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Più strettamente può essere descritta come la descrizione in parole degli elementi
della musica e delle relazioni tra la semiografia (o comunemente detta:notazione
musicale) e la sua esecuzione. In generale la teoria può essere considerata “ogni
asserzione, credenza o concezione della musica” (Boretz, 1995).
A causa di ciò la teoria musicale dipende largamente dalla pratica ma, allo
stesso tempo, suggerisce future esplorazioni. I musicisti studiano la teoria
musicale allo scopo di capire le relazioni che un compositore si aspetta siano
capite nella notazione, un compositore studia la teoria musicale allo scopo di
capire come produrre certi effetti e di strutturare il suo lavoro.
1
RITMO E SUONO
IL RITMO
Una serie di suoni regolari ed uniformi non avrebbe una significazione ritmica se
taluni di essi predominassero sugli altri e non fossero capaci, nell’intensità o
nell’intonazione, di determinare con regolarità periodica la nostra percezione.
E’ stato detto che: in principio fu il ritmo, nel senso che senza di esso non sarebbe
possibile organizzare una melodia di cui il ritmo è l’elemento primordiale.
Presso i Greci ed i Romani, la Ritmica era una scienza molto coltivata e studiata.
Il ritmo va ben distinto dalla misura: infatti, anche senza l’ausilio di questa, la
musica fu per lungo tempo soltanto ritmica. Si pensi al canto gregoriano ed ai
componenti polifonici del Cinquecento, quando ancora nella grafia musicale non
si usavano i segni della battuta. Quest’ultima può essere considerata una
sovrapposizione meccanica ed artificiale per la determinazione temporanea dei
suoni allo scopo di facilitarne un’esatta esecuzione.
2
TIPI DI RITMO E FORMAZIONE DEL DISCORSO MUSICALE
Il più piccolo elemento del discorso musicale è l’inciso, ossia levare e battere.
Può comprendere una misura o essere a cavallo di due.
Due misure (due incisi) possono formare la semifrase. Due semifrasi (4 misure)
possono formare una frase. Due frasi, 8 misure, possono formare il periodo ,
cioè un discorso musicale con senso compiuto. Un brano musicale è l’insieme di
più periodi.
Questa formazione musicale appena esposta, con ritmi regolari, è la più semplice :
periodo binario regolare.
Abbiamo detto che il suono si produce per mezzo delle vibrazioni di un corpo
elastico, poiché l’elasticità è l’indispensabile condizione della sua produzione, a
qualunque specie il corpo che lo emetta, appartenga.
La musica nella sua pratica, si serve di corde tese di diversa materia, di colonne
d’aria contenute neo tubi sonori, di lamine e di membrane.
Le vibrazioni sonore sono formate da rapide oscillazioni che questi corpi elastici compiono. I suoni
musicali sono compresi fra quelli che vanno da circa 80 a 8000
vibrazioni semplici. 3
Il suono che serve come punto di riferimento degli altri suoni è il diapason (detto
anche corista), che è stato determinato universalmente in un La di 870
vibrazioni semplici al minuto.
La distanza percorsa dal suono durante una vibrazione del corpo che lo
produce si chiama onda.
4
Il modo di vibrare delle corde viene studiato con il sonometro, strumento che
consiste in una cassa di risonanza sulla quale è tesa una corda. Quando questa
viene eccitata, vibra in tutta la sua lunghezza e dà il suono fondamentale; ma,
se un contatto anche leggero, si produce a metà, un terzo, un quarto, o un
quinto etc. della sua lunghezza, la corda si divide in tanti segmenti uguali e
rende una serie di suoni sempre più acuti, detti armonici.
I punti nei quali questa divisione si determina si chiamano nodi, i segmenti che fra
essi intercorrono e che rappresentano le parti vibranti si chiamano ventri.
Come per produrre il suono occorre un corpo elastico, così questa è condizione
necessaria per propagarlo.
5
RIFLESSIONE DEL SUONO – ECO E RISONANZA
Un raggio di sole che colpisce uno specchio si rifrange seguendo la legge fisica
che l’angolo d’incidenza è uguale all’angolo di riflessione: la stessa legge vale
anche per l’onda sonora. Per questa ragione chi si trova nella traiettoria
dell’onda riflessa , ha la senzazione di una maggiore intensità sonora.
L’eco avviene quando si emette ad una debita distanza un suono, l’onda del quale,
battendo contro un ostacolo di natura elastica, lo ripete un’altra volta. Il tempo che
separa le due sensazioni segna la distanza dell’ostacolo che riflette il suono. Per
ottenere l’eco è necessaria una distanza di almeno 17 metri dal corpo riflettente.
Tanto l’eco come la risonanza, che si verificano sotto le volte delle chiese, nelle
sale dei concerti o dei teatri, sono dannose agli ascoltatori non meno del difetto
della scarsa sonorità di un ambiente.
Gli aspetti fondamentali del suono e della musica sono descritti come: ALTEZZA
– DURATA – INTENSITA’ – TIMBRO
L’altezza di un suono dipende dal numero delle vibrazioni che esso compie in un
minuto secondo. Quanto più numero se sono queste vibrazioni, tanto più in alto è il
. suono.
I suoni possono essere classificati in base alla loro altezza, a seconda della loro
frequenza o della distanza relativa da una altezza di riferimento (il la di solito).
Accordare significa assegnare un preciso valore di frequenza alle varie note. La
differenza tra l’altezza di due note è chiamata intervallo. Le note possono essere
disposte in scale musicali e modi musicali. Le scale che si incontrano più spesso
nella musica occidentale moderna sono la scala maggiore e la scala minore.
L’intensità dipende dall’ampiezza delle vibrazione. Quanto è maggiore lo spostamento del corpo
vibrante, tanto più intensame nte la sonorità viene trasmessa al nostro orecchio, per cui si può dire che
l’intensità è la forza in cui viene emesso
un suono. 6
A questa causa principale altre se ne aggiungono altre che rendono forte la
sensazione sonora, come le casse armoniche ed i suoni concomitanti che
accompagnano il suono fondamentale, la condizione dell’ambiente nel quale il
suono è prodotto, la direzione delle onde sonore etc.
La durata
Per durata si intende quanto ogni suono si prolunga nel tempo. Per
rappresentare la durata dei suoni si usano dei simboli grafici posti sul
pentagramma. La parte della teoria musicale che si occupa dello studio di questi
simboli è la semiografia o notazione musicale.
E’ da questo fato che noi giudichiamo la qualità di una voce e la sonorità di uno
strumento.
SUONI ARMONICI
Suoni armonici, detti anche concomitanti, risultanti, parziali, sono dunque quelli
che si producono all’acuto e al grave del suono principale per la risonanza del
corpo sonoro.
Gli armonici non sono un fenomeno di percezione del nostro organo uditivo, ma
hanno positiva esistenza ed una consistenza propria.
I primi si ottengono con la divisione delle parti aliquote della lunghezza del corpo
sonoro (corda, lamina, colonna d’aria) e vanno dal grave all’acuto.
Gli armonici hanno grande importanza anche come base della tonalità e
dell’armonia.
SCALE MUSICALI
La scala musicale è una serie d’intervalli successivi scelti fra tutti i suoni
percettibili del nostro orecchio e ben distinti per la diversità della loro intonazione
nell’ambito di un’ottava.
Sin dall’antico furono distinte varie specie di scale secondo l’intervallo di cui si
compongono. Gli antichi distinguevano tre generi di scale:
Infatti, usando questa scala nello stile armonico, si verificano difetti di intonazione e
battimenti. Insomma la scala fisica fu possibile nella musica dei Greci e in quella
gregoriana, ma si dimostrò inadatta quando vennero praticati gli accordi.
Paragonando le due suddette scale si trovò che negli intervalli di III, VI, VII esisteva
una piccola differenza espressa con la frazione di s1/s0 e che fu detta comma.
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LA SCALA DIATONICA
L'orecchio distingue i suoni in una successione confrontando le loro diverse altezze, cioe'
il rapporto fra le frequenze. Consideriamo la serie DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO:
questa successione di suoni viene detta scala, e ciascuna frequenza in essa contenuta
assume il nome di grado. Possiamo esaminare i rapporti fra le frequenze dei vari gradi
successivi nella scala:
Fra i rapporti i piu' piccoli sono quelli tra FA-MI e DO-SI, detti semitoni, mentre gli altri
sono detti toni.
Una scala puo' essere definita come successione di suoni disposti in ordine di toni e
semitoni.
La scala sopra rappresentata, DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO (scala maggiore di DO), e'
diatonica: con questo termine si intende una scala costituita da toni e semitoni diatonici,
formati cioe' da due suoni di denominazione diversa (es: DO-RE).
Un intervallo e' la "distanza" tra due note misurata in toni e semitoni. E' possibile
definire un intervallo, cioe' una distanza, tra qualunque coppia di suoni del sistema
temperato. Una scala non e' altro che uno schema di intervalli, cioe' "distanze", che i
suoni devono avere l'uno dall'altro o a partire dalsuono di intonazione.
LA SCALA CROMATICA
La scala cromatica comprende, nell'ambito di un'ottava, 12 intervalli in un arco di 13 suoni:
I suoni che formano questa scala costituiscono un sistema detto temperato, che divide
l'ottava in una serie di 12 semitoni perfettamente uguali in modo da far coincidere un
suono alterato per innalzamento col diesis (#) con uno alterato per abbassamento col
bemolle (b). I suoni che, a seguito delle differenti alterazioni # o b, cambiano nome ma
mantengono invariata l'intonazione si dicono omologhi (es: FA# = SOLb).
GLI INTERVALLI
Una melodia puo' procedere per gradi congiunti o disgiunti lungo una scala, a seconda che
segua la successione di toni e semitoni o compia dei salti tra i vari gradi. L'andamento
per gradi congiunti o disgiunti e' detto intervallo, che varia di ampiezza a seconda del
numero di gradi che intercorrono tra un suono e l'altro. Per calcolare l' ampiezza di un
intervallo si calcolano i gradi in esso contenuti, compresi il primo e l'ultimo. Un intervallo
puo' essere melodico o
armonico: nel primo caso, i due suoni si succedono in senso orizzontale sul
pentagramma (e nel tempo), nel secondo caso in senso verticale (e sono simultanei).
Esempi di intervalli
Intervallo Denominazione
DO-DO Intervallo di prima (o unisono)
DO-RE Intervallo di seconda
DO-(re)-MI Intervallo di terza
DO-(re-mi)-FA Intervallo di quarta
DO-(re-mi-fa)-SOL Intervallo di quinta
DO-(re-mi-fa-sol)-LA Intervallo di sesta
DO-(re-mi-fa-sol-la)-SI Intervallo di settima
DO-(re-mi-fa-sol-la-si)-DO Intervallo di ottava
Come gia' detto, un intervallo e' la "distanza" tra due note misurata in toni e semitoni.
Vediamo gli intervalli sulla scala cromatica di intonazione LA (A):
I 12 intervalli
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Come gia' detto, un intervallo e' la "distanza" tra due note misurata in toni e semitoni.
Vediamo gli intervalli sulla scala cromatica di intonazione LA (A):
I 12 intervalli
Come gia' detto, un intervallo e' la "distanza" tra due note misurata in toni e semitoni.
Vediamo gli intervalli sulla scala cromatica di intonazione LA (A):
I 12 intervalli
RIASSUNTO
Ora riassumiamo tutti i concetti costruendo la scala maggiore di LA.
La scala maggiore e 'composta da 8 gradi, ovvero otto suoni, che si dispongono su un'ottava. Un grado
e' una delle frequenze della scala, uno dei "suoni" che la compongono. La scala maggiore e' composta da 8
gradi, dal primo all'ottavo. Ogni grado ha un nome, a seconda della posizione nella scala.
I suoni a disposizione in un ottava, per un sistema temperato, sono 12.
Un sistema temperato divide l'ottava in una serie di 12 semitoni perfettamente uguali, in modo
da far coincidere un suono alterato per innalzamento col diesis (#) con uno alterato con
abbassamento col bemolle (b).
In una scala i gradi distano l'uno dall'altro di una certa quantita' di toni e/o semitoni.
Due gradi di una scala possono essere piu' o meno distanti l'uno dall'altro: ad esempio la "distanza"
tra un LA ed un LA# e' di un solo semitono, quella tra un LA ed un SI e' di un tono (due semitoni).
La distanza fra i gradi di una scala e' detta intervallo
Un intervallo e' una distanza, misurata in semitoni. Ad esempio tra un LA ed un LA# c'e' un solo semitono di
distanza, il che costituisce un intervallo pari da un semitono, mentre tra un LA ed un SI ci sono due semitoni
di distanza, che costituiscono un intervallo di due semitoni. Ogni intervallo acquisisce un nome diverso a
seconda della distanza che rappresenta, cioe' a seconda del numero di semitoni da cui e' formato.
Una scala e' costituita da uno "schema" di intervalli, ovvero da una serie di intervalli di ampiezza
diversa tra i suoi gradi.
Una scala maggiore e' composta dallo schema T-T-ST-T-T-T-ST, dove T=tono e ST=semitono, che definisce
la distanza fra i suoi gradi, ovvero gli intervalli della scala. Per costruire la scala maggiore di LA (A),
procediamo come segue:
Scegliamo come primo grado della scala il LA: e' la frequenza da cui si parte.
Seguendo lo schema, leggiamo che la prima distanza e' un tono ("T"-T-ST-T-T-T-ST), percio' ci
muoviamo di un tono giungendo ad un SI (LA->la#->SI): questo sara' il secondo grado della scala.
Seguendo ancora lo schema, leggiamo che la seconda distanza e' ancora un tono (T-"T"-ST-T-T-T-
ST), percio' ci muoviamo di un tono giungendo ad un DO# (SI->do->DO#): questo sara' il terzo grado
della scala.
Seguendo ancora lo schema, leggiamo che la terza distanza e' un semitono (T-T-"ST"-T-T-T-ST),
percio' ci muoviamo di un semitono giungendo ad un RE (DO#->RE): questo sara' il quarto grado
della scala.
Continuando secondo lo schema si definiscono tutti e otto i gradi della scala maggiore di LA, l'ottavo
grado sara' ancora un LA ma di un'ottava piu' alto.
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Otteniamo lo schema seguente:
Scala maggiore di LA
Grado Frequenza
1° LA-A
2° SI-B
3° DO# - C#
4° RE-D
5° MI-E
6° FA# - F#
7° SOL# - G#
8° LA-A
Partendo dal LA, l'intervallo di prima e' quello "che ha distanza zero", ovvero che non
si sposta, e quindi resta sul LA.
Sempre partendo da LA, l'intervallo di seconda e' quello che porta dal LA al secondo grado
della scala.Il secondo grado della scala e' un SI, percio' l'intervallo di seconda e' pari a due
semitoni. Ad un intervallo di due semitoni si da il nome di intervallo maggiore di seconda.
Sempre partendo da LA, l'intervallo di terza e' quello che porta dal LA al terzo grado della
scala. Il terzo grado della scala e' un DO#, percio' l'intervallo di terza e' pari a quattro
semitoni. Ad un intervallo di quattro semitoni si da il nome di intervallo maggiore di terza.
Ora analizziamo, l'intervallo di quinta: esso e' quello che, partendo dal LA e seguendo la
scala, ci porta al quinto grado della stessa. Il quinto grado della scala maggiore di LA e' un
MI. Per passare dal LA al MI ci si deve spostare di 7 semitoni. Ad un intervallo di 7
semitoni si da il nome di intervallo perfetto di quinta.
Ora, sempre restando sulla scala maggiore di LA, partiamo dal SI, e definiamo l'intervallo di
terza. Il SI e' il 2° grado della scala, pertanto un intervallo di terza rispetto ad esso ci porta al
4° grado della scala (2+3-1=4). Il 4° grado della s cala e' un RE. Tra il SI ed il RE c'e' una
distanza, cioe' un intervallo, di 3 semitoni. Ad un intervallo di 3 semitoni si da il nome di
intervallo minore di terza.
Ora, sempre restando sulla scala maggiore di LA, partendo sempre dal SI, definiamo
l'intervallo di quinta. Il SI e' il 2° grado della scala, pertanto un intervallo di quinta rispetto
ad esso ci porta al 6° grado della scala (2+5-1=6). Il 6° grado della scala e' un FA#. Tra il
SI ed il FA# c'e' una distanza, cioe' un intervallo, di 7 semitoni. Ad un intervallo di 7
semitoni si da il nome di intervallo perfetto di quinta.
Il terzo suono del Tartini (insigne violinista) viene anche chiamato suono
risultante o differenziale.
Esso è il risultato di due suoni simultanei che hanno tra loro una certa differenza
di vibrazioni.
Quando il numero dei battimenti che avviene fra due suoni è notevole, si rivela
l’esistenza di un nuovo suono più basso.
Il Tartini notò, nelle sue esperienze, che il suono risultante dalla emissione di un
bicordo, equivaleva ad un suono avente un numero di vibrazioni uguale alla
differenza dei due primi.
Ad esempio sol3 e mi2 davano come risultato il do1.
Da questo fenomeno, più tardi, altri trassero argom ento di nuove prove per la
generazione degli armonici, e ci convenne che, mentre gli armonici superiori
spiegano la consonanza maggiore, gli armonici inferiori (partendo dal
quindicesimo) spiegano la consonanza minore.
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CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI
Nel classificare i vari strumenti musicali, non tutti gli organologici sono concordi,
poiché è diverso è in essi il criterio che li guida.
Però, generalmente, ci si attiene a quella comune ripartizione che anche nella
pratica musicale d’oggi, è osservata.
Tre sono le grandi categorie in cui gli strumenti possono dividersi:
1. strumenti a corda
2. strumenti a fiato
3. strumenti a percussione
Ciascuna di queste categorie comporta delle suddivisioni a seconda del modo
con il quale gli strumenti risuonano.
Gli strumenti a corde pizzicate , o con le dita o con il plettro, sono indubbiamente i
più antichi di questa categoria; molti usati partic olarmente dai popoli orientali.
Ma oggi, per la loro scarsa sonorità, non entrano di frequente nella pratica moderna.
Difatti l’unico strumento a pizzico conservato nelle nostre orchestre è l’arpa.
Il mandolino e la chitarra restano strumenti di carattere popolare e di scarsa
considerazione artistica.
Ma dal secolo XVII a tutto il XVIII, strumenti a corde pizzicate, come il liuto, le
tiorba e poi il clavicembalo, con le sue varietà (spinetta, claviciterio, verginale,
etc) ebbero un’importanza singolare.
Nei secondi, il soffio del suonatore entra nel tubo sonoro attraverso l’ancia, che
consiste in una lamina elastica che collocata nell’imboccatura dello strumento è
obbligata da questo soffio ad oscillare rapidamente e ad agire sulla colonna d’aria
contenuta nel tubo stesso. Le ance possono essere semplici o doppie o battenti.
Hanno l’imboccatura con l’ancia semplice il clarinetto ed il saxofono, con l’ancia
doppia il fagotto, controfagotto, l’oboe ed il corno inglese.
E di ance di diversa specie sono muniti gli armonium e le fisarmoniche.
Questi strumenti sono per lo più composti da lamine o membrane tese sopra un
telaio.
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TEORIA E PRATICA DI LETTURA E DIVISIONE MUSICALE
Il rigo è la riunione di cinque linee e quattro spazi, che si contano dal basso
all’alto e si chiama pentagramma.
Pentagramma (dal greco penta, che vuol dire cinque e gramma, ovvero linea) è il rigo
musicale sul quale si scrivono le note. La sua evoluzione parte dal IX secolo d.C. con il
passaggio dalla notazione adiastematica (senza rapporto esatto di intervalli) a un primo esempio
di notazione diastemàtica (dove le altezze sono determinate) con la breve parentesi della
notazione dasiana e, in seguito, l'introduzione di una linea tirata a secco - cioè incisa a pressione
sulla pergamena - e poi disegnata. In seguito le linee divennero due, contraddistinte dalle lettere
C (DO) e F (FA), colorate in rosso e giallo, per poi passare alle quattro del tetragramma (quattro
linee e tre spazi) introdotto dal teorico medievale Guido D'Arezzo.
Il pentagramma è composto da cinque linee parallelle e quattro spazi che intercorrono
tra le linee. Le linee e gli spazi si contano dal basso all'alto. Il pentagramma può
essere:
· Semplice - per la voce umana e per tutti gli strumenti musicali di limitata estensione fonica, come gli archi
e i fiati ecc., per i quali la gamma (scala o estensione) abbraccia o il registro acuto o centrale o basso
· Semplice - per la voce umana e per tutti gli strumenti musicali di limitata
estensione ,fonica, come gli archi e i fiati .,ecc., per
( i quali la gamma (scala
o )estensione)
; abbraccia o il registro acuto o centrale o basso;
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· Doppio - formato da due pentagrammi semplici uniti da una graffa, usato da altri strumenti come
il pianoforte, l'arpa, l'armonium e la celesta per i quali la loro gamma abbraccia tutti i suoni degli
strumenti citati in precedenza;
· Triplo - usato per la grafia per le musiche d'organo, due pentagrammi per la tastiera e un
pentagramma per le note gravi affidate alla pedaliera;
· Multiplo - serve per le partiture dei complessi strumentali, vocali strumentali e dell'orchestra.
I tagli addizionali.
Abbiamo visto come si dispongono le note sul pentagramma, ma se abbiamo notato abbiamo un numero limitato di
suoni per l'esattezza 11.
Per gli altri che non sono compresi all'interno del pentagramma utilizzeremo i tagli addizionali. Questi sono dei
piccoli segmenti di linee immaginarie aggiunte al pentagramma per poter ospitare le note che, a causa della loro
altezza, si collocherebbero al di fuori del pentagramma.
Melodia e Armonia
1. Chiave di violino, sulla 2ª linea (dal basso verso l'alto) del pentagramma
In musica la parola Tempo può assumere diversi significati a seconda del con testo
in cui viene usata.
· Il tempo inteso come il segno (metro) che stabilisce come è strutturata una misura. Es.: 4/4, 3/4, 2/8 ecc.
· Il tempo inteso come l'unità di durata per la suddivisione di un brano, di una misura in parti
simmetriche. Es.: quando si suona un brano si stabilisce che ogni battito del metronomo vale 1/4.
· Il tempo inteso come una o più parti di una compos izione musicale. Es.: la sinfonia può avere tre o
quattro tempi.
· Il tempo come andatura, velocità o andamento di una composizione. Es.: adagio, allegro, vivace ecc. 20
In musica, la misura è l'insieme di valori compresi da due linee verticali
poste sul pentagramma chiamate: stanghette.
La misura o battuta puo essere di due tipi: semplice o composta; inoltre, può essere di
quattro forme: binaria, ternaria, quaternaria e mista. Il tipo e la forma di una misura è
rappresentato da una frazione che stabilisce il ritmo, la quantità dei valori ch e può contenere
e gli accenti metrico e ritmico. Questa frazione numerica generalmente è posta all'inizio di
ogni brano, può essere posta anche all'inizio di qualsiasi altra battuta del brano cambiandone
il tempo finchè non ci sarà un'altra indicazione. Il numeratore stabilisce il numero di tempi e
il denominatore stabilisce il valore di ciascun tempo. Es. con l'indicazione 3/4 si vuole
specificare che la misura è composta da tre valori di un quarto.
Ogni tempo può essere diviso ulteriolmente in più p arti e questa suddivisione può
essere ancora suddivisa (ogni suddivisione prenderà il nom e di 1° grado, 2° grado,
ecc.). La suddivisione dipende da ciò che si vuole dividere: se il valore è binario si
suddividerà in due; se è ternario in tre parti uguali.
MISURE:
· 1 Misure semplici o
1.1 Binaria o
1.2 Ternaria
o 1.3 Quaternaria
o 1.4 Tempi e suddivisioni misure semplici
· 2 Misure composte
· 3 Misure miste
· 4 Misure incomplete
· 5 Misura otto/ottavi
· 6 Unità di misura, tempo, suddivisione e durata
· 7 Tabella riassuntiva delle misure
Misure semplici
Misura (musica)
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· 1 Misure semplici o
1.1 Binaria o
1.2 Ternaria
o 1.3 Quaternaria
o 1.4 Tempi e suddivisioni misure semplici
· 2 Misure composte
· 3 Misure miste
· 4 Misure incomplete
· 5 Misura otto/ottavi
· 6 Unità di misura, tempo, suddivisione e durata
· 7 Tabella riassuntiva delle misure
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Misure semplici
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Esempio di suddivisione di 1° e 2° grado del tempo 3/2
La misura semplice binaria è formata da due tempi il primo forte e il secondo debole.
Es. 2/2, 2/4, 2/8. Nelle immagini a lato è usato in modo improprio l'accento dinamico
per segnare gli accenti metrici e ritmici, si è usata questa piccola licenza in quanto
questi accenti essendo sottointesi non hanno un simbolo proprio.
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Ternaria
La misura semplice ternaria è formata da tre tempi il primo forte e gli altri due deboli.
Es. 3/2, 3/4, 3/8.
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Quaternaria
La misura semplice quaternaria è formata da quattro tempi (il doppio della binaria), il
primo tempo è forte, il secondo e il quarto sono deboli, il terzo è mezzoforte. Es. 4/2, 4/4,
4/8. Molti considerano le misure quaternarie come il doppio della misura binaria; in realtà
non è così a differenza della binaria cambiano gli accenti ritmici, sebbene questi accenti
sono quasi impercettibili ad alcuni musicisti non vedono di buon occhio questa
semplificazione. Tra il tempo binario e quello quaternario vi è una differenza di stile.
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Tempi e suddivisioni misure semplici
Si usano le suddivisioni dei tempi per ottenere una maggiore precisione ritmica, molto
usata nello studio del solfeggio.
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Misure composte
Si dicono misure miste quelle composte dall'unione di misure semplici o composte oppure
di un tempo di misura semplice ed uno di misura composta. Le più diffuse sono la misura
quinaria e la settenaria, hanno un solo accento forte sul primo tempo. Es. La misura 5/4 è
formata dall'accoppiamento di una 3/4 + 2/4 e viceversa, gli accenti ritmici sugli
sugli altri tempi sono tutti deboli il senso di 3/4 + 2/4 o 2/4 + 3/4 lo da il compositore
con l'accento dinamico sulle note. Stessa cosa per la misura settenaria formata da una di
3/4 e una di 4/4.
Le misure miste possono essere di due tipi: semplici e composte. Es. 5/4 = 15/8, 7/2 = 21/4.
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Misure incomplete
In musica esisto delle misure che sono incomplete cioè mancano alcuni tempi all'inizio o
alla fine della battuta. Si possono verificare solo in determinati momenti queste
eccezioni: all'inizio di un brano o di un ritornello, alla fine di una brano o di un ritonello.
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Misura otto/ottavi
Èuna particolare misura mista, una gran parte dei musicisti la cosidera tempo ternario composto.
Essa è formata dall'unione di due misuredi 3/8 e una di 2/8. Comunque la forma degli accenti
ritmici può essere sempre cambiata da ll'autore per mezzo degli accenti dinamici.
suddivisione e durata
Queste sono solo delle definizioni che si usano nel gergo musicale.
· Unità di misura: è un valore che basta da solo a formare una misura. Es. tempo 4/4 l'unita di
misura sarà una semibreve (che vale 4/4).
· Unità di tempo: è un valore che basta da solo a formare un tempo della battuta. Es. tempo 3/4
l'unita di tempo sarà una semiminima (1/4).
· Unità di suddivisione: è un valore che basta da solo a formare una suddivisione. Es. tempo 2/4
l'unita di suddivisione di 1° grado la croma (1/8).
· Unità di durata: a differenza degli altri questo valore non dipende dal tempo della misura. È un valore che
viene deciso dall'esecutore o dall'autore di un brano per impostare il metronomo. Es: In cima ad un brano
si trova: "Ottavo = 120", significa che bisogna impostare il metronomo a 120 colpi al minuto e ogni
colpo varrà un Ottavo (croma, 1/8).
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Tabella riassuntiva delle misure
metronomo è uno strumento usato in musica, che serve per misurare il tempo o la
scansione ritmica.
Fu inventato dal tedesco Johann Mälzel , nel 1816, ma prima di questi vi furono molti
precursori che inventarono diversi apparecchi atti a misurare il tempo. Nel 1600, ad esempio,
vi fu Etienne Louliè e, poco prima del Mälzel, il Winkel, al quale deve il testo
fondamentale della sua scoperta. Sulla base della legge dell'oscillazione pendolare è
stato costruito il metronomo, una sorta di pendolo capovolto, con un'asta graduata ed un
peso, detto lente, che possiamo spostare lungo quest'asta selezionando le pulsazione per
minuto (indicate come MM - acronimo di Metronomo Mälzel - o la sigla di d
erivazione anglosassone bpm, ovvero battiti per minuto.
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Il contrappunto è l'arte di unire nello stesso brano più linee melodiche. L'origine della parola
è dal latino punctum contra punctum, ovvero nota contro nota (punctum è il termine in
latino medievale equivalente al nostro "nota").
L'espressione si riferisce alla pratica di contrapporre ad un cantus firmus, cioè ad una voce
avente una melodia tratta dal canto gregoriano ed esposta lentamente, una nuova melodia,
secondo regole che si andarono sviluppando via via nel corso della storia della musica e
che giunsero a maturazione nel 1600. La nuova melodia era creata con un'idea imitativa,
ovvero doveva avere caratteristiche (in genere l'incipit) che ricordassero il cantus firmus.
Nel contrappunto l'effetto di accordo dato dall'incontrarsi delle diverse voci è
considerato incidentale. In realtà il contrappunto si concentra sull'interazione
melodica piuttosto che sull'effetto armonico (quest'ultimo doveva essere garantito
dal rispetto di alcune regole di base).
La polifonia, a partire dall'Ars Antiqua in avanti, si corredò via via di consigli, più che
di regole, seguendo i quali si poteva dar vita ad una composizione veramente
polifonica, nel senso che tutte le voci dovevano essere assolutamente indipendenti l'una
dall'altra. In questo senso nel corso del XVI secolo i compositori toccarono il vertice di
questa concezione, fornendo il modello per le generazioni successive. L'uso sapiente e
misurato degli artifici contrappuntistici è riassumibile a titolo di esempio nelle opere di
Palestrina, Marenzio e Orlando di Lasso.
Esempio magistrale dell'uso del contrappunto in epoca barocca può essere considerata
anche tutta l'opera del compositore Johann Sebastian Bach.
Lo sviluppo e l'evoluzione del contrappunto è la caratteristica principale che ha
distinto, e distingue ancora oggi, la musica europea o di matrice europea dalle
musiche di altri continenti.
1. Evidenziazione di un suono ottenuta attraverso la modifica di uno qualsiasi dei parametri del
suono, siano essi la durata, l'intensità , l'altezza o il timbro. Si parlerà, quindi, di A. temporale,
intensivo, frequenziale e timbrico. Si ha A. anche in presenza di un cambio di armonia (A.
armonico) o in coincidenza della percussione di un suono, sul transitorio d'attacco, quindi (A.
transitorio). L'A. per antonomasia nel linguaggio corrente è l'A. intensivo, in genere ottenuto
con un suono più forte degli altri. Nella parte musicale viene segnalato attraverso le indicazioni
sf o sfz (sforzato) oppure fz (forzato), nonché da opportuni segni:
Dall'interazione tra accentuazione del brano e A. metrico (vedi 2.), si hanno coincidenza (A.
commetrico) o sfasamento (A. contrametrico). L'A. contrametrico è alla base dei gruppi
irregolari, della sincope e del controtempo, dell'hemiòlia e di ogni altra forma di ritmo in
contrasto. / Armonia; Suono
2. A. metrico. In ambito metrico, la prima pulsazione in un gruppo di due o tre impulsi che la
nostra sensibilità musicale percepisce come unitario. / Metro
Accessoria, nota
Per omofonia si intende una composizione plurilineare nella quale le linee si trovino a
distanza di ottava. 27
Nel sistema temperato si definiscono omofone due note con frequenza uguale e
nome differente. Ad esempio: Do# e Reb.
Solfeggio
Il solfeggio è una pratica che consiste nel leggere, ad alta voce e a tempo, uno spartito:
le note sono lette con il proprio nome, ma non intonate.
Questa pratica è utile per i musicisti neofiti, ed aiuta a prendere dimestichezza con lo
spartito, le note, e più in generale con le suddivisioni temporali, con particolari
attenzione a situazioni inusuali (sincopi, ritmi irregolari).
Tale pratica è comunque utile anche ai musicisti più esperti, nello studio di
passaggi particolarmente elaborati nella ritmica.
Il solfeggio cantato prevede che le note, e di conseguenza gli intervalli, siano intonati.
Cadenza
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· 1 Armonia
o 1.1 Cadenza autentica o perfetta
o 1.2 Cadenza imperfetta
o 1.3 Cadenza sospesa
o 1.4 Cadenza plagale
o 1.5 Cadenza d'inganno
o 1.6 Cadenza frigia
o 1.7 Cadenza evitata
o 1.8 Cadenze in battere od in levare
· 2 La cadenza vocale o strumentale
o 2.1 Canto gregoriano
o 2.2 Opera lirica e concerto
· 3 Bibliografia
· 4 Collegamenti esterni
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Armonia
Essa è uno dei momenti più importanti di una composizione in quanto permette di
stabilire pienamente la tonalità , dà coerenza alla struttura formale del brano e co
stituisce un momento di alta espressività. Può essere paragonata al punt o che conclude
una frase ma bisogna ricordare che esistono cadenze che possono essere più o meno
incisive e possono venir usate per creare un effetto di pausa temporanea o definitiva.
Con l'affermarsi del sistema tonale la cadenza acquistò la funzione a ribadire la
tona lità, attraverso precise successioni accordali.
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Cadenza autentica o perfetta
I gradi più importanti per la definizione della tonalità di un brano sono il V ed il I. La loro
successione dà origine alla formula di cadenza più nota: la cadenza autentica (o perfetta).
· IV-V-I
· II-V-I
· VI-V-I
· III-V-I
· I-V-I
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Esempio di cadenza imperfetta (V-I in primo rivolto)
Un effetto poco conclusivo lo si può anche ottenere , volendo, utilizzando l'accordo di
tonica allo stato fondamentale ma facendo cantare al soprano la mediana.
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Cadenza sospesa
La cadenza sospesa è quella che termina sull'accord di dominante allo stato fondamentale.
Rispetto alla precedente indica una pausa debole, temporanea.
Il più delle volte il V grado viene preceduto dal IV o dal II ma anche dal I (utile l'uso
della quarta e sesta di cadenza come elemento sottolineativo) o dal VI.
Consiste nell'uso della successione IV-I e viene spesso usata dopo una cadenza
autentica per marcarne ancora di più il ruolo conclusivo ma può a nche essere inserita
da sola. Può essere preceduta dal VI o dal I grado.
Cadenza d'inganno
Si basa sulla cadenza perfetta ma al posto del I grado ne viene utilizzato un altro. In base
a ciò possono esister molte cadenze d'inganno con differente efficacia. La tonalità non
viene smarrita in quanto è sufficiente l'accordo di dominante per definirla appieno (ed
anzi, nella cadenza plagale le definizione tonale è assai incisiva). La progressione più
nota è quella V-VI che conferisce un forte senso di sorpresa.
Cadenza frigia
Si tratta di una cadenza tipicamente barocca che consiste nella progressione, in un brano
di tonalità minore, VI (in primo rivolto)-V ove quest'ultimo è nella forma maggiore. In
genere è usata come conclusione di un movimento lento.
Cadenza evitata
Si costruisce come una cadenza perfetta tranne per il fatto che il V grado viene poi seguito
da un accordo modulante ad altra tonalità (ad esempio una settima di dominante che modula
alla sottodominante). Le possibilità di modulazione poss ono essere, ovviamente, molteplici.
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Esempio di cadenza evitata in la minore con modulazione a re minore
Questa differenziazione si basa sul tempo in cui cade l'ultimo accordo della cadenza.
Se si tratta di un tempo forte si ha la cadenza in battere (un tempo definita maschile),
altrimenti si tratta di una cadenza in levare (o femminile).
Canto gregoriano
· l'orchestra si portava sul V grado della tonalità armonizzato con quarta e sesta (accordo di
Tonica in 2° rivolto)
· questo era il "segnale d'inizio" della cadenza solistica e del tacet dell'orchestra, la quale, da qui
in poi, assiste in silenzio all'improvvisazione del solista
· ultimo segnale era costituito dal trillo su armonia di Dominante, che il solista eseguiva poco prima
di cadenzare sull'accordo di Tonica; contemporaneamente l'orchestra riprendeva a suonare e
concludeva il brano
Le nozioni fondamentali
· 1.L'Ottava
· 2.Toni e Semitoni
· 3.Le Note
· 4.Le Alterazioni
· 5.Il Pentagramma
· 6.Le Chiavi
· 7.Il Tempo
1. L'ottava
La successione dei suoni e'suddivisa in ottave. Un'ottava puo' essere definita come la
distanza che separa due suoni che l'orecchio umano percepisce come uguali, ma ad
altezze diverse (il suono piu' acuto ha una frequenza doppia rispetto al piu' grave). Deve
il suo nome al fatto che i "gradini" principali che un suono deve fare per raggiungere il
suo simile che lo segue - o che lo precede - sono, appunto, otto.
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2. Toni e semitoni
Piu' precisamente l'ottava e' divisa in dodici parti uguali: i sette suoni principali e le cinque alterazioni.
Queste dodici frazioni sono chiamate semitoni; due semitoni formano un tono. Per capire meglio questo
concetto si pensi alla tastiera di un pianoforte, composta di tasti bianchi e tasti neri. I tasti bianchi
corrispondono ai sette suoni principali (le sette note), i tasti neri alle loro alterazioni. Il passaggio da un
tasto a quello adiacente (bianco o nero) e' un semitono (o mezzotono).
3. Le note
A ognuno dei tasti bianchi corrisponde il nome di una nota. La successione delle note e'
la seguente: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si; dopodiche' comincia l'ottava successiva con un
nuovo Do e cosi' via. I paesi di lingua tedesca e anglosassone usano una notazione che
utilizza le lettere dell'alfabeto, dalla A (il nostro La) alla G (il nostro Sol).
Nota Storica:La notazione italiana (do, re, mi, ecc.) nasce intorno all'anno mille con Guido d'Arezzo, che,
come aiuto mnemonico per le varie altezze della scala, suggerisce ai suoi cantori di usare la prima strofa
dell'inno a San Giovanni di Paolo Diacono, utilizzando la prima strofa di ciascun verso:
UT queant laxis - REsonare fibris - MIra gestorum - FAmuli tuorum - SOLve polluti - LAbii reatum -
sancte johannes
il Si sara' aggiunto piu' tardi, verso la fine del'400 dallo spagnolo Bartolomeo Ramos de Pareja. nel'600,
infine, l'Ut (che in Francia e' ancora oggi usato), diventera' per noi Do, ad opera di Giovan Battista Doni.
4. Le alterazioni
Le alterazioni hanno la funzione di spostare un suono, avanti o indietro, di un semitono (o di un tono, nel
caso di alterazioni doppie). Le note alterate corrisponderanno quindi ai tasti neri del pianoforte. Le
alterazioni sono due: il Diesis (simbolo #), alterazione ascendente, e il Bemolle (simbolo b), alterazione
discendente. Ogni tasto nero, percio', potra' contemporaneamente avere due nomi. Ad esempio, il tasto
nero tra Do e Re potra' chiamarsi Do diesis o Re bemolle, quello tra Fa e Sol Fa
diesis o Sol bemolle, ecc. Le alterazioni vengono neutralizzate dal Bequadro (simbolo ), che
riporta il suono alla nota naturale.
Si ha uno spostamento di un tono nel caso del Doppio Diesis (simbolo , movimento
ascendente) e del Doppio Bemolle (simbolo , movimento discendente).
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SUONO E LE SUE CARATERISTICHE
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Il suono e
le sue caratteristiche
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Le note musicali
Le note sono sette e prendono i seguenti nomi: DO, RE, MI, FA, SOL,
LA, SI.
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Le note musicali
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LE NOTE MUSICALI
Questo provoca la ripetizione dei nomi ogni sette note. L'ottava nota
ha lo stesso nome della prima. Infatti la distanza tra due note di egual
nome ma di altezza diversa si chiama "ottava".
Le note musicali
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Il pentagramma
Il pentagramma
Il pentagramma
Il pentagramma
La chiave di violino
La chiave di violino
Per meglio associare il nome delle note alla rispettiva posizione sul
pentagramma è preferibile memorizzare le note sulle linee
separatamente da quelle negli spazi.
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La chiave di violino
La chiave di violino
La chiave di violino
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La chiave di violino
La chiave di violino
Le figure musicali
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Le figure musicali
Le figure musicali
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Le figure musicali
La durata di ciascuna figura vale metà della preced ente ed il doppio della successiva.
Ad esempio, la semiminima vale la metà di una minima e d il doppio di una croma.
Le figure musicali
E' proprio per questo motivo che alcune figure musicali si avvalgono
del prefisso "semi-", che significa appunto "metà".
Le figure musicali
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Le figure musicali
Le figure musicali
Il doppio pentagramma
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Il doppio pentagramma
Il doppio pentagramma
Il doppio pentagramma
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Il doppio pentagramma
Il doppio pentagramma
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Il valore e la forma delle figure musicali
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valore e la forma delle figure musicali
Infatti, al segno ovale della semibreve, per ottenere una minima occorre
aggiungere una gamba; la semiminima ha in più la te sta piena; la
croma ha un taglio nella gamba; la semicroma due tagli, e così via.
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Il valore e la forma delle figure musicali
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La durata dei suoni e le figure musicali
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La durata dei suoni e le figure musicali
Essendo la prima e l'ultima nota di valore doppio rispetto alle altre, occorre
rappresentarle diversamente, ad esempio sotto forma di pallini bianchi.
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La durata dei suoni e le figure musicali
In realtà, dato che si parla di rapporti tra le durate dei suoni, sarebbe
possibile rappresentare la melodia con figure musicali diverse.
L'unico vincolo è che la figura musicale utilizzata per i due suoni
estremi valga il doppio delle altre.
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Le pause
Le pause
Le pause
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Le pause
Per questo motivo i silenzi in musica vengono annotati con dei simboli
di durata, corrispondenti alle figure, chiamati pause. Le pause
conservano il nome ed il valore delle figure alle quali corrispondono.
Le pause
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Il prolungamento del suono: il punto
di valore
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Il prolungamento del suono: il punto
di valore
La legatura di valore è una linea curva che unisce due o più note di
uguale altezza. I valori delle note legate vengono sommati come a
formare un'unica nota.
Nel caso in cui siano legate tre o più note, viene posto un arco tra
ciascuna nota e quella successiva. 58
Il prolungamento del suono: la
legatura di valore
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Il prolungamento del suono: la corona
Il tempo musicale
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Il tempo musicale
Il tempo musicale
Il tempo musicale
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Il ritmo
Il ritmo
Ciò che differenzia il ritmo rispetto al tempo è che, mentre il tempo descrive
il fluire degli eventi (ad esempio lo scorrere delle ore), il ritmo ne scandisce
il ripetersi regolare (ogni 24 ore si ritorna all'ora di partenza).
Il ritmo
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Il ritmo
Il ritmo
Il ritmo
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I tipi di ritmo
I tipi di ritmo
I tipi di ritmo
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I tipi di ritmo
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I tipi di ritmo
I tipi di ritmo
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I tipi di ritmo
DANZE POPOLARI