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capitolo 1

Personaggi principali: Don Abbondio, i bravi di Don Rodrigo, Perpetua

Il romanzo inizia con la descrizione dei luoghi in cui si svolgerà buona parte della vicenda
ovvero sul lago di Como. Il parroco di un piccolo paese, Don Abbondio, sta facendo ritorno a
casa lungo una strada di campagna quando, giunto ad un bivio, si accorge che due bravi lo
stanno aspettando. A questo punto Manzoni spiega che siano questi e in questo modo nasce
una ricostruzione della dominazione spagnola. Si arriva, poi, al dialogo tra Don Abbondio e i
due bravi, i quali sono stati inviati da Don Rodrigo, un signorotto che padroneggia la zona, e
che intimano al curato (Don Abbondio) di non celebrare il matrimonio tra 2 popolani, Renzo
Tramaglino e Lucia Mondella, previsto il giorno successivo e il parroco decide di obbedire per
evitare una brutta fine. Dopo ciò, Manzoni specifica che Don Abbondio si era fatto sacerdote
non per vocazione ma per evitare i mali di una società corrotta e violenta. Sulla via di casa,
Don Abbondio riflette su quanto appena successo e incolpa i due popolani per questo male.
Arrivato a casa, il sacerdote viene accolta dalla sua domestica Perpetua, alla quale Don
Abbondio, pur non potendo, rivela il motivo del suo atteggiamento ordinandole di non dirlo a
nessuno. Perpetua gli consiglia di scrivere a Don Rodrigo per ottenere protezione e anche se
Don Abbondio lo reputa un buon consiglio, lo rifiuta poiché ancora spaventato di quanto
appena successo.

capitolo 2
Personaggi principali: Don Abbondio, Renzo, Lucia, Perpetua, Agnese

Durante la notte Don Abbondio è tormento da incubi e decide di trovare un modo per rimanere il
matrimonio. Renzo, lo sposo, si reca la mattina seguente dal parroco per ultimare i dettagli.
Tuttavia, il sacerdote, gli dice di non aver fatto in tempo per la preparazione del rito e allude a
direttive date dai suoi superiori, insistendo quindi che sia necessario spostare la data di qualche
giorno. Renzo, del tutto contrario, esce dalla casa di Don Abbondio e si incammina verso la casa
della sua promessa sposa, Lucia, per darle la cattiva notizia. Sulla strada incontra Perpetua la
quale fa capire al giovane che gli ostacoli provengono da individui superiori e capisce di esser
stato ingannato dal curato. Renzo decide quindi ti tornare da Don Abbondio per conoscere la
verità e Don Abbondio impaurito rivela appunto che è Don Rodrigo a voler impedire la cerimonia.
Il sacerdote continua ad essere impaurito dalla minaccia dei bravi mentre Renzo di scusa per il
suo comportamento ma dice di non esser sicuro di riuscire a mantenere il silenzio. Renzo mentre
si reca a casa di Lucia, è preso da sentimenti di rabbia e vorrebbe vendicarsi con Don Rodrigo,
tuttavia una volta arrivato, viene calmato da Lucia e questo gli fa pensare che gli stia
nascondendo qualcosa. Lucia mentre sta finendo di preparare i decorativi, riceve la brutta notizia
insieme a sua madre Agnese. Viene detto a tutti che il matrimonio non potrà essere celebrato a
causa di un’improvvisa malattia del curato.
capitolo 3

Personaggi principali: Lucia, Renzo, Agnese, l’avvoctaonAzzeccacarbugli, fra Galbino


Lucia rivela che pochi giorni prima aveva incontrato Don Rodrigo e un altro signore. Turbata da
ciò si confida con padre Cristoforo il quale gli aveva suggerito di anticipare la data delle nozze
per non offrire altri pretesti al signorotto locale. Renzo, dopo aver sentito queste parole,
minaccia vendette così Agnese gli suggerisce di chiedere aiuto all’avvocato Azzeccagarbugli, che
abita a Lecco, e Renzo accetta la proposta. Renzo si dirige subito verso Lecco portando il denaro
necessario per pagare l’avvocato. Durante il tragitto ripensa all’accaduto sempre più preso da
sentimenti di rabbia. Arrivato a Lecco, Renzo viene ricevuto nello studio dell’avvocato. Renzo gli
spiega la situazione chiede se ci fosse una pena per un sacerdote che non vuole celebrare il
matrimonio. C’è pero un’incomprensione e l’avvocato capisce che Renzo è un bravo in cerca di
protezione. Azzeccagarbugli inizia a far vedere a Renzo una serie di carte e questo punto Renzo
capisco del disguido e prova a spiegare la situazione reale, tuttavia, non appena pronuncia il
nome di Don Rodrigo, l’avvocato interrompe bruscamente il colloquio. Nel frattempo Lucia e
Agnese ricevono una visita da dei frati e Lucia ne approfitta per chiedere un nuovo colloquio con
padre Cristoforo. Tornato a casa Renzo riporta quanto appena successo e, frustato, inizia a
minacciare nuovamente Don Rodrigo. Lucia, pero, gli dice di aver fiducia in padre Cristoforo.

capitolo 4
Personaggi principali: Padre Cristoforo, il servoCristoforo, un nobile, folla, frate cappuccini,
parenti del servo.
Padre Cristoforo, dopo esser stato avvisato da fra Galbino, si reca a casa di Lucia lasciando il
convento. Nel cammino padre Cristoforo incontra mendicanti e gente povera che si rallegravano e
lo ringraziavano per l’elemosina ricevuta. Manzoni descrive padre Cristoforo come una persona
vivace anche se non più giovane. Spiega, inoltre, che non si è sempre chiamato così, ma in origine
il suo nome era Lodovico. Attraverso una sinalefi l’autore scrive la biografia di Lodovico, figlio di
un ricco mercante. Lodovico viveva in città come una semplice persona benestante. Tuttavia, a
causa del suo essere permaloso e al fatto di voler sempre ottenere giustizia portavano ad una
serie di scontri con altri nobili. Lodovico cerca sempre di prendere le difese dei più deboli
ricorrendo, talvolta, a mezzi illegali portando quindi danni ai nobili. Inizia a pensare di farsi frate
tuttavia inizialmente respinge questo suo pensiero. Un giorno, Lodovico, passeggiando con i suoi
bravi e il suo servitore Cristoforo, incontra un nobiluomo. Tra i 2 inizia una discussione fra chi
abbia diritto di passare per primo. Questo si traduce immediatamente come l’inizio di uno scontro
violento. Cristoforo, volendo aiutare Lodovico, finisci per essere ucciso e il padrone, in preda alla
rabbia, uccide il rivale ma la folla riconosce il motivo del suo comportamento. Dopo aver ucciso il
suo rivale, Lodovico riesce a trovare riparo nel convento dei frati consapevole di quanto successo
decise di farsi frate. Chiede di chiamarsi fra Cristoforo, per ricordare il suo servitore e prima di
partire per il noviziato, si reca dai familiari del nobile da lui ucciso. Il fratello organizza una
festa per ricevere qualche soddisfazione, riesce ad ottenere il perdono da parte della madre e le
chiede un pezzo di pane che porterà sempre con se per ricordare l’accaduto.
capitolo 5
Personaggi principali: Padre Cristoforo, Lucia, Agnese, Renzo, bravi, un vecchio servitore.

Cristoforo viene informato dalle due donne dell'accaduto e si decide ad affrontare direttamente
Don Rodrigo. Nel frattempo arriva Enzo da ritorno dall’incontro dell'avvocato azzeccagarbugli e il
giovane preso dall'ira si lascia sfuggire parole di vendetta contro Don Rodrigo tuttavia viene
rimproverato da padre Cristoforo per non aver avuto un atteggiamento cristiano. Padre
Cristoforo si reca verso casa di Don Rodrigo e nel tragitto incontra degli uomini al servizio del
signorotto locale. Arrivato a casa ci sono due bravi che controllano l’ingresso. Viene condotto da
un anziano servitore all'interno della sala da pranzo ma una volta che padre Cristoforo comunica
di volergli parlare in privato il padrone lo invita a sedersi a tavola. Commensali discutono o su
una questione di cavalleria, Don Rodrigo chiede un parere a Fra Cristoforo e lui dice che la
violenza non dovrebbe essere usata in nessuna situazione. Vengono poi introdotti altri argomenti
e nel frattempo Don Rodrigo, consapevole di non poter tardare ulteriormente il colloqui, riceve
Padre Cristoforo.

capitolo 6

Personaggi principali: Lucia, Renzo, Agnese, Don Rodrigo, il vecchio servitore, padre Cristoforo,
Tonio, Gervaso

Inizio del colloquio Padre Cristoforo comunica il motivo della sua visita ma viene interrotto
arrogantemente dal nobile, il quale dice che Lucia si trova sotto la sua protezione ma il padre
afferma che si trova sotto la protezione di Dio e viene cacciato. mentre va verso l'uscita, padre
Cristoforo viene chiamato dall’anziano servitore il quale gli accenna un pericolo che riguarda
Lucia promettendo che sarebbe andato al convento per riferire al frate ogni altra novità. Uscito
dalla casa Cristoforo si reca a casa dei suoi protetti per riferire l'esito del colloquio. Nel
frattempo, Agnese avevo proposto un paio ai due sposi, dicendo che non era necessaria
l’approvazione del curato per celebrare il matrimonio. Renzo accetta l’idea ma Lucia rimane
perplessa. Renzo va così in cerca dei due testimoni, essendo disposto anche a saldare un
vecchio debito. Renzo, Tonio e Gervaso si mettono d’accordo in modo tale da trovarsi nell’osteria
il giorno dopo.
capitolo 7
Personaggi principali: Lucia, Agnese, padre Cristoforo, Renzo, Menico, don Rodrigo e conte i suoi
bravi, il conte Attilio, il vecchio servitore, Gervaso, oste, perpetua.

Padre Cristoforo ragguaglia le donne e Renzo sull' esito negativo del suo colloquio con don Rodrigo;
Partito il frate alla volta del convento, Renzo ribadisce con rabbia l'intenzione di agire, in qualsiasi
modo. Spaventata da questa ennesima manifestazione d'ira, Lucia accetta di partecipare al
matrimonio a sorpresa. Renzo e Agnese architettano Il piano per la sera successiva. L'indomani
mattina Agnese e Renzo inviano al convento di padre Cristoforo un ragazzo, Menico, con il
compito di riportare eventuali messaggi da parte del frate. Alla loro casa giungoro strani
mendicanti, che gettano occhiate sospettose all'interno
L'indomani mattina don Rodrigo aveva fatto chiamare il Griso, capo dei bravi di casa. Assieme a
lui aveva predisposto il piano per rapire Lucia. Per visionare la casa dove abita la giovane, erano
stati inviati sul posto dei abravia in veste di finti mendicanti. Ecco spiegato il motivo di quelle
strane visite a casa delle donne. Il vecchio servitore comprende le vere ragioni di quell'andirivieni;
s'incammina perciò alla volta di Pescarenico, per svelare tutto a padre Cristoforo. Nel frattempo il
Griso prepara l'imboscata: viene preparato un vecchio casolare abbandonato, mentre tre -bravin
si appostan all'osteria, Il logo più adatto per controllare le mosse dei paesani. Renzo, Tonio e
Gervaso si recano all'osteria; qui però Renzo nota la presenza dei «bravi. Ne chiede spiegazione
all'oste, il quale però nulla sa o vuol dire. I «bravi invece ottengono dall'oste informazioni su
Renzo,
capitolo 8

Personaggi principali: Don Abbondio, Perpetua, Agnese, Renzo, Lucia, Tonio, Gervaso, Menico, i
bravi.

Don Abbondio è immerso nella lettura quando Perpetua gli annuncia la visita di Tonio. Scesa
da basso per aprire l'uscio, Perpetua viene distratta da Agnese, che pare li sopraggiunta per
caso. Ne approfittano Renzo e Lucia, che non visti salgono le scale che portano alla camera
del curato. Tonio ha reclamato una ricevuta di avvenuto pagamento; mentre don Abbondio la
sta scrivendo, appaiono all'improviso Renzo e Lucia. Renzo pronuncia la formula rituale, ma
Lucia non ci riesce, perché il curato legetta sulla testa la tovaglia della scrivania; subito dopo
don Abbondio si barrica in un'altra stanza. I suoi strilli richiamano Perpetua e il sacrestano
Ambrogio. Quest'ultimo inizia a suonare le campane a martello, svegliando e chiamando in
auto l'intero paese. Nel frattempo i bravi di don Rodrigo, guidati dal Griso, sono penetrati in
casa di Lucia, per rapire la ragazza. Stupiti che sia vuota, discutono sul perché.
Sopraggiunge Menico, il ragazzo inviato da padre Cristoforo alle donne per awvertirie del
pericolo. Minacciato dai criminali, il ragazzo inizia a urlare. In quel momento si odono i
rintocchi delle campane; i bravi temono di essere stati scoperti e Menico riesce a fuggire. I.
bravi battono in ritirata. I due fidanzati e Agnese si dirigono verso casa, ma s'imbattono in
Menico, che tutto attannato li avvisa del pericolo, convincendoli a recarsi a Pescarenico, nel
convento di padre Cristoforo. I quattro lasciano il paese passando per i campi.
Gli abitanti del borgo sono accorsi, al suono delle campane, sulla piazza e di qui alla casa di
don Abbondio, dove però tutto è ritornato tranquillo. Don Abbondio li rassicura in modo
affrettato. La mattina seguente il console del paese riceve la visita di due bravi, che
minacciosamente intimando di mettere a tacere voce racconti di ciò che è accaduto durante la
notte. I tre giungono al convento dei Cappuccini, accolti da padre Cristoforo. Egli di comincia
alle sei il paese, con l'aiuto di un barcaiolo amico, separarsi: il suo commento cappuccino di
Monza, mentre Renzo dovra recarsi a Milano, con una lettera di presentazione da consegnare
al padre Bonaventura, del commercio è diverso orientale.infine il frate invita tutti a breve
momento di preghiera e di perdono verso don Rodrigo. I tre fuggitivi salgono sulla barca.
Durante la traversata, Lucia scorsi i contorni e le case del paese amato: con il pensiero sei
conciata da esso, accettando con fede sincera la prova che la provvidenza impone a tutti loro.
capitolo 9

Personaggi principali: Lucia, Agnese, il barcaiolo, Renzo, il padre guardino, Gertrude.

Giunti sull'altra sponda del lago, i tre fuggitivi trovano ad attenderli un carro, che li porta a
Monza. Qui, dopo una sosta in un'osteria per rifocillarsi, le loro strade si separano: Renzo
proseguirà per Milano, mentre Agnese e Lucia si avviano al convento dei cappuccini.
Il padre guardiano, letto lo scritto di padre Cristoforo, decide di accompagnare le due donne al
vicino monastero di clausura, dove potranno trovare protezione presso la " Signora"*
Nel breve cammino dal convento cappuccino al monastero, il barrocciaio spiega a Lucia e ad
Agnese chi sia la "Signora*, descrivendo la sua illustre provenienza sociale e il suo potere
all'interno del monastero. Giunti al monastero, il barocciaio viene congedato, mentre il padre
guardiano entra nel monastero. Poco dopo rientra, invitando le donne entrare nel parlatorio.
L'aspetto della monaca è enigmatico: suscita turbamento in chi la osserva, facendo intuire le
contraddizioni che si agitano nel suo animo. Il padre guardiano, introdotte le donne presso la
monaca, espone il caso di Lucia; subito Gertrude rivolge domande curiose, interessata ai
particolari della vicenda. La monaca accetta di dare asilo alle fuggiasche, presso la fattoressa
del monastero; ma si affretta a congedare il padre guardiano e Agnese in modo da rimanere
sola con Lucia e interrogarla. Dal suo atteggiamento trapela una chiara morbosita.
Per spiegare le stranezze del personaggio, il narratore racconta la sua vita: Gertrude è figlia di
e, del più potenti signori di Milano, Per non disperdere il patrimonio familiare, destinato al
primogenito. il padre ha deciso che la figlia dovrà farsi suora. L'infanzia della bambina è
psicologicamente condizionata da questo progetto paterno. All'età di sei anni Gertrude entra in
monastero per esservi educata, come si usava nelle famiglie nobili. La badessa e altre monache
le confermano la convinzione di essere destinata alla vita consacrata. Quando però giunge
l'adolescenza, Gertrude è turbata dalla vista di altre compagne. destinate al matrimonio e a
una brillante esistenza nell'alta società. La ragazza viene convinta a scrivere comunque la
richiesta di ammissione al vicario delle monache. E un gesto che l'avvicina alla clausura
perpetua: Gertrude, pentita, scrive al padre una lettera che smentisce l'intenzione di
farsi monaca. Il padre non le risponde neppure, mentre le suore le fanno capire che ha
commesso un terrible errore. Gertrude ritorna a casa per il mese previsto prima di divenire
novizia. Vine trattata con crudeltà dalla famiglia, che si comporta come se neppure lei
esistesse. Maltrattata anche dalla servitu, Gertrude trova comprensione e rispetto in un
giovane paggio, a cui indirizza un biglietto. Questo pero viene intercettato dalla cameriera. Il
padre, irato, la fa rinchiudere in una stanza sotto la stretta sorveglianza della medesima
cameriera. Infine Gertrude, oppressa dalla disperazione, scrive una nuova lettera al padre,
dicendosi pronta a esaudire ogni suo desiderio.
capitolo 10
Personaggi principali: il padre, Gertrude, le monache vicario, Egidio, Lucia, Agnese.

Ricevuta la lettera, il principe ottiene da lei un confuso assenso a entrare in monastero. Accelera
dunque i preparativi vengono per non lasciare tempo a nuovi ripensamenti. La ragazza incontra i
parenti venuti a festeggiare la sua decisione. In serata Gertrude si lamenta della cameriera e il
padre gliene concede un'altra. La notte di Gertrude trascorre però molto agitata. L'indomani
mattina Gertrude viene accompagna in carrozza; durante il tragitto capisce di avere fatto passi
forse irreparabili, ma non osa ribellarsi. In monastero Gertrude chiede formalmente di essere
accolta come novizia, festeggiata dalle suore e dalla badessa. Tornato a Milano, la ragazza riflette
su quante altre occasioni le restino per ritrattare la propria decisione. Uscendo dal colloquio, il
vicario conferma la vocazione di Gertrude e il padre si congratula con lei. Per pore fine ai
tormenti, Gertrude chiede addirittura di accelerare l'ingresso nel noviziato. Viene accontentata:
veste l'abito monacale come novizia. Gertrude non si rassegna, né si affida al conforto della fede.
Non vorrebbe rinunciare alla propria bellezza, al matrimonio, e prova astio verso le altre monache
e le educande. I primi anni di clausa trascorrono tra capricci e scoppi d'ira. Malgrado questi
comportamenti irregolari, gode in monastero di molti privilegi, a motivo della sua nobiltà
L'appartamento di Gertrude, separato dalle celle delle altre monache, confina con il palazzo di un
giovane malfamato, Egidio. Costui un giorno le rivolge la parola e Gertrude gli risponde. I due
diventano amanti. Un giorno Gertrude maltratta una conversa (serva del monastero) e costei, per
ripicca, minaccia di rivelare la tresca ai superiori. Gertrude non ha più pace. Pochi giorni dopo la
conversa sparisce; le sue ricerche sono vane. Il suo corpo è però seppellito nel giardino del
monastero. Gertrude è angosciata dai rimorsi. È trascorso un anno da questo episodio quando
avviene il colloquio con Lucia. Quest'ultima ne rimane turbata e racconta alla madre le strane
domande della «signora», Agnese la rassicura: i nobili sono tutti strani.

CAPITOLO 11 personaggi principali : i bravi , don


Rodrigo
,
Attilio Renzo
,

Don Rodrigo si trova nel suo palazzo mentre attende notizie sul rapimento di Lucia. Ad un certo punto
vede dalle fessure delle imposte i bravi che arrivano senza però portare la preda. Il Griso comunica che
l’impresa era fallita e Don Rodrigo si arrabbia. Si consulta poi con il cugino che afferma che il loro piano
è fallito a causa di padre Cristoforo. Don Rodrigo parla poi con il conte zio del consiglio segreto, persona
molto potente, per ricevere aiuto. Nel frattempo il servitore riferisce al padrone che Renzo, Lucia e
Agnese si sono rifugiati a Pescarenico. Don Rodrigo volendo maggiori informazioni ordina al Griso di
informarsi e lui appura che Renzo è Milano mentre Lucia a Monza. Il signorotto locale decide, la mattina
dopo, di mandare il capo dei bravi a Monza per avere più informazioni.
Nel frattempo, Renzo arrivato a Milano e chide informazioni su come raggiungere il convento di padre
Bonaventura. Riesce, poi, a raggiungere la Porta Orientale e giungendo verso la meta Renzo nota come le
strade siano deserte, trova poi dei pani vicino ad una colonna e vede una famiglia che corre velocemente
verso casa. Da questi avvenimenti Renzo intuisce che in città stava avvenendo una rivolta. Riesce ad
arrivare al convento di Porta Orientale e capisce che il padre di Bonaventura non è presente. Il frate lo
invita ad aspettarlo ma essendosi incuriosito dai rumori esterni, Renzo decide di andare a vedere cosa sta
succedendo.
capitolo 12
Personaggi principali: folla, laboratori dei forni, capitano giustizia, Renzo.

Il capitolo inizia con la spiegazione delle cause della carestia. Queste sono moltiplici: il
raccolto scarso a causa del cattivo tempo, approvvigionamenti militari, l’aumento del prezzo
del pane. Ferrer, cedendo alle richieste del popolo, impone un calmiere sul prezzo del pane
ma é troppo basso. I fornai, lavorano per un certo periodo in perdita fimo a quando non
iniziano a protestare don Gonzalo nomina una commissione che rialza il prezzo ma questo
suscita il malcontento dei cittadini.
Allora, la folla riempie le strade e la mattina assale i fornai mentre vanno a consegnare il
pane ai ricchi. La folla si dirige verso il “forno delle grucce”, nel frattempo il capitolo
giustizia cerca, invano, di riportare la calma. Quando la rivolta al forno sta per finire, arriva
Renzo. Quest’ultimo segue poi la folla che si dirige verso il Curdosio. La bottega appare però
ben difesa e i rivoltosi cedono. Una voce dice, però, di assalire la casa del vicario ed essendo
colui che ha alzato i prezzi, lo seguono in massa.

capitolo 13
Personaggi principali: Vucario, servitori, folla, Renzo, Ferrer.

La folla arriva sulla strada dove si affaccia la casa del vicario. Lanciano pietre contro la porta
tanto che sta per cadere. Terrorizzato, il vicario si rifugia nelle stanze e dice ai suoi servitori
di cercare un modo per farlo sfuggire. Renzo sentendo le minacce di morte cerca di far
qualcosa per fermali ma viene scambiato come un soldato. Arriva poi Ferrer armato che con
una carrozza passa tra la folla e la calma dicendo che lui stesso porterà in prigione il
Vicario. Entra all’interno della casa me esce quasi subito accompagnato dal Vicario impaurito.
Salgono entrambi sulla carrozza e si allontanamo, il vicario afferma di dare le dimissioni ma il
cancellerei ribatte che é suo dovere dare ciò che é più utili per il re di Spagna.
capitolo 14
Personaggi principali: folla, soldati, Renzo, l’oste

La carrozza di Ferrer si allontana velocemente dalla piazza ognuno torna a casa per
occuparci le proprie faccende sebbene comunque non manchino quelli che si fermano a
commentare gli eventi della giornata.
Mentre cerca un'osteria dove trascorrere la notte Renzo sente per caso le parole di un
gruppo di rivoltosi partecipa alla discussione osservando che se il popolo si fa sentire
ottiene ciò che chiede. estendendo il discorso alla giustizia secondo Renzo non è in grado di
intervenire nei confronti dei potenti, infatti nessuno dei essi è mai stato visto dietro le
sbarre. Renzo continua la ricerca di un luogo Dove alloggiare quando uno sconosciuto si offre
di guidarlo ma essendo molto stanco e affamato si ferma davanti un'osteria chiamata Luna
piena, dove intende entrare nonostante il nuovo amico lo esorta a proseguire.
L'ingresso di Renzo e del suo accompagnatore nell'osteria suscita l'irritazione dell'oste che
riconosce l’uomo per uno sbirro. Dopo aver ordinato del vino e dello stufato, Renzo chiede
una stanza di trascorrervi la notte, a sua volta l’oste deve trascrivere le informazioni
riguardo Renzo, ma questi ricordando all'interlocutore che in una giornata come quella
comanda chi può e ubbidisce chi vuole si rifiuta di adempire alle formalità prescritte dalla
legge.

capitolo 1s
Renzo, ubriaco, viene accompagnato nel letto dall’oste. Quest’ultimo si fa pagare e prova
per un’ultima volta a farsi dire il nome. Uscito dall’osteria, l’oste dirige verso Palazzo di
Giustizia per denunciare Renzo in modo tale da poter evitare eventuali multe.
Mentre si incammina l’oste maledice Renzo per il suo ingresso e una volta arrivato lo
denuncia. Tuttavia si accorge che si sa già tutto di Renzo e che l’arresto è imminente,
dicede quindi di dichiararsi estraneo ai fatti per non rimanere coinvolto.
Il giorno successivo Renzo viene svegliato con modi bruschi dal notaio criminale e due
guardie. Il notaio lascia il tempo a Renzo di rivestirs, durante il quale Renzo pensa ad una
fuga, e gli mette le manette provancando una ribellione e protesta del colpevole. Gli viene
pero detto di comportarsi come se nulla fosse se vuole riottenere la libertà. Tuttavia Renzo
cerca in tutti modi di farsi notare dalle persone in strada. La folla si accalca e le due
guardie e il notaio scappano. Renzo è di nuovo libero.
capitolo 16
L’intenzione di Renzo è quella di lasciare la città per rifugiarsi dal cugina Bortoli a
Bergamo. Approfittando della confusione arriva a Piazza Duomo e poi a Porta Orinetale.
Non conoscendo la strada Renzo chiede indicazioni ma senza creare sospetti. Ad un
certo punto nota un passante e crede di potersi fidare. Gli chiede, quindi, indicazioni,
informandosi prima su borghi limitrofi per non destare alcun sospetto. Una volta aver
capito che si sarebbe dovuto dirigere verso Gorgonzola, paese vicino al confine
Bergamasco, Renzo si incammina. Essendo stanco, però, si ferma in un osteria per
riprendersi, ma senza rimanere a dormire in modo tale da non dover fornire le proprie
generalità. Una volta entrato si siede in un angolo e chide informazioni su come
raggiungere l’Adda all’oste. Tuttavia Renzo decide di non fare altre domande perché
l’oste sembra essere molto curioso. Nell’osteria entra un mercantare proveniente da
Milano, molte persone si avvicinano a lui tranne Renzo che rimane nell’angolino ad
ascoltare. Il mercante afferma che la rivolta è stata organizzata da un alleanze di
poteri. Renzo, indignato, paga il conto ed esce dall’osteria per non manifestare la
propria rabbia.

FIGURE RETORICHE
131: Di fuga, di sfratto, di criminale —> climax ascendente.
232: come l’oro-> similitudine con valore di iperbole poiché l’oste esagera per magnificare la
qualità del proprio vino.
276: tutte quelle diavolerie —> metafora.
342-343: avrebbero dato fuoco anche al paradiso —> iperbole.
413: quando la pera é matura, convien che caschi —> similitudine.
capitolo 17
Dopo esser uscito dall'osteria per evitare di manifestare la propria rabbia, Renzo si dirige
verso l’Adda, attraversando una zona selvaggia e arriva in un bosco. Tuttavia, a causa del buio,
Renzo ha difficoltà nel vedere la strada. Ad un cert, punto, vede in lontananza delle luci di
Bergamo ma decide di passare la notte in una capanna li vicino e di incamminarsi il giorno
successivo con la luce. Prima di addormentarsi recita le potrete e fa appello agli antichi spiriti.
Una volta arrivata l’alba, Renzo scende verso la riva e vede una barca di un levatore. Gli
chiede se può trasportarlo sull’altra sponda. Acconsente e una volta arrivato ricompensa il
barcaiolo e osserva la terra appena lasciata. Si incammina e appena possibile chiede
informazioni ai passanti fino ad arrivare al paese di suo cugino Bortolo. Prima però si ferma in
un’osteria per riprendersi. Una volta arrivato, suo cugino gli trova subito un lavoro come
filatore di seta, inoltre gli informa che nel paese chi viene da Milano viene soprannominato
“baggiano” e quindi di non prendersela.

FIGURE RETORICHE
47-48: un religioso, che senza farvi torto, val più un pelo della sua barba che tutta la
vostra —> anacoluto. figura retorica priva di significato poiché degli elementi ,
mancano .

107: scorrer, raggrinzarle, penetrar, spegnervi —> climax ascendente.


117: un rumore, un mormorio, un mormorio d’acqua corrente —> onomatopea.
163-165: il mercante, il notaio, i borrì, lo spadaio, l’oste, Ferrer, il vicarierò, la brigata
dell’osteria, tutta quella turba delle strade, poi Don Abbondio, poi Don Rodrigo—>
enumerazione.
245: Renzo, ora che l’Adda era, si può dir, passata, gli dava fastidio —> anacoluto.
319: tutti del color della morte —> metafora.
444-445m perché la roba e i quattrini che Renzo aveva lasciti in casa, vedremo or ora
quanto fosse sa farci assegnamento —> prolessi
TERMINI anticipa le informazioni

i rettori : i
governanti di cui il lettore verrà a conoscenza


nunzio : rappresentante più avanti .

-
staia : metodo di misura

1 parte : Renzo si incammina


'

>

struttura parte : Renzo incontra Bortolo


'

> 2

( macrosequenza)
>
cap .
✗ vi -
✗ v11 = narrazione continua descrizione carestia : pausa

>
tempo di narrazione breve ( 11 nov .
-
13 nov ) anche se sembra durar di
.
più descrizioni minuziose

SPAZIO

" "
avventura milanese > lo spazio si basa contrapposizione esterno / interno
macro
sequenza su una
=
.

Nel cap .
✗ v11 Renzo conosce se stesso e matura da un punto di vista intellettuale morale e
, religioso
capitolo 18
Il podestà di Lecco riceve da Milano di arrestare Lorenzo Tramaglino. Non trovando nessuno
gli sbirri iniziano a saccheggiare la casa. La notizia viene saputa in tutto il paese e ne
rimane particolarmente sconvolto e addolorato padre Cristoforo. Quest’ultimo decide di
scrivere a padre Bonaventura a Milano per avere notizie in prima persona.
L’unico a compiacersi di questa notizia è Don Rodrigo. Nel frattempo, il Griso tornato da
Monza, lo informa che Lucia e Agnese si trovano nel convento delle monache. A questo
punto, Don Rodrigo si infastidisce e si arrabbia poiché espugnare un monastero è difficile
anche per un personaggio come lui. La notizia di Renzo giunge anche a Lucia e Agnese, che
sono particolarmente preoccupate, tuttavia pochi giorni dopo arriva un pesciaiolo inviato da
padre Cristoforo che le tranquillizza. Agnese decide, però, di tornare nel paese per avere
notizie dirette anche se questo significa allontanarsi da Lucia, che rimarrà a sicuro nel
convento.

capitolo 19
Lo zio di don rodrigo ottiene l'allontanamento di padre Cristoforo attraverso un abile colloquio
con il padre provinciale dei cappuccini. Malgrado l'allontamento di Renzo e di padre Cristoforo,
però, don rodrigo è in difficoltà: Lucia è chiusa in un convento a Monza, per lui
irraggiungibile. Egli pensa allora di ricorrere all'aiuto di un feudatario della zona molto più
potente di lui: poiché il manoscritto seicentesco non gli attribuisce alcun nome, Manzoni lo
chiama l'Innominato.

capitolo 20
Don Rodrigo, accompagnato dal Griso e da pochi bravi decide di andare nel castello
dell’innominato. Una volta arrivato sale con il Griso e viene presentato all’innominato. Don
Rodrigo gli chiede aiuto per il rapimento di Lucia e lui subito acconsente poiché sa di poter
contare su Egidio, amante di Gertrude. L’innominato da tempo prova fastidio per i suoi delitti e
sente la voce di Dio, proprio per provare a farla tacere decide di cimentarsi in altri crimini e
aiutare Don Rodrigo. Per vincere questo turbamento, l’innominato vuole iniziare subito il piano.
Spedisce il Nibbio, suo uomo di fiducia, da Egidio per organizzare il rapimento di Lucia. Egidio
garantisce aiuto e sa di poter contare su Gertrude e anche se questa non vorrebbe essere
complice è costretta da Egidio. Nel giorno stabilito per il rapimento, Gertrude chiede a Lucia di
consegnare una lettera al convento dei cappuccini, e anche se non vuole uscire acconsente.
Gertrude le mostra, quindi, la strada da percorre. Una volta uscita nota subito una carrozza, ma
non fa in tempo a girarsi che viene afferrata dai bravi. La carezza parte con velocità e Lucia
prima sviene e poi cerca invano di farsi liberare. Una volta arrivata al castello, L’innominato è
tentato di consegnarla subito a Don Rodrigo ma poi si trattiene fa calmare Lucia con l’aiuto di
una vecchia serva.
capitolo 21
La vecchia serva dell’inno minato aspetta Lucia alla taverna della Malanotte. La ragazza viene
fatta salire al castello mentre la vecchia cerca di consolarla. Nel frattempo il Nibbio fa la sua
relazione al padrone, confessando la propria compassione verso Lucia. Questo particolare fa
pensare l’inno minato di mandare subito la ragazza a Don Rodrigo, ma decide di farle visita
personalmente per capire come abbia potuto suscitare la compassione del Nibbio. L’inno minato
va nella stanza dove é rinchiusa Lucia, lei gli implora di essere liberata e dice che Dio perdona
tante cose per un’opera di misericordia. L’inno minato esita stupendosi del proprio stato d’animo.
Rimasta sola nella stanza, Lucia non ha né fame ne sonno e non ascolta le parole della vecchia.
Inizia a pregare, pensando che le suppliche sarebbero state piú efficaci se accompagnate da un
sacrificio: pertanto fa voto di castità alla Vergine, rinunciando alle nozze con Renzo.
L’innominato fa un giro nel castello poiché prova vergogna per stesso per essersi commosso a
causa della parole di Lucia. Il suo senso di disgusto verso se stesso inizia a crescere, pensando
al suicidio. Ma quando sta per spararsi riflette sulle parole di Lucia che gli danno un minimo di
speranza.

capitolo 22
Il bravo riferisce all’innominato che è giunto in paese il cardinal Federigo Borromeo.
Chiedendosi la ragione per la quale l’arrivo dell’uomo rende così felici tutti in paese decide di
andargli a fare visita. Prima di uscire va nella stanza di Lucia e dice alla vecchia signora di
informare Lucia che egli è pronto ad esaurire qualsiasi sua richiesta.
Arrivato nel paese il cappellano riferisce al cardinale la richiesta del potente signore.
Il narratore presenta la vita, le opere e la personalità di Federigo Borromeo: nato a Milano
nel 1564 da una famiglia nobile. Il suo desidero è utilizzare i mezzi che Dio gli ha dato per
rendere utile la propria vita. Federigo ha studiato a Pavia dove si dedicò all’assistenza dei
bisognosi e all’insegnamento della religione cristiana. La sua intelligenza fa si che che venga
scelto come arcivescovo di Milano. La sua vita però non cambia, spende in elemosine e si
dedica a diffondere la cultura: fonda la Biblioteca Ambrosiana. In qualità di letterato Federigo
scrive discorsi e opere letterarie, un tempo famosi ma ad oggi ormai dimenticate. Vi sono
anche delle zona d’ombra nel personaggio: questo credeva a streghe e agli untori.
capitolo 23

Il cardinale accoglie l’innominato e trovatosi soli l’innominato confida al cardinale ciò che
tormenta il suo animo così Federigo lo rassicura sulla misericordia di Dio. Stupito e commosso
il potente signore sfoga nel pianto. Consolato da ciò che gli è stato detto confida al Cardinale
la violenza commessa nei confronti di Lucia. Federigo vuole intervenire subito e si informa se
tra i parroci della zona vi sia presente anche il curato del paese di Lucia. Convocato dal
cappellano, Don Abbondio si presenta al cardinale timoroso. Il cardinale lo incarica di
accomunare l’innominato al castello dov’è tenuta prigioniera Lucia, tuttavia il curato oppone
resistenza e dice di voler mandare Agnese, la madre della ragazza. Tuttavia il cardinale insiste
e successivamente organizza la spedizione. In paese inizia a diffondersi la buona notizia della
conversione dell’innominato mentre Don Abbondio, preoccupato, viene rassicurato. Lungo il
percorso Don Abbondio maledice tutti coloro che turbano la sua pace tra cui, oltre a Don
Rodrigo e all’innominato, anche Lucia al punto che arriva a rimpiangere di non aver celebrato
subito il matrimonio, chiudendo la faccenda. Raggiunto il castello, l’innominato e Don Abbondio
si dirigono immediatamente verso la camera dove è rinchiusa Lucia.

capitolo 24
Lucia, appena svegliata, supplica la vecchia serva di lasciarla in pace. Subito dopo entrano nella
stanza Don Abbondio e la donna inviata dal cardinale. Incredula, Lucia riceve le rassicurazione
dal parroco, successivamente entra nella stanza l’innominato che chiede perdono a Lucia la
quale glielo concede. Don Abbondio, Lucia e la donna si dirigono verso il paese del cardinale.
Durante il tragitto, la donna rivela a Lucia alcuni particolare del proprio rapimento suscitano la
preoccupazione di Don Abbondio. Egli, infatti, teme le reazioni di Don Rodrigo tanto che decide
di raccontare tutto a Perpetua e di lasciarle diffondere la reale versione dei fatti. Giunta nel
paese, i 3 si dividono. Don Abbondio si reca dal cardinale, mentre Lucia viene ospitata a casa
della buona donna. Quest’ultima da del cibo alla ragazza, che si ricorda solo ora del voto di
castità. La madre, nel frattempo, ha incontrato Don Abbondio per strada che l’ha
tranquillizzata sulle condizioni della figlia. Agnese si reca a casa della buona donna ma Lucia
decide di non volere a dire alla madre del votò di castità senza prima aver parlato con padre
Cristoforo. Nella casa del sarto di reca anche il cardinale per incontrare Lucia e chiede al
sarto e alla moglie di poter ospitare Lucia per qualche giorno . Intanto l’innominato torna al
castello e riunisce i bravi per fargli un discorso: li informa sul suo cambiamento di vita e li
lascia liberi di seguirli o meno. I bravi ascoltano e poi si ritirano in silenzio. L’innominato si
ritira nella sua stanza e recita alcune preghiere imparate da bambino.
capitolo 2s

In tutto il paese si diffonde quanto successo in questi giorni: il rapimento e la liberazione di


Lucia con la conseguente conversione dell’innominato. Don Rodrigo non appena sa della
liberazione della giovane si ritira nel suo palazzo fino a quando non viene a sapere che in
paese sta per arrivare il Cardinale. Decido allora di rigurgitassi a Milano. Quando Federico
arriva in paese tutti gli abitanti fanno festa, tranne Don Abbondio che è particolarmente
preoccupato per l’incontro con il cardinale poichè pensa di dover dare conto del proprio
operato. Invece, Federigo voleva soltanto sapere dove si trovasse Renzo e trovare un posto
sicuro per Lucia. I due pero non sapevano che sia Lucia che Agnese avevano trovato una
sistemazione presso Donna Prassede. L’anziana signora sentendo quanto accaduto si incuriosire
e volle parlare con la giovane ragazza, successivamente spinta dal suo animo gentile decide di
ospitarla a casa e decide di far prepare una lettera dal marito per far conoscere la
situazione al Cardinale. Mentre il curato e il cardinale parlano le due donne consegnano la
lettera di Donna Prassede a Federigo il quale accetta la soluzione. Successivamente il curato
viene rimproverato per non aver celebrato immediatamente il matrimonio e per esser sfuggito
al proprio dovere.

capitolo 26

Nel capitolo 26il dialogo tra Don Abbondio e Federigo prosegue. Allora il primo gli spiega
tutta la storia e le minacce ricevute, il cardinale capisce lo stato d’animo del parroco e gli
chiede perdono. Don Abbondio invece capisce solo,ente in parte il suo sbaglio ma promette
di prestare maggiore attenzione. Il giorno successivo Lucia torna a casa di Donna Prassede
mentre l’innominato decide di dare qualche soldo a Lucia per quello che é successo. La
somma viene prima data al cardinale per poi essere consegnata alla ragazza il giorno
successivo dalla madre. Quando Agnese arriva a casa di Donna Prassede per consegnare la
somma a Lucia, ella riesce a trovare il coraggio per parlarle del voto di castità fatto
durante il suo periodo di prigionia. Inoltre chiede informazioni su Renzo d decide di fargli
spedire metá della somma ricevuta. Successivamente Agnese esce e le due si salutano.
Una volta tornato a Milano il cardinale prova a capire qualche informazione sulla posizione
di Renzo. Tuttavia alcuni governati sono arrabbiati per la storia di Renzo così suo cugino
Bortolo decide di presentarlo ad un filatoio di paesi e vicino con un nome falso: Antonio
Rivolta.

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