Sei sulla pagina 1di 28

MATERIALE DIDATTICO IDONEITA ALLA CLASSE 5

TECNOLOGIA RURALE

indice La tessitura del terreno Costituenti del terreno Le lavorazioni del terreno Gli avvicendamenti colturali Arboricoltura Apicoltura Bachicoltura

LA TESSITURA DEL TERRENO In agronomia e pedologia, la tessitura o grana o granulometria la propriet fisica del terreno che lo identifica in base alla composizione percentuale delle sue particelle solide distinte per classi granulometriche. Questa propriet importante per lo studio dei suoli e del terreno in quanto ne condiziona sensibilmente le propriet fisicomeccaniche e chimiche con riflessi sulla dinamica dell'acqua e dell'aria e sulla tecnica agronomica. La tecnica agronomica influisce pochissimo sulla tessitura, fatta eccezione per l'apporto di alcuni ammendanti che in ogni modo ha un ruolo marginale. Pi che una correzione vera e propria della tessitura, che avrebbe costi proibitivi, la tecnica agronomica si prefigge gli scopi di correggere i difetti di una tessitura anomala e di esaltare gli aspetti positivi delle singole frazioni granulometriche. le frazioni granulometriche del terreno si distinguono in grossolana

(sabbia e scheletro), fine (limo) e finissima (argilla); sabbia, limo e argilla costituiscono la cosiddetta terra fine. Esistono delle leggere differenze nella definizione dei limiti delle classi diametriche delle particelle componenti la terra fine in un suolo:[1] secondo la distinzione del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, maggiormente utilizzata al mondo, le classi diametriche della terra fine sono:

argilla, con diametro minore di 2 micron; limo, diametro compreso fra 2 e 50 micron; sabbia, fra 50 micron e 2 mm. Questa classe viene suddivisa in sottoclassi: sabbia molto fine, fra 50 e 100 micron; sabbia fine, fra i 100 e i 250 micron; sabbia media, fra 250 e 500 micron; sabbia grossa, fra 500 micron e 1 mm; sabbia molto grossa, da 1 a 2 mm.

Argilla In virt delle piccolissime dimensioni e delle propriet colloidali di una parte di questa frazione, l'argilla conferisce al terreno un notevole sviluppo della superficie d'interfaccia con la fase liquida e quella gassosa e, di conseguenza, un ruolo attivo nei fenomeni di adsorbimento e di aggregazione strutturale che si traduce nelle seguenti propriet fra loro correlate:

Elevata porosit, orientata verso una microporosit prevalente. Grande capacit d'invaso ed elevata capacit di ritenzione idrica. Tensione matriciale elevata (in valore assoluto) sia per l'adsorbimento colloidale sia per la capillarit.

Scarsa permeabilit e difficolt di movimento dell'acqua, con tendenza al ristagno e all'asfissia. Elevati valori della coesione allo stato asciutto e dell'adesione allo stato plastico. Compattezza e tenacit allo stato coesivo. Plasticit e adesivit allo stato plastico. Liquidit allo stato fluido. Tendenza al costipamento.

Elevati tenori di argilla pongono pertanto seri problemi di fertilit fisica, che possono essere evitati con una gestione conservativa della struttura. La tecnica colturale deve pertanto fare attenzione al mantenimento di una stabilit strutturale. Per contro, l'argilla offre le condizioni per il mantenimento di un'elevata fertilit chimica e biologica. Sabbia In virt delle dimensioni relativamente grandi conferisce al terreno un ridotto sviluppo della superficie d'interfaccia, pertanto la sabbia una frazione sostanzialmente inerte da cui derivano le seguenti propriet:

Limitata porosit in gran parte costituita da macroporosit. Limitata capacit d'invaso e scarsa capacit di ritenuta idrica. Tensione matriciale pi bassa (in valore assoluto) in gran parte dovuta alla capillarit. Elevata permeabilit e facilit di movimento dell'acqua, con tendenza al rapido sgrondo. Coesione e adesione virtualmente nulle. Sofficit e scarsa resistenza alla penetrazione di organi lavoranti e di radici. Elevata portanza.

Elevati tenori di sabbia pongono problemi di fertilit fisica solo in relazione alla dinamica dell'acqua, mentre sono ottime le propriet meccaniche. La sabbia invece causa di una scarsa fertilit chimica e biologica, accentuata dall'elevato potenziale di ossidoriduzione e dallalisciviazione. La tecnica colturale deve pertanto fare attenzione a sopperire le carenze idriche e nutrizionali a cui vanno facilmente soggetti i terreni ricchi di sabbia. Limo Ha propriet intermedie fra quelle della sabbia e quelle dell'argilla. In particolare le particelle pi grandi hanno propriet analoghe a quelle della sabbia, le pi fini a quelle dell'argilla escluse le propriet colloidali. In definitiva, il limo eredita pregi e difetti della sabbia e dell'argilla che in parte si autocompensano. Elevati tenori di limo pongono problemi sia di fertilit fisica e soprattutto meccanica, sia di fertilit chimica. Si tratta dei terreni di pi difficile gestione e la tecnica colturale deve prestare attenzione sia agli aspetti chimici che a quelli fisici.

Scheletro Ha propriet analoghe a quelle della sabbia da cui eredita soprattutto i difetti, esaltandoli. Le principali propriet legate allo scheletro sono le seguenti:

Scarsa porosit in gran parte costituita da macroporosit. Limitata capacit d'invaso e scarsa capacit di ritenuta idrica. Tensione matriciale bassissima. Elevata permeabilit e facilit di movimento dell'acqua, con tendenza al rapido sgrondo. Coesione e adesione assenti. Sofficit e compattezza strettamente legate alle dimensioni dello scheletro. Elevata portanza. Rapida usura degli organi lavoranti e difficolt di esecuzione di diverse operazioni colturali.

Elevati tenori in scheletro sono da considerarsi negativi a tutti gli effetti in quanto esaltano i difetti della sabbia senza mantenerne i pregi e ostacolano o addirittura impediscono l'esecuzione di molti interventi agronomici. La tecnica colturale deve pertanto adattarsi ad una specifica realt poco migliorabile e curare in particolare il mantenimento della fertilit chimica e la disponibilit idrica. Per ridurre lo scheletro possibile utilizzare particolari macchine che agiscono o separandolo dalla terra fine, o frantumandolo. Esiste un'unica eccezione in cui si verificato che questa operazione non porta alcun beneficio, ed quella dei pascoli alpini, in cui lo scheletro permette di mantenere un tenore d'umidit pi elevato che in assenza di esso.

COSTITUENTI DEL TERRENO SOSTANZE MINERALI: Le particelle minerali sono derivate dal materiale roccioso originario e sono costituite perci da quarzo (SiO2), argille (SiO4), ossidi e idrossidi metallici (alluminio e ferro) e carbonati (calcio e magnesio).magnesio). SOSTANZA ORGANICA: E la frazione solida del suolo derivante da tutte le sostanze organiche morte (residui vegetali, letame, spoglie animali), che appena giungono al terreno vengono attaccate e trasformate da vari organismi terricoli. Durante questo processo si forma una grande quantit di composti intermedi e un materiale a struttura amorfa e di colore scuro detto humus, il quale rappresenta il fondamento dellequilibrio microbiologico del suolo perch contemporaneamente il prodotto(catabolismi) e il substrato (anabolismo) dellattivit microbica. ORGANISMI TERRICOLI: Gli esseri viventi di sono numerosi e tutti fondamentali per le sue funzioni ( alcuni animali svolgono tutto il loro ciclo vitale nel suolo, altri solo alcuni stadi). Tutti i regni biologici vi sono rappresentati: batteri, protozoi, animali, vegetali e funghi. Il numero dei batteri di gran lunga superiore quello degli altri organismi del suolo. I protozoi costituiscono la microfauna del suolo e sono in genere predatori dei batteri e fungi nutrendosi di sostanze organiche o direttamente di cellule batteriche. La categoria pi importante per la funzioni del suolo quella dei funghi. Insieme ai batteri, i funghi(la cui principale massa costituita dalle innumerevoli ife, filamenti di cellule microscopiche, che si irradiano nel suolo)svolgono la funzione fondamentale di trasformare la sostanza organica, a disposizione degli apparati radicali delle piante.

Tra gli animali del suolo ci sono i mammiferi come talpe e topi: dissodano il terreno e frammentano le parti pi grossolane. Tra i numerosi invertebrati citiamo i lombrichi, utili nel migliorare aerazione e porosit del suolo fino a 6-7 m di profondit, riportando in superficie gli strati pi profondi; mangiando direttamente la terra operando una predigestione delle sostanze organiche presenti nel suolo. Altri animali sono i nematodi, i mille piedi, i porcellini di terra, gli acari, le chiocciole, le lumache e numerosissime specie di insetti. ORGANISMI VEGETALI: Tra i vegetali citiamo le alghe unicellulari, presenti negli strati pi superficiali e nei suoli umidi, senza dimenticare gli apparati radicali delle piante. ACQUA: Laltra fondamentale funzione del suolo riguarda appunto la capacit di assorbire e trattenere lacqua piovana. La capacit di assorbimento dellacqua da parte del suolo enorme: si calcola che pi dell80% dellacqua piovana possa essere trattenuta da un suolo in buone condizioni. Non importante la quantit del suolo, ma anche la sua qualit: alterazioni provocate da incendi e forme di erosione accelerate ma limitano ovviamente lefficienza. Una volta nel suolo il movimento dellacqua avviene risalendo per capillarit oppure se i diametri sono maggiori lacqua viceversa scende, per drenaggio, alimentando la falda acquifera.

Lavorazioni del terreno Le lavorazioni del terreno, in agronomia, sono interventi praticati dall'uomo con l'ausilio di utensili o macchine allo scopo di creare un ambiente fisico ospitale per le piante agrarie. In generale le lavorazioni migliorano le condizioni fisico-meccaniche del terreno e indirettamente influiscono in modo pi o meno marcato sulle propriet chimiche e su quelle biologiche. Fra gli scopi principali che hanno in genere le lavorazioni si segnalano i seguenti: 1. Aumento della sofficit. Una maggiore sofficit riduce la tenacit e la compattezza del terreno, creando le condizioni ideali per favorire l'espansione delle radici e l'esecuzione di altre operazioni colturali. 2. Aumento della permeabilit. Una maggiore permeabilit del terreno favorisce l'infiltrazione dell'acqua, evitando che ristagni o defluisca in superficie. Favorisce altres un facile sgrondo dell'acqua in eccesso, migliorando il rapporto fra acqua e aria nel terreno. L'aumento della permeabilit permette inoltre la costituzione di riserve idriche di maggiore entit. 3. Preparazione del letto di semina. Lo sminuzzamento delle zolle crea un ambiente adatto ad ospitare il seme in modo che le particelle terrose vi aderiscano meglio favorendone l'imbibizione e la conseguente germinazione. Gli scopi secondari o specifici che possono avere alcune lavorazioni sono molteplici. A titolo d'esempio si segnalano i seguenti: 1. Contenimento della vegetazione infestante. 2. Contenimento delle perdite d'acqua per evaporazione. 3. Livellamento della superficie del terreno. 4. Interramento di fertilizzanti o altre sostanze. I terreni sabbiosi hanno una struttura incoerente che non subisce conseguenze negative a seguito delle lavorazioni. Questi terreni si possono infatti lavorare sia

quando sono umidi sia quando sono asciutti perch le propriet fisiche sono determinate esclusivamente dalla tessitura. Per tutti gli altri terreni (terreni di medio impasto, tendenti al limoso o all'argilloso) le propriet fisiche sono determinate sia dalla tessitura sia dalla struttura. Dal momento che la struttura del terreno una propriet dinamica che pu subire alterazioni marcate anche con un solo intervento importante considerare gli aspetti, relativi alle lavorazioni, che possono avere riflessi negativi su questa propriet. Le considerazioni che seguono non si applicano ai terreni sabbiosi. Nei terreni dotati di un certo tenore in particelle fini, in particolare l'argilla, il risultato di una lavorazione cambia in funzione della coesione e dell'adesione. I valori di queste propriet variano in funzione dell'umidit, perci la scelta del momento ottimale in cui eseguire una lavorazione subordinata all'umidit del terreno. In relazione all'umidit, il terreno pu trovarsi in tre stati fisici: coesivo, plastico e fluido. Lo stato coesivo si ha a umidit relativamente basse, quello fluido a umidit elevate. Con terreno allo stato coesivo, l'adesione ha valori molto bassi. La coesione dipende dal tenore in colloidi minerali: ha valori molto alti nei terreni argillosi, piuttosto bassi nei terreni poveri di colloidi. Una lavorazione, ad esempio l'aratura, eseguita su un terreno allo stato coesivo richiede un notevole dispendio di energia nei terreni argillosi, in quanto gli organi lavoranti devono vincere le forze di coesione, con formazione di una elevata macrozollosit. Nei terreni limosi si ottiene invece un certo grado di zollosit accompagnato da una notevole polverizzazione del terreno. In generale si dovrebbe evitare la lavorazione dei terreni limosi in quanto l'eccessiva polverizzazione avr riflessi negativi sulla struttura quando il terreno riacquista umidit. I terreni polverizzati tendono infatti a diventare asfittici e mal strutturati, con formazione di crosta superficiale quando asciugano e difficolt di sgrondo delle acque in eccesso.

Nei terreni argillosi gli inconvenienti sono per lo pi legati ai maggiori costi delle lavorazioni (aumenta il numero di interventi, il consumo di carburante, il costo di manutenzione per la maggiore usura degli organi lavoranti). Non ci sono invece vincoli tecnici. Prudenzialmente si eseguono le lavorazioni con terreno allo stato coesivo quando si teme che l'umidit elevata ne impedisca la lavorazione. Con terreno allo stato plastico la coesione ha valori relativamente bassi mentre l'adesione ha i valori pi alti in assoluto. Con le lavorazioni il terreno aderisce agli organi lavorati e subisce un modellamento con la distruzione della struttura, a causa del costipamento esercitato sia dagli organi di movimento delle macchine (ruote e cingoli) sia dagli organi lavoranti. La lavorazione allo stato plastico va pertanto evitata in tutti i terreni perch ha effetti deleteri. Con terreno allo stato fluido sia la coesione sia l'adesione hanno valori molto bassi. In condizioni di umidit elevata, infatti, le particelle terrose tendono a circondarsi di un velo liquido smorzando sia le forze di adesione sia le forze di coesione. Anche in questo caso ogni sollecitazione meccanica ha effetti distruttivi sulla struttura. Peraltro il terreno perde del tutto la sua capacit di opporsi alla compressione, perci le lavorazioni sono impedite dall'impossibilit d'ingresso in campo con i mezzi agricoli. Esiste un campo di umidit, compreso fra lo stato coesivo e lo stato plastico in cui adesione e coesione hanno valori abbastanza vicini. In queste condizioni si dice che il terreno in tempera. Con terreno in tempera gli organi lavoranti vincono facilmente le forze di coesione e il terreno aderisce poco. Le zolle si sgretolano con relativa facilit e la lavorazione lascia il terreno in condizioni di sofficit ideali. Con valori di umidit leggermente superiori a quelli ottimali (terreno tendente al plastico) si ottiene un principio di modellamento. Ad esempio, dopo un'aratura le zolle mostrano superfici lisce per effetto della compressione esercitata con il versoio. Con valori di umidit leggermente inferiori a quelli ottimali (terreno tendente al coesivo) allo sgretolamento delle zolle si accompagna un certo grado di polverizzazione, pi accentuato nei terreni limosi e di medio impasto rispetto a quelli argillosi.

Da quanto detto in precedenza, si evince che i terreni pi facilmente lavorabili sono quelli sabbiosi, non essendoci vincoli legati all'umidit. Un minor margine di scelta offerto dai terreni argillosi, i quali andrebbero lavorati in tempera, ma prudenzialmente si pu optare per la lavorazione allo stato coesivo. I terreni pi difficili da gestire sono quelli limosi, i quali vanno lavorati sempre in stato di tempera.

Lavorazioni manuali Sono eseguite per mezzo di semplici attrezzi maneggiati direttamente dall'uomo. In generale si tratta di lavori particolarmente onerosi perch richiedono uno sforzo fisico non trascurabile, pertanto sono eseguiti su piccole superfici in orticoltura e in giardinaggio oppure come lavori di raffinamento spesso in arboricoltura e in orticoltura. Va per precisato che nelle aree ad agricoltura marginale o di sostentamento, in particolare nel Terzo Mondo le lavorazioni manuali occupano un ruolo predominante, solo in parte integrato dalla trazione animale. Le lavorazioni manuali sono essenzialmente riconducibili a due tipi: 1. Zappatura. Si esegue con la zappa, allo scopo di rompere il terreno, sminuzzandolo in zolle, agendo in profondit per quanto reso possibile dalle dimensioni dell'attrezzo, dalla tenacit del terreno e dalla forza dell'uomo. 2. Zappettatura. Si esegue con la zappetta o con il bidente. A differenza del lavoro precedente, la zappettatura si esegue in genere come lavoro di coltivazione superficiale, per lo pi allo scopo di eliminare piante infestanti e rompere l'eventuale crosta superficiale del terreno. 3. Vangatura. Si esegue con la vanga. Con questa lavorazione il terreno staccato a piccole fette che vengono rivoltate e poi sminuzzate con alcuni colpi di taglio eseguiti sempre con la vanga.

Lavorazioni meccaniche Sono eseguite con macchine provviste di utensili in grado di compiere interventi di pi larga portata, in termini di superficie e profondit, azionate per mezzo della trazione animale o meccanica. La trazione animale ancora largamente diffusa in vaste aree della Terra, ad agricoltura marginale o di sostentamento, mentre la trazione meccanica largamente diffusa nelle aree economicamente sviluppate ad agricoltura sia intensiva sia estensiva. Le lavorazioni meccaniche sono eseguite con macchine semoventi, in grado di operare su piccole superfici, oppure con macchine operatrici trainate o portate dal trattore. L'azione meccanica degli organi lavoranti sul terreno pu essere passiva, per effetto della trazione, oppure attiva, per effetto di un moto trasmesso da un motore proprio o dalla presa di potenza del trattore. Lavorazioni di messa a coltura Sono lavori di carattere straordinario in quanto si eseguono una sola volta allo scopo di rendere un terreno naturale adatto alla coltivazione. Alcuni di questi lavori sono talvolta eseguiti anche con macchine industriali (es. macchine movimento terra come apripista, caterpillar, escavatrici a cucchiaio, ecc.). Le lavorazioni di messa a coltura classiche sono le seguenti:

Dissodamento. una lavorazione profonda, che pu raggiungere i 150 cm di profondit, eseguita allo scopo di rompere per la prima volta la compattezza di un terreno naturale. In genere si esegue con aratri di grandi dimensioni trainati da trattori di elevata potenza. Scasso. una lavorazione profonda, analoga al dissodamento, che si esegue a 80-120 cm prima dell'impianto di un arboreto. A differenza del dissodamento, lo scasso si esegue su uno stesso terreno quando si ripetono pi impianti. Spietramento. una lavorazione eseguita con macchine specifiche allo scopo di ridurre l'eccessiva presenza di scheletro in superficie o anche in profondit. Le

spietratrici agiscono effettuando una cernita meccanica oppure frantumando i massi (es. calcare tenero). Lavorazioni principali Sono lavori di carattere ordinario eseguite per la preparazione del letto di semina prima di ogni ciclo colturale. Queste lavorazioni si eseguono sul terreno sodo, pi o meno compattato dall'assestamento e dal ripetuto passaggio di macchine e persone nel ciclo precedente, pertanto richiedono l'impiego di attrezzi in grado di vincere l'eventuale tenacit del terreno. In occasione della lavorazione principale, in genere, si provvede anche all'interramento di ammendanti e concimi. Secondo la lavorazione adottata, lo stato del terreno negli strati supeficiali non ancora adatto ad ospitare il seme perci sar necessario eseguire uno o pi lavori complementari allo scopo di raffinare il letto di semina. I lavori che si possono eseguire come principali, per consuetudine, sono i seguenti:

Aratura. la lavorazione principale di pi largo impiego in Italia, in genere ritenuta indispensabile per i terreni limosi e argillosi. Lascia il terreno in uno stato fisico inadatto per la semina a causa dell'eccessiva macrozollosit pertanto richiede l'integrazione con lavori complementari. Aratura con aratro a dischi. una lavorazione alternativa alla precedente, eseguita con l'aratro a dischi. considerata impropriamente una variante dell'aratura, ma in realt le condizioni e il risultato dell'operazione sono fondamentalmente differenti. Si pratica su terreni non compatti, spesso calcarei. Ripuntatura. una lavorazione eseguita in alternativa all'aratura con l'impiego di scarificatori pesanti. A differenza delle lavorazioni precedenti non altera il profilo del terreno perch non esegue rovesciamento n rimescolamento. Si presta perci per essere eseguita su terreni in cui si vuole evitare l'alterazione del profilo. A parit di profondit richiede forze di trazione inferiori. Lavorazione a due strati. Tecnica di lavorazione che consiste nella combinazione di aratura e ripuntatura. Si pu effettuare con un passaggio con un

ripuntatore ad una profondit di circa 50 cm, seguito da un'aratura superficiale ad una profondit di circa 30 cm, oppure con un unico passaggio con aratro ripuntatore. Ha lo scopo di compensare vantaggi e svantaggi dell'aratura e della ripuntatura. Ad esempio evita la formazione della "suola di lavorazione" che si pu avere con l'aratura e permette un adeguato interramento dei residui colturali e dei concimi, impossibile con la ripuntatura.

Fresatura. una lavorazione eseguita in alternativa all'aratura con l'impiego di una fresatrice. Rispetto alle precedenti ha il pregio di eseguire un efficace lavoro di sminuzzamento del terreno pertanto non necessita, in genere, di integrazioni con lavori complementari, tuttavia non permette di raggiungere grandi profondit (al massimo 25 cm). Si presta per la preparazione del terreno prima della semina di una coltura intercalare, specie quando esiste l'esigenza di accorciare il pi possibile i tempi di preparazione del letto di semina. A parit di profondit richiede elevate potenze in funzione della larghezza di lavoro. Vangatura. una lavorazione eseguita in alternativa all'aratura con l'impiego di una vangatrice. Le condizioni di lavoro sono tali da ritenerla poco adatta per la maggior parte dei terreni in Italia, inoltre non permette di raggiungere considerevoli profondit. Si presta per la lavorazione di terreni sciolti.

Lavorazioni complementari Sono detti anche lavori di preparazione del letto di semina, in quanto si collocano fra la lavorazione principale e la semina. In genere l'obiettivo di queste lavorazioni quello di realizzare, negli strati superficiali del terreno, un ambiente fisico adatto a ospitare il seme e fare in modo che le particelle terrose aderiscano perfettamente al seme, affinch questi si trovi in condizioni ideali di umidit. I lavori complementari possono anche avere lo scopo di correggere alcuni inconvenienti causati dalla lavorazione principale oppure integrarne i benefici.

Estirpatura. un lavoro che integra in genere l'aratura migliorando le condizioni per la successiva erpicatura. Si esegue con l'estirpatore. L'estirpatura

in genere consigliabile nei terreni compatti quando l'aratura eseguita diversi mesi prima dell'erpicatura. Questa condizione si verifica in caso di aratura estiva e semina autunnale e, soprattutto, in caso di aratura autunnale e semina primaverile: durante questi intervalli di tempo le zolle subiscono un parziale sgretolamento per azione degli agenti atmosferici ma nel frattempo il terreno tende a compattarsi in superficie e a ricoprirsi di una vegetazione infestante. L'estirpatura riduce la compattezza superficiale ed elimina la vegetazione eventualmente comparsa creando le condizioni adatte per eseguire l'erpicatura. In alcuni casi, ad esempio con colture poco esigenti che si adattano ad un letto di semina preparato grossolanamente e su terreni non particolarmente tenaci, l'estirpatura pu essere anche il lavoro complementare finale, lasciando il terreno pronto per la semina.

Erpicatura. la lavorazione complementare classica, in genere eseguita dopo un'aratura o una ripuntatura allo scopo di ridurre la zollosit in superficie e, nello stesso tempo, rendere pi regolare e uniforme la superficie del letto di semina. La qualit del lavoro dipende dal tipo dierpice impiegato e dalle caratteristiche fisicomeccaniche del terreno. Nei casi pi favorevoli sufficiente un solo passaggio, in casi pi difficili sono necessari pi passaggi con l'erpice. Spianamento della superficie. un'operazione da eseguire necessariamente quando la lavorazione principale, soprattutto un'aratura profonda, lascia il terreno con una superficie molto irregolare, oppure quando si deve avere una superficie perfettamente livellata, come nel caso delle risaie. L'operazione si pu eseguire con una ruspa trainata dal trattore, spesso con l'ausilio di tecnologie di controllo che migliorano l'accuratezza dell'operazione (puntamento Laser, GPS), ma nella generalit dei casi lo spianamento della superficie si realizza agevolmente con la semplice erpicatura. Ripuntatura. Si esegue come lavoro complementare dopo un'aratura come intervento correttivo o integrativo. Nel primo caso ha lo scopo di rompere il crostone di lavorazione formato dall'aratura, intervento necessario soprattutto quando si ricorre ad arature non profonde su terreni argillosi. Nel secondo caso ha

lo

scopo

di

approfondire

la

lavorazione

quando

l'aratura

si

esegue

superficialmente per evitare di portare terreno indesiderato in superficie. In entrambi i casi la ripuntatura si esegue a profondit maggiore rispetto alla precedente aratura. La combinazione della ripuntatura con l'aratura assume il carattere di una lavorazione a due strati. Questa duplice lavorazione si esegue in due passaggi (aratura e ripuntatura) oppure, pi semplicemente, in un unico passaggio impiegando un aratro ripuntatore.

Fresatura. Si esegue dopo un'aratura come unico intervento complementare in alternativa all'erpicatura. In generale un lavoro pi superficiale rispetto alla fresatura adottata come lavoro principale. L'utilizzo della fresatura in alternativa all'erpicatura poco razionale dal punto di vista economico in quanto comporta in genere un maggior consumo di carburante, tuttavia pu rendersi opportuna in caso di eccessiva zollosit superficiale per semplificare le operazioni di preparazione del letto di semina, specie quando le lavorazioni complementari richiederebbero 3 o pi passaggi. Rullatura. Si esegue con finalit differenti, in genere subito dopo la semina allo scopo di compattare leggermente il terreno e ridurre ulteriormente la zollosit superficiale. In questo modo si permette al terreno di aderire meglio al seme e, nello stesso tempo, si riducono le cause di fallanza in fase di emergenza delle piantine. La rullatura si pu eseguire anche dopo una fresatura e prima della semina: in questo caso lo scopo quello di ridurre l'eccessiva sofficit del terreno in quanto il successivo assestamento potrebbe alterare la profondit di semina. La rullatura si esegue con rulli concepiti per questo scopo, abbastanza leggeri per non costipare eccessivamente il terreno, a superficie liscia o dentata o realizzata con una griglia metallica cilindrica. Spesso il rullo combinato con la seminatrice, pertanto l'operazione si esegue con un unico passaggio in corrispondenza della semina.

Lavorazioni di coltivazione Si effettuano con la coltura in atto con scopi specifici di varia natura secondo le colture. Largamente adottate in passato, attualmente si ricorre meno a queste lavorazioni in quanto possono essere surrogate da altre tecniche colturali come ad esempio il diserbo chimico. I lavori di coltivazione tradizionali sono due:

Sarchiatura o scerbatura. Consiste in una lavorazione superficiale dell'interfila eseguita allo scopo di interrompere la risalita capillare dell'acqua, in modo da contenere le perdite per evaporazione, e di rimuovere le erbe infestanti. Si esegue con macchine specifiche (sarchiatrici) oppure con macchine impiegate per altri scopi ma adatte ad essere utilizzate anche per la sarchiatura. Nelle agricolture marginali o in quelle ad alto reddito (come le orticole o le floricole) eseguita manualmente con la zappettatura. Rincalzatura. Consiste nel riporto di terra al piede delle piante, rimuovendola dall'interfila, per scopi che variano secondo la coltura. L'operazione si esegue con aratri leggeri oppure con l'aratro assolcatore.

AVVICENDAMENTI COLTURALI Gli avvicendamenti colturali (rotazioni) sono importanti nei sistemi agricoli con colture erbacee e sono state praticati per centinaia di anni.

Gli avvicendamenti colturali devono essere programmati, adattandoli al tipo di attivit aziendale. Un avvicendamento colturale pi o meno libero parte essenziale della gestione agricola integrata, perch produce benefici ambientali, agronomici e gestionali. Lo scopo dellavvicendamento colturale nella gestione agricola integrata di ottenere colture sane e vigorose, facendo il miglior uso delle risorse naturali, per produrre in modo economico raccolti di qualit.

In particolare: Gli avvicendamenti colturali sono importanti nei sistemi agricoli con colture erbacee e sono praticati da centinaia di anni, perch:

Riducono la crescita di molti parassiti, interrompendone il ciclo vitale. Consentono di ridurre limpiego di fertilizzanti. Aiutano a mantenere la struttura del terreno. Riducono i rischi economici. Consentono un migliore utilizzo del lavoro e delle macchine.

Gli avvicendamenti colturali devono essere programmati, adattandoli al tipo di attivit aziendale, considerando:

Il clima. I tipi di terreno. La localizzazione geografica dellazienda. I mercati ai quali sono destinati i prodotti dellazienda.

I problemi relativi alla protezione delle colture dalle avversit biotiche parassitarie (fitofagi, malattie, malerbe) di tutta lazienda e, delle singole colture. Limpatto ambientale conseguente alle colture programmate. La disponibilit di lavoro. Le possibilit di stoccaggio dei prodotti raccolti. Le necessit di liquidit monetaria.

Ciascuna delle suddette voci, pu influire su varie decisioni:

Clima: Scelta delle colture e delle variet, possibilit di eseguire lavori, irrigazione, sviluppo delle avversit biotiche. Terreno e giacitura: Scelta delle colture e delle variet, sistemazioni, concimazioni, tipologia delle coltivazioni, epoca di tutte le operazioni in campo, Mercati: Scelta di variet, tenuto conto dellambiente, in funzione della richiesta dei clienti, e della organizzazione commerciale. Problemi fitosanitari: Scelta delle variet, tenuto conto della loro resistenza. Impatto ambientale: Sistemazioni idraulico agrarie, modalit di lavorazione, concimazioni, epoca delle operazioni colturali. Disponibilit di mano dopera: Disponibilit di mano dopera per seminare, eseguire operazioni colturali, trattamenti e raccolta. Stoccaggio dei prodotti: Disponibilit di spazi di stoccaggio dei prodotti non esitabili immediatamente sul mercato o per le prime lavorazioni.

Un avvicendamento colturale pi o meno libero parte essenziale della gestione agricola integrata, perch produce benefici ambientali, agronomici, gestionali ed economici. Benefici ambientali

Minori danni per erosione dei terreni declivi. Minore disturbo e distruzione dei luoghi di nidificazione. Maggiore biodiversit. Maggiore variet di fonti alimentari per la fauna selvatica.

Benefici agronomici

Migliori condizioni fisiche del terreno. Riduzione o eliminazione di alcuni problemi fitosanitari. Contribuire a risolvere problemi fitosanitari difficili.

Benefici gestionali

Soddisfacimento delle esigenze dei clienti. Facilitazione della gestione del lavoro.

Benefici economici

Riduzione dellimpiego di prodotti fitosanitari e di fertilizzanti. Possibilit di pianificare limpiego delle macchine e del personale. Mantenimento della redditivit.

ARBORICOLTURA L' arboricoltura una disciplina tecnico-scientifica (chiamata anche coltivazione arborea), che si occupa della coltivazione degli alberi a fini produttivi o ornamentali. In particolare si occupa della selezione, piantagione e gestione degli alberi e dello studio, dal livello molecolare alla pianta intera, di come essi crescono e rispondono alla pratiche colturali alle quali sono sottoposti ed all'ambiente nel quale si trovano a vivere. Si distingue in:

arboricoltura da legno, si occupa delle piantagioni di specie arboree per la produzione del legname arboricoltura da frutto, ha il proprio campo di interesse nella coltivazione delle piante da frutto arboricoltura ornamentale, si occupa della coltivazione e cura di alberi ornamentali L'arboricoltura da legno una disciplina tecnica, branca dell'arboricoltura, che si occupa della realizzazione e della gestione di piantagioni di specie arboree finalizzate alla produzione di determinati assortimenti legnosi nella massima quantit possibile. Si tratta di piantagioni generalmente coetanee e monospecifiche od oligospecifiche, localizzate in aziende agricole od aziende agroforestali su terreni fertili, pianeggianti o poco pendenti e comunque facilmente accessibili dai mezzi meccanici. Lo scopo dell'arboricoltura da legno, a differenza della silvicoltura, la massimizzazione della produzione del materiale legnoso, che nel momento economicamente e commercialmente ottimale, viene totalmente asportato. Le piantagioni da legno vengono governate a fustaia o a ceduo. Le specie arboree pi utilizzate in Italia sono alcune conifere nordamericane appartenenti ai generi pinus e pseudotsuga, tra le latifoglie principalmente il pioppo ed in misura

minore altre specie come l'eucalipto, il noce ed il ciliegio selvatico le ultime due considerate specie a legno pregiato,

La frutticoltura, una branca dell'arboricoltura che riguarda tutte le caratteristiche relative agli alberi da frutto. Ci che caratterizza le coltivazioni arboree, la consistenza legnosa, ci dovuto alla presenza di Lignina, e la loro longevit, cio il tempo che queste piante rimangono sul terreno. Ovviamente, queste coltivazioni presentano esigenze assai pi complesse rispetto alle semplici Coltivazioni erbacee, lavorazioni pi profonde; ad esempio per quanto riguarda l'aratura, previsto talvolta lo "scasso", cio una lavorazione che pu giungere sino al metro di profondit. Vi sono anche tutta una serie di accorgimenti da prendere a seconda di quale pianta si stia trattando: olivo, vite, melo, ecc... Insomma dipende da cosa si abbia di fronte, in base a ci, si adatteranno le concimazioni, le irrigazioni, le potature; tutte le tecniche colturali. Pure le coltivazioni arboree, possono essere divise in una parte generale, in cui si analizzano gli aspetti botanici e scientifici, che in una parte speciale in cui analizziamo le varie tecniche colturali. L'arboricoltura ornamentale si interessa dello studio delle specie arboree d'alto fusto radicate in ambienti antropizzati o, in ogni caso, con scopi paesaggistico-estetici o di forestazione urbana.

BACHICOLTURA La bachicoltura (o sericoltura) l'allevamento del baco da seta (Bombix mori) per la produzione di bozzoli da cui si ricava il filo di seta. Il baco (bigat, burdocc, cavalier in dialetto) si nutre esclusivamente in

delle foglie deigelsi, piante del

genere Morus (famiglia Moraceae),

particolare Morus alba (gelso bianco o comune) e Morus nigra (gelso nero). Le sue uova (dette semenza) si schiudono tra la fine di aprile e l'inizio di maggio, quando le foglie sugli alberi si sono completamente formate. Si sviluppa attraverso quattro mute (cambi di pelle) fino alla costruzione del bozzolo:

La prima et larvale (una settimana circa) La seconda et larvale (una settimana circa) La terza et larvale (cinque giorni circa) La quarta et larvale (cinque giorni circa) La quinta et larvale (quattro giorni circa) Salita al bosco al completamento del bozzolo serico

L'allevamento veniva fatto nelle case dei contadini, le stanze adibite a questo scopo avevano oltre alle finestre, aperture supplementari sopra le porte o sotto le finestre per garantire l'aerazione. Per contenere i bachi si costruivano graticci o intelaiature in legno con fondo in canne o tela, sovrapponibili per risparmiare spazio. I piccoli bachi nati dalle uova venivano messi sui graticci e alimentati con foglia fresca finemente trinciata, i letti periodicamente ripuliti per evitare malattie. Alla terza et la foglia viene somministrata pi volte al giorno, intera, alla quarta con tutto il ramo. In 27/28 giorni, passando attraverso quattro dormite, i bachi crescono fino a diventare lunghi 7/8 centimetri, insieme a loro cresce la quantit di cibo necessaria e lo spazio che occupano.

I bachi salgono al bosco, si arrampicano su mazzi di frasche secche dove cercano un posto sicuro per costruire il bozzolo dove compiere la metamorfosi in crisalide. La costruzione dura 3/4 giorni. Per i bachi nati da 20.000 uova le necessit di spazio e cibo aumentano in questo modo a ogni et:

prima, un metro quadrato, 10 kilogrammi di foglia. seconda, due metri quadrati, 20 Kg. terza, cinque metri quadrati, 70 Kg. quarta, dieci metri quadrati, 180 Kg. quinta, 600 Kg.

La quantit di bozzoli da loro prodotta di 35/40 Kg. Da 100 Kg. di bozzoli si ricavano 20/25 Kg. di seta cruda e 15 Kg. di cascami. Bachi di razza diversa producono bozzoli di differente colore: bianco candido (i pi pregiati), da giallini fino ad arancioni (meno pregiati). Nelle zone del nord Italia, soprattutto in pianura, sono ancora visibili filari di gelsi a testimonianza della diffusione che quest'industria ebbe sul territorio.

APICOLTURA L'apicoltura, l'allevamento di api allo scopo di sfruttare i prodotti dell'alveare dove per tale si intenda un'arnia popolata da una famiglia di api. Le arnie "razionali" sono quindi le strutture modulari dove l'apicoltore ricovera le api e strutturate con favi mobili. Le arnie pi primitive non avevano favi mobili ed erano dette bugno o "bugno villico". Malgrado le specie allevate siano diverse, per la sua produttivit ha netta predominanza l'Apis mellifera. Il mestiere dell'apicoltore consiste sostanzialmente nel procurare alle api ricovero e cure, e vegliare sul loro sviluppo; in cambio egli raccoglie una quota discreta del loro prodotto, consistente in: miele, polline, cera d'api, pappa reale, propoli, veleno. Praticata in tutti i continenti, questa attivit varia a seconda delle variet delle api, del clima e del livello di sviluppo economico dell'agricoltore, e in essa pratiche ancestrali come l'affumicamento si mischiano a metodi moderni come regine. l'inseminazione artificiale delle

Tale allevamento branca della zootecnica, seppure intesa in accezione ampia, e viene insegnata a livello accademico nei moduli di apicoltura come attivit zootecnica, per quanto riguarda le scienze e tecnologie delle produzioni animali, nei corsi di zootecnia in medicina veterinaria, e nei corsi di zoocolture nell'ambito di scienze biologiche e naturali. La gestione di un alveare consiste soprattutto nel sorvegliarne lo sviluppo in funzione del periodo e delle condizioni ambientali. Una colonia di api costituita da un'unica regina, da molte operaie (femmine), da fuchi (maschi) e dalla covata (larve). Un alveare composto da un'unica colonia o famiglia. Per riprodursi e sopravvivere, una colonia di api cerca di accumulare il massimo possibile di provviste durante la buona stagione, per poter passare l'inverno. La popolazione della colonia varia secondo le stagioni. molto grande nei periodi in cui le risorse naturali sono abbondanti (da 30.000 a 70.000 individui), allo scopo di fare

la maggiore raccolta possibile. D'inverno si riduce fino a scendere attorno ai 6.000 individui, per ridurre al minimo indispensabile il consumo delle provviste. La popolazione non pu tuttavia scendere oltre un certo limite, giacch quella che dovr rilanciare la colonia in primavera. L'alveare divisibile L'arnia si pu definire come l'"unit abitativa" costruita dall'apicoltore per accogliere una colonia di api. L'alveare una famiglia inarniata. Un insieme di alveari costituisce un apiario. Nel XIX e nel XX secolo, l'approccio scientifico all'apicoltura e la ricerca in direzione di un'apicoltura razionale hanno consentito di mettere a punto degli alveari moderni, caratterizzati da favi mobili, di dimensioni precise e standardizzate. I favi mobili consentono di intervenire nell'alveare senza distruggerlo. Costruiti dalle api, uno a uno, possono essere facilmente estratti e rimessi a posto. Questi favi possono essere sia costruiti su telai preparati dall'apicoltore, sia sospesi a barre o barrette sulle quali l'apicoltore ha disposto degli abbozzi di favi. Esistono due grandi famiglie di alveari:

quelle che crescono per elementi standard sovrapposti verticalmente, dette alveari divisibili; quelle che crescono per aggiunta di telai affiancati a quelli gi sul posto, e sono gli alveari orizzontali.

Le dimensioni degli alveari verticali variano in funzione del numero di elementi impilati, quelle orizzontali hanno sempre lo stesso aspetto, all'esterno, ma hanno all'interno spazio sufficiente per accogliere favi supplementari al momento della crescita della colonia. Le arnie portano spesso il nome del loro inventore. Quelle verticali a telaio pi comuni in Francia sono le Dadant, Langstroth e Voirnot; la prima la pi presente in Europa, e la sua versione italiana, standardizzata

nel 1932, e ancora oggi prevalente nell'apicoltura nazionale, sia pure con successive evoluzioni, si chiam Italica-Carlini Il vero inventore del telaino era stato comunque il pastore americano Lorenzo Lorraine Langstroth, originario del Massachussetts, che nel 1851 aveva scoperto il passo d'ape o spazio d'ape, cio quello spazio di ampiezza fissa (9, 5 mm) da lasciare tra coprifavo e portafavo e tra i montanti dei telaini, che era sufficiente e necessario perch le api non fissassero alla parete e al tetto i favi: nello spazio cos lasciato libero le api non costruirono n favi n ponti, il telaio divent veramente mobile, e non fu pi necessario distruggere i favi per estrarne i prodotti. La scoperta di Langstroth fu determinante per tutti i modelli successivi di favi mobili. Gli alveari Warre e Climatstable sono di tipo orizzontale, divisibili a barrette, e destinati prevalentemente all'apicoltura ecologica. Tra gli alveari orizzontali a telaio vanno citati quelli messi a punto da De Layens e perfezionati da Jean Hurpin. Attualmente suscita vivo interesse, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, l'alveare a barre portafavo, adattato alle regioni calde, e di basso costo. Alveare divisibile a telaini mobili L'alveare divisibile tipico costituito da un numero variabile di casse impilate, aperte sopra e sotto. Questa pila poggia su un telaio sporgente da un lato a formare un balcone, detto telaio di volo. Questo balcone costituisce la porta d'accesso delle api.

La prima cassa si chiama corpo dell'alveare. Esso costituisce il dominio proprio e privato della api: tutto ci che vi viene deposto appartiene a loro, e contiene le provviste sufficienti a che la colonia possa svernare. Le casse successive sono i melari: sono queste il dominio dell'agricoltore, dal quale egli trae il miele. Il tutto sormontato da un cappuccio detto coprifavo e, per finire, da un tetto.

Il corpo e i melari contengono dei telaini sospesi verticalmente nei quali le api costruiscono i loro favi: i telaini come s' detto sono mobili, e l'agricoltore pu tirarli fuori dall'alveare uno a uno, in modo da sostituirli al bisogno, o cambiarli di alveare, o verificare lo stato della colonia. I vari modelli di alveare si distinguono per le dimensioni e il numero dei telaini.

Potrebbero piacerti anche