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Diffusione ed organizzazione della religione cristiana

Il Cristianesimo, sorto in Palestina, si diffuse poi nei maggiori centri urbani del
Mediterraneo (Antiochia, Bisanzio, Roma) e successivamente in tutto l’impero romano.
I cristiani, inizialmente perseguitati poiché non riconoscevano l’imperatore come autorità
suprema, ottennero libertà di culto con l’editto di tolleranza del 313 (o editto di Milano)
emanato dall’imperatore Costantino. Questi fece costruire basiliche, concesse ai vescovi
particolari privilegi, permise ai sacerdoti di non pagare tasse e di essere giudicati da
tribunali formati solo da membri del clero.

Nel 380 l’imperatore Teodosio emanò l’editto di Tessalonica il quale stabilì che il
Cristianesimo era la religione ufficiale dello Stato, ovvero l’unica riconosciuta nei territori
dell’impero. Si venne a stabilire così una collaborazione tra il potere politico ed il potere
spirituale che continuerà poi anche per tutto l’Alto Medioevo.

Intanto le comunità dei cristiani si erano organizzate secondo il modello amministrativo


romano: si erano formate, infatti, province ecclesiastiche- diocesi- sedi di vescovi .

(vescovo significa letteralmente “sorvegliante” , ma per i cristiani ha il significato di pastore,


custode: è colui che viene posto a capo di una comunità di fedeli, con il compito di guidarli e
istruirli nella fede)

Le sedi vescovili più importanti della cristianità furono Roma in Occidente, Alessandria,
Antiochia, Gerusalemme, Costantinopoli in Oriente.
Il vescovado di Roma, nel V secolo, si attribuì una maggiore autorità morale rispetto agli
altri, per aver ospitato il martirio e per conservare le spoglie di Pietro (ucciso a Roma
durante le persecuzioni di Nerone).
La centralità della sede romana fu anche conseguenza di una elaborazione teorica in base
alla quale solo Pietro avrebbe ricevuto da Gesù “il potere delle chiavi” ( chiavi del regno dei
Cieli, che hanno il potere di “aprire e chiudere”, cioè di decidere), come narra il Vangelo
secondo Matteo. Col tempo, in virtù della accresciuta importanza del vescovo di Roma,
questi fu l’unico ad essere chiamato papa (padre) .

Roma si prestava bene a svolgere un ruolo di primo piano tra le varie chiese locali sia in virtù
del prestigio rivestito durante l’Impero romano, e sia per il ruolo svolto dai papi durante il
periodo delle invasioni i quali spesso si ersero a protettori delle popolazioni romane.
Territorio della Chiesa
Il vescovo di Roma risiedeva in una fascia di territorio che dipendeva dall’Impero bizantino.
La discesa dei longobardi nel 568 sottrasse all’Impero bizantino parte dei territori che erano
stati conquistati da Giustiano tra 535 e 553 ed accrebbe i timori del papa di vedersi
stritolare da un probabile ritorno dei bizantini e dall’espansionismo dei longobardi.

(Durante il regno dei longobardi il territorio sottoposto al governo del papa conobbe però
anche un ampliamento a seguito della donazione fatta nel 728 dal re longobardo
Liutprando di una serie di castelli del Lazio, tra cui quello di Sutri e di qui il termine
donazione di Sutri)

Successivamente quando il re longobardo Astolfo sottrasse ai bizantini l’Esarcato (zona


intorno a Ravenna controllata dai bizantini) il papa Stefano II, preoccupato di questa
ulteriore espansione dei longobardi, si rivolse, nel 751, a Pipino il Breve, il quale conquistò
l’Esarcato e invece di darlo ai bizantini lo consegnò al papa.
La Chiesa di Roma ricevette con l’Esarcato, l’Emilia, la Pentapoli (città comprese tra l’Emilia e
le Marche), territori che costituirono la base del potere temporale dei papi.

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