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Scuola di Francoforte

Le opere dei suoi membri vanno dal 1955 al 1964.

É una scuola che si ricollega al neomarxismo e alla psicanalisi freudiana —> il dibattito si
scaglia sull’avvento del capitalismo, del boom economico e dei “falsi bisogni”, che hanno dato
vita alla società tecnocratica, frutto della nostra perdita dell’identità, dell’alienazione, della
grande recita della vita di ogni uomo, regolata dai grandi del capitalismo.

La scuola si scaglia contro le illusioni e la massi cazione che la società tecnocratica ha portato.
La società tecnocratica è basata sul principio di prestazione (performance): il valore dell’uomo è
regolato dalla sua capacità di agire.

Marcuse
É il maggior esponente della scuola di Francoforte.

Marcuse è molto amato dai rivoltosi del 68 italiani e del 64 americani, per il suo spirito rivoltoso
contro la tecnocrazia e il capitalismo, colpevole non solo di essere basata sul principio di
prestazione, ma anche di aver morti cato gli istinti dell’uomo.

Le maggiori opere di Marcuse sono eros e civiltà e l’uomo ad una dimensione.

Eros e civiltà
Parte dal saggio di Freud sul tema del disagio della civiltà: in essa l’individuo è stato totalmente
represso —> la civiltà ha fatto solo danni all’uomo; con l’avvento della tecnocrazia, l’eros, inteso
come sesso, amore, ma anche come libertà e creatività, è stato del tutto represso nell’uomo e
sostituito con il principio di prestazione —> tutte le energie erotiche e psico siche dell’uomo
sono state ridotte solo a forze produttive e lavorative: ciò che conta ora è la produttività; l’uomo
vale ormai solo quanto produce —> siamo arrivati ad accettare come giusto il principio di
prestazione.

La possibilità di svago e di divertimento non è più esistente: l’uomo deve solo penare e lavorare,
risultando alienato da questo, con una libido limitata e cronometrata —> anche la sessualità
viene vissuta secondo il criterio di prestazione, perdendo il signi cato che aveva.

Per questo Marcuse a erma che “A Prometeo dobbiamo sostituire il mito di Orfeo e Narciso”.
Prometeo (che lavorava incatenato) rappresenta il principio di prestazione, la lotta incatenata in
questa società di sfruttamento; è da sostituire con Narciso (simbolo di estrema importanza data
alla bellezza ed al benessere) ed Orfeo (simbolo del piacere di fare le cose), simboli del piacere,
così da smettere di mettere al primo posto il lavoro, senza però necessariamente eliminarlo.

Non si può quindi morire per il lavoro, ma bisogna piuttosto riportare l’immaginazione al potere.

L’uomo ad una dimensione


Un’opera che col suo linguaggio loso co complesso e rigoroso, ricco di concetti avvincenti,
dallo straordinario acume politico, che si districa in maniera egregia tra risonanze hegeliane e
marxiste.  Un libro che ha segnato, possiamo dirlo, un’epoca. Il titolo stesso, molto suggestivo, ha
da subito fornito lo spunto per essere additato come slogan proprio dai giovani del ’68.

Ne L’uomo a una dimensione Marcuse sottolinea come l’uomo della società industriale avanzata
sia un uomo standardizzato e omologato secondo precise esigenze del sistema economico e
sociale. Questo sistema si presenta come totalitario perché pone in essere una sorta di
amministrazione totale dell’esistenza che è ridotta, di fatto, a una sola dimensione. All’interno
di essa si riducono anche i bisogni e le aspirazioni umane. Quest’unica dimensione dove vengono
incanalati l’esistenza, i desideri e le necessità degli uomini è quella del consumo.

Tutte le dimensioni dell’uomo (sentimenti, lavoro, ragione, volontà, …) sono state uni cate ad
un’unica dimensione —> performance, capacità di produrre.

La società ci fa credere che l’essere ad una dimensione sia invece fonte di benessere perché in
questo modo noi raggiungiamo i nostri obiettivi e ci sentiamo realizzati. Ma nella realtà, i bisogni
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che noi realizziamo attraverso quest’unica dimensione non sono reali, ma piuttosto ttizi e la loro
non realizzazione ci fa sentire emarginati.

Noi siamo pilotati: i nostri bisogni sono ttizi, ma sono pilotati dal capitalismo a nché vengano
assecondati. La falsa società dell’occidente ci vuole far sentire liberi di scegliere, quando in realtà
le scelte che facciamo sono soltanto frutto di ciò che ci viene catapultato addosso.

Non siamo altro che estremamente infelici.

Solo apparentemente viviamo in una società di benessere, ma in realtà i bisogni ttizi non
vengono mai realizzati e sono sempre sostituiti da nuovi.

Viviamo in un società solo apparentemente democratica dove non si ha però alcuna libertà —> è
una società di disuguaglianza.

Falsa tolleranza e falsa libertà


L’uomo si fa trascinare dal usso della società, caratterizzata da un consumismo sfrenato e
bisogni falsi e pilotati, dove siamo continuamente governati dai grandi.

Desublimazione repressiva —> siamo falsamente convinti di essere liberi.

Marcuse a tal proposito introduce un termine decisamente azzeccato, quello di “tolleranza


repressiva”. Si tratta di un sistema ideato dalle classi di potere che estende sì le libertà individuali
delle persone (libertà di opinione, di parola, di stampa ecc), ma lo fa in maniera apparente. È un
sistema che si limita a dare concessioni ttizie, che non ledono minimamente gli interessi e gli
obiettivi dell’ordine esistente, e di contro, ne ra orzano il conformismo generale.

Un individuo che è libero di scegliere tra i vari beni che ha a disposizione, con i quali soddisfare i
propri bisogni, non è veramente libero, nel senso più profondo del termine, e quindi nel senso
loso co. Questa non è una prova della sua libertà, ma è una dimostrazione di come l’individuo è
soggetto al controllo e al dominio della società. I bisogni infatti sono creati dal sistema
capitalistico, anche se sembrano spontanei.

Di fronte a questa situazione, il vero protagonista, l’uomo, non ha più nessun ruolo in questa
società. O meglio interpreta il ruolo del fantoccio —> è un automa, un indegno burattino
manipolato e scortato dall’incessante desiderio di sviluppo della nuova società industriale
avanzata.

Grande ri uto
In questa situazione di fantoccio, l’uomo non ha altra scelta che ribellarsi: se le masse non si
autodeterminano e non andranno a creare individui liberi da ogni indottrinamento e da ogni
manipolazione non c’è speranza alcuna. È necessario creare un “Soggetto storico nuovo”.

La società capitalistica è solo all’apparenza democratica —> è necessaria un’opposizione totale,


rivolta contro questo modello unidimensionale di società che è stato imposto.

É necessario che si avvii un processo di Grande ri uto verso questa società, per concepire una
società ideale, decisamente diversa. L’uomo deve essere in grado di immaginare un ordine
sociale che si sviluppi non in una sola dimensione ma in molte dimensioni. Deve erigere un ordine
sociale nel quale egli abbia una libertà autentica e nel quale egli possa soddisfare i suoi bisogni
reali non quelli indotti dal sistema di produzione.

Ma a nché avvenga questa ribellione, questa deve essere attuata dai nuovi protagonisti della
storia: non sono più i proletari, ormai ovunque omologati ed integrati, venduti alla società, ma
piuttosto bisogna considerare quei personaggi che sono ancora lontani dal sistema, i reietti, gli
emarginati, gli esclusi, sfruttati e perseguitati. Sono loro, queste soggettività marginali, gli unici
che possono rappresentare un antagonismo oggettivamente rivoluzionario.

Oggi purtroppo però, ancora il Grande Ri uto ed il Soggetto storico nuovo sono in fase di
elaborazione e progettazione, e sono ben lontani dall’attuare questa forma di ribellione.
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