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Spesso i componenti strutturali sono soggetti a storie di carico nelle quali i cicli di fatica hanno ampiezza variabile
(fig.1), ad esempio n1 cicli con tensione alternata σ1, n2 cicli a σ2 etc.
Il problema della stima della vita a fatica in queste condizioni non è stato risolto completamente e i risultati
ottenuti usando gli approcci presentati sono indicativi; valori precisi possono essere ricavati solo da dati
sperimentali.
Le difficoltà principali sono dovute al fatto che la curva di Wohler viene ricavata utilizzando per ciascuna
ampiezza di ciclo costante un provino diverso (vergine). In realtà l'applicazione di alcuni cicli di ampiezza elevata
modifica le proprietà di resistenza a fatica del componente (in senso positivo o negativo a seconda del livello di
carico) che dovrebbero essere caratterizzate da un nuovo diagramma di Wohler.
4
σ
(b )
3
(a )
2 (c )
1
t
0
-1
-2
-3
-4
0 5 10 15 20 25 30 35
Fig.17.1 - Esempi di storie di carico con cicli ad ampiezza variabile: (a) gruppi di cicli con ampiezza crescente, (b) cicli a media nulla
ed ampiezza variabile in modo aleatorio (random), (c) cicli con ampiezza e valor medio variabili in modo aleatorio.
Criterio di Miner
Una teoria semplice che descrive in modo approssimato il danneggiamento cumulativo a fatica è quella di
Palmgreen-Miner (PM). Nella teoria di PM il danno provocato da ni cicli di ampiezza σai applicati al provino è
espresso matematicamente dalla seguente equazione:
ni
D(σ ai ) = (17.1)
N (σ ai )
nella quale N(σai) è il numero di cicli di vita corrispondente all'ampiezza σai letto sul diagramma di Wohler. In base
alla teoria di PM si verifica il cedimento quando:
ni n1 n2 ni
∑ D(σ
i
ai )=∑
i N (σ a i )
=D
N (σ a1 )
+
N (σ a 2 )
+ ⋅⋅⋅ +
N (σ a i )
=D (17.2)
nella quale D è una costante che teoricamente dovrebbe essere posta pari a 1; infatti, se il provino è sottoposto solo
a nk=N(σak) cicli di ampiezza σak, per i quali si ha il cedimento, la formula fornisce:
N (σ a k )
D = ∑ D(σ a i ) = D(σ a k ) = =1 (17.3)
i N (σ a k )
Il valore N(σai) da introdurre nelle (1) e (2), nel caso di ampiezza media della sollecitazione nulla, può essere
ricavato mediante le formule empiriche che costituiscono l'espressione analitica della curva di Wohler e che sono
del tipo:
N (σ a ) = K σ a− m (17.4)
in cui K ed m sono costanti relative al materiale. Introducendo la (4) nella (2) si ottiene:
∑ D(σ ) = K1 ∑ σ
i
ai
i
m
ai ni = D (17.5)
17.1
Questo modo di applicare il criterio di PM non tiene conto della variazione delle proprietà di resistenza del
materiale che si verifica durante l'applicazione di cicli di fatica ad ampiezza variabile, in quanto i valori di N(σa) si
riferiscono alla curva di Wohler (quest'ultima, come già detto, viene ricavata utilizzando provini diversi sottoposti a
cicli di ampiezza costante). In altre parole si dice che essa non tiene conto dell'ordine con cui sono applicati i cicli di
carico. Per tenere conto di questo fatto si potrebbe modificare il valore di D: valori tipici utilizzati sono D=0.7÷2.2.
L'espressione (5) è valida per cicli a media nulla o negativa e può essere modificata per mezzo del noto criterio
di Sodeberg (o di Goodman) in modo da tenere conto del valore medio del ciclo. L'espressione di Sodeberg mette in
relazione le combinazioni di tensione media σm ed alternata σa al limite di fatica a media nulla σf (letto sul
diagramma di Wohler) cui corrisponde lo stesso numero di cicli di vita N(σf) [cioé N(σa, σm)=N(σf)]. Analiticamente
può essere espressa tramite la nota relazione:
σm σ a
+ =1 (17.6)
σs σ f
nella quale σs è la tensione di snervamento del materiale; da questa si ottiene
σa
σf = . (17.7)
1 − σm σ s
La σf ottenuta con questa espressione provoca lo stesso danneggiamento della combinazione σm, σa
effettivamente agente. Essa può essere definita tensione equivalente di Sodeberg. Sostituendo questa espressione
nella σai dell'eq.(5) si ottiene la seguente espressione del danno di fatica valida per cicli a media positiva:
m
1 1 σ ai
D=
K
∑σ m
fi ni D=
K
∑ n
1 − σ m σ s ij
(17.8a,b)
i i, j j
nella prima delle quali, per ni si intende in numero di cicli la cui combinazione di tensione media e alternata secondo
la (7) dà luogo allo stesso valore della tensione equivalente σfi e, nella seconda, per nij si intende in numero di cicli
aventi la componente alternata σai e la omponente media σmj. In generale conviene calcolare la σf per ciascun ciclo,
ricavare il numero ni di cicli che hanno lo stesso valore della tensione equivalente σfi ed applicare la (8a.) Per una
eventuale applicazione manuale la (8b), scritta per esteso, fornisce:
m
σa
m
m
σ n + ...... + σ n
D= 1 a1 n + 1 a i
(17.9)
K 1 − σ m σ s 11 1 − σ m σ s 12 1 − σ m σ s ij
1 2 j
Per utilizzare il criterio di Goodman in luogo di quello di Sodeberg è sufficiente introdurre σr al posto di σs nelle
eq.(6-9).
Nel caso in cui il numero di cicli ni può essere posto nella forma ni=piN (nij=pijN) con N numero di cicli totale e
pi percentuale di cicli al livello i, le espressioni (5) e (8) possono essere risolte rispetto a N come
N= DK N= DK (17.10,11)
∑σ m m
pi σ ai
ai
p
i
∑ 1 − σ m σ s i, j
i, j
j
Ponendo D=1, queste relazioni possono essere poste in forma simile a quella di Wholer (4) nel seguente modo:
N = K σ a− m (17.12)
17.2
Metodi di conteggio per storie di carico irregolari
Ai fini della fatica una storia di carico σ(t) può essere ridotta alla sola sequenza degli estremi, cioè dei massimi e
minimi relativi (fig.2). I massimi vengono chiamati picchi (p) e i minimi valli (v). Un'altra grandezza di interesse è
la differenza in modulo tra due estremi consecutivi definita semiciclo (r dall'inglese range). In particolare r=|p-v| o
r=|v-p|.
σ A=p In una storia di carico un ciclo di fatica è immediatamente
E
identificato quando, partendo, ad esempio, da un picco, il picco
r=|p-v|
C
successivo ha all'incirca lo stesso valore del precedente. Nel caso di
storie di carico irregolari questo fatto spesso non si verifica (vedi fig.2)
B=v t e l'identificazione del ciclo di fatica richiede l'applicazione di
procedure che prendono il nome di metodi di conteggio.
B=v
F Quando un ciclo viene identificato esso viene classificato in base
alla sua ampiezza a e al valor medio m per la successiva utilizzazione
D
mediante il criterio di danneggiamento scelto (ad es.PM).
Fig.17.2 - Storia di carico con andamento irregolare.
I picchi (valli) successivi non hanno uguale valore.
L'intera procedura può essere descritta con un esempio facendo riferimento alle figure da 4a a 4e.
a. A partire da A si cerca il primo picco di ampiezza maggiore o uguale. Si trova I che diventa il punto di fine
della sequenza (si può già considerare che il ciclo più ampio identificato sarà ADI, essendo D la valle di
ampiezza maggiore nella sequenza).
b. Si riparte da A. Si identifica il ciclo BC, essendo CD>BC. Il picco C viene eliminato dalla sequenza e il
percorso AD diventa un semiciclo.
c. Si riparte da A. Si identifica il ciclo FG, essendo GH>FG. Il picco G viene eliminato dalla sequenza e il
percorso EH diventa un semiciclo.
d. Si riparte da A. Si identifica il ciclo EH, essendo HI>EH. Il picco H viene eliminato dalla sequenza e il percorso
DI diventa un semiciclo.
e. La storia di carico rimanente costituisce il ciclo ADI.
17.3
5 I 5 I 5 I
σ A σ A σ A
4 4 4
E E
3 3 E 3
2
C 2 C 2
1
G
1 1
B G B G B
0 0 0
-1 t -1 t -1 t
F F
-2 -2 F -2
H H H
-3 D -3 D -3 D
5 I 5 I
σ A σ A
4 E 4
3
E
3
2 2
1 1
B B
0 0
-1 t -1 t
-2 F -2
H -3
-3 D D
(d) (e)
B A
Ciclo Ampiezza Media
C
BC 0.5 1.5
D
FG 1 0
EH 2.5 0.5
E
ADI 4 1
Tab.17.1- Risultato del conteggio col F
G
metodo rainflow per la storia
di carico in fig.3. H
I
t
17.4
Il metodo range-pair
D D D Il metodo range-pair è concettualmente molto
semplice: un ciclo viene determinato accoppiando
B F B=F B F
B F due semicicli aventi pendenza opposta ed estremi
circa eguali. I due semicicli possono avere una
C E C E C E C=E distanza temporale qualsiasi. La fig.6 descrive la sua
applicazione.
A G A G A G
17.5
Conteggio dei cicli sotto forma di densità di probabilità
In alcuni casi, in particolare nel caso di storie di carico schematizzabili come processi random, la classificazione dei
cicli è espressa sotto forma di funzione di densità di probabilità invece che mediante una successione ni.
Ad esempio, nel caso di processi random a banda stretta con valor medio nullo si dimostra che la distribuzione
di probabilità delle ampiezza dei cicli è data dalla funzione di Railegh nella seguente forma
σ2
p(σ a ) = r 2 exp − a2 (17.16)
4σ x 8σ x
nella quale σx è il valor quadratico medio del processo.
Si noti che dividendo i valori della matrice di fig.8 per il numero totale dei cicli, si ottiene una approssimazione
della funzione di distribuzione di probabilità.
L’espressione del danno di fatica per cicli a valor medio nullo (5) può essere modificata per il caso in cui la
distribuzione di cicli di fatica è nota tramite una funzione di densità di probabilità p(σa) nel seguente modo:
17.6