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LA DESERTIFICAZIONE

1. POSIZIONAMENTO NELLA PROGRAMMAZIONE


La seguente lezione è inserita all’interno di una più ampia UDA concernente il cambiamento
climatico e le sue conseguenze e ben si lega al programma di ed. civica e al punto dell’agenda 2030
riferita allo sviluppo sostenibile. A livello interdisciplinare, di particolare efficacia può dimostrarsi la
collaborazione con il docente di scienze naturali, in relazione allo studio dei climi, e con quello di
storia, in relazione alle conseguenze delle rivoluzioni agricole e industriali.
2. CLASSE: I Istituto Tecnico
Buone competenze ed abilità espressivo-comunicative. Un cospicuo gruppo di studenti si impegna
con serietà, manifestando una forte motivazione al profitto. Nella classe è presente un alunno BES,
alunno con funzionamento cognitivo limite, per il quale il CDC ha redatto un apposito PDP (LEGGE
170/2010)

MISURE DISPENSATIVE E COMPENSATIVE:


• Uso di mappe per orientarsi tra i concetti
• Riduzione quantitativa della consegna /tempi più lunghi per lo svolgimento della prova
• Uso di prove strutturate con risposte a scelta multipla
• Registrazione della lezione
• Verifiche orali con domande che orientino il candidato nelle risposte
• Strategie di peer tutoring

3. CONTENUTI SIGNIFICATIVI
Il clima ha spesso subito variazioni nella storia geologica della terra. Ci sono stati periodi molto caldi,
durante i quali il clima dell’Europa era simile a quello tropicale, e periodi molto freddi, durante i quali
il clima europeo era simile a quello Artico e le glaciazioni hanno ricoperto quasi interamente le sue
terre. Queste forti variazioni, a volte, erano dovute a cambiamenti naturali della superficie e
dell'atmosfera terrestre.
Oggi viviamo periodo di riscaldamento climatico. Gli scienziati ipotizzano che questo
riscaldamento sia dovuto alle attività umane, in particolare all'unione della concentrazione
nell'atmosfera di anidride carbonica e di altri gas come il metano. Questi sono detti gas serra
perché trattengono più a lungo il calore proveniente dal sole nell'atmosfera: lasciano entrare i raggi
che riscaldano, e poi trattengono l'aria calda rallentando la dispersione calore. L'effetto serra è un
fenomeno naturale dell'atmosfera terrestre, infatti se non ci fossero gas serra il calore del sole non
sarebbe trattenuto e la superficie terrestre sarebbe soggetta a sbalzi termici che impedirebbero la vita
sul pianeta. L'aumento di questi gas è però dannoso perché causa l'innalzamento della temperatura
media. L’anidride carbonica è rilasciata nell’atmosfera dall'uso dei combustibili fossili come:
petrolio, carbone, gas naturale e i loro derivati, con la benzina e gli altri carburanti.
Proprio sulla base delle attività umane e dei gas da essere rilasciate, gli scienziati credono che il clima
continuerà a riscaldarsi, generando conseguenze pericolose per le attività umane e per gli equilibri
ambientali del pianeta.
Quali sono le conseguenze?
Un’atmosfera più calda ha più energia, che intensifica tutti gli eventi atmosferici. Le temperature
maggiori, ad esempio, velocizzano l'evaporazione dell'acqua e la sua ricaduta al suolo, aumentando
il numero dei fenomeni temporaleschi estremi come cicloni, tornado e nubifragi. Ad essi accompagna
l’aumento di alluvioni, frane, inondazioni e altri fenomeni legati al dissesto idrogeologico.
L'innalzamento delle temperature sta causando il progressivo scioglimento dei ghiacciai, le acque dei
quali si mescolano a quelle marine facendo innalzare il livello del mare che causa alluvioni nelle zone
costiere, l'erosione delle coste e la sommersione delle regioni si trovano appena al di sopra del livello
del mare.
I cambiamenti locali possono essere altrettanto marcati e ancora più difficili da prevedere: in certe
regioni il clima può diventare più mite, favorendo le colture; in altre più arido, causando la
desertificazione. Tutti gli equilibri degli ecosistemi vengono alterati, e molte specie viventi,
animali e vegetali, potrebbero non essere in grado di adattarsi a cambiamenti molto rapidi.
Lo stesso vale per le attività umane:
- I sistemi agricoli sono adattati ai diversi climi e il loro cambiamento anche minimo
causare la mancata maturazione, la diffusione di malattie virali insetti gli animali
prima non presenti e la crisi di interi sistemi coltura;
- Lo scioglimento dei ghiacciai può mettere in crisi l'economia legata al turismo
invernale e alle acque di scioglimento usate per l'irrigazione estiva e per le centrali
idroelettriche;
- L'inondazione delle regioni costiere e la desertificazione possono causare migrazioni
forzate per cause ambientali.
La desertificazione dei terreni è però causata anche da altri fattori.
È stata definita dalla United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD) come
“degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub umide secche, attribuibile a varie cause, fra le
quali variazioni climatiche e attività umane”. Essa si manifesta con "la diminuzione o la scomparsa
della produttività e complessità biologica o economica delle terre coltivate, sia irrigate che non, delle
praterie, dei pascoli, delle foreste o delle superfici boschive causate dai sistemi di utilizzo della terra,
o da uno o più processi, compresi quelli derivanti dall'attività dell'uomo e dalle sue modalità di
insediamento, tra i quali l'erosione idrica, eolica, ecc; il deterioramento delle proprietà fisiche,
chimiche e biologiche o economiche dei suoli; la perdita protratta nel tempo di vegetazione
naturale”.(UNCCD).
Secondo l’UNEP (The global authority for the environment) dei circa 5miliardi di ettari utilizzati in
agricoltura in aree semi aride o prospicienti ai deserti, ben il 70% circa di questi suoli è già degradato
e gran parte di esso soggetto a desertificazione o a forte rischio di desertificazione

Si definiscono aride, semi-aride, sub-umide e secche le zone in cui la pioggia apporta al bilancio
idrico un contributo inferiore al 65% di quanto potenzialmente sottratto al terreno dall’evaporazione.
Queste zone sono esposte a piogge brevi ma intense che, invece di attenuare gli effetti della mancanza
di precipitazioni, provocano fenomeni erosivi, quindi desertificazione.
La Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione si propone di combattere la
desertificazione e la siccità delle zone a rischio, in particolare in Africa.
Oltre 100 Paesi nel mondo, più di 250 milioni di persone, risultano essere affetti da questo
fenomeno in continua espansione, sia per cause antropiche che per cambiamenti climatici in atto.
Le sue origini si rinvengono alla Conferenza di Rio su Ambiente e Sviluppo del 1992.

La convenzione è stata poi adottata il 7 giugno 1994 ed è entrata in vigore il 1996. L’Italia ha
ratificato nel 1997.
Essa rappresenta l’unico strumento giuridicamente vincolante in materia di desertificazione.

Fino ad oggi conta 193 Paesi parte.


Le attività umane sono sempre state, in concreto, tra i fenomeni principali di incidenza sugli equilibri
territoriali e dell’ecosistema. L’uomo presente sul territorio è fattore di dinamiche che non sempre
possono integrarsi con quelle proprie dell’ecosistema.
L’eccessivo sfruttamento dei terreni da pascolo è una delle cause principali della
desertificazione: quando il carico di bestiame è superiore a quello che i pascoli possono sostenere ha
inizio il degrado del territorio.
Alle specie vegetali perenni si sostituiscono presto specie annuali e arbusti poco graditi al bestiame;
successivamente regrediscono le specie erbacee, il calpestio degli animali distrugge quel poco che
rimane e il suolo resta, così, scoperto all’azione erosiva dei venti e delle acque.
In maniera quasi analoga, l'eccessivo sfruttamento dei terreni agricoli porta a un impoverimento
progressivo dei terreni, che una volta esaurita la propria riserva di sostanze nutritive rimangono
esposti agli agenti metereologici e vanno, quindi, soggetti a erosione.
Il processo di desertificazione può essere innescato anche dall’indiscriminato abbattimento del
manto forestale o dalla cattiva gestione dei sistemi di irrigazione che in molte regioni è causa
della salinizzazione dei terreni.
I terreni che non vengono lasciati riposare (a maggese), quelli che vengono lavorati troppo in
profondità con mezzi meccanici e quelli coltivati a monocoltura perdono progressivamente la propria
fertilità e possono andare soggetti a fenomeni di erosione.
La deforestazione: il caso della foresta tropicale
A partire dalla rivoluzione industriale i tassi di riduzione del manto boschivo hanno subito una brusca
impennata interessando soprattutto la foresta tropicale, che costituisce il 45% del manto boschivo
dell'intera superficie terrestre. Ogni minuto 40 ettari di foresta scompaiono nel mondo per l'intervento
umano. Una perdita che assomma ad oltre 15 milioni di ettari all'anno, pari ad oltre metà dell'intero
territorio italiano. La deforestazione è causa di desertificazione.
La foresta tropicale è in contrazione perché:
- La richiesta di legname da parte dei paesi industriali, a partire dal 1950, si è
quintuplicata per l'aumentata domanda di cellulosa per la carta appunto
- La raccolta di legname da ardere, che costituisce il principale o l'unico tipo di
combustibile per circa metà della popolazione mondiale che vive in massima parte nei
paesi in via di sviluppo.
- La pratica dell'agricoltura itinerante, che si basa sull'incendio di tratti di foresta sempre
diversi per conquistare spazio all'agricoltura. In molte zone (America, Filippine, Sud
est dell'Asia), la superficie della foresta fluviale si è dimezzata.
Destinata ad una rapida degradazione sembra essere soprattutto la foresta amazzonica,
data la decisione dei governi brasiliani di costruirvi 15.000 km di autostrada e
convertire immensi spazi a pascoli e a colture di esportazione. Le conseguenze
ecologiche di questo sono di portata planetaria soprattutto per il clima e per la
produzione di ossigeno: da sola, infatti, l'Amazzonia ne fornisce il 50%. Essa
costituisce il più grande sistema di ossigenazione e depurazione, naturale del mondo
in grado di assorbire un'ingente quantità di anidride carbonica.
La foresta tropicale, una volta abbattuta, difficilmente si riforma e, di solito, cede il posto al deserto.
Infatti, da un lato il suolo viene privato dell'abbondante materiale organico fornito dalla caduta delle
foglie e dei rami che decomponendosi procurano l'humus necessario alla crescita della vegetazione.
Dall'altro lato, le piogge torrenziali erodono intensamente il terreno e, in presenza di alte temperature,
ne alterano la composizione chimica facendo affiorare in superficie gli idrossidi di alluminio e di
ferro; in tal modo si innesca un processo di lateralizzazione che consiste nella formazione di una
crosta così dura e compatta da sembrare un mattone punto si tratta in realtà di una vera e propria
roccia che esclude qualsiasi tipo di vegetazione.
L'utilità della foresta, dal punto di vista ecologico, è molteplice: essa limita l'azione erosiva creando
una circolazione profonda delle acque piovane e consente l'alimentazione delle sorgenti oltre che
l'arricchimento delle falde. Costituisce una copertura ombreggiante che diminuisce l'insolazione
diretta sul terreno e perciò la distruzione della sostanza organica appunto
Con la fotosintesi clorofilliana si ha la formazione di idrati di carbonio ed emissioni di ossigeno
virgola e questa reazione sta alla base della formazione di una nuova biomassa vegetale, la sostanza
organica necessaria alla fertilità dei suoli.
Attualmente la deforestazione minaccia l'esistenza di 205 100 milioni di persone, la cui sopravvivenza
è legata agli ecosistemi forestali da cui vengono ricavati cibo combustibili.
La deforestazione: il caso delle savane e delle steppe
La savana è un bioma soprattutto tropicale e sub tropicale, caratterizzato da una vegetazione a
prevalenza erbosa, con arbusti e alberi abbastanza distanziati da non dar luogo ad una volta chiusa.
Questo tipo di ambiente si trova in molte zone di transizione tra la foresta pluviale e il deserto o la
steppa in Africa centrale, Sudamerica, India, Indocina e Australia, ma può essere presente anche ad
altre latitudini. Le savane possono formarsi anche in seguito alla presenza di specifiche condizioni
climatiche oppure a causa di incendi stagionali anche indotti dall'uomo o per particolari caratteristiche
del suolo.
La steppa, invece, è un paesaggio naturale caratteristico delle regioni a clima continentale, con inverni
freddi e secchi ed estati calde e moderatamente piovose. La vegetazione è costituita da una prateria
composta da erbe, perlopiù graminacee virgola e arbusti. Gli alberi sono quasi assenti, ad eccezione
di zone più umide in prossimità di fiumi e laghi. La fauna è costituita da roditori, rettili e insetti. Le
vere steppe sono quelle continentali, ma col nome di steppa si può intendere anche la prateria
mediterranea o equivalente in zone aride sub tropicali, le savane.
I processi di desertificazione coinvolgono sia pure in misura diversa 35 40 milioni di chilometri
quadrati, dove vivono ben 700 milioni di persone e ogni anno circa 20 milioni di ettari diventano
improduttivi per le coltivazioni e per i pascoli.
Particolarmente esposti a tale fenomeno sono i paesi africani del Sahel, cioè dell'ampia regione di
transizione tra la savana e il Sahara, dove il dominio del deserto avanza di alcune decine di chilometri
all'anno, costringendo i villaggi a spostarsi sempre più a sud e provocando forti correnti migratori e
virgola sia temporanei che definitive, verso i paesi della fascia tropicale umida.

4. OBIETTIVI
Conoscenze Abilità Competenze chiave
Competenze di
cittadinanza
La desertificazione Analizzare i processi Comunicazione nella progettare
di cambiamento del madrelingua
mondo
contemporaneo.
Lessico di base della Comprendere i nessi Competenza digitale Comunicare
geografia causa effetto

Il cambiamento Cogliere i nessi tra Comp. Sociale e civica Collaborare e


climatico e le sue azione dell’uomo e partecipare
conseguenze territorio
Il sovrasfruttamento Individuare relazioni e
del terreno collegamenti

5. FASI
FASE 0 – introduzione frontale all’argomento + finalità da raggiungere in riferimento alle
competenze europee
FASE 1 – ATTIVAZIONE DELLE CONOSCENZE PREGRESSE (1h)
Peer to peer con test a diagnostico a risposte chiuse per recuperare le conoscenze pregresse.
Attraverso l’uso della LIM, mostrare ai discenti una foto del Partenone e con l’app geacron mostrare
la cartina del mondo nel 479 a.C. Elicitare così le loro conoscenze pregresse.

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