Sei sulla pagina 1di 1

Analisi del “Ratto di Proserpina”

Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo marmoreo a tutto tondo realizzato da Bernini


nel 1622 e conservato nella Galleria Borghese a Roma.

L’opera raffigura l’episodio tratto dalle metamorfosi di Ovidio del rapimento della giovane
Proserpina, personificazione della fertilità primaverile, da parte di Plutone, dio degli Inferi.
L’imponente figura di Plutone, caratterizzato da una folta barba cesellata e da una corona,
ghermisce e alza da terra Proserpina, che cerca di divincolarsi allontanando con un mano la
testa di Plutone, alza un braccio al cielo e piega disperata la testa all’indietro. Il suo volto è
rigato da lacrime. I due personaggi sono coperti solo parzialmente da un unico drappo che
pende da un braccio di Proserpina, cade su una gamba di Plutone ed arriva fino a terra, di
fianco a Cerbero, che è seduto dietro a Plutone.

Sono caratteristiche del Bernini la teatralità conferita alla scena dai gesti esagerati di
Proserpina e gli elementi ereditati dal manierismo toscano come il plasticismo e lo slancio
verso l’alto.

La composizione si basa sulla contrapposizione tra la curva descritta dal corpo di Plutone,
che ha il busto leggermente inclinato all’indietro verso sinistra, e quella individuata da
Proserpina, che si inarca in direzione opposta, verso destra.
La levigatezza della pelle dei personaggi è evidenziata dal contrasto con il panneggio del
drappo, mentre la perfetta anatomia di Plutone si contrappone alla morbidezza del corpo di
Proserpina, tale che le mani del primo affondano nella pelle della seconda, che si piega
creando delle ombre vere.

Confronto col “Ratto della Sabina”

Il “Ratto della Sabina”, realizzato nel 1583 dal Giambologna e collocato nella Loggia dei
Lanzi a Firenze, e il “Ratto di Proserpina”, realizzato da Bernini nel 1622 e conservato a
Roma nella Galleria Borghese, sono entrambi gruppi scultorei in marmo che rappresentano
un uomo nell’atto di rapire una giovane, che tenta di divincolarsi dalla sua presa e piega la
testa all’indietro.
Sono comuni alle due opere il plasticismo e lo slancio verso l’alto, caratteristiche che Bernini
aveva infatti preso dal Giambologna.

Le differenze principali consistono nell’episodio rappresentato, nel “Ratto della Sabina” infatti
un giovane romano sta rapendo una giovane sabina mentre sovrasta un vecchio sabino
inginocchiato, nel “Ratto di Proserpina” invece è rappresentato il rapimento di Proserpina,
personificazione della fertilità primaverile, da parte di Plutone; nelle caratteristiche
tipicamente manieriste del “Ratto della Sabina”, ovvero l’avvitamento dei corpi e il
virtuosismo dimostrato nella sua realizzazione, e nella diversa composizione: nell’opera del
Giambologna è presente un avvitamento ispirato al Supplizio di Dirce e una sovrapposizione
dei tre personaggi, mentre in quella del Bernini i corpi dei personaggi formano concavità in
direzioni opposte.
Inoltre nel “Ratto di Proserpina” l’artista ha posto un drappo panneggiato per far risaltare la
morbidezza degli incarnati.

Potrebbero piacerti anche