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I PROMESSI SPOSI

VITA DI ALESSANDRO MANZONI


Alessandro Manzoni nasce a Milano nel 1785 e muore nel 1873. E’ il figlio di Giulia
Beccaria, figlia di Cesare Beccaria, autore dell’opera “Dei delitti e delle pene”. Il padre
legale è Pietro Manzoni; sembra però che il padre naturale fosse Giovanni Verri. Manzoni
è educato in un collegio, il collegio dei Barnabiti. Nel 1805 Manzoni va a Parigi per
raggiungere la madre, che si era trasferita nella capitale francese con l’amico Carlo
Imbonati. Nel 1808 Manzoni sposerà Enrichetta Blondel, di confessione calvinista. Questo
matrimonio avrà un ruolo fondamentale nella conversione religiosa di Manzoni che avverrà
nel 1810. In seguito alla sua conversione, Manzoni torna a Milano e inizia a scrivere opere
di carattere religioso: quattro Inni Sacri, composti tra il 1812 e il 1815, a cui poi si
aggiungerà “La Pentecoste” (1822).
Negli anni della maturità, la vita di Manzoni è funestata da crisi epilettiche e da una serie di
lutti (quello della moglie, della madre e di molti dei suoi figli). Nel 1837 si sposa con Teresa
Borri Stampa, che muore nel 1861.
Negli anni ’20 Manzoni inizia a elaborare la sua originale poetica, di cui esprime le idee
fondamentali nella “Lettera a Monsieur Chavet”, nella “Lettera sul romanticismo” e nella
Prefazione alla Tragedia “Il conte di Carmagnola”.
L’atteggiamento di Manzoni fu sempre schivo e appartato. Durante le Cinque giornate di
Milano, nel 1848, seguì con molto interesse gli eventi politici senza però parteciparvi
attivamente.
Quando il regno d’Italia si ricostituì nel 1860, Manzoni fu nominato senatore. Pur essendo
profondamente cattolico era contrario al potere temporale della Chiesa e favorevole a
Roma capitale. Negli anni della sua lunga vecchiaia fu circondato dalla venerazione della
borghesia italiana, che vedeva in lui non solo il grande scrittore, ma anche un maestro,
una guida intellettuale, morale e politica. Morì a Milano nel 1873, a ottantotto anni in
seguito a una caduta che gli aveva provocato gravi sofferenze. Gli furono riservati funerali
solenni, alla presenza del principe ereditario Umberto. Giuseppe Verdi gli dedicò la sua
Messa da Requiem al primo anniversario dalla morte. Fu sepolto nel cimitero
monumentale della città di Milano.

POETICA

Le parole chiave per comprendere la poetica manzoniana sono: l’utile, l’interessante e il


vero. Secondo Manzoni, le opere devono interessare i lettori: non una ristretta cerchia di
eruditi (acculturati) ma il più largo pubblico possibile; dovevano per questo contenere temi
che richiamassero le questioni più importanti di attualità. Il vero è il soggetto dell’opera,
ossia ciò di cui l’opera deve parlare: non si tratta del vero storico ma del verosimile, ossia
una storia inventata dal poeta, ma basata su fatti storici realmente accaduti e che sia
attendibile. Secondo Manzoni, un’opera interessante può e deve essere anche utile, ossia
garantire un insegnamento morale o linguistico al suo pubblico. Questi temi sono
fondamentali per il Romanticismo italiano, ossia il movimento culturale che in Italia si
sviluppa a partire dal 1816 che ha come temi principali la riscoperta dell’irrazionalità,
dell’unità linguistica e della politica. Sulle idee romantiche Manzoni baserà il suo
capolavoro, I Promessi Sposi. A quest’opera lavorerà tutta la vita: ne pubblicherà una
prima edizione tra il 1821 e il 1823, intitolata “Fermo e Lucia”, una seconda edizione,
pubblicata nel 1827 e una terza pubblicata nel 1840.

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I PROMESSI SPOSI: TRAMA

La storia si svolge in Lombardia, durante l'occupazione spagnola, tra il 1628 e il 1630.


Il primo nucleo del romanzo è incentrato sui due protagonisti, Lucia Mondella e Renzo
Tramaglino, che sono i promessi sposi. Don Abbondio, il curato che deve celebrare il loro
matrimonio, rifiuta però la celebrazione. Infatti, gli scagnozzi di don Rodrigo, un signorotto
locale, gli intimano di non celebrare il matrimonio, previsto per il giorno successivo.
Il motivo dell’impedimento alla celebrazione del matrimonio è che don Rodrigo si è
invaghito di Lucia e non vuole che la giovane sposi Renzo.
Renzo si rivolge ad un avvocato, soprannominato Azzeccagarbugli, che rifiuta di aiutarlo
per paura di don Rodrigo. Renzo si rivolge allora a fra’ Cristoforo, un frate cappuccino, che
si reca al palazzo di don Rodrigo per convincerlo a rinunciare al suo proposito.
Anche fra’ Cristoforo fallisce nell’impresa; Renzo e Lucia, dopo alcune vicissitudini quali un
tentativo di matrimonio a sorpresa e un tentato rapimento di Lucia da parte degli scagnozzi
di don Rodrigo, sono costretti a fuggire dal loro paese: Lucia andrà in un convento a
Monza insieme alla madre Agnese, su suggerimento di fra’ Cristoforo, mentre Renzo si
recherà a Milano, presso i frati cappuccini, sperando di trovare aiuto.
A Monza Lucia viene presa sotto l'ala protettrice di Gertrude, la Monaca di Monza, figlia di
un gentiluomo milanese, costretta a farsi suora dal padre contro la sua volontà.
Renzo si troverà invece coinvolto nei tumulti popolari di Milano, causati dall'aumento del
prezzo del pane.
Nel frattempo don Rodrigo, aiutato dalla Monaca di Monza, fa rapire Lucia dall'Innominato
che la porta nel suo “castellaccio”. La notte stessa del rapimento l'Innominato, dopo aver
ascoltato la giovane, ha una forte crisi di coscienza e si converte: libera Lucia e con l’aiuto
del cardinale Borromeo l'aiuta a trasferirsi a Milano presso Donna Prassede e don
Ferrante.
Nel frattempo in Italia arrivano i Lanzichenecchi, soldati mercenari che diffondono la peste:
don Abbondio, Agnese e altri trovano rifugio proprio nel castello dell'Innominato che è
diventato d'animo caritatevole. Renzo, invece, come don Rodrigo, si ammala di peste. Don
Rodrigo morirà mentre Renzo, guarito dalla peste va alla ricerca di Lucia. La troverà nel
lazzeretto: anche Lucia, infatti, era stata contagiata dalla peste ma ora è in via di
guarigione.
Fra’ Cristoforo scioglie il voto di castità che Lucia aveva stretto come promessa.
I due giovani vengono quindi uniti in matrimonio e si trasferiscono nel bergamasco. Qui
Renzo acquista con il cugino una piccola azienda tessile e Lucia, aiutata dalla madre, si
occupa dei figli.

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PERSONAGGI

LUCIA

È la protagonista femminile della vicenda. È una giovane di circa vent'anni, unica figlia di
una vedova, Agnese, con la quale vive in una casa posta in fondo al paese: ha lunghi
capelli bruni ed è dotata di una bellezza modesta, che non giustifica la passione accesa di
don Rodrigo il quale, infatti, ha deciso di sedurla solo per una scommessa col cugino.
Manzoni la descrive come una ragazza molto pia e devota, molto timida che si imbarazza
e arrossisce in varie circostanze. E’ descritta anche come passiva e priva di spirito di
iniziativa come, ad esempio, quando viene trascinata nel tentativo di matrimonio a
sorpresa dalle minacce di Renzo. Quando si trova prigioniera nel castello dell’Innominato
fa voto di castità, voto che dovrà essere sciolto da fra’ Cristoforo per consentire la
celebrazione del matrimonio. Lucia è il personaggio del Romanzo che più di ogni altro ha
fede nella Provvidenza divina e anche per questo sembra incapace di portare rancore,
persino nei confronti di don Rodrigo. Lucia risulta un personaggio statico, a differenza di
Renzo che compie un percorso di maturazione all'interno della storia, ma è anche un
personaggio che interagisce con figure di potenti quali Gertrude, l'innominato, il cardinal
Borromeo, don Ferrante e donna Prassede. Il nome Lucia fa riferimento al candore della
persona, nonché alla santa martire che preferì farsi accecare piuttosto che darsi alla
prostituzione. Anche il suo cognome “Mondella”, fa riferimento alla sua purezza e castità.
Nel “Fermo e Lucia” era indicata in un primo tempo col nome di Lucia “Zarella”, quando i
bravi intimavano a don Abbondio di non celebrare le nozze, poi viene chiamata “Mondella”
come nell’edizione definitiva.

GERTRUDE- LA MONACA DI MONZA

È la monaca del convento di Monza in cui si rifugiano Agnese e Lucia. E’ detta anche la
"Signora", ed è presentata come la figlia di un ricco ed influente principe di Milano, la
quale, grazie alle sue nobili origini gode di grande prestigio e di una certa libertà all'interno
del convento. Il personaggio di Gertrude è chiaramente ispirato alla figura storica di
Marianna de Leyva, figlia di Martino conte di Monza, costretta a farsi monaca dal padre
contro la sua volontà che ebbe una relazione con un giovane scapestrato, accusato di
assassinio, dal quale ebbe due figli. Questo giovane, per tenere segreta la relazione con
Marianna commise nuovi delitti e fu arrestato. Il cardinal Borromeo scoprì la relazione. Il
giovane fu condannato a morte mentre Marianna fu rinchiusa nella casa delle penitenti a
Milano, dove visse gli ultimi anni espiando le sue colpe e auto-infliggendosi crudeli
penitenze, fino a morire.
Manzoni modifica in parte la vicenda storica e la adatta alle esigenze narrative del
romanzo, anche se rivela fin dall'inizio la storicità del personaggio: la Gertrude dei
“Promessi sposi” è detta figlia di un gentiluomo milanese il cui casato non è dichiarato in
modo esplicito. È presentata come una giovane di circa venticinque anni, dalla bellezza
sfiorita e dal cui aspetto traspare qualcosa di torbido; il suo abbigliamento non si conforma
perfettamente alle regole del monastero in quanto la tonaca di Gertrude è attillata in vita
come un vestito laico e la donna porta i capelli neri ancora lunghi sotto il velo, mentre, in
realtà, dovrebbe averli corti.
Gertrude dimostra una curiosità morbosa per la vicenda di Lucia, costringendola a rivelare
i particolari sulla persecuzione subìta da don Rodrigo e sul suo rapporto con Renzo.
Il passato di Gertrude è narrato con un flashback e fa emergere il fatto che spesso, nelle
famiglie aristocratiche, venivano esercitati soprusi sui membri più deboli: infatti, il padre di

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Gertrude aveva deciso il destino della figlia prima ancora che nascesse.
Fin da piccola le era stato inculcato l'ideale di diventare monaca per evitare che
disperdesse il patrimonio destinato al fratello. Le strategie utilizzate dal padre erano
veramente crudeli: per esempio le erano state regalate bambole rappresentanti suore,
oppure le veniva spesso detto che da grande sarebbe diventata la più importante suora
del convento.
All’età di sei anni venne mandata in convento per essere educata come molte sue
coetanee. All'inizio la bambina era allettata all'idea di diventare un giorno la madre
superiora del monastero, ma durante l’adolescenza iniziò a rendersi conto che non era
quella la vita che si attendeva; avrebbe infatti voluto sposarsi e avere figli come tutte le
sue compagne. Decise allora di scrivere una lettera al padre ma quando rientra a casa per
trascorrere un periodo in famiglia è accolta con freddezza da tutti i suoi familiari, viene
isolata e forzata ad accettare la sua sorte. La giovane Gertrude diventa monaca per
placare i suoi sensi di colpa e per sottomissione all'autorità paterna.
In seguito Gertrude diventa la maestra delle educande e sfoga su queste ragazze la sua
frustrazione e l'insofferenza per il destino che le è stato imposto, tiranneggiandole e
diventando talvolta la loro confidente e la complice delle loro beffe. Nei confronti delle altre
monache prova un profondo astio, specie per quelle che a suo tempo sono state complici
del padre nel costringerla ad accettare il velo. Gertrude vive in una parte isolata del
chiostro, vicino alla casa di un giovane scapestrato, Egidio, con il quale vivrà momenti di
passione. Una monaca, che aveva scoperto il loro segreto, verrà assassinata da Egidio
con la complicità di Gertrude. Quando Lucia e Agnese entrano nel convento è trascorso
circa un anno da questo avvenimento.
Attraverso Gertrude Manzoni dà vita a uno dei personaggi più affascinanti del Romanzo,
specie nel racconto dettagliato della sua storia precedente la monacazione , dimostrando
doti di introspezione psicologica.

GERTRUDE E LUCIA

Gertrude e Lucia sono due personaggi che si contrappongono. La prima infatti, è religiosa
perché così le è stato imposto dalla sua famiglia, la seconda invece è dotata di un
sentimento verso Dio, puro e sincero. Inoltre Lucia vive la religione con umiltà, mettendosi
al servizio della fede, mentre Gertrude, a cui la fede è stata insegnata con superbia, la
vive in modo tutt’altro che sincero e mette la religione al suo servizio .

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