dopo le notti vaneggiando spese, con quel fero desio1 ch’al cor s’accese, mirando gli atti per mio mal sì adorni2,
piacciati omai col Tuo lume ch’io torni 5
ad altra vita et a più belle imprese, sì ch’avendo le reti indarno3 tese, il mio duro adversario4 se ne scorni.
Or volge, Signor mio, l’undecimo anno
ch’i’ fui sommesso al dispietato giogo5 10 che sopra i più soggetti è più feroce.
Miserere6 del mio non degno affanno;
reduci7 i pensier’ vaghi a miglior luogo; ramenta lor come oggi8 fusti in croce.
Scrivi lo schema metrico del sonetto; fa’ la parafrasi; considera come in
Petrarca, in questo sonetto, sia forte il sentimento religioso contrario a quello d’amore per Laura. Petrarca era infatti anche l’uomo delle contraddizioni e del tormento interiore, sempre combattuto tra le passioni terrene (l’amore, la gloria poetica, gli onori) e l’aspirazione a una vita di buon cristiano e intellettuale che studia per passione (e perché la sapienza è una delle virtù del buon cristiano, favorita dal pianeta Sole come vuole l’astronomia medievale alla quale si ispira Dante nel costruire il suo Paradiso).
1 fero desio: feroce desiderio
2 sì adorni: così ben appropriati (gli atti, cioè le azioni di Laura) 3 indarno: invano 4 il mio duro adversario: il diavolo 5 dispietato giogo: feroce oppressione 6 Miserere: abbi pietà 7 reduci: riconduci, riporta 8 oggi: è Venerdì Santo. Petrarca infatti conobbe Laura il Venerdì Santo del 1327, e nel 1338 il Venerdì