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Gian Maria Volonté

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Gian Maria Volonté (Milano, 9 aprile 1933 – Florina, 6 dicembre
1994) è stato un attore italiano.

Interprete versatile e incisivo, Volonté è spesso annoverato fra i


migliori attori della storia del cinema, non solo italiano,[1][2] venendo
ricordato per il mimetismo, la presenza magnetica e la recitazione
matura. Il regista Francesco Rosi disse di lui che «rubava l'anima ai
suoi personaggi».[2] Conseguita una certa fama internazionale
ricoprendo il ruolo del cattivo negli spaghetti western di Sergio
Leone, divenne in seguito l'attore-simbolo del cinema d'impegno Gian Maria Volonté
civile,[3] raggiungendo i vertici delle sue capacità interpretative sotto
la regia di Francesco Rosi, Elio Petri e Giuliano Montaldo. Come
regista, realizzò documentari di stampo politico.[2]

Indice
Biografia
Le origini
Gli esordi: il teatro e la televisione
Il cinema
Vita privata
Attività politica
Archivio
Filmografia
Attore
Cinema
Televisione
Regista
Sceneggiatore
Prosa radiofonica Rai
Riconoscimenti
Omaggi
Doppiatori italiani
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni

Biografia

Le origini
Gian Maria Volonté nacque a Milano il 9 aprile 1933 ma crebbe a Torino. Il fratello minore Claudio fu
anch'egli attore, conosciuto col nome d'arte di Claudio Camaso. Il padre Mario era un militare fascista
originario di Saronno, in provincia di Varese, che nel 1944 fu al comando della Brigata nera di Chivasso[3],
mentre la madre Carolina Bianchi apparteneva a una benestante famiglia di industriali milanesi[4].

Il futuro attore trascorre l'ultima parte della sua infanzia in condizioni difficili per via della precaria
situazione familiare, causata innanzitutto dall'arresto del padre. Mario Volonté fu condannato dalla I Sezione
Speciale della Corte di Assise di Torino «per avere nella sua qualità di comandante delle brigate nere,
durante l'occupazione tedesca, favorito le operazioni militari del nemico ordinando e partecipando a
rastrellamenti di elementi del movimento di resistenza nei quali furono commessi molti omicidi e rapine».[5]
Causò la morte di una persona durante il rastrellamento di Rondissone e di altre due nei pressi di Verolengo.
Carolina, la madre, cercò di fronteggiare la crisi, affittando le camere di casa e vendendo oggetti di valore.
Mario, condannato a trent'anni di reclusione, ne scontò meno di otto, dal novembre 1946 all'agosto 1954.
Tornò in carcere nell'aprile del 1960 per espiare due anni di reclusione per omicidio colposo. Liberato per
motivi di salute, nel 1961 morì a Torino di cancro ai polmoni.[6]

Volonté abbandonò gli studi a quattordici anni e decise di trovare un impiego per aiutare la madre. Nel
1950, dopo alcuni mesi in Francia come raccoglitore di mele, tornò in Italia e cominciò a frequentare lo
Studio Drammatico Internazionale I Nomadi di Edoardo Maltese. In questo periodo si appassionò a Camus
e Sartre.[4]

Gli esordi: il teatro e la televisione


Nel 1951, a 17 anni, iniziò come attore di teatro a Torino nella compagnia I Nomadi di Edoardo Maltese, e
poco più tardi si unì alla compagnia teatrale itinerante I carri di Tespi.[2][3] Nel 1954, si trasferì
definitivamente a Roma dove frequentò l'Accademia nazionale d'arte drammatica, e dove si fece notare
come "giovane di grande talento"[4]; suo maestro era Orazio Costa.[2] Nel 1957 Volonté ebbe la prima
esperienza televisiva recitando in Fedra[7] (tratto dall'omonima tragedia di Jean Racine), accanto a una delle
signore della scena italiana, Diana Torrieri.

Nella stagione 1958-1959 fu nella compagnia del Teatro Stabile di Trieste; a Trieste entrò in contatto col
gruppo La Cantina, una sorta di teatro-off divenuto nel tempo una fucina di aggiornamento teatrale, di
reazione alla tradizione e al conformismo. Proprio alla Cantina mise in scena la prima rappresentazione
italiana de L'ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett.

Sempre nel 1959 recitò negli sceneggiati televisivi L'idiota, tratto dall'omonimo romanzo di Fëdor
Dostoevskij, e Caravaggio. Nel 1960 l'incontro teatrale più significativo per Volonté fu quello con la
compagnia degli Attori Associati, gruppo di cui facevano parte Giancarlo Sbragia, Enrico Maria Salerno e
Ivo Garrani. Con loro recitò in Quarta Era, in Romeo e Giulietta di William Shakespeare, nel 1963 in La
buona moglie di Carlo Goldoni e in Sacco e Vanzetti di Mino Roli e Luciano Vincenzoni, dove interpretava
Nicola Sacco; dieci anni dopo nella trasposizione cinematografica di Giuliano Montaldo avrebbe invece
interpretato Bartolomeo Vanzetti. Nel 1963 recitò nel film televisivo Il taglio del bosco, tratto dall'omonimo
racconto di Carlo Cassola.

Nel 1964 cercò di portare in scena in un teatrino di Roma, in via Belsiana, Il Vicario di Rolf Hochhuth, che
aveva già suscitato scandalo a Berlino in occasione della sua prima rappresentazione mondiale. Il testo
denunciava i rapporti tra la Chiesa cattolica (in particolare Pio XII) e il regime nazista: la rappresentazione
fu però impedita dalla polizia per pretestuosi motivi di ordine pubblico e, in seguito alle proteste di una parte
della stampa, ci si appellò alla violazione di un articolo del Concordato. La determinazione militante di
Volonté ebbe tuttavia la meglio: reso impossibile l'allestimento teatrale, Il Vicario venne presentato in forma
di lettura drammatica nei locali della Libreria Feltrinelli.

Nel 1965 partecipò nel ruolo di Radek all'episodio Una vita in gioco della serie televisiva Le inchieste del
commissario Maigret, con Gino Cervi e Andreina Pagnani.

Il cinema
Nel 1960 Gian Maria Volonté esordì sul grande schermo con Sotto
dieci bandiere di Duilio Coletti. Nel 1961 recitò, ricoprendo parti
marginali, in due film del genere peplum/fantascientifico: Antinea,
l'amante della città sepolta di Edgar G. Ulmer e Giuseppe Masini e
Ercole alla conquista di Atlantide di Vittorio Cottafavi. Ottenne
però una parte anche in due opere di livello: A cavallo della tigre di
Luigi Comencini e La ragazza con la valigia di Valerio Zurlini. In
questi anni lavorò anche come doppiatore: per esempio è sua la Un uomo da bruciare (1962) di
voce del protagonista di Banditi a Orgosolo e di Roger Hanin in La Valentino Orsini e i fratelli Taviani

marcia su Roma.

Il suo primo ruolo da protagonista fu quello del sindacalista Salvatore Carnevale in Un uomo da bruciare,
di Valentino Orsini e degli esordienti fratelli Taviani. Presentato nel 1962 alla Mostra del cinema di Venezia
in una rassegna informativa, Un uomo da bruciare ebbe un'ottima accoglienza da parte della critica e
ottenne una menzione della giuria come opera prima, ma ebbe una distribuzione tardiva e discontinua solo
un anno dopo e pertanto Volonté rimase "nell'ombra". Anche alla Mostra di Venezia 1963 fu presente come
protagonista in un'opera prima: ne Il terrorista, ambientato in Veneto durante la resistenza, interpretava la
figura del partigiano Otello Pighin sotto la regia di Gianfranco De Bosio. Il film ottenne il Premio della
critica italiana e il Premio Città di Venezia.

Lo stesso anno un giovane Sergio Leone, che aveva all'attivo un solo lungometraggio anche se aveva a
lungo lavorato come assistente e come regista di seconda unità, volle tentare la produzione di un western e
affidò a Volonté il ruolo del letale trafficante di alcolici Ramón Rojo. Il film esordì a Firenze nel settembre
1964 con il titolo Per un pugno di dollari; nei titoli e sulle locandine utilizzava dei nomi che rimandavano al
cinema americano per evitare la sfiducia del pubblico in un prodotto "nostrano". Volonté accettò suo
malgrado di essere ribattezzato John Wells e non si rese conto dell'importanza che avrebbe avuto in seguito
la pellicola. Dopo i primi giorni di proiezione il film cominciò ad attirare spettatori, sia grazie al passaparola,
sia grazie a una astuta campagna promozionale che faceva leva sulle scene più sanguinarie: in tre mesi
incassò quattrocento milioni di lire, che alla fine della distribuzione arrivarono a tre miliardi, diventando il
capostipite del genere spaghetti-western.

Il primo vero successo popolare arrivò tuttavia con il ruolo di Michelangelo Buonarroti, nello sceneggiato di
Silverio Blasi realizzato dalla Rai sempre nel 1964 per celebrare il quarto centenario dalla morte del grande
artista. Il regista Blasi aveva imposto alla Rai la scelta di Volonté contro il parere dei funzionari dell'epoca,
che lo avevano depennato dalle produzioni TV dopo il suo abbandono di Delitto e castigo in seguito a
divergenze con il regista Anton Giulio Majano. A questo sceneggiato partecipò, in un ruolo minore, anche il
fratello Claudio Volonté.

Con un consistente aumento del cachet e con maggiori mezzi produttivi, Volonté ritornò nel 1965 a lavorare
con Leone in Per qualche dollaro in più in cui interpretava El Indio, il sadico criminale tossicodipendente:
l'interpretazione lo consacrò definitivamente al grande pubblico rendendolo, di fatto, il perfetto cattivo del
genere. Volonté interpreterà altri film appartenenti al filone degli spaghetti-western, come Quién sabe?
(1966), di Damiano Damiani, e Faccia a faccia (1967), di Sergio Sollima, al fianco di Tomas Milian che
ritroverà l'anno successivo in Banditi a Milano di Carlo Lizzani.

Sempre nel 1966 partecipò a un altro film di grande successo, L'armata Brancaleone, diretto da Mario
Monicelli, per poi affiancare Enrico Maria Salerno e Anouk Aimée in Le stagioni del nostro amore diretto
da Florestano Vancini. Nel 1967 fu scelto da Elio Petri per il ruolo del prof. Laurana in A ciascuno il suo,
liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. Il film, presentato in concorso al Festival di
Cannes 1967, segna l'inizio del suo sodalizio artistico con il regista Petri e lo sceneggiatore Ugo Pirro.

Nell'autunno 1967 Silverio Blasi, dopo il successo di Michelangelo, rivolle Volonté per il ruolo televisivo di
Caravaggio, ma la messa in onda dello sceneggiato subì alcuni interventi di censura da parte dei funzionari
Rai, ai quali Blasi e Volonté reagirono presentando alla magistratura un'istanza di sequestro. Le polemiche
suscitate fecero sì che l'attore non fosse più convocato in televisione per oltre sedici anni, fino al 1982.

Il 1968 si apre con l'uscita de I sette fratelli Cervi, film in cui per la quarta volta Gian Maria Volonté
interpretava un personaggio della Resistenza. Il film ebbe una distribuzione scarsa e discontinua, al
contrario del successivo Banditi a Milano diretto da Carlo Lizzani e ispirato alle vicende della banda
Cavallero che solo pochi mesi prima aveva seminato il terrore nel nord Italia. Il film, concepito come un
instant movie, ebbe un tempo di preparazione molto breve e un copione che veniva modificato e plasmato
nel corso delle riprese. I nomi dei personaggi furono cambiati ma gli esterni del film furono, in gran parte,
gli stessi in cui erano realmente avvenuti i fatti. Cimentandosi per la prima volta nell'interpretazione
realistica di un personaggio vivente e di recente attualità, Gian Maria Volonté ottenne numerosi
riconoscimenti, tra cui il Globo d'oro dell'Associazione Stampa Estera. Il film ebbe un ottimo successo
commerciale e anticipò il filone del cinema poliziottesco. Sempre sotto la direzione di Lizzani, nello stesso
anno girò in Bulgaria L'amante di Gramigna e, spostatosi in Maremma, Sotto il segno dello scorpione con i
fratelli Taviani. Il 1968 fu un anno intenso per il suo lavoro d'attore, ben sei film girati da protagonista: le
sue quotazioni erano al massimo anche se qualche volta, per stima verso un regista o per il particolare
interesse verso un copione, si accontentava di una paga ridotta.

Convocato dalla produttrice Marina Cicogna, aveva firmato un contratto per il ruolo di Max in Metti, una
sera a cena. Il compenso sarebbe stato il più alto finora ricevuto, 60 milioni di lire, per una commedia di
ambientazione alto-borghese che avrebbe segnato una rottura netta nel suo percorso cinematografico fatto di
ruoli impegnati e spesso apertamente "schierati". Dopo il primo giorno di prove, l'attore rinunciò alla parte e
restituì l'anticipo, ma la produzione lo citò ugualmente in giudizio per aver bloccato l'inizio delle riprese
nell'attesa di trovare un altro attore. Bersagliato dalla stampa e dalle associazioni di categoria, prima fra tutte
l'ANICA, Volonté ebbe in seguito modo di precisare la sua posizione e rivelò di aver anche rinunciato a un
contratto più vantaggioso (quattro film in due anni con Dino De Laurentiis) per il timore di farsi
strumentalizzare da persone che perseguono soltanto i propri interessi.

La controversia con Marina Cicogna si risolse proprio grazie alla disponibilità di quest'ultima, che legò
Volonté a un nuovo contratto che prevedeva tre film: uno diretto da Jean-Pierre Melville (I senza nome) e
due diretti da Elio Petri, il primo dei quali diede all'attore la possibilità di realizzare la sua più celebre
interpretazione in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, una pellicola a sfondo politico-
giudiziario che, oltre al grandissimo successo di pubblico, ottenne riconoscimenti in Italia e all'estero, tra i
quali l'Oscar 1971 come miglior film straniero.

Ottenuta la notorietà (Felice Laudadio lo definì "il più grande attore


italiano del suo tempo" [8]), continuò a dedicarsi a un tipo di cinema
politicamente impegnato, recitando nel corso degli anni settanta in
film come Uomini contro (1970), tratto liberamente dal romanzo
autobiografico Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu, e Il caso
Mattei (1972), entrambi di Francesco Rosi, nonché in Sacco e
La classe operaia va in paradiso Vanzetti (1971) e Giordano Bruno (1973) di Giuliano Montaldo, La
(1971) di Elio Petri classe operaia va in paradiso di Elio Petri (1971) e Sbatti il mostro
in prima pagina di Marco Bellocchio (1972). Soprattutto con Petri
e con Rosi, Volonté ebbe modo di esprimere in piena libertà il suo
talento, dando vita a una miriade di "uomini illustri" rappresentanti una dura critica alla classe dirigente
dell'epoca, divenendo quindi un punto di riferimento del cinema d'impegno civile. Alla sua carriera d'attore
Volonté affiancò un intenso attivismo politico portando avanti numerose battaglie, manifestazioni e scioperi
per i diritti dei lavoratori[4] e partecipando alla realizzazione dei Documenti su Giuseppe Pinelli (1970).

Verso la fine degli anni settanta Volonté ebbe un breve periodo di crisi a causa dell'insuccesso di Todo modo
(1976), grottesco film di denuncia sugli intrighi della Democrazia Cristiana, tratto dall'omonimo romanzo di
Sciascia. Il film sancisce la fine del cinema politico italiano e segna la rottura tra Petri e Volonté. Diretto
nuovamente da Rosi, ritrovò il successo con Cristo si è fermato a Eboli (1979), tratto dall'omonimo
romanzo di Carlo Levi, che ricevette diversi premi nazionali e internazionali, tra cui due David di
Donatello, il Gran Premio al Festival di Mosca nel 1979 e il BAFTA al miglior film non in lingua inglese
nel 1983, prima pellicola a ricevere questo riconoscimento.

Sempre negli anni settanta, a Volonté fu proposto di prendere parte a tre importanti film: Il padrino di
Francis Ford Coppola,[9] Novecento di Bernardo Bertolucci e Padre padrone dei fratelli Taviani,[10][11] ma
non vi partecipò; precedentemente alla proposta fattagli per Novecento, aveva invece accettato il ruolo in
Actas de Marusia - Storia di un massacro di Miguel Littín.[1]

Negli anni ottanta Volonté riprese la propria attività attoriale con film come La morte di Mario Ricci di
Claude Goretta (1983), Il caso Moro di Giuseppe Ferrara (1986) e Cronaca di una morte annunciata
sempre di Rosi (1987). Negli anni novanta abbandonò il cinema italiano dopo aver recitato in Porte aperte
di Gianni Amelio (1990) e in Una storia semplice di Emidio Greco (1991), per cui venne premiato con il
Leone d'oro alla carriera al Festival di Venezia. Entrambi questi ultimi film furono liberamente tratti dagli
omonimi romanzi di Leonardo Sciascia. In quel periodo Volonté
entrò in una profonda crisi depressiva e lavorò in un paio di
pellicole poco note: Funes, un gran amor (1992) di Raúl de la
Torre e Il tiranno Banderas (1993) di José Luis García Sánchez.

Dopo aver accettato una parte di rilievo nel film Lo sguardo di


Ulisse di Theo Angelopoulos, il 6 dicembre 1994 Volonté morì
improvvisamente durante le riprese, all'età di 61 anni, a causa di un Il caso Moro (1986) di Giuseppe
Ferrara
infarto. Venne sostituito da Erland Josephson e il film fu dedicato
alla sua memoria. Il suo funerale laico si svolse a Velletri, dove
risiedeva. Le sue spoglie riposano, come da sua volontà, sotto un albero nel piccolo cimitero de La
Maddalena, in Sardegna.

Vita privata
È stato sposato con Tiziana Mischi e, dall'agosto del 1983, con Armenia Balducci, sceneggiatrice e regista
cinematografica, già sua compagna dal 1968. Nella sua vita sentimentale sono entrate anche le attrici Carla
Gravina, da cui ha avuto la figlia Giovanna, e Angelica Ippolito,[2] figlioccia di Eduardo De Filippo, con cui
visse gli ultimi dieci anni. Si racconta che ebbe una brevissima relazione con Mireille Darc.

Attività politica
Volonté è stato iscritto al Partito Comunista Italiano fino al 1977. Il 16 giugno 1975 venne eletto consigliere
regionale del Lazio, con ventiseimila voti, ma soltanto sei mesi più tardi decise di dimettersi: «[...] Mi
accorsi che esisteva un baratro tra il mio bisogno di comunismo e la carriera politica che loro mi
proponevano. Volevano fare di me un funzionario, un animale politico invischiato nella partitocrazia: io
avevo bisogno di ricerca, di critica, di democrazia. Ho capito che stavo perdendo la mia identità e ho scelto
il rapporto con me stesso».[12]

Nel 1981 aiutò l'amico Oreste Scalzone, militante di Autonomia Operaia, a sfuggire al mandato di cattura
emesso contro di lui in relazione al cosiddetto Processo 7 aprile, scortandolo clandestinamente con la sua
barca in Corsica; di lì, dopo aver fatto scalo in Danimarca, Scalzone si rifugiò in Francia.[13]

Volonté fu poi candidato dal Partito Democratico della Sinistra in occasione delle elezioni politiche del 1992
nella circoscrizione Roma-Viterbo-Latina-Frosinone, risultando secondo dei non eletti[14].

Archivio
L’archivio personale di Gian Maria Volonté è conservato a Torino presso l’Archivio Storico del Museo
Nazionale del Cinema.

Filmografia

Attore

Cinema
Sotto dieci bandiere, regia di Duilio Coletti (1960)
La ragazza con la valigia, regia di Valerio Zurlini (1961) Il terrorista (1963) di Gianfranco de
Bosio
Antinea, l'amante della città sepolta, regia di Edgar G.
Ulmer e Giuseppe Masini (1961)
Ercole alla conquista di Atlantide, regia di Vittorio
Cottafavi (1961)
A cavallo della tigre, regia di Luigi Comencini (1961)
Un uomo da bruciare, regia di Valentino Orsini, Paolo e
Vittorio Taviani (1962)
Le quattro giornate di Napoli, regia di Nanni Loy (1962)
Il peccato, regia di Jordi Grau (1963)
Il terrorista, regia di Gianfranco De Bosio (1963)
Per un pugno di dollari, regia di Sergio Leone (1964)
Il magnifico cornuto, regia di Antonio Pietrangeli (1964)
Per qualche dollaro in più, regia di Sergio Leone (1965)
Svegliati e uccidi, regia di Carlo Lizzani (1966) Per un pugno di dollari (1964) di
Le stagioni del nostro amore, regia di Florestano Vancini Sergio Leone
(1966)
L'armata Brancaleone, regia di Mario Monicelli (1966)
La strega in amore, regia di Damiano Damiani (1966)
Quién sabe?, regia di Damiano Damiani (1966)
A ciascuno il suo, regia di Elio Petri (1967)
Faccia a faccia, regia di Sergio Sollima (1967)
I sette fratelli Cervi, regia di Gianni Puccini (1968)
Banditi a Milano, regia di Carlo Lizzani (1968)
Summit, regia di Giorgio Bontempi (1968) L'armata Brancaleone (1966) di Mario
Monicelli
L'amante di Gramigna, regia di Carlo Lizzani (1968)
Sotto il segno dello scorpione, regia di Paolo e Vittorio
Taviani (1969)
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto,
regia di Elio Petri (1970)
Uomini contro, regia di Francesco Rosi (1970)
Vento dell'est (Le vent d'est), regia di Jean-Luc Godard
(1970) Quién sabe? (1966) di Damiano
I senza nome (Le cercle rouge), regia di Jean-Pierre Damiani
Melville (1970)
Documenti su Giuseppe Pinelli, regia di Elio Petri e Nelo
Risi (1970)
Sacco e Vanzetti, regia di Giuliano Montaldo (1971)
La classe operaia va in paradiso, regia di Elio Petri
(1971)
Il caso Mattei, regia di Francesco Rosi (1972)
L'attentato (L'attentat), regia di Yves Boisset (1972)
Sbatti il mostro in prima pagina, regia di Marco A ciascuno il suo (1967) di Elio Petri
Bellocchio (1972)
Lucky Luciano, regia di Francesco Rosi (1973)
Giordano Bruno, regia di Giuliano Montaldo (1973)
Il sospetto, regia di Francesco Maselli (1975)
Musica per la libertà, regia di Luigi Perelli (1975)
Todo modo, regia di Elio Petri (1976)
Actas de Marusia - Storia di un massacro (Actas de
Marusia), regia di Miguel Littín (1976) Faccia a faccia (1967) di Sergio
Io ho paura, regia di Damiano Damiani (1977) Sollima
Cristo si è fermato a Eboli, regia di Francesco Rosi
(1979)
Ogro (Operación Ogro), regia di Gillo Pontecorvo (1979)
Stark System, regia di Armenia Balducci (1980)
La storia vera della signora dalle camelie, regia di Mauro
Bolognini (1981)
La morte di Mario Ricci (La mort de Mario Ricci), regia di
Claude Goretta (1983)
Il caso Moro, regia di Giuseppe Ferrara (1986) I sette fratelli Cervi (1968) di Gianni
Puccini
Cronaca di una morte annunciata, regia di Francesco
Rosi (1987)
Un ragazzo di Calabria, regia di Luigi Comencini (1987)
L'opera al nero (L'oeuvre au noir), regia di André
Delvaux (1988)
Pestalozzis Berg, regia di Peter von Gunten (1989)
Tre colonne in cronaca, regia di Carlo Vanzina (1990)
Porte aperte, regia di Gianni Amelio (1990)
Una storia semplice, regia di Emidio Greco (1991) Indagine su un cittadino al di sopra di
Funes, un gran amor, regia di Raoul de la Torre (1992) ogni sospetto (1970) di Elio Petri
Il tiranno Banderas (Tirano Banderas), regia di José Luis
García Sánchez (1993)

Televisione
Fedra - film TV, regia di Sandro Bolchi (1957)
La foresta pietrificata, regia di Franco Enriquez (1959)
Saul - film TV, regia di Claudio Fino (1959)
Uomini contro (1970) di Francesco
L'idiota - miniserie TV, regia di Giacomo Vaccari (1959) Rosi
La Pisana - miniserie TV, regia di Giacomo Vaccari
(1960)
Antonio e Cleopatra, di William Shakespeare, regia di
Franco Enriquez, trasmesso il 24 febbraio 1961
Ifigenia in Aulide - film TV, regia di Giacomo Colli (1962)
Zio Vanja, di Anton Cechov - film TV, regia di Claudio
Fino, trasmesso il 13 aprile 1962
La foresta, di Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij, regia di
Edmo Fenoglio, trasmesso il 14 gennaio 1963
Sacco e Vanzetti (1971) di Giuliano
Il taglio del bosco - film TV, regia di Vittorio Cottafavi Montaldo
(1963)
Vita di Michelangelo - miniserie TV, regia di Silverio
Blasi (1964)
Le inchieste del commissario Maigret - serie TV,
episodio 1x04 Una vita in gioco (1965)
La strada più lunga - film TV, regia di Nelo Risi (1965)
Caravaggio - miniserie TV, regia di Silverio Blasi (1967)
La certosa di Parma - miniserie TV, regia di Mauro
Bolognini (1982)
Il caso Mattei (1972) di Francesco
Rosi
Regista
Reggio Calabria (1972), documentario
La tenda in piazza (1972), documentario

Sceneggiatore
Stark System, regia di Armenia Balducci (1980)
Lucky Luciano (1973) di Francesco

Prosa radiofonica Rai Rosi

La rosa rossa, regia di Ugo Amodeo, tratto dall'omonimo


romanzo di Pier Antonio Quarantotti Gambini, trasmessa
nel settembre-ottobre 1959.[15]
La congiura, tragedia in 2 tempi di Giorgio Prosperi,
regia di Luigi Squarzina, trasmessa il 28 febbraio 1961

Riconoscimenti Giordano Bruno (1973) di Giuliano


Montaldo
Premio Vittorio De Sica
1990 – Premio attore Cinema italiano

David di Donatello
1970 – miglior attore protagonista – Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
1987 – Candidatura miglior attore protagonista – Il caso Moro
1990 – miglior attore protagonista – Porte aperte
1992 – Candidatura miglior attore protagonista – Una storia semplice

Nastro d'argento
1963 – Candidatura migliore attore non protagonista
– Le quattro giornate di Napoli
1965 – Candidatura migliore attore non protagonista
– Per un pugno di dollari
1968 – migliore attore protagonista – A ciascuno il
suo
1969 – Candidatura migliore attore protagonista –
Banditi a Milano Il sospetto (1975) di Francesco
1971 – migliore attore protagonista – Indagine su un Maselli
cittadino al di sopra di ogni sospetto
1972 – Candidatura migliore attore protagonista – La
classe operaia va in paradiso
1974 – Candidatura migliore attore protagonista –
Giordano Bruno
1989 – migliore attore protagonista – L'opera al nero
(L'oeuvre au noir)
1991 – Candidatura migliore attore protagonista –
Porte aperte

Globo d'oro
1968 – miglior attore – A ciascuno il suo, Banditi a
Milano e I sette fratelli Cervi
1970 – miglior attore – Indagine su un cittadino al di
sopra di ogni sospetto
1972 – miglior attore – La classe operaia va in
paradiso
1987 – miglior attore – Il caso Moro Todo modo (1976) di Elio Petri
1990 – miglior attore – Porte aperte

Grolla d'oro
1968 – miglior attore – Banditi a Milano
1970 – miglior attore – Indagine su un cittadino al di
sopra di ogni sospetto
1991 – miglior attore – Una storia semplice
1998 – Premio alla carriera (postumo)
Cristo si è fermato a Eboli (1979) di
Mostra del cinema di Venezia Francesco Rosi

1987 – Premio Pasinetti – Un ragazzo di Calabria


1991 – Leone d'oro alla carriera

Festival di Cannes
1972 – Menzione speciale – "Per la sua
interpretazione" – La classe operaia va in paradiso e
Il caso Mattei
1983 – Prix d'interprétation masculine – La morte di
Mario Ricci (La mort de Mario Ricci)
Ogro (1979) di Gillo Pontecorvo
Festival di Berlino
1987 – Orso d'argento per il miglior attore – Il caso
Moro

European Film Awards


1990 – Premio speciale della Giuria – Porte aperte

Laceno d'oro
Un ragazzo di Calabria (1987) di Luigi
1968 – miglior attore – I sette fratelli Cervi
Comencini
1986 – Targa speciale – "Per la sua interpretazione"
– Il caso Moro

Golden Sacher Awards


1990 – Golden Sacher – Tre colonne in cronaca

Joseph Plateau Award


1988 – Joseph Plateau Award – L'opera al nero
(L'oeuvre au noir)
L'opera al nero (1988) di André
EuropaCinema Delvaux

1988 – miglior attore – L'opera al nero (L'oeuvre au


noir)

Taormina film fest


1977 – miglior attore – Io ho paura

Semana Internacional de Cine de Valladolid


1993 – miglior attore – Il tiranno Banderas (Tirano Porte aperte (1990) di Gianni Amelio
Banderas)

Rimini Film Festival


1984 – Premio Onorario

Giffoni Film Festival


1991 – François Truffaut Award

Festival internazionale del film di Locarno


1990 – Pardo d'onore Una storia semplice (1991) di Emidio
Greco

Omaggi
Nel 2004, per il decennale della scomparsa, la città di Roma gli ha dedicato una via nel
quartiere nuovo Casale di Nei.
Nel 2009 e nel 2010 il Bif&st di Bari assegna un Premio intitolato a Gian Maria Volonté per il
miglior attore protagonista. Nel 2014 gli viene dedicata l'intera rassegna.
La Provincia di Roma ha intitolato all'attore scomparso la scuola di formazione istituita nel
campo della cinematografia.
Nel 2012 l'amministrazione comunale di Velletri intitola a "Gian Maria Volonté" il teatro
comunale, già Teatro Artemisio, ristrutturato e riaperto dopo 25 anni.
Dal 2003, ogni anno a La Maddalena si tiene la rassegna cinematografica La valigia
dell'attore, interamente dedicata alla memoria di Volonté[16].
Nel 2014 viene pubblicata la graphic novel Gian Maria Volonté, edita dalla casa editrice
Becco Giallo.
Nel 2016 Torino dedica una piazza (tra Via Osasco e Via Spalato) a Gian Maria Volonté.

Doppiatori italiani
All'inizio della sua carriera, come tanti altri attori italiani, Volonté è stato più volte doppiato. Nello specifico,
da:

Nando Gazzolo in Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più


Antonio Guidi in Le stagioni del nostro amore, Summit
Gianfranco Bellini in Sotto dieci bandiere
Carlo Giuffré in Ercole alla conquista di Atlantide

Note
1. Gian Maria Volonté anniversario, a 20 anni dalla morte dell'attore un ricordo con le sue 10
migliori interpretazioni (VIDEO), su HuffPost, 3 dicembre 2014. URL consultato il 27 maggio 2015
(archiviato il 15 luglio 2015).
2. Enrico Lancia e Roberto Poppi, 2003, p. 283.
3. Carlo Gaudio, 2014.
4. Documentario Un attore contro: Gian Maria Volonté, regia di Ferruccio Marotti.
5. ^ Archivio di Stato di Torino, Corte d'Assise di Torino, Sezione Speciale, Fascicolo 191,
Salone U, Scaffale 21 e seguenti - Sentenza contro Mario Volonté, 27 novembre 1946.
6. ^ Mirko Cazzopoli, 2018.
7. ^ Maria Letizia Compatangelo, La Maschera e il video.
8. ^ Felice Laudadio, Gian Maria Volonté, un volto, una voce e le mille maschere dell'attore
(PDF) , in Cinecittà, n. 06, 2001, pp. 150-159.
9. ^ Copia archiviata, su corriere.it. URL consultato il 16 gennaio 2021 (archiviato il 22 gennaio 2021).
10. ^ Volonté ritorna sui teleschermi, in Stampa Sera, 15 settembre 1976, p. 15. URL consultato il 30
luglio 2015 (archiviato il 21 settembre 2015).
11. ^ La Rai con due film al festival di Cannes, in La Stampa, 26 aprile 1977, p. 6. URL consultato il
30 luglio 2015 (archiviato il 21 settembre 2015).
12. ^ Lauretta Colonnelli, Bella carriera, è stata tutta una fuga, in L'Europeo, 13 agosto 1983.
13. ^ Scalzone: "Mi fece scappare dall'Italia", in la Repubblica, 7 dicembre 1994. URL consultato il
4 gennaio 2020 (archiviato il 4 gennaio 2020).
14. ^ Camera 05/04/1992 Area ITALIA Circoscrizione ROMA-VITERBO-LATINA-FROSINONE -
PD, su Archivio storico del Ministero degli Interni. URL consultato il 7 giugno 2020 (archiviato il 24
dicembre 2017).
15. ^ Caterina Conti, Letteratura al microfono. I programmi letterari di radio RAI Trieste fra il 1954
e il 1976 (PDF), Trieste, Università degli studi di Trieste, 2014, p. 191. URL consultato il 1º febbraio
2021 (archiviato il 1º febbraio 2021).
16. ^ La valigia dell'attore, su valigiattore.it. URL consultato l'8 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 2
febbraio 2014).

Bibliografia
Mirko Capozzoli, Gian Maria Volonté, Torino, Add Editore, 2018, ISBN 9788867832071.
Fabrizio Deriu, Gian Maria Volonté. Il lavoro d'attore, Bulzoni, 1997, ISBN 9788883190469.
Carlo Gaudio, Il cinema civile di Gian Maria Volonté, Edizioni Nuova Cultura, 2014,
ISBN 9788868123710.
Enrico Lancia e Roberto Poppi (a cura di), Dizionario del cinema italiano. Gli artisti. Gli attori
dal 1930 ai giorni nostri. M - Z, vol. 3, Gremese Editore, 2003, ISBN 9788884402691.
Giovanni Savastano, Gian Maria Volonté. Recito dunque sono, Edizioni Clichy, 2018,
ISBN 978-88-6799-492-2.
Umberto Lucarelli, Gian Maria Volonté, Edizioni Bietti, Milano 2022, ISBN 978-88-8248-507-
8

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Collegamenti esterni

Sito ufficiale, su gianmariavolonte.it.


Volonté, Giàn Marìa, su sapere.it, De Agostini.
(EN) Gian Maria Volonté, su Discogs, Zink Media.
Gian Maria Volonté, su CineDataBase, Rivista del cinematografo.
Gian Maria Volonté, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
(EN) Gian Maria Volonté, su IMDb, IMDb.com.
(EN) Gian Maria Volonté, su AllMovie, All Media Network.
(DE, EN) Gian Maria Volonté, su filmportal.de.
VIAF (EN ) 79160038 (https://viaf.org/viaf/79160038) · ISNI (EN ) 0000 0001 1030
0953 (http://isni.org/isni/0000000110300953) · SBN RAVV088896 (https://opac.sbn.i
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611717q) · J9U (EN, HE) 987007304219305171 (http://olduli.nli.org.il/F/?func=find-b
&local_base=NLX10&find_code=UID&request=987007304219305171) · WorldCat
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