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Pollini”
Padova
A.A. 2015/2016
1. I ROMANI
Nell’ antichità, la “tromba” (termine generico per indicare uno strumento morfologicamente
simile ma con nome diverso che possa essere ricondotto quale avo dell’attuale tromba) era
già nota in diversi angoli del pianeta, dagli egizi agli indù, dai cinesi fino ai greci, quasi solo
ad uso esclusivamente militare o per la celebrazione di riti funebri.
I primi che ne fecero un uso alternativo (per costruire, cioè, delle melodie) fu il popolo ebreo,
che grazie ai Salmi di Re Davide creò una netta distinzione tra il segnale militare e il suono
melodioso ad uso religioso.
Grazie a Eschilo, Virgilio e Flavius Vegetius oggi siamo a conoscenza di molti dettagli
nell’uso e funzione delle “trombe”, soprattutto nel contesto ellenico e romano.
Nel mondo antico latino possiamo individuare quattro termini che identificavano lo strumento
“tromba”:
a) Tuba ;
b) Lituus ;
c) Cornu ;
d) Bucina ;
1.a LA TUBA
1.b IL LITUUS
Si ritiene che il lituus (fig. 3) sia un termine culture etrusco legato a un sacrificio sotto
favorevoli auspici e che sta a indicare il bastone (stilizzato) utilizzato dal mago per la sua
prestazione.
Nei monumenti romani, il lituus appare meno
frequentemente rispetto alla tuba e al cornu ma esso
partecipava comunque alle cerimonie funebri
Figura 3 Lituus
sempre suonato da un singolo suonatore, a
differenza degli altri che prevedevano due o più suonatori.
Alcune testimonianze riportano il suono del lituus come “stridulo”.
1.c IL CORNU
Come per la tuba, anche per il cornu (fig. 4) si può presumere che ci sia una relazione con il
lur nordico. Questa discendenza può essere avvenuta grazie agli etruschi,
popolo abilissimo nella lavorazione dei metalli e, quindi, anche della
riproduzione degli oggetti.
Sono pervenuti fino a noi alcune tipologie di bocchino in uso sui cornu, sono quasi tutti larghi
e poco profondi e una penna piccola (circa come quella in uso sulla cornetta).
Durante gli anni imperiali però, i romani introdussero un altro tipo di cornu
(fig. 5) a forma di G con la campana piegata cosi che possa sbucare
frontalmente accanto alla testa del suonatore. Questo tipo di “corno” è per uso
militare, l’esercito romano non utilizzava tamburi, sicché i cornisti svolgevano
un compito di sostegno alle truppe in marcia. Utilizzati ampiamente anche in
ambito civile, trovavano la loro ubicazione nelle arene, attirando l’attenzione
del pubblico prima dell’inizio di qualche gioco circense.
1.d LA BUCINA
Il termine deriva dal latino classico bucca, stando a indicare un rigonfiamento a bocca piena
delle gote e, nel mondo antico, si adattava a tutti gli strumenti che venivano suonati per
segnali, quali tra gli altri, la conchiglia.
Nel periodo imperiale romano, la buccina o bucina era uno degli strumenti più usati e il suo
suonatore ricopriva un ruolo prestigioso nella società romana essendo impiegato come una
sorte di trombettiere da campo. Descrizioni precise non ne esistono, i pochi storici che ne
parlano spesso confondono il termine buccina con cornu.
Molto probabilmente era simile, morfologicamente, al lituus, attestando così la probabilità
che fosse utilizzata anche in campo equestre.
Altro fattore determinante, per quanto riguarda l’appellativo corretto, può essere il contesto
sociale. Sicuramente esistevano più strumenti simili utilizzati per diversi scopi e, questo,
poteva essere motivo di declamazione diversa tra più strumenti della stessa famiglia.
In conclusione, si può supporre che nel mondo antico romano (ma anche in quello occidentale,
a più ampio raggio), gli strumenti fossero molto simili tra di loro anche se provenivano da
culture differenti, proprio perché le influenze e la riproduzione post visiva da parte dei popoli
imperiali consentiva una diffusione degli stessi su ampia scala.
Una nota importante va segnalata riguardo la società romana. E’ dato per certo che, durante
il periodo dell’impero romano, i suonatori di strumenti a fiato godessero di particolari
privilegi sociali, tanto da essere riservate per loro delle vere e proprie “caste”.
La stele funeraria (fig. 6) ritrovata nel XVI sec. presso i giardini
del Campidoglio è di fondamentale importanza in quanto riporta
nell’intestazione “membro della corporazione dei liticines e dei
cornicines”, questo attesta per certo che i suonatori di questi
strumenti rivestivano un ruolo importante presso l’antica Roma,
non solamente nelle funzioni belliche come si è spesso portati a
credere.
Le numerose incursioni dei Goti e dei Vandali favorirono, per un certo periodo, l’avvicendarsi
dei strumenti utilizzati in battaglia.
Notevole conferma viene data dall’ iconografia occidentale cristiana e da alcune immagini
riportate nella Bibbia latina accostate alla parola tuba. Fino a due secoli dopo l’impero di
Carlo Magno raramente si incontrano trombe, bensì una miriade di corni di tutti i tipi, di
diverse forme e materiali in ogni caso però, completamente diversi dai cornu romani che
ormai erano quasi completamente scomparsi.
Molto probabilmente questa diffusione dei “corni” deve aver avuto luogo in Italia, dove dei
decoratori inventarono uno stile allegorico per gli strumenti, stile che poi fu copiato in tutta
Europa senza problemi. Probabilmente l’origine del tutto si ha con il tentativo di correggere
un errore di San Girolame che tradusse lo shofar con il termine latino tuba invece che il più
corretto buccina, verosimilmente è possibile anche che il nome sia cambiato semplicemente
per il differente uso degli strumenti nell’impiego militare (basti vedere l’ampio uso di corni
(in greco boukine) d’animale da parte delle popolazioni barbariche).
Nonostante, quindi, la prevalenza del corno, (non solo in campo militare, risulta infatti
raffigurato anche in occasioni più “musicali” quali cerimonie, ecc.), anche la tromba diritta
compare di tanto in tanto nell’iconografia dell’epoca, definita con il nome di tuba risulta,
ovviamente, molto simile all’antico esemplare romano.
La rivalorizzazione di questo strumento così antico avviene, con molta probabilità, nell’Italia
del nord, dove veniva utilizzata per processioni e cortei attraverso i quali si volevano
rinnovare i fausti degli antichi cortei imperiali (il Papa stesso infatti donò delle trombe
d’argento volendo suggellare queste cerimonie).
In Oriente un ruolo importante lo giocano le Crociate, grazie a queste guerre (durate quasi 10
anni e iniziate nel 1069 e terminate nel 1254) i popoli occidentali ebbero modo di entrare in
contatto con le preziose conoscenze arabe.
Gli Arabi erano forniti di strumenti molto fragorosi che servivano per incutere terrore in
battaglia, le testimonianze riportano due tipologie di trombe :
1. Al Buqat : tromba o corno molto simile alla tuba romana
2. Al Nafir : tromba più lunga di Al buqat;
La peculiarità riguardava il numero dei
componenti dei complessi, più alta era
la carica istituzionale, più il
funzionario aveva diritto a un gruppo
nutrito di musicisti al suo seguito.
Importante testimonianza dell’apporto
musulmano alla riscoperta della tuba è
suffragato dagli affreschi di Capua
(Chiesa di S. Angelo in Formis, fine
del sec. XII).
Numerosi altri scrittori dell’epoca quali Fulcher di Chartres o manoscritti dell’epoca come la
Chanson de Roland, riportano e testimoniano l’utilizzo di varie trombe e corni denominati:
buccine, litui, tubae (terminologie che però non si rifanno direttamente all’antichità romana,
probabilmente solo all’uso che ne facevano i romani in battaglia). I vari nomi latini si
sovrappongono ai termini volgari delle varie lingue dei crociati, creando così non poca
confusione ai posteri.
Come visto in precedenza, il contatto con i musulmani è stato di grande influenza per i popoli
occidentali, da qui quasi sicuramente i crociati rimasti in servizio nelle guarnigioni d’oriente
andarono a formare i primi complessi musicali.
Alcune testimonianze (Codex Willehalm) riportano che Riccardo Cuor di Leone fu accolto in
terra mediorientale da trumpae e tubae, contemporaneamente in Europa, a Siena di preciso,
la banda civica presentava tre tubatores che suonavano le bosunen (il nome che prendevano
le trombe nei complessi strumentali).
Purtroppo non sono conservate trombe del periodo medievale che ci consentano uno studio
tecnico riguardo la loro fattura e costruzione.
Dalla fine del XIII sec. la tromba accompagnò
regolarmente le attività di cavalleria in battaglia e nelle
occasioni di festa (tornei, banchetti ecc.), chiarendo
sempre di più la sua figura e la sua funzione. Molti
compositori del XIV sec. cominciarono a inserire nelle
loro composizioni, parti per tromba o per tuba (Machaut
“rondeaux”, Dufay “ad modum tubae”, Jannequin “la
guerre”).
Inerentemente alla terminologia che accompagnava lo
strumento si cominciano a trovare nomi sempre più
precisi, riguardo la figura della tromba.
Figura 8 Suonatori di Tromba medievali
Intorno al 1400, la tromba diritta conobbe importanti metamorfosi: il diametro del canneggio
cominciò a ridursi e si cominciarono a realizzare dei canneggi sviluppati non più in lunghezza
ma incurvati e piegati su se stessi.
L’evoluzione nella lavorazione dei metalli porta, grazie all’introduzione del piombo fuso, un
notevole vantaggio nella curvatura degli strumenti.
Molto probabilmente, questo procedimento lavorativo, doveva esser già conosciuto dai
romani, basti pensare al cornu.
Ovviamente questa nuova tecnica apportò importanti miglioramenti per il suonatore,
soprattutto in fatto di impugnatura e comodità durante l’esecuzione.
La facilità di poter realizzare trombe a “S” o comunque con delle curve che agevolassero la
postura porta alla “creazione” di nuove trombe o alla modifica di quelle esistenti.
Si può ipotizzare con una certa sicurezza che in questo
periodo sia stata inventata la tromba a coulisse, ove per
coulisse si intende il semplice allungamento della canna
dell’imboccatura, in modo che la stessa potesse rimanere
immobile mentre tutto il resto dello strumento scorreva avanti
e indietro (vedi fig. 9).