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Sergio Leone
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Nel 1972 con Giù la testa è stato vincitore del David di Donatello per il miglior regista. Nel 1984 gli è
stato inoltre assegnato il David René Clair. Nel 1985 con C'era una volta in America ha vinto il Nastro
d'argento al regista del miglior film ed è stato candidato al Golden Globe per il miglior regista e al
David di Donatello per il miglior regista straniero. Il 9 ottobre 2014 gli è stato attribuito, alla
cerimonia del Premio America presso la Camera dei deputati, un premio speciale alla memoria dalla
Fondazione Italia USA.[3]
Indice
Biografia
Le origini e gli inizi
Gli anni cinquanta: i peplum e i primi lavori importanti
Gli anni sessanta: gli "spaghetti-western" e il successo
Gli anni settanta: i film negli USA
Gli anni ottanta: il ritorno in Italia
Gli ultimi progetti e la morte
Lo stile e la tecnica del western
Matrimonio
Influenza culturale
Curiosità su Sergio Leone
Filmografia
Regista e sceneggiatore
Assistente regista
Direttore della seconda unità
https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Leone 1/12
10/6/2021 Sergio Leone - Wikipedia
Sceneggiatore
Attore
Produttore esecutivo
Riconoscimenti
David di Donatello
Nastro d'argento
Giffoni Film Festival
Golden Globe
Premio BAFTA
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
Biografia
Studiò presso i lasalliani, su scelta della famiglia, che avversava l'organizzazione pubblica fascista
dell'educazione, dove proprio tra i banchi di scuola delle elementari conobbe uno tra i suoi futuri, più
stretti e celebri collaboratori: il compositore Ennio Morricone.[6] Non eccelso negli studi, si avvicinò
con interesse già da quegli anni alla Storia e all'Italiano[7]
Antifascista convinto, a quattordici anni decise di unirsi alla Resistenza, venendo però dissuaso dalla
madre.[7]
Appassionato fin da bambino al cinema statunitense[7] (adorava John Ford e Charlie Chaplin), Leone,
dopo le prime esperienze col padre Vincenzo, iniziò a lavorare nell'ambiente cinematografico già
all'età di diciotto anni.
Ebbe infatti una piccola parte, come comparsa, in Ladri di biciclette di Vittorio
De Sica, di cui fu per quel film assistente non retribuito[7]: quando i protagonisti Antonio e Bruno
vengono sorpresi a Porta Portese da un temporale si riparano sotto un cornicione dove arrivano anche
dei seminaristi stranieri tra cui Leone. Successivamente, Leone incomincerà a interessarsi del genere
peplum, basato su azioni eroiche ed epiche di soldati e imperatori sia greci sia romani.
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Nel 1949 il padre Vincenzo si ritira con la moglie Edvige al paese natio di Torella dei Lombardi: il
ventenne Sergio, iscrittosi all'università a giurisprudenza decide di restare a Roma e di lavorare nel
cinema, entrando in contatto con le conoscenze paterne nel mondo cinematografico.[7] (Carmine
Gallone, Mario Camerini e, soprattutto Mario Bonnard, che lo prende sotto la sua ala protettrice).
Valutò agli albori degli anni cinquanta il suo esordio alla regia, avendo scritto la sceneggiatura di un
film, mai prodotto, Viale Glorioso che ricalcava le tematiche espresse da Federico Fellini ne I vitelloni
del 1953. L'uscita di questo film convinse temporaneamente Leone ad abbandonare le velleità
registiche, dedicandosi all'aiuto regia.[7] I primi lavori di un certo rilievo lo videro prima come
assistente regista del padre in Il folle di Marechiaro, successivamente di Carmine Gallone e
Alessandro Blasetti, e poi dell'amico di famiglia Mario Camerini.[7] Ricoprì lo stesso ruolo o quello di
direttore della seconda unità (non accreditato) in alcune produzioni hollywoodiane di grande
importanza, girate agli studi di Cinecittà a Roma, nel periodo della cosiddetta Hollywood sul Tevere:
quelli degni di nota sono Quo vadis di Mervyn LeRoy (1951) e soprattutto il colossal Ben-Hur di
William Wyler (1959), vincitore di 11 Oscar, di cui Leone diresse la importante e spettacolare scena del
"duello delle quadrighe". Nel 1954 dirige il suo primo film da regista: il cortometraggio
documentaristico "Taxi... signore?". Nel 1959 subentra a Mario Bonnard, colpito da una malattia che
lo costrinse ad abbandonare il set (ma Leone racconterà poi che Bonnard in realtà "scappò a dirigere
il film 'Gastone', con Alberto Sordi, affidandogli la regia del film che stava abbandonando ed in cui lui
era stato imbarcato come aiuto regista"), alla regia di Gli ultimi giorni di Pompei, al quale aveva
collaborato alla sceneggiatura.
Tuttavia i titoli di apertura del film non riportano il suo nome ma solo quello di Bonnard. I produttori
affidarono lo sviluppo di una nuova opera cinematografica a Leone (che nel frattempo nel 1960 aveva
sposato Carla Ranalli, ballerina del Teatro dell'Opera di Roma), il quale sviluppò la stessa come una
ridicolizzazione del genere, pur restando fedele alla struttura di base. Da questo intento esordì alla sua
prima regia accreditata con Il colosso di Rodi (1961).[7] Grazie alla lunga esperienza, Leone riuscì a
produrre il film con un basso budget che sembrasse tanto spettacolare quanto un vero e proprio
kolossal di Hollywood. La vicenda, ambientata nell'isola di Rodi, aveva come protagonisti due amanti:
un viaggiatore e la figlia del re di Rodi, finanziatore della costruzione di un enorme gigante di bronzo
in grado di versare braci ardenti sui viaggiatori nemici che osavano avvicinarsi troppo all'isola. Questo
film rappresentò l'ultima esperienza nel genere peplum per Leone, che rifiutò le numerose proposte
successive dei produttori cinematografici per riprendere la tematica della sua prima regia.[7]
Nei primi anni sessanta, la richiesta di peplum si esaurì, anche se Leone, dopo un biennio di
collaborazioni alle sceneggiature di film del genere, dopo "Il colosso di Rodi", stava lavorando alla
preparazione del suo terzo peplum, o "film sandalone" (come lo chiamava egli stesso): "Le aquile di
Roma", una sorta di remake di "I sette samurai" in chiave peplum. In questo periodo a Leone fu
affidata la stesura della sceneggiatura di un western, tratto dall'omonimo romanzo western "The
Bounty Killer", di coproduzione italo-spagnola, avviata dall'ispanico José Gutiérrez Maesso e
sostenuta dall'italiana "Jolly Film" di Papi e Colombo. Ma l'opera di Leone fu bocciata da Maesso.
Nella primavera 1963 l'operatore Stelvio Massi ed il direttore della fotografia Enzo Barboni
incontrarono Sergio Leone al bar "Rosati" in piazza del Popolo. Gli dissero che avevano appena visto
al vicino cinema "Arlecchino" il film giapponese "La sfida del samurai", suggerendogli di farne un
western. Leone fu tra i primi pionieri di quello che divenne il genere preferito dal grande pubblico, il
western, dando addirittura vita ad un importante sottogenere di matrice italiana, noto con il nome di
spaghetti-western, il cui modello stilistico sarà proprio il primo western di Leone, Per un pugno di
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dollari del 1964, uno dei film più famosi del genere, che ricalca in gran parte la trama de La sfida del
samurai (in giapponese Yojimbo), film di Akira Kurosawa del 1961, come ammesso dallo stesso
Leone.[7]
Il regista giapponese accusò Leone di plagio, vincendo la causa legale e ottenendo come risarcimento i
diritti esclusivi di distribuzione di Per un pugno di dollari in Giappone, Corea del Sud e Taiwan,
nonché il 15% dello sfruttamento commerciale in tutto il mondo.[8]
L'esigenza di dedicarsi al nuovo genere nacque dalla crisi cinematografica dei primi anni sessanta e
dalla ricerca di Leone di forme narrative ispirate al cinema tedesco di genere in voga in quegli anni.
Non essendo un amante del genere originale statunitense, decise di lavorare sul gioco delle maschere,
ispirandosi alle opere di Carlo Goldoni.[7]
Basandosi su questi successi, nel 1968 Leone dirige quello che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere
il suo ultimo western, C'era una volta il West. Girato negli scenari della Monument Valley, in Italia e
in Spagna, il film risultò come una lunga, violenta e quasi "onirica" meditazione sulla mitologia del
West. Al soggetto collaborarono anche due altri grandi registi, Bernardo Bertolucci e Dario Argento;
quest'ultimo, all'epoca, era ancora quasi completamente sconosciuto. La sceneggiatura fu invece
scritta da Sergio Donati, insieme con Leone.
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Prima dell'uscita nelle sale, tuttavia, il film fu ritoccato e modificato dai responsabili dello studio
portando ad una versione accorciata, della durata di circa 165 minuti. La pellicola originale, con il
montaggio del regista che dura complessivamente circa 175 minuti, è stata riscoperta e rivalutata solo
anni dopo. Il film, insieme con Il buono, il brutto, il cattivo e C'era una volta in America, è
considerato tra i migliori del regista, ed è uno dei capisaldi del genere western.
Il riflesso di questo si trova in un film collettivo di controinformazione dello stesso anno 1971: "12
dicembre or document on Pinelli", in cui c'è la firma anche di Sergio Leone.
Nel frattempo Leone non rimase completamente inattivo: fondata col cognato Fulvio Morsella la casa
di produzione "RAFRAN Cinematografica" (acronimo dai nomi dei suoi tre figli: RAfaella, FRancesca,
ANdrea), avviò la produzione di due western "picareschi": il primo, con la regia di Tonino Valerii Il
mio nome è Nessuno con Terence Hill e Henry Fonda (dove Leone diresse — per sua stessa
ammissione — due sequenze del film, ma si fece accreditare solo come produttore esecutivo e
soggettista). Poi, con la regia di Damiano Damiani la pellicola Un genio, due compari, un pollo,
girandone (dopo l'abbandono del set da parte del regista) le scene iniziali (altre sequenze furono
girate da Giuliano Montaldo) e diventandone assieme a Claudio Mancini il produttore esecutivo.
Anche durante la lavorazione di questo film, il nome di Sergio Leone non fu accreditato nei titoli di
apertura.
Venne contattato dal regista Stanley Kubrick, che in quel periodo stava girando Barry Lyndon, che
voleva sapere come Leone fosse riuscito ad armonizzare musica e immagini nelle sequenze di "C'era
una volta il West", per poter replicare la stessa tecnica per il suo film[10].
Successivamente con la sua casa di produzione Rafran produsse anche Il gatto del 1977 di Luigi
Comencini e Il giocattolo del 1979 di Giuliano Montaldo.
All'inizio degli anni ottanta Leone fece produrre dalla Medusa due film di Carlo Verdone: Un sacco
bello (1980) e Bianco, rosso e Verdone (1981). Infatti il regista era molto amico del padre di Carlo,
Mario Verdone, noto critico di cinema, e come un padre Leone aiutò Carlo nella realizzazione dei suoi
primi due film, consigliandolo nelle scelte di regista.
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Dalla seconda metà degli anni sessanta fino agli anni ottanta
Sergio Leone lavorò per circa quindici anni a un proprio progetto
epico, questa volta incentrato sull'amicizia di due gangster ebrei a
New York: C'era una volta in America (1984), un'idea nata prima
ancora di C'era una volta il West. Il film ebbe grande successo di
pubblico e critica in tutto il mondo, tranne che negli USA in cui fu
proposta dalla produzione una versione ridotta nella durata (140
minuti anziché 220) e sconvolta nella struttura temporale. Il
rimontaggio dell'opera, fatto in ordine cronologico stravolgendo
l'impostazione originale dei flashback e flashforward, causò
dunque un flop sul mercato statunitense, anche se la versione Sergio Leone sul set di C'era una
volta in America (1984)
originale, proposta in Europa e quella proposta anni dopo sia in
VHS sia in DVD, riscosse grande apprezzamento.
Nel 2011 i figli di Sergio Leone hanno acquistato i diritti del film per l'Italia e hanno annunciato
un'opera di restauro della pellicola. L'operazione ha previsto anche l'aggiunta di 25 minuti di scene
eliminate, presenti nel primo montaggio realizzato dal regista, e il ripristino del doppiaggio originale.
La pellicola, restaurata dalla Cineteca di Bologna, è stata proiettata il 18 maggio 2012 al 65º Festival
di Cannes[11], con la presenza in sala di Robert De Niro, James Woods, Jennifer Connelly, Elizabeth
McGovern ed Ennio Morricone.[12] Il film in versione restaurata è stato proiettato al cinema dal 18 al
21 ottobre 2012 e dall'8 all'11 novembre 2012.[13]. È uscito in DVD e Blu-Ray il 4 dicembre 2012.
All'inizio del 1989 fondò la Leone Film Group, casa di produzione cinematografica.[14] Quando morì
era al lavoro su un progetto che avrebbe dovuto riguardare l'Assedio di Leningrado durante la
Seconda guerra mondiale. Il film avrebbe dovuto raccontare, oltre che le pagine più drammatiche
della guerra in Russia, una storia d'amore tra un giornalista statunitense e una ragazza russa, in un
ideale messaggio di pace fra le due superpotenze. L'URSS di Gorbačëv, in piena perestrojka, aveva già
concesso alla casa di produzione del regista un'autorizzazione di massima per le riprese sul suolo
sovietico, ma la morte di Leone fece sfumare tutto. Nel 2001 il regista Jean-Jacques Annaud si ispirò a
questo soggetto per Il nemico alle porte, trasferendo però l'azione nell'Assedio di Stalingrado.
Sergio Leone è stato anche regista di sette spot pubblicitari, come nel caso del primo, il premiatissimo
"Il diesel si scatena", girato nel 1981, su commissione della Publicis, per reclamizzare la Renault 18.[15]
Nel 2004 è stato reso pubblico dal figlio un lungo trattamento inedito, quasi una pre-sceneggiatura, di
una cinquantina di pagine, intitolato Un posto che solo Mary conosce, pubblicato poi in esclusiva
mondiale dal mensile di cinema italiano Ciak. Quest'ultimo progetto - scritto insieme a Luca Morsella
(suo aiuto-regista in C'era una volta in America) e a Fabio Toncelli (autore di documentari) - è l'unico
di cui rimane una stesura completa ed esauriente della trama e dei personaggi. Si trattava di un
progetto di un nuovo film western pensato per due grandi attori statunitensi (si parlò allora delle
stelle nascenti Richard Gere e Mickey Rourke).[16] Le vicende dei protagonisti si svolgono sullo sfondo
di un grande affresco storico, la Guerra di secessione americana, secondo le linee e le tematiche più
pure del cinema "leoniano"; il titolo richiama un verso dell'Antologia di Spoon River ("a secret none
but Mary knows") tratto dall'epitaffio di Francis Turner.
Sergio Leone morì il 30 aprile 1989, all'età di 60 anni, per un arresto cardiocircolatorio[17].
La salma del regista è sepolta nel piccolo cimitero del borgo di Pratica di Mare.[18][19]
https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Leone 6/12
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"Da C'era una volta il West in poi il sogno americano di Leone inventa una delle più entusiasmanti
avventure di emigrazione intellettuale di un europeo verso gli Stati Uniti degli ultimi cinquant'anni.
Lo sguardo si allarga e il regista, pur mantenendo la capacità analitica di scomposizione dell'azione e
di arresto del tempo, conquista il senso dello sguardo fordiano, il piacere di far cavalcare l'occhio
entro coordinate geografiche conosciute" (G. Brunetta[20]).
Matrimonio
Sergio Leone è stato sposato con Carla Ranalli per 29 anni, fino alla morte del regista. Lavorò anche
lei in ambito artistico: fu prima ballerina del Teatro dell'Opera di Roma e, in seguito, lavorò come
coreografa nel film "Il colosso di Rodi" diretto dal marito (mentre le coreografie del film "C'era una
volta in America" sono di Gino Landi). Dalla loro unione nacquero tre figli: Francesca, Raffaella ed
Andrea, gli ultimi due titolari e amministratori della casa di produzione Leone Film Group.[21][22]
Influenza culturale
Quentin Tarantino lo ha definito il primo regista post-moderno,[23] che ha influenzato numerosissimi
registi.[24]
Stanley Kubrick dichiarò che non avrebbe potuto realizzare Arancia meccanica, se non avesse visto Il
buono, il brutto, il cattivo.[25]
Per la sua importanza nello sviluppo del cinema, non solo per quel che riguarda il western, nel 1992
Clint Eastwood, regista e interprete de Gli spietati, inserì nei titoli di coda la dedica "A Sergio". Lo
stesso ha fatto undici anni dopo, nel 2003, Quentin Tarantino, nei titoli di Kill Bill: Volume 2. Grande
amante del cinema italiano e di Leone, secondo un aneddoto raccontato dallo stesso regista sul set de
Le iene del 1992, agli inizi della propria carriera, non conoscendo ancora tutti i termini tecnici
cinematografici era solito chiedere ai propri cameraman "give me a Leone", ovvero "datemi un
Leone", per avere uno di quei suggestivi primissimi piani sui dettagli, marchio di fabbrica del regista
romano.
Stephen King, nell’introduzione all’edizione del 2003 de La Torre Nera, una serie di romanzi di
genere fantastico (una commistione di fantasy, fantascienza, horror e western), indica tra le fonti Il
Signore degli Anelli e Il buono, il brutto, il cattivo. Scrive King: «Nel 1970 [...] , in una sala
cinematografica quasi deserta, vidi un film diretto da Sergio Leone. Si intitolava “Il buono, il brutto, il
cattivo” e prima ancora di essere arrivato a metà capii che quello che volevo scrivere era un romanzo
che contenesse il senso della ricerca e la magia di Tolkien, ma avesse come scenario il West quasi
assurdamente maestoso di Leone. [...] “Il buono, il brutto, il cattivo” è un film epico che rivaleggia con
“Ben Hur”».[26]
Nel 2013 il gruppo rap italiano Colle Der Fomento gli ha dedicato una canzone col titolo Sergio Leone.
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Filmografia
Regista e sceneggiatore
Il colosso di Rodi (1961)
Per un pugno di dollari (1964)
Per qualche dollaro in più (1965)
Il buono, il brutto, il cattivo (1966)
C'era una volta il West (1968)
Giù la testa (1971)
C'era una volta in America (1984)
Assistente regista
Il trovatore (1949)
La forza del destino (1949)
Taxi di notte, regia di Carmine Gallone (1950)
Il voto (1950)
Il brigante Musolino (1950)
I tre corsari (1952)
Il folle di Marechiaro, regia di Roberto Roberti (1952)
La tratta delle bianche, regia di Luigi Comencini (1952)
Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1953)
L'uomo, la bestia e la virtù (1953)
Frine, cortigiana d'Oriente (1953)
Tradita, regia di Mario Bonnard (1954)
Questa è la vita (1954)
La ladra (1955)
Mi permette, babbo! (1956)
Il maestro... (1957)
Afrodite, dea dell'amore, regia di Mario Bonnard (1958)
La legge mi incolpa (1959)
Il figlio del corsaro rosso (1959)
Gastone, regia di Mario Bonnard (1960),
Sodoma e Gomorra, regia di Robert Aldrich (1962)
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Sceneggiatore
Afrodite, dea dell'amore, regia di Mario Bonnard (1958)
Nel segno di Roma (1959)
Gli ultimi giorni di Pompei (1959)
Le sette sfide, regia di Primo Zeglio (1961)
Romolo e Remo (1961)
Le verdi bandiere di Allah, regia di Giacomo Gentilomo e Guido Zurli (1963)
Troppo forte (1986)
Attore
La bocca sulla strada, regia di Roberto Roberti (1941)
Ladri di biciclette, regia di Vittorio De Sica (1948) (non accreditato)
Milano miliardaria, regia di Marcello Marchesi e Vittorio Metz (1951) (non accreditato)
Il folle di Marechiaro, regia di Roberto Roberti (1952)
Hanno rubato un tram, regia di Aldo Fabrizi (1954)
Per qualche dollaro in più, regia di Sergio Leone (1965) (voce) (non accreditato)
Sai cosa faceva Stalin alle donne?, regia di Maurizio Liverani (1969)
Salvate Sad Hill, regia di Guillermo de Oliveira (2017) (immagini di repertorio)
Produttore esecutivo
Il mio nome è Nessuno (1973) (non accreditato) di Tonino Valerii
Un genio, due compari, un pollo (1975) (non accreditato) di Damiano Damiani
Il gatto (1977) di Luigi Comencini
Il giocattolo (1979) (non accreditato) di Giuliano Montaldo
Troppo forte (1986) (non accreditato) di Carlo Verdone
Seguì da vicino Carlo Verdone nella realizzazione dei film Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone, di
cui acquistò i diritti, per poi rivenderli alla Medusa Distribuzione.
Riconoscimenti
David di Donatello
1972 - Miglior regista per Giù la testa
1984 - David René Clair
1985 - Candidatura al Miglior regista straniero per C'era una volta in America
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Nastro d'argento
1985 - Nastro d'argento al regista del miglior film per C'era una volta in America
Golden Globe
1985 - Candidatura al Miglior regista per C'era una volta in America
Premio BAFTA
1985 - Candidatura al Miglior regista per C'era una volta in America
Note
1. ^ Sergio Leone | MYmovies, su mymovies.it. URL consultato il 12 febbraio 2014 (archiviato il 12 febbraio
2014).
2. ^ Sergio Leone | Monografie | Ondacinema, su ondacinema.it. URL consultato il 12 febbraio 2014
(archiviato il 22 febbraio 2014).
3. ^ Premio America - Edizione 2014, www.italiausa.org. URL consultato l'11 ottobre 2014 (archiviato il 15
ottobre 2014).
4. ^ Io, Sergio Leone, ingenuo e infantile come i bambini di viale Glorioso, www.repubblica.it. URL
consultato il 29 aprile 2018 (archiviato il 29 aprile 2018).
5. ^ Sergio Leone - ricordi di Roberto Leoni, su youtube.com. URL consultato il 29 aprile 2018 (archiviato il
31 gennaio 2021).
6. ^ Sky TG24, La storia: Morricone e Sergio Leone insieme alle elementari, su tg24.sky.it. URL
consultato il 7 luglio 2020 (archiviato il 7 luglio 2020).
7. Sergio Leone e Noël Simsolo, C'era una volta il cinema, Milano, Il Saggiatore, 1999.
8. ^ Marcello Garofalo, Tutto il cinema di Sergio Leone, Baldini & Castoldi, 1999, pp. 106, 107, 108,
ISBN 978-88-8089-698-2. URL consultato l'8 luglio 2020 (archiviato l'11 luglio 2020).
9. ^ Carlo Affatigado, Quando Sergio Leone rifiutò di dirigere il Padrino, su auralcrave.com.
10. ^ Bruno Ciccaglione, Barry Lyndon: lotta tra istinto e ragione come continuum nel cinema
kubrickiano, su re-movies.com.
11. ^ (EN) Once upon a time in America in a version that is 25 minutes longer, su festival-cannes.fr.
URL consultato il 19 maggio 2012 (archiviato il 22 febbraio 2014).
12. ^ "C'era una volta in America": De Niro commosso, su news.cinecitta.com. URL consultato il 25
maggio 2012 (archiviato l'8 aprile 2018).
13. ^ The Space Extra presenta: C'era Una Volta In America, su youtube.com. URL consultato il 14
settembre 2012 (archiviato il 30 giugno 2014).
14. ^ Leone Film Group si quota in borsa. Intervista ad Andrea, figlio di Sergio Leone. "Mio padre
sarebbe fiero", su huffingtonpost.it. URL consultato il 17 dicembre 2013. (archiviato il 22 gennaio 2014).
15. ^ Stéphane Pincas e Marc Loiseau. A History of Advertising. Colonia, Taschen, 2008. ISBN 978-3-
8365-0212-2.
16. ^ Sergio Leone scrisse un western per Rourke e Gere, in Corriere della Sera, 28 maggio 2004.
URL consultato il 12 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2015).
17. ^ Sergio Leone: il poeta della violenza, in La Stampa, 1º maggio 1989. URL consultato il 3 giugno 2020
(archiviato il 3 giugno 2020).
https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Leone 10/12
10/6/2021 Sergio Leone - Wikipedia
Bibliografia
Christopher Frayling, Sergio Leone. Danzando con la morte, Il Castoro Editore, 2002
Christopher Frayling C'era una volta in Italia. Il cinema di Sergio Leone, Cineteca Bologna, 2014
Marcello Garofalo, Tutto il cinema di Sergio Leone, Baldini&Castoldi, 1999
Maurizio Graziosi, "Sergio Leone", in catalogo del "Premio cinematografico Sergio Leone" di
Torella dei Lombardi, 2003
Roberto Donati, Il cinema di Sergio Leone, Falsopiano Editore, 2004
Francesco Mininni, Sergio Leone, Il Castoro Editore, 2007
Italo Moscati, Sergio Leone. Quando il cinema era grande, Lindau Editore, 2007
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, Morlacchi Editore, 2010
Diego Gabutti, C'era una volta in America. Un'avventura al saloon con Sergio Leone, Rizzoli,
1984.
Diego Gabutti, C'era una volta in America. Un'avventura al saloon con Sergio Leone, Milieu,
ristampa 2015, ISBN 978-88-98600-37-3.
Altri progetti
Wikiquote contiene citazioni di o su Sergio Leone
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Collegamenti esterni
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