa da una
quello che vi somiglia di più) ed è anche il pia- Viking
neta più vicino di cui riusciamo a scorgere la
superficie; vi sono calotte ghiacciate ai poli,
nubi bianche vaganti, furiose tempeste di sab- terrestre e nemmeno nero come quello della
bia e persino il giorno dura 24 ore. Luna o più in generale dei pianeti senza atmo-
Marte è il pianeta dei grandi vulcani, degli sfera. La bassa densità fa sì che il trasporto di
sconfinati deserti, delle lunghe vallate, delle calore attraverso i venti sia basso, generando
calotte ghiacciate; il pianeta, forse, della vita. forti differenze di temperatura tra le diverse
Mai come oggi questo pianeta è stato oggetto aree. Le nubi marziane sono formate da acqua
di studi, esplorazioni, indagini. Lo si immagina- e anidride carbonica e assomigliano ai cirri ter-
va un pianeta morto; in realtà sta mostrando restri; assumono invece un aspetto ciclonico vi-
aspetti del tutto impensabili di un pianeta in cino ai rilievi che, con la loro altezza, modifica-
continua trasformazione. Esso sarà molto pro- no le condizioni meteorologiche circostanti.
babilmente la futura tappa della conquista spa- Nella Tabella n.1 è riportato un identikit di Mar-
ziale dell’uomo. te.Il viaggio che separa la Terra da Marte, co-
Marte è grande poco più della metà della Ter- me vedremo meglio nei prossimi paragrafi, si
ra; come la Terra ha un’atmosfera, delle stagio- prospetta denso di incognite. Basterebbe infatti
ni ed un giorno di 24 ore. Contrariamente alla un micrometeorite per distruggere l’astronave
Terra è un pianeta freddo poiché raramente la con l’equipaggio. Per arrivarci, dunque, l’uomo
sua temperatura supera gli 0°C. Il suo anno du- dovrà fare appello a tutto il suo coraggio, la
ra 680 giorni terrestri ed esso dista dal Sole sua intelligenza e alle sue conoscenze scientifi-
mediamente 228 milioni di chilometri. Marte che. La NASA vorrebbe giungere su Marte non
possiede due piccoli satelliti naturali: Phobos e oltre il 2035.
Deimos. Forse sono antichi asteroidi catturati Nelle righe che seguono verrà descritta una
nell’orbita di Marte miliardi di anni fa. Anche ipotetica missione che sembra essere la più
Marte come la Terra ruota su se stesso con un probabile, ma non è l’unica, per cui nei suc-
asse leggermente inclinato: questo determina cessivi paragrafi verranno descritti anche gli al-
l’alternarsi delle stagioni. Infine Marte è all’una- tri progetti.
nimità noto come il “pianeta rosso” a causa La missione che viene qui descritta dovrebbe
della sua colorazione rossastra simile alla rug- durare circa due anni metà di viaggio e metà
gine, dovuta all’abbondante presenza di ossidi da trascorrere sul “pianeta rosso”. Sarà la più
ferrosi sulla sua superficie. grande avventura umana dopo la conquista
Plasmato da forze possenti, Marte è il pianeta della Luna. Oggi sembra quasi impossibile
degli estremi. Appartengono a questo pianeta pensare ad una missione marziana. Invece ab-
la vetta più alta del Sistema Solare, un vulcano biamo tutta la tecnologia necessaria. Per cono-
alto due volte e mezzo l’Everest (il monte Olym- scerla è sufficiente entrare nei vari centri della
pus), e un canyon lungo 4.000 chilometri; testi- NASA. È dagli anni Sessanta, dai tempi delle
monianze di alluvioni catastrofiche avvenute ol- missioni Apollo che si stanno studiando i meto-
tre tre miliardi di anni fa, quando c’era acqua in di ed i sistemi necessari ad un così lungo viag-
superficie. Come si può vedere anche dalla gio. Se tutto andrà come previsto nel 2035 (o
fig.1, contrariamente a quanto avviene sulla forse anche prima) 6-8 uomini dovrebbero par-
Terra, dove il cielo è azzurro di giorno e rosso tire alla volta di Marte con l’obiettivo primario di
di sera, su Marte il cielo è rosso (e tendente al cercare la vita sul “pianeta rosso” (qualora non
rosa) di giorno e azzurro al tramonto per la pre- fosse già stata scoperta) ed acqua vicino alla
senza costante di polveri in sospensione. Il cie- superficie, per porre una base permanente per
lo di Marte dunque, non è azzurro come quello l’uomo. Il viaggio prenderebbe il via quando la

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Tabella 1 - Scheda tecnica di Marte
Distanza media dal Sole 227,9 milioni di km (min. 206,7-max. 249,1)
Diametro equatoriale 6.786 chilometri
112 Velocità orbitale media attorno al Sole 24,13 km/s
Periodo di rotazione 24h 37min 23 sec 7
Periodo di rivoluzione 687 giorni
Satelliti noti 2
Massa (Terra=1) 0,108
Volume (Terra=1) 0,150
Densità media 3,9 g/cm3
Temperatura media alla superficie -50°C
Inclinazione dell’asse 25° 11’
Inclinazione dell’orbita rispetto all’eclittica 1°,9
Pressione alla superficie (Terra=1) 0,006
Atmosfera Anidride carbonica (oltre 95%), azoto (2,7%),
argon (1,6%), tracce di ossigeno (0,13%),
vapore acqueo (0,03%) ecc.

Terra e Marte saranno più vicini possibile, si- suno se ne accorga. Pertanto quest’ultima do-
tuazione che si verifica ogni 26 mesi. In queste vrà essere provvista di opportune schermature
condizioni si aprirebbe una finestra di lancio (almeno contro le radiazioni). Infine l’assenza
che consentirebbe all’equipaggio di giungere di gravità potrebbe causare problemi fisici an-
su Marte in sei mesi di viaggio. Attualmente, tra che se le lunghe permanenze nelle stazioni
i vari progetti, si sta studiando una navicella spaziali stanno dando informazioni necessarie
del diametro di 9 metri, suddivisa in due piani. su come limitare i danni.
Il piano superiore servirebbe per l’alloggio de- Una volta giunti su Marte, uno scudo termico
gli astronauti, utile anche quando essi giunge- proteggerà l’astronave durante l’ingresso in at-
ranno su Marte, mentre quello inferiore sarebbe mosfera e l’atterraggio, esattamente come av-
adibito a plancia di comando o per effettuare viene oggi per far scendere le sonde automati-
esperimenti. Dopo alcune orbite attorno alla che. In prossimità della superficie lo scudo
Terra, per verificare che tutto funzioni alla per- verrà abbandonato, e dapprima un gruppo di
fezione, l’equipaggio punterà alla volta dell’or- paracadute, poi i motori frenanti della navicella
bita marziana. Da quel momento in poi, nessun le faranno toccare il suolo a velocità ridottissi-
astronauta potrà più tornare sulla Terra, senza ma. Quindi avrà inizio l’esplorazione. Si installe-
aver prima raggiunto il pianeta rosso. Gli uomi- ranno stazioni meteorologiche e si campionerà
ni dovranno cavarsela da soli, in quanto il tem- il suolo. Si esplorerà l’atmosfera e si cercheran-
po di andata e ritorno del messaggio radio sa- no forme di vita passata e presente. Tutto sarà
rebbe troppo lungo perché si possa fare affida- nuovo per l’uomo: i colori, i paesaggi, nonché il
mento alla base. Il viaggio non sarà privo di in- modo di muoversi e di camminare. Per questo
sidie. Da un lato vi sono i rapporti umani tra i motivo sarà di grande aiuto l’esperienza degli
membri sell’equipaggio a bordo della navicella astronauti e gli strumenti che vennero usati in
che potrebbero complicarsi con il trascorrere passato per le missioni lunari Apollo. Sulla Lu-
del tempo. Inoltre si sentirà la mancanza psico- na infatti gli astronauti si imbatterono in situa-
logica della Terra che apparirà come un punto zioni totalmente diverse da quelle che si incon-
luminoso tra la moltitudine di stelle. Dall’altro vi trano sul nostro pianeta. Verosimilmente anche
saranno problemi tecnici non indifferenti. Infatti i primi uomini che scenderanno sul “pianeta
le radiazioni del vento solare provenienti dal rosso” dovranno affrontare difficoltà analoghe.
Sole, nonché le radiazioni cosmiche provenien- Sulla Luna ad esempio gli astronauti si dovette-
ti dalle restanti parti dello spazio, potrebbero ro abituare ad un mondo di forti contrasti tra lu-
avere conseguenze sugli organismi dei com- ce ed ombra e ciò a causa della mancanza di
ponenti l’equipaggio e l’impatto con microme- un’atmosfera. Su Marte una debole atmosfera
teoriti che viaggiano a 40.000-50.000 km/h po- esiste dal momento che essa riesce a diffonde-
trebbe distruggere l’astronave senza che nes- re la luce solare impedendo al cielo di essere

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nero. Tuttavia essa è così poco consistente che
è praticamente come se non ci fosse. L’espe-
rienza maturata sulla Luna sarà dunque di
grande aiuto. Gli astronauti dovranno sempre
muoversi con delle speciali tute, sia per la
mancanza di ossigeno che per la presenza di
113
radiazioni cosmiche, per lo più di origine solare
e ciò limiterà in modo piuttosto consistente i lo-
8 ro movimenti. Tuttavia gli astronauti lunari han-
no già ampiamente dimostrato che ci si può fa-
cilmente abituare alle ingombranti tute e dopo
pochi minuti di lavoro esse diventano un impe-
dimento assai relativo.
In fig.2 è mostrata una foto del rover Curiosity
della missione Mars Science Laboratory scat-
tata su Marte.
Un altro elemento al quale gli astronauti marzia-
ni dovranno fare attenzione sarà il passo, cioè
il modo di camminare sul “pianeta rosso”. La
gravità inferiore potrebbe spingere gli astro-
nauti marziani a muoversi a piccoli balzelli, co-
me fecero a suo tempo gli astronauti lunari. Sul
nostro satellite infatti, la gravità ridotta ad 1/6 di
quella terrestre faceva sì che una piccola spin-
ta consentisse grandi balzi. Gli astronauti delle
missioni Apollo trovavano comunque utile e di-
vertente muoversi in questo modo. Per coprire
lunghe distanze anche su Marte, così come
venne fatto sulla Luna si dovranno utilizzare dei
rover. I viaggi lunari hanno dimostrato che è
possibile trasportare un’auto impacchettata in
un paio di metri cubi e una volta aperta con un
gioco di molle, poter fare affidamento su di es-
sa per il trasporto di due persone per molti chi-
lometri. Attualmente sono in fase di studio auto
a celle a combustibile e a pannelli solari. Que- scelse il Mare della Tranquillità per fare allunare Figura 2:
sti sono stati usati per dare energia ai rover ro- il primo equipaggio. Solo con i voli successivi e Curiosity su Marte
bot marziani che hanno dimostrato di svolgere quando si potrà fare massimo affidamento sulle
egregiamente il loro lavoro senza alcun tipo di navicelle marziane, si potranno scegliere aree Figura 3:
manutenzione. In fig.3 possiamo vedere il rover morfologicamente più accidentate che risulta- ExoMars in
ExoMars che si prepara alla grande impresa no le più interessanti da un punto di vista geo- “allenamento”
che dovrà compiere muovendosi nel deserto di logico ed operativo. Secondo questa tipologia
Atacama, in Cile. Sullo sfondo sono visibili le di missione (che nelle pagine che seguono
cupole del VLT sul Cerro Paranal. verrà classificata come “missione lunga” e con-
Anche su Marte gli astronauti, almeno nella pri- trassegnata col numero 6) gli astronauti do-
ma fase dell’esplorazione dovranno affrontare il vranno rimanere su Marte circa un anno, il tem-
problema della mancanza di acqua. Solo in un po necessario per una lunga serie di esperi-
secondo tempo essa potrà essere estratta dal menti e ricerche. Studieranno l’atmosfera, en-
sottosuolo, ma all’inizio dovrà essere ricavata treranno nel letto di antichi fiumi, raccoglieran-
con processi chimici da apparecchiature porta- no campioni di roccia da analizzare nel labora-
te dalla Terra. Gli astronauti dovranno poi stare torio del modulo marziano e naturalmente cer-
molto attenti alle radiazioni ultraviolette che non cheranno tracce di eventuali fossili organici. La
potranno assumere in dosi eccessive per cui grande avventura della scoperta del pianeta
dovranno limitare la lunghezza e la durata delle rosso è ormai iniziata. A tutt’oggi la NASA ha ri-
escursioni. Gran parte delle ricerche verranno petutamente dimostrato che raggiungere Marte
condotte all’interno dei moduli o dei rover. Un e farvi atterrare sonde automatiche è fattibile
ultimo elemento importante riguarda la scelta se non addirittura di routine. Ora non rimane
del luogo di atterraggio. Dovrà essere una che costruire i mezzi che apriranno la strada
grande pianura con pochi crateri, così come si all’uomo. Sarà la più difficile e complessa mis-

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sione mai pensata, molto più complessa della porterebbe su Marte, basterebbe una frase co-
conquista lunare. Ma una volta raggiunto Marte me quella pronunciata da Kennedy nel 1961,
l’uomo avrà aperto come una grande porta ver- naturalmente espressa con la stessa autorevo-
so l’esplorazione dei mondi più lontani del Si- lezza. In altre parole basterebbe volerlo, e tra
stema Solare. Grazie alle conoscenze che si vent’anni o meno saremmo su.
114 otterranno da tali esplorazioni si potrà guardare La prima grande occasione per sbarcare su
con occhi nuovi alla nascita e all’evoluzione Marte andò persa proprio in quel felice agosto
dell’Universo. 1969, pochi giorni dopo lo sbarco del primo
uomo sulla Luna. Forse non tutti sanno che in
Abitare il “pianeta rosso” quei giorni di gloria l’ingegnere Wernher von
È capitato di frequente, negli ultimi anni, ac- Braun, eroe del programma Apollo si presentò
cendere la televisione e ricevere aggiornamenti davanti alla Commissione spaziale degli Stati
sul lancio di una sonda o vedere le immagini Uniti dotata di poteri per l’approvazione di nuo-
trasmesse dai sistemi robotici operanti sulla su- vi programmi spaziali. Cavalcando l’onda del-
perficie marziana. Oggi Marte, nell’immaginario l’entusiasmo mondiale per la conquista ameri-
collettivo, non evoca più la minacciosa presen- cana della Luna, von Braun tenne un discorso
za di alieni, ma piuttosto rimanda alle rassicu- sintetico ma molto incisivo, con belle diapositi-
ranti immagini di Spirit, Opportunity, Curiosity ve ancora disponibili negli archivi storici della
ecc. che hanno ormai fatto il giro del mondo. I NASA, spiegando come gli USA dopo la Luna
vari rover inviati su Marte, nelle ricostruzioni sarebbero potuti giungere su Marte entro il
trasmesse, si sono mossi sulla superficie ed 1981. Von Braun mostrò come, per andare su
hanno inviato foto di quel mondo alieno che Marte e tornare indietro, fosse necessaria e
sembrano suggerire che l’habitat marziano sia sufficiente una flotta di alcune decine di astro-
ormai a portata di mano. In realtà le caratteristi- navi a “propulsione nucleare”, il tutto al costo di
che del “pianeta rosso” sono profondamente una “operazione minore in un qualunque teatro
ostili e le implicazioni politiche, economiche ed di guerra” (il che è vero ancora oggi). Von
etiche frenano l’avvio di una missione di esplo- Braun aveva studiato persino un sistema di at-
razione umana che, pur essendo già matura (o terraggio radente con speciali pattini-sci sulla
quasi) dal punto di vista tecnologico, ancora calotta polare marziana. Il progetto fu bocciato
stenta a trovare le motivazioni e la volontà con- per pochissimi voti perché in quel periodo gli
giunta dei maggiori stati mondiali. Per l’esplo- USA erano impegnati nella devastante guerra
razione umana di Marte, comunque, non biso- in Vietnam ed i fondi per lo spazio dovevano
gna andare oltre i limiti della scienza attuale, essere tagliati, come infatti avvenne pochi anni
cioè delle nostre conoscenze fisiche e tecnolo- dopo anche per lo stesso programma Apollo.
giche della propulsione nucleare a fissione. Per Se quel giorno di agosto del 1969 avesse vinto
innescare il meccanismo socio-politico che ci il programma di von Braun, forse non nel 1981,
ma sicuramente entro l’anno 2000, su Marte ci
saremmo già stati. Il progetto dell’ingegnere
Figura 4: prussiano per il pianeta rosso, era credibile e
Foto del suolo e del dettagliato, ed ancora oggi gustosissimo da
cielo marziani ripresa leggere, oltre che molto attuale. In un solo pun-
da una sonda Viking to critico esso era insufficiente: la flotta di astro-
navi previste per Marte sarebbe stata alimenta-
ta, diceva von Braun, da “motori a potenza nu-
cleare” ma non veniva spiegato in dettaglio in
che modo avrebbero dovuto funzionare tali mo-
tori. Questa carenza progettuale era forse do-
vuta a detta di alcuni a ragioni di sicurezza in
piena guerra fredda o forse, a detta di altri, al
fatto che von Braun, pur avendo capito che il
nucleare era indispensabile, non sapeva anco-
ra bene come renderlo abbastanza sicuro, po-
tente e compatto per poterlo inserire in un’a-
stronave con equipaggio umano.
In quel fatidico 4 agosto 1969 Thomas Paine
che all’epoca era a capo della NASA, introdus-
se il programma a grandi linee e von Braun illu-
strò in 30 minuti la missione dello sbarco uma-
no su Marte che avrebbe potuto prendere il via

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nel 1981, con arrivo a destinazione l’anno suc-
cessivo. Egli prevedeva due astronavi uguali
nelle caratteristiche per ragioni di sicurezza.
Ognuna, lunga 90 metri, doveva essere forma-
ta da tre veicoli affiancati, dotati di reattori nu- 115
cleari Nerva ai quali andava aggiunto un ele-
mento centrale per ospitare il vano d’abitazione
per sei astronauti, il veicolo per la discesa su
Marte, più alcune sonde da spedire sulla su-
perficie marziana prima degli uomini. Ogni
astronave del peso di 800.000 kg (784.800 N),
doveva essere integrata in orbita terrestre con
pezzi portati dalla Terra con dei razzi Saturn V
potenziati. Von Braun salvava ed utilizzava solo
il veicolo dello sbarco su Marte, già disegnato
al centro Marshall per il superprogetto della
Boeing. In fig. 5 sono riportate due immagini
del progetto. In alto possiamo vedere due
astronavi marziane, mentre nell’immagine in
basso è disegnata la parte anteriore di una sin- Figura 5:
gola astronave marziana, che prevedeva il va- Astronavi di von Braun
no di abitazione per sei astronauti, come si ve-
de nello spaccato.
La partenza era prevista per il 12 novembre
1981. Una volta che le astronavi avessero ac-
ceso i loro tre motori nucleari, inserendosi sul-
l’orbita marziana, i due propulsori laterali, esau-
rito il loro compito si sarebbero staccati inse-
rendosi in un’orbita terrestre; qui avrebbero
raggiunto la stazione spaziale intorno alla Terra
dove sarebbero stati messi in condizioni di ri-
prendere il volo per altre missioni. Per nove
mesi le due astronavi avrebbero viaggiato ver-
so Marte e terminata l’esplorazione della dura-
ta variabile da 30 a 60 giorni, gli astronauti sa-
rebbero ripartiti verso l’astronave madre, in at-
tesa in orbita, e qui alloggiati nella parte supe- Figura 6:
riore del veicolo di sbarco che avrebbe funzio- Motore nucleare Nerva
nato da veicolo di ritorno. In fig.6 è riportato il
razzo nucleare Nerva nel corso di alcune prove
ben presto si misero all’opera e, come ben
a terra.
sappiamo alla fine vi riuscirono anche a costo
Il progetto di von Braun, come ben sappiamo
di abbassare di parecchio i normali criteri di si-
non ebbe fortuna. Oggi invece, dopo decenni
di fisica e ingegneria nucleari, un motore simile curezza per il volo umano.
lo sapremmo sicuramente fare, anche se anco- Certamente, in termini di esplorazione, andare
ra non lo abbiamo fatto. E siamo incredibilmen- su Marte oggi sarebbe molto meno azzardato
te più avanti del progetto Apollo in termini di di quanto non fosse cinque secoli fa per Ma-
capacità di computer e loro miniaturizzazione, gellano (che perse la vita con la maggioranza
trasmissione dati, analisi missione, navigazione dei compagni) circumnavigare il mondo o un
interplanetaria, servosistemi e meccanismi per secolo fa per Amundsen e Scott andare al polo
atterraggio, sistemi di supporto alla vita degli sud a piedi (e anche qui le perdite furono mol-
astronauti ed altro ancora. Insomma, per dirla te). Anche se il pericolo non ha mai arrestato
in breve, oggi siamo molto più vicini a Marte di l’esplorazione, oggi una missione su Marte può
quanto Kennedy non fosse vicino alla Luna essere resa molto più sicura del progetto Apol-
quando, nel 1961, disse che la nazione ameri- lo. Proviamo allora a vedere come si possa ren-
cana entro dieci anni sarebbe dovuta giungere dere operativa una missione verso Marte. Anzi-
sulla Luna. Lui proprio non aveva idea di come tutto è bene dire che le cose cambiano rispetto
fare, e la NASA neppure. Avendo però deciso ad Apollo perché la distanza da percorrere dal-
di farlo, per ubbidire al presidente alla NASA la Terra a Marte è circa mille volte quella dalla

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116

Figura 7:
Fosse scavate nel ter-
reno di Chryse dal
braccio meccanico del
Viking, alla ricerca di
vita su Marte

Terra alla Luna. Sappiamo che non potremo di un orto, una palestra ecc. Pertanto l’astrona-
mai compiere il percorso in una settimana, ma ve dovrà essere grande come un grosso Air-
poniamoci, per cominciare il limite di un anno bus, decine di volte la massa del modulo Apol-
per una permanenza nello spazio profondo che lo. Inoltre la combinazione di distanza, tempo e
sia ragionevolmente poco dannosa. Le velocità massa impone per Marte l’uso di un’energia
sono subito calcolabili a seconda delle posizio- molto più “efficiente” di quella chimica ossia
ni relative dei due pianeti in decine di km/sec, con maggior rendimento per unità di massa. In
cioè 10-20 volte più di Apollo. termini fisici, questo vuol dire passare dall’e-
nergia chimica a quella nucleare, come aveva
Il motore di Rubbia capito von Braun. Con la fissione dell’uranio
Per far sopravvivere un equipaggio in viaggio 235, per esempio si arriva ad un’energia di 8 x
Figura 8: nel Sistema Solare per un anno occorre un’a- 107 megajoule per chilogrammo, cioè ad un
Il motore nucleare stronave abbastanza grande, con schermature rendimento energetico migliore di quasi un mi-
di Rubbia anti-radiazioni e spazio per vivere comprensivo lione di volte rispetto al miglior rendimento chi-
mico, quello della ricombinazione della mole-
cola dell’acqua. In termini ingegneristici, ener-
gia nucleare vuol dire poter combinare in un
unico motore “spinta” ed “impulso specifico”, i
due parametri che si devono massimizzare per
far viaggiare ad alta velocità una massa rispet-
tabile. Finora nessuno lo ha mai fatto. La pro-
pulsione chimica, infatti permette una buona
spinta ma un modesto impulso specifico (il Sa-
turn V delle missioni Apollo portava in orbita
grossi carichi a bassa velocità), mentre per
esempio il già più volte applicato motore a ioni
fornisce un alto impulso specifico ma una pic-
cola spinta (piccoli carichi ad alta velocità).
Con il rendimento energetico della fissione nu-
cleare, oggi sappiamo di poter ottenere la
combinazione ottimale di alta velocità per una
grande massa. Attualmente si ritiene che la mi-
gliore spinta all’astronave ad alta velocità si ot-
terrebbe utilizzando il “motore di Rubbia” ali-
mentato con l’americio 242 oppure col plutonio
239, noto materiale fissile o fissionabile, capa-
ce cioè di assorbire i neutroni dai quali viene

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bombardato. Fu studiato anche abbastanza in vare ad avere la parte centrale del volume di
dettaglio proprio da Carlo Rubbia e da un team gas riscaldato alla utile temperatura di
di altri studiosi dal 1998 al 2002 presso l’ASI e 10.000°C (10.273 K). Un tubo nel quale del gas
poi inspiegabilmente abbandonato. Con que- venga portato ad una temperatura così elevata
sto motore, schematizzato in fig. 8 gli scienziati è praticamente la parte centrale di un propul-
erano arrivati vicini alla costruzione di un proto- sore a razzo. Tutto quello che manca è un ugel-
117
tipo senza aver incontrato nessuna difficoltà in- lo cioè un buco sagomato per direzionare la
sormontabile, pur essendo abbastanza lontani fuoriuscita degli atomi di gas caldo. Mentre al-
dalla costruzione di un motore vero e proprio. l’interno del tubo, nel gas caldo, le particelle di
Il motore vero, capace della giusta combinazio- gas si muovono in tutte le direzioni, con un mo-
ne di spinta ed impulso specifico, è basato sul to caotico, quelle che si infilano nell’ugello a
riscaldamento di un gas (idrogeno) da parte gola convergente-divergente (ugello di De La-
dell’energia cinetica di frammenti di fissione val) ed escono, si muovono tutte nella stessa
nucleare. Si parte dalla fissione di un nucleo direzione spingendo il razzo nella direzione op-
pesante. Quando un nucleo di un elemento pe- posta. In fig.9 è mostrato il disegno di una nave
sante, come l’uranio 235 o anche isotopi di plu- spaziale dotata di tre propulsori nucleari del ti-
tonio, americio ed altri, è bombardato con neu- po di quelli sviluppati e testati a terra negli anni
troni, un neutrone può penetrare nel nucleo ed Settanta. L’immagine è tratta da uno studio del-
essere catturato. L’energia depositata dal neu- la NASA per definire una “reference mission”
trone all’interno del nucleo fa sì che il nucleo si per Marte alla fine degli anni 1990.
spacchi in due frammenti (donde il nome “fis- È stato calcolato che con questo metodo di ri-
sione”) ed emetta una grande quantità di ener- scaldamento diretto del gas si può operare un
gia ed altri due o tre neutroni che andranno a enorme risparmio di materiale fissile. Per arri-
colpire altri due o tre nuclei, fissionandoli. Si vare su Marte (e tornare) basterebbero pochi
genera in tal modo una reazione a catena nella chilogrammi di americio 242 o di plutonio 239,
quale i nuclei si spaccano perché le forze nu- l’equivalente in volume di un paio di grossi bic-
cleari che tengono unito il nucleo atomico non chieri (un litro di plutonio pesa circa 20 kg). Al-
sono più sufficienti per tenerlo insieme. I fram- tri sistemi di propulsione nucleare sfruttano an- Figura 9:
menti volano via con una grande energia cine- ch’essi il calore generato dalla fissione, cioè in Astronave con tre
tica per unità di massa, energia che di solito ultima analisi, sempre l’energia cinetica dei propulsori nucleari
depositano subito nel materiale circostante frammenti di nuclei pesanti che hanno subito la (NASA)
cioè nella stessa massa (di solito una sbarra)
di uranio, riscaldandolo. I frammenti sono per-
tanto degli efficientissimi pacchetti di energia.
Se la fissione avviene all’interno di un blocco di
uranio che è densissimo, i frammenti viagge-
ranno solo per una frazione di millimetro e de-
positeranno subito la loro energia nell’urto con i
nuclei circostanti. Il risultato è il riscaldamento
di una sbarra di uranio, per esempio, che può
trasmettere il suo calore all’acqua, come si fa in
una centrale nucleare. Nel motore di Rubbia,
invece il materiale fissile è spalmato in un sotti-
lissimo strato sulle pareti interne di un cilindro
cavo, simile ad un tubo del diametro di un me-
tro e lungo dieci. Il tubo è riempito di gas idro-
geno alla pressione di 1 bar. Grazie a questa
particolare geometria, quando avviene la fissio-
ne c’è un’ottima probabilità che almeno uno dei
frammenti penetri nel gas e vi depositi la sua
energia cinetica. Anzi, lo spessore del materia-
le fissile, le dimensioni del tubo, e la pressione
del gas sono calcolati in modo che assorbano
al meglio nel gas l’energia dei frammenti. A
questo punto il gas si scalda e tale riscalda-
mento è tanto maggiore quanto più efficiente è
il processo di fissione. Scegliendo accurata-
mente il materiale fissile, la sua configurazione,
il modo di bombardarlo con neutroni si può arri-

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fissione, ma ottengono il riscaldamento del gas punto di vista delle telecomunicazioni. La strut-
di spinta in modi indiretti, molto meno efficienti, tura che sarà necessaria per il nostro spazio-
richiedendo quindi molto più materiale fissile. porto dovrà essere molto leggera: abitazioni ra-
Naturalmente restano da risolvere numerosi gionevolmente confortevoli per operai ed inge-
problemi tecnico-strutturali. Per esempio non si gneri del cantiere spaziale ed uno o più dock,
118 sa ancora costruire un tubo e tanto meno un cioè spazi dove montare i pezzi di astronave.
ugello che resistano a temperature di molte mi- Quanti voli saranno effettivamente compiuti e
gliaia di gradi. Inoltre, il processo fisico descrit- quanto tempo occorrerà dipenderà solo dal rit-
to depone sulle pareti del cilindro più o meno la mo del progetto. Sulla base di calcoli prelimi-
stessa energia che viene trasmessa al gas, per nari attendibili, il clipper potrebbe avere una
la simmetria del processo di fissione. Ne se- stazza intorno alle 150.000 kg (147.150 N) e le
guono inevitabili problemi di raffreddamento dimensioni di un moderno aereo passeggeri. È
delle pareti, forse insolubili sulla Terra ma cer- concepito e realizzato il più leggero possibile
tamente più gestibili nello spazio. Si dovrà per per essere il più veloce possibile ed esporre
esempio munire l’astronave di grandi superfici l’equipaggio al minimo rischio, pur fornendo
di scambio termico con il fondo del cielo che è una buona protezione passiva o attiva alle ra-
freddissimo (-270,3°C o 2,7K) ed ha una capa- diazioni cosmiche. Sicuramente con una deci-
cità infinita di assorbire calore. Da ciò si argui- na di voli di un trasportatore della capacità del-
sce che raffreddare un motore nucleare di lo Shuttle (che aveva una capacità di carico di
un’astronave in orbita è un’operazione molto 18.000 kg o 17.650 N) si potrebbe portare in
più semplice del raffreddamento di un reattore cantiere tutto il necessario che verrebbe poi
nucleare a terra (che tuttavia, il più delle volte montato in un paio di anni. Ma per una spedi-
siamo riusciti a fare bene). A questo punto il zione che abbia un senso, bisognerà avere a
motore sarà pronto per essere assemblato e disposizione in orbita intorno a Marte o forse
montato sull’astronave. Per semplicità tecnica già sulla sua superficie, molto di più di quanto
e per evitare un rischio di incidente nucleare a non si possa portare con il clipper. Pertanto
terra (peraltro piuttosto improbabile) sarà op- molto prima di inviare la prima spedizione uma-
portuno procedere all’assemblaggio in orbita, na su Marte, bisognerà aver spedito alla volta
in modo che sulla superficie terrestre non ci sia del “pianeta rosso” almeno due navi da carico
mai il motore attivo e non si corra alcun rischio automatiche, cioè cargo senza equipaggio, di
di incidente nucleare o altro. Dalla Terra parti- buona portata (250.000-300.000 kg o 245.250-
ranno i vari pezzi, completamente inerti, a bor- 294.300 N), che potranno anche essere a pro-
do di un trasportatore a propulsione chimica, ti- pulsione chimica, cioè molto più lente del clip-
po Shuttle. Il luogo dell’assemblaggio purtrop- per, purché vengano lanciate con il necessario
po non potrà essere la ISS per le ragioni anticipo. Sarà moltissimo il materiale da spedi-
poc’anzi accennate oltre che per il fatto che re su Marte con i cargo. Tanto per cominciare il
non è stata pensata per questa funzione e, so- carburante idrogeno per il viaggio di ritorno del
prattutto è su un’orbita assolutamente controin- clipper, che potrà dunque partire solo con il ne-
dicata per il lancio. Pertanto mentre a terra si cessario per arrivare su Marte nonché per la
sviluppa il motore, si costruisce un cantiere frenata di inserzione nell’orbita marziana, dove
spaziale nello spazio semiprofondo, diciamo il cargo lo starà aspettando. Poi servirà anche
nel punto interno di librazione tra la Terra e la un veicolo di discesa e risalita dall’orbita mar-
Luna. Trattasi del famoso “punto neutro” di Ju- ziana, munito di motori chimici, propellente, e
les Verne dove si incontrano la gravita della soprattutto di un sistema di atterraggio, che
Terra e quella della Luna. È il posto giusto dove molto probabilmente non si ispirerà agli sci (o
mettersi a lavorare, sia dal punto di vista del slitte che fossero) di von Braun, ma che quasi
consumo del carburante per arrivarci, sia dal sicuramente prenderà spunto da sistemi quali i
razzi retrofrenanti o retrorazzi, i paracadute, gli
airbag e tutti gli altri sistemi già felicemente
Figura 10: collaudati per far atterrare sul “pianeta rosso”
Simulazione di un tante sonde automatiche. (Fig.10)
atterraggio su Marte di
un veicolo della Otto modi per conquistare Marte
SpaceX Siamo finora giunti al momento dell’assemblag-
gio e della partenza del nostro clipper con
dentro l’equipaggio alla volta di Marte. A que-
sto punto il nostro racconto tra lo scientifico e
l’immaginario non può tuttavia andare avanti se
prima non si precisano alcuni dettagli riguar-

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danti la durata e la finalità della missione. Infatti
la durata del viaggio, i rischi, i costi e gli obiet-
tivi scientifici, politici o commerciali impongono
scelte diverse. Oggi non sappiamo ancora con
certezza che tipo di missione sarà scelta an-
che se una missione dimostrativa del tipo “ban-
119
diera e impronte” come quella dell’Apollo 11
sulla Luna e per certi versi simile alla prima
missione che a suo tempo auspicò von Braun,
sembra la più probabile. Ma non è detto che
essa sia da un punto di vista scientifico la più
“proficua” soprattutto se si guarda il “pianeta
rosso” come un corpo celeste da studiare a
fondo ed eventualmente colonizzare.
La minima distanza che separa la Terra da
Marte è di circa 60 milioni di chilometri, ma da-
to che ambedue i pianeti si muovono lungo or-
bite ellittiche intorno al Sole, per la maggior
parte del tempo tale distanza è molto maggio-
re. Inoltre, nel Sistema Solare non ci si può
muovere in linea retta e, almeno con la nostra
tecnologia attuale, la traiettoria più economica,
in termini di energia, è una semi-ellisse tangen-
te alle orbite dei due pianeti: la cosiddetta ellis-
se di Hohmann. La durata del viaggio lungo la
traiettoria di minima energia è di 260 giorni
(quasi nove mesi, anche se cambia legger- Figura 11:
mente a seconda della data del lancio) e l’op- La regione Chryse
portunità di lancio (che comporta l’apertura ripresa da un Viking
della finestra di lancio) si verifica ogni poco più
di due anni. Aumentando l’energia di lancio, chimica non vi sono alternative: su Marte o ci si
cioè la quantità di propellente bruciato, si può
sta un mese, o più di un anno. (Figura 11).
ridurre il tempo di lancio fino ad un valore che,
Nelle missioni in congiunzione è possibile ridur-
per la propulsione chimica, è di circa 225 gior-
re il tempo di viaggio, aumentando corrispon-
ni (sette mesi e mezzo). Le missioni di andata e
dentemente il tempo trascorso sul pianeta a
ritorno per Marte sono sostanzialmente di due
costo di aumentare l’energia e quindi il propel-
tipi. Il primo è quello delle missioni “a soggior-
lente da trasportare. Ma con la propulsione chi-
no breve” dette anche in opposizione. Nelle
mica c’è poco da fare; ridurre il tempo di viag-
missioni di questo tipo si rimane su Marte per
gio a meno di sette mesi e mezzo vuol dire au-
circa un mese e poi si deve iniziare il viaggio di
mentare a dismisura la massa di propellente da
ritorno, che però non può essere effettuato di-
portare in orbita intorno alla Terra e quindi i co-
rettamente, data la posizione relativa dei due
sti. Uno dei parametri fondamentali per il pro-
pianeti. È quindi necessario transitare vicino a
getto della missione è la massa totale da porta-
Venere entrare nel suo campo gravitazionale
re in orbita (in gergo IMLEO, Inertial Mass in
per guadagnare energia (mediante un “effetto
Low Earth Orbit), un indice diretto del costo
fionda”) e poi puntare verso la Terra. Il viaggio
della missione. Questo indice diviene proibitivo
di ritorno così si allunga e soprattutto si passa
in una zona dove le radiazioni del Sole sono se si intende ridurre il tempo di viaggio.
molto più forti. In totale si trascorrono più di Se si passa dalla propulsione chimica a quella
500 giorni nello spazio per soggiornare soltan- nucleare, le cose cambiano radicalmente. Il
to un mese sul “pianeta rosso”. Le missioni del tempo di viaggio può ridursi a cinque mesi con
secondo tipo sono dette “a soggiorno lungo”, o un notevole aumento del tempo trascorso su
in congiunzione. In una missione di questo tipo Marte: meno tempo a compiere il tragitto e più
il viaggio di ritorno è molto simile a quello di tempo ad esplorare Marte. E questo anche con
andata e quindi è più rapido di quello delle sistemi di propulsione nucleare del tipo di quel-
missioni precedenti e soprattutto si mantiene li sviluppati e sperimentati a terra negli anni
tutto fuori dall’orbita terrestre. Si sta tanto tem- Settanta. Se poi si sviluppano propulsori nu-
po su Marte (15 mesi) e relativamente poco cleari ancora più avanzati, come il già citato
nello spazio. Per le missioni con propulsione motore di Rubbia, oppure come motori termici
o elettrici di concezione avanzata, i tempi di

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della missione più semplice ed è quella
proposta dalla Inspiration Mars Foundation,
per la crociera spaziale di due persone.
Dato che si passa semplicemente in prossi-
mità del pianeta, e si torna indietro, il ritorno
scientifico è abbastanza limitato anche se,
a causa della lunghezza che è comunque
pur sempre di 500 giorni (circa 17 mesi),
l’equipaggio assorbe una massiccia dose
di radiazioni. Una missione del genere
avrebbe senso solo se si prevedesse di
non poter sviluppare alcun sistema propul-
sivo avanzato e si disponesse di un budget
molto limitato. In fig. 13 è riportata un’imma-
gine di fantasia della nave spaziale propo-
sta dalla Inspiration Mars Fundation duran-
te il passaggio nelle vicinanze di Marte.
2) Missione di sola andata. Si tratterebbe di
una missione di colonizzazione in cui gli
Figura 12: viaggio possono ancora diminuire, ma soprat- astronauti-coloni partano già con la pro-
I due tipi di missione tutto ci si svincola dalle finestre di lancio stret- spettiva di non tornare sulla Terra. È l’alter-
tamente determinate. Ciò non significa che si nativa scelta da Mars One, ma si tratta di
possa andare e venire quando si vuole, ma, una mezza follia, in quanto non è pensabile
all’aumentare delle prestazioni del propulsore andare su un pianeta di cui si sa ancora
si è sempre meno dipendenti dalle posizioni molto poco, precludendosi la possibilità di
dei due pianeti. La fig.12 contiene due disegni: tornare sulla Terra qualora sul nuovo piane-
nel disegno a sinistra sono riportate le traietto- ta ci si trovasse male. Una missione del ge-
rie (di andata e ritorno) di una missione a sog- nere potrebbe diventare molto più sensata
giorno breve (in opposizione) mentre a destra tra alcuni anni, quando cioè l’industrializza-
sono riportate la traiettoria di andata e quella di zione dello spazio e la colonizzazione di
ritorno di una missione a soggiorno lungo (in Marte (ed eventualmente della stessa Luna)
congiunzione). saranno ad uno stadio tanto avanzato da
I due tipi di missione indicati possono essere convincere qualcuno ad emigrare consape-
utilizzati per realizzare obiettivi differenti. In par- volmente verso altri pianeti; ma affinché ciò
ticolare si possono avere, in ordine di comples- avvenga è necessario che nel pianeta di
Figura 13: sità crescente le seguenti tipologie: destinazione vi sia già almeno una colonia
Sorvolo di Marte 1) Missioni senza atterraggio (flyby). Si tratta sviluppata e soprattutto che sulla Terra si

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sappia abbastanza sullo svolgimento della uno. Rispetto alla 3) questa missione con-
vita su questa colonia. Insomma si tratta di sentirebbe uno studio più approfondito di
una soluzione impensabile oggi ma che po- Phobos e di conseguenza di Marte, ma ri-
trebbe avere sviluppi futuri. marrebbe anch’essa una missione di pre-
3) Missione breve su un satellite di Marte parazione allo sbarco umano sul “pianeta
(possibilmente Phobos), oppure in orbita in- rosso”.
torno al pianeta. Gli astronauti dovrebbero 5) Missione breve sulla superficie di Marte.
atterrate sulla luna marziana, o entrare in or- Sarebbe una missione di carattere dimo-
bita attorno a Marte, cosa molto più sempli- strativo tipo “bandiera e impronte” per certi
ce che atterrare sul pianeta e di lì controlla- versi analoga all’Apollo 11 ed è proprio
re a distanza i robot che esplorano la su- quella che a suo tempo fu proposta da von
perficie. Dopo un mese gli astronauti riparti- Braun. Il suo difetto è che si sta molto poco
rebbero verso la Terra, forse lasciando ai tempo sul pianeta per cui l’esplorazione sa-
robot il compito di continuare l’operazione. rebbe molto limitata. Tuttavia, come primo
Si tratta di un tipo di missione proposta ri- approccio non sarebbe male, al punto che
petutamente dai russi (allora sovietici) negli alcuni sostengono che la prima missione
anni ‘70 e ‘80 ma mai attuata; ed avrebbe il dovrà necessariamente essere di questo ti-
vantaggio di portare astronauti nelle vici- po, demandando a missioni successive il
nanze del pianeta da dove potrebbero tele- vero lavoro di accurata esplorazione e stu-
comandare robot in grado di fare cose che dio del pianeta.
robot telecomandati dalla Terra non avreb- 6) Missione lunga sulla superficie di Marte con
bero mai potuto fare. Si tratta indubbiamen- propulsione convenzionale. Trattasi della
te di una missione interessante ma pur missione considerata come la più conve-
sempre destinata a restare nel gruppo delle niente in vari studi della NASA. Sicuramente
missioni preparatorie alla missione dello gli astronauti hanno tutto il tempo di esplo-
sbarco dell’Uomo su Marte. rare il pianeta. Più complessa della prece-
4) Missione di lunga durata su un satellite di dente essa ha tuttavia un rapporto costi/ri-
Marte (possibilmente Phobos) oppure in or- sultati più favorevole. La missione breve-
bita intorno al pianeta. Vale il discorso fatto mente descritta nel primo paragrafo era
per la 3) ma con una permanenza su Pho- una missione di questo tipo.
bos o in orbita di 15 mesi invece che di 7) Missione lunga con propulsione avanzata.

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Grazie alla propulsione nucleare il viaggio troppo difficili e successivamente raggiungere
durerebbe cinque mesi (o anche meno nel luoghi più interessanti usando veicoli (rover) in
caso di propulsione nucleare “innovativa” grado di muoversi sulla superficie del pianeta.
rispetto a quella degli anni Settanta, come La prima missione dovrà essere diretta verso
avverrebbe nel caso si usasse il motore di un punto che garantisca un atterraggio ed una
122 Rubbia) e la permanenza sul pianeta sareb- gestione logistica della base più semplici pos-
be molto più lunga. Chi sostiene che si do- sibile, anche se la vicinanza ad un punto di in-
vrebbe andare su Marte appena possibile teresse scientifico, possibilmente raggiungibile
ritiene che missioni di questo tipo debbano con un veicolo, è quanto mai importante. Il pro-
essere rinviate ad un futuro più lontano. Al- blema è scegliere la destinazione per i viaggi
tri, al contrario ritengono che sia opportuno successivi ed anche qui vi sono due alternative
aspettare fino a quando non si sia sviluppa- possibili: dirigersi sempre verso lo stesso luo-
ta una tecnologia che permetta missioni di go, oppure visitare punti diversi, distanti mi-
questo tipo, che, tra l’altro hanno il pregio di gliaia di chilometri uno dall’altro. Atterrare sem-
ridurre drasticamente la dose di radiazioni pre nello stesso punto vuol dire accumulare
assorbite dall’equipaggio. Una missione di molto materiale utile e costruire pezzo per pez-
questo tipo sarebbe realizzabile col motore zo una vera e propria base. Inoltre in questo
di Rubbia. caso, non tutte le missioni devono portare sul
8) Missioni per la creazione di una base e mis- pianeta un generatore di potenza e uno o più
sioni di colonizzazione. Si tratta di missioni veicoli e quindi si può utilizzare il carico utile in
successive alle prime, che porteranno ad modo più razionale. Una volta che una missio-
una vera colonizzazione del pianeta, sem- ne ha portato una serra, le coltivazioni possono
pre ammesso che questa colonizzazione si essere seguite per molti anni, ipotizzando che,
voglia realmente fare. con una missione lunga ogni due anni, l’avam-
Marte è un pianeta più piccolo della Terra ma posto risulterà presidiato per 15 mesi ogni due
pur sempre relativamente grande. L’espressio- anni e quindi la base risulterà abbandonata per
ne “missione su Marte” è pertanto di per sé soli nove o dieci mesi. Per di più, dopo un po’
fuorviante: i luoghi da visitare sul pianeta sono di tempo, qualcuno potrebbe decidersi di fer-
molti ed una singola missione può dirigersi so- marsi sul pianeta per due anni, mantenendo la
lamente verso uno solo. Peraltro, in generale si base presidiata in continuità.
può affermare che i siti più interessanti sono L’altra alternativa, che riscuote più approvazioni
anche i meno accessibili, nel senso che atter- dagli scienziati, è quella di dirigersi ogni volta
rare in zone interessanti dal punto di vista geo- verso una località diversa, in modo da poter stu-
logico e, soprattutto astrobiologico (con possi- diare aspetti diversi del pianeta ed avere più
Figura 14: bilità di esistenza di vita) può essere difficile. Si probabilità di trovare quello che è considerato il
Cratere ghiacciato dovrà scendere in località pianeggianti e non Sacro Graal dell’esplorazione marziana: la vita
extraterrestre. In questo modo rimarranno sul
pianeta molte basi inutilizzate e ogni volta biso-
gnerà portare sul pianeta stesso tutto quello che
serve per la sopravvivenza e l’attività scientifica.
In fig.14 si può vedere un cratere con all’inter-
no un lago ghiacciato individuato dalla sonda
Mars Express. Trattasi di un eccellente spazio-
porto con un comodo rifornimento idrico.
In particolare, la foto ora considerata, mostra
dei depositi di ghiaccio di acqua all’interno di
un cratere sito in Vastitas Borealis, nell’emisfero
nord di Marte. Questa chiazza di ghiaccio è
presente tutto l’anno, sebbene in inverno uno
strato di ghiaccio di anidride carbonica si so-
vrapponga a quello visibile in fotografia.
Tornando al discorso che si stava facendo pre-
cedentemente, è bene sottolineare che la pri-
ma ipotesi è più orientata verso la colonizzazio-
ne del pianeta, mentre la seconda verso l’e-
splorazione scientifica. Esiste tuttavia anche
una soluzione di compromesso, consistente
nell’effettuare missioni in località diverse, poste
ad una distanza tale da essere percorribile con

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123

Figura 15:
Altra foto del suolo
marziano

veicoli di superficie. In questo modo, dopo un varie e vanno dal sostenere che non è lecito
certo numero di missioni, si avrebbe sul piane- portare alcuna modifica ad un pianeta extrater-
ta una serie di piccole basi che verrebbero visi- restre all’idea opposta che da sempre la vita si
tate di tanto in tanto dagli astronauti e si comin- è espansa in tutti i luoghi che ha raggiunto. Se
cerebbe a creare una rete di piste con traffico in questo modo si causa l’estinzione della vita
facilitato (piccoli lavori di ingegneria civile per originaria di un altro pianeta si tratta soltanto di
facilitare il passaggio nei punti più difficili, ra- selezione naturale. In un’ottica darwiniana, il
diofari per permettere il movimento anche di problema non si pone neppure: dovremmo co-
notte ed in condizioni di scarsa visibilità, ecc.). minciare subito a terraformare Marte, cioè a
Nella scelta delle località da esplorare bisogna trasformarlo per adattarlo a noi, come qualche
tenere conto di un fattore importante: la conta- miliardo di anni fa le alghe da cui discendiamo
minazione. Generalmente si fa distinzione tra hanno trasformato la Terra e l’hanno resa abita-
due tipi di contaminazione: la contaminazione bile. L’idea oggi più comune è che il pianeta
“in avanti”, cioè la possibile immissione nell’am- debba essere diviso in due parti: una, quella
biente marziano di elementi estranei, che lo che molto probabilmente non contiene forme di
possono contaminare e la contaminazione “al- vita aperta all’esplorazione diretta dell’uomo,
l’indietro”, cioè l’introduzione nell’ambiente abi- ed un’altra, che può contenere vita extraterre-
tato dall’uomo e poi sulla Terra, di elementi con- stre, in cui possono entrare solamente robot
taminanti di origine marziana. La prima ha accuratamente sterilizzati, controllati da lonta-
aspetti scientifici ed etici; scientifici, perché se no dagli esploratori umani. Se anche queste
si contamina Marte non si ha poi nessuna cer- zone si riveleranno sterili, piano piano tutto il
tezza che eventuali forme di vita trovate sul pia- pianeta potrà essere aperto alla colonizzazione
neta siano realmente extraterrestri e non derivi- e poi eventualmente “terraformato”. In fig.16
no da quelle portate dalla Terra. Etici perché bi-
sogna capire fino a quale punto sia lecito tra- Figura 16:
sformare un pianeta con la nostra stessa pre- Le nuove tute della
senza. Se Marte è completamente sterile non ci NASA
sono grandi problemi dal punto di vista scienti-
fico; ma il punto è proprio quello: come si può
essere sicuri che Marte non ospiti forme di vita?
Anche se non ne troviamo, ve ne potrebbero
sempre essere semplicemente dove non abbia-
mo ancora cercato, oppure potrebbero essere
così inconsuete che non le abbiamo ancora ri-
conosciute. In fig.15 possiamo vedere un’altra
foto del suolo marziano. La buca posta in bas-
so a sinistra è una piccola fossa scavata da un
braccio mobile del lander Viking alla ricerca di
forme di vita nelle profondità del terreno.
Dal punto di vista etico, le opinioni sono molto

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Marte, in particolare nel caso di un soggiorno
lungo. Ormai sappiamo che su Marte c’è ac-
qua e che quindi è possibile ricavare ossigeno
(sia per respirare che per usarlo come combu-
rente) e idrogeno. L’idrogeno può essere usato
124 direttamente come combustibile, oppure per
produrre metano dall’anidride carbonica di cui
è essenzialmente composta l’atmosfera marzia-
na. Dall’acqua e dall’atmosfera di Marte si pos-
sono così ricavare non solo le sostanze neces-
sarie per la vita, ma anche il combustibile ne-
cessario per gli spostamenti sul pianeta e per il
viaggio di ritorno, o almeno, per raggiungere il
veicolo di ritorno in orbita attorno al pianeta.
L’unica cosa di cui gli astronauti avranno biso-
gno è quindi l’energia necessaria per mandare
Figura 17: avanti l’impianto che produrrà ossigeno e com-
Capsula Orion con i bustibile. In linea teorica non è impossibile uti-
suoi dispositivi lizzare un impianto fotovoltaico per produrre
energia elettrica dalla luce solare, ma è decisa-
sono mostrati alcuni ingegneri e tecnici del mente sconsigliabile: per prima cosa Marte è
Johnson Space Center della NASA a Houston, più lontano della Terra dal Sole e quindi, a pa-
mentre provano una nuova tuta spaziale che in- rità di superficie, l’energia ricavabile è circa
dosseranno gli astronauti della navicella Orion metà di quella ottenibile sul nostro pianeta. Poi
per le missioni verso lo spazio profondo e Mar- gli impianti potrebbero funzionare solamente di
te. giorno e sarebbe necessario accumulare ener-
Anche per quanto concerne la contaminazione gia per la notte quando l’esigenza di usare
“all’indietro” vi sono opinioni contrastanti. C’è energia per riscaldarsi è massima. Infine su
chi sostiene che il problema non si pone nep- Marte si possono verificare forti tempeste di
pure dato che forme di vita così differenti non polvere che oscurano il Sole per giorni e non è
dovrebbero neppure interferire tra loro (a que- facile mantenere i pannelli solari puliti.
sto proposito ricordiamo la celebre frase “noi Un piccolo reattore nucleare può risolvere tutti i
non prendiamo le malattie delle piante e le problemi relativi all’approvvigionamento di
piante non prendono il raffreddore”), e chi inve- energia in modo molto semplice e sicuro e per-
ce sostiene che il problema è tanto grave che mette di avere una certa abbondanza di ener-
qualsiasi interazione tra pianeti diversi dovreb- gia, indispensabile per tutte le esigenze di una
be essere proibita. Sicuramente bisognerà base soprattutto quando si inizierà a coltivare
prendere le dovute precauzioni come si era già vegetali sia per il cibo che per mantenere l’aria
fatto per le missioni Apollo: al ritorno gli astro- respirabile. Un aspetto non ancora molto stu-
nauti erano stati messi in quarantena fino a diato è quello della manutenzione della miriade
quando non si raggiunse la certezza dell’as- di macchinari che dovranno essere presenti su
senza di ogni possibile contaminazione. Anche Marte, dai sistemi di supporto vitale ai veicoli e
se la contaminazione biologica è estremamen- dai sistemi per produrre aria e combustibile, ai
te improbabile, sarà bene proteggersi da un al- sistemi di comunicazione. Trattasi di attrezzatu-
tro tipo di contaminazione pericolosa: la polve- re spesso indispensabili per la sopravvivenza
re marziana infatti è così fine da poter provoca- delle persone che sono su Marte o almeno per
re malattie all’apparato respiratorio, come, e lo svolgimento dei compiti per i quali la missio-
peggio, di quelle causate dal tanto temuto par- ne è stata concepita. Le tecnologie di “rapid
ticolato presente nelle nostre città. Lo stesso prototyping” o, come sovente si dice, di stam-
problema, e per certi versi ancora più grave, lo pa tridimensionale, possono fornire un grande
si dovrà affrontare anche sulla Luna: sono allo contributo in questo senso: se la base marzia-
studio sistemi elettromagnetici che permettano na è fornita di un sistema di questo tipo e dei
di far precipitare la polvere dell’aria che riem- relativi materiali e se tutti i sistemi che verranno
pie i moduli abitati. In fig.17 è mostrato un dise- portati sul pianeta saranno stati opportunamen-
gno tecnico della capsula Orion. te progettati, sarà possibile costruire diretta-
mente sul posto le parti di ricambio, che diver-
Risorse locali e fattori umani. ranno di volta in volta necessarie, senza biso-
Non è possibile pensare di trasportare dalla gno di portarle tutte insieme dalla Terra. Se poi
Terra tutto quanto può essere utile per vivere su addirittura si troverà il modo di ricavare la ma-

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terie prime dal pianeta, la base avrà una sorta
di limitata autosufficienza e potrà evolvere ver-
so una crescente indipendenza dal nostro pia-
neta.
In una missione con persone a bordo, i fattori
umani hanno un’importanza determinante so-
125
prattutto quando si tratta di una missione così
lunga. I problemi cruciali da affrontare sono la
lunga permanenza in un ambiente a gravità ze-
ro (lo spazio) e bassa (la superficie di Marte),
l’esposizione prolungata alle radiazioni cosmi-
che ed i fattori psicologici e culturali.
Per quanto riguarda la bassa gravità, un pro-
blema che non è stato ancora risolto è la rea-
zione dell’organismo umano alla gravità ridotta.
Sappiamo benissimo come si comporta in gra-
vità terrestre e abbastanza bene in microgra-
vità grazie a decenni di permanenze anche
prolungate in orbita terrestre. Abbiamo una li-
mitatissima esperienza relativa alla gravità lu-
nare, grazie alle poche ore trascorse sul nostro
satellite dagli astronauti delle missioni Apollo. Figura 18:
Come l’organismo reagisca alla gravità marzia- La capsula Orion in
na è ancora un’incognita. In particolare è suffi- fase di integrazione
ciente la gravità di Marte per ovviare agli in-
convenienti riscontrati in assenza di gravità?
Per ovviare alla microgravità in viaggio si po- emette queste particelle particolarmente peri-
trebbe far ruotare il veicolo creando una sorta colose.
di gravità artificiale, ma questo costerebbe La schermatura dalle radiazioni su Marte è più
moltissimo in termini di complessità del veicolo semplice, dato che la regolite di cui è compo-
e di massa da portare in orbita terrestre. La sto il suolo marziano è un ottimo isolante dalle
quantità di radiazioni assorbite nello spazio radiazioni e può essere usata per schermare
profondo (fuori dalle fasce di Van Allen) in una gli habitat. Inoltre si ritiene che su Marte siano
missione così lunga è piuttosto massiccia ed presenti molti tubi di lava di grandi dimensioni,
anche la permanenza sulla superficie del pia- caverne che consentiranno di ricavare ampi lo-
neta non è esente da rischi, dato che Marte cali facilmente pressurizzabili e al riparo dalle
non ha un’atmosfera densa ed una magneto- radiazioni. In fig.19 possiamo vedere il progetto
sfera come quelle della Terra. Per giunta, in un di una base marziana. Come si può vedere, la
viaggio così lungo è praticamente certo che al- maggior parte delle zone abitabili, anche quel-
meno una volta l’equipaggio venga esposto ad le predisposte per la coltivazione di piante, do-
Figura 19:
un’eruzione solare. Per mitigare il problema si vrebbero essere sistemate in gallerie sotterra- Progetto di una base
può per prima cosa ridurre il tempo di viaggio, nee. marziana
ed in questo caso solo la propulsione nucleare
può giocare un ruolo determinante. Dalle radia-
zioni ci si può riparare, anche se non è facile:
la schermatura passiva richiede una notevole
massa di materiale e per di più è difficile otte-
nere una schermatura dalle particelle ad alta
energia che vengono sì fermate dalla scherma-
tura, ma in questo processo si producono ra-
diazioni secondarie non meno nocive. La
schermatura attiva, ottenuta creando una vera
e propria magnetosfera per il veicolo è estre-
mamente promettente ma vi è ancora molto la-
voro da compiere per giungere a risultati sod-
disfacenti. La protezione dalle eruzioni solari è
più facile, dato che è possibile realizzare un ri-
fugio in cui l’equipaggio può essere protetto
per il periodo di tempo limitato in cui il Sole

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Gli aspetti cognitivi, psicologici e culturali sono paggio umano non giungerà su Marte prima
molto importanti e andranno tenuti in debito della fine degli anni 2030, o forse anche dopo
conto. Un primo aspetto che influenza tutta la se non si riuscirà a coagulare la necessaria vo-
progettazione della missione è il numero mini- lontà politica. Se si riuscisse ad ottenere un
mo delle persone che vi prenderanno parte. Se consenso del tipo di quello che si era sviluppa-
da un lato è possibile pensare che due o tre to per le missioni lunari negli anni Sessanta,
astronauti possano, grazie ad un addestramen- non sarebbe impensabile ridurre i tempi ad un
to interdisciplinare e all’uso di calcolatori e si- decennio e pensare di abbreviare, questo però
stemi automatici, avere le competenze neces- appare molto improbabile dal punto di vista po-
sarie per portare a termine i compiti indispen- litico.
sabili, dall’altro lato si ritiene che, per ragioni D’altra parte alcuni enti privati sembrano voler
psicologiche, il numero minimo di persone affrontare la sfida di una missione umana su
debba essere maggiore e con ogni probabilità Marte in tempi molto più brevi, fino a parlare
l’equipaggio della missione dovrà essere com- dell’inizio o della metà degli anni 2020. La cosa
posto almeno di sei persone. Inoltre, la grande non è tecnicamente impossibile se si pensa ad
distanza che non permetterà di colloquiare via una missione basata sulla tecnologia attuale
radio con la Terra, riducendo ogni contatto ad ma difficilmente i soggetti proponenti saranno
una serie di monologhi, certamente peggiora le in grado di passare dai progetti ad una realiz-
cose da questo punto di vista. zazione concreta. Bisogna infine tener presen-
te che nessuno dei proponenti, pubblici o pri-
Cenni sui tempi e costi della missione vati, vede la missione umana su Marte come
Le difficoltà nello stimare i tempi necessari per un’impresa singola; tutti la intendono come un
portare a termine la prima missione umana su primo passo che dovrà condurre nel tempo alla
Marte sono notevoli. L’attuale impostazione del- creazione di uno o più insediamenti sul “piane-
le agenzie spaziali e la “roadmap” del gruppo ta rosso” nella seconda parte del XXI secolo e
di coordinamento ISECG prevedono una serie poi ad una vera e propria colonizzazione nel
di missioni robotiche prima e con equipaggio secolo successivo, ed in fig.20 è mostrato un
poi, per acquisire le informazioni mancanti e disegno di un ipotetico insediamento marziano
per mettere a punto le tecnologie necessarie al proposto dalla società SpaceX per una colonia
viaggio su Marte. di 80.000 persone.
Adottando una strategia di questo tipo, si può Se parlare di tempi è difficile, stimare i costi lo
stimare che siano necessari almeno 25 anni e è ancora di più. Con i costi dei programmi ge-
che pertanto si possa pensare che un equi- stiti dalle agenzie spaziali, difficilmente si potrà

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scendere sotto gli 800-1.000 miliardi di euro,
naturalmente da spendere in 20 anni. Per
un’impresa di questo genere, una spesa di 50
miliardi all’anno, suddivisa tra molte nazioni
partecipanti è, tutto sommato, ragionevole e
non eccessiva.
Razionalizzando le spese si potrebbe pensare
di poter ridurre questa cifra a 500 miliardi, cosa
molto ragionevole. I privati, che intendono an-
dare su Marte in modo autonomo prevedono
costi molto più bassi giungendo ad ipotizzare
un totale di qualche decina di miliardi, con in
minimo di 6 nel caso di Mars One.

Figura 20:
Insediamento proposto dalla SpaceX

Bibliografia
Per quanto riguarda l’esplorazione di Marte e, più in generale, l’esplora- Riguardo al percorsi della NASA verso Marte, comprese le ultime esplo-
zione dei pianeti con l’utilizzo di sonde spaziali automatiche, si segnala- razioni scientifiche del “pianeta rosso” si può consultare il sito della NA-
no le seguenti due opere: SA all’indirizzo http://goo.gl/Qd2xsb. Il piano completo presentato di
• Di Leo Carlo, Robot nell’infinito cosmico, Istituto Bibliografico Napo- Journey to Mars è scaricabile in formato PDF all’indirizzo: http://go.na-
leone, Roma 2014. sa.gov/1VHDXxg.
• Ulivi Paolo, Harland M. David, Robotic Exploration of the Solar Sy- I libri più recenti dedicati all’esplorazione ed alla colonizzazione del
stem, voll.1, 2, 3, 4, Springer Praxis Publishing Chichester UK. “pianeta rosso” sono i seguenti due:
Sempre dell’autore di questo articolo sono i seguenti libri: • Bignami Giovanni, Sommariva Andrea, Oro dagli asteroidi e asparagi
• Di Leo Carlo, Space Shuttle, Istituto Bibliografico Napoleone, Roma da Marte, Mondadori Università, Milano, 2015.
2008; • Coradini Marcello, Marte, l’ultima frontiera, Il Mulino, Bologna, 2016.
• Di Leo Carlo, Dallo Sputnik ai giorni nostri. Istituto Bibliografico Na- Infine, sempre in tema di pubblicazioni recenti è opportuno segnalare il
poleone, Roma 2011, seguente articolo:
• Di Leo Carlo, Una dimora tra le stelle, Istituto Bibliografico Napoleo- • Lo Campo Antonio, Ecco come porteremo l’uomo su Marte, Nuovo
ne, Roma (in uscita). Orione, n. 285, febbraio 2016.

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