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APPUNTI LEZIONI LETTERATURA INGLESE III

PROF.SSA ALESSANDRA RUGGIERO


ANNO 2020/2021
27/11/20
LEZIONE NUM.4
Soffermandoci sul dibattito sul romanzo tra fine ‘800 e i primi del ‘900, diciamo che il romanzo
tardo vittoriano sembra essere considerata una forma vecchia, superata. È come se il romanzo
venisse visto come qualcosa di obsoleto e antico perché in realtà rifletteva su una società che non
veniva vista nella sua complessità. Il romanzo sembrava di non rispondere alla modernità così come
si andava configurando e questo è un dibattito che attraversa i primi anni del ‘900, per esempio
Henry James, Virginia Woolf ed altri si confrontano su questo. James, Woolf e Lorenz guardano al
romanzo degli altri autori che è essenzialmente un romanzo di consumo e di intrattenimento. Lo
considerano non rispondente al mondo che dovrebbe essere descritto. (Questi autori, sopra citati;
sono autori modernisti o che precedono il Modernismo e che si scagliano contro il romanzo tardo
vittoriano e anche quello eduardiano o contemporaneo a quello modernista). Quello che gli autori
modernisti contestano al romanzo precedente e a quello contemporaneo che continua a portare
avanti le caratteristiche del romanzo tardo vittoriano è l’idea di poter descrivere la realtà che
significa che la realtà è considerata facilmente descrivibile, invece, per i modernisti c’è l’idea di
volerla esplorare per capirne tutte le sfaccettature e la complessità. Questi autori, comunque,
continuano a considerare il romanzo la forma d’arte per eccellenza di questo periodo. Alcuni autori
hanno riflettuto anche nelle prefazioni dei loro romanzi, per esempio Conrad nella prefazione di uno
dei suoi romanzi riflette proprio sulla forma del romanzo. Lo stesso Henry James, oltre alla sua
grande produzione di romanzi e di racconti, scrive anche una serie di riflessioni sulla forma del
romanzo per esempio The Art Fiction è uno di questi testi a fine ‘800. James si interroga sul
romanzo e la sua posizione è che la realtà è cambiata in modi inediti, non è una realtà di facile
comprensione e di facile descrizione. Quindi, non si può scrivere un romanzo convenzionale e cioè
seguendo i modi realistici della narrazione e soprattutto questa narrazione non può più avvenire da
un unico punto di vista e cioè quello del narratore onnisciente unico a cui il pubblico era abituato.
Di fatto, lui discute proprio questo modo di fare narrativa e lo mette in pratica nei suoi romanzi in
cui la rappresentazione è davvero difficile da cogliere. Il reale è complesso e il romanziere deve
riuscire a rendere questa complessità e ciò avviene anche attraverso delle strategie narrative diverse.
Molti autori scrivevano i romanzi andando a parlare e a descrivere la realtà politico-sociale di quei
tempi mentre il ROMANZO MODERNISTA (quello di Joyce, di Woolf) è tutt’altro. Il romanzo
modernista si concentra sul presente, su episodi isolati, su momenti isolati e in particolare un
aspetto che influenza questo tipo di riflessione, di trasformazione del romanzo è anche la diffusione
che agli inizi del ‘900 ha in Europa, ed in Inghilterra in particolare, il romanzo russo. Quando si
parla di romanzo russo, si parla innanzitutto di Dostoevsky perché egli si sofferma di più sull’animo
umano. Gli autori russi si diffondono in Inghilterra, infatti, Virginia Woolf scrive un saggio molto
interessante, The Russian Point of View (1925), in cui riflette proprio sulle caratteristiche della
letteratura russa che la rendono secondo lei molto idonea a raccontare il momento attuale. Cambia
tutto e va anche codificato questo cambiamento, va affrontato da un punto di vista critico e oltre a
scrivere in un altro modo, questi autori si soffermano anche a teorizzare come deve cambiare la
scrittura del romanzo. Quindi, il romanzo russo è molto importante sullo sviluppo del romanzo
modernista. Virginia Woolf è la figlia di Leslie Stephen, un critico vittoriano, che ha vissuto con i
suoi numerosi fratelli e sorelle in un mondo in cui la letteratura, l’arte e la cultura erano centrali. Ha
ricevuto un’educazione di alto livello e la sua vita è stata abbastanza funestata da tragedie, la morte
di diversi familiari, e la sua instabilità che l’ha portata poi al suicidio (ha subito anche violenze da
ragazzina da parte del suo fratellastro). Era anche bisessuale e ciò è un elemento rilevante perché
era parte caratteristica anche di quel gruppo di intellettuali che si sono radunati intorno a lei e ai
suoi fratelli e sorelle a Bloomsbury. Alla morte dei genitori, Virginia Woolf si trasferisce con un
fratello e una sorella a Bloomsbury in quell’appartamento che diventa il centro della vita culturale
di questo gruppo di intellettuali (Bloomsbury Group) che raccoglie non soltanto letterati ma anche
economisti, critici d’arte. Virginia sposa Leonard Woolf e insieme costituiscono la Hogarth Press, e
questo è un altro dato importante, questa casa editrice che ha poi il ruolo centrale anche nella
diffusione di tutto ciò che è nuovo. Quello contro cui lei si scaglia è quello che definisce il
MATERIALISMO. I Materialisti sono per Virginia Woolf quegli autori che tengono a descrivere la
società in maniera realistica concentrandosi su quegli aspetti materiali della vita che secondo lei
sono assolutamente irrilevanti. Ciò che per lei è importante è guardare alla complessità
dell’esperienza lasciando perdere tutte queste sciocchezze, cose inutili e si riferisce in particolare ad
Arnold Bennet e a John Galsworthy.
Analisi testo MODERN FICTION = L’autrice mette a confronto il vecchio e il nuovo. Pubblica
questo saggio insieme ad una raccolta di racconti brevi che intitola Monday or Tuesday, citati
all’interno dello stesso saggio. Il ruolo di Woolf in questo saggio è quello di esaltare gli altri
autori/narratori moderni a scrivere secondo la propria intuizione e quindi non seguendo né i dettami
dell’editoria né tantomeno della società e un po' meno quelli della tradizione. Già a partire dai primi
righi di Modern Fiction, possiamo vedere che la Woolf scrive qualcosa che è simile al pensiero di
Eliot. Poi parla anche della figura del critico letterario che è colui a cui è attribuito il ruolo di dare
un giudizio sul fatto stesso che la letteratura sia migliorata oppure meno. Quello che Woolf mette in
discussione è il contenuto di cui si occupano questi autori. Bennet, dice Woolf, che sia peggio degli
altri perché è anche un bravo scrittore e quindi si potrebbe occupare di cose migliori, più
interessanti. Dei personaggi di Bennet sottolinea che ciò che manca loro è la mancanza dello spirito.
Che cosa sottolineano i Modernisti e in particolare Joyce e Woolf? Quello che caratterizza in
maniera particolare questi due autori è il tentativo di rappresentare questi momenti sparsi, queste
epifanie, l’impossibilità del singolo di trovare un senso alla storia. Ci troviamo in un momento di
rottura che viene portato all’estremo proprio dalla rappresentazione di un diverso modo di narrare,
concentrandosi su un evento singolo, circoscritto, esplorato nei dettagli come avviene anche nei
racconti di Joyce e di Woolf (Eveline di Joyce).
Virginia Woolf (1882-1941) an English novelist and critic who made an original contribution to
English Novel. Modern fiction is an essay by Virginia Woolf. This essay was written in 1919 but
published in 1921 with a series of short stories called Monday or Tuesday. The essay is the criticism
of writers and literature from the previous generation. It also acts as a guide for writers of modern
fiction to write what they feel, not what society or publisher want them to write.
Virginia Woolf‟s “Modern Fiction” details how modern fictional writers and authors should write
what inspires them and not to follow any special method. She believed that Writers are constrained
by the publishing business, by what society believes literature should look like and what society has
dictated how literature should be written. Woolf believed it is a writer‟s Job to write the
complexities in life, the unknown, not the important things.
Modern fiction is one of the most effective seminar essays in criticism which makes a clear break of
modern fiction from the Victorian novel. Mrs. Woolf first traces the progress of the novel from its
beginning in the 18th Century. But she traces it on basis of the philosophy of evaluation in general.
According to her, the earlier novelists really did what they actually could within their limited
means. With their simple tools and primitive materials, it might be said “Fielding did well and Jane
Austen even better.”
Literature, according to T.S. Eliot, is like everything else, a process which makes the present. This
is why, it does not just improve, it always keep changing. Its material is not same. Mrs. Woolf
agrees with Eliot on this point and says: “We do not come to write better, we only keep on moving
now a little in this direction, now in that but with a circular motion.” Says Virgina Woolf, “It is for
the historian of literature to judge whether the modern novel has really progressed from its early
babblings.” As a critic, she naturally upholds her “right to judge the past with debt as well as
doubt.”
She Criticises M.G. Wells, Arnold Benett, John Galsworthy of writing about unimportant things
and called them materialists. According to her, they put life into their novels. They are mainly
concerned with the body, not the soul of the novel. This is particularly because they are all
materialists and are concerned with fixities not with movements. But Mr. Benett is perhaps the
worst culprit of the three, in as much as he is by far the best workman. He can make a book so well
constructed in its craftsmanship that is difficult even for the expecting critics to see through which
chink or crevice decay can creep in. Being a kind of post modernist, Mrs. Woolf would like the
writer to leave the room in his room. According to her, there is nothing in a well constructed novel
worth preserving for the prosperity. She suggests that it would be better for literature to turn their
backs on them, so it can move forward, for better or worse. While Woolf criticizes these three
authors, she praises several other authors for their innovation. This group of writers she name
spiritualists, and include James Joyce who Woolf says writes what interests and move him.
Woolf wanted writers to focus on the awkwardness of life and craved originality in their work. Her
overall hope was to inspire modern fiction writers to write what interested them, wherever it may
lead. As a typical modern novelists and critic Mrs. Woolf advises the modern novelists to look
within and see what life is like, “Mind receives a crowd of impressions- trivial, fantastic or
engraved with the sharpness of steer.” So she does not like “life-like novels, nor in the tyrant plot,
nor in the conventional comedy or love-interest”. “If Life like this?” “Must Novel be like this?” She
asks & then adds: “Look within and life, it seems, is very far being „like this‟. life is not a series of
gig lamps, symmetrically arranged. Life is a luminous halo, a semi transparent envelope
surrounding us from the beginning of the consciousness to the end.”
Mrs. Woolf make it clear that the objective of the writer in his or her creation is to look within and
life as a whole. The traditionalism or materialism do not capture at that moment. Thus to trust upon
life, a writer is free and he could write what he chose.
Mr. James Joyce is most notable from that of their predecessors. Young writers within he attempt to
come closer to life and to preserve more sincerely and exactly what interests and moves them. And
in doing so they must discard most of conventions which are commonly observed by the novelist.
She praises Thomas Hardy, Joseph Conard, William Henry Hudson, James Joyce and Anton
Chekhov.
As a critic her writing and criticism was often done by intuition and feeling rather than by a
scientific, analytical and systematic method, Virginia Woolf Says: “Life escapes and perhaps Life
nothing else is worth while. It is a confession of vagueness it have to make use of such a figure.”
Life for Virginia Woolf is not fixed, but a changing process. It is a flux, shower of atoms of
„luminous halo”. The human consciousness is a shelter of sensation and impression. It is the duty of
novelist to convey these sensation and impressions. There should be no limitations or conventions.
Thus, Virginia Woolf is the fist theorist of the “Stream of Consciousness.” So, she says: “It is a task
of the novelist to convey this varying, this unknown and uncircumscribed spirit of life.”
To sum up, Virginia Woolf observes that “Nothing-no method, un experiment, even of the wildest-
is forbidden, but only falsity and pretence.” “the proper stuff of fiction does not exist, everything is
the proper stuff of fiction, every feeling, every thought, every quality of brain & spirit is drawn
upon.”
Though the novels of Virginia Woolf have well knit plot, perfect structure and coherence unlike
most of modern psychological novelists belonging to „the stream of consciousness”. She strongly
and significantly points out that the modern novel can grow only if a novelist is free from
conventions to write from his or her own vision of life and keeps in the view the changing concept
of life as revealed by modern psychology and such other scientific discoveries about the working of
human mind or consciousness.
Thus Woolf‟s “Modern Fiction” essay focuses on how writers should write or what she hopes for
them to write. She does not suggest a specific way to write. instead a she wants writers to simple
write what interests them in any way that they choose to write. She suggests “Any method is right,
every method is right, that expresses what we wish to express, if we are writers, that brings us
closer to the novelists‟ intension if we are readers.”
She wanted writers to express themselves in such a way that it showed life. She set out to inspire
writers of modern fiction by calling for originality, criticizing those who focused on the
unimportant things and comparing the differences of cultural authors, all for the sake of fiction and
literature.
TRADUZIONE DELL’ANALISI DEL TESTO MODERN FICTION DI VIRGINIA
WOOLF.
Virginia Woolf (1882-1941) una scrittrice e critica inglese che ha dato un contributo originale al
romanzo inglese. La narrativa moderna è un saggio di Virginia Woolf. Questo saggio è stato scritto
nel 1919 ma pubblicato nel 1921 con una serie di racconti chiamati lunedì o martedì. Il saggio è la
critica degli scrittori e della letteratura della generazione precedente. Agisce anche come guida per
gli scrittori di narrativa moderna per scrivere ciò che sentono, non ciò che la società o l'editore
vogliono che scrivano.
“Modern Fiction” di Virginia Woolf descrive in dettaglio come i moderni scrittori e autori di
finzione dovrebbero scrivere ciò che li ispira e non seguire alcun metodo speciale. Credeva che gli
scrittori fossero vincolati dall'editoria, da come la società crede che la letteratura dovrebbe essere e
da come la società ha dettato come la letteratura dovrebbe essere scritta. Woolf credeva che fosse il
lavoro di uno scrittore scrivere le complessità della vita, l'ignoto, non le cose importanti.
La narrativa moderna è uno dei saggi seminari più efficaci nella critica che fa una chiara rottura
della narrativa moderna dal romanzo vittoriano. La signora Woolf traccia per la prima volta il
progresso del romanzo dal suo inizio nel XVIII secolo. Ma lo traccia sulla base della filosofia della
valutazione in generale. Secondo lei, i primi romanzieri hanno fatto davvero quello che potevano
effettivamente con i loro mezzi limitati. Con i loro strumenti semplici e materiali primitivi, si
potrebbe dire "Fielding ha fatto bene e Jane Austen anche meglio".
Letteratura, secondo T.S. Eliot, è come ogni altra cosa, un processo che fa il presente. Questo è il
motivo per cui non solo migliora, ma cambia sempre. Il suo materiale non è lo stesso. La signora
Woolf è d'accordo con Eliot su questo punto e dice: "Non veniamo a scrivere meglio, continuiamo
solo a muoverci ora un po 'in questa direzione, ora in quella ma con un movimento circolare".
Virgina Woolf dice: "Spetta allo storico della letteratura giudicare se il romanzo moderno è davvero
progredito dai suoi primi balbettii". In qualità di critica, sostiene naturalmente il suo "diritto di
giudicare il passato sia con il debito che con il dubbio".
Critica M.G. Wells, Arnold Benett, John Gals degni di scrivere di cose non importanti e li
chiamavano materialisti. Secondo lei, hanno dato vita ai loro romanzi. Si occupano principalmente
del corpo, non dell'anima del romanzo. Ciò è particolarmente perché sono tutti materialisti e si
preoccupano delle fissità non dei movimenti. Ma il signor Benett è forse il peggior colpevole dei
tre, in quanto è di gran lunga il miglior operaio. Riesce a realizzare un libro così ben costruito nella
sua maestria che è difficile anche per i critici in attesa vedere attraverso il quale può insinuarsi il
decadimento di crepe o crepe. Essendo una sorta di post modernista, la signora Woolf vorrebbe che
lo scrittore lasci la stanza in la sua stanza. Secondo lei, in un romanzo ben costruito non c'è nulla
che valga la pena preservare per la prosperità. Suggerisce che sarebbe meglio che la letteratura
voltasse loro le spalle, in modo che possa andare avanti, nel bene e nel male. Mentre Woolf critica
questi tre autori, elogia molti altri autori per la loro innovazione. Questo gruppo di scrittori chiama
spiritualisti e include James Joyce, che secondo Woolf scrive ciò che lo interessa e lo commuove.
Woolf voleva che gli scrittori si concentrassero sull'imbarazzo della vita e desiderassero l'originalità
nel loro lavoro. La sua speranza generale era quella di ispirare gli scrittori di narrativa moderni a
scrivere ciò che li interessava, ovunque potesse portare. Come una tipica scrittrice e critica
moderna, la signora Woolf consiglia ai romanzieri moderni di guardarsi dentro e vedere com'è la
vita: "La mente riceve una folla di impressioni: banali, fantastiche o incise con l'acutezza del
manzo". Quindi non le piacciono "i romanzi realistici, né la trama tirannica, né la commedia
convenzionale o l'interesse amoroso". "Se la vita è così?" "Il romanzo deve essere così?" Chiede e
poi aggiunge: “Guardati dentro e la vita, a quanto pare, è molto lontana dall'essere 'così'. la vita non
è una serie di lampade da concerto, disposte simmetricamente. La vita è un alone luminoso, un
involucro semitrasparente che ci circonda dall'inizio della coscienza alla fine. "
La signora Woolf chiarisce che l'obiettivo dello scrittore nella sua creazione è guardare dentro e la
vita nel suo insieme. Il tradizionalismo o il materialismo non catturano in quel momento. Così,
fidandosi della vita, uno scrittore è libero e può scrivere ciò che vuole.
Il signor James Joyce è più degno di nota rispetto a quello dei loro predecessori. I giovani scrittori
dentro cercano di avvicinarsi alla vita e di preservare più sinceramente ed esattamente ciò che li
interessa e li muove. E così facendo devono scartare la maggior parte delle convenzioni
comunemente osservate dal romanziere. Loda Thomas Hardy, Joseph Conard, William Henry
Hudson, James Joyce e Anton Chekhov.
Come critica, la sua scrittura e la sua critica erano spesso fatte dall'intuizione e dal sentimento
piuttosto che da un metodo scientifico, analitico e sistematico, Virginia Woolf dice: “La vita scappa
e forse la vita non vale nient'altro. È una confessione di vaghezza che deve fare uso di una tale
figura. " La vita per Virginia Woolf non è fissa, ma un processo di cambiamento. È un flusso,
pioggia di atomi di "alone luminoso". La coscienza umana è un rifugio di sensazioni e impressioni.
È dovere del romanziere trasmettere queste sensazioni e impressioni. Non dovrebbero esserci
limitazioni o convenzioni. Pertanto, Virginia Woolf è la prima teorica del "Flusso di coscienza".
Quindi, dice: "È compito del romanziere trasmettere questo spirito di vita variabile, sconosciuto e
non circoscritto".
Per riassumere, Virginia Woolf osserva che "Niente - nessun metodo, un esperimento, anche dei più
selvaggi - è proibito, ma solo falsità e finzione". "La vera roba della finzione non esiste, tutto è la
vera roba della finzione, ogni sentimento, ogni pensiero, ogni qualità del cervello e dello spirito è
attinto."
Sebbene i romanzi di Virginia Woolf abbiano una trama ben articolata, una struttura e una coerenza
perfette a differenza della maggior parte dei moderni romanzieri psicologici appartenenti al "flusso
della coscienza". Sottolinea con forza e in modo significativo che il romanzo moderno può crescere
solo se un romanziere è libero dalle convenzioni per scrivere dalla propria visione della vita e
mantiene in vista il mutevole concetto di vita come rivelato dalla psicologia moderna e da altre
scoperte scientifiche simili. sul funzionamento della mente o della coscienza umana.
Così il saggio di Woolf “Modern Fiction” si concentra su come gli scrittori dovrebbero scrivere o su
cosa spera che scrivano. Non suggerisce un modo specifico di scrivere. invece vuole che gli scrittori
scrivano semplicemente ciò che li interessa in qualsiasi modo scelgano di scrivere. Lei suggerisce:
"Ogni metodo è giusto, ogni metodo è giusto, che esprime ciò che desideriamo esprimere, se siamo
scrittori, che ci avvicina all'intenzione dei romanzieri se siamo lettori".
Voleva che gli scrittori si esprimessero in modo tale da mostrare la vita. Ha deciso di ispirare gli
scrittori di narrativa moderna invocando l'originalità, criticando coloro che si sono concentrati sulle
cose non importanti e confrontando le differenze degli autori culturali, tutto per il bene della
narrativa e della letteratura.

30/11/20
La Questione Irlandese
Centrale per i discorsi post coloniali e sarà fondamentale per diversi autori. Alle origini dell’ Irlanda c’
è la conversione al Cristianesimo da San Patrizio che caratterizza dal punto di vista religioso
l’ Irlanda dal resto del Regno Unito, il conflitto che c’ è stato agni fa ha poi avuto come protagoniste
le due fasce della popolazione, che sono state costrette a vivere per molto tempo i Protestanti e i
Cattolici, diciamo che l’ Irlanda diventa parte dell’ Inghilterra già nel 1172 sotto Enrico II è il Papa
che consegna l’ Irlanda all’ Inghilterra, questa situazione di “sottomissione” per gli irlandesi si protrae
poi nel tempo. Per esempio Riccardo II nel 1394 fa una campagna in Irlanda ma di fatto la convivenza
tra gli irlandesi e gli anglonormanni è sempre stata complessa, sempre nel 300, fu promulgata una
legge che vietavano matrimoni tra irlandesi e anglonormanni, quindi difatti, la situazione è sempre
complessa, per tutto il 400 e il 500, continuano ad entrare in vigore nuove leggi che limitano sempre
di più le libertà degli irlandesi, per esempio alla fine del 400 la corona inglese vieta al Parlamento
Irlandese di riunirsi senza l’ approvazione del Re, quindi di fatto non riesce ad essere autonoma in
Irlanda e con Enrico VIII e con l’ abolizione dei monasteri la componente cattolica viene sempre di più
marginalizzata e sempre Riccardo II viene proclamato re d’ Irlanda dal Parlamento Irlandese, anche
con Elisabetta che porta fino in fondo la Riforma Anglicana definita dal padre continuano le guerre e
la regina manda i diplomatici e condottieri a combattere la guerra in Irlanda, quindi non è mai stata
semplice. All’ epoca l’ Irlanda era divisa in 4 contee, una delle quali la Contea di Ulster, contea che si
trova nel nord-est dell’Irlanda. Il predominio inglese in Irlanda continua sotto Giacomo I, il quale
stabilisce le Plantations, toglie le terre agli irlandesi e le assegna ai protestanti inglesi e scozzesi e in
questo modo crea insediamenti che sono favorevoli alla corona, si parla di fatti dell’ organizzazione
della colonia, viene appunto colonizzata regolarmente tutta l’ Irlanda man mano si procede per contee e
parte sotto Giacomo I un’ operazione di colonizzazione e culturale, per esempio la citta di Derry
nell’ Ulster che è una delle città fondamentali viene ribattezzata Londonderry. Uno dei motivi di
grande ira e protesta e cittadini irlandesi. Anche Cromwell durante la sua Repubblica l’ Irlanda
continua ad essere depredata, lo stesso Cromwell nel 1649 saccheggia una serie di luoghi nei
dintorni confisca le terre ai cattolici che man mano vengono spinti più ad ovest, cacciati dalle loro
terre, con la Restaurazione non cambia nulla se non nel 1885 con la Glorious Revolution, James II
viene deposto dal Parlamento per la sua troppa vicinanza ai cattolici, seguono i The Orange. James
fugge in Irlanda e organizza la sua Resistenza Armata però non riesce a difendersi. William of Orange
sbarca in Irlanda e combatte con le truppe di James e riesce a sconfiggerlo. Dalla fine del 600 quello
che avviene è che vengono promulgate delle leggi che sono repressive nei confronti dei cattolici che
vengono privati delle terre, agli inizi del 700 possiedono ormai il 7% delle terre dell’ Isola e man
mano con il procedere del tempo, il Parlamento Irlandese acquisisce indipendenza nei confronti del
Regno Unito che però non consente mai una vera indipendenza, quello che succede è che il 1 gennaio l’
Act Of Union sancisce l’ unione dell’ Irlanda all’ Inghilterra in maniera definitiva. Se fino ad allora c’
era stata una certa autonomia da parte dell’ Irlanda adesso l’ annessione risulta completa con l’ Act.
Difatti già da un po’ si era cominciato a dibattere sulla necessità degli irlandesi di creare un fronte
compatto tra cattolici e protestanti per riuscire ad ottenere l’ indipendenza della Nazione. Viene
fondata in particolare un’ associazione “ United Irishmen” che inizia a progettare la rivolta nei
confronti dell’ Inghilterra, però questa rivolta messa in piedi fallisce. Gli irlandesi provano a
rendere autonomi per tutto l’ 800 in maniera più o meno aggressiva, ci provano in maniera
diplomatica. Difatti si cerca di far ottenere dei diritti ai cattolici, dalla metà del secolo si aggiunge a
questa situazione politico religiosa complessa si aggiunge anche la carestia che ha inizio tra il 1845-
1846, dovuta alla perdita del raccolto di patate che servivano per la sussistenza per la maggior parte
degli irlandesi, questo genera una serie di morti, davvero impressionante e si diffonde anche un
epidemia di tifo, tra il 1848-1849 gli abitanti dell’ Irlanda si dimezzano per morte ma anche per
immigrazione, partono ondate migratorie verso gli Stati Uniti e il Canada. Negli ultimi tre decenni
dell’ 800 si cominciano a trovare dei compromessi. Il Primo Ministro Inglese Gladstone, riesce ad
ottenere che la Chiesa Protestante non sia più la Chiesa di Stato in Irlanda, ovviamente ciò non basta
per gli Irlandesi. Difatti quello che incomincia a crescere nel periodo è il malcontento strutturato e
formalizzato contro il
predominio inglese e nasce il partito Home Rule che ha come obiettivo quello di ottenere l’
autogoverno. Di fatto questo progetto di autogoverno viene continuamente presentato e respinto. Anche
Gladstone ha un ruolo fondamentale, in questo processo, la prima volta che viene respinto l’
Home Rule è nel 1886, nel 1893 invece viene approvato dalla House of Commons ma viene poi
respinto dalla House of Lords, comunque non riesce ad emergere. Quello dell’ autonomia irlandese è
infatti un processo molto lungo. Viene anche fondata una lega gaelica, ad inizio del secolo nasce
anche il partito nel 1905 Sinn Fein, il partito che ovviamente si pone di portare avanti l’ obiettivo di
autonomia. Nel 1912, viene approvato un terzo progetto Home Road Bill (?) e poco dopo viene
fondata la Alter Volunteer Force che è una sorta di esercito. Di fatto nel 1914 l’ Home Rule Act
diventa legge di stato, non si riesce ad ottenere l’ Indipendenza e gli Irlandesi sono sempre sul piede di
guerra, quindi arrivano alle insurrezioni di Pasqua. Easter Rising nel 1916 a Dublino, anche perché di
fatto l’ Home Rule era diventato legge però poi era come se non entrasse mai in vigore a causa della
Prima Guerra Mondiale. Vengono arrestati e giustiziati tre capi dell’ insurrezione, di cui ne parla anche
Yeats e sono Tom Clarke, Thomas McDonagh e Patrick Pearse. Tra i centrali leader delle insurrezioni
irlandesi, che verra poi rilasciato, si ricorda Michael Collins. Un'altra figura chiave è quella di Eamon De
Valera, il primo presidente della Prima Repubblica Irlandese, uno dei capi più anziani della rivoltà,
politico importante nella storia irlandese. Difatti gli irlandesi avevano dei loro
Parlamentari eletti, in Inghilterra c’ erano anche rappresentati irlandesi al governo. I personaggi avevano
un ruolo fondamentale e nel 1919 i rappresentanti irlandesi eletti al Parlamento inglese, formano una
sorta di Parlamento Illegale irlandese, si riuniscono gli eletti irlandesi e nel 1920
peopongono la divisione dell’ Isola con un doppio Parlamento un con sede a Belfast e l’ altro con
sede a Dublino. Gran parte dell’ isola, tranne l’ Ulster quella piccola porziona a Nord Est ch ha come
capitale Belfast e la Repubblica d’ Irlanda ha come capitale Dublino. Ancora oggi crea dei problemi seri
per la Brexit. L’Irlanda del Nord è l’ unica parte del Regno Unito che ha un confine con l’ Europa,
perché la Repubblica Irlandese fa parte dell’ Europa. Il Partito dello Sinn Fein ci teneva a istituire una
Repubblica Irlandese indipendente, il Governo Britannico voleva continuare a mantenere il controllo in
qualche modo ma lo Sinn Fein viene supportato in qualche modo dall’ Irish Repubblican Army, questo
gruppo che nasce come un esercito regolare della Repubblica Irlandese ma in effetti assume nel
tempo le caratteristiche di un gruppo terroristico. Nel dicembre 1921 scoppia la guerra civile nell’
Irlanda del Sud, perché si inaugurano le sedute dei Parlamento Nord irlandese. Nel 1922 nasce lo Stato
Libero d’ Irlanda, ci sono una serie di gruppi armati, la guerra civile termina nel 1923 e di fatti nel 32
con De Valera che diventa primo ministro del governo ma il conflitto risulta ancora vivo nell’ Irlanda
del Nord dove i cattolici continuano a sottostare alle leggi britanniche 56.

William Butler Yeats


Nasce nel 1865 e muore nel 1939 e nasce a Dublino proprio da una famiglia Anglo-irlandese. La sua
formazione si sviluppa tra Dublino, Londra e Sligo che è una cittadina di provincia che ha un ruolo
importante nella sua formazione e ciò lo riporta in contatto con la tradizione dell’ Irlanda. Il conflitto
anglo irlandese è principalmente dettato da una cultura di riferimento, come in tutte le colonie,
diciamo che il processo di colonizzazione prevede sempre che i valori e la cultura e soprattutto la
lingua del colonizzatore prevalgano su quella locale, la lingua degli irlandesi è il gaelico ma l’ inglese è
stata la lingua principale fino a qualche anno fa. E anche tutti i grandi scrittori irlandesi, anche i più
famosi hanno quasi sempre scritto in inglese per esempio Swift, Oscar Wilde, James Joyce, Beckett.
Difatti Yeats nell’ A General Introduction for my Work, nella seconda parte Subject-Matter, l’ autore
parla del problema dell’ irlandesità. Yeats fa un esempio particolare sulla lingua facendo riferimento
ad un episodio biografico, (indiani sostenitori degli inglesi, che Yeats giudica aspramente in una cena).
Yeats sottolinea che il gaelico è la sua lingua nazionale, utilizzata per parlare di costumi e tradizioni
ma l’ inglese è la sua lingua madre. Yeats evidenza il carattere “l’ odio e la solitudine degli irlandesi” e fa
riferimento all’ epitaffio che Swift aveva scritto sulla lapide della sua tomba che si trova Saint
Patrick a Dublino, l’ autore parla di ira e di fiera indignazione che ora che è morto non lacerano più il
suo cuore, come se questi valori fossero il tratto distintivo della sua scrittura, di ciò che ha scritto.
Yeats deve comunque molto alla cultura irlandese e i suoi autori. Diciamo che Yeats condivide un po’ sia
la tradizione inglese che quella irlandese e sceglie come riferimento alcuni poeti inglesi e in questo
saggio lo fa attraverso una serie di esempi. Difatto Yeats è uno dei promotori di quel ritorno alla
tradizione molto importante per moltissimi autori all’ inizio del secolo, anche al folklore, un tema a cui
era abituato a guardare sin da ragazzo, le descrizioni rurali dell’ Irlanda, si rifà alle leggende dell’
Irlanda e diciamo contribuisce all’ entità nazionale attraverso la letteratura, è come se lui volesse
ritornare alle radici irlandesi nel modo di fare letteratura, e quindi riprende una serie di temi
tipicamente inglesi. Il recupero delle forme tradizionali consente di creare un’ identità locale, difatti
questo è ciò che si trova al centro del Revival Celtico di cui sono stati protagonisti Yeats e Lady
Gregory che l’ autore cita nel suo testo introduttivo. Lady Gregory era stata protagonista con lui della
codificazione della necessità di tornare alle origini gaeliche, in particolare Lady Augusta Gregory con
Yeats avevano fondato l’ Abbey Theatre, un luogo fondamentale per la diffusione del nuovo modo di
fare letteratura, difatti si concentra sul teatro come genere, perché difatti consente proprio di mettere in
scena opere diverse e lo stesso Yeats scrive opere teatrali, ciò è un importante istituzione teatrale, che
diventa luogo della resistenza, ancora oggi un importante istituzione teatrale irlandese. Maud Gonne
era un’ attrice ma era anche una donna molto impegnata politicamente nell’ indipendenza irlandese e
Yeats l’ aveva corteggiata per un lunghissimo periodo e non era mai riuscito a farsi sposare, è stata la
destinataria di buona parte delle sue poesie, Maud Gonne era la compagna di uno dei protestanti dei
promotori della rivolta, che furono uccisi nella Pasqua del 1916, John MacBride. La causa del
nazionalismo era molto importante per Yeats e viene fuori in maniera precisa nella sua introduzione
nelle opere poetiche

Analisi poesia Easter, 1916 William Butler Yeats Ballata di argomento politico
Eventi fondamentali di cui parla questa poesia, l’ importanza della data e il suo momento storico,
Ester Rising, che ebbe luogo principalmente a Dublino nella settimana della Pasqua del 1916. La data
emblema è il 24 aprile 1916, data fondamentale oltre ai contenuti del componimento ma fondamentale
anche per la sua struttura: la ballata può essere suddivisa in 4 stanza e il numero 4 richiama il mese di
aprile. Nella prima e nella terza stanza abbiamo 16 versi ciò richiama non solo l’ anno della guerra ma
anche il numero dei rivoluzionari che persero la vita mediante l’ esecuzione. I critici hanno elaborato una
serie di simbolismi, alcuni di essi trovano anche una corrispondenza tra le stanze. Da un punto di vista
metrico in tale componimento prevale una rima alternata ABABCDCD con tetrametro giambico e
perimetro giambico che si alternano, in alcuni accenti l’ accento diventa
trocaico. Nella prima stanza l’ autore parla in prima persona e ci descrive quello che accadeva prima della
rivolta e lo descrive con un certo snobismo e ci parla di patrioti che prima della guerra appartenevano
alla working class e dice che li ha incontrati da dietro ai banconi, le scrivanie erano lavoratori mentre
lo stesso Yeats non si ritiene un lavoratore. Nella prima stanza al verso 14 abbiamo una metonimia, si fa
riferimento al vestito dei giullari, multicolore che si può contrapporre alla vita senza senso, condotta
dagli abitanti di Dublino, la prima stanza può considerarsi come un ritornello, proprio perché l’ ultimo
verso, un ossimoro “A terrible beauty is born” si ripete come un evento tragico portando dolore
sofferenza e morte ma su questa strada si potrà giungere ad un nuovo inizio, positivo l’ indipendenza.
Nella seconda stanza si utilizza un tono più solenne identificando e descrivendo singolarmente i
patrioti, che il poeta ha modo di conoscere in quanto cittadini di Dublino, al verso 17 il poeta parla di una
donna, probabilmente la contessa Costance Markievicz, parlando di lei utilizza una metonimia, la voce
della donna un tempo soave adesso risulta essere stridula proprio perché la donna ha deciso di
partecipare alla vita politica, dichiarando ciò il poeta condanna la
partecipazione attiva delle donne alla politica, successivamente al verso 24, il poeta parla di Pearse, al
verso 25 fa riferimento ad un cavallo alato, emblema dei poeti (?). Successivamente il poeta fa
riferimento al verso 26, Mcdonagh che desiderava diventare un autore noto ma la sua carriera
letteraria si è dovuta concludere troppo presto. Su Macbride l’ autore non spende belle parole al verso
32 l’ autore lo definisce un zotico, ubriaco e vanitoso, che ha fatto del male a qualcuno di molto vicino al
mio cuore (Gonne), l’ uomo viene inserito nel componimento perché ha fatto parte dei moti
rivoluzionari. Al verso 37 abbiamo un riferimento a Shakespeare, si fa riferimento alla commedia As you
like it, Dublino viene vista come un palcoscenico, è come se questa rivolta venisse letta come una
rappresentazione che viene messa in atto sul palcoscenico della città. La terza stanza è da considerare
un punto di svolta, proprio perché se nella stanza precedente l’ autore ha un atteggiamento di
rimprovero, qui nella terza sembra avere molta più comprensione e riconsce che tutto sommato questi
patrioti hanno combattuto per la libertà ed erano mossi da un fervente desiderio di indipendeza e
autonomia, questa idea viene rafforzata da una metafora pastorale al verso 41, i cuori dei patrioti
sono mossi dalla libertà, il cuore è paragonato ad una pietra che non cambia sebbene il paesaggio sia in
continua evoluzione, così come il corso del fiume che fluisce portando con sé cambiamento mentre la
pietra resta immutata. Quindi Yeats fa riferimento ad un campo semantico sensoriale legato alla
natura, verso 45 cavallo, 46 birds, 47 clouds, tutti elementi naturali che sono in continua
trasformazione tranne la pietra. Il paesaggio cambia, la natura muta ma il desiderio di indipendenza
dei ribelli resta come la pietra, fisso sempre lo stesso. Nella quarta stanza Yeats si domanda se tutto ciò
vale la pena, se i ribelli hanno perso la vita per una giusta causa. Nei versi 68,69 c’ è la questione
politica, perché l’ Inghilterra era sul punto di cedere all’ Irlanda questo status di indipendenza che
avrebbe permesso all’ Irlanda di ottenere un proprio Parlamento ma questa questione dell’
Indipendenza è stata accantonata durante la prima guerra mondiale proprio perché gli inglesi
necessitavano del sostegno irlandesi per il conflitto mondiale, agli occhi degli irlandesi ciò si presenta
come un’ ennesima beffa. Ancora una volta l’ autore cita le vittime dal 75 al 76, sottolineare chi ha
preso parte alla guerra per l’ indipendenza rende più concreto l’ evento. Ancora una volta l’ elemento
del verde al verso 78, rende l’ idea del colore nazionale irlandese. Si ritorna ancora una volta nella
chiusura della poesia all’ ossimoro. Nella terza non c’ è perché identifica il punto di svolta “A terrible
beauty is born”, nelle prime tre stanze il poeta descrive le sue sensazioni ed è quindi imprescindibile l’
ossimoro, mentre la terza strofa è un’ immagine del mondo naturale messo a contrasto con la natura
dei patrioti.

LEZIONE NUM.6
03/12/20
La letteratura della prima metà del ‘900 è caratterizzata sicuramente dal movimento modernista che
comprende autori che scrivono testi di carattere diverso. In virtù dei grandi cambiamenti che ci sono
stati all’inizio del ‘900 e che hanno investito la cultura, la storia delle idee, la scienza, è cambiato
proprio il modo di guardare la realtà. Quindi gli autori modernisti si rapportano alla realtà in
maniera diversa rispetto alla tradizione ottocentesca naturalistica e realistica, e quindi, producono
testi di carattere differente sia se parliamo di testi narrativi (short stories) e anche per quanto
riguarda il romanzo. Come testi teorici in cui gli autori dicono la loro sul modo di fare letteratura,
abbiamo letto Modern Fiction di Virginia Woolf che può essere considerato il MANIFESTO
MODERNISTA. Abbiamo letto anche Tradition and Individual Talent di T. S. Eliot e abbiamo
guardato anche a quell’apertura della letteratura inglese ad altre influenze provenienti dall’Europa,
dagli Stati Uniti e il modo in cui tanti autori iniziano anche a muoversi fisicamente per accogliere e
raccogliere esperienze diverse e riportarle in patria nel caso di autori inglese. Un altro t4esto molto
importante è Why the novel matters scritto da D. H. Lawrence. esso è un testo interessante per
quanto riguarda la riflessione sulla storia di questo periodo. D. H. Lawrence lo possiamo
considerare un po' in controtendenza rispetto alle istanze moderniste di cui abbiamo parlato fin ora.
Anche D. H. Lawrence scrive essenzialmente nella prima metà del’900 e ha una visione dell’arte
completamente diversa rispetto agli altri autori. Quando parliamo di lui è importante anche parte
della sua biografia, anche il fatto che provenisse da una famiglia della contea di Nottingham, una
contea dove l’attività principale era il lavoro nelle miniere, e quindi un’appartenenza alla Working
Class, e un suo continuo sottolineare l’importanza della vita reale. Lawrence è visto come una
figura emblematica nella letteratura anglosassone proprio per le sue tematiche e personaggi nuovi.
ANALISI WHY THE NOVEL MATTERS (D. H. LAWRENCE)
D. H. Lawrence’s critical essay ‘Why the novel matters’ was published in the collection titled
Phoenix in the year 1936. In this essay Lawrence speaks about the importance of the novel and tries
to establish the superiority of the novelist above other professions.
In an attempt to illustrate the importance of the novel Lawrence explains the importance of life and
the living man. He says that the whole living man, the man alive, is more important than his
thoughts, ideas, his mind, or his stomach or liver or kidney or any other parts of his body. Lawrence
says that this is what scientists and philosophers fail to understand. According to Lawrence a novel
shows life and its characters are nothing but man alive. The novelist understands the importance of
life and the man alive. Therefore the novelist is better than the scientist or the philosopher.
Lawrence begins the essay by commenting upon the saying ‘a sound mind in a sound body’. He
calls it a funny superstition that people think of themselves as a body with a soul in it. He questions
why one thinks of one’s hand as something subordinate to the mind that operates it. The hand has a
life of its own. It has knowledge and can think and act for itself. The hand is as much a part of the
living man as the mind. The pen held by the hand however is not alive. A man alive extends only to
his fingertips. Lawrence says that whatever in a man is alive constitutes the man alive. The hand,
skin, freckles, blood and bones are very much alive and part of the man alive. The living body
therefore must not be compared to inanimate objects like tin cans or clay vessels.
Lawrence in this essay tries to explain why the novelist is better than the philosopher or the scientist
and in order to do so he explains the importance of the man alive. According to Lawrence the
novelist possesses an intricate understanding of the man alive more fully than a parson, a
philosopher, or a scientist. The parson speaks about souls in heaven and the afterlife. But for the
novelist heaven is in the palm of his hand and the tip of his nose which are alive. The novelist is not
concerned about life after death. He is wholly concerned about life at present and with the man
alive. The philosopher speaks about infinite knowledge possessed by the pure spirit. But for the
novelist there is no knowledge beyond what the living body can perceive. For philosophers nothing
but thoughts is important. These thoughts Lawrence says are nothing but ‘tremulations on the
ether’. They are not alive. They are like radio signals floating in the air which are meaningless until
they reach the receiver – a radio device that decodes the signals into a meaningful message.
Similarly when thoughts are received by a man alive they become meaningful and can alter the
man’s life. But the thoughts nevertheless are not alive. It is only because the man alive receives
them that they become alive. Only a man alive can be stimulated by thoughts. Thus the living body
is more important than the message conveyed by thoughts.
According to Lawrence nothing is more important than life. Living things are more valuable than
dead objects. A living dog is better than a dead lion but a living lion is better than a living dog.
Lawrence says that scientists and philosophers find it difficult to accept the value of the living. For
the philosopher nothing but thoughts matter. For the scientist a living man is of no use. He only
wants a dead man whom he dissects and observes under the microscope. For a scientist a man is a
heart, a liver, a kidney, a gland or a tissue. But for the novelist the only thing that matters is a whole
living man. Lawrence refuses to believe that he is a body or a soul or a brain or a nervous system.
He considers himself to be a complete whole made up of all these parts, a whole that is greater and
more significant than the individual parts. And for this reason he is a novelist and he considers
himself superior to the saint, the scientist or the philosopher.
Having established the importance of the man alive and the novelist Lawrence proceeds to explain
the significance of the novel. Lawrence calls the novel a book of life. According to him books are
like thoughts - nothing but ‘tremulations on the ether’. They are meaningful only when a man alive
receives them. But he says that the tremulations of a novel are more powerful than any other book
and it can make a whole man alive tremble. This means that the novel has the capacity to influence
a man more effectively than any other book. For example the ideals of Plato makes the ideal being
in a man tremble. Similarly the sermons or the Ten Commandments affect only a part of a man
alive. But a novel is capable of shaking the whole of a man alive. This is because a novel deals in
nothing else but man alive. In this regard Lawrence calls the Bible a ‘great confused novel’. All its
characters – Adam, Eve, Sarai, Abraham, Isaac – including God are nothing but man alive. For
Lawrence, the Bible, Homer and Shakespeare are all great novels because they communicate to the
reader. Their wholeness affects the whole of man alive. They do not stimulate growth in a particular
direction but shake the whole man alive into new life.
According to Lawrence the strength and appeal of a novel lies in the dynamic nature of its
characters which reflects the importance of constant change in the life of a man alive. Nothing is
constant and if something is forced to remain constant it loses its value and power along with the
passing of time. There are no absolutes. There is only a constant flow and change and even change
is not absolute. A man today is different from what he was yesterday and tomorrow he will be
different from what he is today. A man loves a woman because of the constant change in her. It is
the change that startles and defies and keeps a man and woman in love with each other. Loving an
unchanging person is like loving an inanimate object like a pepper pot. But even amidst change one
needs to maintain one’s integrity. However Lawrence says that putting a finger on one individual
trait makes one as fixed as a lamp post. It seems as if a man has made up an idea about himself and
is trying to trim himself down to fit into it. Lawrence says that one can learn about the importance
of change from a novel. In a novel the characters do nothing but live. But if they begin to act
according to a fixed pattern – always remaining good or bad – the novel loses its life force.
Similarly a man in his life must live and not try to follow a pattern or else he becomes a dead man
in life. Lawrence however says that it is difficult to define what is living. Different men have
different ideas about what they mean by living in life. Some go to seek God while others seek
money, wine, and women, yet others seek votes and political reforms. In this Lawrence says that the
novel is a guide which helps to differentiate between a man alive and a man who is dead in life. A
man may eat his dinner like a man alive or merely chew his dinner as a dead man in life. A man
alive shoots his enemy but a dead man in life throws bombs at people who are neither his friends
nor foes.

Finally Lawrence says that the most important thing is to be a whole man alive and the novel
provides guidance in this matter. A novel helps a man to see when a man is alive and when he is
dead in life. The novel helps to develop an instinct for life. This is because the novel does not
advocate a right path or a wrong path. The concept of right and wrong vary according to
circumstances. A novel portrays this unpredictable and varying nature of life making the reader
realize that life itself is the reason for living. The end result of the novel is the whole man
alive. Thus Lawrence asserts that the novel is a book that can touch the life of a whole man alive
and that is why the novel matters.

TRADUZIONE DELL’ANALISI DEL TESTO DI D.H. LAWRENCE


Il saggio critico di D. H. Lawrence "Perché il romanzo è importante" è stato pubblicato nella
raccolta intitolata Phoenix nell'anno 1936. In questo saggio Lawrence parla dell'importanza del
romanzo e cerca di stabilire la superiorità del romanziere rispetto alle altre professioni.
Nel tentativo di illustrare l'importanza del romanzo Lawrence spiega l'importanza della vita e
dell'uomo vivente. Dice che l'intero uomo vivente, l'uomo vivo, è più importante dei suoi pensieri,
delle sue idee, della sua mente, o del suo stomaco, del fegato, dei reni o di qualsiasi altra parte del
suo corpo. Lawrence dice che questo è ciò che scienziati e filosofi non riescono a capire. Secondo
Lawrence un romanzo mostra la vita e i suoi personaggi non sono altro che uomini vivi. Il
romanziere comprende l'importanza della vita e dell'uomo vivo. Quindi il romanziere è migliore
dello scienziato o del filosofo.
Lawrence inizia il saggio commentando il detto "una mente sana in un corpo sano". Definisce una
buffa superstizione che le persone si considerino un corpo con un'anima. Si domanda perché si
pensi alla propria mano come a qualcosa di subordinato alla mente che la gestisce. La mano ha una
vita propria. Ha conoscenza e può pensare e agire per sé stesso. La mano fa parte dell'uomo vivente
tanto quanto la mente. La penna tenuta per mano però non è viva. Un uomo vivo si estende solo alla
punta delle dita. Lawrence dice che tutto ciò che in un uomo è vivo costituisce l'uomo vivo. La
mano, la pelle, le lentiggini, il sangue e le ossa sono molto vivi e fanno parte dell'uomo vivo. Il
corpo vivente quindi non deve essere paragonato a oggetti inanimati come barattoli di latta o vasi di
argilla.
Lawrence in questo saggio cerca di spiegare perché il romanziere è migliore del filosofo o dello
scienziato e per farlo spiega l'importanza dell'uomo vivo. Secondo Lawrence il romanziere possiede
una comprensione intricata dell'uomo vivo più pienamente di un parroco, un filosofo o uno
scienziato. Il parroco parla delle anime in cielo e nell'aldilà. Ma per il romanziere il paradiso è nel
palmo della sua mano e sulla punta del naso che sono vivi. Il romanziere non si preoccupa della vita
dopo la morte. È completamente preoccupato per la vita presente e per l'uomo vivo. Il filosofo parla
della conoscenza infinita posseduta dallo spirito puro. Ma per il romanziere non c'è conoscenza
oltre a ciò che il corpo vivente può percepire. Per i filosofi nient'altro che i pensieri sono importanti.
Questi pensieri che Lawrence dice non sono altro che "tremolii sull'etere". Non sono vivi. Sono
come segnali radio che fluttuano nell'aria che sono privi di significato fino a quando non
raggiungono il ricevitore, un dispositivo radio che decodifica i segnali in un messaggio
significativo. Allo stesso modo, quando i pensieri vengono ricevuti da un uomo vivo, diventano
significativi e possono alterare la vita dell'uomo. Ma i pensieri tuttavia non sono vivi. È solo perché
l'uomo vivo li riceve che diventano vivi. Solo un uomo vivo può essere stimolato dai pensieri.
Quindi il corpo vivente è più importante del messaggio trasmesso dai pensieri.
Secondo Lawrence niente è più importante della vita. Gli esseri viventi sono più preziosi degli
oggetti morti. Un cane vivo è meglio di un leone morto, ma un leone vivo è meglio di un cane vivo.
Lawrence dice che scienziati e filosofi hanno difficoltà ad accettare il valore dei vivi. Per il filosofo
nient'altro che i pensieri contano. Per lo scienziato un uomo vivente non serve a niente. Vuole solo
un uomo morto che seziona e osserva al microscopio. Per uno scienziato un uomo è un cuore, un
fegato, un rene, una ghiandola o un tessuto. Ma per il romanziere l'unica cosa che conta è un uomo
vivente. Lawrence si rifiuta di credere di essere un corpo, un'anima, un cervello o un sistema
nervoso. Si considera un tutto completo composto da tutte queste parti, un tutto più grande e più
significativo delle singole parti. E per questo è un romanziere e si considera superiore al santo, allo
scienziato o al filosofo.
Dopo aver stabilito l'importanza dell'uomo vivo e il romanziere, Lawrence procede a spiegare il
significato del romanzo. Lawrence definisce il romanzo un libro di vita. Secondo lui i libri sono
come pensieri - nient'altro che "tremolii sull'etere". Hanno significato solo quando un uomo vivo li
riceve. Ma dice che i tremolii di un romanzo sono più potenti di qualsiasi altro libro e possono far
tremare un uomo intero. Ciò significa che il romanzo ha la capacità di influenzare un uomo in modo
più efficace di qualsiasi altro libro. Ad esempio gli ideali di Platone fanno tremare l'essere ideale in
un uomo. Allo stesso modo i sermoni oi dieci comandamenti riguardano solo una parte di un uomo
vivo.
Ma un romanzo è in grado di scuotere in vita l'intero uomo. Questo perché un romanzo non tratta
nient'altro che l'uomo vivo. A questo proposito Lawrence definisce la Bibbia un "grande romanzo
confuso". Tutti i suoi personaggi - Adamo, Eva, Sarai, Abramo, Isacco - incluso Dio non sono altro
che uomini vivi. Per Lawrence, la Bibbia, Omero e Shakespeare sono tutti grandi romanzi perché
comunicano al lettore. La loro interezza influisce sull'intero uomo vivo. Non stimolano la crescita in
una direzione particolare, ma scuotono vivo l'intero uomo in una nuova vita.
Secondo Lawrence la forza e il fascino di un romanzo risiedono nella natura dinamica dei suoi
personaggi che riflette l'importanza del cambiamento costante nella vita di un uomo vivo. Niente è
costante e se qualcosa è costretto a rimanere costante perde valore e potenza con il passare del
tempo. Non ci sono assoluti. Ci sono solo un flusso e un cambiamento costanti e persino il
cambiamento non è assoluto. Un uomo oggi è diverso da quello che era ieri e domani sarà diverso
da quello che è oggi. Un uomo ama una donna a causa del suo costante cambiamento. È il
cambiamento che sorprende e sfida e mantiene un uomo e una donna innamorati l'uno dell'altro.
Amare una persona immutabile è come amare un oggetto inanimato come un vasetto di pepe. Ma
anche in mezzo al cambiamento è necessario mantenere l'integrità. Tuttavia Lawrence dice che
mettere un dito su un tratto individuale lo rende fisso come un lampione. Sembra che un uomo si sia
inventato un'idea di sé stesso e stia cercando di sistemarsi per adattarla. Lawrence dice che si può
imparare l'importanza del cambiamento da un romanzo. In un romanzo i personaggi non fanno altro
che vivere. Ma se iniziano ad agire secondo uno schema fisso - rimanendo sempre buoni o cattivi -
il romanzo perde la sua forza vitale. Allo stesso modo un uomo nella sua vita deve vivere e non
cercare di seguire uno schema, altrimenti diventa un uomo morto nella vita. Lawrence, tuttavia, dice
che è difficile definire cosa sia vivo. Uomini diversi hanno idee diverse su cosa intendono per
vivere nella vita. Alcuni cercano Dio mentre altri cercano denaro, vino e donne, altri ancora cercano
voti e riforme politiche. In questo Lawrence dice che il romanzo è una guida che aiuta a distinguere
tra un uomo vivo e un uomo che è morto nella vita. Un uomo può mangiare la sua cena come un
uomo vivo o semplicemente masticare la sua cena come un uomo morto nella vita. Un uomo vivo
spara al suo nemico, ma un morto in vita lancia bombe contro persone che non sono né suoi amici
né nemici.
Infine Lawrence dice che la cosa più importante è essere un uomo intero vivo e il romanzo fornisce
una guida in questa materia. Un romanzo aiuta un uomo a vedere quando un uomo è vivo e quando
è morto in vita. Il romanzo aiuta a sviluppare un istinto per la vita. Questo perché il romanzo non
sostiene una strada giusta o una strada sbagliata. Il concetto di giusto e sbagliato varia a seconda
delle circostanze. Un romanzo ritrae questa natura imprevedibile e variabile della vita, facendo
capire al lettore che la vita stessa è la ragione della vita. Il risultato finale del romanzo è l'intero
uomo vivo. Così Lawrence afferma che il romanzo è un libro che può toccare la vita di un intero
uomo vivo ed è per questo che il romanzo è importante.
ANALISI PROFESSION FOR WOMEN (VIRGINIA WOOLF)
Virginia Woolf cerca di portare al centro dei suoi discorsi la donna. A parte A room of one’s own
che è il testo cardine di V.W., importante è anche Profession for Women. Esso è il testo di una
conferenza che Virginia Woolf ha tenuto ad un incontro della Women’s Service League, una
associazione che si occupava del lavoro delle donne. Bisogna tenere presente che la guerra ha
cambiato tante cose. In particolare la seconda guerra mondiale ha avuto un’influenza
nell’emancipazione delle donne perché le donne avuto l’occasione di iniziare a lavorare perché,
semplicemente, gli uomini non potevano perché erano impegnati ad andare e combattere al fronte.
Virginia Woolf viene invitata a parlare alle donne del suo lavoro e lo dice all’inizio stesso.
"Professions for women" is the title of a lecture of 1942 by Virginia Woolf, in which she talks
about the professional opportunities for women in the 20th century and, particularly, about the
profession of writer.
Indeed, Woolf talks about "professions" and not "jobs" in order to dignify women's activities. In
particular, Woolf talks about writing as a reputable and cheap profession; for this reason literature is
a profession in which women have succeeded before than in others. In addition, Woolf refers to
writing as the only space in which women could fulfil themselves without particular problems.
Then, Woolf says that with the reward received for his first article (one pound the shilling and
sixpence) she bought a Persian cat instead of spending that sum on basic goods (such as food): this
in order to demonstrate that her profession had not the only aim of providing means of support.
But Virginia Woolf was a privileged woman. Her subject of writing was not as important as the
very experience of writing: indeed, she had to fight against the "Angel in the House", that is, the
phantom of a woman who didn't allow her to write. The Angel in the House was the stereotype of
the woman: sympathetic, compassionate, tender, deceiving, charming, pure. So, to be able to write
all that she really thought, Woolf had to break free from this figure: she had to kill that feminine
part of herself that had been inculcated into her through education. Once killed the Angel, Woolf
was free to be herself, but now she had to discover what is herself, so, what is a woman. At this
point, Woolf has a more perturbing experience than that of killing the Angel in the House: Woolf
experiences the state of mind of the novelist, pointing out that it is different for men and women
writers: indeed, men are repetitive, offer always the same elements in order to give the reader
security and in this way men writers lack imagination. Women writers, on the contrary, rely on their
unconscious, their passions: so, the experience of writing for women is like an explosion exhaling
foam that, like the foam of the sea, is sign of vitality, energy, life and so is the symbol of the artistic
creation.

Society has perpetuated stereotypes of women, who are told to be subservient to men’s interests and
desires, never being given a chance for independent thinking throughout the centuries. As a result,
women are discouraged to enter careers and fields that men typically occupy. However, women
such as novelist Virginia Woolf are seeking to reverse that trend. In her speech Professions For
Women, she argues that women who are entering male-dominated professions should choose what
employment they pursue without conforming to society’s pressures. Through language illustrating
conflict, metaphor, and parallelism, Woolf inspires a call to action among women to make choices
in professions that will define the female sex, that will continue the struggle for women’s
employment.
Woolf achieves her purpose through language that suggests an ongoing battle between women and
ideas that discourage women’s employment. For instance, while Woolf rhetorically asks what is
easier than being an author living a luxurious life, she realizes that “if [she] were going to review
books [she] should need to do battle with a certain phantom” (2). Woolf’s emphasis on the word
“battle” suggests that if women are going to enter a profession, they will have to challenge ideas
that oppose a female employee. It further cautions that women who enter professions cannot simply
let ideas that suppress female empowerment to persist, and that they must actively resist those ideas
to encourage other women to become a professional.
Woolf also highlights the struggle women will face by explaining that despite the lack of external,
physical obstacles, women still have “many ghosts to fight, many prejudices to overcome” (5). The
encouraging yet haunting tones of the words “fight” and “overcome” in conjunction with the
“ghosts” and “prejudices” illustrates the internal conflict between women who have entered
professions and their mental barriers about society’s stigma against women entering professions and
forcing them to be submissive and selfless and ultimately conquer them. Woolf further urges these
female professionals to face these overwhelming obstacles and overcome them, which would allow
the women to excel in their disciplines and define who women truly are through their achievements
and accomplishments.
Another way she accomplishes her goal of inspiring women in professions to continue the struggle
is through metaphor. While Woolf describes her success as an employed woman in literature, she
cites one cause: “the road [that] was cut many years ago by … many famous women, and many
more unknown and forgotten, [who] have been before [Woolf], making the path smooth, and
regulating [her] steps” (2). The image of Woolf on the path to success guided by women of the past
suggests that entering a profession propagates the efforts of generations of women who have
contributed to not only the profession but also have inspired Woolf to pursue these professions, and
that if these women succeed in their professions, there will be more women who will be encouraged
to join previously male-dominated professions. She further employs metaphor when she explains
that even though women “have won rooms of [their] own in the house hitherto exclusively owned
by men” (6), they have only just begun their struggle in the professions. The women’s rooms,
representing their presence in the male-dominated professions, highlights that women have taken
their first steps in entering the professions, but the struggle for women in professions is far from
over. When comparing the size of a room to that of an entire house made up of many rooms
dominated by men, Woolf demonstrates that women have to continue inspiring women to secure
more rooms in these professions.
Furthermore, Woolf incorporates parallelism to emphasize that even though women may have
succeeded in entering professions, they still need to make their mark in their professions. Although
Woolf does not know the answers to questions regarding who women are, she commends the
women “who are in process of showing [them] by [their] experiments what a woman is, who are in
process of providing [them], by [their] failures and successes, with that extremely important piece
of information” (4). Woolf emphasis on the phrase “who are in process of” indicates that the work
of these women in professions is a continuing “process” that will always supplement women’s basic
identity with more information. Through these advances in their professions, through these answers
to previously unanswered questions, women will transform the selfless, subjugated image of
women during their time to that of empowered females with independent thought and self-identity.
In addition, when Woolf brings up the questions that she thinks are the most significant for women,
she remarks that “for the first time in history [women] are able to ask [questions]; for the first time
[women] are able to decide for [themselves] what the answers should be” (6). The “questions” and
“answers” that women make in these professions complement each other, fulfilling a cycle of how
women define themselves. These professional women not only should continue asking questions
regarding who women are and what they are capable of, but also demonstrate their capabilities
through their arduous efforts and diligence to provide the answers to those questions.
In summary, Woolf’s diction highlighting women’s struggle, metaphor, and parallelism contribute
to her purpose of encouraging women to enter professions and make decisions that will characterize
who women are. In a world where people still fight for women’s equality in many professions, from
teaching to science fields, where women often still do not get equal treatment compared to their
male counterparts in terms of pay and discrimination, the struggle for women in professions is a
continuous process. Indeed, women will have to push through these obstacles so that they can
progress further in exemplifying women’s capabilities.

TRADUZIONE DELLE ANALISI DEL TESTO DI VIRGINIA WOOLF.


"Profession for Women" è il titolo di una conferenza del 1942 di Virginia Woolf, in cui parla delle
opportunità professionali per le donne nel XX secolo e, in particolare, della professione di scrittrice.
Woolf parla infatti di "professioni" e non di "lavoro" per dare dignità alle attività delle donne. In
particolare, Woolf parla della scrittura come di una professione rispettabile ed economica; per
questo la letteratura è una professione in cui le donne sono riuscite prima che in altre. Inoltre, Woolf
definisce la scrittura l'unico spazio in cui le donne potevano realizzarsi senza particolari problemi.
Poi, Woolf dice che con la ricompensa ricevuta per il suo primo articolo (una sterlina lo scellino e
sei pence) ha comprato un gatto persiano invece di spendere quella somma in beni di prima
necessità (come il cibo): questo per dimostrare che la sua professione non aveva l'unico scopo di
fornire mezzi di sostegno.
Ma Virginia Woolf era una donna privilegiata. Il suo soggetto di scrittura non era importante quanto
l'esperienza stessa della scrittura: infatti, doveva lottare contro l '"Angelo in casa", cioè il fantasma
di una donna che non le permetteva di scrivere. L'Angelo in Casa era lo stereotipo della donna:
simpatico, compassionevole, tenero, ingannevole, affascinante, puro. Quindi, per essere in grado di
scrivere tutto ciò che pensava veramente, Woolf doveva liberarsi da questa figura: doveva uccidere
quella parte femminile di sé che le era stata inculcata attraverso l'educazione. Una volta ucciso
l'Angelo, Woolf era libera di essere se stessa, ma ora ha dovuto scoprire cos'è se stessa, quindi cos'è
una donna. A questo punto, Woolf ha un'esperienza più perturbante di quella dell'uccisione
dell'Angelo in casa: Woolf sperimenta lo stato d'animo del romanziere, sottolineando che è diverso
per gli scrittori uomini e donne: infatti, gli uomini sono ripetitivi, offrono sempre gli stessi elementi
per dare sicurezza al lettore e in questo modo gli scrittori uomini mancano di fantasia. Le scrittrici,
al contrario, fanno affidamento sul loro inconscio, sulle loro passioni: così, l'esperienza della
scrittura per le donne è come un'esplosione che espira schiuma che, come la schiuma del mare, è
segno di vitalità, energia, vita e così è simbolo della creazione artistica.

La società ha perpetuato gli stereotipi delle donne, alle quali viene detto di essere sottomesse agli
interessi e ai desideri degli uomini, senza mai avere la possibilità di un pensiero indipendente nel
corso dei secoli. Di conseguenza, le donne sono scoraggiate a intraprendere carriere e settori
occupati tipicamente dagli uomini. Tuttavia, donne come la scrittrice Virginia Woolf stanno
cercando di invertire questa tendenza. Nel suo discorso Professioni per le donne, sostiene che le
donne che stanno entrando in professioni dominate dagli uomini dovrebbero scegliere quale lavoro
perseguire senza conformarsi alle pressioni della società. Attraverso un linguaggio che illustra il
conflitto, la metafora e il parallelismo, Woolf ispira un invito all'azione tra le donne a fare scelte
nelle professioni che definiranno il sesso femminile, che continueranno la lotta per l'occupazione
femminile.
Woolf raggiunge il suo scopo attraverso un linguaggio che suggerisce una battaglia in corso tra
donne e idee che scoraggiano il lavoro delle donne. Ad esempio, mentre Woolf chiede
retoricamente cosa sia più facile che essere un'autrice che vive una vita lussuosa, si rende conto che
"se [lei] avesse intenzione di recensire i libri [avrebbe] bisogno di combattere con un certo
fantasma" (2). L'enfasi di Woolf sulla parola "battaglia" suggerisce che se le donne stanno per
entrare in una professione, dovranno sfidare idee che si oppongono a una dipendente di sesso
femminile. Inoltre avverte che le donne che entrano in professioni non possono semplicemente
lasciare che le idee che sopprimono l'emancipazione femminile persistano e che devono resistere
attivamente a quelle idee per incoraggiare altre donne a diventare una professionista.
Woolf sottolinea anche la lotta che le donne dovranno affrontare spiegando che, nonostante la
mancanza di ostacoli fisici esterni, le donne hanno ancora “molti fantasmi da combattere, molti
pregiudizi da superare” (5). I toni incoraggianti ma inquietanti delle parole "combattere" e
"superare" insieme a "fantasmi" e "pregiudizi" illustrano il conflitto interno tra le donne che sono
entrate in una professione e le loro barriere mentali sullo stigma della società contro le donne che
entrano in professioni e le costringono essere sottomessi e altruisti e alla fine conquistarli. Woolf
esorta ulteriormente queste donne professioniste ad affrontare questi ostacoli schiaccianti e
superarli, il che consentirebbe alle donne di eccellere nelle loro discipline e definire chi sono
veramente le donne attraverso i loro successi e realizzazioni.
Un altro modo in cui realizza il suo obiettivo di ispirare le donne nelle professioni a continuare la
lotta è attraverso la metafora. Mentre Woolf descrive il suo successo come donna impiegata in
letteratura, cita una causa: "la strada [che] è stata tagliata molti anni fa da ... molte donne famose, e
molte altre sconosciute e dimenticate, [che] lo sono state prima di [Woolf] , rendendo il percorso
agevole e regolando i [suoi] passi ”(2). L'immagine di Woolf sulla strada del successo guidata dalle
donne del passato suggerisce che l'ingresso in una professione propaghi gli sforzi di generazioni di
donne che hanno contribuito non solo alla professione ma hanno anche ispirato Woolf a perseguire
queste professioni, e che se queste donne avere successo nelle loro professioni, ci saranno più donne
che saranno incoraggiate a unirsi a professioni precedentemente dominate dagli uomini. Utilizza
inoltre la metafora quando spiega che anche se le donne "hanno vinto stanze [loro] nella casa fino
ad ora di proprietà esclusiva di uomini" (6), hanno appena iniziato la loro lotta nelle professioni. Le
stanze delle donne, che rappresentano la loro presenza nelle professioni dominate dagli uomini,
sottolinea che le donne hanno mosso i primi passi per entrare nelle professioni, ma la lotta per le
donne nelle professioni è tutt'altro che finita. Confrontando le dimensioni di una stanza con quelle
di un'intera casa composta da molte stanze dominate da uomini, Woolf dimostra che le donne
devono continuare a ispirare le donne ad assicurarsi più stanze in queste professioni.
Inoltre, Woolf incorpora il parallelismo per sottolineare che, anche se le donne possono essere
riuscite a entrare in una professione, devono comunque lasciare il segno nelle loro professioni.
Sebbene Woolf non conosca le risposte alle domande riguardanti chi sono le donne, elogia le donne
"che stanno per mostrare [loro] con [i loro] esperimenti che cosa è una donna, che stanno per fornire
[loro]], da [ i loro] fallimenti e successi, con quell'informazione estremamente importante ”(4).
L'enfasi di Woolf sulla frase "chi sono in corso" indica che il lavoro di queste donne nelle
professioni è un "processo" continuo che integrerà sempre l'identità di base delle donne con
maggiori informazioni. Attraverso questi progressi nelle loro professioni, attraverso queste risposte
a domande precedentemente senza risposta, le donne trasformeranno l'immagine altruista e
soggiogata delle donne durante il loro tempo in quella di donne autorizzate con pensiero
indipendente e identità di sé. Inoltre, quando Woolf solleva le domande che ritiene siano le più
significative per le donne, osserva che “per la prima volta nella storia [le donne] sono in grado di
fare [domande]; per la prima volta [le donne] sono in grado di decidere da [loro stesse] quali
dovrebbero essere le risposte ”(6). Le “domande” e le “risposte” che le donne fanno in queste
professioni si completano a vicenda, realizzando un ciclo di come le donne si definiscono. Queste
donne professioniste non solo dovrebbero continuare a porre domande su chi sono le donne e di
cosa sono capaci, ma anche dimostrare le loro capacità attraverso i loro ardui sforzi e la diligenza
per fornire le risposte a tali domande.
In sintesi, la dizione di Woolf che evidenzia la lotta, la metafora e il parallelismo delle donne
contribuisce al suo scopo di incoraggiare le donne a entrare in professioni e prendere decisioni che
caratterizzeranno chi sono le donne. In un mondo in cui le persone combattono ancora per
l'uguaglianza delle donne in molte professioni, dall'insegnamento ai campi scientifici, dove le donne
spesso non ottengono ancora la parità di trattamento rispetto ai loro omologhi maschi in termini di
retribuzione e discriminazione, la lotta per le donne nelle professioni è continua processi. In effetti,
le donne dovranno superare questi ostacoli in modo da poter progredire ulteriormente
nell'esemplificare le capacità delle donne.

4/12/20
Facendo riferimento al periodo degli anni 50, dopo la fine della seconda guerra mondiale,
secondo i critici esistono due “900”, uno prima della prima guerra mondiale e l’ altro dopo, gli
orrori dell’ olocausto e i morti dovuti ai due conflitti mondiali segnano un pessimismo
generale, Adorno sostiene che il mondo non può essere lo stesso dopo Auschwitz, i principali
autori cardine che hanno discusso del post moderno, teorizzando quello che avviene da un
punto di vista culturale e letterario sono
Harvey che scrive “la crisi della modernità” nell’ 89’ e in cui sottolinea che con la fine della
seconda

guerra mondiale, si evidenzia la fine della visione positivista della realtà, della scienza, cioè l’
idea che si possa sempre evolvere e riuscire a rappresentare ciò che accade, quello che nasce è
la sfiducia in tutti quelli che vengono considerati linguaggi universali fede, ragione. Un altro
testo è la “condizione postmoderna” di Lyotard nel 79, anche lui parla della fine della fiducia
nel progresso e l’ impossibilità dello sviluppo lineare della storia. E’ come se l’ uomo non
fosse più in grado di elaborare una narrazione lineare e dovesse dare per scontata l’ esistenza di
più storie e verità possibili ed è come se desse per scontato che la storia prosegui per frammenti
senza esserci più un continuo. Questo
caratterizza la letteratura e lo si può notare anche in the Handmaid ’s tale. Da un punto di vista

storico c’ è il crollo di grandi certezze, il crollo del muro di Berlino, dell’ unione sovietica,
della ex Jugoslavia, fa si che non esistano contrapposizioni tra le grandi ideologie, con la
guerra fredda c’ era stata comunque la contrapposizione del blocco comunista e il blocco
capitalista occidentale guidato dagli Stati Uniti. Non esistono più grandi ideologie. Ciò che
contribuisce una fattura sono diversi fattori. Il tardo capitalismo che viene definito
precisamente da Fredric Jameson che scrive un testo
interessante che si intitola “il post moderno: ovvero la logica culturale del tardo capitalismo”, l’
autore sostiene che si passa da un sistema di produzione per cui gli oggetti avevano un valore d’ uso
ad un sistema di consumo e di informazione. Gli oggetti hanno più un valore di consumo e di
scambio, questo grazie anche al prevalere dell’ immagine e della pubblicità. Jameson essendo un
critico di formazione marxista, ritiene che il capitale si espanda anche in area culturale e quindi
si parla di
mercificazione della cultura, “brandizzazione” della cultura. Non esiste più una visione
“arnoldiana”

(Mattew Arnold) per cui esiste un’ autorità culturale e letteraria, un canone specifico. Accanto al
tardo capitalismo si associa anche l’ invasione e il prevale della cultura di massa. Quello che
avviene è una sorta di contaminazione da parte dei media, che sono media di massa dagli anni
50’ per esempio la
televisione, primo medium di massa e quindi si cancella la distinzione tradizionale tra cultura alta e
cultura bassa. Nella seconda parte del 900 questi autori sottolineano il fatto che il mondo sia
cambiato inevitabilmente, non ci si può opporre in quanto il cambiamento è dovuto in seguito a
scelte e fatti storici fondamentali, come l’ olocausto, Adorno dice, bisogna vedere di cosa è
capace l’ uomo, tali atrocità commesse mettono in crisi il concetto di umanità. Dopo la seconda
guerra mondiale, il mondo per decenni il mondo è stato suddiviso a metà, con la Guerra Fredda,
si hanno avuto due
schieramenti, due ideologia, quella comunista e capitalista in contrapposizione. Prima c’ erano
delle grandi ideologie che sostenevano la letteratura, la cultura ecc. Con la caduta del muro di
Berlino si sono avuti nuovi risvolti che hanno avuto a che fare con la crisi delle grandi ideologie,
non crolla solo il muro e quindi la suddivisione di Berlino ma si dissolve l’ Unione Sovietica, la
Perestroika con Gorbaciov. La crisi nella ex Jugoslavia, la guerra nei Balcani. Quello che
caratterizza i secoli successivi è il prevalere del consumo in tutti gli aspetti della cultura, della
vita, in tutti gli ambiti. Non si prescindere dal fatto che il mondo funzioni così e che i media
hanno avuto un ruolo maggiore. Gli
studiosi degli anni 50’ hanno incominciato a ragionare su cultura alta e su cultura bassa, sull’
utilizzo dei media, a includere come oggetto di studio anche forme mediale, la cultura cambia, non si
può insistere sulla tradizione. La pop art, la prima espressione del primo post moderno. Gli artisti
si aprono al mondo degli oggetti raffiguranti la vita quotidiana e in un certo senso scoprono la cultura
popolare, forme di linguaggio popolare che rientravano in una cultura bassa, i fumetti, i film, che
diventano fondamentali. Quello che comincia a prevalere è il mondo dell’ immagine, ciò che è
virtuale e che non è più reale, come se fosse una derealizzazione, si costruiscono, si va verso la
iper realtà e verso i simulacri, secondo Baudrillard i media ci offrono immagini che non fanno
riferimento al reale, cioè ci offrono immagini che acquistano senso grazie ad altri immagini che
continuamente si rigerano, rimanendo sempre più scollegate a quelle che erano reali in origini, è
come se le immagini avessero vita propria, che si generassero a partire da altre immagini e non
più dalla realtà. Simulacri sono apparenze priva di una realtà soggiogata, per cui si fa difficoltà a
distinguere tra realtà e finzione. Se un tempo la rappresentazione faceva riferimento ad una realtà
fisica, Baudrillard soprattutto nell’
opera “simulacri e simulazione”, sottolinea le immagini che diventano prive di un riferimento
concreto, sviluppandosi attraverso altre immagini, tutta la realtà è assorbita dall’ iper realtà e non
esistono più altre finalità. Come se non ci fosse più uno scopo. Baudrillard sostiene che non c’ è
più un’ ideologia e
ci sono soltanto dei simulacri, l’ ideologia da senso alle rappresentazioni. Ciò che ancora
caratterizza la seconda metà del 900 è la globalizzazione, l’ incidenza dei flussi migratori, in tutto
il mondo, in Inghilterra in maniera evidente. Però la grande incidenza dei flussi migratori, nella
vita delle nazione porta alla consapevolezza dell’ esistenza di più culture, di più storie e diversità,
quindi da un lato genera degli incontri che possono anche essere degli scontri sociali, ma da un
punto di vista culturale mette in crisi l’ esistenza di un canone unico, ci sono più voci, più
letterature. Si creano maggiori inter connessioni e per questo nasce il romanzo post moderno.

Il romanzo post moderno

Nasce negli anni 50 in America soprattutto con autori come Borroughs, Pynchon, in America
Latina Márquez, Borges, oppure in Italia con Italo Calvino è un romanzo che inizia negli anni 50
ma si sviluppa pienamente negli anni 80. Di fatto il romanzo postmoderno si fonda su una
profonda sfiducia nella possibilità di decifrare il reale, perché il reale si considera indistinguibile
rispetto a ciò che è mediatico, simulacro. Esso si fonda su una profonda incertezza ontologica,
non c’ è più la convinzione di poter esprimere una realtà unica.
Per esempio, nel romanzo del 79 di Calvino “se una notte d’ inverno un viaggiatore” viene offerta una
riflessione semi seria sulla possibilità di poter giungere ad una sola versione della realtà e quindi
una sola storia. L’ autore narra il tentativo del lettore di leggere il suo romanzo e quindi per motivi
sempre differenti è costretto ad interrompere la lettura del libro e quindi iniziare a leggerne un
altro. Il racconto di Calvino è come se fosse una riflessione su tutto quello che la letteratura offre,
su tutte le
sue possibilità ma anche l’ impossibilità di arrivare ad una conoscenza univoca e incerta della
realtà, sono 11 brani diversi, dieci incipit diversi, inseriti all’ interno di una cornice narrativa, la
storia della cronice ci dà informazioni sul Lettore personaggio e una lettrice Ludmilla e la loro
storia d’ amore. C’ un riferimento anche al romanzo modernista, alla crisi del soggetto che inizia
a cercare il significato
nel caos in cui inizia a vivere. C’ è anche una problematizzazione tra la lingua e la realtà, una
crisi del linguaggio, l’ inadeguatezza nell’ esprimere il reale, per esempio Beckett si concentra
sul suono della parola e sull’ aspetto uditivo della parola. I post moderni si sentono nell’
incapacità di poter dire qualcosa di nuovo, non hanno più una versione evolutiva della storia e
sono costretti a ritornare sul
passato, perché senza non possono andare avanti, però nel ritorno al passato, nella convinzione
che sia stato già detto e fatto tutto e non si può aggiungere nulla di nuovo, si ritorna senza
svelarne i meccanismi di riuso. Da questo punto di vista gli autori sono influenzati dalla teoria
post strutturalista e decostruzionista, la semiologia di Roland Barthes, Jacques Derrida. In un
testo di Roald Barthes,
chiamato “il piacere del testo”, l’ autore sostituisce la nozione di testo aperto, come un testo
individuato nel suo farsi, un processo al concetto di opera che è invece un prodotto chiuso. Per
testo si intende il tessuto, un insieme di fili che si intrecciano, è come se ci fosse secondo Barthes
un intreccio perpetuo, una tessitura, attraverso cui il soggetto si disfa e si compone. Il testo per questi
autori non è mai definito ma interpretabile, di conseguenza può essere riscritto in un modo diverso,
proprio perché cambia ad ogni lettura, in questo senso il lettore diventa centrale. Il post moderno si
rifà ad altre opere utilizzando però una distanza e ironia.

Samuel L. Beckett

Si colloca alla metà del 900, autore di Waiting For Godot 1952. La sua figura è fondamentale,
conosciuto principalmente per il teatro, Giorni felici, Endgame ma scrive anche radiogrammi,
romanzi, un film. Morto nel 1989. Ha lavorato a Parigi, ha anche scritto le sue opere in francese e
anche in inglese, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1969. Beckett si colloca tra
Modernismo e Post Modernismo, sperimenta e rompe con il passato, è chiaro che si colloca in un
momento storico caratterizzato da importanti momenti epocali, le guerre, le scoperte scientifiche,
Beckett nacque nel 1906, quindi si parla di Freud, fisica quantistica tutto ciò che ha influenzato la
prima parte del 900. E’ quindi partecipe a quella perdite di certezze che caratterizza l’ inizio del
900, è anche la perdita del poter arrivare davvero a conoscere e a rappresentare la realtà, quindi lui
di fatto è un antirealista un antinaturalista, si oppone alle convinzioni teatrali tradizionali, perché
secondo lui sono incapaci di rappresentare la realtà storiche e la realtà in cui vive che è
profondamente mutata, non ha più fiducia nell’ arte come rappresentazione mimetica della realtà
esterna, ed è contro l’idea referenziale della possibilità di rappresentare qualcosa e preferisce l
autoreferenzialità, un arte riflessiva, il suo è un teatro che parla di teatro, mette in scena un patto
teatrale stesso. Come gli scrittori post moderni,
svelano i meccanismi della scrittura, così lui svela i meccanismi dell’ arte teatrale. L’autore
struttura la
forma soprattutto il linguaggio, che chiaramente in questo contesto non è più un mezzo adeguato
di rappresentazione, svuota quelle che sono le forme teatrali esistenti, per esempio il dramma
della
conversazione, vuole rendere evidente l’ inadeguatezza, non può più rappresentare la realtà, la
conversazione non ha più un significato fine a se stesso. I suoi dialoghi non sono più
comunicativi. Lo scambio di battute tra Extragon e Vladimir non li portano a nulla, nemmeno a
determinare l’ azione. Nelle opere di Beckett si sottolinea principalmente che alle parole non
corrisponde l’ azione, non solo non sono comunicativi i dialoghi, i personaggi coinvolti non
arrivano ad un punto, non capiscono ma non producono azioni, in un teatro tradizionale. Si fa
fatica a rintracciare un significato nelle opere di Beckett e tutte le volte che l’ autore è stato
interpellato, non ha mai voluto dare spiegazioni, le opere restano quelle, oscure, è da sempre
stato un autore molto reticente però possessivo nel suo controllo della rappresentazione. Le opere
di Beckett sono piene di didascalie, molto precise, lui voleva avere in pugno le opere che
venivano rappresentate, ancora oggi i suoi eredi mantengono invariata questa caratteristica, non
autorizzano nessuna messa in scena che non sia fedele. Di fatto procede, dai primi lavori in poi,
ad una continua riduzione anche dal punto di vista linguistico, elimina tutto il superfluo, per
esempio dai corpi si elimina tutto il superfluo, rimanendo ad una bocca. Ci sono delle
caratteristiche comuni nelle sue opere, per esempio i continui rimandi tra le varie opere, il
controllo assoluto dell’ esecuzione, ma anche una sorta di ossessione che si manifesta nel
processo creativo, era fissato con l’ idea di riflettere sulla creazione dell’ artista, sul ruolo dell’
artista nella sua creazione

Waiting for Godot


Viene messo in scena a Parigi nel 1953 e fu un evento perché costituisce un evento nella svolta
della storia del teatro, un capolavoro significativo del secondo 900. Nell’ opera manca una trama,
i due protagonisti aspettano invano qualcuno che non arriva, nei due atti che la costituiscono i
protagonisti aspettano. Chi sia Godot non si sa, il dialogo è come se avesse l’ obiettivo di far
passare il tempo, viene privato così della sua funzione comunicativa e anche della sua funzione
performativa, non
produce azione e comunicazione. Per esempio Vladimir e Extragon dicono spesso “andiamo” e
poi la didascalia ci dice che non si muovono. Di fatto la trama in Godot non c’è, i personaggi si
promettono di fare cose ma non fanno nulla, ma c’è anche un’ insistenza sul testo sulla
metateatralità, così come i romanzi post moderni insistono sull’ idea di parlare dei meccanismi
della scrittura, così anche le opere teatrali e in particolari quelle di Beckett, in Waiting for Godot
si insiste sulla metatreatalità, si chiede che ruolo hanno i personaggi in questa vicenda, si danno
la battuta e si insiste sugli aspetti meta
teatrali. I personaggi sono 5 Extragon e Vladimir la prima coppia, Pozzo e Lucky la seconda
coppia e il ragazzo che per due volte interviene per dare la notizia che Godot non arriverà, il
luogo e il tempo sono indefiniti, il luogo è vuoto c’ è soltanto un salice piangente, il fatto che il
tempo sia indefinito ce lo dice la scena. Questi personaggi è come se rappresentassero delle
situazioni universali, non hanno tratti particolari, è un’ opera che si basa su delle simmetrie,
due giornate, due coppie, spesso nei
dialoghi ci sono nomi che si ripetono. E’ come se si ricominciasse di nuovo. E’ un’ azione
senza alcun sviluppo e c’ è però un obbligo di tempo, si continua ad aspettare, senza uno scopo
preciso, è come se per tutto il testo si percepisca da parte dei personaggi quel senso di colpa per
essere nati e la
morte viene vista come unica soluzione, l’ idea è che ci sia più morte che vita, generando una
continua sofferenza negli uomini. Però, ciononostante è anche divertente, qualche volta sembra
di assistere a delle comiche situazioni, di fatto è il grottesco che si innesta sul tragico. Adorno,
scrive un saggio su Endgame, si parte dal dramma di Beckett che sta principalmente nella sua
mancanza di senso, cioè proprio dal fatto che il significato del linguaggio si sia perso e non è
più possibile una comunicazione nel mondo del secondo dopoguerra. E’ come se si dichiarasse
la negatività del presente. Di fatto Vladimir e Extragon aspettano Godot, che non si sa chi sia,
molti critici lo identificano come Dio, altri come la morte altri come il senso della vita.
Potrebbe essere un gioco di parole GO dot. Beckett insiste su questi elementi.

LEZIONE NUM.8
07/12/20
Di cosa parliamo quando parliamo di POSTCOLONIALE? L’impero britannico si è costruito nei
secoli a partire dal 1500 e ha raggiunto la sua massima espansione alla fine dell’800 sotto il regno
della regina Vittoria. Alla fine dell’800 l’impero britannico abbracciava più o meno ¼ della
superficie terrestre e si diceva che il sole non tramontava mai sull’impero britannico proprio perché
era molto esteso che c’era sempre un paese che apparteneva ad esso in cui, in qualche parte del
mondo, era sempre giorno. Tra il 1500 e il 1750 si inizia a sviluppare l’impero con i primi
insediamenti. La prima colonia ufficiale è quella americana, la prima ondata migratoria britannica
raggiunge quella parte dell’America che prende poi il nome di Virginia. Nel 1607 ci sono i primi
insediamenti in Virginia e dopo pochi anni i primi insediamenti nel Massachussets che si trova più
al nord. Quindi, i primi insediamenti sono quelli della Virginia del sud i cui territori furono utilizzati
come piantagione mentre la seconda ondata migratoria cioè quella dei padri pellegrini che arrivano
sulle coste del Massachussets, questi cercano di creare una società diversa oltreoceano che potesse
rispettare i principi della propria religione che non era accettata in Inghilterra. Vanno lì per una
conseguenza di una persecuzione religiosa. Questi due insediamenti sono diversi anche per obiettivi
e non è caso che poi negli Stati Uniti si scatena la guerra tra il Nord e il Sud, soprattutto intorno alla
liberazione degli schiavi attorno al 1800 perché gli stati del sud avevano assolutamente bisogno di
quella forza di lavoro (gli schiavi) e di quel sistema di lavoro mentre gli stati del nord tendevano a
far prevalere una forma di governo che consentisse le liberà individuali e lo sviluppo libero dei
cittadini. In ogni caso, gli USA arrivano all’indipendenza nel 1776. Gli inglesi, nonostante le
moltissime tasse imposte e pagate dagli americani, non permettevano a questi ultimi di entrare a far
parte del parlamento inglese così gli americani buttano a mare letteralmente il carico di tè sul quale
avrebbero pagato le tasse al governo inglese e così nel 1776 raggiungono l’indipendenza.
Contemporaneamente, però, la Gran Bretagna ha conquistato moltissimi territori e questa conquista
non è soltanto militare ma è il frutto anche di un’operazione culturale che è quella su cui andremo a
soffermarci. Per la fine dell’800, le conquiste erano veramente vastissime e la regina Vittoria fu
nominata Imperatrice d’India e di fatto l’impero britannico in quel periodo abbracciava veramente
dei territori grandissimi e contribuiva alla costruzione di un forte senso d’identità britannica, ci si
sentiva orgogliosi di essere cittadini britannici perché in qualche modo si era padroni del mondo.
L’impero si va a sgretolare a partire dal secondo dopoguerra. Immediatamente, dopo la fine della
seconda guerra mondiale le colonie iniziano a rivendicare delle forme di autonomia e la prima
colonia che si rende libera nel 1947 è l’India. Più che di India, si deve parlare di tutto il Sub
Continente Indiano perché si fa riferimento anche a quello che oggi è il Pakistan dato che
contestualmente all’indipendenza l’India, quest’ultima si divide anche in India e Pakistan,
soprattutto per trovare una sorta di compromesso tra le varie parti che la costituiscono. Nel Sub
Continente Indiano, all’epoca, abitavano musulmani e indù che non convivevano in maniera
pacifica e con la cosiddetta Partition e cioè la divisione nei due stati di India e Pakistan si trova una
sorta di compromesso perché nell’attuale Pakistan vanno ad abitare i musulmani e in India restano
gli Indù. Ciò, però, genera una carneficina tra le due divisioni. L’India è, quindi, la prima colonia a
raggiungere l’indipendenza. L’anno dopo c’è un’importante disposizione governativa, viene
emanato il cosiddetto British Nationality Act (1948) che è una legge grazie alla quale viene
concessa la cittadinanza britannica a tutti i cittadini delle ex colonie che andavano a vivere in
Inghilterra. Questo perché l’Inghilterra esce dalla seconda guerra mondiale in condizioni veramente
difficili da un punto di vista economico e sociale pur essendo vincitrice della guerra insieme agli
alleati. Mancava in Inghilterra la forza lavoro e i cittadini delle ex colonie sono stati invitati a
trasferirsi in Inghilterra con la lusinga della cittadinanza. Quindi dal 1948 in poi, in concomitanza
con il British Nationality Act, iniziano i primi movimenti migratori verso l’Inghilterra ed è proprio
nel 1948 che arriva la prima nave, Empire Windrush, sulle coste di Tilbury in Inghilterra. Questa
nave arriva dalla Giamaica ed è importante perché le prime ondate migratorie provengono dai
Caraibi. Poi, man mano quasi tutte le colonie africane ottengono l’indipendenza e arrivati agli anni
’80 non esistono più colonie al di fuori di Hong Kong che raggiunge l’indipendenza del ’97 e
l’Australia nel ’99. Le prime immigrazioni sono, quindi, di questi cittadini caraibici. Il brano
LONDON IS THE PLACE FOR ME è interessante perché di fatto questi primi arrivi di signori,
arrivano con degli abiti buoni, in giacca e cravatta, col cappello. L’idea è che arrivano pieni di
speranza di una vita migliore ed erano vissuti difatti col mito dell’Inghilterra, quindi questa partenza
verso l’Inghilterra poteva rappresentare veramente il raggiungimento di un obiettivo e la
realizzazione di un sogno. Quindi, Lord Kitchener dice che l’uomo può andare ovunque ma non c’è
nessun altro posto dove lui vorrebbe stare perché qui c’è tutto. Egli dice “I am glad to know my
Mother Country” perché l’idea è che effettivamente l’Inghilterra sia la madre patria e questo è un
aspetto molto importante da considerare. La nave Empire Windrush arriva nel giugno del ’48 e
porta circa 50 passeggeri dalla Giamaica. Questo arrivo costituisce un simbolo importante
dell’inizio della Gran Bretagna multirazziale. Negli anni ’50-60 le migrazioni aumentano, e
aumentano anche dalle Indie non più occidentali ma orientali soprattutto per la necessità di forza
lavoro nelle industrie ma anche per le crisi economiche e politiche che si sono succedute nel paese
del Commonwelth, per esempio tra India e Pakistan c’è stata una luna guerra tra gli anni 40 e 50 e
poi di nuovo nel 71 e quindi entrambi questi fattori contribuiscono a determinare questi
spostamenti. L’ideologia colonialista si fonda su una dicotomia (da un lato i colonizzatori e
dall’altro i colonizzati, i colonizzatori sono il centro del mondo e i colonizzati i margini) e viene
costruita l’dea dell’inferiorità “dell’altro” (del colonizzato). Si costruisce in questo modo la
categoria sociale della razza e l’impero si fonda sull’ideologia colonialista. L’ideologia colonialista
si fonda, quindi, su una rappresentazione e gli studi culturali (disciplina che nasce alla fine degli
anni ’50 a Birmingham) si concentrano proprio sull’idea di rappresentazione. Ciò che importa è il
modo in cui le persone, le cose vengono rappresentate e la rappresentazione avviene su costruzioni
binarie per cui si mettono in piedi dei sistemi che prevedono l’esclusione, la conservazione delle
differenze e quindi la cosa più importante è la distinzione tra occidente ed oriente, tra bianchi e neri,
tra colonizzatori e colonizzati ecc. e il razzismo, che poi è alla base di questa ideologia, funziona
attraverso stereotipi. L’uso della lingua è importantissimo in quanto il linguaggio fissa i soggetti in
un’immagine che diventa la loro naturale descrizione o rappresentazione. Si mettono in atto delle
strategie discorsive, ideologiche che tengono ad etichettare “l’altro” in un modo particolare. Con la
fine delle colonie, dopo la seconda guerra mondiale, i grandi flussi migratori che portano un gran
numero di persone dalle periferie, dai margini dell’impero verso il centro, verso Londra, verso
l’Inghilterra creano chiaramente una situazione nuova e l’espressione che usano alcuni critici post-
coloniali è che “L’Impero risponde”. Questi grandi flussi migratori portano alla diffusione delle
differenze nette, portano a delle necessarie ed obbligatorie intersezioni ed è difficile a mantenere la
stabilità della propria identità in un contesto del genere. I cittadini britannici iniziano a sentirsi
aggrediti da questi immigrati e ciò inizia ad avvenire nel 1548. Avvengono i primi conflitti tra
britannici e immigrati perché la situazione è molto complessa. Un conflitto particolare è nato
quando si sono iniziate a formare le prime coppie inter-etniche quindi donne bianche con uomini
afro-americani. Sebbene questi immigrati siano stati attirati dal governo con il British Nationality
Act del 1948, dagli anni ’60 in poi, nel 1962-1968-1971 vengono pubblicati una serie di
Immigration Acts che sono leggi sull’immigrazione che hanno l’obiettivo di ridurre l’afflusso di
immigrati nel paese. In particolare, il politico chiave è stato Enoch Powell che è stato un
parlamentare conservatore molto aggressivo. Egli pronuncia un famoso discorso che è noto proprio
come Rivers Blood Speech, in cui dice che ha un terribile presentimento perché nell’osservare la
situazione dell’Inghilterra del tempo, si sente come i Romani che all’epoca della guerra civile
avevano visto il fiume Tevere diventare rosso per il sangue dei suoi cittadini che combattevano
l’uno con l’altro. È come se volesse far balenare davanti agli occhi dei suoi cittadini britannici il
pericolo che questi immigrati portavano, il pericolo di una guerra civile. La cosa più grave che dice
è che questo stesso fenomeno che aveva osservato per l’impero romano, si stava verificando anche
dall’altro lato dell’Atlantico, negli USA perché gli anni 60 sono il periodo degli Stati Uniti della
Battaglia per i Diritti Civili, però, egli dice che in America ciò fa parte della loro stessa storia, di ciò
che ha determinato la nascita stessa degli Stati Uniti perché essi sono il classico Melting Port
mentre in Inghilterra è stata una loro responsabilità. Questa cosa è molto grave perché Enoch
Powell non riconosce proprio i problemi del colonialismo perché non ci sarebbero state quelle
ondate migratorie in quegli anni se l’Inghilterra non avesse costruito un impero e quindi dominato
una serie di popolazioni. Dagli anni 70 in poi, la situazione diventa sempre più complessa perché la
Gran Bretagna vive una grande crisi economica e gli immigrati diventano un problema perché
iniziano ad essere visti come coloro che sottraggono qualcosa. Questo fa sì che ci sia una grossa
conflittualità che tenti in qualche modo di mettere insieme delle regole e quindi delle leggi che
consentano la pacifica convivenza. In particolare, vengono nel 1965-1968-1976 pubblicati i Race
Relations Acts che sono un tentativo di raggiungere un compromesso pacifico e da questo periodo
in poi inizia un lungo periodo di scontri razziali. Nel 1975 inizia il Carnevale Giamaicano e
nell’anno successivo viene assediato dalla polizia, e tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni
’80 i disordini urbani delle minoranze urbani sono sempre più frequenti e hanno luogo a
Manchester, Liverpool, Birmingham, Stamford ecc. Nel 1981 viene promulgato un nuovo
Nationality Act in cui viene abolito il diritto di cittadinanza fondata sulla nascita e la cittadinanza da
questo momento in poi si ottiene soltanto per concessione dello Stato. Nel Race Relations Act del
1976 si dice che qualunque discriminazione è illegale però di fatto questo poi non corrisponde alla
realtà. Da questo punto di vista è interessante un documentario del 1984 di Isaac Julien, Territories,
in cui questo film maker fa un’operazione molto interessante di decostruzione e ricostruzione dei
filmati degli scontri accaduti a Notting Hill. Dagli anni ’70 in poi, queste tematiche attirano
l’attenzione dei media e anche del Centre for Contemporary Cultural Study di Birmingham dove si
sviluppano gli studi culturali. Gli studiosi che lavorano a questo centro si interrogano sul concetto
di cultura e su come quest’ultima stia cambiano e come sia necessario affrontarlo in maniera diversa
rispetto al passato. La loro idea è quella di passare dal concetto tradizionale Harnoldiano di cultura
al fatto che vada a far parte della cultura tutto ciò che avviene nel quotidiano e che quindi gli
strumenti d’analisi letteraria, a partire dal Close Reading, andavano applicati a tutti i prodotti della
cultura. Questi studiosi vengono soprattutto dal mondo dell’educazione per gli adulti perché a
partire dagli anni 50 vengono creati moltissimi progetti d’istruzione per i lavoratori e proprio in
quel contesto questi studiosi cominciano a rendersi conto di come non si possa parlare veramente di
cultura alla vecchia maniera ma che tutto quello che faceva parte della vita di queste persone
doveva far parte della cultura perché contribuiva a formare le coscienze. Quindi, gli studi di cultura
iniziano con un’apertura verso il nuovo concetto di cultura però poi dagli anni 70 in poi, la guida
del Centro passa nelle mani di Stuart Hall che è uno studioso che porta le questioni della razza che
diventano fondamentali in questo periodo perché questi decenni sono percorsi da questi conflitti.
Quindi, questo studioso insieme agli altri che lavorano con lui incominciano ad incentrarsi proprio
su queste tematiche. Questa è anche l’epoca della Thatcher che è stata il primo ministro donna nota
come Iron Lady perché esibiva questa sua forza quasi militare. Il suo era un governo autoritario che
in un momento di grande crisi economica reagiva ad ogni forma di rivoluzione della Working Class
con il pugno di ferro. La chiave di lettura, secondo Stuart Hall, di questo momento è che questa
politica fa sì che vengano messe in atto delle strategie che lui definisce di “Panico Morale” cioè
invece di affrontare i veri problemi della nazione e le vere cause che sono alla base di questi
problemi, si proiettano le paure e le ansie della popolazione e le si trasferiscono su un gruppo
sociale identificato. Si fa leva sull’inconscio e si creano delle forme di odio che servono a distrarre
la popolazione. Hall parla del Thatcherismo in un testo, The Hard Road To Renewal, e dice che il
Thatcherismo è un’ideologia che fa leva sulle ansie e sulle paure del popolo e invita a pensare alla
politica per immagini. La politica della Thatcher andava a distogliere l’attenzione del popolo da
quelli che erano i veri problemi della società e interni al paese e poneva questa attenzione del
popolo verso quei problemi che erano di lieve importanza. Quindi, questo periodo risulta essere di
grande tensione. È difficile definire, quindi, l’identità perché i flussi migratori e la globalizzazione
hanno portato una serie di cambiamenti nella composizione dello Stato. Quali sono le cose che
definiscono la Questione Post-coloniale? Da un lato è stata costruita l’idea di due culture in
conflitto (quella del colonizzatore e quella della comunità indigena), questo produce nel soggetto
colonizzato una sorta di instabilità rispetto alla propria idea di sé, l’idea di essere in qualche modo
trascinato da due parti in conflitto, da due culture in conflitto e questo, soprattutto per quanto
riguarda gli immigrati che si sono trovati a vivere in Inghilterra, genera un non sentirsi a casa da
nessuna parte e questa era una sensazione che accompagnava le popolazioni colonizzate anche
durante la colonizzazione quando si trovavano nelle proprie nazioni. Con la decolonizzazione, le
nazioni colonizzate non risultano più essere delle colonie dell’Inghilterra e tentano quindi a rifiutare
quell’ideologia che li aveva definiti inferiori, che li avevano convinti di essere inferiori e in un certo
senso tentano anche di richiamarsi al loro passato precoloniale, ciò però risulta essere difficile se
non addirittura impossibile perché non è possibile cancellare un passato del genere. Quando
parliamo di letteratura post-coloniale, parliamo di letteratura scritta dai soggetti coloniali o dai
soggetti che un tempo erano stati colonizzati. In questo senso, c’è una questione fondamentale che è
la Questione della Lingua. Una delle domande, infatti, che si pongono gli autori post-coloniale è se
abbia senso ancora, una volta entrati nella fase della decolonizzazione, scrivere in inglese e non
ritornare alla lingua delle origini. Sembra quasi che scrivere in inglese sia, in qualche modo,
perpetuare quella forma di colonizzazione di cui sono stati oggetto. Le posizioni possono essere
due: tornare alla lingua delle origini oppure non farlo, ed in entrambi i casi si tratta di un’operazione
consapevole e post-coloniale, quindi, nessuno pensa di continuare a scrivere in inglese perché si
sente un soggetto coloniale ma pensa di farlo per rispondere ai colonizzatori. La posizione più
radicale, quella del “torniamo alla lingua di base”, è quella di Ngugi wa Thion’go che è uno
scrittore keniota che scrive nella lingua della sua tribù e scrive un testo in inglese molto
interessante, Decolonising The Mind, in cui sottolinea come sia importante decolonizzare la mente
cioè liberarsi da tutto ciò che i colonizzatori hanno fatto per convincere i colonizzati di essere
inferiori. All’inizio del saggio, egli racconta la sua infanzia prima della colonizzazione e dice che la
sua era una famiglia numerosa e insiste sul fatto che parlavano nella loro lingua locale e la sera si
radunavano intorno al fuoco. Nel momento in cui, invece, vengono colonizzati e privati della loro
lingua nativa, vengono privati della loro identità e della loro storia. Si parla proprio di Teoria della
Lingua, in quanto lui definisce la lingua centrale nella definizione di una persona e parla anche di
“alienazione culturale” perché è come se in una persona c’erano due sfere linguistiche differenti.
Egli è fermamente convinto che si debba scrivere in lingua nativa, infatti, quest’opera viene vista
proprio come un addio all’inglese. C’è anche un aspetto che può sembrare di poco conto o banale e
riguarda la diffusione delle opere perché per far sentire la propria voce, ciò che devono dire, una
cosa è farlo nella propria lingua locale che non ha circolazione internazionale, con lo scrivere in
inglese si può raggiungere un pubblico più ampio e un altro autore, Rushdie, utilizza la lingua
inglese modificandola (allo stesso modo fa Brathwaite che era caraibico). Rushdie, quindi,
attraverso la modificazione dell’inglese da lui utilizzato dimostra di stare a padroneggiare questa
lingua e in questo senso è anche una forma di resistenza questo tipo di utilizzo dell’inglese che è
ancora più radicale nei caraibici perché l’inglese caraibico è molto molto diverso dall’inglese
standard. Il testo di Rushdie, English is an Indian Literary Language, è un estratto del saggio
Commonwealth Literature Does Not Exist, all’epoca molti scrittori venivano dipinti con
l’espressione “scrittori del Commonwealth” e lui si ribella molto a questa espressione perché ritiene
che quando si parla di letteratura inglese non si parla esclusivamente di letteratura da un punto di
vista geografico e quindi letteratura della Gran Bretagna ma si parla di letteratura scritta in inglese e
che ha diversi rami, quindi, ad esempio letteratura inglese con ramo indiano, ramo caraibico ecc.
Soprattutto parlare di Commonwealth significa fare riferimento a una sovrastruttura economico-
politica che non ha nessun radicamento in un luogo, cioè, non esprime un’identità perché fanno
parte del Commonwealth i paesi più disparati che hanno le culture più disparate e non basta metterle
assieme solo perché hanno a che fare con l’Inghilterra e scrivono in inglese perché ciascuno è
espressione di una cultura diversa. Quindi, in questo senso, l’etichetta “Commonwealth Literature”
non ha nessun senso per lui. E alla fine, Rushdie dice che la letteratura non è altro che l’identità del
paese e dice che l’identità della letteratura indiana risulta essere una mescolanza di tanti elementi
che all’interno dei testi cita, elementi musulmani, buddisti, cristiani, ebrei, britannici e ciò rende
unica la letteratura indiana e per questo motivo definisce l’inglese una lingua letteraria indiana.
Rushdie riconosce l’impatto della lingua inglese e la sua importanza ma va contro l’atteggiamento
che la Gran Bretagna ha avuto nei confronti delle sue colonie, quindi, possiamo dire che Rushdie va
contro qualsiasi forma di etichetta. La stessa cosa si evince anche in un altro suo testo ed egli dice
che non è la lingua scritta a determinare la nazionalità di una persona e l’inglese che lui utilizza è
ricco di termini appartenenti ad altre lingue per questo motivo lo modifica. Rushdie fa parte degli
autori del filone Realismo Magico del Post Moderno.
10/12/20
In questa poesia, si sottolinea il valore acustico e si mette in contraddizione la cultura inglese. Si
sottolinea anche quali sono gli elementi della sua cultura caraibica. Tutto quello che lui fa deriva dalla
cultura della sua comunità. Un'altra poesia fondamentale è “Over ‘standing” ci da l’ idea di quale sia l’
operazione compiuta dall’ inglese afro-caraibico. Vi sono alcuni cambiamenti tipici per esempio l’ uso
della d al posto del gruppo fonetico th, ma in over standing si nota il gioco sul prefisso “over” che è
una caratteristica tipica del linguaggio afro-caraibico, infatti si parte dal concetto che il prefisso under
stia lì a marcare un’ inferiorità, il dominio coloniale. Quello che il linguaggio fa solitamente è la
trasformazione dei prefissi, under viene trasformato in over, to understand porta con sé delle
connotazioni negative, perché implica la sottomissione la schiavitù mentre il prefisso over capovolge
la situazione, la narrazione tradizionale, offre la possibilità di riscattare, un empowerment, offreal
soggetto il controllo del suo destino. Ciò è tipico della poesia di Zephaniah e qui in realtà questa
poesia gioca tutto sull’ idea di apertura che fa capire i pregiudizi, “open up your knowledge, brain”

Nell’ “History of the voice” Brathwaite presenta la storia dei Caraibi, inizia a parlarne alle origini di
come il colonialismo sia iniziato dal 1492 con Colombo, la scoperta dell’ America di come sia iniziato
con la descrizione degli ameridians e si ricollega poi successivamente alla questione linguistica
introducendo e descrivendo i Caraibi come un aerea geografica, caratterizzata da una pluralità
linguistica in cui possiamo trovare un aerea standard, quindi l’ inglese legato alla funzione del
colonizzatore, l’ inglese creolo, che ha stretti legami con i dialetti africani e i dialetti caraibici. A
questo proposito Brathwaite introduce anche quanto la nation language debba differenziarsi dal
dialetto, per l’ autore il dialetto ha una connotazione negativa e soprattutto aveva un uso
discriminatorio da parte dei colonizzatori per sottolineare l’ inferiorità dei popoli colonizzati. Molto
importante era l’ introduzione linguistica di Brathwaite dal punto di vista educativo, come il sistema
educativo dei Caraibi in realtà sia sempre legato e a favore del lusso dell’ inglese standard e come con i
modelli letterari i classici intesi come Shakespeare, Chaucer o Jane Austen che in qualche modo
creano una cosiddetta “schizzofrenia culturale” ovvero fare proprie delle esperienze di vita quotidiana
che non appartengono alla realtà di quella popolazione, fa un esempio di una trasposizione del testo di
un saggio inglese in cui descrive una nevicata sui campi inglesi, che viene trasposto da un ragazzo del
luogo come una nevicata sui campi di piantagione di canna da zucchero, un avvenimento del tutto
surreale che non potrebbe accadere in quel contesto. La lingua del colonizzatore descrive
principalmente una realtà che non potrebbe esistervi.
La situazione dei Caraibi è particolare perché c’ è già una compresenza di diverse lingue che sono
nate dal fatto che gli abitanti nativi si sono mischiati con altre culture. Si tratta di una società
“creolizzata” dal punto di vista linguistico e etnico.
Brathwaite prende le distanze dall’ inglese standard per quanto riguarda l’ uso del pentametro tipico
di Chaucer, che è il caposaldo della letteratura inglese ed introduce una nuova metrica ovvero il
“calipso”, una canzone popolare utilizzata nei campi di piantagione come metodo di comunicazione tra
gli schiavi. I calipsi furono anche in qualche modo censurati dai colonizzatori. Brathwaite afferma “l’
uragano non ruggisce in pentametri” come per dire che non è possibile raccontare la vita dei Caraibi
con uno strumento poetico che non la rappresenta, che è tipicamente inglese. A questo proposito
molte poesie sono registrate, vanno ascoltate, ciò che importa del calipso è la sonorità.
T.S Eliott interessato alla sonorità del ritmo del calipso cerca di comprendere anche come possa
essere introdotto nell’ambito letterario.

La poesia di Zephaniah nasce proprio dalle tradizioni della poesia caraibica che è una poesia
sostanzialmente orale, la qualità vocale della poesia caraibica è fondamentale. Zephaniah è un poeta ma
anche un performer rasta inglese di origine jamaicana, è uno scrittore poliedrico con grande
presenza pubblica nei media e scrive vari generi, anche musica reggae e poesia di quel genere
definito Dub-poetry, un tipo di poesia che mette al centro la parola viva. Spesso ciò che l’ autore fa
essendo un esponente di un sottogenere, prende in considerazione una poesia che ritorna al senso della
tradizione orale e che ha ragione di essere solo quando viene recitata in pubblico. Zephaniah si definisce
attraverso una serie di etichette ed il suo passato è complesso: era dislessico e quindi aveva difficoltà a
scuola soprattutto in un contesto a sfondo razzista in un Inghilterra degli anni 70’. Finisce in carcere per
un po’ e questo suo essere poco compreso non gli ha mai dato modo di integrarsi in società, né ad avere
un’ istruzione formale. L’ autore inizia a scrivere poesie aggiudicandosi un posto nel panorama
letterario. Incredibilmente attraverso ciò è riuscito ad ottenere una serie di dottorati ad honorem, una
serie di incarichi prestigiosi, è stato spesso ambasciatore per il British Council, dal
punto di vista letterario, è stato poetry recidence, ha ricevuto incarichi ufficiali dall’ Establishment
britannico. Disseminando una serie di opere di riflessioni sulla letteratura e il ruolo della poesia.
Zephaniah inizia la sua carriera come dj, sulla scena locale del sound system, del reggae.
Sound system: una serie di sonorizzazioni che fa si che il dj possa creare basi musicali su vinili e
successivamente su dischi, definite dubbing, su cui si parla o si canta. Quest’ azione viene definita
toasting.
Si parla sempre di temi che hanno a che fare con la contemporaneità, sono sempre testi di protesta
rispetto a fatti di cronaca, cose varie. Il dj e il dubber sono antenati del rap, una sorta di controcanto
rispetto alla situazione politica e sociale del momento.

Articolo pubblicato sul Guardian


Scritto quando quando fu offerto a Zephaniah l’ order del British Empire, dal governo Blair,
un’onorificenza, rifiutata dall’ autore in malo modo. Zephaniah dice di essersi svegliato una mattina,
ricevendo una lettera dal primo ministro in cui lo informa di avere in mente di suggerire alla regina il
suo nome per la candidatura del british empire. L’ autore manifesta tutto il suo disprezzo per l’ impero
proprio per quel meccanismo di costruzione dell’ identità del colonizzato. L’ impero non si costruisce
solo con le armi o con le conquiste fisiche ma anche attraverso una condizione di
indipendenza e sudditanza psicologica, quella che lui sottolinea nell’ idea di impero. L’ educazione
stessa impartita a Zephaniah lo ha convinto a pensare che il mondo andasse avanti in un altro modo.
Nell’ articolo spiega anche la vicenda importante di suo cugino, arrestato e ucciso dalla polizia in
circostanze poco chiare, l’ autore cercò di conoscere la verità su questa morte.

In un’ intervista del 2006, fu chiesto a Zephaniah quale fosse il rapporto tra la performance, la politica
e la poesia per ragazzi. Particolarmente interessante sono i tre temi che si esaltano in maniera importante:
i ragazzi, i bambini, in quanto futuro della società. Da ragazzo l’ autore aveva sempre pensato assieme
ai suoi amici che la poesia fosse una cosa barbosa, veniva fatta da uomini morti e sepolti, non era di
nessuno interesse. In questo senso la poesia, viene connotata in maniera negativa e disinteressata,
Zephaniah in quest’ intervista rivela che da ragazzo discuteva sempre su argomenti come il toasting,
forme di poesia divertenti, performance leggere. In realtà la poesia dub è un genere che nasce in
Giamaica negli anni 70’, ed è un tipo di poesia che unisce il reggae, la musica popolare
con questi contenuti politici e sociali. Al cuore di questa poesia c’ è una forma di rivendicazione politica,
questo è un aspetto molto importante, perché è davvero un cambiamento rispetto alla tradizione inglese.
Zephaniah è un grande ammiratore di Shelley, perché sostiene che il poeta romantico, appartenente alla
seconda generazione fu in grado di conciliare la poesia all’ aspetto
politico.”My man Shelley” è un testo in cui Zephaniah spiega perché Shelley è il suo preferito, egli non
starebbe su una torre d’ avorio ma scenderebbe in campo per protestare contro lo sfruttamento del
terzo mondo. Verso la fine del paragrafo viene anche sottolineato che Shelley scriveva per le masse,
per il popolo. Zephaniah sottolinea l’ elemento politico e questa forma di resistenza che questo tipo
di poesia performativa ha.
This Poetry
Jean Rhys
E’ una scrittrice anglo-caraibica, si è divisa tra la sua terra di origine, l’ Inghilterra e la Francia, il suo
testo più importante è Wide Sargasso Sea, romanzo che le ha dato la fama, una sorta di riscrittura o
prequel di Jane Eyre, tipico della scrittura post coloniale, partendo dalla prospettiva di Berta, la
moglie rinchiusa nella soffitta e racconta la storia dal suo punto di vista, da voce a questa donna che nel
romanzo della Brontë non ha voce, descritta dai tratti animaleschi.
Il racconto The day they burned the books del 1960, (p 1367) ci da l’ idea di come fosse complessa la
convivenza nelle Indie Occidentali, c’ è il problema della convivenza tra molteplici gruppi,
soprattutto, nei creoli che già sono un gruppo a parte, marginalizzato sia dai bianchi che dai neri, in
quanto ciò che accadde alla protagonista si Wide Sagrasso Sea. La madre di Jean era creola e ciò
influenzò la sua produzione, il rapporto tra amore e odio con la sua terra di origine.

The day the burned the book


In questo racconto Jean Rhys ci racconta la storia di due amici, due adolescenti, una ragazza creola e Eddie
questo suo amico, figlio anche lui di un inglese. La ragazza, voce narrante ci descrive Eddie, magro
bianco, era abbastanza cagionevole in salute mentre suo padre Mr Sawyer, viene detto che era un uomo
strano, perché non si capiva del perché fosse lì, nella piantagione, non era un ufficiale del governo, non
era un banchiere, non era un professore e non era un gentiluomo. Spesso si diceva che gli inglesi erano
affascinati dai Caraibi, in quanto attratti dai panorami, però Sawyer odiava la luna e tutto ciò che
riguardasse i Caraibi sebbene vivesse lì, lavorando a delle sue attività e avesse sposato una donna di
colore, con la quale si comportava male. Quando si ubriacava risultava molto rude. Ci racconta questi
episodi spiacevoli, il modo rude di comportarsi di quest’ uomo. Mr Sawyer aveva destinato parte della
sua casa ad una biblioteca, piena di scaffali, piena di libri, per cui ogni volta che arrivava dall’ Inghilterra
gli arrivavano grandi quantità di libri che man mano andavano a riempire la sua libreria. La protagonista
spesso chiedeva in prestito i libri ad Eddie, il quale odiava i libri e in particolar modo quella stanza.
Eddie è un soggetto ibrido che non riesce ad identificarsi, con gli occhi blu chiari. Eddie è in conflitto
con se stesso, odia il padre ed è silenzioso come la madre e mette in
discussione l’ idea che si possa parlare dell’ Inghilterra come di casa, l’ idea che si parlasse di un
Inghilterra brillante non era gradita ad Eddie (I don’ t like strawberries and daffodils - vanificazione
dell’ Inghilterra). Mr Sawyer muore all’ improvviso, la protagonista si reca al funerale. Dopo di che si
reca in biblioteca. Eddie in quel momento la chiama my room and my books. La madre di Eddie però
decide di disfarsi di questi libri, alla morte del marito difatti è come se decidesse si liberarsi, alcuni
vengono venduti (molti libri legati alla cultura britannica) specialmente quelli di lusso. Questi libri
rappresentano non la colonizzazione, fisica, non la conquista materiale ma il tentativo di colonizzare la
mente, perché le letture sono tutte inglesi, hanno tutte a che fare con la letteratura inglese, Byron, Milton,
Cristina Rossetti. Viene detto anche che la madre di Eddie ce l’ aveva in particolare con le autrici,
perché le riteneva doppiamente responsabili in quanto donne che già avrebbero dovuto
conoscere l’ oppressione. Quest’ episodio del liberarsi dei libri è simbolico perché consente di
liberarsi del tentativo di assoggettamento culturale. L’ uomo si era costruito la biblioteca per portarsi
con sé la cultura e sfuggire dal contatto con una cultura diversa. Alla fine si parla delle mamme e del loro
futuro e non a caso dei libri che hanno preso, Eddie prende Kim, romanzo di Kipling che racconta la
storia di un ragazzino irlandese che si trasferisce in India, c’ è sempre l’ idea di avere un’ identità in
qualche modo divisa.

Incontro con la regina nel libro (Rhys): La regina viene in qualche modo accettata ma si disprezza l’
istituzione, perché comunque dovrebbe almeno fare ammeda per quanto riguarda la schiavitù di cui è
stata responsabile. Nell’ Irlanda per esempio durante il Bloody Sunday furono uccisi 11 irlandesi
durante una manifestazione non violenta.

Waiting for the barbarians


Romanzo scritto da Coetzee, autore Premio Nobel, scrittore sudafricano, ha scritto diversi testi
autobiografici e come la maggior parte degli autori post coloniali, da origine ad una riscrittura
chiamata Foe, un romanzo che è considerato la riscrittura del Robinson Crusoe, di Daniel De Foe. Una
riscrittura dal punto di vista post coloniale, che indica la storia di Robinson che viene stravolta, la
narratrice è una donna.

Il racconto, Waiting for the barbarians fa riferimento in maniera esplicita, ad una poesia di un poeta
greco Kostantinos Kavafis, che ha vissuto ad Alessandria, scrivendo agli inizi del 900 ed una delle
scritture, si intitola proprio aspettando i barbari. I barbari sono intesi come una figura minacciosa, che
servono però a far paura al popolo, il solo evocarli riesce a tenere a bada la popolazione. Ciò fa si che gli
abitanti si coalizzino difronte ad un nemico comune, ovvero i barbari. Questa considerazione si
ripropone anche nel romanzo di Coetzee, non ci si trova in un luogo definito. Si parla della periferia di
un impero non si definisce quale sia. Si sostiene che l’ impero sia minacciato dalla presenza dei
barbari che si trovano difatti vicini. Il protagonista del romanzo è un magistrato che si trova ai confini e
di fatto ha il compito di proteggere il popolo dagli invasori, soprattutto da un colonnello brutale,
dell’ impero. Il personaggio non è in grado di prendere una posizione contro i barbari in quanto ne
comincia a vedere l’ umantà e mette in discussione tutto l’ impero costruito sulla presenza dei barbari e
sulla necessità di difendersi. La mette in discussione fino a che viene imprigionato, torturato, difatto si
innamora di una donna barbara e per questo motivo entra in contatto con i barbari, di comprenderli e di
non considerarli così malvagi. Il racconto analizza sin da subito il tema centrale. Alla riga 3, si
descrivono i rumori dei moschetti e armi varie, l’ idea è quella di un luogo in cui si combatte. I barbari
compaiono come prigionieri, non come assalitori, infatti nel paragrafo successivo vengono portati
come prigionieri in città. I barbari sono descritti legati l’ uno all’ altro, viene introdotta la tortura, sono
stati trafitti, quindi si cerca di stare fermi per evitare di sentire il dolore. Si descrive quest’ operazione
come un trionfo. Il colonnello è colui che è autore di questo trionfo. Tutta la scena ci viene descritta
come un esercizio di potere. Il magistrato vorrebbe tornare nella sua cella e più avanti verso la fine
(p1519). L’ idea di chi sia il barbaro inizia a vacillare, perché da un lato ci presentano come barbari i
prigionieri torturati dal colonnello, dall’ altro il magistrato considera barbari tale punizioni e dolori
inflitti a questi uomini. Tutto il racconto gioca sulla pretesa della considerazione del colonnello sui
barbari che infatti vengono descritti come il nemico e tutto ciò che il magistrato fa, per mostrarne
invece l’ umanità viene interpretato come tradimento. (p 1522) Non si inferisce sui prigionieri, sembra
invece che degradarli e ucciderli mentre si trovano in ginocchio sembra una cosa normale e ciò va
contro gli ideali di giustizia del magistrato. La seconda parte del racconto è dedicato all’ incontro dei
barbari e all’ integrarsi al loro modo di vivere e ciò mette in discussione la sua idea di giustizia.

Too Black Too Strong


Testo di Zephaniah pubblicato nel 2001, si introduce nel testo la Gran Bretagna, non solo famosa per la
città ma anche per i suoi panorami. La Gran Bretagna viene percepita diversamente a seconda del tipo di
soggetto. Viene fatto un esempio sui teletubbies che sono stati uno dei più grandi prodotti offerti dalla
Gran Bretagna. Chiunque sappia qualcosa del Regno Unito sa perfettamente che un nero ha 5 volte in più
la probabilità rispetto ad un bianco di essere fermato dalla polizia, quindi ci introduce il problema del
razzismo in Gran Bretagna, infatti viene detto che questa nazione deve evolversi, modificando quest’
aspetto, perché sin dal passato si è vissuto questo problema
discriminante. Nel testo Zephaniah ci parla della “sindrome dell’ ultimo arrivato sulla barca”, in pratica
viene detto che chi arriva per ulitmo, dimentica il viaggio che ha compiuto ed inizia a vivere nella
paura che la Gran Bretagna venga inondata da questi uomini che richiedono asilo. Per Zephaniah la realtà
è ben diversa, i 30% di questi uomini ha lasciato professioni mentre il 10% comunque ricopre posizioni
manageriali.
In questo testo l’ autore utilizza molti dati, percentuali, numeri è come se ci volesse dare un immagine
matematica e ben informata. Ci parla degli asiatici, sottomessi da pregiudizi, dietro a questi famosi
market cinesi spesso lavorano persone con titoli di studio. Viene detto che la Gran Bretagna
probabilmente è l’ ultimo posto che comprende spesso un analfabeta e truffatore come rappresentante
di uno Stato. La Gran Bretagna è anche il paese che viola i diritti dell’ autore, “se dovessi andare in
prigione probabilmente non riceverei nemmeno un libro religioso o visite da parte di anziani della
chiesa, nonostante l’ articolo 18 dei diritti umani dice che abbiamo il diritto di credere in una religione o
in nessuna religione”. Non si può rimanere in silenzio dinanzi a tali tristi dinamiche.
Zephaniah si definisce cittadino della Gran Bretagna e del mondo e si interroga sulla giustizia e il
ruolo che esercita. Quando l’ autore ci descrive il significato di “nero”, parla molto di più del solo
colore della pelle, include anche i palestinesi, donne maltrattate, gli irlandesi che ricordano i cartelli
dinanzi le entrate dei locali: no black, no irish, no dog. Quando l’ autore viaggiò in Giamaica chiamava
i suoi abitanti colorati. Tuttavia si meraviglia quando i gruppi di bianchi si uniscono come in un
branco per prevalere su ragazzi e uomini neri. Gli oppressori sanno come unirsi mentre gli oppressi
devono unirsi. Zephaniah non parlerà mai a nome di tutta la comunità afrocaraibica ma vuole
sottolineare che anche lui si ritiene parte di essa e vuole riconoscere drammaticamente come la violenza
abbia lasciato il segno. L’ autore sostiene che più viaggia in Africa più si convince di voler restare in
Gran Bretagna lì dove vuole combattere per i suoi diritti.

LEZIONE NUM.10
11/12/20
La derivazione di UTOPIA può essere duplice e anche un po' ambigua. Utopia deriva dal greco e
sta per il “non-luogo”, l’altra possibile definizione è quella che vede il termine utopia stare per
“luogo-bello, posto-bello”, quindi da un lato “nessun luogo” e dall’altro “luogo bello”. Utopia,
potremmo dire, che è il modello immaginario di una società perfetta dove gli uomini vivono
realizzando degli ideali politici, morali, una società pacificata dove non esistono conflitti e noi
traiamo il termine utopia dal racconto di Tommaso Moro ambientato su quest’isola che definisce
UTOPIA (è lui che conia il termine). Al termine dell’opera, c’è una poesia, Sei Righe sull’Isola di
Utopia, che è importante perché Moore introduce il gioco di parole dicendo “Mi chiamavano utopia
e quindi nessun luogo” e quindi fa risalire il termine utopia alla prima etimologia sopra spiegata.
Alla fine, però, conclude dicendo che si deve chiamare utopia o terra felice e quindi arriva anche
alla seconda definizione, svelando così l’ambivalenza del termine. Un’affermazione molto
importante risulta essere quella di Oscar Wilde che dice che una mappa che non contiene il paese
dell’utopia non è degna nemmeno di uno sguardo perché non include l’unico paese verso cui
l’umanità continua ad approdare. Inoltre dice che quando l’umanità approda in un luogo del genere,
quando getta l’ancora poi la vedetta che sta sulla nave individua un paese anche migliore di quello lì
e quindi l’umanità parte di nuovo. Vediamo, poi, che spesso la realizzazione dell’utopia è una
DISTOPIA. Realizzare questi mondi perfetti ci costringe, infatti, a creare mondi distopici. (Parlando
di utopia e distopia, importante è il riferimento a Aldous Huxley che incentra le sue opere sulla
tecnologia). Quindi utopia e distopia sono strettamente realizzate e la distopia è come se fosse
un’utopia realizzata, nel senso che parte con l’intento di creare una società felice dove c’è un
benessere e ci viene presentata così, poi noi la guardiamo e ne riconosciamo gli elementi distopici
cioè il fatto che non c’è libertà però nel momento in cui si mette, si crea una società utopica, la si
crea fissando delle regole che sono tese a generare una società nella quale i conflitti sono banditi e
che si basa sull’imposizione di una regola. Lo stretto rapporto tra utopia e distopia sta nel fatto che
ogni volta che assumiamo un atteggiamento totalizzante su un principio che può essere anche
buono, mettiamo in atto un meccanismo per cui non esiste più il dialogo, il confronto, il dissenso e
nel momento in cui non può esistere il dissenso a quel punto c’è una distopia. Un modello archetipo
della utopia risulta essere la Repubblica di Platone che è il testo più importante della classicità a cui
fare riferimento. È un trattato filosofico sull’utopia e Platone sostiene che si può concepire,
realizzare un mondo perfetto grazie alla ragione. Quindi, la realizzazione di questo mondo perfetto,
utopico passa per una razionalizzazione, potremmo dire quasi, per una geometria, tutto deve essere
ben ordinato. Possiamo parlare di utopia e distopia, l’idea di anti-utopia implica il rovesciamento e
la distopia è proprio un’utopia al contrario, una situazione futura che ci viene presentata non come
un mondo desiderabile ma come qualcosa di negativo, di sgradevole che assolutamente non è
auspicabile. Possiamo parlare di utopie e distopie in termini economici, un’utopia può essere
anticapitalistica o fondarsi sullo sfruttamento se diventa una distopia, possono essere inoltre
politiche, religiose ecc. L’utopia nasce nell’età moderna e si sviluppa grazie ai principi
dell’Umanesimo, l’influsso di Machiavelli definisce in maniera diversa la politica, offre una nuova
visione della politica, una politica che viene svincolata dall’etica e che viene regolata da leggi
proprie. In questo periodo c’è la Riforma Protestante che mette in discussione il primato della
Chiesa, che mette al centro l’uom e la rivoluzione della stampa che cambia proprio la circolazione
delle idee e la rende molto più semplice. L’utopia che nasce in questo periodo diventa proprio una
sorta di possibile realizzazione umana, non è più un’idea, qualcosa che ha a che fare con un’idea
trascendente ma diventa concreta nella stria del mondo, nella storia dell’uomo reale, è un’utopia che
al centro mette l’uomo e la logica, da questo punto di vista il testo di Moore è fondamentale perché
in Utopia, le leggi di Utopia permettono una totale libertà di pensiero, il governo è affidato a dei
magistrati eletti, c’è la guida di un principe ma sicuramente chi governa è chi viene ritenuto più
adatto, migliore. I principi su cui l’utopia moderna si fonda iniziano ad essere messi in discussione
nel ‘700 da Mandeville che scrive Fable of The Bees (1705) che è interessante perché lui sottoforma
di favola racconta un mondo che è quello delle api, un alveare che ha sempre funzionato molto
bene, è sempre stato prospero e che viene toccato da una riforma e cioè si cerca di applicare delle
virtù in questa comunità che vive nell’alveare e la moderazione, le virtù alle quali si ispirano i
componenti di questa comunità producono, invece, una rapida decadenza della comunità stessa.
Egli mette in discussione, di fatto, la possibilità di migliorare il mondo ispirandosi appunto a
principi utopici, alla realizzazione e concretizzazione di principi utopici. Anche Jonathan Swift
realizza dei mondi utopici nei Viaggi di Gulliver. Il vero passaggio dall’utopia alla distopia avviene
nel passaggio cruciale tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 quando ci sono dei fattori storici che
determinano la nascita dell’utopia e della distopia. I fattori che influenzano la critica dell’utopia
sono la Teoria dell’Evoluzione di Darwin che serve a supportare l’idea di un progresso che va
sempre verso un ulteriore miglioramento, perfezionamento della razza che ha a che fare con
elementi biologici ma anche sociali, però, accanto a questa idea di progresso ce n’è una di
generazione, cioè, si supportano anche visioni pessimiste che riguardano invece il possibile degrado
dell’umanità. Poi c’è la Seconda Rivoluzione Industriale (tra fine 800 e inizio 900) che è
importantissima perché accelera di molto lo sviluppo scientifico e tecnologico, i trasporti,
l’organizzazione delle industrie, c’è una grande crescita demografica che fa aumentare anche la
massa di proletari e anche che genera un peggioramento delle condizioni di vita nelle città. Quindi
da un lato vi è il progresso e dall’altro le conseguenze anche negative di questo progresso stesso e di
conseguenza vi è la nascita e la diffusione delle teorie marxiste che si fondano, di fatto, sull’utopia,
quelle della giustizia sociale e nascono così i primi movimenti socialisti che si danno come
obiettivo la rivendicazione dei diritti dei lavoratori. Verso la fine dell’800 c’è la prima e più grande
depressione da un punto di vista economico, inizia la crisi economica dei paesi occidentali mettendo
in crisi la fiducia nel progresso ma anche la crisi nel libero mercato che aveva caratterizzato tutto il
periodo precedente e di fatto c’è una competizione politica-commerciale tra le nazioni che è molto
importante e si basa sul colonialismo, sugli imperi e sul capitalismo che inizia ad essere
organizzato. Agli inizi del ‘900 ci sono ulteriori elementi importanti. A cavallo tra ‘800 e ‘900
troviamo un autore molto importante che è H.G. Wells. Egli è una figura chiara perché ha studiato
biologia, quindi è un uomo con una formazione scientifica. Segue i principi della teoria
evoluzionistica e nasce come uomo di scienza ma poi fa rientrare questa sua scienza nei suoi
racconti perché, di fatto, è un fabiano e quindi convinto sostenitore dei valori marxisti e rovescia in
qualche modo il darwinismo. Si inizia, quindi, a ragionare in termini non più di isola felice, di un
mondo che non si realizza in maniera utopica perseguendo gli ideali di giustizia, felicità, pace,
uguaglianza, moralità. Questi valori come vengono rovesciati nella distopia? Di fatto è come se
avessimo a disposizione una coppia di concetti, una coppia anti-etica di concetti strettamente
collegati, per esempio ordine e libertà. L’ordine è sicuramente una delle caratteristiche dei racconti
utopici però è strettamente collegato all’idea di libertà. La maggior parte di utopie mettono in scena
comunità che si basano su una sorta di collettivismo, ideali anche comunitari. Scegliere da cosa
dipendere tra ordine e libertà o tra ragione e natura è come se dipendesse dalla nostra visione del
mondo, dai nostri valori e questo genera, ovviamente, una distopia o un’utopia. Nel passaggio tra
‘800 e ‘900 c’è una crisi culturale. Ci sono ulteriori fattori che all’inizio del ‘900 influenzano la
cultura e sono sicuramente da un lato l’avvento della società di massa e dall’altro lo sviluppo
tecnologico, la cosiddetta macchina che i futuristi tanto celebravano. Essa viene celebrata come
qualcosa di importantissimo nel progresso però nello stesso anno del Futurismo E. M. Forester
scrive un racconto che si intitola The Machine Stops dove immagina una realtà, una comunità che
vive nel futuro sotto terra. Tutti abitano in stanze isolate e le macchine provvedono a tutte le loro
necessità, quindi gli uomini iniziano, di fatto, a dipendere dalle macchine. All’inizio del ‘900 si
assiste alla Prima Guerra Mondiale che i futuristi auspicavano definendola la sola igiene del mondo.
Questa guerra rivela l’aspetto disumano dell’avanzamento del progresso tecnologico e genera,
chiaramente, delle paure, genera l’idea di un’aspettativa di apocalisse. Questa guerra ha un enorme
impatto sull’immaginario collettivo. H. G. Wells immagina prima della Prima Guerra Mondiale la
Guerra nell’aria, immagina gli aerei che bombardano. In The War in The Air immagina proprio un
bombardamento aereo di New York e in A Dream of Armageddon immagina questa guerra che
arriva dall’aria, dagli aerei, su Capri e sulle coste della Campania dove il protagonista di questo
racconto si è rifugiato. Gli anni 20 e 30 del ‘900 sono particolarmente importanti perché
rappresentano il tramonto di quegli ideali utopici dei paesi civilizzati perché nel 1929 c’è il crollo di
Wall Street e ciò significa che il Liberalismo economico, la fiducia nel progresso capitalista, dal
punto di vista economico, cadono. Da un punto di vista politico, i regimi liberali vengono travolti
perché si instaurano regimi fascisti-nazisti ad esempio in Italia, in Germania, poi c’è la guerra civile
di Spagna e quindi c’è una grande crisi dal punto di vista economico. Troviamo anche l’utopia
socialista che viene sconfitta, la quale si era instaurata all’inizio del secolo con la Rivoluzione
Russa e la costituzione dell’Unione Sovietica che costituiva di fatto la realizzazione dell’utopia
socialista, ma poi l’Unione Sovietica così come era nata si trasforma in un regime totalitario. Nel
1922 Stalin diventa segretario del comitato centrale, nel 1924 diventa leader supremo della nazione
e poi dal 1935-36 iniziano le grandi purghe e il regime è assolutamente totalitario e regressivo e
crollano tutte queste certezze e tutto ciò determina il prevalere di narrazioni distopiche che cercano
di mettere in luce sempre i momenti di crisi della narrazione utopica, il risvolto negativo. Una
poesia di T. S. Eliot è particolarmente interessante da questo punto di vista, The Hollow Men
(1925), in cui riflette proprio sulla crisi esistenziale dell’Europa all’indomani della Prima Guerra
Mondiale. Questa poesia è particolarmente interessante perché riflette lo spirito post bellico. Quella
che ci presenta Eliot è come se fosse un’idea di umanità mutata all’alienazione e questa sembra
essere la caratteristica fondamentale delle distopie novecentesche, la prima delle quali è quella dello
scrittore russo Evgenij Ivanovič Zamjatin che si intitola Noi. Quest’ultimo è un romanzo che è stato
scritto intorno agli anni 20 e si può dire che è la prima distopia totalitaria del ‘900 che però è stato
poi pubblicato nel 1924 per la prima volta in inglese e non è stato pubblicato in russo perché è stato
censurato ed è un romanzo che ambientato in uno stato del futuro comunista e ipertecnologico e
governato da un grande benefattore. Tutti sono oggetto di un controllo continuo, per esempio
vivono in case trasparenti, e nulla che ha a che fare con l’individualità, con il libero arbitrio è
possibile perché sono considerati reati e soprattutto (cosa che troveremo anche in 1984) i sentimenti
e i desideri sono visti come una malattia (in 1984 sono reati e Orwell ha ammesso di essere stato
molto influenzato dal romanzo di Zamjatin).

14/12/20
Spesso da un punto di vista letterario, la distopia va considerata come una sorta di satira della
situazione presente o del pensiero politico, economico o una parodia dell’ utopia letteraria. La
satira ha per bersaglio, un oggetto reale, realmente esistente e fisico che appartiene alla realtà
del momento mentre invece la parodia riguarda i generi, le forme e non i contenuti, per
esempio il poema comico 700esco, stessa struttura del poemi epici, ma contenuti poveri, per
esempio l’ invocazione alle muse
con un contenuto povero e molto scherzoso. Fielding fu per esempio un autore di satire. L’
ironia è uno strumento che può manifestarsi come una lode con giudizio negativo, il che da origine
a possibili fraintendimenti ed equivoci e può cambiare il senso di quello che si esprime. Con la
parodia si mettono a nudo i trucchi, di quel modello a cui si riferisce, si ripropongono degli
elementi fondanti
per il modello che viene utilizzato e viene portato all’ eccesso. La satira colpisce bersagli reali
e sociali la parodia colpisce bersagli letterari e testuali. Linda Hutcheon parla di Intramural la
parodia, extramural la satira. La parodia è come se venisse limitata. Possiamo considerare la
definizione di Bachtin che dice a proposito della parodia, ne parla come di un procedimento
letterario attraverso il
quale ciò che viene definito “scoronamento dell’ eroe”. Quindi si conosce perfettamente quello che
viene scoronato e dissacrante, in questo si potrebbe parlare della distopia anche come satira della
situazione presente e come parodia dell’ utopia letteraria, perché difatti la descrive, racconta alla
stessa maniera di un’ utopia, facendosi portavoce di significati diversi. Le utopie e le distopie
sono sempre state compresenti, ma in qualche modo è sempre emersa l’ una oppure l’ altra. Nel
momento in cui l’ utopia sembra realizzarsi nella storia, tende a scomparire la sua forma
letteraria è come se ci fosse un’ oscillazione tra forma e azione letteraria. Nel momento in cui
l’ utopia si realizza non è più necessario di parlare di mondi utopici, mentre invece quando
sembrano prevalere la rassegnazione o una sorte di negatività rispetto alla vita del momento
ricompare il cambiamento sotto forma di narrazione. La distopia letteraria secondo Cumar (?)
compare come una sorta di monito quando l’ utopia si sta concretizzando ma nei suoi aspetti
più pericolosi, proprio perché secondo lui l’ utopia non è fatta per essere realizzata. Un altro
studioso, che nello stesso anno pubblica un libro Utopia e Distopia è Arrigo Colombo,
sostenendo che il concetto di utopia è ambiguo, proprio perché da una parte si caratterizza
come un modello immaginario, di una società perfetta, politicamente e
ideologicamente, moralmente corretta. Dall’ altro lato si caratterizza come un progetto storico,
un qualcosa che ha a che fare con la realizzazione di un modello storico inesistente al
momento. Il modello immaginario non esistente ma ideale, fantastico ma può essere storico, in
quanto può essere una spinta a costruire un certo modello, non esiste ancora ma potrebbe è un
progetto realizzabile che può portare alla realizzazione di un modello ideale di società. Da
questo punto di vista si definisce come un progetto popolare, in quanto collettivo che mira a
rovesciare ideali negativi come la discriminazione o la povertà, questo progetto popolare che è
implicito, immaginario è la base delle narrazioni utopiche, raccontato in maniera esplicita, l’
utopia si basa essenzialmente su un progetto popolare che può realizzarsi in tre modi diversi,
che fa riferimento alle narrazioni mitiche. Lui parla di narrazioni edeniche, escatologiche e
geografiche, dunque si fa riferimento alla concezione passata e perfetta. Esempio di concezione
edenica: Per esempio Adamo ed Eva che vivevano nel Paradiso Terrestre, Eden diverso ma
migliore rispetto al mondo. Il mito escatologico ha a che fare non con la concezione passata,
ma con quella del mondo avvenire, quella con cui bisogna sperare di arrivare, il Paradiso
Cristiano, ciò che deriva dalle narrazioni apocalittiche, i campi Elisi per gli antichi, la terza
possibilità ha a che fare con il mito geografico, ha a che fare con la perfezione che non è né
passata né futura ma si trova altrove e può essere un modello da imitare, basti pensare ad
Avalon, oppure l’ isolo di Crono, una realtà felice che si trova altrove. La caratteristica comune
di queste narrazioni è il raggiungimento della felicità, libertà dal lavoro, alla disponibilità dei
beni, la pace l’ abolizione della proprietà privata. Il racconto utopico diventa distopico agli
inizi del 900. Tra la fine dell’ 800 e il 900 si è parlato di Freud e di tutto ciò che cambia nella
percezione dell’ uomo e del mondo, si mira ad un profondo pessimismo, coesiste una disparità
sociale, i luoghi mitici delle scoperte geografiche, sono stati inquinati dal colonialismo, sono
stati feriti, in qualche modo dalle imprese coloniali, perché le terre sono state usurpate agli
indigeni e sembra quasi difficile pensare ad una convivenza pacifica tra gli esseri umani di
diversa etnia. Nel 1891, Jerome K Jerome pubblica “The New Utopia” che è un racconto
interessante perché mette in pratica il legame tra satira e parodia, il racconto è un’
antiutopia satirica e parodica dei testi utopici, la società è perfettamente collettivista. L’ autore
racconta di una società perfettamente socialista, collettivista, un uomo si risveglia a Londra dopo
mille anni e la ritrova perfettamente squadrata e grigia con edifici che sono dei blocchi di
cemento, dormitori e in questa società in nome di un uguaglianza perfetta per tutti, sono stati
abolliti i nomi propri, la gente viene individuata con dei numeri, il teatro e le altre arti sono stati
aboliti in quanto favoriscono l’ individualismo che non è più consentito e anche la riflessione
viene scoraggiata
fortemente, l’ individuo non può e non deve pensare con la propria testa e le minoranze sono abolite.
Tutto ciò avviene con la complicità della scienza che ha sempre un ruolo centrale nelle distopie
novecentesche, la punizione per la diversità è l’ amputazione o la lobotomia, la riproduzione umana è
controllata dallo Stato, è meccanizzata, non esistono famiglie, quindi la scienza ha un ruolo pervasivo
nella vita delle persone, è come se l’ utopia svelasse e facesse scoprire la distopia. Perché la
felicità
collettiva che è l’ obiettivo della società scritta nel racconto, si ottiene a spese dell’ unicità, della
diversità degli individui, perché la perfezione che si fonda sull’ uguaglianza conduce a una
massificazione e di conseguenza ad un totalitarismo, nel 1891 l’ anno in cui viene scritto questo
racconto. La tecnica, l’ industria produce una società governata da macchine e che automatizzano
l’ uomo, per esempio “The time machine” del 1895 apre un ciclo che si può definire utopico e
distopico che continua fino agli anni 30. Wells descrive una lotta di classe portata agli estremi, i
Morlocks che sono i discendenti dei proprietari servono i parassiti gli Eloi che sono i discendenti
dei capitalisti.
Per tornare agli inizi del 900 e alle ragioni che portano verso le distopie, tra quelle di Orwell,
anche “Animal Farm” c’ è sicuramente un forte sviluppo scientifico che porta ad una
meccanizzazione di tutto, anche della guerra, per esempio le macchine da guerra che
contribuiscono al conflitto mondiale. Il Futurismo aveva sostanzialmente elogiato queste
macchine, il movimento e il dinamismo. Segue poi in questo periodo la rivoluzione bolscevica,
da questo punto di vista c’ è una disillusione, nei confronti del comunismo che rivela questi suoi
aspetti oscuri e nella seconda metà del 900, il crollo delle ideologie con la caduta del muro di
Berlino, che porta ad innumerevoli cambiamenti. Fascismo e Nazismo sono la degenerazione del
Nazionalsocialismo e del Totalitarismo. Più avanti dalla seconda guerra mondiale in poi, la
bomba atomica e la distruzione dell’ ambiente che aprono verso altre
tematiche, quello che oggi studia l’ ecocritica, che mette al centro le trasformazioni dell’
ambiente. Nel 900 si parla di due filoni distopici, uno di tipo scientifico e tecnologico e un altro
di tipo politico, è chiaro che quello politico non può fare a meno della scienza per realizzarsi. Si è
parlato anche del racconto di Foster, “The Machine Stops” 1909, che descrive un mondo in cui
gli uomini sono governati dalle macchine e che garantiscono la sopravvivenza di questo mondo.
Aldous Huxley, in “Brave New World” del 1932, ci descrive una società distopica. Nel 1962
Anthony Burgess scrive “A Clockwork Orange” in cui si sottolinea l’ uso delle droghe che
esercitano un sistema di controllo sull’ individuo.
Il tema cibernetico Kubrick con 2001 Odissea nello spazio, il rapporto uomo-macchina se ne
occuperà
la corrente cyberpunk il cui maggior autore è William Gibson che nel 1984 scrive “Neuromancer”,
l’ autore immagina un complotto organizzato dall’ intelligenza artificiale che vorrebbe evolversi ed
eccedere i limiti della macchina per andare verso l’ umano.
Altro testo è “Blade runner” di Philip K. Dick.
Le distopie politiche hanno sempre come tema centrale, governi o corporazione private corrotti,
totalitarismi, delle dittature. Le caratteristiche di questi mondi sono la violenza, lo stato di
polizia, la sorveglianza, che servono per eliminare ogni forma di diffidenza, la presenza di
tortura, lo Stato inteso come oggetto di culto. La propaganda ossessiva per manipolare l’
opinione pubblica e la cancellazione della storia e del passato, si vive in un eterno presente.
George Orwell
Il vero nome è Eric Arthur Blair, figlio di un ufficiale in servizio in India, l’ autore appunto nasce
in India per poi trasferirsi in Inghilterra quando ha solo un anno e studia in una scuola privata e
severissima in cui le punizione e le manipolazioni mentali erano all’ ordine del giorno e l’
esperienza si può rintracciare nella descrizione della riabilitazione di Wiston Smith in 1984,
nella manipolazione della coscienza. Studia all’ Eton College, dove vince una borsa di studio ed
è allievo di Aldous Huxley, l’ autore di Brave New World con cui Orwell intrattiene rapporti e
manda una copia di 1984, quando viene pubblicato ed è interessante in cui Huxley gli scrive una
lettera dove apprezza il 1984 ma la sua opera è nettamente migliore. Orwell è socialista e resta
tale per tutta la vita, sebbene i critici abbiano contraddetto nel corso degli anni questa scelta
politica, di famiglia benestante, vive tra Francia e
Inghilterra per un po’, senza mezzi, facendo piccoli lavori ed inizia a scrivere romanzi su
personaggi ribelli che come lui si oppongono alla società convenzionale, per esempio “The Road
to Wigan Pier” un ritratto della classe operaia, oppure “Keep the Aspidistra flying” che racconta
la vita nelle aree
depresse del Nord d’ Inghilterra. Episodio importante nella vita di Blair è la partecipazione alla
guerra civile spagnola, nel 1937 va in Spagna con la moglie per combattere al fianco dei
socialisti contro i franichisti, viene ferito ma viene anche profondamente deluso dal modo in cui i
socialisti si comportano, fugge dalla Spagna e scrive dei resoconti sulle barbarie comuniste che
però la Spagna Repubblica si rifiuta di pubblicare così anche come il suo editore, l’ opera sarà
poi riconosciuta al
pubblico con il titolo “Homage to Catalonia” va in Marocco per curarsi la tubercolosi da cui era
affetto e incomincia a pubblicare saggi sul ruolo e la responsabilità del ruolo dell’ intellettuale in
quei tempi difficili, siamo alle soglie della seconda guerra mondiale e allo scoppio della guerra
scrive per
programmi radiofonici per la sezione orientale della BBC e sicuramente quest’ esperienza unita a
quella della moglie che era psicologa presso il dipartimento della censura, gli fornisce una conoscenza
approfondita dei meccanismi della propaganda che sono fondamentali durante la guerra e un ruolo
importante in 1984, scrive diversi articoli per la stampa e per la radio. Nel 1943 lascia la BBC e
diventa direttore del “Tribune”, il giornale socialista ma Orwell vive in maniera controversa il
suo essere socialista, viene turbato dalla visione positiva che i media inglese hanno per la
dittatura russa, la Russia dopo l’ invasione da parte della Germania modifica le sue alleanze, da
questo oscillare della Gran Bretagna da una parte all’ altra lo resta perplesso. In 1984 le alleanze
cambiamo continuamente, tra le tre potenze Eurasia, Estasia e Oceania. Nel 1945 Orwell scrive
“Animal Farm”, inteso come il racconto del tradimento degli ideali socialisti da parte del
totalitarismo russo. Da non dimenticare la svolta totalitaria dell’ Unione Sovietica, in realtà l’
autore non riesce a pubblicare Animal Farm all’ inizio, la prima volta non ci riesce la
pubblicazione viene rifiutata perché l’ opera si fa beffa di quello che era un alleato durante la
guerra. Quando puntano di nuovo le alleanze politiche, il romanzo diventa un best seller,
ovviamente era dominata dalla paura per il comunismo. T.S Eliot gli rifiuta la
pubblicazione, con una lettera. Successivamente Orwell lavora al “1984”, pubblica il romanzo
poco
prima di morire, muore nel 1950 e il romanzo viene pubblicato nel 1949.

1984
Lo sfondo sociopolitico
A molti intellettuali il comunismo con molti modelli industriali ed efficienti e collettivista sembra
essere
un’ alternativa ai regimi fascisti e nazisti però presto questi regimi rivelano i propri punti deboli,
la concentrazione del potere va nei pochi. La guerra civile spagnola divisa tra “fascisti” e
“comunisti” , fondamentale proprio perché grazie ad essa Orwell capisce l’ uguaglianza dei
totalitarismi, anche se sono opposti, con visioni diverse, entrambi arriveranno alla stessa forma di
collettivismo oligarchico che racconterà nel suo romanzo. Di fatto questo fa si che in molti
intellettuali si crei questa forma di sfiducia in tutti i governi di guerra che tendono a controllare in
maniera ossessiva la vita delle
persone. Nel 1944 c’ è la conferenza di Teheran, tra i russi, inglesi e americani, orientati su come
spartirsi il governo futuro del mondo. Potremmo dire che questo evento è rispecchiato in Animal
Farm, dove i porci ovvero i comunisti imprigionano gli altri animali lavoratori, litigando con gli
umani che sono leader dei capitalisti. C’ è una lotta di potere in cui qualunque sia il loro
orientamento
politico mirano a realizzare un governo incentrato nelle mani di pochi e che tenda a tenere sotto
controllo le masse. L’ ostilità continua, tra i blocchi di potere che ci sono in questo periodo,
secondo Orwell, sarebbe diventata una scusa per continuare ad esercitare un grandissimo
potere sul mondo. Di fatto la sua apparente distanza dal collettivismo, viene fraintesa per un
abbandono degli ideali socialisti e un avvicinamento al conservatorismo di Churchill, ma non è
così in quanto Orwell rimase sempre socialista. Il dopoguerra a Londra, è un periodo di grande
difficoltà economica, di razionamento del cibo, molti erano i luoghi bombardati, la città era un
cumulo di macerie, messa in ginocchio dai nazisti. Il potere risulta essere molto più forte dopo
la guerra che è stata vinta con il sacrificio della popolazione. Si gettano le basi per la battaglia
della guerra fredda. Churchill conia il termine “cortina di ferro” e di fatto si esercita una
pressione necessaria sugli avversari militari, facendo guerre in altre zone. La guerra fredda
consente di mantenere la contrapposizione tra blocchi , lo scontro tra ideologie, anche l’
assenza di una guerra totale come è stata la seconda guerra mondiale. Di fatto Orwell viene
considerato come un profeta del totalitarismo di stampo sovietico che è stato poi alla fine il
modello dominante fino all’ anno in cui il crollo dell’ Europa comunista ammetteva il suo fine
e la sua visione del mondo, nel 1989 con il crollo dell’ Europa comunista e il crollo del muro di
Berlino. Diversamente da Huxley che scrive un mondo diverso, più dominato dalla scienza,
Orwell ha visto da dentro il funzionamento dei regimi e questo è stato possibile con la
partecipazione alla guerra civile spagnola. Nel 1940 Orwell scrive in un saggio “Notes on the
way”, che è come se si fosse tornati indietro nel tempo di secoli e fa riferimento ad Adolf
Huxley e al suo romanzo Brave New World, afferma che l’ autore abbia fatto riferimento ad
un’ utopia edonistica, quella che sembrava una minaccia possibile prima della comparsa di
Hitler però adesso con la sua comparsa non c’ è paragone sulla scena politico sociale che si va
formando nel 900. La distopia di
Huxley secondo Orwell andava bene prima, ora che si sta avverando questo tipo di guerra e
regime è come se ci si stesse avvicinando al modello dell’ “inquisizione spagnola” secondo
Orwell o anche peggio perché la radio e la polizia segreta sono qualcosa di più complesso e di
molto più utile a rendere forte il controllo e la repressione.

17 dicembre 2020
Orwell influenzato dalla nascita dei totalitarismi, a cui ha assistito e sottolinea questo aspetto
del potere inteso come una messa in scena, il potere vuole essere guardato, vuole essere messo
in mostra, si performa e serve a garantire il posizionamento di quella idea. Il pubblico o i
sudditi detiene a quella messa in scena, ciascuno ha il proprio ruolo e si partecipa. E quindi di
fatto in quest’ idea di performare il potere, è come se faccia si che tutti siano sotto il potere di
tutti. Questo dimostra la partecipazione dei sudditi e tutti sono sotto osservazione. Come se
fosse un grande sorvegliante il potere, che detiene tutti sotto controllo. Lo spettacolo del potere
Lo spettacolo del potere Lo spettacolo del potere Lo spettacolo del potere Lo spettacolo del
potere.

Regimi totalitari
La teoria di Nietzsche del superuomo e le teorie di Darwin sono state, deviate portando poi a
quella che è stata la nascita dei regimi totalitari in particolare in Europa con il franchismo, il
fascismo e il nazismo o per esempio in Russia con lo stalinismo. I tre regimi per eccellenza ovvero
il nazismo, il fascismo e lo stalinismo hanno particolarmente influenzato Orwell, che aveva
partecipato alla guerra civile spagnola ed aveva dunque egli stesso vissuto tali dinamiche. La figura
del totalitarismo viene delineata al meglio nel Big Brother, che sebbene non si sia mai visto in
volto, viene descritto come una sorta di cultura mista tra quella che era la figura di Stalin e di
Hitler. Si notano diversi elementi che Orwell aveva visto, come ad esempio il fatto che all’ interno
del Big Brother tutti indossano la stessa divisa blu e non sono riconosciuti attraverso i nomi ma
secondo i numeri, proprio come avveniva ad esempio nei campi di concentramento del
nazismo, un altro collegamento da fare è
inerente alle false informazioni offerte al popolo, il Big Brother si fa promotore di alcune
invenzioni e
quest’ aspetto viene ripreso da Stalin, in quanto egli stesso si riteneva un innovatore in ambito
militare. Stalin, accerchiando a sé il potere, tende a modificare l’ andamento della storia, così
come accade nel 1984, difatti il lavoro del protagonista è quello di modificare la storia. Nel testo
si racconta che era dunque vietato possedere dei diari, non si poteva scrivere, Winston scrive
meccanicamente, per memoria. Nel big brother viene descritta una sorta di dissidenza nei confronti
di chi è diverso,
così come accadeva in Germania, la razza ariana doveva prevalere. L’ educazione imposta nel
1984
segue alla lettera l’ educazione tipica nei regimi totalitari. Il gioco di alleanze poco solido, nel
romanzo l’ Oceania difatti si allea dapprima con l’ Estasia e poi con l’ Eurasia, ciò richiama il
gioco di potere dell’ Italia con la Germania, l’ Italia si manifesta neutrale. Il personaggio di O’
Brien, antagonista principale del racconto, fa un discorso sul potere dicendo che la differenza
tra il Big Brother e i regimi totalitari precedenti, contemporanei ad Orwell non riuscivano a
gestire a meglio il potere, perché questo potere nel Big Brother viene considerato come una
sorta di divinità: (rivolta dei prolet, vedi 3 parte romanzo, capitolo 2 discorso di O’ brien sul
potere) Il Grande Fratello accentra nelle sue mani questo potere sin dall’ inizio, partendo dal
presupposto che non bisogna uccidere le vittime ma semplicemente cambiarle, altrimenti l’
Inquisizione, uccidendo le sue vittime avrebbe fatto in modo che la loro memoria si
conservasse nel tempo, considerati come dei martiri. Difatti il compito di Winston Smith è
quello della reintegration che prevede tre fasi: learning, understanding e acceptance, dove
appunto nei capitoli finali della terza parte ci sarà il famoso finger test, in cui O’ Brien mostra
le dita a Smith, chiedendogli di contarle. Anche se numericamente corrispondono a 4, O’ Brien
attraverso un gioco, manipola la mente di Winston, distorcendo a sua volta la realtà: il numero
delle dita può a sua volta aumentare o diminuire, ciò dipende esclusivamente dall’ opinione del
partito che deve essere accettata senza alcuna condizione dal popolo. (2 parte capitolo 9, p 221,
vengono fatte alcune citazioni del testo di Goldstein. In questa parte vengono analizzati alcuni
vocaboli del New Speak e il Black White. Per quanto riguarda il Black White ci si focalizza sul
fatto che non solo, una persona che fa parte del partito deve assolutamente credere in ciò che
afferma. Dopo alcuni versi, viene analizzata anche la nozione di Doublethink: l’ abilità di poter
accettare entrambe l’ idea che dovrebbe innescarsi attraverso un’ abilità inconscia, da quella
che viene definita dal New Speak come il Good Think. Il popolo è sinteticamente costretto ad
accettare idee e affermazioni che sono totalmente improbabili, ad esempio l’ inesistenza della
forza di gravità). L’ obiettivo del Grande
Fratello era quello di portare in determinato membro del partito, alla convinzione di una
determinata dichiarazione per quanto illogica potesse sembrare. Parlando del New Speak si può
fare riferimento al fatto che paradossalmente, questo nuovo modo di intendere la lingua non era
inteso come un ampliare in qualche modo le capacità speculative. Dal momento in cui si
andavano a ridurre lessico, grammatica ecc, era impossibile che una determinata persona potesse
essere capace di sviluppare un proprio senso critico. Il lessico del New Speak è infatti suddiviso
in tre parti lessico A,B e C (un membro del partito doveva formulare un discorso
automaticamente così come una mitragliatrice sparava i proiettili, rendendo meccanica la lingua).
L’ adesione di Orwell al pensiero di Churchill è abbastanza controversa, è una delle accuse che
gli sono state mosse, perché in realtà Orwell nasce come socialista e arriva ad una fase di disillusione
vedendo gli orrori della guerra civile spagnola, in cui vede confrontarsi le due fazioni opposte e
le vede commettere le stesse atrocità, questa cosa viene condannata anche se in effetti si nota che l’
autore si sia avvicinato alla visione di Churchill che era un conservatore ed è ha avuto un ruolo
centrale per l’ intervento della seconda guerra mondiale, l’ Inghilterra difatti si stava avviando ad una
sorta di neutralità preceduta dal primo ministro Chamberlain, che pensava di poterla spuntare con i
tedeschi e che potesse tenerla fuori dalla guerra. Churchill fu in grado di smuovere le coscienze delle
persone, fu bravissimo a coinvolgere la popolazione in quest’ operazione bellica, riuscendoci.
Il proletariato non si ribella al Grande Fratello per il semplice fatto che gli viene offerta “una
finta libertà”, che in qualche modo viene accettata proprio perché consente delle trasgressioni
apprezzate da un popolo definito ignorante. (episodio della lotteria: al proletariato interessano
problemi banali che contestano con grande dinamicità, ad esempio le donne litigano per quale
tessuto sia migliore per i vestiti) Winston sostiene che se il popolo cambiasse il suo
atteggiamento e si interessasse in particolar modo alla risoluzione dei problemi legati al partito,
eserciterebbe una maggiore forza per combattere il Grande Fratello dall’ esterno. Il partito non
può essere sconfitto dall’interno, per il semplice fatto che i suoi membri sono ben gestiti, il
proletariato non essendo gestito disporrebbe delle giuste capacità per prevalere, ma non mette in
pratica nulla perché abbindolato da false libertà concesse. Anche in Animal Farm il proletariato è
personificato nelle pecore mentre invece i potenti sono identificati come maiali.
Smith possiede un diario, nonostante fosse vietato, decide di scrivere una testimonianza.
La manipolazione del linguaggio è strettamente legata alla manipolazione del pensiero, nel
capitolo 7 della prima parte Winston fa una citazione nel suo diario che verrà poi ripresa nella
fine del capitolo da O’ Brien mentre il protagonista sarà sottoposto a torture. La critica di Orwell
è una critica abbastanza diretta, gli artifici dello stato totalitario, non vengono nascosti ma
vengono svelati ed esibiti. Il pensiero, la facoltà di credere in opinioni abbastanza opposte, nell’
albergare di due idee diametralmente opposte della stessa persona.
Nei totalitarismi tutto è posto in funzione della massa, ad esempio nel nazismo si criticavano
aspramente gli ebrei, attraverso una serie di ideologie sbagliate si coinvolgeva la massa, affinché il
potere potesse ottenere il consenso del popolo. In realtà la vera motivazione storica era quella
economica che alimentava inevitabilmente quest’ odio. (p 179 Julia mostrava le reazioni senza
filtrare ciò che pensava davvero).
New Speak: lingua artificiale creata dal partito, allo scopo di semplificare la lingua inglese dal
punto di vista grammaticale e lessicale
Sono vietate le invenzioni e i vocabolari vengono costantemente revisionati omettendo diverse
parole.
Two minutes Hate: un’ usanza tipica del regime del grande fratello e sono importanti perché in
questi due minuti di odio non si da solo importanza alle parole ma anche ad una serie di rumori
ed immagini disturbanti, che mirano alla psiche delle persone mettendo in evidenza che il vero
nemico della patria è Emmanuel Goldstein. Questa manovra serve solo per distrarre la
popolazione, così come Mussolini e Hitler che cercavano metodi di distrazione offerti alla
popolazione per nascondere i loro reali scopi.
Telescreens: erano schermi posti in ogni punto della città con la funzione di sorvegliare gli
abitanti. Considerato uno strumento repressivo ed Orwell stesso diffidava dalla tecnologia
inteso come mezzo ostacolante alla libertà. L’ autore apprendeva questa supervisione da un
programma chiamato Echelon, che si serviva dei servizi segreti costituiti in stati principali
come il Canada e attraverso marchingegni iniziavano ad attuare lo spionaggio. Winston riesce
a scrivere il proprio diario lontano, in un angolo della propria abitazione, lontano dalla
supervisione dei telescreen. Difatti gli incontri tra Winston e Julia avvengono in zone di
campagna e infine all’ interno di una camera d’ albergo in un settore proletario, che si rivelerà
poi una trappola posta dalla psicopolizia, infatti i due vengono colti in flagranza, arrestati,
mandati al ministro dell’ amore e poi separati ed infine torturati. Non si conoscono le sorti
delle persone che trasgredivano ai principi imposti dal partito, tuttavia si può affermare che l’
unica cosa che si conosce è il fatto che la loro esistenza veniva “cancellata”, i loro documenti e
le loro informazioni anagrafiche venivano cancellate da qualsiasi registro.(le unperson di 1984
richiamano molto le no women, nel romanzo della Atwood esiliate da quello strano mondo in
cui vivono). Le punizioni sono pubbliche non i processi. Esse sono pubbliche perché fanno
parte della spettacolarizzazione del potere. Non solo gli eventi festivi ma anche le punizioni
esemplari sono pubbliche proprio perché devono mostrare alla cittadinanza cosa succede
quando ci si comporta male. In un determinato modo, la punizione deve essere pubblica per
far si che gli altri non pensino di fare altrettanto. Nel romanzo c’ è anche un controllo dello
spazio e del tempo, non solo attraverso i telescreens, ma il tempo viene controllato anche
Winston è confuso e non sa con certezza di essere nel 1984, sebbene lui cerchi di mantenere il
controllo temporale del presente e dei suoi ricordi (dialogo con il bibliotecario oppure quando
viene torturato). Orwell non solo insiste sul controllo del corpo, sulle punizioni e la
vaporizzazione e sull’ insistenza dell’ impossibilità di avere rapporti reali, veri con gli altri. Al
bando l’ amore, il piacere sessuale e tutto ciò che ha a che fare con i sensi. Le persone vengono
prima condizionate con la propaganda, la cancellazione della memoria, tipo come l’
elettroshock. Il partito impone il suo punto di vista e attraverso esso anche gli altri devono
osservare la realtà. La propaganda è l’ elemento che cerca di dirigere il comportamento delle
persone per ottenere dei risultati. In 1984 attraverso la settimana dell’ odio, si faceva si che le
persone si focalizzassero su un nemico ed esaltassero in lui tutte le sfaccettature del partito. Il
totalitarismo viene così considerato come una divinità, il teleschermo diventa l’ occhio divino.
Goldstein si chiama Emmanuel che in ebraico sta per Messia. Le punizioni sono definite
peccati e vanno condannate.

LEZIONE N.13
18/12/20
La letteratura canadese è una delle letterature post-coloniali. Il Canada è una delle cosiddette
“Settler Colonies” cioè colonie nelle quali si sono insediati i cittadini britannici (Nuova Zelanda,
Stati Uniti, Australia, Canada). Le problematiche che hanno incontrato queste colonie sono di tipo
diverso perché i nativi che le abitavano sono spesso stati sterminati o ridotti in “enclave” di qualche
tipo. Il Canada si caratterizza più che come contrapposizione nei confronti della madrepatria, come
contrapposizione nei confronti degli Stati Uniti, c’è un continuo confronto. Il Canada ama
rappresentarsi nei termini di un mosaico, in una serie di persone, di gruppi giunti da luoghi diversi
che si ritrovano ad abitare questo territorio ostile, infatti, esso per buona parte dell’anno è ricoperto
da neve e ghiaccio e non tutte le zone sono accessibili e vivibili e il contatto con la natura risulta
essere, quindi, complesso per chi non è originario di quei luoghi. L’idea di mosaico è quella di
convivenza ma non di miscuglio, accostarsi gli uni agli altri in un territorio che nonostante tutto ha
l’ambizione di rispettare le identità originarie di chi va ad abitarlo. Esso ha due matrici
fondamentali da un punto di vista culturale e linguistico perché c’è un Canada Francofono, il
Quebec, e di conseguenza di cultura francese e un Canada Anglofono. Per quanto riguarda le
caratteristiche generali di questo paese, esso è uno dei paesi più avanzati al mondo se lo osserviamo
da un punto di vista di ciò che offre. Se gli Stati Uniti hanno costruito la loro identità attorno al
Mito della Frontiera, la frontiera a cui si richiamano che è stata fondamentale per i primi coloni e la
cui idea è che questa frontiera si sposti sempre di più verso l’Ovest conquistando sempre più
territori e questa idea continua ancora ad attraversare la cultura americana. Il Canada, invece, si
fonda sull’Idea di Fortezza, di Fortino e cioè l’idea di proteggere tutti i suoi cittadini e di proteggerli
sostanzialmente dall’ambiente circostante che è ostile, quindi il rapporto con la natura è uno dei
temi cardini della letteratura Canadese ed è anche molto presente nell’opera di Margaret Atwood
che scrive oltre a The Handmade’s Tale, tutta una serie di altre opere in cui la sua preoccupazione
centrale è la collocazione del soggetto rispetto all’ambiente. Come si pone, quindi, la questione
dell’identità? Non è importante costruire la propria identità soltanto rispetto ai colonizzatori o a
quella che è la madrepatria ma anche rispetto agli Stati Uniti che sono il vicino più aggressivo da un
punto di vista soprattutto culturale. Nel 1951 viene istituita un’organizzazione governativa, la
Massive Foundation, che ha l’obiettivo di contrastare quella che viene considerata come una
minaccia per l’identità canadese e cioè la grande diffusione della cultura americana e di
conseguenza la risposta a questa che viene percepita come assalto è la promozione della cultura
canadese. Il Canada inizia a destinare da allora risorse economiche a sostegno delle comunità
culturali canadesi. Quindi, c’è l’idea di promuovere la propria cultura. Margaret Atwood è una
scrittrice molto attiva ed ha una presenza molto forte sui media. Lei ha studiato ad Harvard però è
come se avesse avuto sempre chiaro di voler trovare davvero un posto per la letteratura canadese e
da questo punto di vista uno dei testi più interessanti che lei ha scritto è una sorta di storia letteraria
che pubblica nel 1972 e che si intitola “Survival: a thematic guide to Canadian Literature”. L’idea
di sopravvivenza nell’ambiente ostile è proprio centrale in questo testo. Suo padre era un
entomologo e spesso portava con sé la famiglia nei suoi studi, nelle sue ricerche e per questo lei
stessa ha vissuto spesso a contatto con la natura in luoghi isolati ed è molto sensibile al tema del
rapporto dell’uomo con la natura e infatti è una convinta ambientalista. Altri romanzi molto
interessanti da questo punto di vista sono la trilogia “Maddaddam Trilogy” che sono tre romanzi
distopici che hanno al centro il tema dell’ambiente e che si inseriscono in quel filone che ha a che
fare con la eco-critica che è uno dei filoni nuovi di ricerca. Un altro punto fondamentale della sua
produzione è quello femminista perché ovviamente The Handmade’s Tale è un romanzo femminista
ma non è l’unico perché anche il primo romanzo che le ha dato successo è considerato uno dei
romanzi femministi “The Edible Woman” che è del 1969, in cui, questa donna che sta per sposarsi
incomincia a leggere alla luce del consumismo sempre più dilagante nel mondo che la circonda e
incomincia a guardare anche a se stessa come un oggetto che sarà cannibalizzato da questo
matrimonio. The Handmade’s Tale è un romanzo che ha avuto una lunga storia di riadattamenti e di
riproposizioni nel corso dei decenni in cui è stato pubblicato, vi è stata fatta anche una serie tv e un
film, un balletto, un radiodramma ecc. quindi è davvero un testo che ha avuto molte vite successive.
nell’introduzione dell’ultima edizione, Atwood spiega come le venuta l’idea di scrivere questo
romanzo e racconta in maniera precisa e circostanziata il fatto che aveva iniziato a scrivere il
romanzo nel 1984, cioè prima della caduta del muro di Berlino quando il mondo vedeva ancora due
blocchi contrapposti e dice che in quel periodo viveva a Berlino Ovest e tutti i paesi del blocco
orientale continuavano ad essere comunisti e a controllare il corpo delle donne quindi sentiva questi
temi molto importanti. Dice che essendo nata nel 1939, durante la Seconda Guerra Mondiale, aveva
ben chiaro che si può perdere la libertà da un momento all’altro e di fatto questo è quello che cerca
di trasferire come sensazione nel romanzo. Riguardo al genere a cui questo romanzo appartiene, si è
parlato di distopia sicuramente ma anche romanzo di fantascienza ma anche su questa definizione
lei interviene in maniera molto precisa perché definisce il suo romanzo “Speculative Fiction”
ovvero un tipo di fantascienza in cui quello che viene descritto non è un mondo futuro alla maniera
di Guerre Stellari ma un mondo in cui ciò che accade è possibile, è qualcosa che si è già verificato
da qualche parte in un dato momento storico. Quindi, è quel senso della distopia intesa come
mettere in guardia da qualcosa che potrebbe accadere. Il tema dell’ambiente è presente anche in
questo romanzo, infatti, l’autrice ci fa capire che l’America si trova in quella situazione perché ha
abusato delle risorse naturali, ha creato un ambiente tossico e il risultato di tutto questo è stata
l’infertilità, non si riesce a fare figli e spesso quando essi nascono sono malati, deformi ecc. e
questo è responsabilità dell’uomo. In questa introduzione, in questo articolo, Atwood dice anche
che la Repubblica di Gilead si fonda sui valori dell’America puritana e quindi è un ritorno al
passato. La cosa fondamentale è che lei racconta la genesi del romanzo originario poi ha contribuito
anche alla sceneggiatura e ha fatto un piccolo cameo nella serie tv e cerca un po' di dare dei
riferimenti che facciano sì che questo testo venga letto come il prodotto di un determinato momento
storico e il momento storico che lo ha generato è il periodo di Reagan (presidente degli Stati Uniti).
Importanti sono le citazioni all’inizio del romanzo (Historical Notes), il primo è il libro della
Genesi, il secondo un estratto di Modest of Proposal di Jonathan Swift e poi un proverbio. La storia
che ci racconta Atwood è divisa nel romanzo in capitoli che hanno diverse denominazioni, alcuni
dei quali sono denominati “Night”, tutte le parti con Night durano un solo capitolo, le altre durano
circa 5 capitoli e la parte sesta solo 4 capitoli. Dal punto di vista del contenuto questi capitoli sono
denominati Night perché la “Notte” è l’unico momento in cui Offred è più libera e in questi capitoli
Offred esprime proprio i suoi pensieri, racconta la storia, la registra sulle audiocassette, è quella
parte in cui non c’è azione vera e propria, non ci sono altri personaggi ed è chiaro che il punto di
vista della narrazione è il suo (di Offred). All’inizio del 7 capitolo, Offred fa delle considerazioni
sulla “Notte”. In questi capitoli intitolati “Night” c’è da un lato il ricordo del mondo passato e
quindi il confronto tra passato e presente, il mondo passato con tutte le sue contraddizioni e poi c’è
la vera e propria narrazione della protagonista in cui Offred svela il meccanismo della narrazione e
in queste parti si sofferma sulla sua narrazione e cioè sul fatto che la sua è una narrazione, una storia
raccontata. Atwood sottolinea poi l’aspetto politico di questo suo romanzo ma soprattutto della
scrittura, il fatto che questo romanzo sia stato scritto da lei come atto politico perché è stato scritto
per enunciare quello che potrebbe accadere. L’istaurazione di questo regime di Gilead viene scritto
come un qualcosa che è accaduto quasi senza che le persone se ne rendessero conto. Le donne
vengono private del lavoro, dell’accesso al proprio conto bancario che viene trasferito ai loro mariti
e quindi viene tolto potere e possibilità di agire alle donne, da soggetto diventano oggetto. I nomi
delle ancelle sono costruiti con un patronimico (Di Fred, Di Glen ecc.). Quello su cui insiste
Margaret Atwood è che tutto è avvenuto lasciando le persone quasi in condizioni di non capire cosa
stesse succedendo e in questo è interessante il riferimento ad una teoria molto adatta al concetto che
è la Teoria della Rana Bollita di Noam Chomsky (cap. 10). Egli, infatti, sostiene che i regimi fanno
un’operazione simile all’esperimento della rana bollita, se si mette una rana nell’acqua in una
pentola sul fuoco, la temperatura dell’acqua diventa a mano a mano più calda e all’inizio la rana
percepisce un tepore e quindi sta anche bene, sente un calduccio e non si rende conto di quello che
sarà il suo destino perché quando l’acqua diventa troppa calda e lei morirà bollita, sarà molto tardi
perché non ha più la capacità di muoversi, di ribellarsi e di fuggire. I regimi, secondo Noam
Chomsky, funzionano allo stesso modo, ci fanno man mano tollerare delle piccole cose che ci
sembrano anche piacevoli ed interessanti ma poi alla fine portano alla perdita della libertà e ci
ritroviamo quindi in una condizione in cui non possiamo fare più nulla. Il rosso dei vestiti delle
ancelle simboleggia la loro fertilità ma anche il peccato. Le ancelle escono in gruppo perché sono
una il controllore dell’altra, tutto è controllato e infatti la stessa Atwood dice che è stata molto
influenzata dal 1984 di Orwell.

LEZIONE N. 14
21/12/20
Nel 2019 è stato pubblicato The Testaments che è il sequel di The Handmaid’s Tale.
Per quanto riguarda le dediche e le citazioni di The Handmaid’s Tale, la dedica è “For Mary
Webster and Perry Miller”. Perry Miller è stato insegnate della Atwood presso Harvard ed è stato il
primo a proporre lo studio del puritanesimo come materia letteraria molto fertile sulla quale
svolgere indagini filosofiche-letterarie mentre Mary Webster si pensa che sia un’antenata della
Atwood (lei stessa la riconosce così) ed è una donna che nel 17esimo secolo è stata accusata di
stregoneria e processata ed impiccata ma riuscì a sopravvivere. Queste dediche ci indicano
l’attenzione per il Puritanesimo e quindi per certe forme estreme o estremiste di religione, invece, le
tre citazioni che aprono il romanzo sottolineano alcuni aspetti che dovrebbero guidarci nella lettura.
La prima è una citazione dalla Genesi e risulta essere molto immediata. Il fatto che sia una citazione
religiosa ci fa capire l’importanza e il peso che ha la religione in tutto il romanzo. Giacobbe voleva
sposare Rachele e il padre di quest’ultima gliela dà in sposa soltanto dopo 7 anni di lavoro presso di
lui. Successivamente, però, dopo i 7 anni il padre gli dà in sposa la primogenita e cioè la sorella di
Rachele e questo perché era tradizione che si sposasse prima la primogenita. Il padre, allora, gli
propose altri 7 anni di lavoro presso di lui per avere Rachele e quindi Giacobbe lavorò altri 7 anni e
riuscì alla fine ad avere Rachele. Dio, però, vedendo il trattamento che aveva ricevuto Lea (la
primogenita), tolse a Rachele la capacità di concepire. Tra le due sorelle c’è una gelosia costante e
alla fine per prevalere sulla sorella Rachele sfrutta una sua serva per ricevere un bambino. Questo
rapporto di gelosia lo troviamo anche tra la Handmaid e la moglie del Commander. La seconda
citazione è tratta da un testo satirico di J. Swift che ha come argomento lo sfruttamento della
popolazione irlandese. Esso è molto simile a ciò che succede nel testo perché le Handmaids sono
sfruttate e in un certo senso si supera ogni limite di umanità. La terza citazione, invece, è sempre di
tipo religiosa e tratta del sofismo che è una corrente dell’islam che è una corrente tollerante ed
infatti viene anche attaccata dai radicali islamici e questa citazione vuole dire che anche se non è
esplicito il limite che un essere umano dovrebbe porsi, ciò non significa che si deve fare qualsiasi
cosa e anche ciò lo ritroviamo nel romanzo. In questa citazione vi è anche l’idea che l’uomo stando
nel deserto arriverebbe a mangiare persino le pietre pur di sopravvivere e nel romanzo la stessa
Offred sarà disposta a fare qualsiasi cosa pur di sopravvivere. Per quanto riguarda le “Historical
Notes” ci dicono qualcosa in più sulla storia e di come sia giunta fino a noi. Le Historical Notes
sostanzialmente sono un epilogo infatti sono la trascrizione di una conferenza che si immagina
abbia avuto luogo nel 2195 in un’università Canadese. La cosa più importante è che si immagina
che la Repubblica di Gilead sia finita e infatti si tratta proprio di una serie di conferenze che
studiano questa repubblica. Colui che tiene la conferenza è il professor Pieixoto che dà delle
informazioni proprio sul testo de Il racconto dell’ancella. Egli ci dà un’informazione
importantissima, ovvero, ci informa del fatto che in realtà questo testo non è stato trovato nella
forma di libro, di manoscritto bensì era una forma di cassette, egli parla di 30 audio-cassette
ritrovate, in cui vi era sempre la voce della stessa donna che raccontava questa sua esperienza di
vita. Queste cassette non erano ordinate secondo un ordine preciso, vie erano delle etichette ma non
corrispondevano sempre al vero contenuto della cassetta. Quindi, la ricostruzione delle audio-
cassette è toccata proprio a questi professori. Queste audio-cassette contenevano anche un po' di
musica. Mediante i nomi dei personaggi abbiamo la sensazione che sia una società diversa rispetto
alla Repubblica di Gilead perché questi nomi sono tipici dei nativi americani quindi in realtà adesso
sarebbero oggetto di studio proprio i bianchi cosa totalmente diversa rispetto alla Repubblica di
Gilead. Sembra una società molto progressista ma in realtà non è così e ciò lo si evince soprattutto
dai discorsi del professor Pieixoto che apparentemente sembra una persona dalle idee avanzate che
proviene dall’università di Cambridge e che crede nell’uguaglianza assoluta ma in realtà non è così.

Egli risulta essere una persona maschilista e sessista e ciò lo si vede dalle battute che fa come ad
esempio a pag. 308 egli fa questo gioco di parole con la parola “enjoy”. Egli dice:”Noi abbiamo
goduto di una trota, di un pesce, abbiamo goduto della vista di questa splendida presidentessa (fa
riferimento a Moon), utilizzo la parola godere in due significati distinti ma tralascio il terzo”. Poi, a
pag.309 fa riferimento alla parola Tale che compare nel titolo del romanzo e secondo lui questo
titolo non sarebbe stato scelto a caso bensì farebbe riferimento alla parola “tail” come “coda” che
deriva dal latino “cauda” e che indica l’organo genitale maschile. Parla, poi, dell’Underground
Femaleroad (movimento sotterraneo di protesta delle donne che cercano soprattutto a far scappare
le persone e ad organizzare la resistenza tutta femminile) che viene nominata nel corso del romanzo
ed egli fa questo gioco di parole parlando della “The Underground Frailroad” dove “frail” vuol dire
fragile quindi sesso fragile (in riferimento alle donne). A pag.311 egli dice:” Our job is not to
censure but to understand” quindi “il nostro compito non è quello di censurare ma quello di
comprendere” e ciò è anche importante. C’è un elemento ironico all’interno del romanzo, infatti,
arrivati alla fine del romanzo si pensa che si sia stato letto il racconto di Offred, di una donna che
vive in un contesto patriarcale e misogino ma alla fine, in realtà, si scopre che questo racconto non
si sa quanto corrisponda veramente al racconto di Offred perché alla sua voce si è sovrapposta
quella di Pieixoto perché è lui che ha ricostruito la storia ed è come se volesse dare una sorta di
punto di vista maschile alla storia della donna, Offred. Pieixoto considera Offred come una delle
tante e a lui interessa la storia del regime e anche scoprire chi fosse realmente il comandante, non
gli interessa la storia di Offred. I candidati alla figura del comandante sono 2: Frederick R.
Waterford e B. Frederick Judd. Pieixoto non sa neanche che fine abbia fatto Offred, se sia riuscita
ad andare in Canada e successivamente in Inghilterra oppure se sia una di quelle ancelle che si è
salvata ma che alla fine non sia riuscita ad ambientarsi per bene nel mondo, diventando così
asociale. Egli dice che la Repubblica di Gilead ha preso spunto da fatti realmente accaduti come ad
esempio in Romania nel 1976 sotto il dittatore è stato proclamato un editto che vietava l’aborto ed è
stata eseguito un vero e proprio controllo delle gravidanze come se i nuovi nati avessero sistemato
l’economia del paese. Le ancelle sono vittime di una tirannia estremamente patriarcale e sono
oppresse in diversi aspetti della loro vita. La donna non può fare nulla, vive in una piccola stanza
quasi priva di arredamento e il suo tempo è scandito a suon di campanella. Vi è un intero capitolo
dedicato alla descrizione della stanza. Un tema importante è il potere della parola. Ci sono, infatti,
molti punti nel romanzo in cui la protagonista sottolinea proprio quest’aspetto del racconto e quanto
sia importante il racconto per lei anche per sopravvivere. Alla fine del cap. 7, ad esempio,
nell’ultima parte la protagonista svela i meccanismi del suo racconto e la necessità di raccontare una
storia. Si concentra proprio sui meccanismi della scrittura, si concentra sulla differenza tra oralità e
scrittura perché lei la sta raccontando, si rivolge ad una persona qualsiasi perché la sola esistenza
ipotetica di un lettore/ascoltatore garantisce, le dà prova della sua esistenza. Il romanzo risulta
essere tutto disseminato da riflessioni del genere, sulla storia che sta raccontando, sui meccanismi
della storia. Il racconto di Offred non è detto che sia oggettivo, lei ne parla come una
“ricostruzione” e questo lo fa all’inizio del cap. 23 dove sottolinea la soggettività del racconto e il
fatto che nel fare un racconto si sceglie sempre cosa includere e quello che resta fuori sono tutte
espressioni della vita perché lei parla di cose che hanno a che fare con i sensi. Introduce anche la
contrapposizione tra donna e uomo e il concetto di perdono che abbiamo anche il potere di
concedere o richiedere.

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