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Moti a potenziale
1
Come si vedrà nel capitolo 11, tale equazione presenta una struttura uguale a quella
della legge di Darcy per moti filtranti in un mezzo poroso omogeneo e isotropo e ciò
rende la teoria dei moti a potenziale particolarmente efficace nello studio dei moti di
filtrazione complessi. Altri campi di applicazione sono rappresentati dallo studio dei moti
viscosi come nel caso dei moti a bassa velocità propri della foronomia e delle onde
marine, da quello dei campi idrodinamici indotti dalla presenza di ostacoli.
94 Dispense di Idraulica
𝜌 𝐹⃗ − 𝐴⃗ = grad𝑝 (5-76)
mostrando che le soluzioni di un moto di un fluido perfetto sono compatibili con
quelle di un moto irrotazionale di un fluido reale incomprimibile, a patto che le
condizioni al contorno nei due casi siano coincidenti. L’equazione di Eulero si
può scrivere come
𝜕𝑣⃗ 𝜕𝑣⃗ 𝜕𝑣⃗ 𝜕𝑣⃗
- 𝜌∇𝑧 − ∇𝑝 = ρ +𝑢 +𝑣 +𝑤 (5-77)
𝜕𝑡 𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
La proiezione sull’asse x di quest’ultima è
𝑝
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕𝑢 1 𝜕𝑢 𝜕𝑢 𝜕𝑢 (5-78)
- − = + 𝑢 +𝑣 +𝑤
𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑡 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
che se il moto è irrotazionale si può scrivere
𝑝 ∂𝛷
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕 𝜕𝑥 1 𝜕𝑢 𝜕𝑣 𝜕𝑤 (5-79)
- − = + 𝑢 +𝑣 +𝑤
𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑡 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝜕𝑥
cioè
𝑝
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕 ∂𝛷 1 𝜕𝑢 𝜕𝑣 𝜕𝑤 (5-80)
- − = + + +
𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑡 2𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝜕𝑥
e quindi
𝑝
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕 ∂𝛷 1 𝜕(𝑢 + 𝑣 + 𝑤 ) (5-81)
- − − =
𝜕𝑥 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑡 2𝑔 𝜕𝑥
equivalente a
𝑝
𝜕𝑧 𝜕 𝛾 1 𝜕|v⃗| 1 𝜕 ∂𝛷 (5-82)
+ + + =0
𝜕𝑥 𝜕𝑥 2𝑔 𝜕𝑥 𝑔 𝜕𝑥 𝜕𝑡
Ripetendo il ragionamento anche su y e su z si può scrivere
𝑝 1 1 ∂𝛷
𝛻𝑧 + 𝛻 + 𝛻|v⃗| + 𝛻 =0 (5-83)
𝛾 2𝑔 𝑔 𝜕𝑡
e quindi
𝑝 1 1 ∂𝛷
𝛻 𝑧+ + |v⃗| + =0 (5-84)
𝛾 2𝑔 𝑔 𝜕𝑡
che, nel caso di moto stazionario, può scriversi come
96 Dispense di Idraulica
𝑝 1
𝑧+ + |v⃗| = cost (5-85)
𝛾 2𝑔
Questa relazione è formalmente identica alla tesi del teorema di Bernoulli;
però, a differenza di quest’ultimo, essa afferma che, con le stesse ipotesi ad
eccezione di quella di fluido perfetto, se il campo di velocità è anche irrotazionale,
il trinomio di Bernoulli ha un unico valore in tutto il dominio del moto e non
unicamente sulla singola traiettoria. Ciò mostra che l’approssimazione di moto
irrotazionale è più restrittiva di quella di fluido non viscoso. L’ipotesi di moto
irrotazionale determina quindi un legame, rappresentato dalla (5-85), tra le due
funzioni incognite del problema del moto, modulo della velocità e pressione. Tale
legame sussiste tra due qualsiasi punti del campo di moto, non necessariamente
appartenenti a una stessa traiettoria.
La risoluzione dell’equazione differenziale (5-69) permette di ottenere la
funzione potenziale in tutto il campo di moto una volta note le condizioni al
contorno che possono essere di due tipologie: una condizione denominata di
Neumann, del tipo
𝜕𝛷
= v⃗ ∙ 𝑛 (5-86)
𝜕𝑛
che impone il flusso attraverso la superficie di frontiera di normale 𝑛 del campo
di moto e che può essere nullo nel caso di superficie impermeabile (condizione
di impenetrabilità); oppure una seconda, denominata di Dirichlet, del tipo
𝛷 = 𝛷∗ (5-87)
in cui * è un valore noto del potenziale su una parte della superficie di frontiera.
Si nota quindi che, dato il carattere dell’equazione di Laplace, le condizioni al
contorno non permettono di imporre una condizione di aderenza che impedisca
al fluido di scorrere su una superficie materiale. Pertanto, il campo di moto di un
fluido viscoso a ridotta distanza da una superficie materiale non può essere risolto
come irrotazionale.
Una volta noto il potenziale in tutto il campo di moto, è possibile valutare la
velocità in ogni punto del campo del campo di moto tramite le equazioni (5-64)
e successivamente la pressione tramite l’equazione di Bernoulli. L’equazione
(5-69) è lineare e, pertanto, può essere applicato il principio di sovrapposizione
degli effetti: è possibile quindi costruire soluzioni complesse tramite la
sovrapposizione di soluzioni semplici note, impiegando il cosiddetto metodo
delle singolarità idrodinamiche.
Interazioni fluido-solido 97
Figura 5-8
Con riferimento al caso piano di Figura 5-8, si fissi nel piano del moto un
sistema di coordinate cartesiane ed un punto P di coordinate (x, z), e siano l1 e l2
due archi di curve regolari che uniscono P con l’origine O delle coordinate. In
ciascun punto di l1 e l2, sia vn la componente del vettore velocità nella direzione
della normale 𝑛 alla curva, positiva se il vettore velocità è orientato in senso
orario rispetto a O. Fissato come verso di percorrenza delle curve quello da O
verso P, le quantità:
𝛹 = 𝑣 𝑑𝑙 (5-88)
𝛹 = 𝑣 𝑑𝑙 (5-89)
come una funzione delle sole coordinate del punto, poiché indipendente dalla
linea di integrazione; esso rappresenta la portata volumetrica che attraversa la
98 Dispense di Idraulica
Figura 5-9
∂𝛹 ∂𝛹
𝑑𝛹 = 𝑑𝑥 + 𝑑𝑧 (5-95)
𝜕𝑥 𝜕𝑧
si ottiene che
∂𝛹
= −𝑤 (5-96)
𝜕𝑥
e che
∂𝛹
=𝑢 (5-97)
𝜕𝑧
Queste ultime due prendono il nome di relazioni di Cauchy. Se il moto è a
potenziale, il rotore della velocità è nullo e quindi
𝜕𝑢 𝜕𝑤
− =0 (5-98)
𝜕𝑧 𝜕𝑥
cioè
∂ 𝛹 ∂ 𝛹
∇ 𝛹= + =0 (5-99)
𝜕𝑥 𝜕𝑧
mostrando che anche la funzione ψ è armonica.
Lungo una superficie equipotenziale si può scrivere che
∂𝛷 ∂𝛷
𝑑𝛷 = 𝑑𝑥 + 𝑑𝑧 = 0 (5-100)
𝜕𝑥 𝜕𝑧
da cui si ottiene che
∂𝛷
𝑑𝑧 u
= − 𝜕𝑥 = − (5-101)
𝑑𝑥 ∂𝛷 w
𝜕𝑧
Lungo una linea di corrente invece
∂𝛹 ∂𝛹
𝑑𝛹 = 𝑑𝑥 + 𝑑𝑧 = 0 (5-102)
𝜕𝑥 𝜕𝑧
ovvero
∂𝛹
𝑑𝑧 𝑤
= − 𝜕𝑥 = (5-103)
𝑑𝑥 ∂𝛹 𝑢
𝜕𝑧
Da quest’ultima relazione e dalla (5-101) si ottiene l’uguaglianza
100 Dispense di Idraulica
𝑑𝑧 𝑑𝑧
=− (5-104)
𝑑𝑥 𝑑𝑥
che mostra che le due famiglie di curve presentano coefficienti angolari l’uno
antireciproco dell’altro e quindi esse risultano tra loro ortogonali, a ulteriore
conferma di quanto dimostrato precedentemente.
Nel caso di moto piano (x, z), pertanto, il campo di moto a potenziale può
essere rappresentato tramite un reticolo idrodinamico (Figura 5-10), costituito da
due famiglie di linee tra di esse ortogonali: linee equipotenziali e linee di corrente
(inviluppo del vettore velocità).
Figura 5-10
Per un moto potenziale piano, dato che sia la funzione di corrente sia il
potenziale rispettano l’equazione di Laplace e le due famiglie di linee di flusso e
isopotenziali sono ortogonali, esse sono mutuamente interscambiabili. Partendo
quindi da un moto potenziale se ne può ottenere un altro (detto il suo duale)
semplicemente scambiando il ruolo della funzione di corrente con la funzione
potenziale.
Come accennato precedentemente se il moto è a potenziale è possibile
applicare il metodo delle singolarità idrodinamiche sovrapponendo soluzioni
semplici al fine di ottenerne più complesse. E’ bene pertanto descrivere alcuni
moti a potenziale fondamentali (nell’ipotesi di moto piano), per i quali è facile
verificare l’armonicità della funzione potenziale, come il moto uniforme
traslatorio, il punto sorgente/pozzo, il vortice irrotazionale. Successivamente
verranno mostrati alcuni esempi di sovrapposizioni di due o più moti a potenziale.
Figura 5-11
Figura 5-12
Tale moto presenta un modulo della velocità funzione della distanza r del
generico punto dall’origine, pari a
Interazioni fluido-solido 103
|𝜆|
|𝑣⃗| = (5-111)
2𝜋𝑟
Il vettore velocità presenta quindi componenti pari a
𝜕𝛷 𝜆 𝑥
𝑢= =
𝜕𝑥 2𝜋 𝑥 + 𝑧 (5-112)
𝜕𝛷 𝜆 𝑧
𝑤= =
𝜕𝑧 2𝜋 𝑥 + 𝑧
che integrate forniscono una funzione potenziale pari a
𝜆
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 𝑥 + 𝑧 (5-113)
2𝜋
La costante viene anche denominata intensità della sorgente o del pozzo.
Nel caso di una sorgente essa assume valore positivo mentre in quello del pozzo
assume valore negativo. La funzione di corrente è invece pari a
𝜆 𝑧
𝛹= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 (5-114)
2𝜋 𝑥
Chiaramente l’origine rappresenta una singolarità essendo in essa infinita la
velocità. Le isopotenziali sono delle circonferenze con centro nell’origine degli
assi mentre le linee di flusso sono delle rette uscenti dall’origine.
Figura 5-13
L’origine degli assi rappresenta ancora una singolarità essendo anche qui
infinita la velocità. Le isopotenziali sono quindi delle rette uscenti dall’origine
mentre e le linee di flusso sono circonferenze con centro nell’origine degli assi.
La costante assume valore positivo se il flusso è antiorario intorno all’origine
o valore negativo se orario. Il modulo della velocità risulta ancora pari a
𝛤 𝑧 𝛤 𝑥 |𝛤|
|𝑣⃗| = 𝑢 +𝑤 = − + = (5-118)
2𝜋 𝑥 + 𝑧 2𝜋 𝑥 + 𝑧 2𝜋𝑟
con r la distanza del generico punto dall’origine. Tale risultato mostra che il
vortice irrotazionale presenta un modulo della velocità che tende all’infinito
avvicinandosi all’origine e a zero a distanza infinita, con un comportamento
opposto a quanto avviene nel caso di un vortice reale.
5.4.4 Semicorpo
Sovrapponendo gli effetti di un moto uniforme traslatorio parallelo all’asse x, a
quelli di un punto sorgente posto nell’origine degli assi, tramite la somma della
(5-109) e della (5-113), si ottiene il potenziale pari a:
𝜆
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 𝑥 + 𝑧 + 𝑈𝑥 (5-119)
2𝜋
al quale corrispondono le linee di corrente di Figura 5-14, e una funzione di
corrente pari a
𝜆 𝑧
𝛹= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 + 𝑈𝑧 (5-120)
2𝜋 𝑥
Interazioni fluido-solido 105
Figura 5-14
𝜆 𝑑 𝑑
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 𝑥+ +𝑧 − 𝑥− +𝑧 (5-124)
2𝜋 2 2
ovvero
𝑑
𝜆 𝑥+2 +𝑧
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 (5-125)
4𝜋 𝑑
𝑥−2 +𝑧
mentre la funzione di corrente è pari a
𝜆 𝑧 𝑧
𝛹= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 − 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 (5-126)
2𝜋 𝑑 𝑑
𝑥+2 𝑥−2
Figura 5-15
𝜆 𝑑 𝑑
𝛷= 𝑙𝑜𝑔 𝑥+ +𝑧 − 𝑥− +𝑧 + 𝑈𝑥 (5-127)
2𝜋 2 2
𝜆 𝑧 𝑧
𝛹= 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 − 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 + 𝑈𝑧 (5-128)
2𝜋 𝑑 𝑑
𝑥+2 𝑥−2
Interazioni fluido-solido 107
Figura 5-16
Al valore =0 corrisponde una linea di corrente chiusa (in grassetto, Figura
5-16) di forma ellittica che al diminuire della distanza d tende a diventare una
circonferenza di raggio via via più piccolo. Tale curva chiusa racchiude il campo
di moto non interessato dalle linee di corrente provenienti dal moto uniforme e
viene quindi a costituire una superficie materializzabile denominata corpo chiuso
o ovale di Rankine. Il punto a prua del corpo chiuso è un punto di ristagno la cui
posizione può essere determinata in modo analogo a quanto fatto nel caso di punto
sorgente associato a un moto uniforme traslatorio.
𝑑 𝑑
𝑙𝑜𝑔 𝑥+2 + 𝑧 − 𝑙𝑜𝑔 𝑥−2 +𝑧 (5-129)
𝜆𝑑
𝛷= lim
2𝜋 → 𝑑
ovvero
𝜆𝑑 𝜕 𝑙𝑜𝑔√𝑥 + 𝑧 𝜆𝑑 𝑥
𝛷= = (5-130)
2𝜋 𝜕𝑥 2𝜋 𝑥 + 𝑧
Ragionando in modo analogo si ottiene che la funzione di corrente del dipolo
è
𝑧
𝜆𝑑 𝜕 𝑎𝑟𝑐𝑡𝑔 𝑥 𝜆𝑑 𝑧 (5-131)
𝛹= =−
2𝜋 𝜕𝑥 2𝜋 𝑥 + 𝑧
1
E’ necessario mantenere tale prodotto costante per evitare che le linee chiuse si
riducano a dei punti.
2
Nel caso in esame il dipolo presenta un asse coincidente con l’asse x.
108 Dispense di Idraulica
Figura 5-17
Figura 5-18
𝜆𝑑
𝑥 =± (5-139)
2𝜋𝑈
mentre il raggio della circonferenza vale
𝜆𝑑
𝑟= (5-140)
2𝜋𝑈
che si può ottenere anche uguagliando a zero il valore di funzione di corrente
nell’equazione (5-135).
110 Dispense di Idraulica
Questo campo di moto è quindi quello che si avrebbe nel caso di flusso
attorno a un cilindro (per esempio il pilone di un ponte o di una piattaforma
petrolifera) posto all’interno di una corrente uniforme.
Figura 5-19
e
𝜆𝑑 𝑧 𝛤
𝛹=− + 𝑈𝑧 + 𝑙𝑜𝑔 𝑥 + 𝑧 (5-146)
2𝜋 𝑥 + 𝑧 2𝜋
Anche in questo caso sulla circonferenza di raggio r con espressione pari alla
(5-140) si ottiene un valore costante di pari a
𝛤 𝛤 𝜆𝑑
𝛹 = log𝑟 = log (5-147)
2𝜋 2𝜋 2𝜋𝑈
E’ possibile notare che sulla circonferenza di raggio r esistono due punti per
i quali si annullano entrambe le componenti della velocità, di coordinate
𝛤 𝛤𝑟
±𝑟 1 − , (5-148)
4𝜋𝑈 2𝜆𝑑
Figura 5-20
𝑅⃗ = 𝑝𝑛𝑑𝐴 + 𝜏⃗ 𝑑𝐴 (5-149)
che può essere scomposta in una forza Rz, denominata portanza o lift, ortogonale
alla direzione della velocità relativa tra corrente fluida e corpo, e una parallela Rx,
denominata resistenza idrodinamica o drag. Nella (5-149) lo sforzo normale è
stato sostituito con la pressione poiché il fluido lo si sta considerando
incomprimibile. La resistenza idrodinamica, a sua volta, si divide in resistenza di
forma (pressure drag) e resistenza di attrito (friction drag). La prima nasce per
effetto delle pressioni agenti sulla superficie del corpo mentre la seconda per
effetto degli sforzi tangenziali. Nel caso di lastra piana di spessore infinitesimo,
la resistenza idrodinamica sarà interamente di forma se disposta ortogonalmente
alla direzione del flusso o interamente di attrito se disposta parallelamente.
Figura 5-21
𝑅 = 𝑓 𝜌 𝐴∗ 𝑈 𝜇 (5-151)
𝑅 = 𝑓𝜌 𝐴∗ 𝑈 𝜇 (5-155)
𝑅 = 𝜌𝐴∗ 𝑈 𝑓𝜌 𝐴∗ 𝑈 𝜇 (5-156)
𝑅⃗ = 𝑝𝑛𝑑𝐴 + 𝜏⃗ 𝑑𝐴 (5-160)
Figura 5-22
𝑅⃗ = 𝑝𝑛𝑑𝐴 = 0 (5-163)
risultato, noto come paradosso di d’Alembert che può essere sintetizzato dicendo
che il cilindro si presenta non portante e a resistenza idrodinamica nulla. Se
Interazioni fluido-solido 115
Per alti numeri di Reynolds sono invece i termini viscosi a essere trascurabili
e le equazioni di Navier Stokes si riducono all’equazione di Eulero
𝜌 𝐹⃗ − 𝐴⃗ = grad𝑝 (5-168)
Nei sottoparagrafi successivi vengono descritti dei casi in cui è possibile
ottenere la soluzione in forma esatta delle equazioni di Navier-Stokes: pur
essendo delle situazioni estremamente banali e molto spesso di scarsa utilità
pratica, esse rappresentano da un punta di vista concettuale un importante punto
di partenza.
𝐵 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝑈
𝑢 = 𝜍𝑈 − 𝜍(1 − 𝜍) 𝑑𝜍 =
2𝜇 𝑑𝑥 2
(5-173)
𝐵 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧)
−
12𝜇 𝑑𝑥
avendo posto =y/B
In assenza di gradiente di quota piezometrica e di movimento della parete
superiore (U=0), la velocità risulta chiaramente nulla in tutto il dominio. In
assenza di gradiente di quota piezometrica ma con parete superiore in movimento,
la velocità è distribuita come
𝑦
𝑢(𝑦) = 𝑈 (5-174)
𝐵
determinando il cosiddetto moto di Couette.
Nel caso di pareti ferme (canale piano indefinito) e di gradiente di pressione
diverso da zero, la velocità è distribuita secondo la relazione
𝐵 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝑦 𝑦
𝑢(𝑦) = − 1− (5-175)
2𝜇 𝑑𝑥 𝐵 𝐵
raggiungendo il valore massimo al centro del canale (y=B/2) e determinando il
cosiddetto moto di Poiseuille.
Figura 5-23
Per quanto riguarda la distribuzione dello sforzo tangenziale tra i due piani,
essa risulta pari a
𝑈 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝐵
𝜏(𝑦) = 𝜇 + 𝑦− (5-176)
𝐵 𝑑𝑥 2
pari quindi alla sovrapposizione di uno sforzo costante relativo al moto alla
Couette
𝑈
𝜏 = 𝜇 (5-177)
𝐵
e di uno variabile linearmente per un moto alla Poiseuille
𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝐵
𝜏(𝑦) = 𝑦− (5-178)
𝑑𝑥 2
Sulle due pareti agiranno quindi gli sforzi
𝑈 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝐵
𝜏(0) = 𝜇 − (5-179)
𝐵 𝑑𝑥 2
e
𝑈 𝑑(𝑝 + 𝛾𝑧) 𝐵
𝜏(𝐵) = 𝜇 + (5-180)
𝐵 𝑑𝑥 2
Figura 5-24
24 24
𝐶 = =
𝜌𝑈𝐷 𝑅𝑒 (5-186)
𝜇
Strato limite
Figura 5-25
1
L’approccio campo esterno-strato limite cade in difetto nei creeping flow o flussi
striscianti per i quali Re è basso (essendo lo spessore dello strato limite non più
trascurabile) o nel caso in cui avvenga il cosiddetto “distacco” dello strato limite che
comporta la formazione di una regione di scia nella quale la vorticità non è nulla e quindi
il moto non può essere ritenuto irrotazionale.
122 Dispense di Idraulica
Questa relazione evidenzia che la regione adiacente la parete nella quale sono
significative le forze viscose, cioè lo strato limite, è tanto più sottile quanto
maggiore è il numero di Reynolds ReL.
Figura 5-26
1
Per tal motivo la risultante delle azioni di pressione sulla superficie del corpo si può
ottenere con i valori di pressione del campo di moto all’esterno determinati tramite la
teoria del moto a potenziale, mentre per il calcolo degli sforzi tangenziali bisogna invece
determinare il profilo di velocità nello strato limite.
Interazioni fluido-solido 123
1
Se l’equazione di Navier-Stokes viene risolta considerando tutti i termini di essa, la
soluzione viene denominata esatta, altrimenti si dice approssimata.
124 Dispense di Idraulica
inclinati rispetto alla direzione della corrente incidente). Per corpi tozzi infatti,
anche per elevati valori di Re si manifestano delle notevoli differenze tra i risultati
teorici e quelli previsti dalla teoria dello strato limite.
Per evidenziare i caratteri salienti del concetto di strato limite si consideri lo
sviluppo di un campo di moto posto al di sopra di una piastra orizzontale di
lunghezza infinita e si fissi un asse x orizzontale con origine al bordo e un asse y
con origine sulla piastra.
A partire dal bordo di attacco della piastra (x=0), ha inizio lo sviluppo dello
strato limite, con uno spessore δ che cresce nel verso del moto lungo la superficie,
partendo da un valore nullo se la piastra è piana e sottile, o da un valore finito in
caso contrario.
Nello strato limite il moto è inizialmente laminare e all’aumentare dello
spessore si determina una regione di transizione seguita da una di strato limite
turbolento al di sotto della quale e a contatto con la superficie, vi è un sottile
strato, denominato substrato viscoso, in cui domina la viscosità e il cui spessore
si riduce lungo la superficie (Figura 5-27). E’ bene sottolineare che la curva che
rappresenta =(x) non costituisce nessuna delle traiettorie che invece la
attraversano. La regione turbolenta facilita gli scambi di moto e rende la velocità
al confine tra substrato viscoso e regione turbolenta molto vicina a quella esterna
allo strato limite. Per tal motivo e a causa della esiguità dello spessore del
substrato viscoso, il gradiente di velocità alla parete risulta molto elevato così
come lo sforzo tangenziale.
Figura 5-27
𝜌𝑈𝑥
Re = (5-198)
𝜇
In particolare, nel caso di lastra piana molto liscia, la transizione dello strato
limite da laminare a turbolento ha inizio per valori del numero di Rex di circa
3*106 mentre per superfici lisce commerciali, sono di Rex circa pari a 5*105.
Nell’ipotesi di moto laminare e di corrente esterna uniforme caratterizzata
quindi da una U costante (caso di lastra piana così sottile da considerarla non
influente sulla risoluzione del moto esterno), Blasius trovò la relazione (soluzione
esatta)
𝛿 4,91 4,91
= =
𝑥 𝜌Ux Re (5-199)
𝜇
qualitativamente simile alla (5-190) ma soprattutto in ottimo accordo con i dati
sperimentali. Lo strato limite viene denominato sottile per valori di /x minori di 0,1.
Per la (5-199), ciò accade per Rex maggiori di circa 2000 e ciò implica che per valori
del numero di Reynolds inferiori a 2000 la teoria dello strato limite perde di validità.
Per avere informazioni sullo spessore dello strato limite sia in regime
laminare sia in quello turbolento, risulta fondamentale l’approccio di von Kármán
di seguito descritto.
Si consideri una corrente di fluido newtoniano incompressibile che lambisce
una lastra piana orizzontale (Figura 5-28) e si consideri il moto piano con
riferimento a una profondità b. A contatto con la parete si determina uno strato
limite, nel quale, per ogni ascissa x, si osserva una distribuzione di velocità u(y)
che assume il valore U della corrente esterna a una distanza y*=(x) dalla parete.
Figura 5-28
per il bordo dello strato limite a una ascissa x e longitudinalmente dalle due
sezioni verticali rispettivamente di ampiezza h nella sezione di ingresso (x=0) e
(x) nella sezione di uscita alla distanza x. Se nella corrente esterna è possibile
trascurare la variazione di pressione lungo x, pressione risulta costante su tutta la
superficie di frontiera del volume di controllo. Assumendo che al bordo di attacco
la corrente esterna, e in particolare la sua distribuzione di velocità, non sia ancora
influenzata dalla presenza della lastra, l’equazione di conservazione della massa,
applicata al volume di controllo, si riduce alla relazione:
( )
𝑈𝑏ℎ = 𝑏 𝑢(𝑦)𝑑𝑦 (5-200)
da cui:
( ) ( )
1 𝑢
𝛿 ∗ (𝑥) = 𝛿(𝑥) − 𝑢𝑑𝑦 = 1− 𝑑𝑦 (5-203)
𝑈 𝑈
Dalla (5-202) si osserva che attraverso la superficie di ampiezza (–*)
defluisce con velocità U, la stessa portata per unità di profondità che passa nella
sezione dello strato limite.
Si consideri ora la proiezione su x dell’equazione del bilancio della quantità
di moto, applicata al volume sopra definito. Il termine della risultante degli sforzi
superficiali sulla superficie di frontiera A è pari a
𝛱 = 𝜑 𝑑𝐴 (5-204)
Gli sforzi tangenziali sono presenti sulla sola superficie della lastra per la
trascurabilità dei gradienti di velocità sul contorno superiore del volume di
controllo. Indicando con la superficie inferiore del volume di controllo a
contatto con la lastra, per l’ipotesi fatta di pressione uniforme sull’intera
superficie di contorno del volume di controllo, si ha:
Interazioni fluido-solido 127
𝛱 = 𝜑 𝑑𝐴 = −𝑏 𝜏 (𝑥)𝑑𝑥 (5-205)
Il flusso di quantità di moto è presente nelle sole sezioni piane che delimitano
longitudinalmente il volume di controllo considerato. Si ha quindi:
( )
𝑀 = 𝜌𝑏hU − 𝜌𝑏 𝑢 (𝑦)𝑑𝑦 (5-206)
cioè
( )
𝑢 𝑢
𝜏 (𝑥)𝑑𝑥 = 𝜌𝑈 1− 𝑑𝑦 (5-209)
𝑈 𝑈
e quindi
( )
𝑢 𝑢
𝜏 (𝑥)𝑑𝑥 = 𝜌𝑈 1− 𝑑𝑦 (5-210)
𝑈 𝑈
Ipotizzando che la distribuzione adimensionale della velocità, u/U, dipenda
dall’ascissa x solo tramite (x) (ipotesi di similitudine della distribuzione di
velocità), l’integrale a secondo membro diventa una funzione della sola variabile
x. Introdotta allora la grandezza (x) definita dalla relazione:
( )
𝑢 𝑢
𝜃(𝑥) = 1− 𝑑𝑦 (5-211)
𝑈 𝑈
si ottiene
𝑑𝜃
𝜏 (𝑥) = 𝜌𝑈 (5-212)
𝑑𝑥
denominata equazione integrale di von Kármán della quantità di moto per lo strato
limite su lastra piana, in assenza di gradiente di pressione, e valida sia nel caso di
strato limite laminare che nel caso di strato limite turbolento, poiché in essa
compaiono esclusivamente grandezze integrali, oltre alla velocità esterna allo strato
limite, che è nota.
La grandezza (x) è detta spessore di quantità di moto; essa rappresenta
l’ampiezza (normale alla lastra) di una sezione posta all’ascissa x attraversata con
128 Dispense di Idraulica
che integrata tra 0 e x, con la condizione =0 per x=0, fornisce la relazione:
1 𝜇𝑥
𝛿 = 15 (5-217)
2 𝜌𝑈
Pertanto la legge di variazione dello spessore relativo /x dello strato limite
lungo la lastra risulta essere
𝛿 𝜇 / 5,5
𝑥
= 5,5
𝜌𝑈𝑥
= (5-218)
𝑅𝑒
1
Tale distribuzione di velocità parabolica si osserva in un moto di Poiseuille che si
sviluppa tra due lastre piane parallele [equazione (5-175) con B=2].
Interazioni fluido-solido 129
Figura 5-29
Se la corrente segue invece una parete curva di un corpo (Figura 5-29 nella quale
è stata linearizzata la parete), il campo di moto esterno presenta un’accelerazione
iniziale nella parte anteriore del corpo stesso e quindi un gradiente di pressione
negativo come mostra la (5-195), cioè la pressione decresce nel verso del moto
(gradiente di pressione favorevole, dp/dx<0). Il secondo membro della (5-193)
denota che il termine delle forze di pressione contrasta quello delle forze viscose1 e a
contatto con la parete del corpo si ha
𝜕𝑝 𝜕 𝑢
= 𝜇 <0 (5-225)
𝜕𝑥 𝜕𝑦
Tale condizione è denotata come punto A nella Figura 5-29, in cui si è riportata
la superficie curva linearizzata. La condizione al bordo dello strato limite, e cioè che
per y= u=U, determina per la continuità della derivata della funzione u=u(y), che
1
Si dice anche che il lavoro delle forze di pressione tende a bilanciare la dissipazione
viscosa.
Interazioni fluido-solido 131
𝜕𝑢
=0 (5-226)
𝜕𝑦
e pertanto in A si ha che
𝜕𝑢
𝜇 >0 (5-227)
𝜕𝑦
Con un gradiente di pressione favorevole il rallentamento del fluido dello strato
limite risulta quindi minore (comportando quindi un minore scostamento delle linee
di corrente) rispetto al caso di assenza del termine delle forze viscose, causando una
crescita non rapida dello spessore dello strato nel verso del moto.
Nella parte posteriore del corpo che tende a restringersi, la corrente esterna tende
a decelerare e il gradiente di pressione si presenta positivo con pressione quindi
crescenti nel verso del moto (gradiente di pressione avverso, dp/dx>0) e si ha, sempre
a contatto con la parete (punti C e D di Figura 5-29)
𝜕𝑝 𝜕 𝑢
= 𝜇 >0 (5-228)
𝜕𝑥 𝜕𝑦
ispessimento dello strato limite stesso1 e con la formazione di vortici che si distaccano
dalla parete e vengono trasportati verso valle formando una scia. Il punto di arresto
viene quindi anche denominato punto di distacco dello strato limite (Figura 5-30).
Figura 5-30
1
Per tal motivo nella zona di separazione l’applicabilità della teoria dello strato limite
non risulta ragionevole.
Interazioni fluido-solido 133
Per valori di ReD maggiori di 1, l’influenza delle forze d’inerzia non può più
essere ritenuta trascurabile rispetto a quelle viscose. All’aumentare di
quest’ultimo si ha una tendenza al distacco, che si manifesta con un’oscillazione
periodica sinusoidale del punto di distacco e con la formazione dei cosiddetti
vortici di Kármán. Intorno al valore ReD pari a 50 si ha la formazione di un punto
K di distacco stabile e le linee di corrente del campo di moto sono
schematicamente indicate in Figura 5-31. Nella stessa Figura 5-31 è indicata in
grigio, l’area dello strato limite.
Figura 5-31
Figura 5-32
134 Dispense di Idraulica
Per valori di ReD maggiori di 105 lo strato limite diventa turbolento e il punto
di distacco K dello strato limite si sposta verso valle (Figura 5-33) comportando
una riduzione (drag crisis) della dimensione trasversale della scia cioè della zona
di depressione a tergo della sfera. Ciò equivale ad affermare che nonostante
l’aumento degli sforzi tangenziali, il coefficiente di resistenza si riduce
bruscamente raggiungendo valori minimi (Figura 5-32).
Figura 5-33
Figura 5-34