a Giada,
il lavoro è sempre al secondo posto
Marco
00I-XIV.qxp 6-02-2015 12:24 Pagina III
PONTI
ANALISI – PROGETTAZIONE – DIMENSIONAMENTO
00I-XIV.qxp 6-02-2015 12:24 Pagina IV
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INDICE
Prefazione ......................................................................................................................pag. XI
PARTE PRIMA
Richiami teorici
Capitolo 1 – Generalità
1.1. Introduzione .............................................................................................................. » 2
1.2. Caratteristiche dei ponti a travata a parete piena...................................................... » 5
Indice VII
PARTE SECONDA
Esempi di calcolo
Indice IX
PARTE TERZA
Manuali software allegati
Indice XI
PREFAZIONE
Quando, nel settembre 2006, mi fu proposto di scrivere questo libro, accettai l’incarico
solo dopo aver trovato una risposta alla domanda: “Cosa differenzia un ponte dalle altre
strutture?”. La domanda, nella sua banalità, cela al suo interno riflessioni non del tutto
scontate. Come ama ripetere l’ingegnere, e amico, Daniele Sartori “...in fin dei conti, un
ponte è una trave”, ed è sottoposto a sollecitazioni di pressoflessione, taglio e torsione. I
mezzi di analisi necessari allo studio dei ponti, non possono, o non dovrebbero, essere
diversi da quelli a disposizione di un ingegnere per la verifica di una trave di un solaio.
Alla domanda, volutamente retorica, ho trovato le seguenti risposte, sul solco delle quali
l’intera opera è stata concepita:
PARTE 1
Oltre alla descrizione generale degli elementi che costituiscono un ponte (capitolo 1 e 2),
sono presentati gli elementi necessari per il calcolo delle sollecitazioni agenti, segnatamen-
00I-XIV.qxp 6-02-2015 12:24 Pagina XIV
te: i carichi di progetto (capitolo 3); la schematizzazione statica della struttura (capitolo 4);
elementi di dinamica delle strutture e schematizzazione sismica dei ponti (capitolo 5).
Nei rimanenti capitoli sono presentate le principali metodologie per le verifiche della strut-
tura, quindi: la verifica della struttura portante longitudinale (capitolo 6); la verifica all’in-
stabilità locale, o imbozzamento, delle anime delle travi in acciaio (capitolo 7); la verifica
della soletta in calcestruzzo (capitolo 8); la verifica delle sottostrutture (capitolo 9).
PARTE 2
Sono presentati esempi partici di calcolo di ponti in misto acciaio calcestruzzo. Le pro-
cedure di calcolo, richiamate nella precedente parte, sono riportate per esteso in modo da
proporre al lettore una procedura di calcolo quanto più dettagliata possibile e facilmente
ripercorribile. Sono analizzati, in particolare: un ponte a graticcio in misto acciaio calce-
struzzo con strutture metallica a doppio T (capitolo 1); un ponte a graticcio cassonato in
misto acciaio calcestruzzo (capitolo 2); un ponte in misto acciaio calcestruzzo con strut-
tura metallica inferiore a cassone (capitolo 3).
PARTE 3
Sono riportati i manuali dei software presenti nel CD allegato:
PARTE PRIMA
Richiami teorici
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CAPITOLO 1
GENERALITÀ
1.1. INTRODUZIONE
Le riflessioni che accompagnano un ingenere, nelle fasi di progettazione, nascono sia da
precisi criteri compositivi e strutturali sia da esigenze pratiche di natura tecnica e funzio-
nale. Tali aspetti, sempre diversi e specifici, devono essere quindi analizzati nell’unicità
dell’occasione che rappresentano.
La progettazione di un ponte presenta delle problematiche precise che condizionano,
spesso in modo determinante, le scelte costruttive. Nella tecnica costruttiva è necessario
valutare:
– la possibilità di prevedere pile intermedie in modo da ridurre la luce di calcolo del-
l’impalcato;
– la larghezza della strada servita;
– i carichi di progetto della strada (o della passerella) servita;
– la necessità di contenere l’altezza d’ingombro dell’impalcato;
– la possibilità di trasportare in opera ingombranti elementi strutturali realizzati in offi-
cina.
La diversa combinazione dei vincoli, delle esigenze appena descritte e di altri importan-
ti fattori quali la capacità portante del terreno, le esigenze estetiche, ecc., ha condotto
all’adozione, da parte degli ingegneri, di numerose soluzioni tecniche fra loro differenti,
ognuna delle quali opportuna nel contesto storico-geografico in cui il ponte deve collo-
carsi; anche contesti simili non presenteranno mai una univoca risposta alle problemati-
che relative alla progettazione.
Molteplici sono le possibili classificazioni dei ponti in funzione del materiale della strut-
tura portante (acciaio, calcestruzzo, legno, ecc.) dell’ostacolo da superare (fiumi, altre
strade, ecc.), dello schema statico o della tipologia della viabilità servita (ponti stradali,
ponti ferroviari, passerelle).
Per una descrizione esaustiva delle possibili classificazioni dei ponti si veda Petrangeli
M.P., Progettazione e Costruzione di Ponti, 1996.
In questa sede è di specifico interesse la sola caratterizzazione dei ponti secondo il loro
schema statico. In base a tale dato, infatti, si distinguono in:
– ponti a travata (figura 1.1);
– ponti ad arco (figura 1.2);
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PONTI A TRAVATA
I ponti a travata sono quelli la cui struttura principale è composta da una o più travi lon-
gitudinali appoggiate alle sottostrutture (pile e spalle) e sollecitate prevalentemente da
azioni taglianti e da momenti flettenti. Le travi possono essere a parete piena o di tipo
reticolare. Dal punto di vista dei materiali, ponti stradali e ponti ferroviari sono normal-
mente realizzati con travi prefabbricate in calcestruzzo precompresso, oppure in acciaio
con soletta in calcestruzzo collaborante; raramente si adottano travi in calcestruzzo get-
tato in opera. Per le passerelle è frequente l’utilizzo di travate in legno lamellare, soprat-
tutto per il risultato estetico.
Figura 1.1
Ponte a travata
PONTI AD ARCO
I ponti ad arco sono caratterizzati da una struttura portante principale ad arco, ovvero cur-
vilinea, sollecitata prevalentemente da azioni di compressione. L’arco si sviluppa solita-
mente nella parte superiore dell’impalcato, che risulta appoggiato all’arco stesso attraver-
so degli elementi verticali, tesi, detti pendini.
Figura 1.2
Ponte ad arco
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PONTI STRALLATI
I ponti strallati sono caratterizzati da cavi rettilinei collegati ad un pilone detto antenna e
all’impalcato. A causa dell’inclinazione delle funi, l’impalcato è soggetto a forze orizzon-
tali di compressione o trazione ed è, per questo, costituito da una travata in grado di sop-
portare tali azioni.
Figura 1.3
Ponte strallato
PONTI SOSPESI
La struttura principale dei ponti sospesi è caratterizzata da funi dotate di ridotta rigidez-
za flessionale, in grado, quindi, di assumere una conformazione curvilinea stabile che,
attraverso gli elementi di sospensione, sorregge l’impalcato.
Figura 1.4
Ponte sospeso
un giovane ingegnere strutturista, ma anche per la maggior parte degli ingegneri di con-
solidata esperienza, la possibilità di ricevere un incarico per la progettazione di un ponte
di grande luce (tale da doversi prevedere una struttura ad arco, strallata o, peggio, sospe-
sa) è ridotta. Infatti, la maggior parte degli incarichi che vengono affidati si riferiscono a
ponti di luci modeste (inferiore ai 60 m) come cavalcaferrovie, cavalcavia, sottopassi e
così via. Per questi ultimi, il campo delle possibili scelte tipologiche si restringe enorme-
mente permettendo quindi, almeno nelle intenzioni dell’autore, di dare risposte a proble-
matiche che di frequente, si presentano nello svolgimento di questa attività professionale.
Per ponti di luce ordinaria (fino a 100 m), la tipologia più competitiva dal punto di vista
economico è senz’altro quella a travata, con travi a parete piena. Le travi possono esse-
re realizzate sia in calcestruzzo precompresso (solitamente per luci modeste), sia in
acciaio. Nel caso di struttura metallica, inoltre, le travi principali sono spesso collegate
alla soletta in calcestruzzo dell’impalcato attraverso opportuni sistemi di collegamento a
taglio, in modo da formare una struttura portante mista acciaio-calcestruzzo.
Nel prosieguo si farà costantemente riferimento alle problematiche ed alle esigenze rela-
tive ai ponti in acciaio a parete piena. Si fa notare che, comunque, la maggior parte degli
argomenti trattati possono ritenersi validi per ponti con travata in calcestruzzo prefabbri-
cato. Inoltre, argomenti quali l’analisi dei carichi, la verifica delle sottostrutture, l’anali-
si sismica, la verifica delle strutture metalliche, possono ritenersi generali per un più
ampio campo di interesse.
IMPALCATI A GRATICCIO
Gli impalcati a graticcio, sono costituiti da un numero variabile di travi longitudinali, fra
loro affiancate e collegate puntualmente da elementi irrigidenti trasversali detti traversi.
Le travi principali, poste ad interasse i, ed i traversi posti ad interasse j, formano una
struttura portante a graticcio a maglie rettangolare ixj.
Per luci modeste (fino a 30 m) si utilizzano travi prefabbricate in cemento armato pre-
compresso; per luci maggiori, sono economicamente vantaggiose le travi saldate a dop-
pio T in acciaio. L’incidenza della mano d’opera e la crescente offerta di prodotti prefab-
bricati, ha fatto perdere convenienza alle travi in cemento armato gettato in opera.
Figura 1.5
Sezione d’impalcato
a graticcio
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Dal punto di vista del comportamento strutturale, gli impalcati a graticcio si differenzia-
no da quelli a cassone per la ridotta rigidezza torsionale delle travi che li compongono.
Infatti, gli impalcati a graticcio non contrastano le sollecitazioni torcenti per merito della
rigidezza torsionale dei singoli elementi e/o della sezione composta (travi-soletta) nel suo
insieme. Quando sono sottoposti ad un’azione verticale agente con eccentricità e rispet-
to il baricentro dell’impalcato, il momento torcente risultante è equilibrato attraverso
un’asimmetrica distribuzione delle azioni verticali sulle singole travi. Si consideri il sem-
plice esempio rappresentato in figura (figura 1.6):
F
e
i i i i
Figura 1.6
Comportamento strutturale
R1 R3 R4 R5
degli impalcati R2
Figura 1.7
Rigidezza nulla dei traversi
Figura 1.8
Traverso di rigidezza infinita
3. se, nel caso precedente, si assegna infinita rigidezza torsionale alle travi longitudina-
li, e si dispongono vincoli alla rotazione in corrispondenza degli appoggi, la deforma-
ta che può assumere la travata è del tipo rappresentato in figura 1.9. Il carico F risul-
ta uniformemente distribuito su tutte le travi, quindi
ci = 1/N
dove
N = numero delle travi del graticcio.
Figura 1.9
Traverso di infinita rigidezza
e travi longitudinali
di infinita rigidezza torsionale
Si osserva che, negli esempi limite sopra descritti, la forza F agisce in corrispondenza di
una sezione dove sia presente un traverso; ipotesi non necessariamente vera per tutti i
carichi. Non è intenzione dell’autore presentare una trattazione teorica esaustiva sulla
valutazione analitica di come i carichi verticali si ripartiscano sulle travi principali (valu-
tazione dei coefficienti ci) al variare delle principali caratteristiche dell’impalcato (si
rimanda per questo a letteratura specifica). Gli esempi sopra descritti hanno come fine
quello di dimostrare come la rigidezza dei traversi, quindi il loro numero, e la rigidezza
torsionale delle travi longitudinali contribuiscano alla ripartizione di un carico F sulle
travi di un impalcato a graticcio.
Lo sviluppo dei codici di calcolo agli elementi finiti e la rapidità con la quale molti di
loro permettono la modellazione di strutture anche complesse, ha fatto si che, nella mag-
gior parte dei casi, per l’analisi del comportamento strutturale dei graticci, si utilizzino
codici di calcolo automatico, a discapito delle procedure analitiche.
Ciò detto, è parere di chi scrive che sia opportuno effettuare il predimensionamento della
struttura attraverso procedure di tipo analitico, semplificate, e per questo più controllabi-
li. Quando si effettuano raffinate analisi agli elementi finiti, il predimensionamento svol-
ge la doppia funzione di individuazione approssimata delle principali dimensioni struttu-
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:18 Pagina 8
rali e di conferma della validità dell’analisi finale, la cui grande precisione di calcolo può
comportare un difficoltoso controllo dei parametri di input.
In tal senso risulta prezioso, in molti casi, il metodo di Courbon per la sua grande sem-
plicità. Il metodo si basa sulle seguenti ipotesi:
– la rigidezza torsionale delle travi longitudinali è trascurabile;
– sono presenti infiniti traversi infinitamente rigidi.
Secondo tali ipotesi, per un qualunque carico concentrato F applicato sul graticcio, la
deformata è del tipo rappresentato in figura 1.8; il carico trasmesso alla trave i-esima è
pari a (figura 1.10):
Ri = F N + xi M t ∑x 2
j
j
dove
Mt = F · e
N = numero di travi.
F
e
Figura 1.10
xi
Carico trasmesso
Ri
alla trave i-esima
Anche se molto semplificato, il metodo di Courbon trova conforto nei dati sperimentali,
soprattutto nei graticci formati da un ristretto numero di travi.
PONTI A CASSONE
I ponti a cassone sono costituiti da pareti piane, collegate in modo da formare una sezio-
ne scatolare chiusa. Questa caratteristica conferisce al cassone, diversamente dai ponti a
graticcio, grande rigidezza torsionale. Solitamente, le pareti inferiori e laterali verticali
sono realizzate in acciaio, mentre la chiusura superiore è garantita dalla soletta in calce-
struzzo che fa anche da piattaforma stradale (figura 1.11).
Figura 1.11
Ponte a cassone in acciaio
e soletta in calcestruzzo
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Figura 1.12
Raffigurazione delle pile
da utilizzare nei ponti a cassone
Pianta Sezione
Figura 1.13
Ponti a graticcio cassonati
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:18 Pagina 10
CAPITOLO 2
ELEMENTI COSTITUTIVI DI UN PONTE
Molteplici sono gli elementi che concorrono alla funzionalità di un ponte; oltre al soste-
gno dei carchi di progetto, infatti, devono essere garantiti gli standard previsti per la via-
bilità servita: sicurezza, illuminazione, smaltimento acque. Nei paragrafi che seguono si
riporta la descrizione dei principali elementi che caratterizzano le tipologie strutturali
descritte nel capitolo 1.
Per quanto riguarda la struttura portante dell’impalcato, si farà riferimento al solo caso di
ponte a travata metallica a parete piena; per il libero professionista interesse minore rico-
pre lo studio dei dettagli costruttivi delle strutture in calcestruzzo prefabbricato, essendo
quest’ultimo spesso demandato al prefabbricatore.
Figura 2.1
Sezione tipo di un impalcato stradale
Sezione trasversale
Sezione longitudinale
Figura 2.2
Tralicci elettrosaldati
in aciaio
Poichè con una lastra unica non si può, di norma, coprire l’intera larghezza dell’impalca-
to (per ovvi motivi di trasporto), particolare attenzione deve essere posta nella disposi-
zione delle lastre, verificando sempre la stabilità delle porzioni a sbalzo (figura 2.3);
l’impresa esecutrice dovrà avere cura di gettare le parti a sbalzo solo quando adeguata-
mente controbilanciate.
Figura 2.3
Corretta disposizione delle coppelle prefabbricate
La resistenza trasversale della soletta deve essere garantita da opportune barre di arma-
tura, superiori ed inferiori, disposte trasversalmente all’asse dell’impalcato. Tale armatu-
ra può essere prevista all’interno delle lastre prefabbricate, lo spessore delle lastre dovrà,
però, essere tale da garantire un sufficiente ricoprimento dei ferri. In alternativa i ferri
possono essere disposti sopra le lastre. In via del tutto indicativa si utilizzano spessori
pari a 5 centimetri per lastre senza armatura trasversale, e spessore pari a 6-7 centimetri
nel caso contrario.
Le coppelle devono essere interrotte in corrispondenza degli appoggi per consentire la dispo-
sizione degli elementi di connessione tra soletta e travatura portante (si veda figura 2.4).
La soletta, gettata in opera, è normalmente caratterizzata da una parte centrale inclinata
trasversalmente per garantire il deflusso dell’acqua (pendenza 2.5%), e due parti rialzate
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:18 Pagina 12
Figura 2.4
Particolare appoggio coppella prefabbricata
con soletta collaborante
laterali dove sono posti i marciapiedi, i sicurvia (ponti stradali) e/o le reti di protezione.
È conveniente creare la pendenza trasversale con getto di calcestruzzo strutturale; l’uti-
lizzo di un massetto di pendenza, com’è solitamente previsto in edilizia, rappresenta un
carico verticale portato non trascurabile e non apporta resistenza e rigidezza all’impalca-
to. Le zone rialzate laterali, oltre ad ospitare reti di protezione ed eventuali sicurvia, pos-
sono essere sfruttate per l’inserimento, al loro interno, di canalette portacavi e tubi per lo
smaltimento acque (vedi 2.1.2).
La fase di getto è solitamente suddivisa in due fasi: una prima fase si getta la parte inter-
na della soletta; in una seconda fase si gettano le parti rimanenti (figura 2.5). Tale proce-
dura ha due vantaggi: ridurre il peso del getto, quando il calcestruzzo, non ancora indu-
rito, non collabora con la struttura portante; nella seconda fase consente la disposizione
degli elementi di completamento come velette, impianti, tubazioni ecc., semplificando le
operazioni di montaggio.
Il progettista, in funzione delle esigenze specifiche, può prevedere fasi di getto diverse
tenendo sempre in debita considerazione, sin dalla fase progettuale che:
– durante la fase di getto, l’intero carico è sostenuto dalla travata senza contributo della
soletta collaborante;
– una non uniforme distribuzione dei pesi del getto sulle travi portanti causa abbassa-
menti differenziali fra le travi del graticcio; le deformazioni cristallizzano a matura-
zione avvenuta;
– in un ponte a cassone, il getto asimmetrico della parte esterna della soletta provoca tor-
sioni che si ripercuotono nello stato tensionale in esercizio; tale effetto può essere
sfruttato, nei ponti in curva, gettando inizialmente la parte interno curva per alleviare
le torsioni provocate dalla curvatura dell’asse;
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2.1.2. Marciapiedi
I marciapiedi sono quasi sempre presenti anche quando la sezione stradale tipo non lo
preveda, essendo utilizzati per operazioni di manutenzione.
Come già anticipato, la zona rialzata in calcestruzzo è solitamente utilizzata per l’inseri-
mento di canalette portacavi e tubi per lo smaltimento acqua (figura 2.6).
Figura 2.6
Sezione tipo marciapiede
Per quanto riguarda gli impianti, può prevedersi una canaletta corrente con chiusino
superiore in grigliato o, in alternativa, i tubi in pvc portacavi possono essere annegati nel
getto; in questo caso dovranno però, prevedersi pozzetti di ispezione intermedi. Per quan-
to riguarda i tubi per lo smaltimento acqua, la tipologia da utilizzarsi è condizionata dalla
differenza d’altezza fra soletta portante e marciapiede. I tubi ed i relativi pozzetti di rac-
colta non possono interrompere le armature trasversali della soletta ed i correnti dei tra-
licci elettrosaldati (figura 2.7). I tubi devono quindi essere posizionati nella parte supe-
riore della soletta.
Pacchetto stradale
Figura 2.7
Posizione dei tubi di raccolta:
Armatura trasversale parte superiore della soletta
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 28
estremi, oppure con discontinuità fra la soletta e la sottostante parte di impalcato (so-
letta all’estradosso più calda).
Le variazioni uniformi sono legate alle variazioni stagionali di temperatura, per tali effet-
ti il D.M. 16 gennaio 1996 prevede di considerare una variazione termica massima annua
pari a (per strutture esposte):
– strutture in c.a. e c.a.p.: ± 15 °C;
– strutture in acciaio: ± 25 °C.
Il gradiente termico è legato principalmente alla differenza di temperatura tra estradosso
ed intradosso dell’impalcato causato dalla esposizione al sole della soletta e del conse-
guente irraggiamento. Per questo la soletta è considerata più calda. Nel caso di impalca-
ti in acciaio e soletta collaborante, assumendo un andamento della temperatura disconti-
nuo tra soletta ed impalcato, l’effetto del gradiente termico può essere trattato in analo-
gia all’azione del ritiro (ma con soletta in espansione).
Tabella 3.5
t0
h0 < 150 mm 150 ≤ h0 < 300 300 ≤ h0 < 600 h0 ≥ 600 Umidità relativadell’atmosfera
(giorni)
3.5 3.2 3 2.8 circa 75%
3-7 gg
4.5 4 3.6 3.3 circa 55%
2.9 2.7 2.5 2.3 circa 75%
8-14 gg
3.7 3.3 3 2.8 circa 55%
2.6 2.4 2.2 2.1 circa 75%
15-30 gg
3.3 3 2.7 2.5 circa 55%
2.3 2.1 1.9 1.8 circa 75%
30-60 gg
2.9 2.6 2.3 2.2 circa 55%
2 1.8 1.7 1.6 circa 75%
> 60 gg
2.5 2.3 2.1 1.9 circa 55%
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dove
h0 = 2Ac /u (dimensione fittizia).
Per la valutazione del coefficiente di viscosità per tempi intermedi diversi da t = ∞ il
decreto rimanda all’EC 2.
Tabella 3.6
t0
α ≤ 20 m α ≥ 60 m Umidità relativa dell’atmosfera
(giorni)
2.7 2.1 circa 75%
3-7 gg
3.8 2.9 circa 55%
2.2 1.9 circa 75%
8-60 gg
3 2.5 circa 55%
1.4 1.7 circa 75%
> 60 gg
1.7 2 circa 55%
essendo
α = dimensione fittizia, ed interpolando linearmente per valori intermedi.
φ RH = 1 + (1 − RH / 100 ) / (0.10 ⋅ 3 h0 )
( )
α
t0 = t0 ⋅ 9 / ⎡⎣2 + (t0 ) ⎤⎦ + 1 ≥ 0.5
1.2
1 Nel caso di maturazione del calcestruzzo alle temperature non ordinarie (intervallo 0-80°), l’età t0 del calce-
struzzo deve essere ulteriormente corretta come riportato nell’appendice A1 dell’EC.
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Figura 3.2
Cedimento delle spalle passanti
Tale evenienza deve, come ovvio, essere evitata attraverso un adeguato dimensionamen-
to delle fondazioni delle spalle.
15.00
0.40 1.2
2.00
qik qik
WI
0.40
Figura 3.3
Treno tipo previsto 15.00
dal D.M. 14 settembre 2005
Tabella 3.7
Larghezza w Numero corsie Larghezza wl della
della carreggiata convenzionali corsia convenzionale
w < 5.40 m n=1 3.00 m
5.4 m ≤ w < 6.0 m n=2 w/2
6.0 ≤ w n = int (w/3) 3.00 m
I valori di intensità dei carichi Qik e qik, relativi alle differenti corsie di carico, per ponti
di prima categoria, sono riportati in tabella 3.8.
Tabella 3.8
Corsia Qik [kN] qik [kN/mq]
1 300 9
2 200 2.5
3 100 2.5
altre corsie 0 2.5
In aggiunta alle corsie convenzionali di carico, si deve considerare una folla compatta sui
marciapiedi agente con intensità pari a 4.0 kN/m2.
I carichi relativi alle corsie convenzionali devono essere considerati per le verifiche glo-
Schema di carico 2
Dimensioni in m
0.30
180 kN
0.30
Schema di carico 3
Dimensioni in m
Direzione dell’asse
2.00
10 kN
longitudinale del ponte
0.70
180 kN
0.60
Figura 3.4
Schemi utili 0.70
Carico asse
per le 0.35 Qak = 360 kN Schema di carico 4
verifiche locali Dimensioni in m
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bali della struttura, quindi, per la verifica della travatura longitudinale. Il decreto mini-
steriale prevede per le verifiche locali (solette, traversi, ecc.) di ridurre tali carichi al
90%. Inoltre, sempre per le verifiche locali, devono essere considerati gli schemi di cari-
co rappresentati in figura 3.4.
Attenzione deve essere posta quando la carreggiata del ponte è divisa in due da una zona
centrale spartitraffico. In tal caso la normativa distingue tra carreggiata separata da bar-
riera di sicurezza fissa e carreggiata separata da barriera di sicurezza mobile. Nel primo
caso le due parti separate sono considerate come due carreggiata separate. Ciò implica,
se la larghezza lo consente, due corsie convenzionali numero 1, due corsie convenziona-
li numero 2, ecc. Nel caso di barriera mobile la carreggiata è semplicemente considerata
come se la barriera non ci fosse.
15.00
2.00
3.50
0.30
Figura 3.5
15.00
Treno di carico q1a e q1b
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 34
dove
Z= ∑x i
2
i =1..3
Fj dj
Figura 3.6
Effetto dei carichi eccentrici
su un impalcato a graticcio
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 68
dove
Mt = F · e
Centro di taglio
et
eg
yg yg
F
e
xi
Fi Figura 4.30
Eccentricità tra il baricentro
della soletta e l’applicazione della forza
Va osservato che tali azioni verticali sono, normalmente, modeste e quindi trascurabili
nella verifica delle travi longitudinali. Se considerate nella modellazione del graticcio, le
reazioni verticali da esse provocate, possono essere utilizzate nelle verifiche degli appa-
recchi d’appoggio e delle sottostrutture.
2 Le forze Fr agiscono con eccentricità e rispetto al baricentro della sezione mista. La singola forza Fr corri-
sponde ad un’azione assiale agente nel baricentro ed un momento flettente Mr = F · e.
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 70
Fr Fr
Figura 4.31
Stato di sollecitazione Fr Fr
in soletta mista
yg yg
Δyg
Δyg
per effetto del ritiro
In definitiva, l’effetto del ritiro è valutabile applicando alla sezione mista una coppia di
forze Fr agenti in corrispondenza dei bordi della soletta (quota baricentro) e sommando
alla soletta le tensioni da ritiro impedito σr.
Assumendo, per le variazioni giornaliere di temperatura, un gradiente termico con di-
scontinuità tra soletta ed acciaio, tale azione può essere trattata in analogia al caso del
ritiro (con soletta in espansione).
Il alcuni casi, come nei ponti in curva, non è immediato individuare azioni assiali che
azzerano il ritiro. Per la valutazione degli effetti iperstatici è possibile assimilare il ritiro
ad una deformazione termica differenziale equivalente. La curvatura provocata dagli
effetti del ritiro può essere considerata pari a:
Fr ⋅ Δyg
χr =
Es ⋅ J
dove
Δyg = eccentricità tra baricentro della soletta e baricentro della sezione omogeneizzata ad
acciao
J = momento d’inerzia della sezione omogeneizzata
Es = modulo elastico dell’acciaio.
Il gradiente termico equivalente si calcola come:
ΔT χ r
= 33
H α
dove
α = coefficiente di dilatazione termica.
La 33, applicata alla travata nell’analisi globale, permette di ricavare le sollecitaizioni
iperstatiche dovute al ritiro impedito. Le azioni, così calcolate, devono essere sommate
alle azioni isostatiche di pressoflessione dovute all’azione Fr del ritiro. Precisamente, si
deve verificare la sezione mista per:
M = Mip + Fr · Δyg (momento flettente)
N = Nip + Fr (azioni assiali)
V = Vip (azioni taglianti)
dove
Mip, Nip, Vip = sollecitazioni derivanti dall’applicazione del gratiente termico equivalente;
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 71
Tabella 4.3
FASE Caratteristiche inerziali Carichi applicati
Peso proprio struttura metallica,
FASE 0 Solo struttura in acciaio
peso del getto del calcestruzzo.
Pesi permanenti portati, presolleci-
FASE 1 Struttura mista n = n1
tazioni mediante tiranti.
Cedimento dei vincoli, deformazioni
FASE 2 Struttura mista n = n2
imposte.
FASE 3 Struttura mista n = n3 Carichi accidentali.
FASE 4 Struttura mista n = n4 Ritiro.
Figura 4.32
Schemi statici
di una travata metallica
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 72
Tabella 4.4
FASE Inerzie travi longitudinali Inerzie traversi
Jyy = Jyy,ta Jyy = Jyy,tr del solo traverso;
FASE 0 Jxx = 0; Jxx = 0;
Jw = Jw,ta Jw = 0;
Jyy = Jyy,n Jyy = Jyy,tr + Jyy,soletta,n;
ALTRE
Jxx = 0; Jxx = 0;
FASI
Jw = Jw,n Jw = 0;
Tr
av
le
er
cipa
Tr
prin
o
a
ve
ve
Tra e
rs
ipal
Tr
rinc
av
ve p
ers
Tra e
ipal
o
rinc
ve p
Tra e
ipal
Tr
rinc
av
ve p
er
Tra le
Tr
so
cipa
a
prin
ve
ve
rs
Tra
Tr
o
av
er
Figura 4.33
os
Modello di impalcato
a graticcio
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 73
CAPITOLO 5
ANALISI SISMICA DELLE SOLLECITAZIONI
ponendo
k c
= ω 2 , = 2 ⋅ ς ⋅ ω 35
m m
x + 2 ⋅ ς ⋅ ω ⋅ x + ω 2 ⋅ x = 0 36
dove
ζ = coefficiente di smorzamento, o percentuale di smorzamento
ω = frequenza propria del sistema.
La soluzione dell’equazione differenziale omogenea del secondo ordine 36 è del tipo
x(t) = A · eα.t 37
k
m
Figura 5.1
Esempio di struttura
ad un grado di libertà
con una molla di rigidezza K X
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 143
Figura 8.2
d Schema soletta: trave continua
su più appoggi
a’
d
Pacchetto stradale
a
tp
45
45
B
a
Soletta
Asse trave
Figura 8.3
Sezione trasversale
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 144
Nella direzione trasversale, le tensioni si distribuiscono fino alla sezione in appoggio per
una larghezza B pari a (figura 8.3):
B = a +2 · (d – a/2).
Le sollecitazioni sono calcolate considerando il carico concentrato di intensità F/B agen-
te sullo schema di trave continua di larghezza unitaria.
Nel caso il carico agente sia disposto su più assi, si può calcolare la larghezza B reagen-
te come indicato in figura 8.4.
b
Asse trave
Figura 8.4
B: larghezza della sezione reagente
Attenzione deve essere posta in prossimità dei giunti di dilatazione nella soletta come
nelle zone inerenti alle spalle. In tali zone, la diffusione non può svilupparsi nelle due dire-
zioni. La larghezza B deve essere in questo caso calcolata come descritto in figura 8.5.
Si osserva che, così come riportato in 3.8, il D.M. 14 settembre 2005 prescrive di conside-
rare un coefficiente dinamico pari a 3 nelle zone adiacenti ad un’interruzione di soletta.
a a’
a/2
Pacchetto stradale
tp
B
H
b
Soletta
a’/2
a’/2
Figura 8.5
Scherma della trave
Asse trave
Giunto
nella zona della spalle
ed in prosomità
dei giunti di dilatazione
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 145
CAPITOLO 9
VERIFICA SPALLE E PILE
9.1. PREMESSA
Le spalle e le pile trasmettono le azioni, trasferite loro dall’impalcato, al terreno di fon-
dazione. Le spalle, inoltre, devono contenere il terreno nelle sezioni di inizio e fine ponte.
Nel presente capitolo si fa riferimento al calcolo delle spalle, intendendo le pile come
caso particolare di spalla (assenza di spinta del terreno).
Le verifiche da effettuare comprendono le verifiche di resistenza delle sezioni in cemen-
to armato e le verifiche di portanza delle fondazioni. Si consideri la spalla tipo rappre-
sentata in figura 9.1. Le sezioni maggiormente sollecitate che, normalmente devono esse-
re verificate sono:
1. la sezione inferiore del paraghiaia: S1;
2. la sezione inferiore della spalla in elevazione: S2;
3. le sezioni d’incastro delle mensole di fondazione: S3a e S3b;
4. la sezione inferiore dei muri d’ala: S4.
Pianta
B
B
A A
S1 S1
S3a S3b
S4 S4 S2 S2
Figura 9.1
S3a S3b Spalla
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 146
Le fondazioni sono solitamente realizzate su pali per limitare i cedimenti. In tali casi deve
essere effettuata la verifica:
– di portanza della palificata;
– di resistenza delle sezioni del palo.
Nei paragrafi 9.2, 9.3, 9.4 e 9.5 sono riportati i metodi per il calcolo delle sollecitazioni
nelle sezioni di verifica. Nel paragrafo 9.6 si riportano i metodi di calcolo della portanza
della palificata.
9 Ad esempio, in accordo con le prescrizioni relative ai carichi mobili riportate nel D.M. 4 maggio 1990, si può
porre:
N = 600kN · φd = 840 kN
b = 2.3 m
a = 3.3 m
dove φd è il coefficiente di amplificazione dinamica posto pari a 1.4.
001-162 (p. I).qxp 6-02-2015 12:19 Pagina 147
a b
α α α
h
a b Figura 9.2
Carico applicato sul bordo del paraghiaia
h
S = ⎡⎣σ (2b + b ) + σ (b + 2b )⎤⎦
6
h2
M = ⎡⎣σ (3b + b ) + σ (b + b )⎤⎦.
12 _
Il Petrangeli consiglia di assumere, come larghezza collaborante del muro, la media tra b
e b + 2h, quindi:
_
beff = 1/2 (b + b + 2h).
L’azione tagliante ed il momento flettente per unità di lunghezza del muro sono quindi
pari a:
s = S /beff
m = M / beff.
10 Ad esempio, in accordo con le prescrizioni relative ai carichi mobili riportate nel D.M. 4 maggio 1990, si può
porre:
Ff = 0.2 600kN = 120 kN
b = 2.3 m.
163-266 (p. II).qxp 6-02-2015 12:26 Pagina 184
qfolla
F FF
q q
L1)
qfolla
F FF
q q
L2)
x1
qfolla qfolla
FFF
q q q
L3)
Figura 1.21
x2
Massimi momenti flettenti
qfolla
F FF
q q
L4)
qfolla qfolla
F FF
q q
L5)
Figura 1.22
Massime azioni taglianti
qfolla
FFF
q q
L6)
qfolla qfolla
F FF
q q
Tabella 1.6
I valori delle coordinata xi del treno di carico, che massimizzano i momenti flettenti in
campata ed in appoggio, devono essere calcolati attraverso opportuno codice di calcolo
o, alternativamente, per approssimazioni successive; nel caso in esame si assume:
x1 = 17.60 m
x2 = 12.10 m
x3 = 16.50 m.
I sette schemi longitudinali L1-7 sono combinati con i 5 schemi trasversali descritti in 1.3.7;
si ottengono, così, 13 condizioni di carico combinati così come riportato in tabella 1.6.
Per brevità non sono stati considerati gli schemi longitudinali che massimizzano tutte le
sollecitazioni agenti nei diversi giunti bullonati, nelle verifiche riportate nei paragrafi
seguenti si è fatto riferimento al solo giunto in mezzeria della campata centrale.
Il valore del coefficiente di amplificazione dinamico dipende dalla luce della campata su
cui è applicato il carico F. I valori considerati per ogni singola condizione di carico sono
riportati in tabella.
VENTO
Negli impalcati a graticcio ordinari, le azioni che agiscono trasversalmente al piano del-
l’impalcato (vento, centrifuga) sono assorbite quasi interamente dalla soletta in calce-
struzzo; lungo tale direzione, infatti, le travi a doppio T in acciaio possiedono rigidezze
modeste. L’eccentricità tra la quota di applicazione delle forze trasversali ed il centro di
taglio della sezione (che può quindi considerarsi coincidente con il baricentro della solet-
ta) sollecita l’impalcato a momento torcente. Il momento torcente sollecita, quindi, le
travi principali in direzione verticale. Con riferimento alla figura 1.24, il carico distribui-
to verticalmente sulle travi di riva, dovuto all’azione torcente Mt, è pari a:
fi = Mt · xi /∑xi2 = Mt · 4.0 m /(42 + 42) = Mt /8.
163-266 (p. II).qxp 6-02-2015 12:26 Pagina 186
Mt
xi xi Ri
Figura 1.24 Ri
Carico distribuito sulle travi di riva
Figura 1.25
Azione vento
a ponte scarico
azioni dovute ai carichi mobili relative alle condizioni di carico più gravose: Ma1 per la
sezione di verifica SV1 e Mcc1 per la sezione di verifica SV2 (si veda anche tabella 1.7).
Si riportano, inoltre, le tensioni agenti nel calcestruzzo causate dalle deformazioni impe-
dite da ritiro e variazione differenziale di temperatura.
Tabella 1.7
SV1
M V N σcls
FASE Sezione in appoggio pila
kNm kN kN Mpa
Fase 0 Pesi propri – 8872 1099 0 0.0
Fase 1 Permanenti portati – 5562 750 0 0.0
Fase 2 DT 619 0 – 6364 4.0
Fase 2 Mobili: Ma-1 –7722 962 0 0.0
Fase 3 Ritiro – 553 0 3921 – 3.0
Tabella 1.8
SV2
Sezione in mezzeria M V N σcls
FASE
campata centrale kNm kN kN Mpa
Fase 0 Peso proprio soletta 4638 0 0 0.0
Fase 1 Permanenti portati 2881 0 0 0.0
Fase 2 DT 619 0 – 6364 3.994
Fase 2 Mobili: Mcc-1 6122 0 0 0.0
Fase 3 Ritiro –553 0 3921 – 3.0
Tabella 1.9
M V N σcls
SV1
kNm kN kN Mpa
Fase 0 – 13308 1649 0 0.0
Fase 1 – 8343 1125 0 0.0
Fase 2 – 11583 1443 0 0.0
Fase 3 – 664 0 04705 – 3.6
Tabella 1.10
M V N σcls
SV1
kNm kN kN Mpa
Fase 0 6957 0 0 0.0
Fase 1 4322 0 0 0.0
Fase 2 9926 0 – 7636 4.8
Fase 3 0 0 0 0
per tutte le travi longitudinali, il calcestruzzo reagente anche a trazione (non fessurato).
In accordo con l’EC4-2 tale ipotesi è applicabile qualora la tensione massima sul calce-
struzzo non superi il valore 1.3 · fctk,0.95. Nella sezione in appoggio pila (SV1) le tensioni
massime nel calcestruzzo sono calcolate attraverso le seguenti equazioni:
σc(1) = [M(1) /Wc(1)] /n1 = – 1.1 MPa (fase 1)
σc(2) = [M(2) / Wc(2)] /n2 = – 2.2 MPa (fase 2)
σc(3) = [M(3) / Wc(3) + N/A(3)] /n3 + σritiro = – 2.4 MPa (fase 3)
σc = σc(1) + σc(2) + σc(3) = –5.7 MPa
dove
M(i) = momento agente nella fase i (tabella 1.9);
Wc(i) = momento statico in fase i calcolato come Wc(i) = J(i)/(yg(i) + H + h) (per J(i) e yg(i)
si vedano valori in tabella 1.2);
A(3) = area della sezione omogeneizzata di fase 3 (si vedano valori in tabella 1.2);
ni = coefficiente di omogeneizzazione della fase i-esima;
σritiro = – 3.6 Mpa (tabella 1.9).
Quindi:
⎟σc⎟ = 5.7MPa > 1.3 · ftck 0.95 = 1.3 · 4.17 = 5.42 MPa !
essendo, per calcestruzzi C35/45:
fctm = 0.30 · fck2/3 = 0.3 · 352/3 = 3.21 MPa
ftck 0.95 = 1.3 · fctm = 1.3 · 3.21 = 4.17 MPa.
La verifica non è quindi soddisfatta. Si osserva in questo caso che la trazione massima
supera, di poco, il valore limite consentito. Non è lecito attendersi evidenti redistribuzio-
ni di momento, trascurando il contributo del calcestruzzo nelle circoscritte zone dove tale
limite è superato. Si può osservare, inoltre, che tali redistribuzioni comportano diminu-
zioni di sollecitazione in appoggio pila ed aumenti in campata. Come evidenziato nelle
verifiche riportate nei paragrafi seguenti, le sezioni in campata sono caratterizzate da
coefficienti di sicurezza più conservativi. La redistribuzione di momenti porterebbe ad un
alleggerimento delle sezioni in appoggio, più sollecitate.
Beff
H
bs x ts
hw x tw
bi x ti
Figura 1.26
VERIFICA TENSIONALE
I parametri meccanici della sezione, soggetta a momento negativo, possono essere rica-
vati con lo stesso iter di calcolo riportato in 1.2.4 ponendo, però:
Ac1 = Ac2 = 0.
Il calcolo delle tensioni taglianti nell’anima è ottenuta attraverso la formula di Jourawski:
τ = V · S /J · tw
dove S assume i valori, nelle zone di attacco con l’ala superiore ed inferiore rispettivamente:
Sws = Asup · (yg – ts/2) + Af · (yg – ygf) + Ac1 · (yg – ygc1) /n + Ac2 · (yg – ygc2)/n
Swi = Sws + Aw · (yg – ygw)
267-370 (p. III).qxp 6-02-2015 12:30 Pagina 340
PARAGHIAIA
Il paraghiaia è definito dallo spessore By, l’altezza Hs e dalla eccentricità dy tra i para-
menti interni a contatto con il terreno (figura 4.11). La larghezza del paraghiaia è consi-
derata dal codice di calcolo pari alla larghezza della spalla.
Figura 4.10
By
Hs
By
y -dy
-dy
MURI D’ALA
I muri d’ala sono definiti dalla lunghezza By e dallo spessore Bx; l’altezza Hm è assunta
automaticamente come somma dell’altezza della spalla in elevazione e del paraghiaia. In
muri d’ala sono sempre posizionati sulla platea in modo da risultare in aderenza ai muri
in elevazioni (figura 4.13).
Figura 4.12
By
y
x
Hm
By
Bx Bx
AZIONI SISMICHE
Le azioni sismiche sono definite dal coefficiente sismico S*ag, per il calcolo delle azio-
ni inerziali delle masse, e dai coefficienti di spinta orizzontale K (statico + dinamico) e
dal coefficiente kh (dinamico).
Figura 4.14
L/2 L/2 y
Ge
y
x
z
Pianta Sezione
Figura 4.15
Figura 4.16
Un appoggio può essere rimosso eseguendo, nella barra dei menu, APPOGGI > ELIMINA AP-
POGGIO.
4.4. CARICHI
Le condizioni di carico e le combinazioni di carico possono essere assegnate dalla sche-
da Carichi attivabile eseguendo FINESTRA > APRI CARICHI.
267-370 (p. III).qxp 6-02-2015 12:30 Pagina 342
SEZIONE – CARICHI
Ad ogni condizione di carico possono essere assegnate le azioni Fx, Fy, Fz, Mx, My agen-
ti su ogni singolo appoggio. La convenzione degli assi è quello già presentato per gli
apparecchi d’appoggio, dove l’azione Fz si riferisce ad azioni verticali positive se agenti
verso il basso.
Il valore delle azioni, agenti sugli appoggi del carico corrente possono essere assegnate
direttamente dalla tabella carichi (figura 4.18) nella finestra principale. Le azioni asse-
gnate in questa sezione sono riferite al carico precedentemente selezionato.
In talune situazioni può risultare conveniente definire un elemento di appoggio su cui
applicare delle azioni diverse da quelle trasmesse dall’impalcato. Ad esempio, è possibi-
le considerare un carico dovuto ad un elemento strutturale non considerato dal codice di
calcolo (una bandiera laterale, una soletta, ecc.) e in tal caso decidere se i carichi, appli-
cati all’appoggio, debbano essere considerati nel computo totale delle azioni agenti sugli
appoggi, sul computo totale delle azioni agenti sulla spalla, ovvero sulla fondazione. Un
carico applicato per simulare la presenza di una bandiera su un muro d’ala non provoca,
ad esempio, sollecitazioni sulle elevazioni.
Se non si desidera considerare le azioni, assegnate ad una particolare condizione di cari-
co, nel calcolo delle azioni totali agenti sugli appoggi, è possibile disattivare opzione
AGENTE SU APPOGGI. In tal modo il codice di calcolo trascura il contributo di tale azione
nel calcolo delle azioni sugli appoggi.
Figura 4.17
Figura 4.18
267-370 (p. III).qxp 6-02-2015 12:30 Pagina 343
È possibile assegnare alla condizione di carico la proprietà ATTRITO PARASSITA. In tal caso
il codice di calcolo non considera i valori di sollecitazione inseriti nella tabella carichi,
ma calcola per ogni appoggio, una forza orizzontale pari a:
Fyi = 0.03 Fzi
dove
Fzi = somma dei carichi permanenti verticali agenti sull’appoggio i.
Figura 4.19
– pesi propri: sono i pesi propri strutturali ed i pesi propri del terreno soprastante le
mensole di fondazione;
– sovraccarico: sono le spinte (orizzontali e verticali) dovute al sovraccarico a tergo
della spalla;
– spinte terreno: sono le spinte orizzontali dovute al terreno ed al sovraccarico a tergo
della spalla (escluso sovraccarico q);
– sisma x: solo le azioni dovute all’inerzia degli elementi strutturali e del terreno
in direzione x;
– sisma y: solo le azioni dovute all’inerzia degli elementi strutturali e del terreno
in direzione y e le sovraspinte dinamiche del terreno in condizioni
sismiche.
267-370 (p. III).qxp 6-02-2015 12:30 Pagina 344
4.5. FONDAZIONE
La scheda fondazione può essere definita eseguendo FINESTRA > APRI FONDAZIONE.
Figura 4.20
4.6. I MENU
4.6.1. Menu FILE
Nel menu FILE sono presenti i comandi che consentono la creazione ed il salvataggio dei
documenti:
NUOVO PROGETTO
Crea un nuovo progetto.
SALVA
Salva il progetto corrente.
SALVA COME
Salva il progetto con un nome definito dall’utente.
267-370 (p. III).qxp 6-02-2015 12:30 Pagina 345
EXIT
Chiude la sessione di lavoro.
AGGIUNGI APPOGGIO
Aggiunge un appoggio.
RIMUOVI APPOGGIO
Rimuove un appoggi.
AGGIUNGI CARICO
Aggiunge una condizione di carico.
RIMUOVI CARICO
Rimuove un condizione di carico.
AGGIUNGI COMBINAZIONE
Aggiunge una combinazione di carico.
RIMUOVI COMBINAZIONE
Rimuove un combinazione di carico.
RIMUOVI PALI
Rimuove un palo alla palificata.
267-370 (p. III).qxp 6-02-2015 12:30 Pagina 346
ELABORA
Avvia l’analisi.
RELAZIONE DI CALCOLO
Produce la relazione di calcolo.
APRI GEOMETRIA
Apre la finestra GEOMETRIA.
APRI CARICHI
Apre la finestra CARICHI.
APRI FONDAZIONI
Apre la scheda FONDAZIONI.
CHIUDI TUTTO
Chiude tutte le finestre sopra menzionate.
TOOLBARS
Sono presenti comandi utili per l’impostazione grafica del software.
4.7. STAMPE
La stampa dei risultati, effettuata eseguendo, nella barra dei menu, ELABORA > RELAZIO-
NE DI CALCOLO, produce il file di testo in formato .rtf contenente i principali risultati del-
l’analisi effettuata dal software.
La relazione relativa all’esempio di calcolo è di seguito riportata:
267-370 (p. III).qxp 6-02-2015 12:30 Pagina 347
PESI PROPRI
I peso propri considerati nel calcolo delle sollecitazioni della sezione di incastro della
spalla, relativi ad una data combinazione di carico, consistono in:
– peso proprio del paraghiaia;
– peso proprio della spalla in elevazione.
Ognuno di questi viene moltiplicato per il fattore assegnato alla combinazione per i pesi
propri (figura 4.21).
Figura 4.21
Colonna
dei pesi propri
SOVRACCARICO
Le azioni dovute al sovraccarico q consistono nella spinta orizzontale del terreno dovuta
al sovraccarico, calcolate applicando al sovraccarico q il fattore γq assegnato alla combi-
nazione in esame (fgura 4.22).
Figura 4.22
Colonna
del sovraccarico q
dato dal terreno