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(2012-2013)
INTRODUZIONE
1
COSTAS Orlando E., Christ Outside the Gate. Mission beyond Christendom , Orbis Books, Maryknoll,
New York 1982, xiv.
2
The Logic of Mission, in New Directions in Mission and Evangelization 2: Theological foundations , ed.
da J. A. Scherer e Stephen B. Bevans, Orbis Books, Maryknoll, New York 1992, 16-17.
2 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
che, il principio della missione non è la nostra attività, ma la presenza di una nuova
realtà, la presenza dello Spirito di Dio in potere.
Allora, la missione non può essere capita unicamente come il comando di
Cristo di portare il Vangelo ai popoli. Questa comprensione fa riferimento ad un
contesto, ad uno sviluppo nella storia. La missione, oggi, deve essere concepita in un
modo più ampio a partire dalla sua dimensione teologica. Dobbiamo partire dalla
relazione di Dio con il mondo; così potremmo capire meglio le stesse missioni
storiche, sia quella del Figlio, sia quella dei cristiani in genere. In questo senso, la
missione si colloca nella vocazione teologica di ogni cristiano. E nessuno potrà fare a
meno della sua realizzazione.
3
Cf. VERSTRAELEN F.J.- CAMPS A.- HOEDEMAKER L.A.- SPINDLER M.R. (ed.), Missiology. An
Ecumenical Introduction, Michigan, Grand Rapids 1995, 1-2.
4
TALLMAN J.R., Introduction to World Missions, Moddy Press, Chicago 1989, 15.
5
Contemporary Missiology. An Introduction, William D. Eerdmans Publishing Company, Grand Rapids,
Michigan , 2ª ed., 1987, 6.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 3
non deve mai essere un sostituto dell’azione e della partecipazione nella missione.
Dio chiama a partecipare nella sua missione e cerca volontari. Ed in parte, l’obiettivo
della Missionologia è quello di essere “stazione di servizio” lungo il cammino. Se gli
studi ci impedissero la partecipazione nella missione, sia in casa o fuori, la
Missionologia avrebbe perso il suo significato. Pertanto, è molto più importante
sapere che cosa è la missione e praticarla, piuttosto che sapere in che cosa consiste la
Missionologia.
Bisogna anche riconoscere che la Missionologia ha contribuito in modo
notevole allo sviluppo della missione 6. Il rinnovamento missionario è uno dei primi
frutti degli studi missionologici. L’attività missionaria non solo mette le sue più
profonde radici nella grazia, ma anche nel mondo delle idee e, trattandosi di
un’attività soprannaturale nella sua essenza, è nel pensiero teologico dove poggia la
sua forza e le sue leggi. La teologia missionaria è alla base dell’attività missionaria. Il
missionologo deve essere, prima di tutto, teologo.
La Missionologia è una scienza interdisciplinare; ciò significa che non risulta
facile allo studente integrare tutte le materie dei diversi corsi. Il migliore
missionologo sarà colui che considera la propria missione in modo critico e
sistematico. La riflessione missionologica non è soltanto un esercizio accademico;
essa forma parte dell’obbedienza missionaria. Sotto questo aspetto, lo studente di
missionologia non deve rimanere unicamente a livello concettuale e teoretico;
piuttosto, deve partecipare di cuore nella vita dei popoli. Ken R. Gnanakan chiede
perciò, “meno teoria, e più pratica”7. Inoltre, per il fatto di essere una scienza pluri-
disciplinare, è necessario doveroso riconoscere che non tutte le discipline hanno lo
stesso valore. Edward C. Pentecost ha descritto con due figure questa priorità:
6
Cf. PIO XII, Littera Encyclica “Evangelii praecones” de sacris missionibus provehendis, 2.06.1951, in
Enchiridion della Chiesa Missionaria I, EDB, Bologna 1997, 206.
7
GNANAKAN Ken R., The Training of Missiologists for Asian Contexts , in J. Dudley Woodberry et altri
(eds.) Missiological Education for the 21st Century, Orbis Books, Maryknoll, New York 1996, 116.
4 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
Missionologia Missionologia
Storia della Sociologia
Chiesa Sociologia Antropologia
Teologia
8
Cf. PENTECOST Edward C., Issues in Missiology. An Introduction, Baker Book House, Grand Rapids,
Michigan, 1982, 14-15.
9
Cf. The Training of Missiologists for Western Culture , in J. Dudley Woodberry et altri (edd.)
Missiological Education for the 21st Century, Orbis Books, Maryknoll, New York 1996, 122.
10
WHITEMAN Darrel, The Role of the Behavioral Sciences in Missiological Education , in J. Dudley
Woodberry et altri, edd., Missiological Education for the 21 st Century, Orbis Books, Maryknoll, New
York 1996, 135.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 5
I.- TERMINOLOGIA
1. Missione
1.1. La missione nell’AT
Nell’AT la voce adoperata al posto della parola missio è saliah (dal verbo šlh),
che appare circa 800 volte nell’AT. In senso profano saliah equivale: a) Inviare,
mandare qualsiasi oggetto o dono: “carri” (Gn 46,5), “lettere” (Est 1,22), “pioggia”
(Gdt 8,31), “animali” (Sap 11,15; cf. 1Sam 15,1; Sap 9,10). b) Si parla anche di inviare
una persona. In questo caso, la missione ha le seguenti caratteristiche: la persona è -
inviata da un superiore, con il senso di ubbidienza che ciò suppone; - inviata nel suo
nome, come vicario; si manifesta così l’identità tra l’inviante e l’inviato; - inviata con la
sua autorità (senso giuridico-legale della missione); - inviata con un messaggio:
trasmissione di una parola (cf. Dt 2,26; 1Cro 18,10; 21,12; Ger 7,25; 25,4; 44,4).
In senso religioso, saliah ha come origine Yahvè; cioè, Dio è il punto di
partenza della missione. In questo caso:
a) Il termine slh si adopera quando si tratta di un dono, una grazia, una parola
inviata da parte di Dio: Is 55,11; Ger 24,20.
b) Quando si parla di una persona inviata da parte di Dio. Così il “missionario”
riceve da Dio un ordine speciale di mediazione, perché nel nome (=autorità) di Dio
collabori con la propria parola e i segni nella realizzazione della salvezza: Es 7,2; 7,16;
cf. Es 10,3-4.7; Gen 19,13; Ml 3,23; Zc 4,9; 2,13; 6,15.
c) Gli angeli, quali mediatori di salvezza, sono anche chiamati missionari,
inviati da Dio: “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino... il
mio nome è in lui” (Es 23, 20-21); “manderò davanti a te un angelo e scaccerò il
Cananeo...” (Es 33, 2; cf. Lc 1,19.26; Eb 1,14); “Tu, Signore, inviasti il tuo angelo”
(2Mac 15,22).
d) Specialmente, sono considerati missionari, inviati da Yahvè, gli uomini
eletti (vocazione) nell’economia dell’AT per collaborare nella storia della salvezza.
Così Giuseppe (Gen 45, 7-8; Sal 105, 17); Mosè, Aronne (Gio 24,5; 1Sam 12,8; Mic
6,4); Gedeone (Giu 6, 14-17), Saul (1Sam 9,16; 15, 18-20). L’esempio di Mosè, per la
sua posizione nella storia, per essere ‘tipo’ di Cristo (1Cor 10,2; Att 7; Gv 1,17) e degli
apostoli (2Cor 3,7.8.) merita un’attenzione speciale. Egli è la guida ed il primo profeta
6 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
12
La traduzione dei LXX risale al secolo 3º-2º a.C.; traduce un “originale” ebraico precedente, che non si
ha più, e si pone dunque come una “tradizione”. L’attuale testo ebraico (masoretico) definito attraverso
una lunga vicenda solo verso il sec. 10º, ma conosciuto almeno dal sec. 4º-3º a.C., è un’altra “tradizione”.
Sorta nella diaspora, ad Alessandria, la LXX ebbe immensa diffusione tra gli Ebrei del mondo antico. Resta
come la più antica versione biblica condotta da Ebrei.
8 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
invia, mentre quella dell’inviato passa in secondo piano (cf. Is 6,8). Dio domanda e si
intende con questo che egli ha bisogno di qualcuno da poter inviare con pieni poteri,
come portatore della sua parola. Diventa evidente l’aspetto volontario e consapevole
in un’azione che tende a un determinato scopo. Più che l’invio, šlh connota colui che
invia e il suo scopo, e chi viene inviato diventa in genere oggetto di interesse soltanto
per il fatto che egli incarna in un certo senso nel suo essere colui che lo manda. In
linea di massima è del tutto indifferente chi sia che invia, se Dio o un uomo, e chi
viene inviato, se un mezzo celeste o terreno, o anche che cosa viene inviato. Il punto
centrale di quanto si asserisce sta sempre, e ne è consapevole anche chi è investito di
questa missione, nel suo autore (Gn 12, 1ss).
Allo stesso tempo, si pone in primo piano l’inviante, l’oggetto dell’invio,
l’aspetto volontario della missione e, se colui che invia è Dio, la sua suprema volontà.
Mentre i cinici avevano un grado superiore della loro coscienza di sé, qui no; ed
accanto alla completa subordinazione alla volontà di colui che invia, non c’è posto
per un elevato sentimento di sé.
La Missione nel NT
Nel NT apostéllein si incontra circa 135 volte, delle quali solo 12 al di fuori dei
Vangeli e degli Atti. Si usa quando si pone in rilievo l’incarico connesso con l’invio , e
non importa se al centro dell’interesse sta colui che invia, oppure l’inviato. Riguardo
all’insieme dei casi in cui apostéllein compare nel NT, c’è da dire che la parola
comincia a diventare termine teologico (Mt 10, 5.16; Lc 22, 35; Rom 10,15; 1Cor 1,
17), col senso di inviare al servizio del regno di Dio con pieni poteri (fondati in Dio).
In Gv. Gesù usa apostéllein per designare il suo mandato di fronte agli Ebrei
(5, 36. 38; 6, 29. 57; 7, 29) e davanti ai suoi discepoli (11, 42; 17, 3. 8. 18) e con ciò
vuol dire che dietro le sue parole e la sua persona è Dio stesso e non un suo personale
desiderio, e definisce perciò con questa parola il suo rapporto con Dio anche nella
preghiera. Nel Vangelo di Giovanni apostéllein viene usato da Gesù là dove si tratta
di fondare la sua autorità in quella di Dio, come colui che è responsabile delle sue
parole ed azioni ed è garante della loro giustizia e verità.
13
Il verbo nella grande maggioranza dei testi ha come soggetto il Padre in riferimento a Gesù; in
tali passi il nome di Padre è congiunto alla sua qualifica di mandante e si ha l’espressione completa in
bocca a Gesù: (Gv 5,23; 5,37; 6,44; 8,16, 18; 12, 49; 14,24). In altri testi che
sviluppano la stessa grande rivelazione viene omesso il nome di Padre e si ha semplicemente l’espressione:
che diviene sulla bocca di Gesù un vero e proprio nome di Dio in relazione al Figlio: ( Gv
4,34; 5,30; 6,38-39; 7,16; 7,18.28; 8,26; 7,33; 16,5; 8,29; 9,4; 12,44-45; 15,21). La rivelazione espressa da
questi testi in cui il Padre è denominato è l’unione intima tra Gesù e colui che lo invia,
unione che trascende ogni contatto umano e mostra Gesù e il Padre nella stessa sfera divina; il tema della
missione di Gesù dal Padre manifesta l’intimità tra i due nel loro rapporto personale (cf. FERRARO
Giuseppe, Lo Spirito e Cristo nel vangelo di Giovanni, Paideia, Brescia 1984, 186-187).
10 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
b) Nei LXX
La parola ricorre solo in 1Reg 14,6. Sono parole del profeta Ahia alla moglie
del re Geroboamo. Traduce l'ebraico saliah. Qui apostolos è il messo di Dio nel senso
tecnico, in quanto indica che Ahia è incaricato di recare una parola divina alla moglie
del re. In Flavio Giuseppe si incontra due volte con il significato di invio di messi.
Questo storico parla di un’ambasceria degli Ebrei a Roma, la quale doveva per forza
affrontare il viaggio per mare14.
14
Sulla figura giuridica dello saliah e l’istituzione degli seluhim, vedi RENGSTORF K.H., v. ,
1108-1125.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 11
c) Nel NT
La parola è sicuramente testimoniata 79 volte (34 in Paolo; 34 in Lc, -28 Att, 6
Vang-; 2 in 2 Pe; 3 in Apo; 1 in Mt, Mc, Gv, Eb, 1 Pe e Iud). Circa i 4/5 delle
testimonianze si trovano in Paolo e Luca. - Completamente scomparso è l’uso di
apostolos nel senso usuale nella letteratura extrabiblica, compresa Flavio Giuseppe.
Nel NT designa un uomo che è inviato e, precisamente, un plenipotenziario. Il lessico
greco offre al NT il puro termine ma il contenuto è determinato dallo saliah del tardo
giudaismo.
- Apóstolos è l’incaricato di rappresentare giuridicamente una persona o cosa
altrui. Come saliah, designa anche l’incaricato di una comunità (2 Cor 8,23; Filp 2,
25); è una figura religiosa. Con senso restrittivo apostoloi sono i latori del kerygma
neotestamentario; tra di essi questo nome spetta in primo luogo al gruppo dei
Dodici. Si presuppone che essi siano inviati da Gesù. Si chiamano apostoloi anche i
primi missionari cristiani, anche se non appartennero mai nemmeno alla più ampia
cerchia dei discepoli. Paolo e Barnaba vengono chiamati apostoloi (At 14,4.14). In
questo contesto incontriamo un invio da parte di una comunità (At 13,2) e una
designazione più precisa di apostolos, presentato nell’intestazione delle lettere di san
Paolo. Una caratteristica comune all’apostolo Paolo ed ai Dodici è l’incontro con
Gesù risorto e l’incarico ricevuto da lui personalmente.
devono essere membri preminenti di una chiesa; e) devono essere accreditati dal loro
potere taumaturgico, avere il segreto dell’esegesi dell’A.T. ed un incarico missionario
permanente, dalla pasqua alla parusia; I) come il Padre ha operato nel Figlio, così
questi opera in loro ( Gv. 20,21)”16; il titolo di apostolo nasce nella controversia
paolina; Paolo sarebbe stato l’iniziatore del concetto di apostolo17.
16
E. TESTA, La missione e la catechesi nella Bibbia , 37.
17
Cf. LOHSE E., Ursprung und Pragung des christlichen Apostolats, in Theologische Literaturzeitung,
1953, 259; DUPONT J., Le nom d’Apôtres a-t-il étè donné auz Douze par Jésus?, in L’Orient Syrien 1,
1956, 267-290.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 13
ministri” si applica a tutti coloro che partecipano nella missione e lavorano nella
evangelizzazione. Così si può parlare di falsi profeti. E sappiamo che fra gli apostoli
vengono elencati diversi personaggi, sia uomini che donne.
Conclusione: l’apostolo è un collaboratore-servo nella storia della salvezza,
chiamato da Dio ed inviato dalla Chiesa per andare dai Gentili ad annunciare il
Vangelo, testimoniandolo con i segni . Le caratteristiche che definiscono l’apostolo
sono: necessità di una vocazione e di una missione; - proclamazione della parola; - tra
i Gentili; - l’esercizio è concepito come ministero, un servizio sacro, una specie di
liturgia. Possiamo dire che il vocabolario della missione è stato preso dal greco, ma
arricchito con nuovi significati nella primitiva comunità cristiana.
2. Evangelizzazione
Evangelizzazione è un termine chiave nella missionologia e gode di un
impiego così ovvio che non sempre si fa sufficientemente attenzione alla sua
ambiguità. Da una parte può significare il primo annuncio del vangelo in un ambiente
non ancora cristiano; dall’altra designa anche tutto il compito che la Chiesa svolge
davanti al mondo; diventando, in questo caso, quasi sinonimo di missione. Il termine
evangelizzazione include due tipi di realtà unificate, ma diverse; include un
contenuto a comunicare e l’azione di comunicarlo. Nominalmente è la
comunicazione di una buona notizia18.
2.1. Significato linguistico greco19
Evangelizzazione proviene dal greco euaggelizomai ( -
), che significa “l’annuncio di una buona notizia”, la proclamazione di un
lieto annuncio. Deriva da euaggelos: eu-aggelos. Nel mondo greco la parola è usata
per indicare l’annuncio della vittoria; l’euaggelos viene dal campo di battaglia per
nave, a cavallo, e annuncia alla città, che attende trepidante, la vittoria dell’esercito,
la morte o la cattura del nemico. Spesso la notizia è contenuta in una lettera. Ricorre
anche questa parola a proposito di comunicazioni liete di natura politica o privata.
L’euaggelos può essere anche il nunzio di gioia con funzione sacrale,
l’annunciatore di un oracolo. Riguarda quindi il futuro, una promessa.
L’euaggelizomai ha lo scopo di liberare dai nemici, di salvare dalla forza demoniaca
18
Cf. SOBRINO Jon, Resurrección de la verdadera Iglesia , Sal Terrae, Santander 1984, 267.
19
Cf. FRIEDRICH G., v. Evaggelizomai, in Grande lessico del NT, III, Paideia, Brescia 1967, 1023-1059.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 15
nascita (Lc 2, 10; Ef 2, 17) afferma che la venuta di Gesù sulla terra, la sua vita e la sua
morte hanno costituito il grande messaggio e annuncio di pace.
La schiera dei messaggeri: discepoli, apostoli, evangelisti. Rom 10,25: “Ma
come annunciare se non si è mandato? Conforme a quanto è scritto: ‘Come sono belli
i piedi di coloro che recano buone nuove’”. Questo passo di Is 52, 7 si applica ai
messaggeri del vangelo. Subito dopo la Pentecoste ha inizio l’attività missionaria
degli apostoli (At 5,2). La persecuzione sopravvenuta a Gerusalemme porta ad
un’ulteriore diffusione del Vangelo (At 8,4). Il messaggio è portato dapprima ai soli
Giudei, poi anche ai Greci (At 2, 20) e Paolo diventa l’evangelista dei gentili (At 14, 7;
16, 10; 17, 18). E’ questa la sua grazia. Euaggelizeszai è il termine con cui egli designa
in sintesi la sua attività apostolica ( 1Cor 1, 17). Come i profeti, egli è mosso a
predicare da una forza divina. E’ questa la sua missione. La predicazione, sia
missionaria che comunitaria, ha per oggetto lo stesso vangelo. Paolo non fa alcuna
differenza. E' Dio stesso che parla mediante la predicazione. E’ lui quel che viene
annunciato (Gal 1, 16; At 8, 35; 17, 18; 8, 12). Con euaggelizeszai non s’intende solo il
discorrere ed il predicare, ma l’annunciare con autorità e con forza. Segni e miracoli
accompagnano il messaggio evangelico e fanno tutt’uno con esso, giacché la parola è
efficace. Ovunque questa parola è annunciata regna la gioia, perché opera la
salvezza (At 8,8; 1Cor 15, 1s). Non è parola d’uomo, ma di Dio, parola viva ed eterna.
__________________________________PROSSIMA LEZIONE___
- Che significa “evangelizzare”?
a) La Chiesa si costituisce nell’evangelizzazione : L’identità della Chiesa
consiste nella missione di evangelizzare. Tutte le strutture della Chiesa, dottrinali,
sacramentali e organizzative, non raggiungono la loro pienezza se non al servizio
della evangelizzazione. “Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della
Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare” (EN 14).
La Chiesa “non acquista tutto il suo significato se non quando essa diventa
testimonianza, provoca l’ammirazione e la conversione, si fa predicazione e annuncio
della buona novella” (EN 15).
testimoni, cioè, quando hanno una missione. Il passaggio dalla mera fede in Cristo
alla Chiesa si fa attraverso la missione. Con i vedenti della risurrezione potrebbe
essere nata una setta, centrata in torno al culto del Risorto e in se stessa; ma questo
non è la Chiesa secondo il NT. Questa si costituisce nella realizzazione della missione,
nel dare testimonianza ad altri. Il Cristo risorto attiva una missione 21. “Ciò deve essere
capito non come una evasione morale, quasi fosse una disobbedienza di tipo etico-
funzionale. In questo caso l’inadempienza sarebbe in qualche modo solo esterna; tale,
cioè, da non intaccare l'identità della Chiesa. E’ quanto se ne deduce, immaginando la
missione come se fosse -si permetta l’espressione- una delle cose che la Chiesa deve
fare, magari pure la più alta e vincolante. Di tipo, però solo pratico ed esecutivo...
Una simile figura della Chiesa non è più sostenibile, perché essa è quella che è e ha
dovuto essere dall’interno del mandato che la invia in mezzo agli uomini. Un
mandato, dunque, che è radice e sostanza della sua identità. Così da dover sempre
affermare che la Chiesa è, perché missionaria, in un rapporto che lega Chiesa e
missione nei due versi della relazione, mai spezzando o mortificando la loro
continuità. Un modo, questo di pensare la Chiesa non più nell’ottica statica delle
categorie dell'identità metafisica, ma in quella della categoria detta «storia della
salvezza». Una categoria «economica» al posto di una categoria dell’«in sé»
atemporale”22. La realtà della Chiesa non risiede in se stessa, ma in una missione da
realizzare. E questa missione, nel suo significato globale, è quella che possiamo
chiamare evangelizzazione.
Moltmann scrive: “Bisogna imparare che non è la Chiesa colei che ‘ha’ una
missione, ma piuttosto all’incontrario, che la missione di Cristo crea per se una
Chiesa. Non bisogna comprendere la missione a partire dalla Chiesa, ma la Chiesa a
partire dalla missione”23.
b) Significati diversi della evangelizzazione in EN: “Nell’azione
evangelizzatrice della chiesa, ci sono certamente degli elementi e degli aspetti da
ritenere. Alcuni sono talmente importanti che si tende ad identificarli semplicemente
con l’evangelizzazione. Si è potuto così definire l’evangelizzazione in termine di
annuncio del Cristo a coloro che lo ignorano, di predicazione, di catechesi, di
battesimo e di altri sacramenti da conferire. Nessuna definizione parziale e
frammentaria può dare ragione della realtà ricca, complessa e dinamica, quale è
21
Cf. SOBRINO J., Resurrección de la verdadera Iglesia , 278-279.
22
PATTARO Germano, Corso di teologia dell’Ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985, 244.
23
MOLTMANN J., La iglesia en la fuerza del Espíritu, Sigueme, Salamanca 1978.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 19
«Noi abbiamo voluto sottolineare questo ricordando che è impossibile accettare che
“nell'evangelizzazione si possa o si debba trascurare l'importanza dei problemi, oggi
così dibattuti, che riguardano la giustizia, la liberazione, lo sviluppo e la pace nel
mondo. Sarebbe dimenticare la lezione che ci viene dal Vangelo sull'amore del
prossimo sofferente e bisognoso”» (n. 31).
1. Le prime difficoltà
Il titolo di questo II capitolo ci colloca di fronte alle difficoltà che presenta una
definizione propria della Missionologia. Ci viene in mente di parlare, piuttosto, di
definizione descrittiva26, quando si sa che con la descrizione non si arriva mai alla
definizione specifica, ma, contemporaneamente, si capisce che siamo davanti ad un
fenomeno (la missione) che, in quanto tale, può essere descritto meglio che definito e,
in certo senso, controllato. Anche K. Müller opta per una “descrizione della realtà della
missione”27.
Gli studiosi sono più o meno concordi, riguardo alle difficoltà di offrire una
definizione univoca di ciò che si intende oggi per Missionologia; ciò dovuto al fatto che
la stessa parola missione e, a volte, la realtà sottostante presenta significati molto
diversi.
25
Ib., 286-287.
26
Cf. NUNNENMACHER E., Regno di Dio, in Dizionario di Missiologia , EDB, Bologna 1993, 351.
27
MÜLLER Karl, Teologia della Missione. Un’Introduzione, EMI, Bologna 1991, 47.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 21
“Una delle ragioni risiede nel fatto che la nozione basilare di «missione», nell’uso
generale odierno, è carica di vari significati che non si prestano facilmente a
considerazioni unificabili sotto un denominatore comune”28
28
NUNNENMACHER E., Missiologia, in Dizionario di Missiologia, EDB, Bologna 1993, 351.
29
DAUBANTON F.E., Prolegomena van Protestantsche Zendingswetenschap , Utrecht 1911, 139.
30
Cf. SCHERER James A., Missiology as a Discipline and what it includes , in New directions in mission
and evangelization, 2: Theological foundations, Orbis Books, Maryknoll, New York 1992, 174.
31
GLASSER Arthur F., Missiology – What’s it all about?, in Missiology 6, 1978, 7.
32
ESCOBAR Samuel, Evangelical missiology: peering into the future at the turn of the century , in Global
missiology for the 21st Century, William D. Taylor, ed., Baker Academic, Grand Rapids, Michigan 2000,
101.
33
MOUW Richard J., Foreword, in Missiological Education for the 21 st Century, Woodberry J. Dudley,
Charles Van Engen, Edgar J. Alliston, edd., Orbis Books, Maryknoll, New York 1996, XV.
22 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
Intendendo per “missione” il concetto classico che prende corpo a partire dalla metà del
secolo XVI e che si concreta nell’annuncio del vangelo ai non credenti. In ogni caso, si
tratta di una definizione che semplifica molto le cose, in quanto la realtà è più
complicata. Lo stesso concetto di missione non è compreso in maniera univoca. Lo
vediamo nell’ampiezza dei significati attribuiti a questa parola, a seconda che si tratti
del campo religioso o sociale, di quello politico o semplicemente umano, dato che, in
realtà, ogni essere ha una “missione” o compie una missione o è in missione. In ogni
caso, quello che generalmente si intende per missionologia è lo studio della realtà
missionaria o, più concretamente, la scienza che ha come obiettivo investigare
metodicamente, sistematicamente e criticamente la missione del Logos, dello Spirito,
degli Apostoli, della Chiesa e dei missionari con le loro corrispondenti attività.
34
Cf. SCHERER James A., Missiology as a Discipline and what it includes , in Missiology XV, 1987, 509.
35
Ib.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 23
36
VERKUYL Johannes, Contemporary Missiology. An Introduction , William D. Eerdmans Publishing
Company, Grand Rapids, Michigan , 2ª ed., 1987, 5.
37
Cf. Ib.
38
TIPPETT Alan R., Missiology, A New Discipline , in The means of World Evangelization: Missiological
Education at the Fuller School of World Mission , ed. Alvin Martin, William Carey Library, South
Pasadena, California 1974, 26-27; cf. SCHERER James A., Missiology as a Discipline and what it
includes, in Missiology XV, 1987, 512.
24 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
non vive in prestito di altri campi. La Missionologia è una realtà nuova con la sua propria
autonomia”39.
James A. Scherer fa il commento e la critica di queste due definizioni che egli considera
fondamentalmente utili ed utilizzabili, ammettendo che, molto probabilmente, nelle
circostanze attuali non si possa arrivare ad una definizione unica. La definizione di
Verkuyl ci colloca davanti alla diversità e al pluralismo di approcci e di sfumature; ci
sono, infatti, diverse strade per fare missionologia ed è sufficiente che siano
complementari tra di loro. Verkuyl focalizza tutto sul mandato universale che fa
partecipe la Chiesa alla missione di Dio, nella quale se fondamenta e alla quale serve. E’
teocentrica e trinitaria, contro la visione ecclesiocentrica del secolo scorso. La
Missionologia è “lo studio delle attività di salvezza” della Trinità nel mondo e queste
attività sono studiate “scientificamente e criticamente” in ogni epoca, prestando
attenzione ai presupposti, ai motivi, alle strutture, ai metodi, ai modelli, ecc. In parole
dello stesso Verkuyl, “questa definizione, che colloca al centro il concetto di missio Dei
e che parte dall’insegnamento trinitario, dirige la nostra attenzione a Dio, il quale, in
parole di Hoekendijk, inizia, governa, protegge e completa la sua missione mentre
dirige tutto alla manifestazione finale del suo regno” 40. Si tratta di una disciplina
teologica. Ciò significa, in termini classici, che in essa Deum docet, a Deo docetur e ad
Deum ducet.
Verkuyl si orienta verso il fondamento e gli obiettivi; Tippett si orienta più al
processo, al contesto e alla definizione dei metodi di ricerca. Nella sua visione il punto
di partenza è “il messaggio di Dio agli uomini”, portato a termine nella varietà dei
contesti umani. Tippett vede la Missionologia come una scienza in sviluppo, di natura
empirica e descrittiva, scienza per diritto proprio ma in relazione con l’ampio ventaglio
delle scienze dell’uomo.
Ad ogni modo, tutte e due gli orientamenti, hanno molte cose in comune. La
Missionologia è “lo studio delle attività della salvezza” o del Dio Trino nel mondo;
attività che debbono essere investigate scientificamente e criticamente in ogni periodo.
41
Cf. ENGEN Charles Van, Specialization/Integration in Mission Education, in Missiological Education
for the 21 st Century, J. Dudley Woodberry, Charles Van Engen, Edgar J. Alliston, edd., Orbis Books,
Maryknoll, New York 1996, 214.
42
I Cf. SCHERER J. A., Missiology as a Discipline , 514.
43
Cf. MYKLEBUST Olav Guttorm, Letter to the author James A. Scherer, dated Oslo, March 6, 1987, in
James A. Scherer, Missiology as a Discipline and what it includes , in Missiology XV, 1987, 519.
44
BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 687.
45
Cf. STACKHOUSE Max, Apologia. Contextualization, Globalization, and Mission in Theological
Education, Eerdmans, Grand Rapids 1988 26.
46
Cf. BOSCH David J., Witness to the World: The Christian Mission in Theological Perspective ,
Marshall, Morgan, Scott, London 1980, 8-9; ID., Theological Education in Missionary Perspective , in
Missiology X, 1982, 13-34.
47
Cf. KIRK J. Andrew, What is Mission? Theological Explorations, Darton, Longman and Todd Ltd., London
1999, 20.
26 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
48
HENGEL Martin, The Origins of the Christian Mission , in ID., Between Jesus and Paul. Studies in the
Earliest History of Christianity, SCM Press, London 1983, 53.
49
KASTING Heinrich, Die Anfänge der urchristlichen Mission, Chr. Kaiser Verlag, München 1969, 127.
50
KÄHLER Martin, Schriften zur Christologie und Mission, Chr. Kaiser Verlag, München 1971,180.
51
Cf. COSTAS Orlando, Liberating News. A Theology of Contextual Evangelism , Eerdmans, Grand
Rapids 1989, 112-130.
52
KÄHLER Martin, Schriften zur Christologie, 189.
53
SCHÜSSLER FIORENZA E., Aspects of Religious Propaganda in Judaism and Early Christianity , University
of Notre Damne Press, South Bent 1976, 20.
54
Cf. BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 32.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 27
cristiano55. La teologia nasce, dunque, dalla necessità della chiesa impiantata, sotto il
potere dello Spirito, di insegnare i rudimenti della fede, di riflettere criticamente e
sistematicamente su se stessa e di dotare i propri leaders per il loro ministero56. In parole
di J.A. Kirk, “non può esistere teologia senza missione o, in altre parole, non c’è teologia
che non sia missionaria”57.
La Missionologia, scrive D. Bosch, “svolge, nel contesto delle discipline
teologiche, una funzione critica, stimolando continuamente la teologia ad essere
theologia viatorum; nella sua riflessione sulla fede, la teologia deve cioè accompagnare
il vangelo nel suo viaggio attraverso le nazioni e i tempi”58. La Missionologia spinge la
teologia verso nuovi traguardi. Anzi, “la teologia contemporanea ha bisogno di un
rinnovamento da parte degli studi sulla missione”59.
Come ogni scienza, la Missionologia ha una funzione critica60. Cioè, non si tratta
soltanto di esaminare i nostri metodi, ma anche le strutture delle Congregazioni
missionarie, le relazioni fra le chiese occidentali e le chiese di Asia, di Africa e di America
Latina, la natura delle “missiones ecclesiae” oggi, i piani per progetti futuri; tutto deve
essere esaminato alla luce della Parola di Dio. Sotto quest’angolazione critica, la
Missionologia “è quella branca della teologia che approfondisce metodologicamente e
con diversi approcci ma, in quanto teologia, sempre a partire anzitutto dalla divina
rivelazione, l’origine del «mandato missionario», la sua irrinunciabile connessione con
l’essere Chiesa”. “La missiologia affronta lo studio sistematico della giustificazione
teologica e dell’espletamento del mandato di Gesù considerato dal punto di vista del
suo contenuto, della metodologia di esecuzione, dei suoi agenti, dei suoi destinatari”61.
55
Cf. HENGEL Martin, The Origins of the Christian Mission , in ID., Between Jesus and Paul. Studies in
the Earliest History of Christianity , SCM Press, London 1983, 53; DAHL N.A., The Missionary Theology
in the Epistle to the Romans , in Studies in Paul. Theology for the Early Christian Mission , Augsburg
Publishing House, Minneapolis 1977, 70.
56
DE FRANÇA Valdir Xavier, A relevância da missiologia para educação teológica , 2001, 1:
http://sites.nol.com.br/rev.valdir/relevan.htm/
57
KIRK J. Andrew, What is Mission? Theological Explorations , Darton, Longman and Todd Ltd., London
1999, 19-21.
58
La trasformazione della missione, 685.
59
WALLS Andrew F., Structural problems in Mission Studies , in International Bulletin of Missionary
Research, 15, 1991, 148.
60
Cf. VERSTRAELEN F.J.- CAMPS A.- HOEDEMAKER L.A.- SPINDLER M.R. (edd.), Missiology. An
Ecumenical Introduction, Michigan, Grand Rapids 1995, 6.
61
COFFELE G., Missione e teologia fondamentale, in La Missione del Redentore, Elle Di Ci, Leumann-
Torino 1992, 101.
28 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
64
BOSCH D. J., La trasformazione della missione , 687; cf. SCHERER James A., Missions in Theological
Education, in W.J. Danker-Wi Jo Kanhg (edd.), The Future of the Christian World Mission , Eerdmans,
Grand Rapids 1971, 149.
65
Cf. WALLS A.F., Missiological Education in Historical Perspective , in J.Dudley Woodberry e altri,
edd., Missiological Education for the 21st. Century, Orbis Books, Maryknoll, New York 1996, 20.
66
ENGELEN J.M.Van, Missiologie op een keerpunt, in Tijdschrift voor Theologie, 15, 1975, 309-310.
67
Cf. SCHERER James A., Missions in Theological Education, 153.
68
BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 688.
30 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
72
IGNAZIO DI LOYOLA, Constitutiones circa missiones, 378: “ad quascumque provincias nos mittere
voluerint... sive nos ad Turcas, sive ad quoscumque alios infideles, etiam in partibus quas Indias vocant, sive
ad quoscumque haereticos, schismaticos, sea etiam ad quosvis fideles mittendos consueverint”.
73
AQUAVIVA P., in Lettere dei Prepositi Generali, vol. I, 3ª ed. Roma 1845, 66.
74
BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 321.
75
Cf. SAN FRANCESCO DI SALES, Lettera del 23 settembre 1599 , in Oeuvres Complètes, t. XII,
Annency 1902, 26-27.
32 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
concretamente nel Congo (portoghese) verso il quale furono mandate vari gruppi di
carmelitani scalzi; ma la corrente opposta all’orientamento missionario, ignorando P.
Girolamo Graziano81, prevalse in Spagna nel 1585.
Le discussioni ripresero presso i carmelitani d’Italia e in questo contesto il P.
Giovanni di Gesù-Maria fu incaricato di trattare per iscritto sulla questione delle
missioni in preparazione del capitolo provinciale del 1604 per i carmelitani d’Italia. I
suoi scritti, pubblicati soltanto più tardi nel 1622, erano però stati parzialmente
divulgati anche fuori dagli ambienti carmelitani tramite il P. Tommaso di Gesù, per il
quale il termine missioni aveva lo stesso significato, prima nello Stimulus missionum
(1610) e poi nel 1613 in De procuranda salute omnium gentium. E’ molto probabile che
sotto l’influenza dei carmelitani, la Congregazione missionaria della Santa Sede, fondata
da Gregorio XV nel 1622, e che prende il nome di “Propaganda Fide” (nome che, solo
dopo il Concilio Vaticano II, cambia in quello di “Congregazione per l’evangelizzazione
dei popoli”), abbia già usato fin dall’inizio i termini missione e missionario con precisione
tecnica. Secondo il carmelitano Giovanni-Maria del S. Cuore, forse non è azzardato dire
che i termini suddetti abbiano assunto il nuovo significato durante le discussioni, che
ebbero luogo in curia prima della fondazione della Propaganda gregoriana,
specialmente ai tempi di Pio V e di Clemente VII. Così si spiega facilmente il primato
degli scrittori carmelitani nel divulgarne l’uso in quanto molti della congregazione in
Italia parteciparono in maniera attiva ed efficace a quei lavori82.
Nel vocabolario ecclesiastico tecnico “missione”, “missioni”, “missionari”,
entrano nel secolo XVII, mentre “apostolo” e “apostolato” sono usati fino dalle origini
del cristianesimo. Questo avveniva in momenti di espansione ecclesiale a motivo delle
grandi scoperte geografiche. Anteriormente, per designare queste funzioni si
utilizzavano le espressioni che abbiamo già esaminato.
Propaganda Fide fecce del termine oggetto proprio di sua competenza:
“Missionibus omnibus ad praedicandum et docendum Evangelium et catholicam
doctrinam superintendant, ministros necessarios constituant, et mutent”83.. Così è
rimasta fino ad oggi. Paolo VI, nella Costituzione apostolica Regimini Ecclesiae84
dichiara: “Congregatio pro Gentium Evangelizatione seu de Propaganda Fide
competens est in rebus quae respiciunt omnes Missiones ad regnum Christi ubique
81
Cf. SEUMOIS André, Teologia missionaria, 16.
82
Ib., 16-17.
83
GREGORIO XV, Constituzione Inscrutabili, 22 giugno 1622: Coll. SCPF, I, Roma 1622, n.3,4.
84
PAOLO VI, Costituzione apostolica Regimini Ecclesiae, 15.8.1967, in AAS, 1976, 915.
34 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
presentare una tipologia che, crediamo, ricopre tutti questi scopi, in un modo più
tradizionale e ancora modo comune di parlare.
93
Cf. MÜLLER Karl, Teologia della Missione. Un’Introduzione , EMI, Bologna 1991, 47.
36 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
Dio, sia che si parta dall’uomo o da Dio. Da qui la diversità di oggetti nella parola
“missione”. Così, diffondere la fede include, non la propagazione di una parola qualsiasi,
ma della parola della Scrittura. La missione è il fatto di proclamare, di testimoniare, di
fare presente questa Parola 94. Dalla parola, infatti, dipende la fede: “la fede dipende
dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di
Cristo” (Rm 10,17).
Il Decreto Ad gentes propone l’evangelizzazione come scopo specifico
dell’attività missionaria: “fine specifico di questa attività missionaria è la
evangelizzazione e la fondazione della Chiesa in quei popoli e gruppi, in cui ancora
non esiste” (6). Questa comprensione della missione è sempre valida e presente nella
vita della Chiesa, dal momento che non c’è un sostitutivo che metta a confronto
Cristo e l’essere umano95. Fino al punto che, come scrive Paolo VI, “gli uomini
potranno salvarsi anche per altri sentieri, grazie alla misericordia di Dio, benché noi
non annunziamo loro il Vangelo; ma potremmo noi salvarci se, per negligenza, per
paura, per vergogna... o in conseguenze di idee false, trascuriamo di annunziarlo?”
(EN 80).
94
Cf. TIPPETT Alan R., Introduction to Missiology, William Carey Library, Pasadena, California 1987,
XXII.
95
Cf. PONSI Frank, Contemporary concepts of Mission , in Missiology. An International Review , VI,
1978, 140.
96
BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 349; cf. HESS Willy, Das Missionsdenken bei Philipp
Nicolai, Friedrich Witting Verlag, Hamburg 1962, 97-159.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 37
Tommaso nell’India, ma anche in Cina e in America. Non ha dubbi che il Cristo si sia
fatto valere ovunque, servendosi persino della missione universale cattolica. Per l’Africa,
il punto di partenza più adatto era rappresentato dalla Chiesa etiopica. Il vangelo
sembrava covare sotto la cenere, ma Dio poteva ovunque fare sprigionare scintille e
trasformarle in un bel fuoco, dato che, nonostante qualsiasi colpa del paganesimo, che
non era rimasto fedele al vangelo, la volontà universale di salvezza di questo riguarda
tutti i tempi e tutti i popoli. Per Nicolai e per gli uomini dell’ortodossia, la dottrina della
basileia di Dio e di Cristo era fuori discussione, e ciononostante, prevalse in loro l’idea
che non si dovesse rubare il mestiere a Dio. D’altra parte, la situazione politica mondiale
e il successivo destino politico della Germania impedirono ai protestanti di prendere
parte attiva alla missione universale della Chiesa. Ma giocò il suo ruolo anche il fatto che
la dottrina della basileia, proprio come era avvenuto nella Chiesa cattolica, anche negli
ambienti protestanti era fortemente collegata con la dottrina del Corpus christianorum.
Guardando, sia nell’AT, sia nel Nuovo, si conclude che l’ultimo scopo della
Missio Dei è l’instaurazione del Regno di Dio. L’intenzione di Dio è questa. Il Regno è
centrale in tutto il ministero di Gesù. Per Gesù il regno di Dio è “punto d’avvio e
contesto della missione”97. Il Regno di Dio viene capito in molti modi: salvezza delle
anime individuali; Chiesa; soddisfazione delle necessità spirituali; perdono dei peccati;
proclamazione e realizzazione della salvezza totale. E’ anche il nuovo ordine di cose che
incomincia con Cristo e in Lui è completato; include sia la relazione nuova dell’uomo
con Dio, sia le relazioni nuove fra i sessi, fra le generazioni e le razze, anche fra l’uomo e
la natura. E’ la creazione che raggiunge il suo scopo. “Nel mistero di Gesù, il regno di
Dio è dunque interpretato come l’espressione dell’autorità premurosa di Dio sulla vita
nella sua totalità”98.
97
SENIOR Donald, The Foundations for Mission in the New Testament , in D. SENIOR-CARROLL
STUHLMUELLER, The Biblical Foundations for Mission , Orbis Books, Maryknoll, New York 1983, 114;
trad. it. I fondamenti della missione nel Nuovo Testamento, in D. SENIOR-CARROLL STUHLMUELLER, I
fondamenti biblici della missione, EMI, Bologna 1985, 202.
98
BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 58.
38 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
intende per missione, la quale consiste nel fatto che uomini, che ancora non conoscono
Cristo, ne vengano a conoscenza e si orientino verso di lui nella fede che, cioè, si
convertano. La missione riguarda la proclamazione di Gesù come vera e unica buona
novella. Questa proclamazione comporta la metanoia per mezzo della quale la vita
acquista un nuovo senso; gli uomini fanno l’esperienza della salvezza che viene da Dio in
Gesù e, nello Spirito del Padre e del Figlio, diventano figli di Dio. Nella sua accezione
teologica, pagano significa semplicemente colui che non conosce Gesù Cristo.
Convertire, d’altra parte, non ha nulla a che vedere con il proselitismo. Diventare
cristiano non comporta che si esca sociologicamente dal proprio gruppo o dalla propria
famiglia, spezzando il legame tradizionale esistente, ma solo che si riconosca Cristo
come mezzo e fine e si entri nella comunità dei credenti in Cristo. La Chiesa è il nuovo
popolo di Dio, cioè un mistero e, dunque, qualcosa che non viene da questo mondo ma
che tuttavia si trova pienamente nel mondo e, in quanto tale, anche partner dialogico
del mondo. La Chiesa ha a che fare essenzialmente con Cristo e il suo Regno; tuttavia
Cristo e il suo Regno non si identificano con i confini della Chiesa visibile.
L’appartenenza alla Chiesa non è garanzia di salvezza definitiva, così come la salvezza di
Cristo non è assolutamente dipendente dall’appartenenza alla Chiesa visibile. La
missione riguarda la cristianizzazione, ma in senso teologico e non semplicemente
sociologico”99.
La conversione non consiste unicamente nell’aderire alla comunità dei redenti; è
un “mutamento di lealtà in cui Cristo è accettato come Signore e centro della propria
vita. Un cristiano non è semplicemente qualcuno che ha maggiori probabilità di essere
‘salvato’, ma una persona che accetta la responsabilità di servire Dio in questa vita e di
promuovere il regno di Dio in tutte le sue forme”100. Si tratta dunque di un
cambiamento, sia intellettuale, sia morale che porta alla vita della koinonia. La
conversione è il momento di lasciare il proprio centro per centrarsi in Dio ( At 26,8; Ef
5,8)101. La risposta alla chiamata di Cristo è la conversione, una esperienza di crescita nel
processo di identificazione con Cristo. I Re cattolici erano nelle Indie, ricorda Las Casas,
per “la conversione di queste genti”102. Nell’opera Tratados afferma che “le Loro Altezze
e Vostra Maestà hanno e l’ufficio di apostoli concesso dalla Santa Sede Apostolica,
99
MÜLLER Karl, Teologia della Missione, 49-50.
100
BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 675; SEUMOIS André, Teologia missionaria, 109.
101
Cf. KIRK J. Andrew, What is Mission? Theological Explorations , Darton, Longman and Todd Ltd.,
London 1999, 68.
102
LAS CASAS Bartolomé de, Historia de las Indias, en Obras Completas 5, 1ª. Ed. crítica, M.A.
Medina, J.A. Barreda, I. Pérez, Alianza Editorial, Madrid 1994, 1987.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 39
sopra il quale si fonda tutto il loro dominio su queste terre, ed il fine al quale si sono
obbligati per volontaria scelta, che è quella della predicazione della fede e della
promulgazione del santo Vangelo di Gesù Cristo e la loro conversione”103.
103
LAS CASAS Bartolomé de, Tratados, Città del México 1965, 741-759.
104
Cf. Contemporary Missiology, 183.
40 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
105
Cf. VERKUYL Johannes, Contemporary Missiology 164.
106
GENSICHEN H.-W., Che cos’è missione?, in K. Müller, Teologia della Missione, EMI, Bologna 1991, 47-
52, da dove in gran parte prendiamo queste considerazioni.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 41
107
Cf. GAVENTA Beverly Roberts, You will be my Witnesses, in Missiology 10, 1982, 416.
108
Cf. SPINDLER M.R., The Biblical Grounding and Orientation of Mission , in Missiology. An
Ecumenical Introduction, Eerdmans, Grand Rapids 1995, 130.
109
Cf. SEGRETARIATO PER L’UNIONE DEI CRISTIANI, Memorandum from a consultation on mission , in
International Review of Mission 71, 1982, 460.
110
Cf. GILL David (ed.), Gathered for Life. Official Report of the Sixth Assembly of the World Council
of Churches, Vancouver, Canada, 24 July-10 August 1983, Wm. B. Eerdmans, Grand Rapids 1983, 40.
111
VERKUYL J., Contemporary Missiology, 111.
42 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
Il tema della “salvezza delle anime” è stato sempre presente nel lavoro
missionario già dall’inizio dell’evangelizzazione delle Indie. Las Casas, parlando dei frutti
della buona amministrazione da lui proposta al Consiglio delle Indie (20 gennaio 1531),
afferma: “e della più copiosa moltitudine delle anime che se salverebbe, cosa che è il
fine principale che il Re e le Vostre Signorie e Grazie se desiderano salvarsi, debbono
pretendere”112.
I padri del primo pietismo, Philipp Jacob Spener (1635-1705) e August Hermann
Francke (1663-1727) centrarono i loro lavori sull’individuo. Diedero valore alla vera
pietà, all’importanza dei piccoli raduni di “devoti cristiani”, al servizio di adorazione
sviluppato nelle case delle genti, alla preghiera e al sacerdozio dei credenti. Tratti
salienti del pietismo: “nel pietismo, la fede formalmente corretta, fredda e cerebrale
dell’ortodossia cedette il passo a un’unione calorosa e devota con Cristo... La disciplina
di vita anziché la solida dottrina, l’esperienza soggettiva dell’individuo anziché l’autorità
ecclesiastica, la prassi anziché la teoria: furono questi i segni distintivi del nuovo
movimento. Esso si sarebbe contrapposto all’ortodossia praticamente da ogni punto di
vista”113.
Dio ha operato la salvezza per tutti in Cristo. “Da questa convinzione discende
che il movimento missionario cristiano è stato motivato, nel corso di tutta la sua storia,
dal desiderio di mediare a tutti la salvezza. Il motivo soteriologico può davvero essere
definito il cuore pulsante della missionologia [...]; la portata della salvezza –comunque la
si definisca- determina la portata dell’impresa missionaria” 114. Il motivo della “salvezza
delle anime” ha sempre rappresentato un forte stimolo in campo missionario.
Alessandro VI nella famosa bolla Inter caetera (4 maggio 1493) parlò della salus
animarum. Benedecto XV nell’enciclica Maximum illud ammonì il banditore del
vangelo: “che è premuroso soltanto della gloria di Dio e della salvezza delle anime”115.
Anche Warneck concorda con queste riflessioni. Scrive: “Naturalmente
l’indefesso lavoro missionario avrà come risultato lo sbocciare ovunque di autentiche
conversioni, dal momento che l’annuncio del vangelo è forza di Dio per la salvezza di
tutti coloro che credono in esso”116. Ma ciò che disturba Warneck è che questo motivo
venga considerato esclusivo, per cui si affretta ad aggiungere: “Dato che questo
112
LAS CASAS Bartolomé de, Lettere al Consiglio delle Indie, 20/01/1531, BAE 110, Madrid 1958, 44.
113
BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 353-354.
114
BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 543-544.
115
BENEDETTO XV, Epistola Apostolica “Maximum Illud” de fide catholica per orbem terrarum
propaganda, 30/11/1919, in Enchiridion della Chiesa Missionaria I, EDB, Bologna 1997, 98-120.
116
Citato da MÜLLER Karl, Teologia della Missione, 110.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 43
questo paradigma, il peccato è definito prima di tutto come ignoranza. Bisogna soltanto
informare le persone su quale sia il loro interesse. La missione occidentale è la grande
educatrice che medierà la salvezza ai non illuminati”120.
120
Ib., 548.
121
Ib., 552-553.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 45
122
WARREN Max, To Apply the Gospel: Selections from the Wrinting of Henry Venn , Eerdmans, Grand
Rapids 1971, 28.
123
RZEPKOWSKI Horst, Diccionario de Misionología, Ed. Verbo Divino, Estella 1997, 561.
46 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
Anche Rufus Anderson (1796-1880) difende questa teoria: “Le missione sono
state istituite per l’estensione della scrittura, o l’autopropagazione della Cristianità.
Questa è l’unica finalità. Include quattro elementi: 1. la conversione dell’umanità
perduta; 2. l’organizzazione degli uomini in chiese; 3. provvedere le chiese di ministri
nativi competenti e 4. guidare le chiese ad uno stato d’indipendenza e (in gran parte dei
casi) di auto-propagazione” (1958)124.
A. Tippett critica questa teoria. Considera che l’idea era quella di dare maggior
rilievo alla chiesa indigena, perché camminasse coi propri piedi. Storicamente questa
teoria non ha creato molte chiese. Comunque, più che la realtà strutturale della chiesa
indigena, ciò che conta è la sua dimensione teologica. L’indipendenza finanziaria,
l’autonomia di organizzazione e l’andare fuori missionario, non indicano di per se
l’esistenza piena di una chiesa. E’ una struttura artificiale, più strategica che teologica.
L’apostolo Paolo piantava Chiese, non missioni, e a quelle visitava e indirizzava le sue
lettere. Generalmente, si pensava che la Chiesa indigena poteva emergere quale
risultato del mettere in pratica uno schema che era costituito da una scala di sviluppi:
prima s’incominciava con il controllo del missionario, si passava poi al controllo dei
leaders e, finalmente, al controllo indigna. Tuttavia, raramente questa forma di
transizione ha dato risultati concreti125. Il missionario ha paura di perdere il controllo e
l’indigena vive la frustrazione di non essere accolto.
La futura teoria dell’indigenizzazione nasce nella teoria delle “tre autonomie”.
Queste notae ecclesiae (autogoverno, autonomia economica e autopropagazione)
erano ricavate, spiega D. Bosch126, dall’idea occidentale di una comunità viva, che era
una comunità in grado di sostenere, estendere e dirigere se stessa; tali erano dunque i
criteri con cui venivano giudicate le chiese più giovani. Le chiese occidentali, che
avevano conseguito tali mete da molto tempo, rappresentavano la forma “più alta”; le
altre, che lottavano per soddisfare queste attese, quella “più bassa”. Sia nel
cattolicesimo che nel protestantesimo, l’immagine prevalente era pertanto
un’immagine di tipo pedagogico: le chiese più giovani dovevano essere educate ed
addestrate nel corso di un lungo periodo di tempo e mediante un faticoso percorso a
raggiungere l’individualità o la “maturità”, misurata nei termini delle “tre autonomie”.
La maggior parte delle chiese più giovani potevano sopravvivere, e dunque anche
124
Cf. VERKUYL J., Contemporary Missiology, 186.
125
Cf. SHENK Wilbert R., Changing frontiers of Mission, Orbis Books, Maryknoll, New York 1999, 54.
126
Cf. La trasformazione della missione, 622.
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 47
127
Ib., 194.
128
Cf. PETERS Georges W., A Biblical Theology of Missions, Moody Press, Chicago 1984, 162.
129
BORNKAMM Günther, The Missionary Stance of Paul in 1 Corinthians 9 and Acts, in L.E. Keck-J.L.
Martyn (edd.), Studies in Luke-Acts, Abingdon, Nashville 1966, 197; cf. BOSCH D. J., La trasformazione
della missione, 195.
130
BLAUW Johannes, The Missionary nature of the Church, McGraw-Hill Co., New York 1962, 84.
131
SHENK Wilbert R., Changing frontiers of Mission, Orbis Books, Maryknoll, New York 1999, 122.
48 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
Dio Padre” (Filp 2,11). La gloria di Dio ha dinamizzato la vita tutta di tanti missionari. La
gloria di Dio è il suo Figlio che si offre per l’umanità ( Gv 17; 12, 20-36). Il cuore della
dossologia missionaria è il desiderio che ogni uomo possa conoscere Dio in ciò che Egli
veramente è. Privilegio, grazia, gratitudine, sono le parole usate da Paolo per far
riferimento al suo compito missionario. Il modo paolino di ringraziare consiste
nell’essere missionario ai giudei e ai gentili. E’ un atto di culto.
- Il motivo escatologico: il Regno di Dio. Il motivo del Regno gioca un ruolo
importante nei Vangeli. La seconda petizione del Padrenostro è: “Venga il tuo Regno”.
Paolo lavorava per portare a compimento, a pienezza, il corpo di Cristo132.
b) Definizione provvisoria
- La fede cristiana è intrinsecamente missionaria. La cristianità è missionaria per
natura; è sua ragione di essere. - La missionologia, in quanto parte della teologia
cristiana, non è disinteressata o neutrale; essa guarda il mondo dalla prospettiva
dell'impegno della fede cristiana. - Non possiamo mai arrogarci il diritto di delineare i
contorni della missione in maniera troppo netta e con troppa sicurezza. In ultima analisi,
la missione rimane indefinibile. Ciò che possiamo sperare è tutt’al più di formulare
alcune approssimazioni di ciò che essa è. - La missione cristiana manifesta la relazione
dinamica fra Dio e il mondo, specialmente attraverso il mistero di Cristo. La
giustificazione teologica della missione deve ritornare sempre a questa “Auto-
comunicazione di Dio in Cristo”. - La Bibbia non è un insieme di verità immutabile nel
campo operativo che offre le leggi sempre oggettive ed immutabili della missione, con
le quali avere successo. La pratica missionaria è una impressa ambivalente nel contesto
della tensione fra la provvidenza divina e la confusione umana. La partecipazione della
Chiesa alla missione è un atto di fede senza garanzie terrene. - La Chiesa è naturaliter
missionaria. Essa incomincia ad essere missionaria non attraverso la predicazione
universale del vangelo, ma attraverso l’universalità del vangelo che proclama. -
Teologicamente parlando, le missioni ad extra non sono una entità separata. La natura
missionaria della Chiesa non dipende dalla situazione nella quale si trova in un momento
concreto, ma è radicata nel vangelo. La giustificazione e l’origine delle missioni ad extra,
come delle missioni interne, “dipende dall’universalità della salvezza e dall’indivisibilità
133
Cf. BOSCH D. J., La trasformazione della missione, 16-17.
50 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
del regno di Cristo”. La differenza tra missioni estere e missioni interne non si trova nel
principio, ma nello scopo. - La missione è il “si” di Dio al mondo. Quando noi parliamo di
Dio, il mondo, come tratto dell’attività di Dio, è direttamente implicato. L’amore e
l’attenzione di Dio va direttamente al mondo e la missione è “la partecipazione
nell’esistenza di Dio nel mondo”. Nel nostro tempo, il “si” di Dio al mondo si manifesta,
in gran misura, nel lavoro missionario della Chiesa in relazione alla realtà dell'ingiustizia,
dell’oppressione, della povertà, della violenza. - La missione è anche il “no” di Dio al
mondo.
7. Missiologia-Missionologia
Uno dei compiti per i missionologi consiste nella ricerca di un linguaggio più o
meno comune o, per lo meno, ancora reciprocamente comprensibile. Come afferma
Verkuyl, la scelta del nome per una disciplina ha la sua importanza. poiché il nome che
uno sceglie si trova in stretta relazione con ciò che uno vede e con ciò che uno pretende
nel campo dello studio. Per definire la scienza delle missioni si sono adoperati molti
nomi. Nell’ambito protestante, G. Warneck, pioniere di questa scienza, suggerì il
termine Missionslehre, “teoria delle missioni”: Abraham Kuyper, nel suo libro The
Encyclopedia of Sacred Theology, suggerì diversi nomi, come prosthetics (Att 2,41; 5,14;
11,24), derivanti dal greco prosithestai (=aggiungere alla comunità); auxanics
(=moltiplicare, estendere); halieutics (=pescare uomini). Egli preferisce il termine
prosthetics e descrive la Missionologia come la ricerca dei metodi più efficaci per
cristianizzare le aree ancora non cristiane. Con ciò limita la missionologia soltanto ai
metodi, quando ha anche altri campi. In Olanda si usò “teologia dell’apostolato”; H.J.
Margull parla di “teologia del evangelismo”. In Inghilterra si usa “Teologia della
missione”, ecc.
Quasi dappertutto nel mondo cristiano si capisce approssimativamente ciò che
vuol dirsi con la parola “missionologia”. A livello internazionale oggi si accetta il termine
“Missionologia”, che non è molto diverso da quello di “teologia dell’apostolato” e che
concreta l’attenzione, non tanto sul contenuto del messaggio, quando sull’azione
missionaria di Dio e degli uomini e donne da Lui inviati. E’ un termine che facilita
l’uniformità. Il termine “missionologia” è piuttosto nuovo. Sembra che sia stato il gesuita
olandese Ludwig J. van Rijckevorsel il primo ad utilizzarlo nel 1915. Questo termine non
rappresenta, comunque, un’invenzione molto elegante, poiché si compone in forma
Introduzione alla Missiologia –Studenti 2012-I 51
ibrida di due radici eterogenee, una latina e l’altra greca che, inoltre, non rispettano le
regole grammaticali, dando origine a composizioni quali missiono-logia, e missio-logia.
Per questo motivo, il francese Raoul S.P. Allier afferma che è una mostruosità linguistica
il fatto di unire un termine latino con un altro greco: “Non posso approvare il termine
missiologia, il quale, essendo metà latino metà greco, ha una barbara presentazione. La
sua struttura è tanto negativa quanto quella della sociologia, ed ha gli stessi difetti.
Questo matrimonio anti-naturale di latino e greco urta le nostre orecchie” 134. Ma ci
sono tanti altri “mostri” simili, afferma Verkuyl, quali sociologia e tutti quelli che
finiscono in -ologia. Altre espressioni - spesso legate alle specifiche mentalità e
tradizioni culturali di certi paesi - hanno ugualmente avuto fortuna, quali scienza
missionaria o delle missioni, oppure ancora dottrina, teoria e teologia missionaria o di
missione.
Per parte cattolica, è in Germania dove si comincia a parlare di Scienza
missionaria. Il termine Missionswissenschaft, “scienza missionaria”, passa dai protestanti
ai cattolici. Già dall’inizio il P. Streit parlò di Missionskunde (Scienza missionaria) e più
concretamente di theologisch-wissenschaftliche Missionskunde (Scienza missionaria
teologico-scientifica), a proposito dell’insieme della scienza missionaria. Nei primi anni
non vi furono neppure problemi per le altre nazioni; siccome dalla Germania passò ad
esse la realtà della nuova scienza, vi passò anche la traduzione del nome: Francia
(science des Missions), Inghilterra (Missions Science), Italia (Studi Missionari, 1912),
Spagna (Ciencia de las Misiones, 1914). Poco a poco l’uso dei vari vocaboli si fece
pesante e si arrivò alla formalizzazione in uno solo, per esprimere la nuova scienza; così,
nacquero i termini Missionologia e Missiologia.
In Olanda incominciò ad usarsi in primo luogo missiologici e missiologia. Fu
quello che usò Schmidlin a partire dal 1919. Nel 1921 in Italia apparve una novità con il
Manuale di Missionologia, di Ugo Mioni. Nel frattempo in Belgio, già dal 1922,
incominciava ad utilizzarsi anche il termine olandese di Missiologia. Nel 1923, Tragella
difende il termine Missionologia. In Spagna continua ad utilizzarsi quello di Scienza
delle Missioni. La fama acquisita dalle Settimane Missiologiche di Lovanio contribuì ad
introdurre questo termine in Francia. Nel 1926 il P. Cavallera proponeva Missionologie
per denominare la nuova scienza, tuttavia prevalse quella di importazione belga.
134
ALLIER Raoul S.P., Missions and the Soul of a People , in The International Review of Missions 18,
1929, 283-284.
52 Introduzione alla Missiologia – 2012-I
135
ROBLES DEGANO F., ¿Misiología o Misionología? , in Illuminare 9, 1931, 72; MONDREGANES Pío
de, Manual de Misionología, Ediciones España Misionera, 3ª. Ed., Madrid 1951, 11.