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Prof. Lancioni
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LEZIONE DEL 15.10.2007
Impostazione Comportamentale:
Principi così come espressi da vari autori
AUTORI DA TRATTARE:
Pavlov
Thorndike
Hull
Skinner
Watson
I MODELLI DELL’APPRENDIMENTO:
Nel mondo dell’apprendimento abbiamo bisogno almeno di fare una distinzione tra
due modi di procedere:
1. apprendimento di tipo classico (Pavlov)
2. apprendimento operante (Thorndike, Skinner,..)
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Il modello classico nell’apprendimento di Pavlov:
STIMOLI INCONDIZIONALI: sono quegli stimoli che destano sempre lo stesso tipo
di risposta indipendentemente dalle condizioni in cui
vengono presentati. (Es.:cibo,soffio d’aria, rumori
improvvisi e forti).
Questi stimoli hanno un potere proprio
STIMOLI NEUTRI: a differenza degli stimoli incondizionali sono quelli che non
hanno una forza propria. (Sono ad esempio un suono
di intensità modica, oppure la vista di un oggetto o di
una persona.) Essi non sono stimoli specifici che
possano portare ad una risposta specifica.
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UN PROCEDIMENTO DI INSEGNAMENTO DI TIPO TRACE (traccia)
Il procedimento presuppone che:
Lo stimolo incondizionale inizi dopo che lo stimolo neutro è terminato.
Lo stimolo neutro non si interrompa mai prima dello stimolo incondizionale. I due
stimoli hanno un tempo di sovrapposizione e spesso terminano simultaneamente.
Quindi c’è un gap temporale tra i due stimoli, gap che può variare in termini di
lunghezza (da 0.1 secondi a tot secondi).
Disagi: in quel gap temporale tra lo stimolo neutro e lo stimolo incondizionale, può
incorrere un altro stimolo, che probabilmente, essendo lo stimolo più vicino alla
presentazione dello stimolo incondizionale (cibo), verrà associato ad esso al posto
dello stimolo neutro (campanello) presentato in principio.
Probabilmente non presenta nessuno dei problemi presenti nella procedura di tipo
trace. L’unica questione è di tipo pratico.
Esempio: la campanella inizia a suonare e dopo due secondi viene presentato il cibo;
i due stimoli continuano ad esserci contemporaneamente per due secondi e
successivamente i due stimoli terminano insieme. Quindi in totale abbiamo una
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presentazione di 4 secondi dello stimolo neutro, ma dopo due secondi dall’inizio della
campanella vi è la presentazione del cibo. Entrambi terminano insieme.
STIMOLO NEUTRO 4 secondi, gli ultimi due dei quali sono in simultanea con i 2
secondi dello STIMOLO INCONDIZIONALE.
Vantaggi: nel caso in cui un apprendimento avviene nel contesto del sistema
delayed noi lo capiamo perché :
comincia il suono e non accade nulla;
si aggiunge il cibo e la salivazione aumenta. Ma questo non ci dice nulla
perché la salivazione è una risposta incondizionale dovuta alla risposta del
cibo.
Nel momento in cui si ripete questo schema ad un certo punto ci accorgeremo
che nel momento in cui inizia il suono il cane saliverà indipendentemente dalla
presentazione del cibo. Questa risposta incondizionale anticipata è la verifica
ovvia che l’apprendimento è avvenuto.
Questo sistema ci permette di verificare l’apprendimento senza interrompere
l’abbinamento degli stimoli.
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LEZIONE DEL 16.10.2007
produzione di suoni:
reazioni che ci fanno capire la
ricezione.
NON E’ UN TEST, MA UNO SCREENING DIAGNOSTICO. (modo approssimativo)
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Esempio:
STIMOLO INCONDIZIONALE: soffio d’aria
RISPOSTA INCONDIZIONALE: ammiccamento e difesa
STIMOLO NEUTRO: suono
L’intesità dello stimolo incondizionale e dello stimolo neutro sono molto importanti.
Supponiamo che l’intensità del soffio d’aria sia minimale: succede che il bambino
può avere un leggero ammiccamento che è assolutamente identico allo normale che
un individuo ha di tanto in tanto così come la natura conviene che si abbia.
A quel punto dire che la risposta che il bambino fa è in funzione dell’apprendimento
meno è difficile, perché essa sarebbe sovrapponibile all’azione naturale. Allora per
far ciò si prolunga uno stimolo incondizionale per non far confondere la risposta
incondizionale con lo balbettamento semplice e naturale.
Questo proprio per creare una risposta incondizionale più massiccia.
Quindi laddove noi dovessimo cercar di iniziare una valutazione in un bambino per il
quale si paventa una perdita uditiva dovremmo cercare di individuare uno stimolo
neutro che sia percepibile dal bambino indipendentemente dai dubbi che esistono
circa il suo udito ma nel frattempo non tale da creare delle reazioni perché altrimenti
la sua neutralità sarebbe dubbia.
Dopo quanto detto dovremmo essere nella condizione di selezionare gli stimoli
acustici con cui fare una valutazione iniziale (detta BASELINE). Essa ci serve per
appurare che gli stimoli acustici che pensiamo di utilizzare all’inizio della procedura
di insegnamento sono stimoli neutri.
A questo punto è bene anche ricordare che :stimoli più salienti sono preferibili ai
fini dell’insegnamento. (quindi tra uno stimolo di 60dB e uno di 70dB scelgo il
secondo.)
Quindi non cominceremo con dei soffi d’aria intensi e improvvisi sul viso del
bambino, ma solo gradualmente, quando il bambino si è tranquillamente adattato allo
stimolo inizieremo a testare la direzione e l’intensità desiderate dello stimolo stesso.
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In vista di quanto detto sopra dovremo essere in grado di iniziare la procedura di
insegnamento.
Scegliamo una procedura del tipo di delayed in cui il suono comincia prima del soffio
d’aria e finisce insieme ad esso.
Questa procedura dovrebbe metterci nella condizione di osservare l’apprendimento
(risposta condizionata) come anticipazione del soffio.
In questa procedurali rinforzo negativo può avere un ruolo importante.
Laddove non ci fossero problemi gravi né dal punto di vista sensoriale. Né dal punto
di vista dell’apprendimento dobbiamo arrivare alla possibilità di apprendimento entro
un tot di prove da stabilire come limite massimo di insegnamento. Di solito questo
limite è posto a 100 prove con 20/30 secondi di intervallo tra una prova e l’altra.
Una domanda potrebbe riguardare l'uso del soffio d'aria,ovvero dello stimolo
incondizionale. Innanzitutto, uno stimolo incondizionale per essere adeguato deve:
1 permettere l'apprendimento
2 assicurare risposte chiare e attendibili
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Lezione del 22 ottobre 2007
Uno stimolo incondizionale che potrebbe tentativamente essere usato è il biberon con
latte, ma potrebbe presentare problemi di:
- indizi irrilevanti;
- registrazione di risposte
- procedimento di insegnamento
1) creare una situazione in cui il livello d’ansia del bambino sia molto basso così
che il bambino sia in grado di tollerarlo
2) abbinare questa situazione di ansia limitata ad un coinvolgimento costruttivo
del bambino ed alla sua gratifica (esempio: il comportamento del bambino di
attendere agli stimoli presenti quali il piatto ed il cibo porta alla degustazione
di cibo preferito)
3) sostituire quindi l’associazione esistente con una nuova
4) manipolare la situazione di ansia.
Se una risposta che inibisce l’ansia può essere procurata in presenza degli stimoli che
evocano l’ansia, ci sarà un indebolimento del nesso fra quegli stimoli e l’ansia. Qui si
può anche parlare del concetto di CONTRA-CONDIZIONAMENTO.
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Lezione del 23 ottobre 2007
A questo punto ci si potrebbe porre una domanda di base: perchè affrontare le cose in
una maniera così complicata e non servirsi del processo di estinzione? In pratica si
potrebbe pensare che la presenza della situazione ansiogena del SI dovrebbe portare
all’estinzione della risposta d’ansia. Due punti importanti:
Il più grande contributo nel tradurre Pavlov in termini clinici è stato dato da Joseph
Wolpe: uno dei suoi esperimenti iniziali aveva a che fare con 12 gatti domestici che
erano posti in delle gabbie ed esposti a suoni seguiti da shock elettrici. In
conseguenza di ciò i gatti sviluppavano una grande ansia nei confronti delle gabbie,
che si manteneva anche in assenza dei suoni e degli shock. L’ansia dei gatti era tale
che essi non si nutrivano più nelle gabbie.
Dato che il concetto di estinzione non sembrava funzionare (mantenere i gatti nelle
gabbie senza shock) non portava ad una riduzione dell’ansia e ad un atteggiamento di
alimentazione, Wolpe doveva risolvere il problema:
Per quanto riguarda il primo punto potremmo optare per situazioni quali:
- essere in un gioco preferito insieme ad un genitore
- essere in braccio ad un genitore
- mangiare un cibo preferito insieme ad una persona fidata.
Per quanto riguarda il secondo punto l’uomo con la barba potrebbe essere
presentato ad una notevole distanza all’inizio e a distanze gradualmente minori
successivamente.
UN CASO COMPLESSO
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Lo scopo dell’esperimento è rendere il bambino capace di gestire la vista di strumenti
che gli causano ansia. Le siringhe sono uno stimolo che si ripete frequentemente,
perciò produce più volte il SI (il dolore). Desensibilizzare ago e siringa è tempo
sprecato: non si elimineranno mai totalmente!
I gradini da 1 a 7 sono adeguati ma il problema si risolve successivamente: la crema
anestetica elimina il SI,cioè il dolore. Una volta eliminato il dolore, la situazione si
normalizza: si procede quindi senza che il SI entri in gioco perciò il SN (la siringa) si
può sopportare con disinvoltura.
Questo esempio è diverso dagli altri perchè il SI non scompare mai ed è neutralizzato
senza però essere ignorato.
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Prendiamo l’esempio di un bambino che ha paura di sedersi sul water.
Per raggiungere lo scopo finale allora si possono aggiungere lassativi o piccoli clisteri
nella parte finale del processo di desensibilizzazione in moda tale che il sedersi e
l’espellere diventino parte dello stesso stadio.
Il mantenimento del processo avverrebbe poi con l’utilizzo di diete speciali e/o
lassativi.
In queste situazioni non è così scontata la risoluzione del problema (non è solo una
questione di organizzazione standard quella di poter attuare una procedura efficace,
ma bisogna trovare tutti gli stimoli incondizionali che vanno ad attivarsi nella
condizione del bambino e che quindi bisogna eliminare o almeno attutire per
risolvere il problema).
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Un articolo di giornale recente riguardante un bambino di 8 anni con problemi di
autismo.
Una possibile procedura (che poi è quella che è stata attuata) è quella di mettere tre
giochi animati ad una distanza notevole fuori dalla porta della stanza.
Poi si scelgono tutti i giochi preferiti del bimbo e gli si permette di giocarci.
Una volta che il bambino per due sessioni consecutive ciascuna di quindici minuti ha
giocato tranquillamente con i suoi giochi preferiti nella stanza restando nella stessa
identica posizione di distanza dagli oggetti animati almeno per il 90% del tempo,
allora si avvicinano i tre oggetti animati.
Si riosserva il bambino. Se egli continua a giocare e per altre due sessioni per il 90%
del tempo sta tranquillo, si avvicinano ancora di più gli oggetti animati.
Si fa questa operazione fino a quando la distanza tra il bambino e gli oggetti animati è
di un metro.
Successivamente si chiede al bambino di toccare gli oggetti: se il bambino riesce a
toccarli allora il processo è terminato positivamente.
La paura del bambino nei confronti di quegli oggetti era dovuta a qualche stimolo
incondizionale esterno al bambino che nella situazione terapeutica non è apparso.
Perciò si è stati in grado di sciogliere il legame tra giocattoli e stimolo incondizionale.
Dovremmo fare in modo che l’effetto dello stimolo incondizionale venga almeno
attutito. Un modo per far ciò è mettere le cuffie alla bambina.
Supponiamo di dover trattare un bambino dell’Iraq che abbia paura di rumori forti
che per lui sono associati alle bombe.
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FORME COADIUVANTI DI APPROCCIO:
Modellamenti
L’ordine delle cose da fare nella procedura lo si decide attraverso l’analisi del
potenziale ansiogeno di esse. Ma qualunque sia la sequenza della procedura, la regola
è che non si può passare ad una fase successiva se non si è superata quella presente.
Prendiamo l’esempio di una donna che soffre di claustrofobia e per la quale si sia
costruita una gerarchia di stimoli che creano progressivamente ansia.
Leggere che alcuni minatori sono stati imprigionati in una maniera.
Essere informata che qualcuno è in prigione.
Essere ospite in una casa ed incapace di partire liberamente
Avere un anello molto stretto al dito
Essere bloccata in un vestito con una carriera lampo rotta
Essere in viaggio in treno con la lunghezza del viaggio direttamente correlata
al livello d’ansia.
Andare in un ascensore manovrati da un addetto
Andare in ascensore da sola
Passare in un tunnel col treno
Essere bloccata in una stanza
Essere bloccata in un ascensore.
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In alcuni casi l’intervento continua dopo quanto detto sopra con situazioni in vivo e
non semplicemente immaginate. Le situazioni in vivo sono per lo più corrispondenti a
quelle immaginate; la sequenza dei passaggi potrebbe avere dei passaggi imprevisti.
Supponiamo che il problema da trattare sia una fobia da ragni. Supponiamo che la
procedura di inibizione reciproca sia il rilassamento indotto attraverso
pratichepsicologiche adatte. La procedura di desensibilizzazione prevede che si passi
attraverso una gerarchia di stimoli che rappresentano ikl range ansiogeno.
Un esempio di tale gerarchia potrebbe comprendere:
Rappresentazione di un vecchio casolare di campagna;
Sedersi davanti all’ingresso di questo casolare;
Pulire il tavolo e le sedie davanti al casolare
Rimuovere gli insetti dal tavolo
Togliere delle ragnatele dalle sedie e dal tavolo
Spazzare con un panno la ragnatela con il ragno
Guardare un che si allontana dal tavolo a cui sta seduto.
Ci sono dei casi in cui è molto difficile per la persona ed il terapista visualizzare un
punto di partenza (situazione stimolo rilevante che non crei troppa ansia).
Un esempio riguarda un paziente con la fobia della morte. Per lei anche immaginare
cani morti ad una distanza di oltre 200 metri era infinitivamente ansiogeno. Fu poi
trovato un punto di partenza con l’elicitazione della morte in un periodo storico
(Pilliamo il conquistatore morì in battaglia nel 1066).
THORNDIKE:
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Per questa ragione Thorndike inventò le gabbie “puzzle” in cui dei gatti dovevano
trovare e aprire l’uscita.
I suoi gatti erano affamati e vedevano fuori dalla gabbia del cibo che poteva essere
ottenuto solo se il gatto era in grado di aprire la gabbia operando una corda o
qualcosa di simile che era presente all’interno della gabbia.
La previsione era che il gatto inizialmente muovesse in maniera random, cioè per
tentativi ed errori.
Accidentalmente ci si aspettava che il gatto riuscisse ad aprire la porte e quindi a
trovare e consumare il cibo.
Il cibo, che rappresentava l’evento che arreca soddisfazione, era visto come un
qualcosa che poteva rafforzare la connessione fra gli stimoli (situazione di risposta) e
le risposte eseguite.
Questo era per Thorndike il principio fondamentale che governa l’apprendimento: la
legge dell’effetto.
Essa sancisce che:
Quando la connessione tra una situazione stimolo e una risposta è seguita da
una conseguenza positiva, la connessione si rafforza, cioè diventa più stabile e
definita.
Quando la connessione fra una situazione stimolo ed una risposta è seguita da
una conseguenza spiacevole la connessione si affievolisce.
Se il gatto veniva rimesso nella gabbia dopo un tentativo riuscito, Thorndike trovava
che il tempo richiesto per riaprire la gabbia di nuovo tendeva a diminuire. Questo
miglioramento nei tempi richiesti per aprire la gabbia venivano attribuiti a successivi
rafforzamenti della connessione fra la situazione stimolo e la risposta.
La legge dell’effetto per essere significativa deve creare differenze, ovvero deve
ridurra lo stato di problema in una maniera soddisfacente.
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La legge dell’effetto aiuta l’individuo ad associare la situazione stimolo
(problematica) e la propria risposta.
Il tipo di risposta deve essere plausibile nel repertorio del soggetto con cui lavoriamo
per richiedergliela (random responding).
Trial-and-error: questo può essere più facilmente previsto per un soggetto animale.
Non è una necessità anzi può essere visto come controproducente nel contesto
umano.
Allora la procedura più comunemente usata per aggirare questa situazione è quella
ceh va sotto il nome di prompting.
Esso è finalizzato a facilitare la risposta e quindi a creare occasioni di rinforzo che
possono aumentare la motivazione e l’attenzione.
PROMPT: forma di aiuto o indizio esterno che assicura la risposta corretta (che mette
la persona nella situazione di gestire e produrre la risposta corretta).
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2. il soggetto ha gravi problemi di apprendimento e/o il soggetto ha gravi
problemi di discriminazione.
l’effetto positivo per gli animali, abbiamo detto che potrebbe essere la presentazione
di cibo. E per le persone?
Per gli adulti potrebbe essere un elogio, una stimolazione acustica/visiva particolare;
mentre per i bambini potrebbe essere una forma di affetto da parte dell’analista, un
regalo, le figurine,ecc..
Un effetto positivo non lo giudica chi lo applica a si verifica a priori, nel senso che
posso fare delle prove iniziali per verificare se ciò che presento può essere
considerato effetto positivo per quel determinato soggetto, ma in linea di massima
tutto ciò bisogna saperlo in principio.
Supponiamo di avere un bambino con disabilità motoria grave che deve operare un
microswitch, cioè un piccolo strumento la cui attivazione causa conseguenze
ambientali piacevoli.
Se il bambino rimane dipendente dal prompt per eseguire la risposta di operare il
microswitch:
1. la risposta è troppo difficile;
2. la conseguenza non è forte;
3. ha difficoltà di apprendimento (forse anche dovuti alle condizioni neuro-
attentive)
Lo stato di preparazione:
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1. la più scontata prevede che LE ABILITA’ PREREQUIITE SIANO PRESENTI
NEL REPERTORIO DEL SOGGETTO DA ESPORRE AD
INSEGNAMENTO;
Se dobbiamo insegnare ad un bambino ad allacciare le scarpe i movimenti
richiesti dovrebbero essere presenti o plausibili.
Se dobbiamo insegnare ad un bambino ad andare a scuola da solo ci dobbiamo
assicurare che il suo senso di orientamento nel mondo esterno sia sufficientemente
sviluppato e che la sua abilità deambulatoria sia adeguata.
Se dobbiamo insegnare ad un bambino a fare delle somme avremo forse bisogno
che abbia la nozione di numero.
Esempi:
Movimenti lenti ed armonici dello sguardo in neonati;
Forme imitative delle espressioni del viso nel primo mese di vita
Posizioni del braccio/mano basilari per la risposta da raggiungere in
neonati.
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Lezione del 5.11.2007
Riepilogo PROMPT:
LEGGE DELL’EFFETTO
LEGGE DELL’ESERCIZIO
LEGGE DELLA PREPARAZIONE
T. parla di risposte iniziali secondo uno schema RANDOM (noi abbiamo parlato di
prompting).
I prompt dovrebbero essere temporanei e dovrebbero poter essere eliminati attraverso
procedure di FADING e DILAZIONAMENTO TEMPORALE.
I prompt non assicurano l’apprendimento ma ne facilitano il proceso.
L’apprendimento richiede la pratica rinforzata.
Quindi nel caso di fallito apprendimento con certi stimoli a buon indice di
preferenza questo non dovrebbe farci immediatamente concludere che il soggetto
è incapace.
Forse altri stimoli ad elevata preferenza dovrebbero essere provati prima di
arrivare a delle conclusioni.
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Le difficoltà maggiori in questa area si incontrano con persone che presentano
stereotipie autostimolatorie.
Stereotipie: forme di ripetizione di schemi comportamentali che apparentemente
non hanno una funzione adattiva.
Si parla di apparente perché l’osservatore esterno non vede motivi adattivi alla
base del comportamento.
Malgrado quanto sopra è quasi scontato che il comportamento produca delle
conseguenze utili (PIACEVOLI). Se cos’ non fosse il comportamento non si
manterrebbe nel tempo ma si affievolirebbe e decadrebbe. In questi casi (persone
con stereotipie) gli stimoli ambientali potrebbero avere livelli di preferenza
modesti o potrebbero perdere valenza positiva non appena il loro effetto novità
svanisce.
La probabilità che gli stimoli ambientali competono con successo con le
conseguenze (stimoli) prodotti dalle stereotipie è legata:
1. alle risorse che l’operatore ha in termini di stimoli;
2. ai livelli di funzionamento del soggetto;
3. alle facilità di convivenza della risposta selezionata con stereotipie.
(Rinforzo automatico: è gestito autonomamente nella dimensione fisica
dell’individuo stesso).
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Lezione del 6.11.2007
La nostra attenzione nella selezione degli stimoli è rivolta ad averne diversi da poter
alternare nell’ambito delle sessioni da una sessione all’altra.
Da notare che:
1. non tutti gli stimoli usati hanno un livello di preferenza del 75%;
2. generalmente gli stimoli con % molto alte sono alternati o combinati a stimoli
con % più bassa;
3. l’attenzione e l’interesse per gli stimoli può variare con la familiarizzazione e
l’espressione;
4. nuovi screening di preferenza possono essere ripetuti durante la fase di
insegnamento e il successivo mantenimento.
Il rinforzo deve essere immediato (deve avvenire subito dopo la risposta): DEVE
ESSERE CONTINGENTE ALLA RISPOSTA (in contiguità temporale).
Se il rinforzo ha un rapporto IRREGOLARE con la risposta questa non si potenzia.
Se il rinforzo è NON CONTINGENTE la risposta non si potenzia.
Similmente se il rinforzo avviene dopo qualche lasso di tempo dalla risposta questa
non si potenzia.
Nell’ultimo caso il rinforzo potrebbe:
1. potenziare cosa più vicine al suo apparire a patto che delle cose specifiche
avvengano con una certa ripetitività.
2. potrebbe anche risultare del tutto inutile quando le cose che lo precedono
cambiano abbastanza frequentemente.
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L’apprendimento prevede la consapevolezza dell’individuo di capire che c’è un
rapporto tra il suo operare e la stimolazione ambientale.
TELLER CARDS:
(può essere somministrato a qualunque età a bambini che abbiano ritardi mentali e
disabilità motorie)
Si basa su una nozione della psicologia evolutiva detta
PREFERENCIAL LOOKING: bambini piccoli normalmente,
posti di fronte a più stimoli, guardano quelli che hanno
configurazioni particolari.
Se si parte da questo presupposto, e cioè che il bambino
preferisce guardare uno stimolo con pattern, succederà che se si presentano quei due
cerchi il bambino preferirà quello striato.
Bisogna immaginare che la luminescenza tra i due cerchi deve essere comparata.
L’unica cosa che si può manipolare è la grandezza delle striature: se si
rimpiccioliscono le striature i due cerchi sembreranno molto simili perchè il bambino
avrà sempre più difficoltà a distinguerli.
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L’esaminatore deve attrarre l’attenzione del bambino al centro del riquadro in cui la
carta iene presentata.
Iniziamo:
La risposta che noi dobbiamo avere è che il bambino fissi lo
stimolo. Come fare??
Possiamo chiamarlo da dietro alle immagini in modo che guardi.
Poi scegliamo un rinforzo (ad esempio le carezze della mamma) da
presentare immediatamente dopo la risposta.
Si ripete la stimolazione con rinforzo. Poi si sposta il cartoncino in modo da variarre
la posizione del cerchio per assicurarci che l’associazione sia guardare lo stimolo e
non guardare un quella direzione. Se il bambino guarda lo stimolo in maniera veloce
e attendibile per un certo numero di volte (6/7) allora possiamo immaginare che il
bimbo sia pronto per iniziare il test.
Tenere a mente:
Vagliare costantemente lo stato di allerta del soggetto;
Dividere il processo in sessioni.
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Lezione del 12/11/2007
KAY TEST:
Supponiamo di avere una bambina di tre, quattro anni che è in ambiente prescolare.
Sappiamo che la bambina ha dei gravi deficit visivi ma non abbiamo i dettagli
funzionali.
Sappiamo anche che la bambina non ha familiarità e/o attenzione con il materiale
bidimensionale (cartaceo).
Supponiamo anche che la bambina tende a evitare situazioni di compito e che è
facilmente frustrata.
Supponiamo che si determini l’esigenza di valutare la bambina e che si opti per il
KAY TEST.
IDENTITY MATCHING
Il modo migliore per cominciare è quello di far capire alla bambina quanto vogliamo
da lei. A tale scopo usiamo coppie di oggetti tridimensionali. Le coppie vengono
inizialmente utilizzate in maniera individuale così che la bambina possa rispondere
senza errori e diventare più sicura e fare pratica rinforzata.
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La procedura potrebbe prevedere l’uso di distanze diverse e graduale fading out di
tali distanze.
L’oggetto corrispondente a quello della bambina è abbastanza vicino alla bambina
mentre l’altro è più distante.
La posizione destra/sinistra degli oggetti dell’operatore viene variata
sistematicamente.
Se la bambina risponde correttamente la distanza dell’oggetto diverso viene
gradualmente ridotta.
Alla fine della procedura la distanza tra i due oggetti è identica.
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Una volta finita questa manovra la bambina si troverà a rispondere a delle
rappresentazioni pittoriali forse eccessivamente grandi rispetto a quelle contemplate
nel test ma almeno bidimensionali.
FADING OUT delle grandezze, così da raggiungere il primo livello delle regole del
test.
Applicare il test al primo livello di grandezza.
La bambina h 2 o 3 rappresentazioni e deve scegliere e mettere quella corrispondente
del match.
La procedura viene ripetuta con le varie rappresentazioni alla stessa grandezza.
Successivamente viene ripetuta con le rappresentazioni al secondo livello di
grandezza.
Se la bambina risponde a questo livello si procede con le rappresentazioni del 3°
livello.
Se la bambina risponde solo ad alcune rappresentazioni di questo livello si procede in
due modi:
1. si ritorna al livello precedente per le rappresentazioni su cui è mancata la
risposta corretta.
2. si procede al livello successivo per le rappresentazioni su cui c’è stata la
risposta corretta.
In questo modo si possono definire le soglie di acuità visiva per stimoli presentati da
vicino.
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Lezione del 13.11.2007
Il KAY TEST è utilizzabile dai 2/3 anni. Si può utilizzare anche per persone più
grandi laddove abbiamo problemi di tipo evolutivo.
Nel modo in cui proviamo il test ieri parlavamo di “test da vicino” (35 cm di
distanza) cioè con gli stimoli in prossimità del bambino. Ma altre volte deve essere
fatto anche a distanza.
Verrà allora presentano un test gradualmente sempre più lontano: FADING DELLE
DISTANZE.
Suono: S
Sperimentatore 1: E1
tecnologia
Genitore: P tavolo
Bambino: I
Vetro unidirezionale
Sperimentatore 2:
E2
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Range d’età di somministrazione: dai 6 mesi ai 18.
Il test consiste in:
-viene proposto al bambino del materiale in modo che sia tranquillo. Lo
sperimentatore1 che si trova nell’latra stanza controlla costantemente le condizioni
generali del bambino e di tanto in tanto presenta stimoli uditivi.
La presunzione che abbiamo nei confronti di questo test è che il bambino, sentendo il
suono, tenderà ad orientarsi nella direzione da dove proviene quella stimolazione
uditiva. Accanto all’altoparlante vi è un gioco che si attiva nel momento in cui il
bambino guarda verso l’altoparlante a seguito del suono (rinforzo visivo).
Lo sperimentatore E1 annota la reazione e mette in funzione il rinforzo visivo che
produrrà un effetto positivo nel bambino il quale avrà una forma di associazione
crescente tra il suono e la sua risposta a desso.
Supponiamo però che lo sperimentatore E2, quello che è in stanza con il bambino e
il genitore, presenti del materiale che al bambino non interessa. Il bambino potrebbe a
questo punto esibire un comportamento che ci potrebbe mettere in difficoltà
(pianto,per esempio) oppure potrebbe essere attirato sempre a guardare verso il
rinforzo visivo.
Allora non si potrebbero presentare degli stimoli in quella situazione, perché il
bambino tenderebbe a rispondere in maniera casuale.
Così lo sperimentatore E2 è costretto a cambiare materiale. Supponiamo che a
questo punto il bambino sia attirato da questo nuovo materiale. Allora lo
sperimentatore E1 nell’altra stanza manda lo stimolo uditivo ma il bambino lo
ignora completamente, troppo preso dal nuovo materiale.
L’effetto positivo prodotto dagli stimoli che E2 ha presentato compete con l’effetto
prodotto dal rinforzo visivo predisposto.
Il materiale ce E2 può usare deve essere di interesse inferiore rispetto al rinforzo
visivo vicino al suono.
-prova di controllo: ogni tanto E1 fissa il bambino per un tempo di 4/5 secondi
(periodo in assenza di suoni) e vede se in quel frangente ci sono delle risposte di
orientamento:
Se il bambino guarda l’altoparlante anche se E1 non ha presentato suoni; allora
siamo di fronte ad un falso positivo e il test è da considerarsi inutile.
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Lezione del 14.11.2007
Facciamo un esempio:
abbiamo un bambino di 10 mesi con ritardo evolutivo per il quale non abbiamo
certezze di capacità uditiva. Inoltre non sembra minimamente interessato
all’ambiente che lo circonda.
Quale delle due procedure utilizzeremo??
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3. uno dei prompt possibili potrebbe essere quello di un compagno preferito che
modella il comportamento di partecipazione:
GIOCO PARALLELO:
Parallelismo di impegno senza contatto fisico:
costruzione di una torre con le lego;
disegno grande da colorare;
palline da inserire in un percorso automatico.
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13.dopo un po’ il contatto viene sostituito dal solo gesticolare.
14.alla fine anche questo si riduce per poi essere eliminato totalmente.
15.a quel punto il processo di apprendimento può continuare con due obiettivi
particolari:
- generalizzazione;
- estensione della risposta.
16.con generalizzazione si intende che le situazioni di gioco cambiano.
17.con estensione della risposta si può intendere che il contatto con l’oggetto
diventi più massiccio e/o prolungato.
18.parte di questo obbiettivo può avvenire spontaneamente con il bambino che
diventa più coinvolto e la somministrazione del rinforzo viene dilazionata a
coprire la maggiore iniziativa a partecipare del bambino.
19.un’altra parte di questo obbiettivo (es. contatto fisico con l’altro bambino che
usa il gioco) potrebbe richiedere una nuova programmazione di insegnamento.
20.la nuova programmazione dovrebbe ancora basarsi su prompt e rinforzi e
quindi prevedere il fading out del prompt.
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Lezione del 19.11.2007
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Lezione del 20.11.2007
In un contesto classe è difficile gestire un caso come quello precedente perché ci sono
effetti positivi relativi al comportamento deviante del bambino (per esempio risa dei
coetanei).
E’ possibile che si debba ritenere l’argomento di ieri con determinati accorgimenti.
PROMPT:
-diretto: i due bambini su un solo tavolo
-ambientale: [ MANIPOLARE L’AMPBIENTE AFFINCHE’ ESSO FACILITI
L’EFFETTO DESIDERATO] Utilizziamo una condizione ambientale diversa della
classe che renda più facile il nostro intervento in modo che l’ambiente sia meno
incline al bambino.
FADING:
-riduzione prompt diretti: allontaniamo piano piano i tavoli.
-fading in elementi ambientali: [AUMENTARE GRADUALMENTE IL NUMERO
DI INDIVIDUI RESENTI NELL’AMBIENTE] Quando il bambino riesce a lavorare
conun numero gradualmente più ampio di bambini intorno, abbiamo ricreato il
contesto classe e quindi abbiamo appurato che l’apprendimento è avvenuto.
Altro caso:
Supponiamo di dover trattare un bambino di 6 anni inserito in una classe ma privo di
rapporti costruttivi.
ISOLAMENTO-AGGRESSIVITA’
PROMPT:
-diretto
-ambientale
42
FADING.
-riduzione prompt diretto
-fading in elementi ambientali
ESTENSIONE DI RISPOSTA
GENERALIZZAZIONE
Prima cosa da dover fare è controllare che l’insegnante ci abbia detto una cosa vera,
quindi dobbiamo controllare l’entità del problema. Come si fa?
Dobbiamo definire i comportamenti target che vogliamo osservare.
Per esempio l’aggressività è una molteplicità di comportamenti: -calci; -insulti; ecc..
Ma consiste anche in un molteplicità di tempi. Dobbiamo a questo proposito definire
le STRATEGIE DI REGISTRAZIONE DEI DATI.
Nel momento in cui voglio fare una registrazione dell’aggressività ho bisogno di una
REGISTRAZIONE DI INTERVALLI TEMPORALI:
-facciamo una preregistrazione in cui con intervalli di 10 secondi annunciamo lo
scadere di un segmento temporale: 1………2………3………4….
-osserviamo il bambino e ascoltiamo contemporaneamente la registrazione audio che
ci scandisce il periodo di osservazione. Allo scadere di ogni periodo segniamo un + o
un – a seconda che il bambino abbia manifestato o meno un comportamento
aggressivo preliminarmente pensato come comportamento target.
Esempio:
TIRA I CAPELLI: 1…………2…………..3…………..4…………..5………
- + + + +
In questo modo eventi che sono più lunghi e si estendono su intervalli diversi
vengono segnati più di una volta.
Questo sistema è detto sistema ad intervalli temporali parziali continuativo (infatti
non esclude nessun intervallo)
Una delle conoscenze acquisite fino ad ora è che il bambino abbia un effetto positivo
ancora maggiore rispetto a quello dell’aggressività con comportamenti antiaggressivi
e socialmente accettabili. Quindi non dovremo fare un travet solo di quei
comportamenti che reputiamo facenti parte dell’aggressività, ma anche i quei
comportamenti che invece sono socialmente accettabili e quindi sui quali agire in
maniera positiva per rinforzarli.
Possiamo immaginare il bambino occupato nel contesto classe inattività costruttive
alternative positivamente all’aggressività come ad esempio:
-pulire un banco
- fare un servizio per la maestra
-ecc..
Quindi in definitiva si devono creare due mappature, una per l’aggressivitò e una per
i comportamenti socialmente positivi.
43
Che tipo di comportamenti possiamo vedere:
Comportamento target:
-analisi delle componenti specifiche che possono essere considerate parte integrante
del comportamento generale che vogliamo prendere in esame.
- deve anche definire i comportamenti che vogliamo potenziare e non solo quelli che
vogliamo debellare. Per far ciò devo creare una mappatura di comportamenti
prosociali e per esser sicuro devo anche registrarli.
Supponiamo di avere una bambina che sta solo con un’altra bambina.
PROMPT (DIRETTO & AMBIENTALE)
FADING (Riduzione prompt diretto & fading in elementi ambientali9
ESTENSIONE DELLA RISPOSTA
GENERALIZZAZIONE
IL nostro scopo è far sì che la bambina sia capace di avere una prossimità con gli
altri. Però dovremmo definire questo comportamento target e registrare i dati.
Questo tipo di isolamento dobbiamo codificarlo, quindi dobbiamo trovare elementi
specifici di questo comportamento.
Potremmo guardare durante la mattino nel contesto classe (la bambina ha 5 annui e
va all’asilo) e ci renderemmo conto per esempio che l’isolamento consiste nel fatto
che non ha vicinanza fisica con altri bambini per più di 1/2 secondi esclusa la
bambina con cui si trova bene.
45
Basterebbe questo per definire il comportamento target ma potremmo voler sapere
anche comportamenti di aggressività e allontanamento.
Altro caso:
Supponiamo che un bambino della prima elementare confonda le lettere D-B:
1. lo scopo è quello di aiutarlo a discriminare tali lettere correttamente;
2. anche in questo caso si prevede l’uso di prompt per assicurare la
risposta;
3. il prompt potrebbe consistere nell’ingrandire vistosamente una delle due
lettere 8per esempio la D)
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4. la situazione di apprendimento prevede la presenza delle due lettere con
il prompt (ingrandimento della D) ed il rinforzo per le risposte corrette;
5. le risposte corrette in questo caso sarebbero la puntualizzazione della D
a ciascuna del prove;
6. quando il bambino risponde correttamente in maniera consistente si può
procedere con il fading out del prompt;
7. questo processo consiste della riduzione graduale dell’ingrandimento
della D;
8. il fading continua fino a che le due lettere sono di grandezze identiche;
9. se a quel punto il bambino puntualizza la D senza errori vuol dire che ha
appreso.
47
Lezione del 26.11.2007
Quanto sopra viene anche riferito come IPOTESI DI CONTINUITA’. Secondo questa ipotesi
l’apprendimento è un processo continuo e cumulativo. Ogni rinforzo aggiunge qualcosa alla forza
del nesso associativo. Lo stabilirsi di tale nesso associativo apprendimento) on sempre è
apertamente visibile dall’esterno.
D x H x K x V-I
D: drive (pulsione/bisogno).Si può affermare che più grande è il drive più grande sarà la
tendenza del soggetto ad agire.
H: habit(n° di risposte già rinforzate). Tanto maggiore è il numero di risposte rinforzate tanto
maggiore sarà l’abitudine e quindi la possibilità che la risposta venga ripetuta.
Se un bambino ha aperto il frigo un certo numero di volte e ha ottenuto il rinforzo per questa sua
azione, la probabilità che ripeta questa risposta in caso di bisogno sarà elevata.
48
Quanto maggiore sarà la quantità di cioccolata e/o quanto più la cioccolata sarà del tipo preferito,
tanto più grande sarà la motivazione a rispondere.
V: stimulus intensity dynamism (chiarezza della situazione stimolo). La chiarezza della
situazione stimolo verso cui indirizzare la risposta è un’altra variabile fondamentale.
Per poter ottimizzare le situazioni di apprendimento dovremo fare in modo che la D sia la più
grande possibile, che l’H, K e V siano le migliori possibili e la I la minore possibile.
Abbiamo parlato di bisogni–pulsioni-desideri come base del comportamento il cui rinforzo attiva un
processo di apprendimento.
Dobbiamo ance tenere in considerazione che le situazioni in cui tali bisogni-pulsioni-desideri si
espletano e vengono seguiti da rinforzo tendono ad essere associate a questi ultimi. Quindi queste
situazioni possono diventare a loro volta motore di risposte. Similmente eventi ambientali che
occorrono concomitanti al rinforzo hanno qualche contiguità con esso, tendono ad essere associati a
esso. Quindi questi stimoli possono diventare importanti conseguenze della risposta e rinforzarle in
maniera diretta.
Ci potremmo trovare nella condizione in cui uno stimolo (o più stimoli neutri) se associati ad una
condizione di paura prodotta da dolore o malessere generale possono diventare indizi di paura.
Questo avviene attraverso condizionamento classico. Gli indizi di paura promuovono un
comportamento volto a ridurre lo stato di disagio creato dalla paura. La riduzione/eliminazione di
questo stato funge da rinforzo.
In altri termini:
Lo stimolo (stimoli neutri) è diventato una forma di secondary drive (bisogno secondario
che divento a sua volta motivo di azione).
secondary drive ha effetti similari al primary drive
inizialmente si è parlato di rinforzo primario. Questo perché HULL distingue il rinforzo primario
dal secondario. Per definire quest’ultimo dice che: qualsiasi stimolo che è presente quando un
rinforzo primario è presentato acquisterà a sua volta caratteristiche di rinforzo (cioè
diventerà appunto un rinforzo secondario).
Se nel rinforzare un bambino con del cibo o altre forme di stimoli diciamo “Bravo!” o “battiamo le
mani” o “annuiamo col capo” questi comportamenti, che di per sé non sono rinforzanti. Potrebbero
acquisire valore di rinforzo. (potrebbero diventare rinforzi secondari).
I rinforzi secondari possono essere grandemente efficaci. Hanno bisogno di essere accompagnati da
rinforzi primari occasionalmente per mantenere il loro pieno potenziale.
Un aspetto del rinforzo di cui abbiamo già parlato è il suo tempo di latenza rispetto all’emissione
della risposta. Abbiamo già sostenuto che il rinforzo dovrebbe seguire la risposta in maniera molto
49
stretta per essere efficace. Abbiamo anche sostenuto che quando non è possibile far seguire il
rinforzo in maniera immediata possiamo far ricorso ad altre strategie.
La principale è quella di far rivedere la risposta al soggetto e di far seguire questa rivisitazione da
conseguenze positive o negative a seconda del caso.
Con HULL abbiamo un approfondimento di questo tema. La sua prima posizione era che i tempi di
somministrazione del rinforzo dovessero essere stretti.
Sufficientemente (anche con l’apporto di SPENCE) si è notato che ilo tempo di dilazione del
rinforzo può avere effetti diversi.
Se la risposta del soggetto è seguita da indizi (stimoli) chiari associati al rinforzo primario la
dilazione di questo può non precludere l’apprendimento.
Se tali indizi/stimoli non ci sono la dilazione del rinforzo primario può avere effetti molto deleteri.
Gli indizi/stimoli di cui sopra possono essere facilmente interpretati come forme di rinforzo
secondario che servono a dare una conseguenza immediata alla risposta.
Tale conseguenza immediata consolida la risposta che poi viene ulteriormente (e maggiormente)
rafforzata dal rinforzo primario.
Esistono delle situazioni in cui il rinforzo primario potrebbe non essere applicato 8per
motivi ambientali, per esempio) e quindi il rinforzo secondario aiuta.
Spesso ci troviamo a dover insegnare delle risposte complesse (o per meglio dire dei compiti).
Risposte complesse o compiti sono un agglomerato di risposte semplici. Il risultato finale dipede
dalla correttezza delle risposte semplici.
L’insegnamento attraverso il rinforzo finale solamente potrebbe creare difficoltà:
1. rinforzare anche se la sequenza comprende risposte errate non porta a correggere tali
risposte;
2. rinforzare anche se la sequenza è in accurata nell’ordine di esecuzione delle rispose non
porta a correggere l’ordine;
3. non rinforzare perché la sequenza comprende risposte erre porta la persona ad indebolire
anche le risposte corrette;
4. similmente non rinforzare perché l’ordine è errato porta ad indebolire le risposte corrette.
Per dare una risoluzione a quanto sopra possono aiutare due tecniche:
TASK ANALYSIS
BACWARD CHAINING
TASK ANALYSIS: è la tecnica attraverso cui siamo capaci di dividere un compito complesso nelle
sue componenti semplici. Ci mette nella condizione di definire tutte le risposte semplici incluse nel
compito. Perché una risposta possa essere isolata come componente (step/passaggio) del compito
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essa deve essere indipendente. Deve avere un inizio e una fine che la fanno apparire un atto
compiuto e la isolano dalle altre componenti.
Un esempio di Task Analysis: ipotizziamo di applicare la Task Analysis per un compito quale lavae
eseguito diversamente a seconda delle persone coinvolte. Per facilità pratica, supponiamo che per il
bambino con cui lavoriamo il compito comprenda i seguenti passaggi:
-aprire rubinetto;
-bagnare le mani;
-prendere il sapone;
-insaponare le mani;
-mettere via il sapone;
-insaponare il viso;
-sciacquare le mani;
-chiudere il rubinetto;
-asciugare viso.
Non c’è solo un modo per fare la Task Analysis; l’importante è che perchè una risposta possa essere
isolata come componente “passaggio del compito” deve essere indipendente.
La nozione del gradiente di meta si riferisce al fatto che le componenti di una lunga sequenza di
risposte più lontane dal rinforzo verranno rinforzate e consolidate molto di meno delle componenti
vicine al rinforzo. Ne consegue che l’apprendimento di una sequenza comportamentale è
probabilmente compiuto a ritroso; si inizia con l’apprendere le ultime impressioni e poi
eventualmente quelle più lontane dal rinforzo. Seguendo questo apparente paradosso gli anelli
iniziali della sequenza comportamentale sarebbero gli ultimi ad essere appresi.
Le implicazioni pratiche di questa interpretazione sono vistose.
Da qui nasce la procedura BACKWARD CHAINING.
Su questo principio possiamo stabilire un criterio di insegnamento che rispetta il principio di
gradiente di meta facilitandoci l’esito positivo.
Esempio con Backward Chaining: supponiamo di applicare il B.C. per insegnare il compito del
lavarsi il viso dopo aver fatto la Task analysis come riportato prima:
- all’inizio daremo l’aiuto necessario per assicurare i vari passaggi e quindi rinforzare il
passaggio finale;
- continueremo nella stessa maniera eccetto per l’eliminazione graduale (fading out) di
qualsiasi aiuto per l’ultimo passaggio;
- a questo punto si inizierà a fare il fading out dell’aiuto per il penultimo passaggio cosi che
eventualmente il bambino sarà rinforzato per aver eseguito gli ultimi due passaggi
autonomamente;
- la procedura viene ora ripetuta per il terzultimo passaggio cosi che si arriverà a rinforzare il
bambino per aver eseguito la sequenza degli ultimi tre passaggi correttamente e
autonomamente;
- ora si procede a rimuovere gradualmente l’aiuto per sciacquare le mani cosi che arrivi
all’esecuzione corretta e autonoma degli ultimi 4 passaggi del compito;
- si fa la stessa cosa con “sciacquare il viso” cosi che arrivi all’esecuzione corretta ed
autonoma degli ultimi 5 passaggi;
- si procede conm “insaponare il viso” cosi che arrivi all’esecuzione corretta ed autonoma
degli ultimi 6 passaggi;
- si procede con “mettere via il sapone”;
- si procede con “insaponare le mani”;
51
- si procede con “prendere il sapone”;
- si procede con “bagnare le mani”;
- si procede con “aprire il rubinetto”.
Supponiamo di applicare la Task analysis con il compito di vestirsi per un bambino di pochi anni. E
supponiamo di individuare i seguenti passaggi:
- mettere le mutande;
- mettere la maglietta
- mettere i calzini
- mettere la felpa
- mettere i pantaloni
- mettere il giubbino
- mettere le scarpe.
L’utilizzo del Backward Chaining dovrebbe portarci a dare l’aiuto necessario all’esecuzione
corretta di tutti i passaggi e al rinforzo dopo l’ultimo passaggio.
- a questo punto si inizia con il fading out dell’aiuto relativamente all’ultimo passaggio cosi
che questo diventi autonomo;
- si procede con il fading out dell’aiuto del penultimo passaggio cosi che il bambino verrà
rinforzato per avere eseguito una sequenza di due passaggi autonomamente;
- si passa quindi al fading out dell’aiuto del mettere i pantaloni cosi che alla fine il rinforzo
seguirà una sequenza di 3 risposte autonome;
- il fading out poi viene applicato per mettere i calzini;
- poi per mettere la maglietta;
- il fading out riguarda poi il mettere le mutande. Quindi il bambino dovrebbe essere in grado
di eseguire tutti i passaggi con il solo rinforzo finale.
Supponiamo di utilizzare la Task analysis per un compito domestico quale il preparare la tavola.
Supponiamo di individuare i seguenti passaggi:
- mettere tovaglia
- mettere piatti
- mettere tovaglioli
- mettere bicchieri
- mettere forchette
- mettere acqua e vino
- mettere spezie
- mettere pane.
Anche in questo caso si comincia con l’aiuto necessario ad assicurare l’esecuzione di tutti i passaggi
ed il rinforzo finale.
Supponiamo di applicare la Task analysis per un compito di pulizia (un lavoro proposto per
l’integrazione di un giovane con disabilità intellettive).
Supponiamo di individuare i seguenti passaggi:
- prendere un secchio con l’acqua;
- mettere il detersivo nell’acqua
- prendere delle spugne e bagnarle
52
- passare con le spugne su di un tavolo
- passare con le spugne su delle sedie
- battere il tappeto
- raccogliere la polvere da uno scaffale
- mettere del materiale sullo scaffale
- rimuovere le spugne
- mettere via il secchio.
Alcuni problemi con il backward chaining per l’insegnamento di compiti complessi si hanno:
- quando le sequenze di risposta sono molto lunghe;
- quando le persone esposte all’insegnamento hanno disabilità intellettive;
- una delle modalità messe in atto per superare il problema con persone con disabilità è quello
di utilizzare rappresentazioni visive delle risposte del compito organizzato in sequenza;
- in questo caso si insegna alla persona a prendere visione della prima rappresentazione ed
eseguire la risposta relativa;
- prendere visione della seconda rappresentazione ed eseguire al seconda risposta;
- prendere visione delle terza rappresentazione e eseguire la terza risposta
- prendere visione delle “n” rappresentazione ed eseguire la risposta relativa;
- ricevere il rinforzo finale.
53
Lezione del 3.12.2007
Problemi con le singole rappresentazioni e singole risposte possono essere superate nel contesto
della sequenza o al di fuori della sequenza con prompt e prompt fading.
Il procedimento esposto precedentemente può presentare almeno 3 rischi:
1. la persona ha problemi con l’uso corretto delle rappresentazioni:
non si è in grado di discriminare (allora insegniamo separatamente)
Una strategia per ridurre i rischi di cui sopra è costituita dall’uso di sistemi computerizzati che:
Eliminino problemi con la gestione delle rappresentazioni
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Esempi grafici:
Qualora i soggetti venivano muniti del sistema computerizzato le loro performances miglioravano
sempre indipendentemente dal compito presentato.
*: per vedere se i miglioramenti sostanziali avvenivano per una questione di compiti diversi tra le
due prove, per cui il training con sistema computerizzato appariva più semplice, allora presentato
compito con computer identico al compito precedentemente svolto con le rappresentazioni pittoriali.
55
Questo effetto positivo è un rinforzo negativo perché la cessazione del compito elimina uno stato di
difficoltà e disagio.
Il rinforzo non continuo normalmente viene definito rinforzo intermittente.
Esso può essere programmato in molti modi diversi. Questi possono essere fatti rientrare in due
categorie:
1. rapporto numerico: un esempio di rinforzo intermittente a rapporto numerico potrebbe
essere quello di somministrare il rinforzo dopo ogni 2 o 3 risposte piuttosto che dopo
l’emissione di ogni singola risposta.
2. intervallo temporale: un esempio di rinforzo intermittente ad intervallo temporale potrebbe
essere quello di somministrare il rinforzo a intervalli di 2 o 3 minuti, cioè contingentemente
alla prima risposta che avviene dopo dell’intervallo.
Per essere più precisi riguardo al rinforzo intermittente a rapporto numerico possiamo parlare di :
1. rapporto fisso
2. rapporto variabile
nel primo caso si richiede che lo stesso (fisso) numero di risposte sia eseguito prima di
somministrare il rinforzo. Per esempio se si parla di FR:3 (fixed ratio:3rapporto fisso:3) si
intende che il rinforzo verrà somministrato consistentemente ogni 3 risposte corrette.
Se si parla di FR:10 si intende che il rinforzo verrà somministrato consistentemente dopo 10
risposte corrette.
Se si parla di FR:6 rinforzo dopo 6 risposte corrette.
Nel secondo caso (rapporto variabile) il rinforzo viene somministrato dopo un numero di risposte
che varia di volta in volta in maniera imprevedibile per i soggetto. Per esempio se si parla di VR:5
(variable ratio:5rapporto variabile:5) si intende che il rinforzo verrà somministrato di media ogni
5 risposte corrette. La media prevede un range (es.: da 3 a 7).
Se si parla di VR:8 si intende che il rinforzo verrà somministrato di media ogni 8 risposte corrette
con un range probabile da 4 a 12.
Se si parla di VR:3 rinforzo di media ogni 3 risposte con range probabile da 2 a 4.
Il range è importante.
Per essere più precisi riguardo al rinforzo intermittente a intervallo temporale possiamo parlare di:
1. intervallo fisso
2. intervallo variabile
Nel primo caso si richiede che lo stesso (fisso) intervallo di tempo trascorra prima di somministrare
il rinforzo. Per esempio se si parla di FI:1MIN (Fixed interval: 1MINintervallo
variabile:1minuto) si intende che il rinforzo sarà somministrato dopo ogni minuto. Se si parla di
FI:2MIN rinforzo dopo ogni 2 minuti.
Nel caso dell’intervallo variabile il rinforzo viene somministrato dopo un periodo di tempo che
varia di volta in volta in maniera imprevedibile pere il soggetto.
Per esempio se si parla di V.I.:1,5 MIN (Variable Interval:1,5MIN intervallo variabile:1,5minuti)
si intende che il rinforzo verrà somministrato di media dopo ogni 1,5 minuti. La media, come
precedentemente, prevede un range che può essere da 1 a 2 minuti.
56
Se si parla di VI: 5MINrinforzo di media ogni 5 minuti con range probabilmente da 2,5 a 7,5
minuti.
Anche in questo caso il rinforzo segue la risposta che avviene a scadenza (dopo la fine)
dell’intervallo.
57
Per quanto riguarda il metodo di registrazione, in questo caso potremmo supporre che una risposta
di raggiungimenti del suono è tale quando il bambino entro 4 secondi dalla presentazione raggiunge
la fonte di suono.
Gli intervalli tra le prove non devono essere di tempo fisso: se presento il suono e il bambino lo
raggiunge, la seconda volta quando lo presenterò? Dopo venti secondi ma comunque devo variare
l’intervallo tra una prova e l’altra.
Dopo un po’
Perché si adoperano due prompt (ambientale e fisico)? Perché la quantità di prompt fisico, almeno
in questo caso, è minimale in quanto la risposta è molto semplice, quindi esso si elimina senza
fading. Ma rimane poi il prompt ambientale da eliminare.
Ricordiamo infatti di aver diminuito la distanza tra sorgente di suono e mano del bambino.
Ora supponiamo di fare il fading out delle distanze del prompt ambientale.
E se il bambino comincia a non rispondere indipendentemente dal prompt?
Allora possiamo:
Tornare alla condizione di vicinanza precedente
Supponiamo di riuscire nel fading out e si arrivare alle condizioni paragonabili a quelle della
vaseline.
Se in quella condizione il bambino raggiunge risposte indipendenti dal promptapprendimento
riuscito.
58
Ora si possono fare altre tre cose:
1. generalizzazione: inserire altre parti del corpo nell’apprendimento.
2. estensione della risposta: chiedere al bambino risposte più ampie (distanza maggiore tra
lui e la sorgente).
3. cambio da rinforzo continuo ad intermittente o secondario: forse potremo passare da
rinforzo continuo a intermittente o secondario, per esempio introducendo forme come
“Bravo!” “Bene!”, forme che di per sé non hanno alcuna valenza, ma se associate alla
risposta corretta possono sostituire il rinforzo primario, danno effetto di rinforzo
motivazionale.
59
Lezione del 10.12.2007
CASO N.1
Supponiamo di avere a che fare con un bambino iperattivo che ha sei anni:
60
maniera continuata. Se così è allora l’intervento efficace e ,qualora il changing criterion
soddisfi le aspettative dell’operatore, si può procedere con il fading dei prompt
7) GENERALIZZAZIONE: mantenere l’occupazione costruttiva in altri luogni, con altre
persone, sottoponendo il soggetto ad altri compiti.
8) ESTENSIONE DELLA RISPOSTA: procedere richiedendo tempi maggiori e fornendo
rinforzi più leggeri (si parla non solo di mantenimento ma anche di potenziamento della
risposta)
CHE DIFFERENZA C’è TRA IL RINFORZO USATO IN QUESTO CASO (rinforzo a fine
intervallo) E QUELLO AD INTERVALLI FISSI DI CUI ABBIAMO PRECEDENTEMENTE
PARLATO (vedi lezioni 4-5/12)?Nell’ambito dei rinforzi ad intervalli fissi possono essere esplicate
varie risposte ma scegliamo di rinforzare solo quella che avviene alla fine dell’intervallo (quindi il
rinforzo è intermittente) mentre in questo caso è l’intero intervallo costruttivo ad essere la risposta
che merita il rinforzo. Nei rinforzi ad intervalli fissi l’intervallo è visto come un lasso di tempo in
cui una pluralità di idee possono essere emesse, ma solo una ne viene rinforzata: solo quella finale.
CASO N.2
Supponiamo di avere a che fare con un bambino inattivo che tende ad isolarsi,ha 3 anni e mezzo e
frequenta l’asilo:
1) DEFINIZIONE COMPORTAMENTO TARGET: dobbiamo far sì che si registrino tutte le
occasioni di attività del bambino visto che le sue sono inferiori alla media delle occasioni di
attività dei suoi coetanei (il bambino non si occupa mai del materiale a sua disposizione),
laddove per attività si intende qualsiasi forma di rapporto tattile con lo stesso materiale,
quindi non stiamo parlando di un evento in particolare visto che il bambino può interagire
col materiale per poco tempo o per un tempo prolungato.
2) SISTEMA DI REGISTRAZIONE: visto che non stiamo operando con uno specifico evento
possiamo escludere il sistema ad eventi; MA QUALI INTERVALLI SCEGLIERE? Ora il
bambino non ha bisogno di essere continuamente occupato per essere attivo, quindi
scegliamo di usare gli INTERVALLI PARZIALI che sono riconciliabili con la definizione
di attività che abbiamo precedentemente dato e ci permettono di registrare un intervallo
positivo indipendentemente dalla lunghezza dell’attività.
COME SI DECIDE LA LUNGHEZZA DEGLI INTERVALLI? Bisogna tenere a mente che
più l’intervallo è piccolo,maggiore è la precisione dell’isservazione.
3) PROCEDURA DI INTERVENTO: definizione del prompt e scelta del tipo di rinforzo.
prompt: in questo caso il prompt ambientale non è necessario, quindi scegliamo come
prompt diretto quello di aiutare il bambino a mettere degli oggetti in uno scatolone.
rinforzo: operiamo con il solito screening di preferenze. Vista l’età del bambino
scegliamo un tipo di rinforzo continuo che consiste in un giochino con le luci che gli
piace molto accompagnato da espressioni come “Bravo!”, “Bene!” quando deposita gli
oggetti nello scatolone
4) SESSIONI: devono essere brevi,così il bambino non venga forzato oltre una certa misura.
SE DOPO 5-10 ECONDI DALLA FINE DEL RINFORZO IL BAMBINO NON SI
APPLICA AUTONOMAMENTE NELL’ATTIVITA’ GLI FORNISCO UN ALTRO
PROMPT PER LA PROSSIMA RISPOSTA. PROCEDO IN QUESTA MANIERA
FINCHE’ IL BAMBINO NON PRENDE AUTONOMAMENTE INIZIATIVA. Solo a
questo punto si procede con il fading dei prompt.
5) CRITERIO DI APPRENDIMENTO: la fase è completa se il bambino risponde
autonomamente e ha almeno 10 risposte per sessione durante 10 sessioni consecutive. Solo a
questo punto la procedura potrà dirsi efficace. MA COME CONCILIARE LA SCELTA
61
DEGLI INTERVALLI PARZIALI CON UN TIPO DI RISPOSTA SPECIFICO? Lo
vedremo domani.
estinzione
rinforzo non contingente
DRO (differential reinforcement of other behaviour)
DRA
DRO e DRA combinati con interruzione della risposta
time out non segregante
time out segregante
response cost
overcorrezione (pratica positiva)
presentazione di stimoli positivi
Estinzione
Si definisce come l’eliminazione dei rinforzo nei confronti di un comportamento. Prevede che il
comportamento sia rinforzato da conseguenze esterne (piuttosto che da altri eventi come
nell’autostimolazione). Può presentare difficoltà tecniche come quella che va sotto il nome di
EXTINCTION BURST. E’ difficile in pratica perchè ci possono essere occasioni in cui il rinforzo
avviene accidentalmente. Comportamenti rinforzati in maniera intermittente sono molto resistenti
all’estinzione.
Supponiamo di aver visto che un comportamento è mantenuto da eventi ambientali.Sarà quindi
possibile manipolarlo tramite estinzione,con la sottrazione dei suddetti eventi ambientali. Ma se
andiamo davvero a far questo ci si imbatte in un significativo numero di problemi:
C’è un famoso paragone elaborato da uno studioso tra una macchina nuova e una molto vecchia: se
una macchina nuova non partisse ci si allarmerebbe subito e la si porterebbe a riparare mentre se lo
stesso accadesse ad una macchina molte volte si proverebbe più volte a farla partire prima di
portarla a riparare. Così la macchina vecchia diventa come un rinforzo a rapporto variabile
intermittente e quella nuova diventa un rinforzo a rapporto fisso continuo.
Laddove si pensa che un comportamento sia mantenuto da rinforzi intermittenti e si vuole
estinguere si può effettuare prima dell’estinzione un periodo di rinforzo continuato.
Un altro esempio di analisi funzionare del comportamento può avere a che fare con un bambino
avente comportamento autostimolatorio. Ecco le condizioni:
63
c) autostimolazione più elevata nella 3
d) autostimolazione più bassa di 1 e 2 nella 4
Possiamo concludere che visti gli scenari il rinforzo è inerente al comportamento diretto e non a
rinforzi esterni. Essendo interno,il rinforzo non si può manipolare tramite estinzione.
Ecco una diversa analisi funzionale del comportamento in relazione a bambine aggressive e non
aventi grande coordinazione motoria:
Queste condizioni vanno intercalate o somministrate in sequenza? Si dedicano sessioni brevi, circa
5 minuti per ogni condizione e la sequenza viene randomizzata (5 sessioni per condizione).
Dovremo ripetere le condizioni un numero di volte più o meno limitato ma la nostra indicazione
64
pragmatica per vedere se le condizioni sono efficaci + verificare la presenza di indicazioni stabili e
non contraddittorie tra loro.
Il comportamento aggressivo delle bambino di cui sopra era influenzato in maniera decisiva
dall’attenzione (i comportamenti erano finalizzati alla ricezione dell’attenzione). Durante la
condizione 3 infatti si rileva aggressività zero, perciò rinforzi non contingenti a frequenze e levate
possono essere risolutivi per l’aggressività. All’inizio vanno somministrati ogni \0 secondi. Quando
con questo intervallo è tale da far scender il livello di aggressività si aumenta l’intervallo tra i
rinforzi non contingenti e questo riescono a mantenere un ambiente adeguato.
Prendiamo il caso di un bambino che ha problemi ad andare a letto ( in questo caso particolare le
differenze culturali hanno una valenza specifica). Analisi funzionale del comportamento:
Il pianto non era strumentale ai giochi ma era dovuto alla prossimità/attenzione fisica della mamma.
Come scegliere l’intervallo dei rinforzi?Supponiamo di aver effettuato delle registrazioni in base
alle quali sappiamo che il bambino passa 67 secondi senza piangere, poi 85,112,180,135,200,125,99
(intervalli controllati preventivamente). usare la media non è conveniente: il bambino potrebbe
piangere prima, perciò bisogna scegliere un intervallo minore al risutato peggiore (che in questo
caso è 67 sec perciò sceglieremo di rinforzare il bambino ogni 40-50 secondi).
Supponiamo di avere a che fare con un bambino con comportamenti stereotipati (si cita un
ragazzoavente sindrome di Down che emette continuamente un fastidioso suono gutturale).
Dall’analisi funzionale del comportamento si evince che non è questione di attenzione o compito
ma il ragazzo emetteva il suono quando restava solo.Il che vuol dire che il comportamento aveva
effetti rinforzanti non dovuti a contingenze esterne o ambientali.
Si decide quindi di produrre stimolazioni simili o sostitutive o forti quanto quelle che il ragazzo
produce da solo. Produrre questo tipo di stimolazione abbastanza frequentemente dovrebbe
soddisfare le esigenze e ridurre la necessità di comportamento stereotipato. Attraverso una
combinazione di stimoli si è risolto il. Gli si davano 10 secondi di stimolazioni vibratorie e sonore
(perchè sono quelle che il suono gutturale evoca) e 15 secondi di non stimolazione. Chiaramente
insieme a questo rinforzo non contingente c’era anche la presenza di occasionali prompt. Poi si
modifica la procedura con 10 sec di stimolazione e 20 sec di non stimolazione invece che 15, poi 30
secondi di non stimolazione ecc. .
ASPETTI POSITIVI E NEGATIVI DEL RINFORZO NON CONTINGENTE:
La procedura prevede che si somministri rinforzo positivo per intervalli di tempo trascorsi senza
comportamento negativo. Supponiamo che un bambino abbia espressioni di autostimolazione:
inizialmente possiamo fissare un breve intervallo di tempo senza tali espressioni (ad esempio 45
sec) per rinforzarlo con stimoli piacevoli. Quando il rinforzo con DRO a brevi intervalli è in grado
di eliminare (minimizzare) tali espressioni si procede ad estendere tali intervallo. Questo avviene
per passaggi graduali diversi a seconda delle situazioni
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DRO e rinforzo non contingente sono molto simili. Se nei 45 sec fissati avviene il comportamento
deviante, con il DRO si azzera l’intervallo e lo si ricomincia a cronometrare dall’inizio. Qui sta
proprio la differenza tra DRO e rinforzo non contingente: quest’ultimo si da indipendentemente
dalla presenza o assenza del comportamento deviante.
Si procede sempre aumentando gli intervalli mano a mano che il livello di comportamento deviante
scende. Ma anche in questo caso si porta a non eseguire il comportamento aberrante in funzione di
un piccolo rinforzo dato e questo rappresenta una deprivazione se il suddetto comportamento porta
all’individuo che lo mette in atto conseguenze positive.
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