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I promessi sposi

Trama

L’azione si svolge tra il 1628 e il 1630, in Lombardia.

Ci troviamo in un paesino posto a poca distanza dal lago di Lecco (quel ramo del lago di Como); Manzoni
non nomina mai questo paese, contrassegnandolo con ***. Il 7 novembre 1628, sul far del tramonto, il
parroco del paese, don Abbondio, viene fermato da due giovani, che gli intimano di non celebrare il
matrimonio, previsto per la domenica successiva, tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella.

Questi due giovani sono due “bravi”, cioè due scagnozzi al soldo di un signorotto locale, don Rodrigo, il
quale aveva scommesso con suo cugino Attilio che sarebbe riuscito a fare sua Lucia.

Il giorno dopo Renzo va da don Abbondio per fissare le ultime cose in vista delle nozze, ma il parroco trova
molte scuse per rimandare il matrimonio. Renzo allora se ne va furioso ma si imbatte in Perpetua, la donna
che assiste don Abbondio, la quale gli fa capire che c’entra in qualche modo don Rodrigo. Allora Renzo
torna dal parroco, il quale alla fine gli confessa di essere stato minacciato.

Renzo allora va a casa di Lucia, e insieme con lei e con la madre di lei, Agnese, decidono di rivolgersi a un
celebre avvocato, detto Azzecca-garbugli. Questo avvocato crede che Renzo sia un bravo e accetta di
difenderlo; ma quando capisce che Renzo si è rivolto a lui perché è in realtà vittima di don Rodrigo, lo
caccia via.

Renzo, Lucia e Agnese allora si rivolgono a padre Cristoforo, un francescano che è la loro guida spirituale.
Padre Cristoforo si reca al palazzo di don Rodrigo per convincerlo a smettere di impedire il matrimonio tra
i due giovani, ma don Rodrigo lo caccia via in malo modo. Quando padre Cristoforo riferisce a Renzo,
Lucia ed Agnese di aver fallito, Agnese consiglia i due giovani di organizzare il matrimonio a sorpresa
(presentarsi davanti a don Abbondio, pronunciare le formule di rito e quindi essere legittimamente sposi).

La notte in cui Renzo e Lucia cercano di sorprendere don Abbondio e quindi celebrare il matrimonio a
sorpresa, i bravi di don Rodrigo cercano di rapire Lucia ma trovano la casa vuota. Don Abbondio,
spaventato, tira una coperta addosso a Renzo e Lucia, e fa fallire il matrimonio, poi suona le campane,
facendo fuggire da casa di Lucia i bravi. Insomma, i piani di don Rodrigo e i piani di Renzo e Lucia sono
andati a monte. Ai due ragazzi non resta che la fuga, organizzata da padre Cristoforo, il quale manda
Renzo a Milano e Lucia presso un convento femminile a Monza.

Renzo a Milano si trova suo malgrado coinvolto in una rivolta popolare per il pane; viene scambiato per il
capo dei ribelli e deve fuggire: decide così di andare da suo cugino a Bergamo, in territorio veneziano.

Lucia invece viene accolta nel convento, che è retto da Gertrude, una nobildonna che il padre fece
monacare a forza, e che intrattiene una relazione con un certo Egidio.

Don Rodrigo chiede aiuto all’Innominato, un altro signorotto molto potente e sanguinario, il quale con
l’aiuto di Egidio e di Gertrude fa rapire Lucia dai suoi bravi e la porta al suo castello per consegnarla il
giorno dopo a don Rodrigo. Lucia piange e si dispera, supplica l’Innominato di liberarla, ma lui la rinchiude
in una stanza. Lucia allora fa voto di castità pur di essere liberata, mentre l’Innominato è molto turbato e
scosso dalla disperazione di Lucia. Il giorno dopo, essendo arrivato il cardinale di Milano, Federigo
Borromeo, in un paese vicino, l’Innominato va a parlare con lui per chiedere conforto, e grazie alle parole
del cardinale, si converte e decide di liberare Lucia, la quale viene affidata a una coppia di nobili milanesi,
don Ferrante e donna Prassede.

Nel frattempo arrivano i lanzichenecchi, soldati mercenari tedeschi inviati dall’imperatore per combattere
contro la parte francese nella guerra del Monferrato. I lanzichenecchi veicolano la peste, la quale si diffonde
in tutta la Lombardia. Mentre Agnese, Perpetua e don Abbondio si rifugiano nel castello dell’Innominato,
Lucia resta a casa di don Ferrante e donna Prassede. Don Ferrante però, dopo aver negato l’esistenza della
peste, la contrae e muore. Renzo anche contrae la peste, ma in forma lieve e guarisce subito. Allora decide
di tornare al suo paese per cercare Lucia. Incontra don Abbondio il quale gli riferisce che Perpetua è morta;
successivamente gli viene detto che Lucia si trova a Milano, presso il lazzaretto.

Infatti a Milano si contano i morti di peste, e i malati vengono ospitati nel lazzaretto, una specie di
ospedale. Nel lazzaretto c’è Lucia, ma c’è anche don Rodrigo, il quale si pente, confortato da padre
Cristoforo, e Renzo lo perdona. Alla fine Renzo ritrova Lucia, che gli confessa di aver fatto voto di castità;
ma padre Cristoforo, tenuto conto delle circostanze in cui era stato fatto il voto (non era stata una libera
scelta, perché Lucia era prigioniera dell’Innominato), la libera. Intanto arriva la pioggia che lava via il
contagio, ma per padre Cristoforo è troppo tardi.

Il romanzo si conclude con l’arresto di Gertrude, il matrimonio di Renzo e Lucia celebrato da don
Abbondio, ormai rassicurato per la morte di don Rodrigo, e il trasferimento degli sposi e di Agnese a
Bergamo, presso il cugino di Renzo. A Bergamo, Renzo mette su una piccola fabbrica tessile, e con Lucia
hanno figli.
Manzoni chiude il romanzo esponendo “il sugo di tutta la storia”: “i mali quando vengono, o per colpa o
senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore”.
Infatti, come è esposto nell’ottavo capitolo, nel celebre passo dell’addio ai monti, Dio “non turba mai la
gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”.

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