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Società Salernitana di Storia Patria

74

NUOVA SERIE • N. 4 • DICEMBRE 2020


Società Salernitana di Storia Patria
presidente
Giuseppe Cacciatore
consiglio direttivo
Maria Galante (vicepresidente), Michela Sessa (segretario), Vittorio Salemme (tesoriere),
Vincenzo Aversano, Salvatore Cicenia, Alfonso Conte, Amalia Galdi, Aurelio Musi.
sede
Biblioteca Provinciale di Salerno, via V. Laspro 1, 84126 Salerno
Sito web: www.storiapatriasalerno.it – e-mail: segreteria@storiapatriasalerno.it

Rassegna Storica Salernitana


Rivista semestrale della Società Salernitana di Storia Patria
Fasc. 74, 2/2020 (annata II della Nuova Serie, LXXXI dalla fondazione)
ISSN 0394-4018
direzione
Giuseppe Cacciatore e Giovanni Vitolo
comitato di direzione
Vincenzo Aversano, Salvatore Cicenia, Giuseppe Cirillo, Alfonso Conte, Amalia Galdi.
comitato scientifico
Aurelio Musi (presidente), Giuseppe Acocella, Claudio Azzara, Jean-Paul Boyer,
Vera von Falkenhausen, Maria Galante, Fabrizio Lomonaco, Sebastiano Martelli,
Agostino Paravicini Bagliani, Carmine Pinto, Giusi Zanichelli.
redazione
Emanuele Catone (responsabile), Donato Di Sanzo, Rosa Parlavecchia,
Gianluca Santangelo, Luca Castagna, Silvia Siniscalchi.
I contributi che non rispettano le norme editoriali non potranno essere pubblicati.
***
Abbonamento annuo per i soli soci € 30 (estero € 40).
Abbonamento socio sostenitore (€ 100)
I pagamenti vanno intestati a Società Salernitana di Storia Patria ed effettuati
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Per i non soci, gli enti e i distributori i fascicoli singoli (€ 20) e arretrati (€ 25)
vanno richiesti all’editore.
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Autorizzazione 4/2017 del Tribunale di Salerno
Fascicolo stampato con il contributo del Ministero dei Beni Culturali.
***
progetto grafico e impaginazione
Francesco D’Amato
©2020 Francesco D’Amato editore
Via Alfonso Albanese, 26 – Sant’Egidio del Monte Albino (Salerno)
telefono 081 0201102 – info@damatoeditore.it – www.damatoeditore.it
Sommario

SAGGI

Langobardi, Langhe, Lancusi: corridoi geolinguistici comunicanti?


Vincenzo Aversano p. 9

L’assedio di Montoro del 1461 nei Dispacci Sforzeschi


Teresa Colamarco 35

Frammenti documentari e architettonici: note su un loggiato rinascimentale


della ex abbazia di S. Benedetto in Salerno
Pietro Santoriello 63

Alta polizia e opposizione politica nel Mezzogiorno borbonico (1850-1860)


Roberto Parrella79

Un avvocato per Nocera. L’attività parlamentare di Filippo Dentice di Accadia


nell’Italia liberale (1909-1922)
Stefano Dentice di Accadia Ammone133

DOCUMENTI

Gli ‘scolatoi’ della chiesa di San Biagio e di Sant’Egidio in Altavilla Silentina


Bruno Di Venuta 167
Monte San Giacomo nel Vallo di Diano nell’analisi del catasto provvisorio
del 1810
Antonio Capano 179

Una nuova fonte iconografica su Carmine Jorio, il disertore altavillese che


combatté coi ribelli senussi
Ennio Scannapieco 211

Il recupero delle scritte alleate nel cortile del Liceo T. Tasso di Salerno: testi-
monianza di una positiva sinergia
Pierluigi Canoro – Giacomo Santoro 251

Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi. Seguendo Adierna


sulle orme dei normanni
Alfredo Franco 263

Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi. La lapide di Giovan


Battista Odierna in San Giovanni a Carbonara e qualche puntualizzazione
sulla sua famiglia
Francesco De Martino 275

RASSEGNE

Schermi delle mie brame


Giuseppe D’Antonio 293

Tal dell’istoria è dignità... La Società Salernitana di Storia Patria (1920-2020)


Salvatore Amato 323

Il porto di Salerno: vicende storiche e sociali di un approdo marittimo del


Mediterraneo
Tiziana De Donato 331
RECENSIONI

M. Infante, Actus Cilenti, pp. 980, Salerno, Printart, 2019 (Centro Studi
“Camillo Valio”. Quaderni di Storia), € 40, ISBN 978-8898887774.
(Antonio Capano) 339

O. W. Huebner, Le Operazioni della Compagnia “A” del 504° Reggimento


Paracadutisti nella difesa di Quota 424. 17-19 settembre 1943, a cura di G.
Iorio, traduz. di F. Iorio, Altavilla Silentina, 2020, ediz. f.c.
(Bruno Di Venuta) 344

G. Barra (a cura di), Istoria di Eburi, oggi Eboli scritta da Antonio Roma-
no, divisa in due parti (1836), Eboli, Centro Culturale Studi Storici – Edi-
zioni “Il Saggio”, 2019, pp. 370, € 20, ISBN 9788893601818.
(Antonio Capano) 347

NOTIZIARIO351
Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi.
La lapide di Giovan Battista Odierna in San Giovanni a
Carbonara e qualche puntualizzazione sulla sua famiglia*

Francesco De Martino

1. La famiglia di Giovan Battista Odierna

Il napoletano Giovan Battista Odierna1 è stato uno dei più rinomati


giuristi del Seicento italiano e non solo, dal momento che le sue opere
furono ristampate anche dall’eminente editore ginevrino Widerhold
che le dedicò a personaggi di rilievo quali il professor Sebastian Ram-
speck o il nobile polacco Sigismondo Conrado; il suo nome è rima-
sto ben noto anche nel secolo successivo, fin quando, con i nuovi
problemi posti dal venticinquennio rivoluzionario e napoleonico, e il
conseguente cambio di prospettiva anche nel diritto civile con l’intro-
duzione del Codice Napoleone in tutta Europa, la sua impostazione e
i suoi studi sul diritto giustinianeo furono di colpo superati.
Nato nel 1602, probabilmente a Napoli2, era figlio di un altro

* Si ringraziano: la prof.ssa Alessandra Pepe; il prof. Alfredo Franco; il personale


dell’Archivio di Stato di Napoli, in particolare i dott. Ferdinando Salemme, Martina
Magliacano, Gaetano Damiano e Francesca Chiara Calcagno; il personale dell’Archi-
vio di Stato di Salerno, in particolare i dott. Salvatore Amato e Rosa Giannattasio.
1
Sul quale F. De Martino, Poesie e giochi di parole dedicati a Giovan Battista
Odierna. Parte I – Introduzione, trascrizione e traduzione, note, in A. Franco - F. De
Martino - A. Odierna (a cura di), Studi Storici Sarnesi 2. L’affermazione dei “civili”:
il caso degli Hodierna, Torre del Greco, ESA, 2020, pp. 167-234. Si vedano anche
nello stesso volume C. Currò, Da lontano. Storia della famiglia Odierna, pp. 9-25 e A.
Franco, Alla ribalta della storia. Gli Odierna dal Trecento al Viceregno, pp. 27-103.
2
Michele Boccia è propenso a ritenerlo sarnese di nascita (M. Boccia, Ricerche
Storiche sullo Stemma e sul Gonfalone della città di Sarno, Napoli 1914, p. 17, però
a p. 29 esprime dubbi), ma le fonti citate da Currò e da me sono concordi nel rite-
nerlo napoletano. Anche gli anagrammi che compaiono in epigrafe alle sue opere,
composti da giuristi e personaggi politici afferenti all’Accademia degli Oziosi (su
cui v. De Martino, Poesie e giochi, cit. [1], passim), lo dicono napoletano.
276 Francesco De Martino

giurista, Fabrizio3, anch’egli molto noto e stimato. La carriera


dell’Odierna fu brillante, sia negli studi che nelle cariche ottenu-
te. Le sue tre opere principali, come già accennato, ebbero varie
ristampe e circolarono in tutta Europa; quanto a lui, lo troviamo
più volte tra i giudici della Gran Corte della Vicaria tra gli anni
Quaranta e Cinquanta, e poi, dal 1659, nel Sacro Regio Consiglio4;
secondo quanto si legge nella seconda edizione dell’Italia sacra
dell’Ughelli, fu anche cooptato nel Consiglio Collaterale, ma morì
prima di poter esercitare questa carica5. Il giurista seicentesco Gio-
vanni Leonardo Rodoerio ricorda inoltre che fu anche Priore del
Collegio dei Dottori6.
La famiglia d’origine proveniva da Sarno, località dalla quale il
capostipite del ramo di Fabrizio e Giovan Battista, probabilmente
di nome Paolo7, si era spostato nella capitale del regno aragone-
se nella seconda metà del XV secolo. Giovan Battista conservava
a Sarno dei possedimenti8, e la domenica 31 dicembre 16519 lo
troviamo a Sarno, per accompagnare due delle sue figlie, Chiara

3
Currò, Da lontano, cit. [1], p. 22 e Franco, Alla ribalta della storia, cit. [1], p. 54.
4
De Martino, Poesie e giochi, cit. [1], p. 170 e nn. 8-14.
5
F. Ughelli, Italia Sacra sive de Episcopis Italiae, et insularum adiacentium, a
cura di N. Coleti, VII, Venezia, apud Sebastianum Coleti, 1721, col. 684, num.
XXXV: Sanctorum excepit anno 1684, die 24 Aprilis FRANCISCUS Honufrius,
Joannis Baptistae Hodiernae Neapolitani patricii, Regii Consiliarii, & Regiam
Cancellariam regentis, licet hoc ultimum munus morte praeventus exercere non
potuerit, filius [...]» (tondo mio). Non sarà inutile ricordare che i membri del
Collaterale erano chiamati ‘reggenti di cancelleria’: V.I. Comparato, Uffici e so-
cietà a Napoli (1600-1647). Aspetti dell’ideologia del magistrato nell’età moderna,
Firenze, Olschki, 1974, p. 61.
6
G.L. Rodoerio, Princeps probus. Tractatus politico-religiosus ex Romanae
olim Reipub. et Catholicae Monarchiae Sacra Politica, Napoli, apud Carolum Por-
sile, 1678, p. 281.
7
Currò, Da lontano, cit. [1], p. 23.
8
Ibid., p. 23 nota 80.
9
Archivio di Stato di Salerno (d’ora in poi AS SA), Protocolli notarili, Sar-
no, b. 6347, vol. 1651, not. D. Fabricatore, cc. 224v-227r, atto n. 108, 31.12.1651.
A margine dell’atto ci sono altri due atti, uno del 22 febbraio 1653 che occupa le
cc. 224v-225v, uno del 23 maggio 1654 che occupa le cc. 225v-226v.
Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi 277

(chiamata successivamente Chiara Maria10) ed Isabella11, nel con-


vento di San Vincenzo Ferreri dietro pagamento di una sostanziosa
retta di 150 ducati per ciascuna figlia.
Giovan Battista Odierna morì il 6 o il 27 novembre 167812 e fu
sepolto nella Cappella dell’Annunciazione in San Giovanni a Car-
bonara13: la sua sepoltura, insomma, era degna di essere collocata
nella stessa chiesa del re Ladislao. La Cappella dell’Annunciazione
era stata a lui donata fra il 1662 e il 1669 in cambio del patrocinio

10
Occorre quindi rettificare quanto contenuto in Franco, Alla ribalta della sto-
ria, cit. [1], tav. 2, p. 55, e anche in Currò, Da lontano, cit. [1], p. 23, perché sia nel
documento precedente (precisamente nell’atto del 1654) ricontrollato da me e da
Alfredo Franco il 17 luglio 2020, sia in AS SA, Protocolli notarili, Sarno, b. 6355,
vol. 1681-82, fasc. 1682, not. D. Fabricatore, c. 266r, 11.11.1682, è chiamata ine-
quivocabilmente Chiara Maria la figlia che nell’albero genealogico Serra di Gerace
(Archivio di Stato di Napoli [d’ora in poi AS NA], Archivio Serra di Gerace, Albe-
ri, vol. 2, f. 711, ad nomen Hodierna) ha nome Chiara. Dunque Maria è il secondo
nome, o il nome religioso, di Chiara, e non una figlia ulteriore di Giovan Battista.
11
Prenderà il nome religioso di Eleonora (AS SA, Protocolli notarili, Sarno, b.
6347, vol. 1651, not. D. Fabricatore, atto 108, cc. 225v-226v, atto a margine del 23
maggio 1654); nell’albero del Serra di Gerace figura come Dionora (v. infra). Non è
strana nell’albero questa disinvoltura nel riportare i nomi, come si evince dal fatto
che, tra i nipoti di Giovan Battista (figli di Antonio) compare un Gennaro, nato il
19 settembre, giorno di san Gennaro, del 1680 e morto nel 1738, che in un’anno-
tazione asteriscata a margine è rinominato Onofrio: si tratta del vescovo di Valva
e Sulmona Matteo Odierna, il cui nome Currò (Da lontano, cit. [1], p. 24) integra
così in Matteo Onofrio. Va detto, tuttavia, che le fonti da me consultate lo chiamano
soltanto Matteo (anche il suo ritratto nel palazzo vescovile di Sulmona lo presenta
come Mattaeus Odierna), e del resto nell’albero lo zio di Matteo, Francesco Ono-
frio, vescovo di Valva e Sulmona prima del nipote, è citato – come anche nel ritratto
nel palazzo vescovile di Sulmona, peraltro – solo come Francesco (v. infra, nota
16), per cui sospetto che il compilatore dell’albero si sia confuso tra i due vescovi
attribuendo il nome di Onofrio a Matteo anziché, correttamente, a Francesco.
12
Rodoerio (Princeps probus, cit., p. 281) e poi Lorenzo Giustiniani (Memorie
istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, 2, Napoli 1787, p. 299), che lo
cita, danno come data di morte il 6 novembre; nell’albero del Serra di Gerace
invece la data è il 27 novembre. Per Rodoerio, Odierna morì a 75 anni; come
vedremo, nella lapide si dice che morì a 76 anni.
13
Sulla quale si veda A. Filangieri di Candida, La chiesa e il monastero di San
Giovanni a Carbonara, a cura di R. Filangieri di Candida, Napoli, Lubrano, 1924
(rist. anast., Napoli, Società Napoletana di Storia Patria, 1998), pp. 91-93.
278 Francesco De Martino

legale offerto da lui ai padri agostiniani14; egli ne dedicò l’altare


quattrocentesco a San Nicola di Bari, uno dei due santi cui era
devoto, l’altro essendo San Nicola da Tolentino, patrono dei giu-
risti, cui era dedicato l’altare, di proprietà dei Caracciolo, posto di
fronte alla Cappella dell’Annunciazione15.
Sposò il 26 settembre 1627 Anna Miranda (o Mirana, o addirit-
tura Milanno16) dalla quale ebbe molti figli17, elencati nell’albero
del Serra di Gerace: Teresa (nata il 12 febbraio 1631), Chiara (nata
il 13 agosto 1636), Domenico (nato il 18 agosto 1639), Antonio18,
Giuseppe19 (nato il 30 agosto 1642), Francesco, cioè Francesco
14
Ibid., p. 93; Franco, Alla ribalta della storia, cit. [1], p. 56; della donazione
si parla nella Platea della chiesa (Filangieri di Candida, La chiesa, cit. [13], p.
15) redatta nel 1762 (AS NA, Corporazioni Religiose Soppresse, b. 6079, c. 32: il
volume è microfilmato), il cui testo è riportato più sotto.
15
Filangieri di Candida, La chiesa, cit. [13], pp. 123-124.
16
Come pare nel sopracitato albero.
17
Sui quali Franco, Alla ribalta della storia, cit. [1], tav. 2, p. 55; Currò, Da
lontano, cit. [1], p. 24.
18
L’albero del Serra di Gerace non ce ne riporta la data di nascita, e nemmeno
quella di morte; sappiamo comunque che nacque prima del 1644, data di nascita
del fratello Francesco Onofrio. Antonio però, forse, non è il primo figlio maschio
di Giovan Battista: nel 1639 era, come si è visto, nato un Domenico, che quindi
presumibilmente morì in tenera età. Per la data di morte di Antonio v. infra.
19
Currò (Da lontano, cit. [1], p. 24) ci dice che fu «monaco carmelitano con
il nome di Nicolò, fondatore del monastero teresiano di Salerno, di cui per umil-
tà non volle mai essere superiore»: dunque non era lui il primogenito. Da dove
provenga questa notizia non è chiaro perché Currò, nell’edizione del 2005 di Da
lontano, cita due fonti che però non riportano niente in merito: le Memorie delle
famiglie nobili delle Province meridionali d’Italia di Berardo Candida Gonzaga (a
p. 37 nota 12 si cita «p. 117» senza però specificare di quale volume, ma è un fatto
che in nessuno dei sei volumi ricorra una notizia del genere, né a p. 117 né altrove;
così, nell’edizione del 2020 la nota è stata espunta dai curatori proprio per la sua
incongruità), e poi, nella sezione dell’albero genealogico (p. 72 nota 18), l’albero
del Serra di Gerace. Ho cercato invano la fonte, anche consultando l’importante
opera di Generoso Crisci, Salerno sacra (2ª ed. riveduta ed integrata, a cura di V. De
Simone - G. Rescigno - F. Manzione - D. De Mattia, III, Salerno, Gutenberg, 2002,
pp. 167-173), che però non menziona il fondatore del monastero; ho consultato,
senza però trovar tracce di Giuseppe o Nicolò Odierna, le fonti d’archivio, citate in
questo volume, le cui segnature non fossero impossibili da ricostruire: AS Na, Cassa
di Ammortizzazione e Demanio pubblico, b. 3528 n. 117bis (il Cabreo del Priorato
Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi 279

Onofrio (nato il 13 maggio 164420), Dionora (nata il 9 gennaio


164621), Beatrice (nata il 12 maggio 1649, e andata in sposa a Die-
go Comite22 il 18 febbraio 1680), Angela (morta il 25 luglio 1649),
un’altra Angela (nata il 31 maggio 1651).

di Capua) e Archivio Diocesano di Salerno, Monasteri, b. 2 (che contiene gli atti


sulla fondazione del monastero dei Carmelitani di Salerno). Invece in AS Na, Cor-
porazioni Religiose Soppresse, b. 383, a c. 33v (ma le carte non sono numerate) delle
«Licenze del N(ostro) P(adre) P(rovincia)le per fare le professioni Solenni» c’è la
licenza, datata 6 settembre 1671, concessa al Priore del Santo Noviziato di Santa
Teresa, fra Geronimo de Santi, «che possa ricevere in casa, et à suo tempo vestire
del n(ost)ro santo habito di chorista il sig(no)r Gioseppe Hodierna di Napoli».
20
Secondo l’albero del Serra di Gerace; il 14, invece, secondo Riccardo Iacoviel-
li, compilatore della Cronologia dei vescovi bitettesi, manoscritto ancora inedito ma
studiato e citato da Rosa Antonacci De Marco nella sua opera Bitetto. La Cattedra
episcopale. Il clero (tra storia e cronaca), Bitetto, Tipolito Vitetum, 2000. La data di na-
scita è a p. 120. Secondo Iacovielli (cit. da Antonacci De Marco a p. 125), morì «d’età
d’anni 98 alli 4 del 1736». Ovviamente non aveva 98 anni, ma 91-92; il mese ritengo
sia gennaio, in quanto poco prima Iacovielli scrive che fu trasferito nelle diocesi con-
giunte di Valva e Sulmona «a 8 del 1717» (integrato erroneamente dalla Antonacci
De Marco in dicembre, mentre, giusta A. Chiaverini, La diocesi di Valva e Sulmona,
VIII, Sulmona, Accademia Cateriniana di Cultura, 1980, pp. 98-99, e le fonti ivi
citate – Eubel e Italia sacra – il trasferimento ebbe luogo il 4 gennaio); dimessosi dalla
carica nel marzo 1727, fu infine arcivescovo titolare di Berito fino alla morte.
21
Risulta già morta nel 1682 (AS SA, Protocolli notarili, Sarno, b. 6355, vol.
1681-82, fasc. 1682, not. D. Fabricatore, cc. 265r-269r, 11.11.1682), quando i 300
ducati del legato di Giovan Battista Odierna per le figlie Chiara (ancora viva) e
quondam Eleonora (menzionata anche come Dianora) vengono concessi al sarne-
se Diego Carbone che si impegna a restituire al monastero 27 carlini annui (in tre
rate quadrimestrali), impegnando altresì come garanzia un proprio fondo a San
Valentino, in località «L’Hastone». Nel 1688, come da atto scritto a margine (alle
cc. 265r-265v), il figlio Angelo continua a ripagare il debito contratto dal padre
ormai defunto. Probabilmente Isabella-Eleonora è morta dopo il padre, in quanto
le disposizioni originarie nel succitato atto del 1651 (confermato nel 1653 per
Chiara Maria e nel 1654 per Eleonora) prevedevano la restituzione della somma
in caso di morte o di abbandono dell’abito monacale.
22
Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie, cit. [19], II, Napoli, Stabilimento
Tipografico del Cav. G. De Angelis e figlio, 1875, p. 16, citato da Currò, Da lonta-
no, cit. [1], p. 23 nota 78, tra le famiglie imparentate con la nobile famiglia Comite,
menziona anche la famiglia Odierna. Beatrice, con la sorella Eleonora ed il padre,
ebbe una controversia con il Regio Fisco, ma il fascicolo (la cui segnatura antica,
secondo quanto si legge alla pagina 171 dell’inventario 302 dell’Archivio di Stato
280 Francesco De Martino

Il primo figlio maschio sopravvissuto, Antonio, nato intorno al


1640 e morto il 12 febbraio 171723, parteggiò durante la guerra di
successione spagnola per la fazione asburgica, tanto che il preten-
dente al trono, l’arciduca Carlo, diventato Carlo VI imperatore nel
1711 e avendo ottenuto in seguito ai trattati di Utrecht e Rastatt
(1713-14) il viceregno napoletano, lo insignì il 28 novembre 1716
del titolo di marchese su un feudo da acquistarsi24. Ma prima, an-
cora durante la guerra (si era infatti autoproclamato re nel 1700 e
si era insediato sul trono nel 1704), lo aveva nominato Presidente
della Regia Camera della Sommaria.

2. La lapide commemorativa

Lo stesso Antonio, diventato a sua volta patrono della Cappella25,


nel 1712, sul finire della guerra di successione, decise di collocare sul

di Napoli ad vocem Odierno, è Regia Camera della Sommaria, Pandetta generale o


seconda, mazzo 218, fascicolo 4858) risulta irreperibile insieme a tutto il mazzo.
23
La data di morte ci è nota grazie ad una lettera del fratello Francesco Ono-
frio, che il 13 febbraio 1717 scrive da Napoli al Capitolo di Sulmona (era stato
trasferito alle due diocesi unificate, come detto, il 4 gennaio precedente, ma anco-
ra non si era insediato) ringraziando per le manifestazioni di affetto trasmessegli
dal canonico che faceva le sue veci, e chiedendo di pregare per l’anima del fratello
morto il giorno prima (cit. da Chiaverini, La diocesi, cit. [20], p. 101).
24
La concessione fu eseguita il 30 gennaio seguente, appena un paio di setti-
mane prima della morte del marchese (AS NA, Consiglio Collaterale, sezione IV,
Segreteria, n. 37, Affari diversi serie prima, vol. 92, anno 1734, nel fascicolo Titoli
conceduti a Diversi dalla Maestà del Re Carlo II, che contiene l’elenco dei titoli
nobiliari concessi da Carlo II, Filippo V e Carlo VI). Antonio Odierna riceve solo
il titolo: la sua è una «concessione sopra del cognome», senza indicazione del
territorio assegnato. Si veda anche nello stesso archivio l’elenco dei titoli concessi
nel periodo vicereale (Consiglio di Vienna e di Spagna, Titulorum Neapolis, vol.
129, ad nomen Hodierna).
25
Filangieri di Candida, La chiesa, cit. [13], p. 93; anche nella Platea, come
si vedrà, sono ricordate donazioni da parte di Antonio, a proposito delle quali ho
cercato, ma non ho trovato, i documenti citati nella Platea stessa; tuttavia ho tro-
vato due donazioni per l’olio della lampada di San Nicola effettuate da Antonio
Odierna, indicato nella prima come «Presidente di Camera»: queste donazioni,
Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi 281

sacello dell’illustre genitore una lapide commemorativa, non senza


citare «Carlo III», vale a dire lo stesso Carlo d’Asburgo, ancora uffi-
cialmente in contesa per il trono di Madrid con Filippo di Borbone,
ma già da un anno insediatosi sul soglio imperiale e soprattutto in-
formato del fatto che la Spagna, oramai, era stata assegnata ai Bor-
bone, come la pace di Utrecht l’anno dopo avrebbe ufficializzato26.
La lapide, insieme con l’altare, è andata perduta: come sostie-
ne Antonio Filangieri, «probabilmente [l’altare] fu demolito nel-
la rifazione della chiesa diretta dal Travaglini»27, il quale nel 1856
ne curò i lavori di ristrutturazione «con grave ingiuria all’arte e al
tempio venerando»28 secondo l’opinione del Filangieri stesso. Ce
ne rimane la trascrizione nella Platea della Chiesa, nonché quella
pubblicata da Lorenzo Giustiniani nel 1787, probabilmente esem-
plata (male) sulla lapide stessa. Di quest’ultima trascrizione, poi, si
sono serviti Michele Boccia e Carmelo Currò.
Trascrivo qui l’intera sezione che tratta dell’«Altare di S. Nicola
Vescovo di Mira» contenuta nella Platea al foglio 32, riportando in
corsivo il testo della lapide:

dunque, non sono anteriori al 1704. Esse si trovano nel vol. 6582 del fondo Cor-
porazioni Religiose Soppresse dell’Archivio di Stato di Napoli, intitolato Campione
di San Gio. a Carbonara Dove si notano tutti li censi così perpetui come ordinarij del
Monasterio, & si scrivono in esso tutti li denari che s’esigono dalli PP. Collettori pro
tempore fatto nel tempo del Priorato del P(adre) Bacc(elliere) Nicola Roberti Na-
politano, sotto il Vicariato del Molt(o) R(everendo) P(adre) Bacc(elliere) Marcello
Lanza Capuano nel fine del loro secondo Anno sotto il Generalato del R(everendis-
si)mo P(adre) M(aestro) Domenico Val[v]assori da Milano. Anno D(omi)ni 1681,
alla c. 603r, fra gli introiti straordinari del monastero.
26
Traggo queste notizie dalla voce Guerra di successione spagnola di Wikipe-
dia in lingua italiana, ben corredata di fonti <https://it.wikipedia.org/wiki/Guer-
ra_di_successione_spagnola> (ultima consultazione 21.8.2020), e nota 120, che cita
i saggi di Derek McKay (Prince Eugene of Savoy, London 1977, pp. 133-134) e di
Alan David Francis (The First Peninsular War 1702-1713, London 1975, p. 356); si
vedano altresì G. Galasso, Storia del Regno di Napoli, III, Il Mezzogiorno spagnolo
ed austriaco, Torino, Utet, 2008, pp. 887-889 e A. Placanica, Tra Spagnoli e Austria-
ci, in G. Galasso - R. Romeo (a cura di), Storia del Mezzogiorno, 4.1, Il Regno dagli
Angioini ai Borbone, Napoli, Edizioni del Sole, 1986, pp. 285-366: 301-306.
27
Filangieri di Candida, La chiesa, cit. [13], p. 93.
28
Ibid., p. 26.
282 Francesco De Martino

Nella n(ost)ra Chiesa, vicino la Porta, a mano sinistra quan-


do | si entra, vi è l’Altare di S. Nicola Vescovo di Mira, del
quale si legge | nel Libro delle Proposte dell’anni 1662 ad
1669, fol. 71, che fu conchiuso | donarlo al Regio Cons(i-
glier)e D. Giambatt(ist)a Odierna, come Protettore, e Bene-
fat-|tore del Mon(aster)o; qual donazione già seguì, mentre
nella lapide della Sepoltura | vicino d(ett)o Altare si legge:
D. O. M. Ioannes Bapt(ist)a Odierna Neapolit. | Genere, pro-
bitate, doctrina editisque voluminibus clarus, A Philippo IV
ad | sui D. Clarę consilium delectus, posthabito gentilitio Mo-
numento in D. Nuncia-|tę majori ęde, a Paulo Odierna Anno
M.D.XXXII. extructo, hoc in Sa-|cello sibi, suisque concesso,
D. Nicolao Bariensi dicato, Arae D. Tolentinatis ex | adverso
sito, ut sub utriusque tutelari clypeo quiesceret, quorum alteri
cine-|res, et natos, alteri libros devoverat, Anno MDCLXX-
VIII, ętatis LXXVI. condi | maluit. Teguntur et ossa dulcis-
simę Uxoris Annę Miranę, dilectę Nurus Blanchę | Albertinę
Caracciolę, et Michaelis Angeli VI, et XII. Nepotis Antonius
hę-|res diu Causarum patronus, nunc sub Carolo III. R. C.
Sum. Pręses, | Filius, vir, Pater lacrymans posuit MDCCXII.
| Nel libro dell’Introito della Sagrestia dell’anni 1702 ad
1710, | fol. 14, si nota: A Dec(embr)e 1704. ricevuto dal
Sig. D. Ant(oni)o Odierna per la soli-|ta carità della Festa
del glorioso S. Nicola di Bari, Padrone di d(ett)a Cap-|pella
ducati 5.2.10 per la musica, apparato, e cere per l’Altare di
S. Ni-|cola di Bari, e di S. Nicola de Tolentino.

La traduzione, già da me pubblicata nel saggio sulle poesie e sui


giochi di parole dedicati a Giovan Battista Odierna, è la seguente:

DIO OTTIMO MASSIMO


Giovan Battista Odierna da Napoli, illustre per stirpe, per
onestà, per dottrina e per i volumi pubblicati, prescelto da
Filippo IV per il Real Consiglio di Santa Chiara, essendo
stato abbandonato il monumento gentilizio eretto da Paolo
Odierna nel 1532 nella Chiesa dell’Annunziata Maggiore,
preferì farsi seppellire nel 1678, all’età di 76 anni, in questo
Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi 283

sacello concesso a lui e ai suoi, dedicato a S. Nicola di Bari,


dal lato opposto all’altare di S. Nicola da Tolentino per ri-
posare sotto lo scudo tutelare di entrambi, dei quali all’uno
aveva dedicato le sue ceneri e i figli, all’altro i suoi libri.
Sono custodite anche le ossa della dolcissima moglie Anna
Miranda, dell’adorata nuora Bianca Albertina Caracciolo e
del nipote Michelangelo [di 6 e 12 anni?]. L’erede Antonio,
a lungo patrono di cause, ora sotto Carlo III Presidente del-
la Regia Camera della Sommaria, figlio, marito, padre, pose
lacrimando nel 1712.

Nella lapide, come si vede, c’è tutto: la carriera e gli studi, la discen-
denza da quel Paolo Odierna che fu il primo ad erigere un monumen-
to gentilizio in una chiesa napoletana29, c’è San Nicola di Bari, c’è San
Nicola da Tolentino (dedicatario delle Controversiae Forenses), c’è il
figlio-erede Antonio con la sua fulgida carriera, e c’è il pretendente
asburgico al trono di Napoli, designato con il titolo regale. La se-
poltura accoglie anche la moglie di Giovan Battista, «Anna Mirana»
(morta il 25 agosto 167730), forse per Miranda, come vuole Currò;
c’è Bianca Albertina Caracciolo (Fieschi) – patritia Nolana stando a
quanto si legge nel sopracitato settimo volume31 dell’Italia sacra – che
Antonio prese in moglie il 2 novembre 1672 e che morì il 7 aprile
169332; c’è il figlio di Antonio, tale Michelangelo, già morto nel 1712.
Michelangelo, stando ai documenti d’archivio, è di difficile iden-
tificazione: l’albero di Serra di Gerace riporta un Michele figlio di
Antonio, nato l’8 maggio 1679, ma non ne indica l’eventuale data
di morte, cosa che invece fa con altri esponenti della famiglia tra
cui il primogenito di Antonio, Nicola (che sarà il secondo mar-
chese Odierna; anch’egli, secondo quanto scritto in Italia sacra, fu
giudice della Gran Corte della Vicaria), nato il 29 settembre 1673 e
29
Currò, Da lontano, cit. [1], p. 22; Franco, Alla ribalta della storia, cit. [1],
pp. 56-57.
30
Albero Serra di Gerace.
31
Col. 686.
32
Albero Serra di Gerace, dove è nominata come Bianca Maria Albertina
Fieschi; Currò, Da lontano, cit. [1], pp. 23-24.
284 Francesco De Martino

morto il 13 marzo 173033. Inoltre, poco chiari sono i numeri romani


posti subito dopo il nome di Michelangelo, e bisogna supporre un
errore di trascrizione, presente peraltro anche nella trascrizione di
Giustiniani presumibilmente esemplata direttamente sulla lapide:
sarà forse evanito l’inchiostro nell’iscrizione, rendendo di difficile
comprensione quelle parole? Sarà stato forse un VI aetatis male
interpretato? Quest’ultima, seducente, ipotesi, cozza però con la
fedeltà con cui Giustiniani sembrerebbe aver trascritto l’iscrizione
(si vedrà subito perché ho usato il condizionale).
Lorenzo Giustiniani, nel secondo volume delle Memorie histori-
che degli scrittori legali del Regno di Napoli (Napoli 1787), alla voce
Odierna (Gio. Battista) contenuta alle pp. 299-301, ricopia la lapi-
de restituendo le originarie abbreviazioni che nella Platea risultano
sciolte, ma commette un paio di errori marchiani e ne corregge uno.
Questo il testo così come appare a p. 300 del secondo volume
delle Memorie historiche:

D. O. M.
Io. Baptista Odierna Neapolit.
Genere Probitate Doctrina
Editisque voluminibus Clarus
A Philip. IV. ad sui D. Clarae
33
Sposò Anna Capece il 2 giugno 1721; il figlio Francesco, nato il 22 ottobre
1724, fu il terzo marchese Odierna. Gli altri figli di Antonio, secondo l’albero del
Serra di Gerace, sono: Giovan Battista, nato il 6 ottobre 1674, canonico della Chie-
sa metropolitana di Napoli (Ughelli, Italia sacra, VII, cit. [5], col. 686); Giuseppe,
nato il 14 novembre 1675; Ambrogio, nato l’8 dicembre 1676; Fabrizio, nato il 28
marzo 1678, dottore in legge nel 1700 (AS NA, Collegio dei dottori, b. 41, fasc. 75),
ricordato in Italia sacra (Ibid.) come regio uditore in Abruzzo (e che Currò, nell’e-
dizione di Da lontano del 2005, a p. 71, ricorda, senza citare però nessuna fonte,
come giudice della Real Udienza di Cosenza – e dall’Archivio di Stato di Cosenza
mi è giunto il 7 settembre 2020 esito negativo sulle ricerche, da me richieste il 1º
settembre, del nome di questo giudice negli inventari del fondo corrispondente);
Anna, nata il 2 novembre 1681, monaca nella Maddalena dal 1700; Agnese, nata
il 27 agosto 1689; Ottaviano (o Ortoniano, secondo quanto si legge in Chiaverini,
La diocesi, cit. [20], VIII, p. 105), nato il 12 ottobre 1684, monaco crucifero; il già
citato Gennaro-Matteo. Su di essi v. Currò, Da lontano, cit. [1], pp. 24-25.
Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi 285

Consilium delectus
Posthabito Gentilitio monumento
In D. Nunciatae Majore Aede
A Paullo Odierna A. M. D. XXXII. extructo
Hoc in sacello sibi suisque concesso
D. Nicolao Bariensi dicato
Arae D. Tolentinatis ex adverso sito
Vt sub utriusque Tutelari Clypeo quiesceret
Quorum alteri Cineres et natos
Alecri libros devoverat
A. MDCLXXVIII. Ætatis LXXVI.
Condi maluit
Teguntur et ossa
Dulciss. Vxoris Annae Miranae
Dilectae Nurus Blanchae Albertinae Caraciolae
Ac Michaelis Angeli VI. et XII. Nepotis
Antonius Haeres Diu causarum Patronus
Nunc sub Carolo III. R. C. S. Praeses
Filius VII. Pater Lacru. P. MDCCXII.

Il fatto che abbia restituito le abbreviazioni e abbia segmentato


l’iscrizione è indizio di trascrizione esemplata sull’originale. Ma
difficilmente spiegabili sono gli errori dilettanteschi che troviamo
nel testo: Alecri per Alteri (r. 15), che sembrerebbe più un errore
di lettura di una scrittura a penna corrente che non su suppor-
to lapideo (errore incredibile, comunque), e soprattutto quel VII
all’ultimo rigo che sta per Vir. Entrambi potrebbero essere stati
commessi dallo stampatore che avrebbe male interpretato la grafia
del Giustiniani, il quale a sua volta non avrebbe controllato come
si deve la stampa della sua opera, come peraltro di fatto ammette
nell’annotazione finale riportata più sotto. Invece l’errore che si
trova nella Platea è majori, un dativo incongruo al posto del cor-
retto Majore restituito dal Giustiniani (r. 8).
Le pagine del Giustiniani le troviamo citate in un volumetto del
1914, redatto dal direttore della Biblioteca degli Avvocati e Procu-
286 Francesco De Martino

ratori di Napoli, l’avvocato Michele Boccia, su incarico del sinda-


co di Sarno, Giuseppe Vittorio Mancusi. Il volumetto, intitolato
Ricerche Storiche sullo Stemma e sul Gonfalone della città di Sarno,
non si limita a cercare fonti e a descrivere lo stemma della città nel
suo evolversi (fino a diventare quello che, sostanzialmente, è l’at-
tuale stemma, fatta salva la corona di città, ottenuta nel 1930), ma
tratta anche brevemente della storia di Sarno, delle sue caratteristi-
che (presenza di acque minerali) e degli uomini illustri, tra cui l’O-
dierna. Nella nota ‘cumulativa’ 1-2 (pp. 29-31) ricopia, ma non in
maniera fedele, le pagine del Giustiniani sui giuristi Giovan Paolo
Balzarano e Giovan Battista Odierna. Questa la sua trascrizione, di
seconda mano, dunque, della lapide (il maiuscoletto è di Boccia).

d. o. m.
Io. Baptista Odierna Neapolit.
Genere Probitate Doctrina
Editisque voluminibus Clarus
A Philip. IV. ad sui D. Clarae
Consilium delectus
Posthabito Gentilitio monumento
In D. Nunciatae Majore Aede
A Paullo Odierna A. M. D. XXXII. extructo
Hoc in sacello sibi suisque concesso
D. Nicolao Bariensi dicato
Arae D. Tolentinatis ex adverso sito
Vt sub utriusque Tutelari Clypeo quiesceret
Quorum alteri Cineres et natos
Alteri libros devoverat
A. mdclxxviii Aetatis lxxvi.
Condi maluit
Teguntur et ossa
Dulciss. Uxoris Annae Mirande
Dilectae Nurus Blanchae Albertinae Caraciolae
Ac Michaelis Angeli vi. et xii. Nepotis
Antonius Haeres Diu causarum Patronus
Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi 287

Nunc sub Carolo III. R. C. S. Praeses


Filius vii. Pater Lacru. P. mdccxii.

Boccia restituisce la lezione corretta Alteri al r. 15, e corregge in


Mirande il cognome della moglie di Giovan Battista. Dove avrà trat-
to queste lezioni? La risposta non è semplice, anche se Giustiniani,
alla p. 304 del secondo volume, compila una lista di errori e corre-
zioni, e annota34: «Alcuni de’ soprannotati errori trovansi corretti in
molti esemplari. Ve ne saranno però ancor degli altri, non riscontrati
per mancanza di tempo, i quali si rimettono alla discretezza del mio
gentil leggitore». Quindi, come era tutt’altro che raro, esistevano e
circolavano copie emendate35, anche se nella nota Giustiniani non
annovera tra le lezioni errate quelle prima segnalate.
Nelle «Aggiunzioni e Correzioni al tomo secondo», contenute
nel terzo volume, non figura niente a proposito dell’Odierna. Nel
2005 Carmelo Currò ed Agostino Odierna danno alle stampe, in
999 copie non destinate alla vendita, un elegante volumetto intito-
lato Da lontano. Storia della Famiglia Odierna di Sarno, autopub-
blicato dallo stesso Agostino Odierna come monumentum della
propria stirpe. Questa indagine genealogica è stata ripubblicata
poi nel 2020 nel succitato volume collettaneo Studi Storici Sarnesi
2, curato da Alfredo Franco, da me e dallo stesso Agostino Odier-
na, con tagli: in particolare, si è scelto di non ristampare la par-
te finale, costituita dal complesso albero genealogico, in quanto
ritenuto da una parte dato acquisito, dall’altra ricorretto in altri
saggi sulla base di ulteriore documentazione, e soprattutto suddi-

34
Questa annotazione è presente in tutte le copie digitalizzate reperibili onli-
ne, sia al sito archive.org, sia in Google Books, sia nella BEIC.
35
Una delle difficoltà della filologia dei testi a stampa sta nel fatto che fino
all’Ottocento, cioè durante il periodo della stampa manuale, circolavano contem-
poraneamente copie emendate, copie non emendate, copie emendate in parte,
insomma che una tiratura non dava copie tutte uguali, come saremmo portati a
credere: le differenze tra le copie di una medesima tiratura si chiamano varianti di
stato. Si veda ad esempio S. Villari, Che cos’è la filologia dei testi a stampa, Roma,
Carocci, 2016, pp. 9, 69-74.
288 Francesco De Martino

viso in varie tavole per renderne più agevole la consultazione. Ma,


per evitare ridondanze, è stata anche espunta la trascrizione, che
Currò riprende esplicitamente da Boccia, dell’iscrizione funeraria.
La riproduco qui di seguito, tutta in maiuscolo come compare nel
volumetto:

D. O. M.
IO. BAPTISTA ODIERNA NEAPOLIT.
GENERE PROBITATE DOCTRINA
EDITISQUE VOLUMINIBUS CLARUS
A PHILIP. IV. AD SUI D. CLARUS
CONSILIUM DELECTUS
POSTHABITO GENTILITIO MONUMENTO
IN D. NUNCIATAE MAIORE AEDE
A PAULLO ODIERNA A. M.D.XXXII EXTRUCTO
HOC IN SACELLO SIBI SUISQUE CONCESSO
D. NICOLAO BARIENSI DICATO
UT SUB UTRIUQUE TUTELARI CLYPEO QUIESCERET
QUORUM ALTERI CINERES ET NOTOS
ALTERI LIBROS DEVOVERAT
A. M.DC.LXXVIII AETATIS LXXVI.
CONDI MALUIT
TEGUNTUR ET OSSA
DULCISS. UXORIS ANNAE MIRANDAE
DILECTAE NURUS BLANCHAE ALBERTINAE CARACIOLA
AC MICHAELIS ANGELI VI. ET XII. NEPOTIS
ANTONIUS HAERES DIU CAUSARUM PATRONUS
NUNC SUB CAROLO III. R. C. S. PRAESES
FILIUS VII. PATER LACRU. P. M.DCC.XII.

Tralasciamo gli errori materiali (il salto di un intero rigo, qual-


che errore di battitura, la ripetizione di clarus invece di Clarae,
che peraltro ci fa risaltare ancor di più il poliptoto in paronomasia
presente nei rr. 4-5 tra l’aggettivo e il nome della santa). Vedia-
mo che qui il passo è compiuto: il cognome di Anna è Miranda,
Minima Sarnensia: a margine di Studi Storici Sarnesi 289

senza alcun dubbio secondo Currò, che peraltro interpreta come


Milarino (nel 2020 emendato in Milanno) il cognome quale appare
nell’albero genealogico del Serra di Gerace.
Restano non emendati sia l’errore VII per Vir, sia la correzione
Alteri per l’ingiustificabile Alecri. Ma soprattutto restano al loro
posto gli incongrui numeri romani accanto al nome di Michelan-
gelo, che quindi abbisognano dell’acribia di qualche volenteroso
studioso il quale possa scioglierne l’enigma.
Stampato nel mese di dicembre 2020 da Infolio srl
nello stabilimento di Sant’Egidio del Monte Albino (Salerno)

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