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Interazioni fluido-solido 93

Moti a potenziale

Si dice che un campo di vettori velocità v⃗ ammette un potenziale, quando esiste


una funzione scalare
𝛷 = 𝛷(𝑥, 𝑦, 𝑧) (5-63)
le cui derivate parziali in ogni punto siano uguali alle componenti u, v, w del
vettore velocità nello stesso punto:
∂𝛷
𝑢=
𝜕𝑥
∂𝛷
𝑣= (5-64)
𝜕𝑦
∂𝛷
𝑤=
𝜕𝑧
La funzione Φ(x,y,z,t), che può essere descritta da una serie di superfici i cui
punti hanno lo stesso valore di Φ (superfici equipotenziali), viene detta il
“potenziale” di v⃗ e ha una dimensione pari a L2T-1. Il vettore v⃗ è quindi pari a:
v⃗ = 𝑔𝑟𝑎𝑑𝛷 = ∇𝛷 (5-65)
e il moto viene detto a potenziale di velocità1.
L’introduzione del potenziale corrisponde a un cambiamento di variabile,
cioè come incognita non compare la velocità ma una funzione scalare con il
vantaggio di dovere determinare una funzione scalare piuttosto che una incognita
vettoriale. Chiaramente la funzione potenziale non è definita univocamente ma a
meno di una costante: questa arbitrarietà non pone comunque alcun problema nei
riguardi della determinazione del campo di moto poiché il vettore velocità non
dipenderà dal valore della costante.
Il vettore velocità può quindi scriversi come:
∂𝛷 ∂𝛷 ∂𝛷
v⃗ = 𝑢𝚤̂ + 𝑣𝚥̂ + 𝑤𝑘 = 𝚤̂ + 𝚥̂ + 𝑘 (5-66)
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
La componente della velocità lungo una direzione s sarà quindi
∂𝛷
v = (5-67)
𝜕𝑠

1
Come si vedrà nel capitolo 11, tale equazione presenta una struttura uguale a quella
della legge di Darcy per moti filtranti in un mezzo poroso omogeneo e isotropo e ciò
rende la teoria dei moti a potenziale particolarmente efficace nello studio dei moti di
filtrazione complessi. Altri campi di applicazione sono rappresentati dallo studio dei moti
viscosi come nel caso dei moti a bassa velocità propri della foronomia e delle onde
marine, da quello dei campi idrodinamici indotti dalla presenza di ostacoli.
94 Dispense di Idraulica

Nell’ipotesi di fluido incomprimibile, l’equazione di continuità può scritta


come:
∂𝑢 ∂𝑣 ∂𝑤
𝑑𝑖𝑣v⃗ = + + = ∇ ∙ v⃗ (5-68)
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
Sostituendo in essa le espressioni (5-64) si ottiene:
∂ 𝛷 ∂ 𝛷 ∂ 𝛷
∇ 𝛷= + + =0 (5-69)
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
mostrando che, se il fluido è incomprimibile, la funzione potenziale è una
funzione armonica poichè soddisfa l’equazione di Laplace (5-69).
Considerando un generico vettore spostamento infinitesimo pari a
𝑑𝑠⃗ = 𝑑𝑥𝚤̂ + 𝑑𝑦𝚥̂ + 𝑑𝑧𝑘 (5-70)
la variazione dΦ che ne consegue risulta pari a
∂𝛷 ∂𝛷 ∂𝛷
𝑑𝛷 = 𝑑𝑥 + 𝑑𝑦 + 𝑑𝑧 = ∇𝛷 ∙ 𝑑𝑠⃗ (5-71)
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
Se lo spostamento avviene lungo la superficie equipotenziale si ha
𝑑𝛷 = ∇𝛷 ∙ 𝑑𝑠⃗ = 0 (5-72)
e cioè
v⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ = 0 (5-73)
da cui deriva la proprietà delle superfici equipotenziali di essere ortogonali alla
velocità.
I moti a potenziale si dicono anche irrotazionali perché in essi è nullo il rotore
di v⃗, accadendo che
𝜕𝑤 𝜕𝑣 ∂ 𝛷 ∂ 𝛷
(𝑟𝑜𝑡v⃗) = − = − =0
𝜕𝑦 𝜕𝑧 𝜕𝑧𝜕𝑦 𝜕𝑦𝜕𝑧
𝜕𝑢 𝜕𝑤 ∂ 𝛷 ∂ 𝛷
(𝑟𝑜𝑡v⃗) = − = − =0 (5-74)
𝜕𝑧 𝜕𝑥 𝜕𝑥𝜕𝑧 𝜕𝑧𝜕𝑥
𝜕𝑣 𝜕𝑢 ∂ 𝛷 ∂ 𝛷
(𝑟𝑜𝑡v⃗) = − = − =0
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑦𝜕𝑥 𝜕𝑥𝜕𝑦
Se il moto è irrotazionale, le equazioni (2-67) di Navier-Stokes si possono
scrivere:
𝜌 𝐹⃗ − 𝐴⃗ =  𝛻𝑝 − 𝜇𝛻 v⃗ = 𝛻𝑝 − 𝜇𝛻 (𝛻𝛷) = 𝛻𝑝 − 𝜇𝛻(𝛻 𝛷) (5-75)
che, per la (5-69) valida nel caso di fluido incomprimibile, si riducono
all’equazione di Eulero
Interazioni fluido-solido 95

𝜌 𝐹⃗ − 𝐴⃗ =  grad𝑝 (5-76)
mostrando che le soluzioni di un moto di un fluido perfetto sono compatibili con
quelle di un moto irrotazionale di un fluido reale incomprimibile, a patto che le
condizioni al contorno nei due casi siano coincidenti. L’equazione di Eulero si
può scrivere come
𝜕𝑣⃗ 𝜕𝑣⃗ 𝜕𝑣⃗ 𝜕𝑣⃗
- 𝜌∇𝑧 − ∇𝑝 = ρ +𝑢 +𝑣 +𝑤 (5-77)
𝜕𝑡 𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
La proiezione sull’asse x di quest’ultima è
𝑝
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕𝑢 1 𝜕𝑢 𝜕𝑢 𝜕𝑢 (5-78)
- − = + 𝑢 +𝑣 +𝑤
𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑡 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
che se il moto è irrotazionale si può scrivere
𝑝 ∂𝛷
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕 𝜕𝑥 1 𝜕𝑢 𝜕𝑣 𝜕𝑤 (5-79)
- − = + 𝑢 +𝑣 +𝑤
𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑡 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝜕𝑥
cioè
𝑝
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕 ∂𝛷 1 𝜕𝑢 𝜕𝑣 𝜕𝑤 (5-80)
- − = + + +
𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑡 2𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝜕𝑥
e quindi
𝑝
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕 ∂𝛷 1 𝜕(𝑢 + 𝑣 + 𝑤 ) (5-81)
- − − =
𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑡 2𝑔 𝜕𝑥
equivalente a
𝑝
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕|v⃗| 1 𝜕 ∂𝛷 (5-82)
+ + + =0
𝜕𝑥 𝜕𝑥 2𝑔 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑡
Ripetendo il ragionamento anche su y e su z si può scrivere
𝑝 1 1 ∂𝛷
𝛻𝑧 + 𝛻 + 𝛻|v⃗| + 𝛻 =0 (5-83)
𝛾 2𝑔 𝑔 𝜕𝑡
e quindi
𝑝 1 1 ∂𝛷
𝛻 𝑧+ + |v⃗| + =0 (5-84)
𝛾 2𝑔 𝑔 𝜕𝑡
che, nel caso di moto stazionario, può scriversi come
96 Dispense di Idraulica

𝑝 1
𝑧+ + |v⃗| = cost (5-85)
𝛾 2𝑔
Questa relazione è formalmente identica alla tesi del teorema di Bernoulli;
però, a differenza di quest’ultimo, essa afferma che, con le stesse ipotesi ad
eccezione di quella di fluido perfetto, se il campo di velocità è anche irrotazionale,
il trinomio di Bernoulli ha un unico valore in tutto il dominio del moto e non
unicamente sulla singola traiettoria. Ciò mostra che l’approssimazione di moto
irrotazionale è più restrittiva di quella di fluido non viscoso. L’ipotesi di moto
irrotazionale determina quindi un legame, rappresentato dalla (5-85), tra le due
funzioni incognite del problema del moto, modulo della velocità e pressione. Tale
legame sussiste tra due qualsiasi punti del campo di moto, non necessariamente
appartenenti a una stessa traiettoria.
La risoluzione dell’equazione differenziale (5-69) permette di ottenere la
funzione potenziale in tutto il campo di moto una volta note le condizioni al
contorno che possono essere di due tipologie: una condizione denominata di
Neumann, del tipo
𝜕𝛷
= v⃗ ∙ 𝑛 (5-86)
𝜕𝑛
che impone il flusso attraverso la superficie di frontiera di normale 𝑛 del campo
di moto e che può essere nullo nel caso di superficie impermeabile (condizione
di impenetrabilità); oppure una seconda, denominata di Dirichlet, del tipo
𝛷 = 𝛷∗ (5-87)
in cui * è un valore noto del potenziale su una parte della superficie di frontiera.
Si nota quindi che, dato il carattere dell’equazione di Laplace, le condizioni al
contorno non permettono di imporre una condizione di aderenza che impedisca
al fluido di scorrere su una superficie materiale. Pertanto, il campo di moto di un
fluido viscoso a ridotta distanza da una superficie materiale non può essere risolto
come irrotazionale.
Una volta noto il potenziale in tutto il campo di moto, è possibile valutare la
velocità in ogni punto del campo del campo di moto tramite le equazioni (5-64)
e successivamente la pressione tramite l’equazione di Bernoulli. L’equazione
(5-69) è lineare e, pertanto, può essere applicato il principio di sovrapposizione
degli effetti: è possibile quindi costruire soluzioni complesse tramite la
sovrapposizione di soluzioni semplici note, impiegando il cosiddetto metodo
delle singolarità idrodinamiche.
Interazioni fluido-solido 97

Figura 5-8

Con riferimento al caso piano di Figura 5-8, si fissi nel piano del moto un
sistema di coordinate cartesiane ed un punto P di coordinate (x, z), e siano l1 e l2
due archi di curve regolari che uniscono P con l’origine O delle coordinate. In
ciascun punto di l1 e l2, sia vn la componente del vettore velocità nella direzione
della normale 𝑛 alla curva, positiva se il vettore velocità è orientato in senso
orario rispetto a O. Fissato come verso di percorrenza delle curve quello da O
verso P, le quantità:

𝛹 = 𝑣 𝑑𝑙 (5-88)

𝛹 = 𝑣 𝑑𝑙 (5-89)

rappresentano i volumi (per unità di profondità) di fluido che attraversano le due


curve nell’unità di tempo e presentano, come il potenziale, una dimensione pari
a L2T-1.
Per il principio di continuità, nell’ipotesi di fluido incomprimibile, il volume
che complessivamente attraversa la curva chiusa formata da l1 e l2 deve essere
nullo, in assenza di sorgenti interne. Pertanto il volume entrante attraverso l1 deve
essere uguale a quello uscente da l2. Poiché questo risultato deve essere verificato
comunque si scelgano le curve che congiungono l’origine delle coordinate al
punto P, ne segue che il flusso di massa che attraversa la generica curva l che
congiunge l’origine O al punto P, dipende solo dalle coordinate di P. Ciò consente
di definire l’integrale curvilineo lungo una generica curva che congiunge il punto
P(x, z) all’origine del sistema di coordinate
( , ) ( , )
𝛹= 𝑣 𝑑𝑙 = v⃗ ∙ 𝑛𝑑𝑙 (5-90)

come una funzione delle sole coordinate del punto, poiché indipendente dalla
linea di integrazione; esso rappresenta la portata volumetrica che attraversa la
98 Dispense di Idraulica

linea stessa e prende il nome di funzione di corrente. Se l’arco PP’ appartiene a


una linea di corrente, tratteggiata in Figura 5-8, la portata che lo attraversa è nulla
poiché il vettore velocità è sempre tangente a esso in ogni suo punto e quindi su
PP’ si può scrivere
𝑑𝛹 = v⃗ ∙ 𝑛𝑑𝑙 = 0 (5-91)
mostrando che la funzione Ψ assume un valore costante lungo una linea di
corrente.

Figura 5-9

Considerati due punti P(x, z) e P+dP (x+dx, z+dz) e un arco infinitesimo di


lunghezza dl che li congiunge (Figura 5-9). Il versore diretto da P a P+dP sarà
pari a
𝑑𝑥 𝑑𝑧
𝑙= 𝚤̂ + 𝑘 (5-92)
𝑑𝑙 𝑑𝑙
mentre il versore ad esso normale sarà pari a
𝑑𝑧 𝑑𝑥
𝑛= 𝚤̂ − 𝑘 (5-93)
𝑑𝑙 𝑑𝑙
Si può quindi scrivere che
𝑑𝑧 𝑑𝑥
𝑑𝛹 = v⃗ ∙ 𝑛𝑑𝑙 = 𝑢𝚤̂ + 𝑤𝑘 ∙ 𝚤̂ − 𝑘 𝑑𝑙 = 𝑢𝑑𝑧 − 𝑤𝑑𝑥 (5-94)
𝑑𝑙 𝑑𝑙
Poiché
Interazioni fluido-solido 99

∂𝛹 ∂𝛹
𝑑𝛹 = 𝑑𝑥 + 𝑑𝑧 (5-95)
𝜕𝑥 𝜕𝑧
si ottiene che
∂𝛹
= −𝑤 (5-96)
𝜕𝑥
e che
∂𝛹
=𝑢 (5-97)
𝜕𝑧
Queste ultime due prendono il nome di relazioni di Cauchy. Se il moto è a
potenziale, il rotore della velocità è nullo e quindi
𝜕𝑢 𝜕𝑤
− =0 (5-98)
𝜕𝑧 𝜕𝑥
cioè
∂ 𝛹 ∂ 𝛹
∇ 𝛹= + =0 (5-99)
𝜕𝑥 𝜕𝑧
mostrando che anche la funzione ψ è armonica.
Lungo una superficie equipotenziale si può scrivere che
∂𝛷 ∂𝛷
𝑑𝛷 = 𝑑𝑥 + 𝑑𝑧 = 0 (5-100)
𝜕𝑥 𝜕𝑧
da cui si ottiene che
∂𝛷
𝑑𝑧 u
= − 𝜕𝑥 = − (5-101)
𝑑𝑥 ∂𝛷 w
𝜕𝑧
Lungo una linea di corrente invece
∂𝛹 ∂𝛹
𝑑𝛹 = 𝑑𝑥 + 𝑑𝑧 = 0 (5-102)
𝜕𝑥 𝜕𝑧
ovvero
∂𝛹
𝑑𝑧 𝑤
= − 𝜕𝑥 = (5-103)
𝑑𝑥 ∂𝛹 𝑢
𝜕𝑧
Da quest’ultima relazione e dalla (5-101) si ottiene l’uguaglianza
100 Dispense di Idraulica

𝑑𝑧 𝑑𝑧
=− (5-104)
𝑑𝑥 𝑑𝑥
che mostra che le due famiglie di curve presentano coefficienti angolari l’uno
antireciproco dell’altro e quindi esse risultano tra loro ortogonali, a ulteriore
conferma di quanto dimostrato precedentemente.
Nel caso di moto piano (x, z), pertanto, il campo di moto a potenziale può
essere rappresentato tramite un reticolo idrodinamico (Figura 5-10), costituito da
due famiglie di linee tra di esse ortogonali: linee equipotenziali e linee di corrente
(inviluppo del vettore velocità).

Figura 5-10

L’incremento di ψ da una linea all’altra corrisponde alla portata che defluisce


(per unità di profondità) nel tubo di flusso compreso tra le suddette curve,
risultando
∂𝛹 ∂𝛹
|𝑑𝛹| = 𝑑𝑠 + 𝑑𝑛 = |v⃗𝑑𝑛| = |𝑑𝑞| (5-105)
𝜕𝑠 𝜕𝑛
avendo indicato con s la direzione tangente alla linea di corrente e con n la
direzione normale. Il campo di moto compreso tra due linee di corrente individua
quindi un tubo di flusso ed esiste una relazione tra l’avvicinamento e
l’allontanamento delle linee di corrente. Poiché in un tubo di flusso, individuato
da due linee di corrente, passa una portata elementare dq che è costante lungo il
percorso, se le linee di corrente si allontanano, per l’aumento della sezione
trasversale, non può che verificarsi una diminuzione della velocità. Il contrario
avviene ovviamente se esse si avvicinano. Per tal motivo è conveniente costruire
il reticolo idrodinamico in maniera che la differenza tra i valori della funzione di
corrente per ogni coppia di linee successive sia costante ottenendo così una
portata defluente tra di esse sempre costante. Analogamente risulta utile tracciare
le isopotenziali in modo che la differenza di potenziale sia costante passando da
una isopotenziale all’altra: la maggiore o minore distanza tra le isopotenziali
indicherà quindi un minore o maggiore valore di velocità.
Interazioni fluido-solido 101

Per un moto potenziale piano, dato che sia la funzione di corrente sia il
potenziale rispettano l’equazione di Laplace e le due famiglie di linee di flusso e
isopotenziali sono ortogonali, esse sono mutuamente interscambiabili. Partendo
quindi da un moto potenziale se ne può ottenere un altro (detto il suo duale)
semplicemente scambiando il ruolo della funzione di corrente con la funzione
potenziale.
Come accennato precedentemente se il moto è a potenziale è possibile
applicare il metodo delle singolarità idrodinamiche sovrapponendo soluzioni
semplici al fine di ottenerne più complesse. E’ bene pertanto descrivere alcuni
moti a potenziale fondamentali (nell’ipotesi di moto piano), per i quali è facile
verificare l’armonicità della funzione potenziale, come il moto uniforme
traslatorio, il punto sorgente/pozzo, il vortice irrotazionale. Successivamente
verranno mostrati alcuni esempi di sovrapposizioni di due o più moti a potenziale.

5.4.1 Moto uniforme traslatorio


Nel moto uniforme traslatorio nel piano xz, le linee di flusso sono rette parallele
e caratterizzate tutte dallo stesso valore di velocità con modulo U; le isopotenziali
sono quindi anch’esse delle rette ma perpendicolari alle linee di flusso. (Figura
5-11).

Figura 5-11

Indicato con α l’angolo tra la velocità e l’asse x, la velocità avrà componenti


𝑢 = 𝑈cos𝛼
(5-106)
𝑤 = 𝑈sen𝛼
Il potenziale dovrà quindi soddisfare le equazioni
𝜕𝛷
= 𝑈cos𝛼
𝜕𝑥 (5-107)
𝜕𝛷
= 𝑈sen𝛼
𝜕𝑧
ottenendo pertanto dalla prima, tramite integrazione,
102 Dispense di Idraulica

𝛷 = 𝑈𝑥cos𝛼 + 𝛷 (𝑧) (5-108)


dove C è una funzione scalare funzione della sola z. Sostituendo l’espressione
ricavata nella seconda delle (5-106) e integrando, si ottiene
𝛷 = 𝑈(𝑥cos𝛼 + 𝑧sen𝛼) (5-109)
In modo analogo dalle relazioni di Cauchy, si ottiene la funzione di corrente
pari
𝛹 = 𝑈(−𝑥sen𝛼 + 𝑧cos𝛼) (5-110)
presentandosi quindi ortogonale alle equipotenziali.
L’esempio del moto uniforme traslatorio fornisce una prova del fatto che
affinchè un moto sia a potenziale, non è strettamente necessario che la viscosità
del fluido sia nulla. La viscosità del fluido determina infatti l’insorgenza di
vorticità nel moto solo tramite l’azione di un gradiente di velocità. Alcuni teoremi
(Lagrange, Kelvin) garantiscono che un moto incomprimibile, se inizialmente
irrotazionale, permane in tale condizione indipendentemente dall’essere viscoso
o meno, e la vorticità non può essere generata per cause interne al campo di moto,
ma solo per interazione tramite la frontiera (per esempio per la presenza di un
ostacolo).

5.4.2 Punto sorgente/pozzo piano


Un moto piano caratterizzato da una portata costante (per unità di profondità) 
(uscente, nel caso di una sorgente, o entrante, nel caso di un pozzo) da un asse
perpendicolare a un piano xz e passante per l’origine, presenta un vettore velocità
diretto sempre radialmente (Figura 5-12).

Figura 5-12

Tale moto presenta un modulo della velocità funzione della distanza r del
generico punto dall’origine, pari a
Interazioni fluido-solido 103

|𝜆|
|𝑣⃗| = (5-111)
2𝜋𝑟
Il vettore velocità presenta quindi componenti pari a
𝜕𝛷 𝜆 𝑥
𝑢= =
𝜕𝑥 2𝜋 𝑥 + 𝑧 (5-112)
𝜕𝛷 𝜆 𝑧
𝑤= =
𝜕𝑧 2𝜋 𝑥 + 𝑧
che integrate forniscono una funzione potenziale pari a
𝜆
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 𝑥 + 𝑧 (5-113)
2𝜋
La costante  viene anche denominata intensità della sorgente o del pozzo.
Nel caso di una sorgente essa assume valore positivo mentre in quello del pozzo
assume valore negativo. La funzione di corrente è invece pari a
𝜆 𝑧
𝛹= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 (5-114)
2𝜋 𝑥
Chiaramente l’origine rappresenta una singolarità essendo in essa infinita la
velocità. Le isopotenziali sono delle circonferenze con centro nell’origine degli
assi mentre le linee di flusso sono delle rette uscenti dall’origine.

5.4.3 Vortice irrotazionale o vortice libero


Il vortice irrotazionale è uno schema di flusso molto utile che può essere
facilmente come duale dello schema di sorgente, invertendo la funzione del
potenziale con quella di corrente (Figura 5-13) e cioè
𝛤 𝑧
𝛷= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 (5-115)
2𝜋 𝑥
con  costante detta intensità del vortice. La funzione di corrente è invece
𝛤
𝛹= 𝑙𝑜𝑔 𝑥 + 𝑧 (5-116)
2𝜋
permettendo di ottenere il campo di velocità pari a
𝜕𝛷 𝛤 𝑧 1 𝛤 𝑧
⎧𝑢 = =− =−
⎪ 𝜕𝑥 2𝜋 𝑥 𝑧 2𝜋 𝑥 + 𝑧
1+ 𝑥
(5-117)
⎨𝑤 = 𝜕𝛷 = 𝛤 1 1
=
𝛤 𝑥
⎪ 𝜕𝑧 2𝜋 𝑥 𝑧 2𝜋 𝑥 + 𝑧
⎩ 1+ 𝑥
104 Dispense di Idraulica

Figura 5-13

L’origine degli assi rappresenta ancora una singolarità essendo anche qui
infinita la velocità. Le isopotenziali sono quindi delle rette uscenti dall’origine
mentre e le linee di flusso sono circonferenze con centro nell’origine degli assi.
La costante  assume valore positivo se il flusso è antiorario intorno all’origine
o valore negativo se orario. Il modulo della velocità risulta ancora pari a

𝛤 𝑧 𝛤 𝑥 |𝛤|
|𝑣⃗| = 𝑢 +𝑤 = − + = (5-118)
2𝜋 𝑥 + 𝑧 2𝜋 𝑥 + 𝑧 2𝜋𝑟
con r la distanza del generico punto dall’origine. Tale risultato mostra che il
vortice irrotazionale presenta un modulo della velocità che tende all’infinito
avvicinandosi all’origine e a zero a distanza infinita, con un comportamento
opposto a quanto avviene nel caso di un vortice reale.

5.4.4 Semicorpo
Sovrapponendo gli effetti di un moto uniforme traslatorio parallelo all’asse x, a
quelli di un punto sorgente posto nell’origine degli assi, tramite la somma della
(5-109) e della (5-113), si ottiene il potenziale pari a:
𝜆
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 𝑥 + 𝑧 + 𝑈𝑥 (5-119)
2𝜋
al quale corrispondono le linee di corrente di Figura 5-14, e una funzione di
corrente pari a
𝜆 𝑧
𝛹= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 + 𝑈𝑧 (5-120)
2𝜋 𝑥
Interazioni fluido-solido 105

Figura 5-14

Esiste un punto posto sull’asse x, denominato punto di ristagno, in cui la


velocità presenta valore nullo. Per la simmetria del flusso, in tale punto la
componente su z della velocità è banalmente nulla, pertanto per determinare la
posizione del punto di ristagno è necessario determinare la componente su x della
velocità come
𝜕𝛷 𝜆 𝑥
= +𝑈 (5-121)
𝜕𝑥 2𝜋 𝑥 + 𝑧
che uguagliata a zero nel punto di ristagno di coordinate (x0, 0) si scrive
𝜆
+𝑈 =0 (5-122)
2𝜋𝑥
fornendo la posizione
𝜆
𝑥 =− (5-123)
2𝜋𝑈
L’interesse di tale schema deriva dal fatto che a partire dal punto di ristagno
si determina una superficie di frontiera che separa una zona all’interno della quale
ricadono le linee di corrente derivanti dal moto traslatorio da quella dove ricadono
le linee di corrente che prendono origine dal punto sorgente: tale frontiera viene
denominata semicorpo (curva in grassetto in Figura 5-14) e può essere
interpretata come la prua di un corpo investito da un moto uniforme.

5.4.5 Coppia sorgente-pozzo


Si consideri un moto piano causato dalla sovrapposizione di un punto sorgente e
di un pozzo di pari intensità e posti a una distanza d. Assunto come sistema di
riferimento l’asse x passante per i due punti e l’asse z perpendicolare con origine
nel punto medio di essi, la funzione potenziale per il principio di sovrapposizione
di effetti si può scrivere come
106 Dispense di Idraulica

𝜆 𝑑 𝑑
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 𝑥+ +𝑧 − 𝑥− +𝑧 (5-124)
2𝜋 2 2

ovvero
𝑑
𝜆 𝑥+2 +𝑧
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 (5-125)
4𝜋 𝑑
𝑥−2 +𝑧
mentre la funzione di corrente è pari a

𝜆 𝑧 𝑧
𝛹= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 − 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 (5-126)
2𝜋 𝑑 𝑑
𝑥+2 𝑥−2

Figura 5-15

Le linee equipotenziali (curve continue) e le linee di corrente (curve


tratteggiate) che si ottengono in questo caso sono mostrate in Figura 5-15.
Il caso della coppia sorgente-pozzo diventa particolarmente interessante se a
esso si associa un moto uniforme traslatorio parallelo all’asse sorgente-pozzo,
ottenendo, tramite la somma della (5-109) e della (5-124), il seguente potenziale:

𝜆 𝑑 𝑑
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 𝑥+ +𝑧 − 𝑥− +𝑧 + 𝑈𝑥 (5-127)
2𝜋 2 2

e la seguente funzione di corrente

𝜆 𝑧 𝑧
𝛹= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 − 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 + 𝑈𝑧 (5-128)
2𝜋 𝑑 𝑑
𝑥+2 𝑥−2
Interazioni fluido-solido 107

Figura 5-16

Al valore =0 corrisponde una linea di corrente chiusa (in grassetto, Figura
5-16) di forma ellittica che al diminuire della distanza d tende a diventare una
circonferenza di raggio via via più piccolo. Tale curva chiusa racchiude il campo
di moto non interessato dalle linee di corrente provenienti dal moto uniforme e
viene quindi a costituire una superficie materializzabile denominata corpo chiuso
o ovale di Rankine. Il punto a prua del corpo chiuso è un punto di ristagno la cui
posizione può essere determinata in modo analogo a quanto fatto nel caso di punto
sorgente associato a un moto uniforme traslatorio.

5.4.6 Dipolo di punti sorgente/pozzo e di vortici


Considerando una coppia sorgente-pozzo, si osserva che facendo tendere a zero
la distanza d e mantenendo il prodotto d costante1, si ottiene il cosiddetto dipolo2
(o doppietta) la cui funzione potenziale è, tramite la (5-124), pari a

𝑑 𝑑
𝑙𝑜𝑔 𝑥+2 + 𝑧 − 𝑙𝑜𝑔 𝑥−2 +𝑧 (5-129)
𝜆𝑑
𝛷= lim
2𝜋 → 𝑑
ovvero
𝜆𝑑 𝜕 𝑙𝑜𝑔√𝑥 + 𝑧 𝜆𝑑 𝑥
𝛷= = (5-130)
2𝜋 𝜕𝑥 2𝜋 𝑥 + 𝑧
Ragionando in modo analogo si ottiene che la funzione di corrente del dipolo
è
𝑧
𝜆𝑑 𝜕 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 𝑥 𝜆𝑑 𝑧 (5-131)
𝛹= =−
2𝜋 𝜕𝑥 2𝜋 𝑥 + 𝑧

1
E’ necessario mantenere tale prodotto costante per evitare che le linee chiuse si
riducano a dei punti.
2
Nel caso in esame il dipolo presenta un asse coincidente con l’asse x.
108 Dispense di Idraulica

Figura 5-17

In questo caso le linee di corrente (continue) e le isopotenziali sono mostrate


in Figura 5-17.
Volendo considerare un dipolo di vortici con uguale e opposto valore di
intensità, si ottiene come funzione potenziale
𝜆𝑑 𝑧
𝛷=− (5-132)
2𝜋 𝑥 + 𝑧
e come funzione di corrente
𝜆𝑑 𝑥
𝛹= (5-133)
2𝜋 𝑥 + 𝑧
Appare quindi chiara l’equivalenza tra un dipolo di punti sorgente e uno di
vortici con assi ruotati di 90°.

5.4.7 Corrente euleriana


Sovrapponendo al dipolo un moto uniforme traslatorio parallelo all’asse del
dipolo si ottiene la cosiddetta corrente euleriana caratterizzata da
𝜆𝑑 𝑥
𝛷= + 𝑈𝑥 (5-134)
2𝜋 𝑥 + 𝑧
e
𝜆𝑑 𝑧
𝛹=− + 𝑈𝑧 (5-135)
2𝜋 𝑥 + 𝑧
Interazioni fluido-solido 109

Figura 5-18

La componente su x della velocità risulta quindi pari a


𝜆𝑑 𝑥
𝜕 2𝜋 + 𝑈𝑥 𝜆𝑑 𝑧 − 𝑥
𝑢= 𝑥 + 𝑧 = +𝑈 (5-136)
𝜕𝑥 2𝜋 (𝑥 + 𝑧 )
mentre quella su z vale
𝜆𝑑 𝑥
𝜕 2𝜋 + 𝑈𝑥 𝜆𝑑 𝑥𝑧
𝑤= 𝑥 + 𝑧 = (5-137)
𝜕𝑧 𝜋 (𝑥 +𝑧 )
E’ interessante notare che i vettori velocità presentano simmetria solo
rispetto all’asse x, mentre i moduli della velocità sono simmetrici sia rispetto
all’asse x sia rispetto all’asse z.
Le linee di corrente che si ottengono sono mostrate in Figura 5-18, dalla
quale si può osservare che l’ovale di Rankine si è ridotto a una circonferenza, e
che vi sono 2 punti di ristagno le cui coordinate si possono ottenere uguagliando
a zero la componente su x della velocità nel punto di coordinate (x0, 0), ottenendo
l’espressione
𝜆𝑑
=𝑈 (5-138)
2𝜋𝑥
I punti di ristagno presentano quindi ascisse pari a

𝜆𝑑
𝑥 =± (5-139)
2𝜋𝑈
mentre il raggio della circonferenza vale

𝜆𝑑
𝑟= (5-140)
2𝜋𝑈
che si può ottenere anche uguagliando a zero il valore di funzione di corrente
nell’equazione (5-135).
110 Dispense di Idraulica

Questo campo di moto è quindi quello che si avrebbe nel caso di flusso
attorno a un cilindro (per esempio il pilone di un ponte o di una piattaforma
petrolifera) posto all’interno di una corrente uniforme.

Figura 5-19

Per ottenere la distribuzione di velocità in corrispondenza dell’asse z (x=0),


tramite la (5-136), si può scrivere
𝜆𝑑
𝑢 = +𝑈 (5-141)
2𝜋𝑧
mostrando un andamento parabolico (Figura 5-19) che sulla circonferenza (z=r)
assume valore pari a
𝜆𝑑
𝑢 , = + 𝑈 = 2𝑈 (5-142)
2𝜋𝑟

5.4.8 Corrente traslocircolatoria


Sovrapponendo una corrente euleriana a un vortice con centro coincidente con
quello del dipolo si ottiene la cosiddetta corrente traslocircolatoria o cilindro
rotante caratterizzata da una velocità di componenti
𝜆𝑑 𝑧 − 𝑥 Γ 𝑧
𝑢= +𝑈− (5-143)
2𝜋 (𝑥 + 𝑧 ) 2𝜋 𝑥 + 𝑧
e
𝜆𝑑 𝑥𝑧 Γ 𝑧𝑥
𝑤=− + (5-144)
𝜋 (𝑥 + 𝑧 ) 2𝜋 𝑥 + 𝑧
e con
𝜆𝑑 𝑥 𝛤 𝑧
𝛷= + 𝑈𝑥 + 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 (5-145)
2𝜋 𝑥 + 𝑧 2𝜋 𝑥
Interazioni fluido-solido 111

e
𝜆𝑑 𝑧 𝛤
𝛹=− + 𝑈𝑧 + 𝑙𝑜𝑔 𝑥 + 𝑧 (5-146)
2𝜋 𝑥 + 𝑧 2𝜋
Anche in questo caso sulla circonferenza di raggio r con espressione pari alla
(5-140) si ottiene un valore costante di  pari a

𝛤 𝛤 𝜆𝑑
𝛹 = log𝑟 = log (5-147)
2𝜋 2𝜋 2𝜋𝑈
E’ possibile notare che sulla circonferenza di raggio r esistono due punti per
i quali si annullano entrambe le componenti della velocità, di coordinate

𝛤 𝛤𝑟
±𝑟 1 − , (5-148)
4𝜋𝑈 2𝜆𝑑

Figura 5-20

E’ facile mostrare quindi che: nel caso di 0<<4rU si genera una


circonferenza di raggio r caratterizzata da due distinti punti di ristagno (non più
sull’asse x come nel caso della corrente euleriana); nel caso di =4rU la
circonferenza presenta due punti di ristagno coincidenti posti sull’asse z; nel caso
>4rU da nessun punto di ristagno. Le linee di corrente (con vortice orario)
sono mostrate, nei tre casi, in Figura 5-20. Vale la pena notare che i vettori
velocità non presentano simmetria rispetto agli assi x e z, mentre i moduli sono
simmetrici rispetto all’asse z.
112 Dispense di Idraulica

Resistenza idrodinamica e portanza

Una volta risolte le equazioni di Navier-Stokes, alle quali va sempre associata


l’equazione di continuità, è possibile ottenere l’azione del fluido sulla superficie
di frontiera A del corpo, denominata forza idrodinamica e pari a

𝑅⃗ = 𝑝𝑛𝑑𝐴 + 𝜏⃗ 𝑑𝐴 (5-149)

che può essere scomposta in una forza Rz, denominata portanza o lift, ortogonale
alla direzione della velocità relativa tra corrente fluida e corpo, e una parallela Rx,
denominata resistenza idrodinamica o drag. Nella (5-149) lo sforzo normale è
stato sostituito con la pressione poiché il fluido lo si sta considerando
incomprimibile. La resistenza idrodinamica, a sua volta, si divide in resistenza di
forma (pressure drag) e resistenza di attrito (friction drag). La prima nasce per
effetto delle pressioni agenti sulla superficie del corpo mentre la seconda per
effetto degli sforzi tangenziali. Nel caso di lastra piana di spessore infinitesimo,
la resistenza idrodinamica sarà interamente di forma se disposta ortogonalmente
alla direzione del flusso o interamente di attrito se disposta parallelamente.

Figura 5-21

La resistenza idrodinamica Rx tra un corpo di dimensione caratteristica L e


una corrente uniforme a velocità relativa pari a U, è funzione delle caratteristiche
del fluido, della U e di un’opportuna sezione A* del corpo. Anche la scabrezza
può influenzare la resistenza idrodinamica, ma è possibile non prenderla in
considerazione se l’analisi viene svolta su corpi aventi tutti la stessa scabrezza.
Si può quindi scrivere
𝑅 = 𝑅 (𝜌, 𝐴∗ , 𝑈, 𝜇) (5-150)
e cioè
Interazioni fluido-solido 113

𝑅 = 𝑓 𝜌 𝐴∗ 𝑈 𝜇 (5-151)

con fi costante adimensionale che compare nell’i-esimo addendo.


Per l’omogeneità dimensionale si ha
𝑀𝐿 𝑀 𝐿 𝑀
= (𝐿 ) (5-152)
𝑇 𝐿 𝑇 𝐿𝑇
Si ottiene quindi il sistema
𝑎 +𝑑 =1
1 = −3𝑎 + 2𝑏 + 𝑐 − 𝑑 (5-153)
−2 = −𝑐 − 𝑑
le cui soluzioni, in funzione dell’esponente di sono pari a
𝑎 =1−𝑑
2−𝑑
𝑏 = (5-154)
2
𝑐 =2−𝑑
e quindi

𝑅 = 𝑓𝜌 𝐴∗ 𝑈 𝜇 (5-155)

Mettendo in evidenza tra tutti i termini le potenze con esponente costante, si


ottiene

𝑅 = 𝜌𝐴∗ 𝑈 𝑓𝜌 𝐴∗ 𝑈 𝜇 (5-156)

che può scriversi


𝑅 = 𝑓𝜌𝐴∗ 𝑈 (5-157)
nella quale quindi f è una funzione del numero di Reynolds ReL e della scabrezza.
Definendo un coefficiente di resistenza idrodinamica Cx pari
𝐶 = 2𝑓 (5-158)
la resistenza idrodinamica si scrive
∗𝑈 (5-159)
𝑅 = 𝐶 𝜌𝐴
2
Nell’ipotesi di effetti viscosi trascurabili, la (5-149) diventa
114 Dispense di Idraulica

𝑅⃗ = 𝑝𝑛𝑑𝐴 + 𝜏⃗ 𝑑𝐴 (5-160)

necessitando quindi la conoscenza della distribuzione della pressione sulla


superficie A. Nell’ipotesi di fluido incomprimibile, moto irrotazionale e
differenza di quota geodetica trascurabile, se il corpo è un cilindro con asse
ortogonale alla corrente uniforme, note le componenti di velocità sulla superficie
circolare materializzata, è possibile valutare il modulo della velocità v, e quindi
la pressione p in ogni punto della superficie stessa. Applicando Bernoulli tra un
punto noto all’infinito (caratterizzato da una pressione p0 e una velocità uniforme
U) a monte ed il punto di interesse, ottenendo
𝑝 1 𝑝 1
+ 𝑈 = + |𝑣⃗| (5-161)
𝛾 2𝑔 𝛾 2𝑔
da cui si ricava immediatamente l’eccesso di pressione rispetto al valore di
pressione all’infinito
𝑝 𝑝 1 1
− = 𝑈 − |𝑣⃗| (5-162)
𝛾 𝛾 2𝑔 2𝑔

Figura 5-22

Ancora nell’ipotesi di fluido incomprimibile, moto irrotazionale e differenza


di quota geodetica trascurabile, nel caso di corrente euleriana, la simmetria dei
moduli delle velocità si trasmette anche nella distribuzione delle pressioni
(schematizzata in Figura 5-22) sulla superficie del corpo. La portanza e la
resistenza di forma si presentano quindi nulle avendo che

𝑅⃗ = 𝑝𝑛𝑑𝐴 = 0 (5-163)

risultato, noto come paradosso di d’Alembert che può essere sintetizzato dicendo
che il cilindro si presenta non portante e a resistenza idrodinamica nulla. Se
Interazioni fluido-solido 115

invece la corrente si presenta traslocircolatoria, la rotazione del cilindro


garantisce ancora una simmetria delle pressioni rispetto all’asse z mentre infrange
la simmetria rispetto all’asse x; ciò dà luogo a una resistenza di forma ancora
nulla ma con una portanza diversa da zero per la dissimmetria delle pressioni
rispetto all’asse x. La portanza che nasce per effetto della rotazione (effetto
Magnus dal nome del fisico tedesco vissuto nel secolo ‘800), per il teorema di
Kutta-Joukowsky presenta un modulo per unità di profondità L pari a
𝑃⃗
= 𝜌𝑈𝛤 (5-164)
𝐿
Nel caso di un corpo affusolato caratterizzato da simmetria assiale, il campo
di moto irrotazionale circostante può essere rappresentato utilizzando un numero
elevato di coppie sorgente-pozzo distribuite opportunamente sull’asse del corpo
in modo da ottenere, con le sorgenti, un flusso divergente a prua che poi converge
a poppa per la presenza dei pozzi. Geometrie più complicate hanno necessità di
sovrapposizioni di pozzi, sorgenti e vortici.

Soluzioni semplificate delle equazioni di Navier-Stokes

Per determinare completamente la natura del flusso di un liquido Newtoniano


attorno a un corpo è necessario in generale risolvere le equazioni (2-67) di Navier
Stokes che, se il fluido è incomprimibile, si presentano nella forma
𝜌 𝐹⃗ − 𝐴⃗ =  grad𝑝 − 𝜇∇ 𝑣⃗ (5-165)
Scelta una lunghezza caratteristica L del corpo immerso e denominata U la
velocità relativa con il fluido circostante, è possibile definire una grandezza
adimensionale, denominata numero di Reynolds ReL, pari a
𝜌𝑈𝐿
𝑅𝑒 = (5-166)
𝜇
Tale numero, come verrà mostrato meglio nel capitolo 6, rappresenta il
rapporto tra le forze legate all’inerzia e quelle legate alla viscosità. Nel caso di
numeri di Reynolds tendenti a zero (creeping flow), nell’ipotesi di fluido
incomprimibile e campo gravitazionale, le equazioni di Navier Stokes si riducono
a
grad(𝑝 + 𝛾𝑧) = 𝜇𝛻 𝑣⃗ (5-167)
La stessa relazione si ottiene se invece di considerare un creeping flow si
considera un moto stazionario laminare con velocità costante nella direzione del
moto. In tali casi, e se la geometria si presenta semplice, si possono ottenere delle
soluzioni esatte, in forma chiusa.
116 Dispense di Idraulica

Per alti numeri di Reynolds sono invece i termini viscosi a essere trascurabili
e le equazioni di Navier Stokes si riducono all’equazione di Eulero
𝜌 𝐹⃗ − 𝐴⃗ =  grad𝑝 (5-168)
Nei sottoparagrafi successivi vengono descritti dei casi in cui è possibile
ottenere la soluzione in forma esatta delle equazioni di Navier-Stokes: pur
essendo delle situazioni estremamente banali e molto spesso di scarsa utilità
pratica, esse rappresentano da un punta di vista concettuale un importante punto
di partenza.

5.6.1 Moto di Couette e di Poiseuille


Si consideri un fluido incomprimibile posto tra un piano indefinito inferiore
fermo e un piano indefinito superiore a distanza B che si muove a velocità
costante U parallelamente alla parete inferiore. Scelto l’asse x nella direzione di
U e l’asse y ortogonale alle pareti e con origine sul piano fermo, l’equazione
vettoriale (5-165) proiettata su x e scritta nell’ipotesi di moto laminare e
stazionario, si riduce alla seguente equazione scalare, nell’incognita velocità
locale u del fluido
𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝑑 𝑢
=  𝜇 (5-169)
𝑑𝑥 𝑑𝑦
alla quale vanno associate le condizioni al contorno u=0 per y=0 e u=U per y=B.
Integrando rispetto a y una prima volta, si ottiene
𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝑑𝑢
𝑦 =  𝜇 +𝑐 (5-170)
𝑑𝑥 𝑑𝑦
e poi una seconda volta
𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝑦
=  𝜇 u + 𝑐 𝑦 + 𝑐 (5-171)
𝑑𝑥 2
avendo supposto la costanza della quota piezometrica su y.
Tramite l’utilizzo delle condizioni al contorno si ottiene
𝑦 𝐵 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝑦 𝑦
𝑢(𝑦) =   𝑈 − 1− (5-172)
𝐵 2𝜇 𝑑𝑥 𝐵 𝐵
il cui valore medio è pari a
Interazioni fluido-solido 117

𝐵 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝑈
𝑢 =   𝜍𝑈 − 𝜍(1 − 𝜍) 𝑑𝜍 =
2𝜇 𝑑𝑥 2
(5-173)
𝐵 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧)

12𝜇 𝑑𝑥
avendo posto =y/B
In assenza di gradiente di quota piezometrica e di movimento della parete
superiore (U=0), la velocità risulta chiaramente nulla in tutto il dominio. In
assenza di gradiente di quota piezometrica ma con parete superiore in movimento,
la velocità è distribuita come
𝑦
𝑢(𝑦) =   𝑈 (5-174)
𝐵
determinando il cosiddetto moto di Couette.
Nel caso di pareti ferme (canale piano indefinito) e di gradiente di pressione
diverso da zero, la velocità è distribuita secondo la relazione
𝐵 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝑦 𝑦
𝑢(𝑦) =   − 1− (5-175)
2𝜇 𝑑𝑥 𝐵 𝐵
raggiungendo il valore massimo al centro del canale (y=B/2) e determinando il
cosiddetto moto di Poiseuille.

Figura 5-23

Chiaramente la (5-172) può essere vista come sovrapposizione di una


distribuzione lineare e di una parabolica determinando i profili in Figura 5-23,
tracciati al variare del gradiente di quota piezometrica. I profili di velocità a
sinistra sono relativi a gradienti positivi, mentre quelli a destra a gradienti
negativi. In entrambi viene riportato il profilo di velocità lineare (moto alla
Couette) relativo ad un gradiente nullo di quota piezometrica.
118 Dispense di Idraulica

Per quanto riguarda la distribuzione dello sforzo tangenziale tra i due piani,
essa risulta pari a
𝑈 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝐵
𝜏(𝑦) =  𝜇 + 𝑦− (5-176)
𝐵 𝑑𝑥 2
pari quindi alla sovrapposizione di uno sforzo costante relativo al moto alla
Couette
𝑈
𝜏 =  𝜇 (5-177)
𝐵
e di uno variabile linearmente per un moto alla Poiseuille
𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝐵
𝜏(𝑦) =   𝑦− (5-178)
𝑑𝑥 2
Sulle due pareti agiranno quindi gli sforzi
𝑈 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝐵
𝜏(0) =  𝜇 − (5-179)
𝐵 𝑑𝑥 2
e
𝑈 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝐵
𝜏(𝐵) =  𝜇 + (5-180)
𝐵 𝑑𝑥 2

5.6.2 Moto di Stokes intorno a una sfera


Nel caso del moto uniforme a velocità costante U di un fluido incomprimibile
attorno a una sfera di diametro D, con numeri di Reynolds molto bassi (creeping
flow), trascurando ancora il termine gravitazionale, le equazioni di Navier-Stokes
si riducono a
 grad𝑝 = 𝜇∇ 𝑣⃗ (5-181)
Tale equazione è quindi lineare e per essere risolta a essa deve essere
associata la condizione di velocità nulla sulla superficie solida sferica, e la
condizione che a distanza infinita la velocità sia pari a U.
Interazioni fluido-solido 119

Figura 5-24

La distribuzione di velocità, soluzione dell’equazione (5-181) è mostrata in


Figura 5-24. Applicando la divergenza a entrambi i membri della (5-181) si
ottiene
 𝛻 ⋅ grad𝑝 = ∇ ⋅ 𝜇∇ 𝑣⃗ = 𝜇𝛻 ⋅ 𝛻 𝑣⃗ (5-182)
e cioè
 𝛻 𝑝 = 𝜇𝛻 (𝛻 ⋅ 𝑣⃗) (5-183)
che per l’equazione di continuità diventa
 𝛻 𝑝 = 0 (5-184)
Questa equazione prende il nome di equazione di Stokes e mostra che il
campo della pressione soddisfa l’equazione di Laplace, ovvero è retto da
un’equazione lineare le cui soluzioni sono funzioni armoniche. Risolvendo
l’equazione di Stokes e integrando la soluzione sulla superficie sferica A si può
mostrare che la resistenza idrodinamica è pari a
𝑅 = 3𝜋𝜇𝑈𝐷 (5-185)
di cui due terzi sono da imputare agli sforzi tangenziali (friction drag) mentre il
rimanente terzo deriva dalla presenza delle pressioni (pressure drag) sulla
superficie sferica.
Introducendo, tramite la (5-159) il coefficiente di resistenza idrodinamica Cx
e scegliendo come sezione di riferimento la sezione maestra cioè la proiezione
del corpo su di un piano ortogonale alla direzione del moto relativo, la (5-185)
diventa
120 Dispense di Idraulica

24 24
𝐶 = =
𝜌𝑈𝐷 𝑅𝑒 (5-186)
𝜇

Strato limite

Nello studio dell’interazione fluido-solido, si è soliti distinguere il “moto interno”


dal “moto esterno”. Il primo riguarda le correnti defluenti in tubi o canali e
riguarda l’interazione tra la corrente stessa e le pareti solide circostanti. Il moto
esterno è invece quello che si osserva quando una corrente di un fluido investe
un corpo. Nel presente paragrafo si farà riferimento esclusivamente al moto
esterno con l’obiettivo quindi di studiare l’interazione tra la corrente fluida e la
frontiera solida del corpo.

Figura 5-25

Si immagini, per semplicità, di avere una superficie piana investita


tangenzialmente da una corrente fluida a velocità costante U di direzione x (Figura
5-25). Se si considerano le distribuzioni di velocità lungo la lastra, si può notare
che a monte la velocità avrà un andamente costante poiché indisturbata dalla
presenza della lastra stessa. In corrispondenza della lastra le distribuzioni
presentano invece valori nulli alla parete (per la condizione di aderenza) mentre
all’allontanarsi dalla parete le velocità tendono ad aumentare avvicinandosi al
valore U. La distanza tra la parete e il punto in cui la velocità raggiunge un valore
confrontabile alla U prende il nome di spessore dello strato limite . Tale spessore
dovrà chiaramente essere crescente lungo la direzione x essendo nullo a monte
della lastra. Esiste quindi una linea (indicata col tratteggio) che separa la zona di
corrente indisturbata da quelkla che risente della presenza della lastra. Grazie
all’intuizione di Prandtl è possibile ritenere che le interazioni fluido–corpo si
sviluppino sostanzialmente nello strato limite, il cui spessore è piccolo se
confrontato con le dimensioni del corpo. In tale zona i gradienti di velocità sono
Interazioni fluido-solido 121

rilevanti e quindi il ruolo degli sforzi tangenziali è fondamentale. All’esterno


dello strato limite i gradienti di velocità sono ridotti e quindi gli sforzi tangenziali
viscosi sono trascurabili. In tale zona è possibile risolvere il campo di moto, cioè
ottenere la cosiddetta soluzione esterna, tramite le equazioni per i flussi non
viscosi (equazioni di Eulero) o tramite le equazioni dei flussi a potenziale, che
presentano una natura molto più semplice di quelle di Navier Stokes1.
Chiaramente la distinzione tra la regione a potenziale e la regione di strato limite
è arbitraria. Per convenzione si definisce lo spessore  dello strato limite come la
distanza dalla parete alla quale la velocità risulta pari al 99% della velocità
indisturbata dalla presenza del corpo che si raggiunge asintoticamente.
La determinazione della soluzione interna, viene quindi fortemente agevolata
grazie alla teoria dello strato limite che prevede comunque la risoluzione delle
equazioni di Navier Stokes ma in forma notevolmente semplificata per l’esiguità
dello strato limite stesso. Pertanto la soluzione esterna può, in prima
approssimazione, essere ottenuta separatamente dalla soluzione interna mentre
quest’ultima dipende in modo non trascurabile dalle soluzioni esterne.
Nella regione di strato limite le forze viscose per unità di volume hanno un
ordine di grandezza pari a
𝜇𝑈
𝜇𝛻 𝑣⃗ = 𝑂 (5-187)
𝛿
mentre le forze di inerzia hanno ordine di grandezza pari a
𝑑𝑣⃗ 𝜌𝑈
𝜌 =𝑂 (5-188)
𝑑𝑡 𝐿
Se al confine dello strato limite le forze viscose e le forze di inerzia hanno il
medesimo ordine di grandezza si deve avere:
𝜇𝑈 𝜌𝑈
≈ (5-189)
𝛿 𝐿
da cui
𝛿 𝜇 1
≈ = (5-190)
𝐿 𝜌𝑈𝐿 Re

1
L’approccio campo esterno-strato limite cade in difetto nei creeping flow o flussi
striscianti per i quali Re è basso (essendo lo spessore dello strato limite non più
trascurabile) o nel caso in cui avvenga il cosiddetto “distacco” dello strato limite che
comporta la formazione di una regione di scia nella quale la vorticità non è nulla e quindi
il moto non può essere ritenuto irrotazionale.
122 Dispense di Idraulica

Questa relazione evidenzia che la regione adiacente la parete nella quale sono
significative le forze viscose, cioè lo strato limite, è tanto più sottile quanto
maggiore è il numero di Reynolds ReL.

Figura 5-26

Si consideri un sistema di coordinate curvilinee locali (Figura 5-26) con x


tangente alla superficie del corpo (di lunghezza caratteristica L) nella direzione
del flusso e y normale a essa.
La proiezione su x delle equazioni di Navier-Stokes, con riferimento
all’interno dello strato limite, si può quindi scrivere
𝜕𝑢 𝜕𝑢 𝜕𝑢 1 𝜕𝑝 𝜇 𝜕 𝑢 𝜕 𝑢
+𝑢 +𝑣 = −  + + (5-191)
𝜕𝑡 𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜌 𝜕𝑥 𝜌 𝜕𝑥 𝜕𝑦
Nell’ipotesi di moto stazionario e considerando che
𝜕 𝑢 𝑈 𝑈 𝜕 𝑢
=𝑂 << 𝑂 = (5-192)
𝜕𝑥 𝐿 𝛿 𝜕𝑦
la (5-191) si scrive
𝜕𝑢 𝜕𝑢 1 𝜕𝑝 𝜇 𝜕 𝑢
𝑢 +𝑣 = −  + (5-193)
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜌 𝜕𝑥 𝜌 𝜕𝑦
Nello studio dello strato limite, si ammette che, per l’esiguità dello spessore
(ipotesi di Prandtl) le pressioni varino in modo trascurabile in direzione normale
alla parete1. Tale ipotesi risulta accettabile se il raggio di curvatura è grande
rispetto al valore dello strato limite. Una volta determinata, tramite la teoria dei
moti a potenziale, la velocità U al bordo dello strato limite (parallela al corpo),

1
Per tal motivo la risultante delle azioni di pressione sulla superficie del corpo si può
ottenere con i valori di pressione del campo di moto all’esterno determinati tramite la
teoria del moto a potenziale, mentre per il calcolo degli sforzi tangenziali bisogna invece
determinare il profilo di velocità nello strato limite.
Interazioni fluido-solido 123

l’applicazione di Bernoulli nella regione esterna, trascurando la variabilità della


quota geodetica, permette di scrivere
𝑈 𝑝
+ = cost (5-194)
2𝑔 𝛾
e cioè
1 𝜕𝑝 𝜕𝑈
− =𝑈 (5-195)
𝜌 𝜕𝑥 𝜕𝑥
La (5-193), poiché la pressione all’interno dello strato limite è pari a quella
della regione esterna, si può scrivere
𝜕𝑢 𝜕𝑢 𝜕𝑈 𝜇 𝜕 𝑢
𝑢 +𝑣 =𝑈 + (5-196)
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑥 𝜌 𝜕𝑦
che unita all’equazione di continuità
𝜕𝑢 𝜕𝑣
+ =0 (5-197)
𝜕𝑥 𝜕𝑦
permette di risolvere il problema dello strato limite1, associando le condizioni u
e v nulle sulla superficie (y=0) e vx(x,)=U(x).
La risoluzione completa del campo di moto attorno a un corpo, prevede
quindi inizialmente l’assunzione di assenza dello strato limite e di applicabilità
della teoria dei moti a potenziale. Successivamente, tramite l’ipotesi di strato
limite sottile, è possibile risolvere le equazioni (5-196) e (5-197) con la
condizione di aderenza alla parete solida e con le condizioni note sul bordo dello
strato ottenute dalla applicazione del moto a potenziale. Una volta risolto il campo
di moto nello strato limite, va verificata l’ipotesi di strato limite sottile.
Vale la pena notare che l’equazione (5-196) è scritta nell’ipotesi di moto
laminare. In moto turbolento infatti essa può ancora essere ritenuta valida con
riferimento ai valori di velocità media locale ma è necessario tener conto di un
ulteriore termine dovuto alla presenza degli sforzi tangenziali turbolenti come si
vedrà meglio nel capitolo 6.

5.7.1 Strato limite su lastra piana


Le caratteristiche dello strato limite, ed in particolare il suo spessore, sono
fortemente influenzate dalla geometria del corpo investito dalla corrente: tale
corpo nel seguito viene assunto caratterizzato da una superficie di contorno
regolare ossia priva di cuspidi e sottile (lastre o profili alari, paralleli o poco

1
Se l’equazione di Navier-Stokes viene risolta considerando tutti i termini di essa, la
soluzione viene denominata esatta, altrimenti si dice approssimata.
124 Dispense di Idraulica

inclinati rispetto alla direzione della corrente incidente). Per corpi tozzi infatti,
anche per elevati valori di Re si manifestano delle notevoli differenze tra i risultati
teorici e quelli previsti dalla teoria dello strato limite.
Per evidenziare i caratteri salienti del concetto di strato limite si consideri lo
sviluppo di un campo di moto posto al di sopra di una piastra orizzontale di
lunghezza infinita e si fissi un asse x orizzontale con origine al bordo e un asse y
con origine sulla piastra.
A partire dal bordo di attacco della piastra (x=0), ha inizio lo sviluppo dello
strato limite, con uno spessore δ che cresce nel verso del moto lungo la superficie,
partendo da un valore nullo se la piastra è piana e sottile, o da un valore finito in
caso contrario.
Nello strato limite il moto è inizialmente laminare e all’aumentare dello
spessore si determina una regione di transizione seguita da una di strato limite
turbolento al di sotto della quale e a contatto con la superficie, vi è un sottile
strato, denominato substrato viscoso, in cui domina la viscosità e il cui spessore
si riduce lungo la superficie (Figura 5-27). E’ bene sottolineare che la curva che
rappresenta =(x) non costituisce nessuna delle traiettorie che invece la
attraversano. La regione turbolenta facilita gli scambi di moto e rende la velocità
al confine tra substrato viscoso e regione turbolenta molto vicina a quella esterna
allo strato limite. Per tal motivo e a causa della esiguità dello spessore del
substrato viscoso, il gradiente di velocità alla parete risulta molto elevato così
come lo sforzo tangenziale.

Figura 5-27

Chiaramente questa successione strato limite laminare-turbolento avviene


nel caso di superfici allungate, e quanto più è turbolenta la corrente esterna tanto
più il passaggio da regime laminare a regime turbolento si avvicina al bordo di
attacco della piastra. Per tal motivo la scabrezza della superficie favorisce
l’anticipo dell’insorgenza dello strato limite turbolento. I dati sperimentali
indicano l’influenza di un numero di Reynolds locale Rex definito come
Interazioni fluido-solido 125

𝜌𝑈𝑥
Re = (5-198)
𝜇
In particolare, nel caso di lastra piana molto liscia, la transizione dello strato
limite da laminare a turbolento ha inizio per valori del numero di Rex di circa
3*106 mentre per superfici lisce commerciali, sono di Rex circa pari a 5*105.
Nell’ipotesi di moto laminare e di corrente esterna uniforme caratterizzata
quindi da una U costante (caso di lastra piana così sottile da considerarla non
influente sulla risoluzione del moto esterno), Blasius trovò la relazione (soluzione
esatta)
𝛿 4,91 4,91
= =
𝑥 𝜌Ux Re (5-199)
𝜇
qualitativamente simile alla (5-190) ma soprattutto in ottimo accordo con i dati
sperimentali. Lo strato limite viene denominato sottile per valori di /x minori di 0,1.
Per la (5-199), ciò accade per Rex maggiori di circa 2000 e ciò implica che per valori
del numero di Reynolds inferiori a 2000 la teoria dello strato limite perde di validità.
Per avere informazioni sullo spessore dello strato limite sia in regime
laminare sia in quello turbolento, risulta fondamentale l’approccio di von Kármán
di seguito descritto.
Si consideri una corrente di fluido newtoniano incompressibile che lambisce
una lastra piana orizzontale (Figura 5-28) e si consideri il moto piano con
riferimento a una profondità b. A contatto con la parete si determina uno strato
limite, nel quale, per ogni ascissa x, si osserva una distribuzione di velocità u(y)
che assume il valore U della corrente esterna a una distanza y*=(x) dalla parete.

Figura 5-28

Si scelga un volume di controllo delimitato inferiormente dalla lastra,


superiormente dalla superficie di flusso (linea continua di Figura 5-28) passante
126 Dispense di Idraulica

per il bordo dello strato limite a una ascissa x e longitudinalmente dalle due
sezioni verticali rispettivamente di ampiezza h nella sezione di ingresso (x=0) e
(x) nella sezione di uscita alla distanza x. Se nella corrente esterna è possibile
trascurare la variazione di pressione lungo x, pressione risulta costante su tutta la
superficie di frontiera del volume di controllo. Assumendo che al bordo di attacco
la corrente esterna, e in particolare la sua distribuzione di velocità, non sia ancora
influenzata dalla presenza della lastra, l’equazione di conservazione della massa,
applicata al volume di controllo, si riduce alla relazione:
( )
𝑈𝑏ℎ = 𝑏 𝑢(𝑦)𝑑𝑦 (5-200)

nella quale h è la distanza, in direzione ortogonale alla lastra, tra la superficie di


flusso in corrispondenza del bordo e la lastra. Definita la distanza * come
𝛿∗ = 𝛿 − ℎ (5-201)
essa può essere interpretata come una misura della deviazione dell’andamento del
flusso esterno (e quindi delle linee di corrente), per effetto della presenza dello
strato limite; tale quantità viene denominata spessore di spostamento. La (5-200)
quindi scriversi come:
( )
𝑈 (𝛿 − 𝛿 ∗ ) = 𝑢(𝑦)𝑑𝑦 (5-202)

da cui:
( ) ( )
1 𝑢
𝛿 ∗ (𝑥) = 𝛿(𝑥) − 𝑢𝑑𝑦 = 1− 𝑑𝑦 (5-203)
𝑈 𝑈
Dalla (5-202) si osserva che attraverso la superficie di ampiezza (–*)
defluisce con velocità U, la stessa portata per unità di profondità che passa nella
sezione dello strato limite.
Si consideri ora la proiezione su x dell’equazione del bilancio della quantità
di moto, applicata al volume sopra definito. Il termine della risultante degli sforzi
superficiali sulla superficie di frontiera A è pari a

𝛱 = 𝜑 𝑑𝐴 (5-204)

Gli sforzi tangenziali sono presenti sulla sola superficie della lastra per la
trascurabilità dei gradienti di velocità sul contorno superiore del volume di
controllo. Indicando con  la superficie inferiore del volume di controllo a
contatto con la lastra, per l’ipotesi fatta di pressione uniforme sull’intera
superficie di contorno del volume di controllo, si ha:
Interazioni fluido-solido 127

𝛱 = 𝜑 𝑑𝐴 = −𝑏 𝜏 (𝑥)𝑑𝑥 (5-205)

Il flusso di quantità di moto è presente nelle sole sezioni piane che delimitano
longitudinalmente il volume di controllo considerato. Si ha quindi:
( )
𝑀 = 𝜌𝑏hU − 𝜌𝑏 𝑢 (𝑦)𝑑𝑦 (5-206)

L’equazione globale dell’idrodinamica proiettata su x si scrive pertanto:


( )
𝜏 (𝑥)𝑑𝑥 = 𝜌ℎ𝑈 − 𝜌 𝑢 (𝑦)𝑑𝑦 (5-207)

la quale, una volta sostituito il valore di h ottenuto dalla (5-200), diventa


( ) ( )
𝜏 (𝑥)𝑑𝑥 = 𝜌 𝑈 𝑢(𝑦)𝑑𝑦 − 𝑢 (𝑦)𝑑𝑦 (5-208)

cioè
( )
𝑢 𝑢
𝜏 (𝑥)𝑑𝑥 = 𝜌𝑈 1− 𝑑𝑦 (5-209)
𝑈 𝑈
e quindi
( )
𝑢 𝑢
𝜏 (𝑥)𝑑𝑥 = 𝜌𝑈 1− 𝑑𝑦 (5-210)
𝑈 𝑈
Ipotizzando che la distribuzione adimensionale della velocità, u/U, dipenda
dall’ascissa x solo tramite (x) (ipotesi di similitudine della distribuzione di
velocità), l’integrale a secondo membro diventa una funzione della sola variabile
x. Introdotta allora la grandezza (x) definita dalla relazione:
( )
𝑢 𝑢
𝜃(𝑥) = 1− 𝑑𝑦 (5-211)
𝑈 𝑈
si ottiene
𝑑𝜃
𝜏 (𝑥) = 𝜌𝑈 (5-212)
𝑑𝑥
denominata equazione integrale di von Kármán della quantità di moto per lo strato
limite su lastra piana, in assenza di gradiente di pressione, e valida sia nel caso di
strato limite laminare che nel caso di strato limite turbolento, poiché in essa
compaiono esclusivamente grandezze integrali, oltre alla velocità esterna allo strato
limite, che è nota.
La grandezza (x) è detta spessore di quantità di moto; essa rappresenta
l’ampiezza (normale alla lastra) di una sezione posta all’ascissa x attraversata con
128 Dispense di Idraulica

velocità U da un flusso di quantità di moto equivalente alla resistenza offerta dalla


lastra, cioè uguale alla differenza tra il flusso di quantità di moto che la corrente di
strato limite trasporterebbe, con la portata che le compete alla medesima ascissa se
fosse animata da velocità U, e quella che effettivamente trasporta. Pertanto, lo
spessore di quantità di moto è una misura della perdita di quantità di moto, rispetto a
quella posseduta in condizioni indisturbate, subita da una corrente di portata uguale
a quella che attraversa la sezione dello strato limite, per effetto della resistenza offerta
dalla lastra.
L’equazione di von Kármán permette di risolvere il problema dello strato limite
tramite un’equazione differenziale ordinaria e non alle derivate parziali.
Al fine di ottenere dei risultati quantitativi, sia pure approssimati, con
riferimento al caso di strato limite laminare, si assuma un profilo di velocità di
forma parabolica con derivata nulla all’interfaccia tra strato limite e moto a
potenziale [0y(x)] e valore nullo in corrispondenza della parete1, del tipo
2𝑦 𝑦
𝑢(𝑥, 𝑦) = 𝑈 − (5-213)
𝛿 𝛿
Si possono così ottenere le stime dello spessore di quantità di moto:
2𝑦 𝑦 2𝑦 𝑦 2
𝜃= − 1− + 𝑑𝑦 = 𝛿 (5-214)
𝛿 𝛿 𝛿 𝛿 15
e dello sforzo tangenziale sulla parete
𝜕𝑢 𝜕 2𝑦 𝑦 2 𝜇𝑈
𝜏 = 𝜇
𝜕𝑦
=𝜇
𝜕𝑦
𝑈
𝛿

𝛿
=
𝛿 (5-215)

Sostituendo in quest’ultima, la (5-212) e la (5-214), si ottiene l’equazione


differenziale:
𝜇
𝛿 𝑑𝛿 = 15
𝑈𝜌
𝑑𝑥 (5-216)

che integrata tra 0 e x, con la condizione =0 per x=0, fornisce la relazione:
1 𝜇𝑥
𝛿 = 15 (5-217)
2 𝜌𝑈
Pertanto la legge di variazione dello spessore relativo /x dello strato limite
lungo la lastra risulta essere
𝛿 𝜇 / 5,5
𝑥
= 5,5
𝜌𝑈𝑥
= (5-218)
𝑅𝑒

1
Tale distribuzione di velocità parabolica si osserva in un moto di Poiseuille che si
sviluppa tra due lastre piane parallele [equazione (5-175) con B=2].
Interazioni fluido-solido 129

in buon accordo con la soluzione esatta di Blasius.


Combinando la (5-215) con la (5-218) si ricava la distribuzione dello sforzo
tangenziale lungo la parete:
0,365
𝜏 = 𝜌𝑈 (5-219)
𝑅𝑒
Sostituendo la (5-214) nella (5-218) si ottiene la legge di variazione dello
spessore di quantità di moto:
𝜃 0,733
𝑥
= (5-220)
𝑅𝑒
e quindi la resistenza idrodinamica (coincidente con la resistenza d’attrito per
l’assenza di quella di forma) è, per le (5-212) e (5-220), pari a
0,733
𝑅 =𝑏 𝜏 𝑑𝑥 = 𝜌𝑈 𝑏𝜃 = 𝜌𝑈 𝑏𝐿 (5-221)
𝑅𝑒
Sostituendo la (5-213) nella (5-203) si ricava infine la stima dello spessore di
spostamento *
1
𝛿∗ = 𝛿 (5-222)
3
ovvero:
𝛿∗ 1,83
𝑥
= (5-223)
𝑅𝑒
Nonostante l’approssimazione introdotta per le ipotesi sul profilo di velocità, i
valori di /x forniti dalla (5-218), e di */x dalla (5-223), sono poco diversi da quelli
sperimentali.

5.7.2 Strato limite su lastra curva


Nel caso di lastra piana di lunghezza infinita parallela alla direzione della corrente
che la investe, il gradiente di pressione non può essere positivo. Pertanto sulla
superficie della lastra, per la condizione di aderenza, la (5-193) permette di
asserire che
𝜕𝑝 𝜕 𝑢
= 𝜇 ≤0 (5-224)
𝜕𝑥 𝜕𝑦

escludendo che la derivata seconda della velocità possa cambiare segno.


130 Dispense di Idraulica

Figura 5-29

Se la corrente segue invece una parete curva di un corpo (Figura 5-29 nella quale
è stata linearizzata la parete), il campo di moto esterno presenta un’accelerazione
iniziale nella parte anteriore del corpo stesso e quindi un gradiente di pressione
negativo come mostra la (5-195), cioè la pressione decresce nel verso del moto
(gradiente di pressione favorevole, dp/dx<0). Il secondo membro della (5-193)
denota che il termine delle forze di pressione contrasta quello delle forze viscose1 e a
contatto con la parete del corpo si ha
𝜕𝑝 𝜕 𝑢
= 𝜇 <0 (5-225)
𝜕𝑥 𝜕𝑦

Tale condizione è denotata come punto A nella Figura 5-29, in cui si è riportata
la superficie curva linearizzata. La condizione al bordo dello strato limite, e cioè che
per y= u=U, determina per la continuità della derivata della funzione u=u(y), che

1
Si dice anche che il lavoro delle forze di pressione tende a bilanciare la dissipazione
viscosa.
Interazioni fluido-solido 131

𝜕𝑢
=0 (5-226)
𝜕𝑦
e pertanto in A si ha che
𝜕𝑢
𝜇 >0 (5-227)
𝜕𝑦
Con un gradiente di pressione favorevole il rallentamento del fluido dello strato
limite risulta quindi minore (comportando quindi un minore scostamento delle linee
di corrente) rispetto al caso di assenza del termine delle forze viscose, causando una
crescita non rapida dello spessore dello strato nel verso del moto.
Nella parte posteriore del corpo che tende a restringersi, la corrente esterna tende
a decelerare e il gradiente di pressione si presenta positivo con pressione quindi
crescenti nel verso del moto (gradiente di pressione avverso, dp/dx>0) e si ha, sempre
a contatto con la parete (punti C e D di Figura 5-29)
𝜕𝑝 𝜕 𝑢
= 𝜇 >0 (5-228)
𝜕𝑥 𝜕𝑦

Con un gradiente avverso il fluido subisce nello strato limite un maggiore


rallentamento, rispetto al caso di assenza del termine delle forze viscose, con uno
spessore  che aumenta quindi più velocemente del gradiente favorevole. Esiste per
continuità un punto B (Figura 5-29) al limite tra parte anteriore e parte posteriore in
cui
𝜕𝑝 𝜕 𝑢
= 𝜇 =0 (5-229)
𝜕𝑥 𝜕𝑦

Nella parte posteriore possono verificarsi condizioni in cui le particelle prossime


alla parete si arrestano in un punto denominato di arresto o stallo (punto C di Figura
5-29) in cui
𝜕𝑢
=0 (5-230)
𝜕𝑦
che equivale a dire che lo sforzo tangenziale alla parete si annulla. In questo punto
quindi il profilo di velocità parte con tangente nulla, terminando per y= ancora con
tangente nulla. Ciò denota la presenza di un punto di flesso nello strato limite.
A valle del punto di arresto, vi è una regione (punto D di Figura 5-29)Figura
5-17) in cui il flusso inverte la direzione e si osserva il cosiddetto fenomeno della
separazione dello strato limite, con conseguente generazione di turbolenza ed
132 Dispense di Idraulica

ispessimento dello strato limite stesso1 e con la formazione di vortici che si distaccano
dalla parete e vengono trasportati verso valle formando una scia. Il punto di arresto
viene quindi anche denominato punto di distacco dello strato limite (Figura 5-30).

Figura 5-30

Nella regione di distacco la pressione si riduce rispetto ai valori ottenuti tramite


la teoria dei moti a potenziale (Figura 5-29): la resistenza di forma del corpo è quindi
tanto maggiore quanto più grande risulta l’ampiezza della regione di scia per effetto
della differenza di pressione tra la parte anteriore e posteriore.
Il fenomeno del distacco si sposta verso valle nei corpi affusolati (profili
alari), mentre non avviene lungo una lastra piana. Nei corpi tozzi, a causa della
loro forma, non è possibile mantenere lo strato limite attaccato lungo la superficie
e quindi la resistenza di forma risulta preponderante. Poiché le condizioni
laminari spostano verso monte il punto di distacco, per i corpi tozzi conviene
avere un flusso turbolento se si vuole ridurre la resistenza. Per questa ragione le
palline da tennis sono dotate di una superficie resa scabra con una peluria che
consente di ridurre la zona di distacco e quindi la resistenza di forma. Per lo stesso
motivo la superficie delle palline da golf è resa scabra tramite numerose fossette
(dimples).

5.7.3 Moto attorno a una sfera


Il problema del moto attorno a una sfera è stato in parte già affrontato nel caso di
creeping flow che avviene per numeri di Reynolds ReD molto bassi (minore
dell’unità) ottenendo la formula di Stokes (5-159). In questo caso il fenomeno di
distacco della scia è praticamente inesistente.

1
Per tal motivo nella zona di separazione l’applicabilità della teoria dello strato limite
non risulta ragionevole.
Interazioni fluido-solido 133

Per valori di ReD maggiori di 1, l’influenza delle forze d’inerzia non può più
essere ritenuta trascurabile rispetto a quelle viscose. All’aumentare di
quest’ultimo si ha una tendenza al distacco, che si manifesta con un’oscillazione
periodica sinusoidale del punto di distacco e con la formazione dei cosiddetti
vortici di Kármán. Intorno al valore ReD pari a 50 si ha la formazione di un punto
K di distacco stabile e le linee di corrente del campo di moto sono
schematicamente indicate in Figura 5-31. Nella stessa Figura 5-31 è indicata in
grigio, l’area dello strato limite.

Figura 5-31

In Figura 5-32 è rappresentato l’andamento di Cx in funzione di ReD per una


sfera, nella quale si nota che il coefficiente Cx è decrescente inizialmente, secondo
la legge di Stokes, fino a raggiungere un andamento pressoché orizzontale per
valori di ReD maggiori di 103.

Figura 5-32
134 Dispense di Idraulica

Per valori di ReD maggiori di 105 lo strato limite diventa turbolento e il punto
di distacco K dello strato limite si sposta verso valle (Figura 5-33) comportando
una riduzione (drag crisis) della dimensione trasversale della scia cioè della zona
di depressione a tergo della sfera. Ciò equivale ad affermare che nonostante
l’aumento degli sforzi tangenziali, il coefficiente di resistenza si riduce
bruscamente raggiungendo valori minimi (Figura 5-32).

Figura 5-33

Per valori ancora superiori di ReD il coefficiente di resistenza aumenta di


nuovo per effetto dell’incremento delle resistenze d’attrito e non è possibile
distinguere il distacco dei vortici all’interno della regione di scia.
In Figura 5-34 sono riportate due curve CX in funzione di ReD per una sfera
nel caso liscio e nel caso scabro, dove si nota che la presenza della scabrezza
comporta un anticipo del fenomeno di drag crisis, a numeri di Reynolds minori.

Figura 5-34

In generale la curva rappresentativa di Cx in funzione di ReD, oltre che dalla


scabrezza della superficie, è comunque influenzata dalla forma del corpo e
dall’orientamento del corpo rispetto alla direzione del flusso della corrente che lo
investe.

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