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Esperienze 1-3 Stud
Esperienze 1-3 Stud
Ci sono dei casi in cui la separazione di una miscela di composti può essere condotta più
vantaggiosamente con metodi non cromatografici che non ricorrendo alla cromatografia. Questo
accade quando nella miscela abbiamo molecole basiche o acide insieme a molecole neutre: in questi
casi, variando il pH della soluzione, possiamo estrarre il composto acido o quello basico, mentre
quello neutro rimane in soluzione.
Se non si può ricorrere ad uno di questi due metodi, allora può darsi che abbiamo tra le mani una
miscela di due liquidi a punto di ebollizione (pe) molto differente: in questo caso, si può ricorrere
alla distillazione frazionata.
OPERATIVITÀ
- Acido-base. La miscela in esame viene addizionata alla soluzione basica o acida; non tutto
si dovrebbe sciogliere in fase acquosa, se solido; se liquido si avrà o un intorbidimento, o già
una prima separazione di fasi. Controllare bene il pH della soluzione acquosa (non di quella
organica!!), e assicurarsi che sia 1-2 per quella acida, e 9-10 per quella basica. Mettere in un
imbuto separatore ed aggiungere il solvente organico. Volumi: la parte acquosa e quella
organica andranno messe in quantità approx. uguale, e ognuna delle due in volume pari a ca.
il doppio del volume della miscela iniziale. Non usare solventi clorurati con soluzione
alcaline. Per quanto riguarda il solvente organico, la sua scelta dipende dalla polarità della
sostanza neutra, ma anche dal pe del solvente stesso (si evitino i solventi troppo
altobollenti).
A questo punto, si agiti bene l’imbuto, e si lasci poi depositare (casomai dopo avere
sfiatato). Densità relative: l’acqua è più densa di tutti i solventi organici comuni, eccetto i
clorurati (diclorometano e cloroformio), quindi in genere la fase acquosa rimarrà in basso.
Riestrarre la fase acquosa con una seconda aliquota di solvente organico (volume pari a
quello dell’acqua). Unire le fasi organiche, e asciugarle su Na2SO4. Filtrare e portare a
secco. La fase acquosa andrà neutralizzata (a meno che non si decida di cristallizzare il
sale), e lasciata asciugare all’aria in un cristallizzatore.
- Idrofilo-lipofilo. L’operatività è molto simile al caso precedente, ed infatti la separazione
idrofilo-lipofilo non è che un caso più generale dell’acido-base (nel caso precedente, infatti,
la molecola viene protonata/deprotonata proprio per essere resa più idrofila). Per effettuare
questo tipo di separazioni, l’unica condizione è quella di avere due solventi immiscibili, e
avere una solubilità differente dei componenti della miscela nei due solventi. Come solventi
può bastare una coppia di solventi, ma è anche possibile utilizzare miscele ternarie, cosa che
consente di regolare la solubilità, e quindi la ripartizione dei vari componenti della miscela.
Questo è per l’appunto il meccanismo alla base delle cromatografie di ripartizione, come la
reversed-phase (RP) e la CCC (countercurrent chromatography).
Miscibilità dei solventi organici. Tutti i solventi organici comuni sono miscibili tra loro,
eccetto il metanolo e l’acetonitrile, che sono immiscibili con la maggior parte dei
solventi idrocarburici, come l’esano, l’eptano, il petrolio (etere di petrolio), il cicloesano, ma
non con gli aromatici a basso peso molecolare (benzene e toluene). L’acqua è miscibile solo
con gli alcoli a basso PM, come metanolo, etanolo, 1- e 2- propanolo; con l’acetone, con
l’acetonitrile, con il THF (tetraidrofurano) e il diossano, con la DMF (N,N-
dimetilformammide) e il DMSO (dimetilsolfossido); con tutti gli altri solventi comuni è
immiscibile o poco miscibile, e quindi separa due fasi. Se si vuole aumentare l’immiscibilità
dell’acqua con solventi in cui questa è parzialmente solubile (tipicamente etere etilico,
MTBE (metil-terbutil etere), acetato di etile, 2-butanone), si può aggiungere una soluzione
salina concentrata (brine) all’acqua.
Quindi, nella scelta della coppia di solventi immiscibili si può utilizzare il caso più drastico,
acqua e petrolio, se i due componenti della nostra miscela sono uno molto idrofilo ed uno
molto lipofilo; altrimenti, invece dell’acqua si può usare il metanolo e l’altro componente
sarà il petrolio. Oppure si può tenere l’acqua come solvente massimamente idrofilo, e
utilizzare come secondo solvente il diclorometano, l’etere etilico o l’acetato di etile, già
sensibilmente più polari degli idrocarburi. Ma questo sistema si presta a infinite variazioni:
p.es., il metanolo ed il diclorometano sono miscibili, ma se si aggiunge una quantità
sufficiente di acqua, questi tornano immiscibili, e così via.
Per quanto riguarda la manualità, si usa un imbuto separatore, proprio come nel caso
precedente; l’ordine in cui vengono messi i due solventi è indifferente; i volumi dei due
solventi saranno sempre ca. uguali. Dopo la separazione delle due fasi, per il recupero dei
componenti della miscela si può discutere con il docente. I solventi bassobollenti possono
essere vantaggiosamente eliminati al rotavapor, altrimenti si può ricorrere alla distillazione o
alla cristallizzazione.
- Per quanto riguarda la cristallizzazione, i solventi che noi utilizzeremo sono gli alcoli,
l’acetato di etile, il petrolio, talvolta l’acetone. L’acqua da sola può andare bene utilizzando
il metodo caldo-freddo: infatti l’acqua bollente riesce a sciogliere molto meglio i composti
lipofili di quanto non faccia l’acqua fredda. Le miscele solvente – non solvente sono molto
utilizzate, p. es. acqua-alcoli.
Quantità – Per la distillazione, prelevare 25 ml di liquido. Per gli altri casi: se soluzione
senza EtOH, prelevare 10 ml. Se con EtOH: 20 ml. Se miscela solida, prelevare 2 g.
Miscele a due componenti, da separare