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Facoltà di Ingegneria Industriale

Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica


A.A. 2010/11

Progettazione di Sistemi Meccanici


Recipiente in pressione: serraggio e verifica dei
bulloni

M. MADIA
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Rotture di viti per fatica

Nella valutazione complessiva dell’integrità strutturale di un recipiente in


pressione, un ruolo fondamentale è ricoperto dalla resistenza dei bulloni che
realizzano il serraggio tra coperchio e mantello cilindrico.
Dall’esame delle tipiche rotture di viti, risulta che le fratture si localizzano sul
raccordo tra gambo e testa e nella sezione di inizio della filettatura, in cui il
coefficiente di intaglio risulta essere molto elevato.

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Miglioramento del disegno della vite

Avendo individuato le origini del cedimento e le cause che lo inducono, è


possibile intervenire migliorando il disegno della vite.
Nel caso del raccordo tra gambo e vite si cerca di aumentare il raggio di
raccordo.
Nel caso dei filetti si raccordano i filetti e si tenta di disegnare il filetto ed il
gambo in maniera da avere un carico distribuito uniformemente sui filetti.

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Ripartizione del carico sui filetti (1)

La sovrasollecitazione nella sezione corrispondente al primo filetto in presa


dipende dal fatto che lo scambio di forza tra vite e dado avviene in buona
parte in corrispondenza del primo filetto, mentre i successivi sono meno
caricati.
Nel caso di vite che lavora in trazione e dado che lavora in compressione lo
schema di carico è il seguente (si considerino solo due filetti in presa):

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Ripartizione del carico sui filetti (2)

Per l’equilibrio si scrive:

F = F1 + F2
Inoltre per la congruenza, considerando le deformazioni elastiche del dado e
della vite trascurando quelle del filetto, si scrive:

F2 F2 F2 F2
∆pv = ∆pd = =
Kv Kd Ev ⋅ Av Ed ⋅ Ad
p p
Essendo le due aree le due aree (vite e dado) diverse, la precedente relazione
è soddisfatta solo se:

F2 = 0 ⇒ F = F1

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Ripartizione del carico sui filetti (3)

In realtà il problema è molto più complesso, ed in un sistema reale il carico si


ripartisce al 50% sul primo filetto, circa al 25% sul secondo e al 12% sul terzo.

Dal punto di vista costruttivo si ottiene un miglioramento rendendo più


deformabile il dado sulle prime spire come mostrato in figura.

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Ripartizione del carico sui filetti (4)

La situazione migliora decisamente considerando dado e vite che lavorano in


trazione:
F = F1 + F2
F2 F1
∆pv = ∆pd =
Ev ⋅ Av Ed ⋅ Ad
p p
F2 F1
=
Av Ad
Quindi le forze si ripartiscono in maniera
proporzionale alle aree di vite e dado.

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Dispositivi antisvitamento

Oltre alla rottura, l’altro evento pericoloso che porta al disservizio del bullone,
e potenzialmente del recipiente in pressione, è lo svitamento spontaneo della
vite.
Esso può avvenire per uno scorretto proporzionamento tra angolo d’elica del
filetto ed angolo del cono di attrito.
Per ovviare a questo fenomeno esistono dei dispositivi antisvitamento.

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Collegamenti flangiati

Di seguito vengono riportati alcuni esempi di collegamenti flangiati con


interposizione di una guarnizione tra le due flange.
Sono anche riportati due esempi di miglioramento del disegno del bullone.

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Serraggio dei bulloni (1)

Assegnato un certo carico di serraggio al bullone, il momento che serve a


serrare il bullone dipende da:

1. attrito tra il dado e la flangia (M's);


2. attrito tra i filetti della vite e madrevite (M''s);

Quindi il momento di serraggio totale risulta:

M s = M s′ + M s′′
Per il calcolo del momento torcente necessario a vincere l’attrito tra dado e
flangia si ipotizza che la forza del bullone (Vb) sia concentrata sulla
circonferenza media del dado.
Il momento M's risulta quindi essere:

Dm
M s′ = f ⋅ Vb ⋅ Dm = 1.5 ⋅ d b
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Serraggio dei bulloni (2)

Il momento torcente relativo all’attrito sui filetti vieni calcolato ipotizzando le


azioni scambiate come concentrate sull’elica media.

 p 
α = arctan  
 π ⋅ dm 
d m = 0.9 ⋅ d b
ϕ = arctan f ′ f ′ = 0.15
Le componenti verticale ed orizzontale di dR valgono:

dRv = dR ⋅ cos(α + ϕ )
 ⇒ dRo = dRv ⋅ tan (α + ϕ )
 dRo = dR ⋅ sin (α + ϕ )

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Serraggio dei bulloni (3)

L’espressione di M''s si ricava imponendo le condizioni di equilibrio della vite:

∫ dR v = Vb

∫ dR o =0
dm dm
M s′′ = ∫ dRo ⋅ = ∫ dRv ⋅ tan (α + ϕ ) ⋅ =
2 2
dm dm
= ⋅ tan (α + ϕ ) ⋅ ∫ dRv = ⋅ tan (α + ϕ ) ⋅ Vb
2 2
Il momento di serraggio vale quindi:

 Dm d m 
M s = Vb ⋅  f ⋅ + ⋅ tan (α + ϕ )
 2 2 
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Serraggio dei bulloni (4)

Nel caso di filetto triangolare si ha:

dRn′ = dRn ⋅ cos θ


f ′ ⋅ dRn′
dRt = f ′ ⋅ dRn =
cos θ
E’ possibile quindi riciclare le equazioni del
filetto rettangolare ponendo:

∗ ∗  f′ 
ϕ = arctan f ′ = arctan  
 cos θ 
Il momento di serraggio vale quindi:

 Dm d m ∗ 
M s = Vb ⋅  f ⋅ + ⋅ tan (α + ϕ )
 2 2 
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Verifica dei bulloni (1)

La verifica del bullone si esegue su una generica sezione del gambo,


trascurando la presenza di un effetto di intaglio.
Si ha uno sforzo di trazione uniforme dato dal cariche assiale ed uno sforzo
tangenziale dato dal momento di serraggio, che risulta massimo sulle fibre più
esterne:

Vb′
σ=
Ab
16 ⋅ M s′′
τ max = 3
π ⋅ dn

∗ 2 2 σ p ,0.2
σ = σ + 3 ⋅τ max ≤ σ amm =
η
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Verifica dei bulloni (2)

Per completare la verifica del bullone bisogna considerare il fenomeno di


rotazione delle flange che induce sforzi di flessione nel bullone.
Infatti la forza di serraggio è trasmessa dai bulloni alle flange sulla
circonferenza degli assi dei bulloni ed è equilibrata dalla forza che la
guarnizione trasmette alla flangia sulla circonferenza media della guarnizione.

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Verifica dei bulloni (3)

La flangia è quindi sottoposta ad un momento flettente per unità di lunghezza


pari a:

Vb ⋅ e Dmf = diametro medio della flangia


m= e = eccentricità tra forza sul bullone e sulla
π ⋅ Dmf guarnizione

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Verifica dei bulloni (4)

Essendo il problema assialsimmetrico (sia geometria che carichi) ogni sezione


della flangia si deforma ruotando nel piano r-θ.

Sezionando sul piano medio la flangia si possono valutare le azioni interne


nella flangia dovute ai momenti per unità di lunghezza:

π
Dmf
Mx = ∫m⋅ ⋅ dα ⋅ sin α = m ⋅ Dmf
0
2
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Verifica dei bulloni (5)

Il passo successivo è quello di determinare gli sforzi di flessione dovuti al


momento agente sulla flangia, in particolare, le fibre superiori vengono tese e
quelle inferiori compresse:

Dmf h f
m⋅ ⋅
σ max = 2 2
Jf
2
ε max Dmf σ max Dmf m⋅D mf
θ= ⋅ = ⋅ =
hf 2 hf 2 4⋅E ⋅ J f
E⋅
2 2

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Verifica dei bulloni (6)

Nell’ottica di scrivere gli sforzi di flessione nel bullone, il dato importante da


considerare è la rotazione delle flange: entrambe le flange ruotano di θ, quindi
il bullone subisce una rotazione 2·θ, quindi il gambo della vite ha una
curvatura data da:

1 2 ⋅θ
Γ= =
r lb

Nel bullone agisce quindi un momento flettente costante espresso da:


2 ⋅θ ⋅ E ⋅ J b
M f = Γ ⋅ E ⋅ Jb =
lb
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Verifica dei bulloni (7)

Lo sforzo massimo sul gambo dovuto alla flessione è:

M f  dn  θ ⋅ E ⋅ db
σ f ,max = ⋅  =
Jb  2  lb
Lo sforzo massimo nella vite risulta quindi essere:

σ TOT ,max = σ f ,max + σ a


Il criterio di resistenza quindi viene scritto come:

∗ 2 2 σ p ,0.2
σ vM = σ TOT ,max + 3 ⋅τ max ≤ σ amm =
η

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