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Esercizi ricordo di sè

ESERCIZIO 1: MI RICORDO DI ME
Tutte le volte che passo sotto una porta, mi ricordo di me e mi osservo nell’atto di varcarla.
Mi sto muovendo automaticamente nello spazio senza rendermi conto di dove sono?

Sono preso dai meccanismi della vita o mi sforzo di restare Presente?

Qual’è il mio stato d’animo? A cosa sto pensando? 

Mi alleno a ricordarmi di me ogni volta che varco una qualsiasi porta.


Questo semplice ma potente esercizio consente di addestrare un occhio vigile e consapevole
su di sé nel pieno delle attività della vita, per osservarsi in modo differente, imparare a
restare nel presente e cominciare a scoprire le proprie abitudini comportamentali.

ESERCIZIO 2
Ogni qual volta accendo o spengo un interruttore di luce e di energia (sia esso per
l’illuminazione di una stanza intera, di una lampada o di un computer), mi ricordo di usare
la mano opposta a quella che uso di solito: se noto che normalmente uso la mano destra per
questo genere di azioni, dovrò usare la mano sinistra e viceversa.

ESERCIZIO 3: EQUILIBRIO
In piedi o seduto, da solo o mentre parlo con qualcuno, nella vita di tutti i giorni, mi chiedo:
dove sto caricando il peso del mio corpo?
Sul fianco, su una gamba, la schiena è curva o dritta, da che parte pendono il busto e la
testa?
Il mio corpo si muove in autonomia senza che possa controllarlo. Dov’è situato il mio
baricentro?

Sono in equilibrio?
Osservo il comportamento del mio corpo, i passaggi continui da una postura all’altra,
partecipando alla sua vita e alla sua Presenza. 

Se restituisco equilibrio e centratura al mio corpo, anche i miei pensieri e le mie emozioni


saranno più chiare e stabili.

ESERCIZIO 4: IL RESPIRO
Presto attenzione al mio respiro.
E’ sempre lì con me. 
Quante volte durante il giorno ricordo che vivo e che sto respirando? 

E’ possibile farlo in qualsiasi momento della giornata, da soli o in compagnia.  

Osservo l’aria che entra e l’aria un po’ più calda che esce, senza modificare il ritmo della
respirazione.

Uso questa tecnica per ricordarmi di me nella quotidianità, per ritrovare uno spazio di
centratura.

Di quiete e di attenzione.

E’ un po’ come tornare a casa, nel corpo.

ESERCIZIO 5: VANITÀ E AMOR PROPRIO


Mi ricordo di non salutare mai per primo.
 
Per la strada, a casa, al lavoro, al telefono e in qualsiasi circostanza, quando incontro o
incrocio qualcuno che conosco, sia esso un amico, un conoscente, un parente, un collega o
uno dei miei capi, non saluto mai per primo. 
 
Questo esercizio permette di osservarmi nei meccanismi di identificazione e di automatismo
nel rapporto con gli altri. Come mi sento? Cosa accade in me? Come reagisce la mia mente?
 
Quanto è importante l’opinione che gli altri hanno di me? 
 
Ho la possibilità di vedere molti condizionamenti e si osservare le attitudini della mia
macchina-umana. 
 
“Nell’Insegnamento, due tra i nemici principali per la nostra possibilità di Liberazione
sono la vanità e l’amor proprio, o orgoglio. Per particolari ragioni, sono anche chiamati
Signora Vanità e Signor Amor Proprio. Sono come due guardiani, e personalmente vi
consiglio di non sprecare il vostro tempo con saccenterie a loro proposito, ma di osservare
voi stessi e ragionare attivamente CON VOI STESSI. Per esempio, rispetto all’orgoglio, se
qualcuno o qualcosa lo ferisce ci fa male subito e per molto tempo. E i sentimenti feriti
chiudono per inerzia tutte le porte, tagliandoci fuori dalla vita. Io vivo. La vita è all’esterno.
Quando sono in relazione con l’esterno, io sono vivo. Se credo che la vita sia solo
all’interno, non è vita. Non posso vivere solo con me stesso, sono legato al mondo esterno e
questo vale per tutti. 
Tutti gli uomini desiderano la liberazione, consapevolmente o meno. Ci sono due tipi di
liberazione, la Piccola Liberazione e la Grande Liberazione. Non si può avere la Grande
Liberazione se non si è prima ottenuta la Piccola Liberazione. La Grande Liberazione è
una liberazione dalle influenze esteriori. La Piccola Liberazione è una liberazione dalle
influenze interiori.”
GURDJIEFF

ESERCIZIO 6: IL MOMENTO PRESENTE


Quando mangio o bevo qualsiasi cosa, a colazione, pranzo e cena o nelle pause della
giornata, mi ricordo di prestare Attenzione – almeno 2 volte con ogni cosa che ingerisco –
alla sensazione fisica del boccone o del liquido nella bocca, e nel percorso fino allo
stomaco.   
Posso chiudere gli occhi per aiutarmi a percepire la sensazione nel corpo oppure no.
 
Resto Presente a quello che sto facendo, non solo a livello intellettuale ma facendo
esperienza anche della sensazione fisica, nelle sue sfumature. 
E’ importante farlo con calma, nel modo che più mi aiuta a sentire il gusto e la consistenza
della materia che sto ingerendo.
 
“Un allievo chiese ad un maestro zen di nome Bokuju.
Qual è il tuo sentiero, maestro?
E il maestro rispose: Il mio sentiero è semplice: quando ho fame mangio, quando ho sete
bevo e quando ho sonno dormo.
Ma cosa dici, anch’io faccio queste cose tutti i giorni ma non sono certo un maestro!
Non è vero. Quando tu mangi, bevi o dormi in realtà fai tante altre cose. Mentre mangi
pensi, mentre bevi cammini, mentre dormi ti agiti. Io quando mangio mangio, quando bevo
bevo e quando dormo dormo semplicemente. In questi momenti Bokuju non esiste più.”

ESERCIZIO 7: RICORDANDO LA MIA


PRESENZA
“Uno dei principali fattori responsabili dello spreco di energia, è rappresentato da tutti i
movimenti inutili della nostra vita quotidiana.
Ogni tensione richiede energia. In assenza di tensione, si riduce il consumo di energia.”
– Gurdjieff
 
 
Quando parlo con qualcuno, di persona o al telefono o in qualsiasi altra situazione delle vita,
mi ricordo di non gesticolare con le mani e di mantenere il corpo il più rilassato
possibile. Posso aiutarmi ascoltando il suono della mia voce, concentrando la mia presenza
nel Respiro o tenendo le mani in una posizione di riposo.
COME POSSO GESTIRE LE MIE RISERVE DI ENERGIA?

Attraverso la Presenza.
Qual è la differenza fra tensione e rilassamento?

Mi osservo da vicino attraverso l’esercizio, con un’esperienza diretta.


ESERCIZIO 8: LE NOSTRE POSTURE
Presto attenzione a quale piede uso per primo quando indosso le scarpe la mattina.
Se osservo la mia attitudine, scoprirò che uso meccanicamente sempre lo stesso piede.
A questo punto, la mattina, mi infilerò le scarpe usando il piede contrario: se solitamente
infilo prima la scarpa destra dovrò cominciare con la sinistra, e viceversa.
Quando riuscirò a ricordarmene per una settimana intera, potrò proseguire nell’esercizio
alternando ogni giorno “il primo piede” con cui indosso le scarpe.
 
“Le posture del corpo sono sempre le stesse e generano posture corrispondenti nella mente
e nel sentimento, imprigionandomi.”
(M.me de Salzmann)
 
Se sono in grado di uscire dal circolo infinito delle mie attitudini fisiche posso liberare
anche la mente dagli schemi abituali ed esplorare nuovi punti di vista su me stesso e sul
mondo intero.

ESERCIZIO 9
Mi ricordo di me quando squilla il telefono, personale o domestico, il mio o quello di altri:
lascio andare per qualche secondo quello che stavo facendo e pensando e prendo del tempo
per osservarmi, sento il mio corpo e osservo il mio pensiero, mi ricordo che esisto nel
momento presente. 

Si tratta di interrompere il “dialogo interiore” della mente e l’automatismo delle azioni


quotidiane, tutte le volte che  me ne ricordo quando squilla il telefono, e sforzarmi poi di
rimanere presente a me stesso il più a lungo possibile ….prima di ricadere
nell’identificazione, nel fluire degli eventi o nelle numerose e incessanti associazioni
mentali che ci caratterizzano.

“Non vedete che non vi state ricordando di voi stessi.”


G.I. Gurdjieff

ESERCIZIO 10: LE EMOZIONI NEGATIVE


Porto attenzione a non esprimere le Emozioni Negative, a non verbalizzarle e nel farlo mi
ricordo di me.  

Posso cominciare osservandole in me stesso per comprendere come si manifestano e in che


modo mi riguardano.
 
Come ne sono preda? Come mi contagiano? Quanto mi aggrappo ad esse? Cosa accade?
 
Mi alzo al mattino, vedo che il cielo è nuvoloso e fa freddo, e mi scoccio o commento
negativamente la cosa. Questa è un’emozione negativa. Reagisco alla mancanza di
gentilezza di qualcuno, a una discussione, mi lamento o mi arrabbio, esprimo invidia o
risentimento, parlo negativamente di qualcuno o di qualcosa, giudico, mi rattristo. Queste e
molte altre dello stesso genere sono considerate espressioni di emozioni negative. 
 
Non si tratta di reprimerle, ma di osservarle.
 
Le osservo e non le esprimo, senza permettere che invadano tutta la mia vita.
 
“L’osservazione di tutte le forme di emozioni negative diede risultati veramente
sorprendenti. Anche i membri del gruppo che si vantavano di essere di indole allegra e
tranquilla scoprivano continuamente in loro irritazione, gelosia, invidia, collera, e
disapprovazione degli altri. Divenendo più esperti nell’auto-osservazione e praticando con
regolarità questo esercizio di presenza a noi stessi, acquistammo una maggiore familiarità
con quelle sgradevoli sensazioni fisiche che accompagnavano le nostre varie emozioni
negative, e imparammo con quanta rapidità i veleni che esse generavano permeavano i
nostri corpi. A prezzo di un’amara esperienza imparammo anche che il lasciar passare
un’emozione negativa prosciugava in noi ogni energia, e questo rese superflui gli
ammonimenti di Ouspensky a tale riguardo. A volte sentivamo concretamente l’energia
uscire da noi e apprendemmo a nostre spese che una volta che c’eravamo concessi a questo
tipo di emozioni, e questo succedeva con molta frequenza, non avevamo alcuna possibilità
di liberarcene. Restavamo in loro potere fino a quando non si fossero esaurite
autonomamente. La sola speranza per evitare di cadere così facilmente preda delle
emozioni negative sembrava risiedere in una acuita sensibilità ai primi segni del loro
avvento, che ci consentisse di scostarci in tempo. Se attendevamo troppo prima di farlo ci
ritrovavamo completamente in loro potere.”
Kenneth Walker, allievo di Gurdjieff e di Ouspensky 

LE EMOZIONI NEGATIVE: SECONDA


PARTE – ESERCIZIO
Prosegue l’esercizio riguardo la “non espressione delle Emozioni Negative”.

Questa pratica rappresenta uno dei cardini principali dell’Insegnamento di Gurdjieff e, più
in generale, della trasformazione interiore. Ho l’occasione di percepire la realtà di me
stesso, ma si tratta di un lungo lavoro che richiede pazienza: devo andare in profondità e
osservare come le emozioni negative si insinuano sottilmente nella vita quotidiana. 

Cosa significa “emozione negativa”? Mi osservo. Osservo come la mente e il corpo si


comportano quando abito un’emozione negativa. Non si tratta di “reprimerla” o di fingere
che non stia succedendo nulla. Ma di osservarla, scoprendo in me stesso un nuovo spazio da
cui poterla guardare, senza giudicarla. 
Potrei non essere in grado di fermarla e di ritrovarmi ad averla espressa rendendomene
conto solo dopo. Non è importante. Posso osservare quanta difficoltà ho. E’ materiale di
studio. Un’esplosione di rabbia, una sensazione di disagio, un momento di tristezza, una
frase negativa riferita a qualcosa o a qualcuno, una lamentela….e quant’altro. Sono tutte
gamme di emozioni negative e sono sempre materiale di studio.  

Le osservo da uno spazio privo di giudizio e non le esprimo, non le verbalizzo, senza
permettere che invadano le mie idee e i miei atteggiamenti. 

“E’ sempre una questione di decisione interiore, di scelta interiore. Se cominciate a


interessarvi ai vostri stati migliori e a studiare che cosa li rovina, comincerete a lavorare in
modo pratico su voi stessi. Stati migliori appartengono a livelli più elevati di voi stessi.
Sono in voi, come livelli differenti. Potete vivere nel seminterrato o più in alto. Dovete però
rendervene conto da voi e giungere a sapere dove siete in voi stessi. Chiedetevi: “Dove
sono?” Con quali pensieri ed emozioni state andando, con quali stati d’animo, con quali
“Io”? Si deve imparare non solo con chi vivere in sé stessi, ma dove vivere in sé stessi.
Ancora una nota. Nell’avere a che fare con uno stato negativo, osservate l’”io” in voi e non
la persona nei confronti della quale siete negativi. La causa reale dello stato negativo è
l’”io” che parla in voi e a voi, e che state ascoltando. Se lasciate continuare a parlare
questo “io” e lo ascoltate, diventerete sempre più negativi. Il suo solo obiettivo è rendervi
negativi e assorbire da voi tutta la forza che può. Ogni “io” negativo ha solo uno scopo,
avere presa su di Voi e nutrirsi di voi e rafforzarsi a vostre spese. La causa reale degli stati
negativi è in voi, negli “io” negativi che vivono solo per persuadervi con le loro mezze
verità e menzogne, per governarvi e rovinarvi la vita. Tutti gli “io” negativi vogliono solo
distruggervi, rovinarvi la vita. E’ un ottimo esercizio da praticare.”
M. Nicoll – tratto da Commentari sull’Insegnamento di Gurdjieff

ESERCIZIO 11: UN ATTO DI ATTENZIONE


Tutti i giorni, prendo l’impegno di praticare un atto di attenzione verso il prossimo, sia esso
una persona che conosco sia un perfetto sconosciuto, e nel farlo mi ricordo di me. 
 
E’ sufficiente una piccola cosa, in silenzio, senza ostentarla, come cedere il posto del
parcheggio ad un’altra vettura, oppure il posto in coda alla cassa mentre faccio la spesa, o
mentre mangio in compagnia sincerarmi che i miei commensali abbiano sempre un po’
d’acqua nel bicchiere….cose del genere. Non si tratta di buonismo o di carineria, ma di
ricordarmi di me e di avere lo stimolo ad aprirmi a un livello superiore di esistenza, dove
posso aprire il cuore un po’ per volta e lasciare una forma diversa di energia a coloro che
vivono intorno a me.
 
In un mondo come questo, caratterizzato dall’avidità e dall’egoismo per sostenere la propria
sopravvivenza e rimarcare la rivalità che tanto ci è stata trasmessa durante l’educazione,
posso prestare attenzione agli altri e dirigermi passo dopo passo in un reame dell’essere
connesso all’amore. 
 
Mi ricordo di essere attento agli altri attraverso uno stato di Presenza.
Mi osservo e vedo cosa accade dentro di me nella pratica di questo Esercizio.

“Se aiuti gli altri, verrai aiutato. Forse domani, forse tra un centinaio d’anni, ma verrai
aiutato. La natura deve pagare il debito. È una legge matematica e tutta la vita è
matematica.” – Gurdjieff

ESERCIZIO 12: IL SILENZIO


Tutti i giorni, per 2 settimane, decido un orario all’interno della giornata nel quale posso
mettermi seduto in silenzio per 10 minuti. 
Mi siedo comodo, socchiudo gli occhi e rimango in silenzio.

Cerco di lasciar andare i pensieri, non li seguo ma li osservo e, soprattutto, osservo gli spazi
vuoti tra un pensiero e l’altro.

Nel corso della giornata, ascolto le parole inutili che pronuncio tutte le volte che apro bocca
solamente per riempire uno spazio di “vuoto”, un istante di silenzio.

Lo osservo in me e negli altri.

ESERCIZIO 13: L’IDIOTA


Scelgo due orari nell’arco della giornata (da rispettare tutti i giorni) e per 10 minuti, in quei
due orari, qualunque cosa stia facendo e ovunque mi trovi (da solo o in compagnia)
mantengo un sorriso. 

E’ essenziale non dire a nessuno che si sta svolgendo un esercizio. Non bisogna dire
nulla.
Mi sento un idiota?

Quanto è importante per la mia condizione emotiva e psicologica l’opinione altrui?

Questo esercizio permette di osservarmi nei meccanismi di identificazione e di automatismo


nel rapporto con gli altri. Come mi sento? Cosa accade in me?
 
Ho la possibilità di studiarmi e di vedere molti condizionamenti radicati nel mio sistema di
vita. 
 
“Nell’Insegnamento, due tra i nemici principali per la nostra possibilità di Liberazione
sono la vanità e l’amor proprio, o orgoglio. Per particolari ragioni, sono anche chiamati
Signora Vanità e Signor Amor Proprio. Sono come due guardiani, e personalmente vi
consiglio di non sprecare il vostro tempo con saccenterie a loro proposito, ma di osservare
voi stessi e ragionare attivamente CON VOI STESSI. Per esempio, rispetto all’orgoglio, se
qualcuno o qualcosa lo ferisce ci fa male subito e per molto tempo. E i sentimenti feriti
chiudono per inerzia tutte le porte, tagliandoci fuori dalla vita. Io vivo. La vita è all’esterno.
Quando sono in relazione con l’esterno, io sono vivo. Se credo che la vita sia solo
all’interno, non è vita. Non posso vivere solo con me stesso, sono legato al mondo esterno e
questo vale per tutti. 
Tutti gli uomini desiderano la liberazione, consapevolmente o meno. Ci sono due tipi di
liberazione, la Piccola Liberazione e la Grande Liberazione. Non si può avere la Grande
Liberazione se non si è prima ottenuta la Piccola Liberazione. La Grande Liberazione è
una liberazione dalle influenze esteriori. La Piccola Liberazione è una liberazione dalle
influenze interiori.” – (Gurdjieff)

ESERCIZIO 14: LA RICAPITOLAZIONE


Ogni sera, prima di dormire, mi ricordo di me
eseguendo una ricapitolazione della giornata in questo modo:
chiudo gli occhi, respiro con calma
e un po’ alla volta comincio a visionare gli eventi della giornata trascorsa,
da quando mi sono alzato dal letto al mattino
fino al momento presente in cui sto facendo l’esercizio.
 
Rivedo gli eventi uno ad uno.
 
Mi prendo tutto il tempo che serve, senza saltare da un evento all’altro,
ma collegandone i passaggi e cercando di ricordare quanti più episodi riesco.
 
Quando arrivo al termine torno indietro e ripeto il percorso al contrario
cogliendo altri dettagli che possono essere sfuggiti. 
 
E’ come srotolare la pellicola di un film, fotogramma per fotogramma, osservandolo “a
distanza”.
 
Così facendo, posso liberare la mie energie dai residui interiori accumulati durante il giorno.

ESERCIZIO 15: NON LAMENTARTI


Osservo tutte le volte che mi lamento per qualcosa che mi riguarda, o che riguarda un’altra
persona o una situazione esterna della vita.
 
Mi osservo e faccio in modo di non manifestare lamentele. Non le esprimo.
 
Piano piano mi potrò accorgere che sono espressioni automatiche, meccanizzate
dall’abitudine.
 
Le osservo. Vedo quante volte nel corso della giornata mi lamento, sia verbalizzando, sia
pensando, sia manifestandolo con il corpo.
 
“La lamentela è energia che disperdi. Se non ti lamenti, quell’energia ti resta dentro e puoi
utilizzarla in modo più utile. Lamentarti porta ad altre cose di cui lamentarti. È un vero e
proprio inquinare l’ambiente. Impara ad essere grato per le cose belle che fanno parte
della tua vita e smettila di lamentarti.” – Gurdjieff

ESERCIZIO 16: SENSAZIONE DEL CORPO


Mi ricordo di me ogni volta che faccio una doccia o un bagno rinfrescante.
Cerco di avere il più possibile una sensazione concreta del corpo, una percezione fisica non
immaginaria: posso muovere gli arti per sentirli maggiormente, sento l’acqua che scorre
sulla pelle, lungo tutto il corpo, sul viso, la sua temperatura e la consistenza liquida del
sapone.
Cerco di rilassarmi e di ascoltare il ritmo del respiro mentre tengo l’attenzione sulla
sensazione fisica del corpo. Mi esercito un po’ per volta, senza forzare nulla.  

L’obbiettivo è di imparare la differenza tra vita-meccanica e stato-consapevole: per non


perdermi nelle attività quotidiane e nelle situazioni che affronto durante la giornata, posso
imparare a ricordarmi di me nel momento presente e, per farlo, ho bisogno di sperimentare
un legame tra la mente e il corpo.
Se non ho una sensazione fisica del mio corpo significa che vivo nel reame dei pensieri
associativi, che sono sconnesso dalla realtà del presente e che reagisco alla vita come una
macchina, senza rendermene conto. Il corpo è qui, la mente vaga, ma può essere “riportata a
casa”. 

Questo esercizio mi dimostra come sia possibile “rallentare” il ritmo frenetico dei pensieri e
di usare lo spazio mentale in modo differente. 

Si tratta di non assecondare il chiacchierio delle associazioni mentali, il “dialogo


interno” della mente, tutte le volte che me ne ricordo e allenarmi per rimanere
presente a me stesso il più a lungo possibile prima di ricadere nell’identificazione con i
pensieri e le immagini mentali. Mi concentro su quello che sto facendo senza vagare
con il pensiero. Per farlo devo agganciare la mia Attenzione al corpo fisico, senza però
permettere che esegua il lavoro da solo, meccanicamente: posso accompagnare la sua
attività con la mia presenza qui-e-ora.

ESERCIZIO 17: COME PROCURARSI PIU’


ATTENZIONE
L’osservazione di sé e della propria Presenza è possibile soltanto se si è capaci di
Attenzione.
La stessa cosa vale per quelle forme di conoscenza sottile che posso ricevere attraverso uno
stato di presenza vigile di me e del mondo circostante: per accedervi ho bisogno di
attenzione.
L’attenzione è una forma di energia assai preziosa e il suo proprio uso determina il grado di
Coscienza dell’individuo. Ma l’attenzione di cui disponiamo normalmente non è sufficiente
a sostenere una trasformazione interiore tale da rispondere alle esigenze di una mente calma,
focalizzata nel momento presente e sulla sensazione del corpo. 

Se non dispongo di attenzione sufficiente e se non ho pratica dei suoi “movimenti”, sarò in
balia delle impressioni e delle suggestioni che mi giungono dall’esterno oppure dalle
associazioni interiori. Senza attenzione sono come una foglia al vento, come sotto l’effetto
di un’ipnosi costante. 

Per accumulare una quantità maggiore di attenzione personale da usare nella quotidianità,


comincia con piccole cose: scegli una piccola abitudine o un atteggiamento che vuoi
cambiare nella tua vita e dedicati a questo scopo con tutta la volontà che possiedi, giorno
dopo giorno, per almeno due settimane. 
La volontà è come un muscolo da allenare: è possibile rafforzarla ed espanderla. 

Per spiegare al meglio questo esercizio, useremo l’estratto di una conversazione che
Gurdjieff ha avuto con i suoi allievi nel dicembre del 1930 a New York:
“Domanda: In che modo si può acquisire dell’attenzione?
Risposta: La gente non ha attenzione. Voi dovete cercare di procurarvene. L’osservazione
di sé è possibile soltanto se si è capaci di attenzione, Cominciate con piccole cose.
Domanda: Quali sono le piccole cose con cui iniziare? Cosa dobbiamo fare?
Risposta: Ci sono due modi di fare: uno per automatismo, l’altro per uno scopo. Scelga una
piccola cosa che non è in grado di fare, e ne faccia il suo scopo, il suo Dio. Non lasci che
nulla interferisca. Miri solo a quello. Ora come ora, lei ha gli occhi più grandi dello
stomaco, mira a cose troppo grandi; non potrà mai farcela. Ciò che la svia dalle piccole cose
alla sua reale portata è un appetito anormale. Lo distrugga, dimentichi le grandi cose. Si dia
l’obiettivo di vincere una piccola abitudine.
Domanda: Io penso che il mio più gran difetto sia quello di parlare troppo. Non sarebbe un
buon obiettivo cercare di parlare di meno?
Risposta: Per lei è un ottimo obiettivo. Lei rovina tutto con le sue chiacchiere. Questo
nuoce persino ai suoi affari. Quando lei parla troppo, le sue parole non hanno alcun peso.
Cerchi
di superare questo ostacolo. Se ci riesce, le arriveranno ogni sorta di benedizioni. 
Domanda: Sarebbe un buon obiettivo quello di sopportare le manifestazioni degli altri ?
Risposta: Sopportare le manifestazioni degli altri è una gran cosa. Forse la più grande per
un uomo. Solo l’uomo completo ne è capace. Cominci a darsi come obiettivo la capacità di
sopportare una manifestazione di una persona che oggi lei non riesce a sopportare senza
esserne esasperato.
Se « vuole », « può ». Senza volere, non potrà mai. Volere è la cosa più potente al mondo.
Con una volontà cosciente, si ottiene tutto: sedetevi, da soli, per almeno un’ora; rilassate
tutti i muscoli; lasciate scorrere le vostre associazioni mentali, senza farvene assorbire. Dite
loro: « Se adesso mi lasciate fare ciò che voglio, più tardi vi concederò ciò che volete ».
Osservate le vostre associazioni come se appartenessero a qualcun altro, in modo da non
identificarvi con esse. Finita l’ora, prendete un foglio di carta e scriveteci sopra il vostro
obiettivo. Fate di questo foglio il vostro dio. Che nulla esista, eccetto quello. Prendetelo di
tasca e leggetelo continuamente, ogni giorno. In questo modo, diventerà parte di voi, prima
teoricamente, poi realmente.
Per ottenere energia, praticate l’esercizio che consiste nel restare seduti tranquillamente,
con tutti i muscoli rilassati, come morti. E soltanto quando tutto dentro di voi sarà calmo, al
termine di un’ora, prendete la vostra decisione. Non lasciatevi assorbire dalle associazioni.
Darsi volontariamente un obiettivo, e raggiungerlo, dà magnetismo e capacità di « fare ».”

ESERCIZIO 18: IL TONO DELLA VOCE


Il suono della nostra voce è correlato al nostro stato d’animo e alla realtà di ciò che siamo in
un preciso momento, al di là delle parole che stiamo usando. Le nostre intenzioni si
manifestano attraverso le sfumature e le intonazioni della voce, non solo dalle parole.
 
Mentre parlo, mi ricordo di ascoltare il tono della voce cercando di non modificarlo,
semplicemente mi osservo: potrò avere una sensazione di me più profonda, sentire com’è il
mio respiro e accorgermi se sto reagendo a qualcosa oppure se sono in un’atmosfera interna
di serenità e calma.
 
Con lo svolgimento di questo esercizio posso vedere i miei stati interiori e il mio modo di
comunicare con il mondo esterno: come cambia la mia voce? Quanto sono autentiche le mie
parole? Posso osservarmi e scoprire le mie abitudini espressive. Posso cogliere di sorpresa i
miei stessi automatismi e imparare a conoscermi meglio.
 
“La conoscenza di sé è uno scopo molto alto, ma molto vago e distante. L’uomo nel suo
stato attuale è molto lontano dalla conoscenza di sé. Questa è la ragione per cui,
rigorosamente parlando, lo scopo di un uomo non può essere definito la conoscenza di sé. Il
suo grande scopo deve essere lo studio di sé. Per lui sarà ampiamente sufficiente
comprendere che deve studiare sé stesso. Ecco lo scopo dell’uomo: cominciare a studiare
sé stesso, conoscere sé stesso, nel modo più giusto. Lo studio di sé è il lavoro, o la via, che
conduce alla conoscenza di sé. Ma per studiare sé stessi, occorre innanzitutto imparare
come studiare, da dove cominciare, quali mezzi impiegare. Un uomo deve imparare come
studiare sé stesso, deve imparare i metodi dello studio di sé. Il metodo fondamentale per lo
studio di sé è l’osservazione di sé. Senza una osservazione di sé eseguita in modo corretto,
un uomo non comprenderà mai come le diverse funzioni della sua macchina siano collegate
e in correlazione tra loro, non comprenderà mai come e perché, in lui, ‘tutto accade’.” –
Ouspensky

ESERCIZIO 19: LE POSTURE


Il repertorio di posture che ognuno di noi assume nella vita si ripete secondo uno schema
personale sempre uguale. I movimenti del corpo avvengono quasi sempre senza la nostra
partecipazione volontaria e senza che ne si abbia consapevolezza: posizioniamo le parti
del corpo in un certo modo e poco dopo ci ritroviamo in una postura diversa senza percepire
il cambio di posizione. 
 
Il corpo è interconnesso alla mente: se le posture sono sempre le stesse lo saranno anche i
pensieri. Se non mi accorgo del cambio repentino di posture che assumo significa che non
sarò in grado di vedere cosa accade alla mia mente tra un pensiero e l’altro: tutto accade in
modo automatico e inconsapevole. 
 
Durante il giorno mi ricordo di osservare le posture che assumo e il passaggio da una
postura all’altra, senza cercare di modificare nulla: potrò avere una sensazione di me più
chiara e comprendere se sto reagendo a qualcosa, se sono in tensione, se sto vivendo nelle
associazioni della mente oppure se sono in un’atmosfera interna di centratura e presenza.
 
Lo svolgimento di questo esercizio consente di restare nel MOMENTO PRESENTE.
Posso vedere la meccanicità del corpo e il mio modo di comunicare con il mondo esterno:
come cambia la mia postura quando sono con altre persone? Che atteggiamento assume il
corpo in base al mio stato d’animo? Posso osservarmi e scoprire le mie abitudini.
 
Posso cogliere di sorpresa i miei stessi automatismi e imparare a conoscermi meglio.
 
ESERCIZIO 20: AMORE E
ACCETTAZIONE
Per 21 giorni consecutivi, 3 volte al giorno in orari che decido a priori e che rispetto
quotidianamente, pronuncio 21 volte a voce udibile – e non interiormente – la frase:

“Io mi amo e mi accetto così come sono”


La trasformazione dell’individuo può avvenire prima di tutto da un’accettazione di sé.

Per essere in grado di osservarmi e conoscere i diversi “IO” che agiscono attraverso di me
ho bisogno prima di tutto di accettarmi così come sono, senza giudizi o forzature, con
coraggio, umiltà, forza e soprattutto amorevolezza. Solo attraverso l’amore e l’accettazione
sarò in grado di vedermi così come sono, e solo allora potrà accadere una trasformazione in
me. 

“Esiste una consapevolezza che dipende dallo stato dell’essere, in grado di mostrarci cose
altrimenti non visibili da uno stato di coscienza ordinario.
Questo processo interiore richiede una qualità molto particolare.

ESERCIZIO 21: EMOZIONI


CONDIZIONATE
In che modo i mezzi di comunicazione di massa condizionano i miei stati emotivi?
Ogni giorno prendo del tempo per osservarmi
e prestare attenzione alle variazioni delle mie emozioni
quando ricevo stimoli e contenuti da un mezzo visivo, come ad esempio:
un social network o una pagina internet, un film, un programma televisivo,
un cartellone pubblicitario, una rivista, un giornale quotidiano.
Che tipo di emozioni mi evocano?

Cosa mi succede nel corpo e nei pensieri? Come mi sento?

Quali messaggi mi arrivano e quali reazioni comportano?

OSSERVO COME QUESTI STATI EMOTIVI SI SVILUPPANO AL MIO INTERNO 

ESERCIZIO 22: IL PERDONO


Ti senti offeso o arrabbiato con qualcuno? Non lo vuoi vedere per non soffrire?

Le emozioni sono solo una forma di reazione alle esperienze che accadono,
si può scegliere in ogni momento come reagire verso qualcuno o qualcosa,
e questa scelta ha molto a che fare con il nostro modo di vedere la vita.

SMETTILA DI AVERE ASPETTATIVE

Come puoi fare? 


 
L’unica cosa che puoi fare, invece di continuare a odiare ed essere pieno di rabbia,
è riempirti di amore perdonando te stesso e gli altri,
in modo da poter frenare il circolo vizioso dell’odio.
Respingere o dissolvere i risentimenti dal tuo cuore è smettere di armare gli ideali contro le
persone,  non è difficile,  ogni mattina chiediti perché verso quella persona ti sei comportato
in un modo così sconsiderato, scortese o poco amabile. Ti ha fatto qualcosa che non ti
aspettavi??
Smettila di aspettarti qualcosa dagli altri.
Smettila di idealizzarli e di creare un’immagine fissa del loro modo di essere.

La stessa immagine ce la creiamo anche per noi stessi e, alle volte,


siamo proprio noi a sorprendere gli altri comportandoci in modo che non si aspettano.

Osserva quotidianamente le tue reazioni al comportamento degli altri


e impara a non avere aspettative,
ad accettare te stesso e gli altri così come siete,
a rispondere con l’amore e con il perdono.
Allora vedrai come inizierai a godere la tua vita più liberamente.  

ESERCIZIO 23: CONSIDERARE GLI ALTRI


Questo esercizio non è affatto semplice, ma ci permette di sviluppare un po’ alla volta
uno spazio interiore più libero. 
Scelgo una persona che incontro spesso nella mia quotidianità e con la quale mi sento in
difficoltà, perché mi infastidisce, mi tratta male, è invidiosa, etc etc.

E’ importante iniziare l’esercizio scegliendo qualcuno con cui non mi sento molto


coinvolto
(partner, genitori, datore di lavoro, insegnante).
Per esempio, può essere un collega di lavoro, un vicino di casa, un cliente, o una persona
che per qualunque motivo non mi piace o che mi fa sentire a disagio.
Dopo aver scelto, tutte le volte che entro in contatto con questa persona faccio un lavoro di
“considerazione esteriore” (*vedi testo di Ouspensky in basso), cioè mi metto nei suoi
panni,
mi apro all’Ascolto senza reagire e senza esprimere quello che sento interiormente. 
Osservo questa persona e cerco di avere una comprensione del suo mondo,
delle sue necessità, del suo punto di vista, anche se interiormente provo fastidio.
Scoprirò che se qualcuno mi attacca non lo fa in modo diretto e personale,
anche se così sembra. Se qualcuno mi attacca in qualche modo
si sente a sua volta a disagio, perché è interiormente in difficoltà:
magari gli ricordo qualcuno con cui ha avuto a che fare in passato 
oppure una situazione difficile
e automaticamente le sue reazioni propongono gli stessi schemi meccanici. 

Questo esercizio è una grande opportunità


per imparare a considerare gli altri diversamente
e osservare i miei disagi interiori con la libertà di non esprimerli. 
Potrò scegliere liberamente come comportarmi.
Potrò vedere aspetti delle altre persone che prima ignoravo.
Ognuno fa del suo meglio, anche chi mi tratta male.

“Quella signora mi guarda malamente. Forse mi disprezza. Dentro, sento per lei
dell’antipatia, ne sono infastidito, ma fuori sono gentile. Sono costretto ad essere gentile,
perché oggi ho bisogno di lei. Interiormente, sono quel che sono, ma all’esterno mi atteggio
diversamente. Questa è la considerazione esteriore. Ora, la stessa signora mi dice che sono
un imbecille. Questo insulto mi fa andare su tutte le furie. Il fatto che io mi arrabbi è un
risultato, ma ciò che scatta dentro di me è la considerazione interiore. La considerazione
interiore e quella esteriore sono diverse. Dobbiamo imparare a poter controllare
separatamente i due tipi di considerazione: quella interiore e quella esteriore. Vogliamo
cambiare non soltanto all’interno ma anche all’esterno. Ieri, quando quella signora mi ha
guardato in maniera ostile, mi sono irritato. Ma oggi capisco che se mi ha guardato in quel
modo, può darsi che sia stupida, o che abbia saputo o sentito dire qualcosa sul mio conto.
O semplicemente le ricordo qualcuno che la esaspera. Ma oggi voglio restare calmo. Ella è
una schiava di emozioni e giudizi, e internamente non dovrei essere in collera con lei. Da
oggi, voglio essere interiormente calmo.”
(Gurdjieff, da Vedute sul Mondo Reale)
ESERCIZIO 24: IL SALUTO
MI RICORDO DI ME TUTTE LE VOLTE CHE SALUTO QUALCUNO

e mi ricordo di fare un bel respiro ogni volta prima di salutare,


anche se mi trovo già davanti alla persona con cui sto interagendo.

In questo modo potrò notare la differenza tra salutare qualcuno

in modo meccanico, oppure Consapevole.


Questa differenza (automatismo o coscienza) può essere applicata in ogni azione quotidiana.

“Al di fuori dell’agitazione della vita esiste “qualcos’altro” che dovrebbe essere lo
scopo e l’ideale
di ogni uomo: questo “altro” soltanto può rendere l’uomo veramente felice e
offrigli dei valori reali.”
G. I. Gurdjieff

ESERCIZIO 25: LA PERCEZIONE


SENSORIALE
Imparare a percepire il nostro corpo è uno dei compiti essenziali nel lavoro di
Gurdjieff.
Di solito ne abbiamo coscienza solo quando ci ammaliamo o ci facciamo male.
Questo esercizio può aiutarci a sviluppare la capacità di sentire il nostro corpo e le
impressioni che si generano al suo interno: le sensazioni di tatto, pressione, temperatura,
gusto, posizione ed equilibrio del nostro Essere fisico.

Svolgimento: la prima settimana scelgo due attività – è importante iniziare con cose


semplici e ordinarie – che faccio regolarmente ogni giorno (lavarmi i denti, camminare,
rifare il letto, mangiare, etc): mentre svolgo le attività scelte porto attenzione alle sensazioni
fisiche che ricevo e cerco di mantenere il più a lungo possibile la mia attenzione, momento
per momento. La seconda settimana aggiungo altre due attività. Dalla terza settimana in poi
continuo con i quattro compiti scelti e provo ad estendere questa particolare attenzione fisica
anche in altri momenti della giornata.
Può essere più semplice se lo faccio in movimento.

Ad esempio, mentre lavo i piatti posso percepire le mani e il contatto con le stoviglie
bagnate, quando cammino posso sentire i piedi e la sensazione del suolo dove cammino (con
o senza scarpe sarà diverso, così come se cammino sull’asfalto o su un prato); mentre mi
vesto o mi spoglio posso avvertire la sensazione dei vestiti sulla pelle e la differenza tra un
tessuto e l’altro, etc etc.

Sono possibili molte varianti.

Procedendo con la pratica dell’esercizio potrai un po’ per volta trasferire questa qualità di
attenzione nella tua vita quotidiana e sviluppare sempre di più una sensazione generale di
Presenza e connessione con il corpo, trasformando la tua esistenza.

ESERCIZIO 26: IL DISTACCO


Una particolarità dell’insegnamento di Gurdjieff è la non-identificazione con le
situazioni, le persone, gli eventi, gli oggetti, le ideologie e le mode del mondo esterno.
Ecco un esercizio per praticare la non-identificazione:
almeno una volta al giorno scelgo una situazione dove decido di parlare di me in terza
persona (come se stessi parlando di qualcun altro).
Lo faccio mentre sto parlando con qualcuno, a casa oppure al lavoro, al ristorante, al
telefono, senza mai rivelare che sto facendo un esercizio. 

E nel farlo, osservo cosa mi succede, come mi fa sentire e come reagisco al pensiero del
giudizio degli altri.

Questo esercizio è un ottimo metodo per sperimentare una sensazione di distacco su più
livelli nei confronti delle situazioni della vita, e avere un’esperienza di non-identificazione
rispetto a noi stessi, ai nostri pensieri e alle circostanze in cui ci troviamo.

L’identificazione è l’ostacolo principale alla Presenza di Sé perché ci identifichiamo


sempre nell’immagine che abbiamo di noi stessi e automaticamente nelle nostre professioni,
nelle relazioni, in ciò che ci piace o non ci piace, etc. In questo modo cadiamo
costantemente in uno stato di ipnosi. Per potersi ricordare di sé occorre per prima cosa non
identificarsi. Ma per imparare a non identificarsi, l’uomo deve innanzi tutto non
identificarsi con sé stesso, non chiamare sé stesso ‘io’ sempre e in tutte le occasioni.

ESERCIZIO 27: REALIZZARE IL PROPRIO


INTENTO
Da dove proviene la mia volontà?
Chi “vuole” le mie azioni?
 
C’è differenza tra volontà e desiderio?
C’è una differenza tra la mia Volontà e la Volontà del Creatore?
 
Una volta al giorno, pianifico qualcosa da realizzare in un orario preciso della giornata,
da compiere entro un preciso arco temporale,
e mi impegno a eseguire l’azione pianificata esattamente come da programma.
Scelgo un’azione e la mantengo per 15 giorni, poi la cambio
e ne scelgo un’altra che mantengo per altri 15 giorni.

Posso usare i poteri di immaginazione e visualizzazione per formulare l’intento e l’attività


specifica.
Comincio con qualcosa di molto semplice
come pulire il tavolo in giardino alle 4 del pomeriggio in 5 minuti, 
oppure sistemare i miei vestiti in armadio in 15 minuti,
oppure ancora decido di fare un corsa attorno alla zona in cui abito in 20 minuti, non oltre.
Questo esercizio aiuta un po’ per volta a sviluppare la volontà personale
e a rafforzare la capacità di concretizzare gli intenti che mi prefiggo 
senza essere distratto e sviato nel percorso di realizzazione.

ESERCIZIO 28: USARE


L’IMMAGINAZIONE PER COMPRENDERE
GLI ALTRI
Gurdjieff ci ha sempre messo in guardia contro i pericoli della nostra immaginazione.

Eppure ci ha anche consigliato di usarla a nostro vantaggio nelle situazioni appropriate.


L’immaginazione è molto utile quando si eseguono esercizi di ruolo:
immagino una persona con cui ho a che fare nella mia quotidianità e con la quale mi sento
in difficoltà, come ad esempio un collega, un vicino di casa o un amico (meglio non il
partner o qualcuno troppo radicato nei nostri affetti); dopodiché mi metto nei suoi panni e
provo ad immaginare i suoi pensieri, le sue emozioni e sensazioni. 
Avrò così la possibilità di entrare in empatia con questa persona, comprendere un po’ di più
il suo mondo interiore e vedere la situazione che condividiamo da una diversa prospettiva.
In questo modo potrò imparare ad osservare le cose da diversi punti di vista, ampliando la
mia consapevolezza.

Questo esercizio è legato al tema della Considerazione Interiore ed Esteriore, uno dei
fondamenti dell’insegnamento di Gurdjieff, di cui possiamo trovare approfondimenti e
delucidazioni nel seguente testo di Ouspensky: Considerazione Interna e Considerazione
Esterna
ESERCIZIO 29: GUARIRE ATTRAVERSO
LA LUCE
La visualizzazione può essere uno strumento molto potente se usato in modo costruttivo.
E’ un formidabile ausilio per la guarigione sotto molti punti di vista.

La sera, prima di addormentarti, sdraiati comodo nel letto sulla schiena ad occhi chiusi,
e quando inspiri visualizza una grande luce dorata che entra in tutto il tuo corpo
a partire dalla sommità della testa;
lasciati inondare da questo sole che entra dentro di te.
Visualizza questa luce che – sempre durante l’inspirazione – attraversa il tuo corpo
dall’alto verso il basso uscendo dalla punta dei piedi.
Ricordati continuamente di visualizzare la luce dorata quando inspiri.
Quando invece espiri, visualizza un’altra cosa:
l’oscurità entra in te dalla punta dei piedi – un grande fiume scuro che parte dai piedi
e attraversa tutto il tuo corpo verso l’alto, finché fuoriesce dalla sommità della testa.
Fai tutto questo lentamente, respirando in modo profondo,
così da poter visualizzare bene la luce e l’oscurità.
La cosa migliore è praticare questa tecnica per 20 minuti, prima di andare a dormire.
Se ci si addormenta mentre si pratica questa tecnica va bene lo stesso.
L’esercizio continuerà anche durante il sonno

ESERCIZIO 30: LA VOLONTÀ OLTRE LA


MENTE
Ogni giorno, quando mi relaziono con gli altri, a casa, al lavoro o con gli amici,
per un’ora intera concordo volontariamente con tutto ciò che viene detto o fatto dalle altre
persone
e per un’altra ora mi pongo invece in disaccordo.
Questo semplice ma intenso esercizio può aiutarmi ad allenare la mia forza di volontà 

a prescindere dall’opinione altrui o da quello che mi suggerisce la mente.

ESERCIZIO 31: IL SACRO NUTRIMENTO


Ogni giorno, prima di mangiare (a colazione, pranzo, cena o prima di uno spuntino)

mi ricordo di prendermi qualche istante per ringraziare la vita

con questa preghiera che si tramanda ancora oggi nel lignaggio del Lavoro di Gurdjieff:
Tutta la vita è Una e ogni cosa che vive è Sacra.
Piante, animali ed esseri umani devono mangiare per vivere e nutrirsi gli uni con gli altri.
Benedico le vite che sono morte per diventare il mio cibo
e mangio consapevolmente affinché, con il mio Lavoro,
possa ripagare il debito della mia esistenza.
Questo esercizio permette al mio cuore di aprirsi
e di entrare in comunione con ciò che mi mantiene in vita.

Potrò rendermi conto che ogni animale, pianta ed essere umano è sacro
ed è fonte di nutrimento 
nel mantenimento reciproco del pianeta e dei suoi elementi.

ESERCIZIO 32: IL PICCOLO ESERCIZIO


DELL’IO SONO
Quando dico ‘Io’ provo sentimento, quando dico ‘Sono’ percepisco il corpo,
con la mente rimango presente.
Tutti i giorni, scelgo uno spazio durante la giornata di cui decido prima orario e luogo.
Mi siedo in una posizione comoda per 10 minuti,
inspiro dal petto e dico la parola IO,
espiro e dico la parola SONO cercando di percepire il corpo.
Questo è un classico esercizio tra quelli che Gurdjieff era solito dare ai suoi allievi.
Ci permette di restare nel qui e ora, e di rafforzare una sensazione generale di Spazio e
Presenza.

ESERCIZIO 33: RISVEGLIARSI AL


PROPRIO NOME
Mi ricordo di me ogni volta che mi sento chiamare per nome.
Quando accade, mi ricordo che esisto nel qui e ora. In questo risveglio momentaneo, mi
osservo, cerco di percepire il mio corpo, sento il mio respiro, il piedi appoggiati sul
pavimento, il mi pensiero e se ci sono emozioni. 

L’esercizio è alla portata di tutti, aiuta ad interrompere l’identificazione con le azioni


quotidiane, sviluppa una percezione di sé e uno stato di Presenza sempre maggiore.
 

“Ricorda te stesso, sempre, ovunque.”


Gurdjieff
ESERCIZIO 34: LA RISATA
“La risata ci libera dall’energia superflua,
la quale se restasse inutilizzata potrebbe diventare negativa,
e cioè, veleno.
La risata è l’antidoto.”
Gurdjieff
Ogni mattina, appena ti svegli, prima di aprire gli occhi, stirati come un gatto.
Stira ogni fibra del tuo corpo.

E dopo, con gli occhi ancora chiusi, mettiti a ridere.


Per 5 minuti non fare altro.
All’inizio sarà una risata forzata,
ma in breve i tuoi tentativi provocheranno una risata spontanea.
Abbandonati alla risata.
Prima che accada veramente ci vorranno forse alcuni giorni, perché non ne siamo abituati.
Ma poi tutto diventerà spontaneo e cambierà la qualità della tua giornata.

La risata fa affiorare energie latenti dalla tua fonte interiore.

La risata colorerà l’atmosfera di tutta la giornata rigenerando la tua energia.


Se ti svegli ridendo, presto sarai in grado di percepire che la vita è un gioco:
puoi ridere delle tue delusioni, delle tue sofferenze e perfino di te stesso.

ESERCIZIO 35: LEGGERE E RESTARE


PRESENTI
Ogni giorno ricavi del tempo per leggere, preferibilmente un libro,
e dopo aver letto ogni pagina ti fermi ad un punto di fine frase
per osservare quanto ricordi della pagina appena letta.
Ricordi tutti i dettagli o solo alcuni?

Hai idea di cosa stai leggendo?

Mentre leggi sei completamente assorbito dalle parole del testo e ti dimentichi di te
o riesci anche a percepire la postura del tuo corpo e delle mani che reggono il libro?

Quante volte ti è capitato di dover rileggere la pagina appena letta di un libro


perché la mente ha iniziato a vagare per i fatto suoi? 

Osserva i tuoi stati interiori e cerca di comprendere cosa cambia quando ricordi qualcosa
oppure quando hai bisogno di rileggere la pagina per fissarne i contenuti.
“Il ricordo di sé è una cosa, l’identificazione un’altra. O l’uno o l’altra: sono opposti.
In quanto tale, il ricordo di sé è lotta contro l’identificazione.”
Ouspensky

ESERCIZIO 36: UN DIALOGO


CONSAPEVOLE
Mentre stai parlando con qualcuno, di persona oppure al telefono,
presta attenzione alla sensazione della tua mano destra, “per tutta la durata del dialogo
ricorda la tua mano destra”.
Non immaginare la mano, ma SENTILA.
Se ti può aiutare, puoi muoverla per sentirla di più oppure puoi stringere in mano qualcosa. 

Questo esercizio allena la capacità di divisione dell’attenzione


mentre ci relazioniamo con gli altri: una parte dell’attenzione resta sulla tua mano
e l’altra parte di attenzione si dedica alla conversazione.

Così facendo potrai avere un’esperienza del corpo e della mente quando lavorano insieme.

Divisione dell’Attenzione:

Quando osservi qualcosa, la tua attenzione è diretta su ciò che osservi:


Io ————————————–> il fenomeno osservato.
Quando, sempre osservando, tenti di ricordarti della tua mano, l’attenzione è diretta
contemporaneamente verso la conversazione e verso te stesso:
Io < ————————————> il fenomeno osservato.
La difficoltà sta nel mantenere l’attenzione su di te senza indebolire l’attenzione sul dialogo
in corso.

ESERCIZIO 37: I NUMERI


DELL’ATTENZIONE
Questo esercizio di attenzione può essere eseguito anche camminando
e scandendo mentalmente i numeri ad ogni passo.

Conta da 1 a 5, poi da 2 a 6, da 3 a 7, da 4 a 8, e così via fino a 100 e poi torna indietro.

Esempio: 1, 2, 3, 4, 5; /2, 3, 4, 5, 6; /3, 4, 5, 6, 7,

/etc. 100, 99, 98, 97, 96;/ 99, 98, 97, 96, 95; /98, 97, 96, 95, 94,/ etc.

Se sbagli, cosa molto probabile e statisticamente molto possibile,


ricomincia sempre da capo.

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